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NONA SERIE

AVVERTENZA

l. Con questo quarto volume, contenente il materiale relativo agli avvenimenti svoltisi dall'inizio dell'azione tedesca in Norvegia e Danimarca (9 aprile 1940) al giorno della dichiarazione di guerra dell'Italia alla Francia ed alla Gran Bretagna (10 giugno 1940), la pubblicazione dei documenti diplomatici italiani, per 'il periodo .compreso tra lo scoppio della seconda guerra mondiale e la sottoscrizione dell'armistizio di Cassibile (serie nona: 1939-1943), esaurisce il suo primo ciclo, completando la ·conoscenza degli atti conservati nell'Archivio Storico del Ministero degli Affari Esteri sulla non belligeranza italiana durante la seconda guerra mondiale.

La documentazione, che ora vede la luce, permette di verificare il deciso irrigidimento della posizione italiana nei confronti delle Democrazie, in attuazione della decisione di principio, presa nel marzo da Mussolini, di giocare la sua carta nel conflitto. Tale direttrice della politica estera italiana si trova chiaramente riflessa nelle risposte del capo del Governo ai messaggi che, per scongiurare l'intervento italiano, gli inviarono il presidente Roosevelt, a più riprese, i capi dei Governi francese e britannico, ed anche Pio XII, e nelle precise istruzioni impartite all'Ambasciata a Parigi che imponevano di assumere un atteggiamento non ricettivo di fronte alle proposte francesi di aprire in extremis negoziati con l'Italia. Nello stesso tempo, le trattative in corso con la Gran Bretagna per superare gli inconvenienti causati dal controllo sul contrabbando vengono interrotte non dando seguito alle ultime offerte di Londra, e la questione viene trasferita dal piano diplomatico a quello della propaganda interna come mezzo di pressione per preparare l'opinione pubblica alla lotta.

A tutto ciò fa naturalmente riscontro un mutamento nelle relazioni italotedesche i cui elementi caratteristici, ·che detta documentazione mette a fuoco, sono costituiti anzitutto dal frequente scambio di messaggi tra Hitler e Mussolini, quelli del cancelliere tedesco contenenti quasi esclusivamente lunghi resoconti sull'andamento delle operazioni militari, e quelli del capo del Governo italiano che risponde con comunicazioni sulla data del prossimo intervento; e, in secondo luogo, dal pronunciato tono filotedesco riscontrabhle, dopo l'allontanamento dell'ambasciatore Attolico da Berlino, nella corrispondenza proveniente da quella rappresentanza, nella quale continuano tuttavia a figurare i documenti sulla questione delle forniture di materiale tedesco che si trascina senza risultati apprezzabili.

Largo posto trova anche nel presente volume la documentazione relativa ai Paesi balcanici, i cui temi principali sono ·costituiti dalle trattative per una nuova regolamentazione della navigazione sul Danubio, dai negoziati economici jugoslavo-sovietiei, preludio al ristabilimento delle relazioni diplomatiche tra Mosca e Belgrado, dalla sempre crescente tensione tra ungheresi e romeni e, infine, dalle preoccupazioni suscitate nelle capitali balcaniche dal pericolo di un'imminente estensione del conflitto in quel settore a causa della sempre più sensibile pressione sovietica e dell'intervento 'italiano. Ai futuri sviluppi della situazione politica e diplomatica nella regione danubiano-balcanica si riporta, da ultimo, anche la normal:izzazione delle relazioni diplomatiche tra l'Italia e l'Unione Sovietica con il rientro in sede dei rispettivi ambasciatori.

Conclusa la pubblicazione di tutte le fonti di Palazzo Chigi concernenti la non belligeranza dell'Italia, sono ora in preparazione i volumi sul periodo bellico ·che consentiranno di integrare la documentazione proveniente dagl:i Archivi della Wilhelmstrasse sulla politica dell'Asse per i primi due anni e mezzo del conflitto, e che di quella italiana daranno conoscenza fino all'8 settembre del 1943.

2. Al pari dei precedenti volumi della serie nona il materiale dal quale è stato tratto il presente volume fa capo ai seguenti fondi:

a) Archivio di Gabinetto;

b) Archivio della Cifra;

c) Archivio Generale;

d) Archivio dell'Ambasciata d'Italia a Londra;

e) Archivi non appartenenti al Ministero degli Esteri.

Circa la consistenza di detti fondi si rinvia a quanto già detto nella prefazione del tomo I, serie IX.

vu

Altre osservazioni particolari sulle caratteristiche del materiale documentario relativo al periodo della non belligeranza sono contenute nell'avvertenza al volume precedente (n. 4).

3. I criteri adottati nella collocazione e nella presentazione dei singoli dOicumenti sono quelli generali, già esposti nella Prefazione (vedi serie I, volume 1). A proposito di essi va tuttavia rilevato:

a) In qualche caso manca la numerazione dei dispacci in arrivo. Ciò dipende dalla circostanza ,che si tratta di un documento ritrasmesso dal Ministero ad una delle rappresentanze all'estero e copia del quale è rimasta al Ministero nel fascicolo riguardante quella rappresentanza. Le ritrasmissioni, di solito, non contengono il numero originale dei telegrammi o dei rapporti provenienti dalle varie rappresentanze all'estero e spesso anche le indicazioni relative alle date di partenza e di arrivo sono assai generiche (ad es.: « L'Ambasciata di Tokio ha testè telegrafato... »). Nei pochi casi in cui non è stato possibile rintracciare altre copie dello stesso documento si è dovuto utilizzare quella ritrasmessa.

b) Quando non VI e l'indicazione dell'ora di arrivo dei telegrammi o del giorno in cui i telespressi sono pervenuti al Ministero ciò dipende anche qui dal fatto che, nell'assenza dell'originale, le copie provenienti dall'Ufficio Cifra

o quelle ritrasmesse dal Ministero alle rappresentanze all'estero non contengono alcun elemento al riguardo. In questi casi, ai fini della coJ.locazione del volume, si è tenuto come base il giorno di partenza e detti documenti sono stati posti in coda a quelli in arrivo. D'altra parte si è proceduto a segnalare in nota, di volta in volta, quei casi in cui le indicazioni dell'Ufficio Cifra appaiono errate od in ,contraddizione con elementi ottenuti per ,altra via. Alcuni telespressi e rapporti, infine, provenienti da Berlino, non recano l'indicazione della data di arrivo poichè per la loro natura particoJ.armente riservata sono pervenuti direttamente sul tavolo del ministro o del suo capo-Gabinetto senza passare attraverso la registrazione generale per cui non sono stati timbrati con la data d'arrivo. MoJ.to spesso tuttavia, avendo come riferimento altri dispacci inviati in pari data dalla stessa sede, ,si è preso come base per ordinarli il numero del protocollo di partenza, ritenendo che siano pervenuti almeno lo stesso giorno degli altri.

c) Nella trascrizione dei nomi di persone e di località, pur cercando di attenersi il più strettamente possibile ai criteri generali esposti nella Prefazione, è risultata maggiore che in altri volumi delle serie precedenti, l'opportunità -del resto prevista nella stessa Prefazione -di uniformare la grafia.

4. Nella ricerca del materiale del presente volume sono stato validamente aiutato dal dott. Pietro Pastorelli il quale è stato il mio principale collaboratore. Inoltre la correzione delle bozze e la preparazione degli indici è stata opera dei dottori Gian Luca André, Renato Piccinini e Liliana Save Viscafé. Ad essi il mio più vivo ringraziamento.

MARIO ToscANo

A. I.

App. Com. V.

conf. corr.

c. -a. c. -m. D. -

D.D.I.

Fon. gen. in eh.

L. Nota V.

n. - p. - p. -c.

PRINCIPALI

Ad interim Appunto Comunicazione Verba

le confidenziale corrente corrente anno corrente mese documento documenti «I documenti diplo

matici italiani ~

= Fonogramma Generale in chiaro Lettera

Nota Verbale numero numeri personale per corriere

ABBREVIAZIONI

p. -c. a. p. -fon. p. -telef. p. -teles. per. Prom. R. - r. - s. - s. -n. sig. str. S. -E. T. - u. - u. -s. V. -E.

per corriere aereo per fonodisco per telefono per telescrivente pervenuto Promemoria Rapporto

riservatfl riservatissimo segreto segretissimo

senza numero Signor strettamente Sua Eccellenza

Telegramma

Telespresso urgente urgentissimo ultimo scorso Vostra Eccellenza

lX


DOCUMENTI
1
1

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO PER TELESCRIVENTE 275. Berlino, 9 aprile 1940, ore 11,45.

Mio telegramma n. 270 (1). È stato stamane nuovamente confermato che non è in preparazione alcuna azione tedesca in direzione Romania.

2

IL MINISTRO A GEDDA, SILLITTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 52. Gedda, 9 aprile 1940, ore 14,30(per. ore 20,40).

Telegramma di V. E. n. 25 (2).

Questo Ministro interinale Affari Esteri mi comunica che Nul'li Said si è

recato a Riad perchè, vedendo scossa sua posizione politica ha voluto ricorrere

a Ibn Saud.

Per togliere la ragione principale dell'opposizione di Ibn Saud, rappresentata dalla mancata tolleranza nella questione delle tribù negediane residenti in territorio iracheno, Nuri Said ha accettato, a nome del suo Governo concludere accordo, secondo cui le tribù negediane saranno obbligate lasciare territorio iracheno, e confini fra due Paesi saranno definiti.

Così tensione fra Iraq e Saudia è aumentata e relazioni reciproche sono

tornate naufragare.

Predetto Ministro, a mia domanda, ha assicurato che tra Ibn Saud e Nuri Said non si è parlato di alcun'altra questione politica, ed ha convenuto su opportunità, da me prospettata in via personale, che radio Bari faccia eventualmente ampia diffusione in tal senso.

Egli ha aggiunto che radio Bari potrebbe diffondere, come notizie provenienti da fonte attendibile, che tra lbn Saud e Nuri Said sono state soltanto esaminate e definite questioni concernenti Saudia e Iraq perchè questo era unico scopo suo Vliaggio e perchè suo soggiorno Riad è stato brevissimo.

Egli è ripartito, a quanto pare, 7 corrente. Ibn Saud ha ascoltato nota radiodiffusione araba Bari, alla presenza Nuri Said ed è rimasto molto soddisfatto.

Ministro degli Affari Esteri ha assicurato che Sovrano sarà maggiormente soddisfatto se radiodiffusioni del genere saranno ripetute, naturalmente di comune intesa, e si è impegnato fornire notizie al riguardo.

5 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. IV.

Circa nuove insistenze per adesione Saudia a Patto Saad-abad, Ministro degli Affari Esteri si è limitato assicurarmi, in via personale, che atteggiamento Ibn Saud rimane immutato.

(l) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. III, D. 721. (2) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. III, D. 688.
3

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. URGENTE PER TELESCRIVENTE 282. Berlino, 9 aprile 1940, ore 18,50. Nel pomeriggio si è svolta presso il Fiihrer una nuova riunione dei Capi militari compreso Goering e aHa presenza di Ribbentrop, in cui è stato esaminato il risultato delle operazioni iniziate all'alba di stanotte. Alle 18,40 ho parlato con Ribbentrop il quale mi ha detto che anche in Norvegia i punti strategici sono ormai interamente occupati. La resistenza norvegese è attribuita a influenze franco-inglesi. Ribbentrop mi ha smentito però che la Norvegia abbia chiesto soccorso all'Inghilterra, sicchè l'aiuto francoinglese alla Norvegia non si svolge su richiesta di questa. Egli spera anzi che fra oggi e doma111i il Governo di Osio recederà dalla resistenza acc,ettando il fatto compiuto ed assumerà un atteggiamento analogo a quello della Danimarca. Ribbentrop mi ha poi detto che H Fiihrer ha deciso improvvisamente l'azione avendo acquistata la sicurezza matematica che fra domani e dopodomani l'Inghilterra avrebbe proceduto essa all'occupazione di tutta la Scandinavia. La posa delle mine non era altro che una misura di sicurezza per facilitare l'esecuzione di tale operazione. Ha aggiunto, in risposta alla odierna dichiarazione di Chamberlain, che effettivamente l'azione tedesca non è stata determinata dalla posa delle mine britanniche ma -ripeto -dalla certezza uttenutasi che esse preludevano a sbarchi britannici in Scandinavia. Mi si conferma che ad Oslo continuano combattimenti mentre le batterie

costiere alle bocche di Cristiania hanno già cessato il fuoco. Contatti con navi britanniche sono avvenuti a Narvik.

4

L'AMBASCIATORE A BRUSSELLE, PAULUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 40. Brussene, 9 apriLe 1940, ore 19,45 (per. ore 21,45). Da buona fonte diplomatica mi si riferisce che nell'ultima riunione a Londra del Consiglio Supremo di guerra il Presidente del Consiglio francese avrebbe richiesto per necessità di politica interna ed in primo luogo per consolidare la situazione del Governo, di fare qualche azione tendente ad intensificare misure belliche da parte anglo-francese. Sarebbe stato allora deciso, fra l'altro, da una

parte la posa di mine nelle acque territoriali norvegesi, dall'altra l'invio in Siria delle truppe polacche reclutate in Francia.

Il sig. Reynaud avrebbe poi costituito presso di sè uno speciale ufficio stampa con lo scopo di fabbricare e diramare notizie dirette a sanare divergenze nell'opinione pubblica frnncese.

5

L'AMBASCIATORE A BRUSSELLE, PAULUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

ErusseHe, 9 aprile 1940, ore 19,45 (per. ore 21,45).

Nel corso di una conversazione avuta oggi con questo Ambasciatore di Francia, egli mi ha detto che, avendo stamane visto il Ministro degli Affari Esteri per rimettergli a titolo di cortesia copia della nota verbale presentata ie11i dall'Inghilterra e dalla Francia alla Norvegia, avrebbe trovato Spaak tranquillo dal punto di vista del rispetto della neutralità belga da parte dei tedeschi; avendogli io chiesto se belgi potevano essere egualmente tranquilli anche da parte dei franco-inglesi, l'Ambasciatore Bargeton mi ha risposto che la Francia non violerebbe mai la neutralità di questo Paese.

6

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 283. Berlino, 9 avrile 1940, ore 20. Richiamo l'attenzione di V. E. su un brano dell'odierno «memorandum» tedesco alla Danimarca e alla Norvegia il quale afferma che le azioni inglesi di blocco ecc. hanno portato un colpo annientatore al concetto di neutralità « in sè ». Circa le ripercussioni in Olanda segnalo il seguente telegramma comparso questa sera in rilievo sulla N achtausgabe e che traduco testualmente. Titolo: « La Germania è sveglia e pronta, ora le Potenze Occidentali cercano nuove vittime ». «Amsterdam: A quanto si apprende da Londra, in quegli ambienti politici si discute vivacemente la possibilità che l'Inghilterra e la Francia passino in altre parti d'Europa a compiere passi analoghi a quelli già fatti in Norvegia e quali erano progettati per la Norvegia e la Danimarca. Per quanto non siano ancora fatte indica:zJioni concrete circa misure progettate contro altri Stati neutrali, viene generalmente sollevata la pretesa che l'Inghilterra e la Francia non debbano lasciarsi trattenere da riguardi per la neutralità nel prendere ogni sorta di provvedimenti che permettono di ,indebolire la Germania. Vi era da attendersi che i bellicisti britannici non l'avrebbero smessa con i loro piani di estendere la guerra, anche ,se sensibilmente battuti al Nord dall'improvvisa azione dell'esercito tedesco in favore della libertà e dell'a sicurezza degli Stati nordici. Le plutocrazie intendono continuare a non tenere conto, senza riguardi, della neutralità di altri Stati europei e di giuocarli ,contro la Germania. Non ci si meravig}ierà nel mondo se la Germania risponderà mossa per mossa a questo delittuoso gioco inglese; la Germania deve rispondere fulmineamente

ad ogni tentativo inglese di distruggere la neutralità di uno Stato europeo. Deve prevenirlo per renderlo inefficace».

7

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 284. Berlino, 9 aprile 1940, ore 20,20.

Elementi di cui al mio telegramma n. 283 (l) inducono taluni ambienti non escludere possibilità che anche nell'intento prevenire eventuale azione franco-inglese, Germania considera necessario prendere iniziativa anche nei confronti dell'01anda e del Belgio.

8

L'INCARICATO D'AFFARI A. l. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 150. Mosca, 9 aprile 1940, ore 20,21 (per. giomo 10, ore 0,45).

Negoziati commerciali sovietico-nipponici sono giunti ad un punto morto. Controprogetto giapponese trattato di commercio e navigazione è stato presentato H 18 marzo scorso e in questi giorni Ministro Matsushima ha espresso alla Commissione sovietica possibilità scambi commerciali esistenti da parte del Giappone. Questi contatti hanno dato però ai giapponesi sensazione che negoziat.i subiranno lunga sosta se non interruzione formale vera e propria. Matsushima partirà il 20 corrente per raggiungere sede Stoccolma mentre Ambasciatore Togo nella sua qualità Primo Delegato rimarrà a disposizione per continuare eventuali trattative.

9

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI COMMERCIALI, GIANNINI, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA

T. 8257/71 P. R. Roma, 9 aprile 1940, ore 21,15.

Vostro 154 (2).

In rela7Jione armonia più completa che ad avviso Presidente dovrebbe regnare fra Italia e Stati Uniti teniate presente, per quanto riferiscesi rapporti commerciali, che mancata conclusione Trattato commercio e navigazione dipesa esclusivamente da difficoltà sollevate e mantenute da codesto Governo in mei'Iito preambolo comportante qualifica lmper>atore dovuta Nostro Sovrano. Fu pertanto necessario ripiegare sulla conclusione di un semplice modus vivendi.

10

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 257. Londra, 9 apriLe 1940, ore 21,39 (per. giorno 10, ore 1,30).

Decisione con la quale Germania ha proceduto invasione Danimarca e Norvegia ha prodotto a Londra vivissima emozione ed evidente turbamento.

Il fatto che le forze navali inglesi nel Mare del Nord non abbiano potuto impedire sbarchi tedeschi in territol'io norvegese dimostra che il Governo britannico è stato colto di sorpresa.

Si afferma che già un corpo di spedizione inglese avrebbe preso il mare mentre un altro sarebbe .in vta apprestamento e di imbarco. Consiglio dei Ministri si è già riunito due volte nella mattinata, e si preannunziava fin da stamane arvivo a Londra Reynaud e Daladier per concretare azione comune da svolgere dai due alleati.

Nella sua odierna dichiarazione ai Comuni (mio telegmmma 2·58) (l) Primo Ministro nel riaffermare solidarietà anglo-francese anche ,in questa c·ircostanza, ha voluto dare impressione che gli alleati sono fermamente decisi a reagire con la massima prontezza ed energia. Egl.i si è anche sforzato di dimostrare di avere previsto fin dal momento della conclusione del conflitto russo-finlandese la possibilità di un'azione armata tedesca nei paesi scandinavi, dichiarando però che dal canto loro gli alleati non avevano mai pensato ad una occupazione territoriale di quei paesi, finchè Germania non li avesse attaccati. Nel denunziare azione tedesca come nuovo esempio di una premeditata e brutale aggressione, Chamberlain ha poi cercato scagionare Inghilterra daJ.:1'accusa di aver provocato l'invasione della Norvegia e della Danimarca con l'azione iniziale nelle acque territoriali norvegesi, affermando che svolgimento stesso delle operazioni tedesche sta a dimostrare che esse erano state previste e preparate da lunga mano.

(l) -Vedi D. 6. (2) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. III, D. 702.
11

IL MINISTRO AD OSLO, LODI FÈ, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. IN CHIARO 39. Oslo, 9 aprile 1940, ore 22 (per. giorno 10, ore 19,30). Oggi nove aprile ore 6,40 Ministero Esteri comunicatomi che Governo e Parlamento lasciavano immediatamente Osio per trasferirsi Hamar a cento chilometri dalla Capitale. Radio annunziava infatti che durante notte sono state già occupate dai tedeschi Narvik, Trondheim, Bergen, Kristiansand ed altri punti costa norvegese. Alle oinque Ministro tedesco ha proposto questo Ministro Esteri date circostanze eccezionali mettere Norvegia sotto amministrazione militare tedesca. Koht ha risposto che Governo norvegese non poteva accettare ed ha protestato. Governo e Parlamento hanno pertanto lasciato Osio ore sette. Rappresentanti Paesi neutri hanno deciso stamane seguire Governo al più

presto mentre Ivlinistri Francia Inghilterra e Danimarca hanno già lasciato Capitale.

(l) Non pubblicato.

12

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 110. Bucarest, 9 aprile 1940, ore 22 (per. giorno 10, ore 13,30).

Mio telegramma n. 108 {l).

Ho Vlisto oggi questo Ministro degli Affari Esteri al quale ho parlato della nota questione della nave inglese carica armi. Gafencu che appariva evidentemente desideroso di ridurre portata tentativo britannico, mi ha detto che piroscafo portava sopratutto cannoni piccolo calibro e armi portatili, destinate probabilmente alle altre imbarcazioni fluviali a scopo forse soltanto difensivo, mentre esplosivi erano in quantità piccole per poter far pensare a progettare ostruzioni della via fluviale.

Ministro degli Affari Esteri ha aggiunto che egli ha fatto comunque intendere al Governo britannico, in tono amichevole ma fermo, volontà questo Governo opporsi guerra sul Danubio in territorio romeno e che, respingendo richiesta britannica di rilascio del carico e delle persone, autorità romene hanno mantenuto sequestro delle armi ed hanno fatto accompagnare a Costanza per imbarco circa 70 persone che trovavansi imbarcate in più dell'equipaggio norma·le. Quanto a comunicato molto anodino che ho trasmesso con telegramma in chiaro n. 109 (2), Gafencu mi ha detto aver voluto sua azione possibilmente evitare, almeno -in Romania, incresciose polemiche. Ho veduto quindi Ministro di Germania, il Quale mi ha invece assicurato che esplosi'Vi portati, oltre che sul Remonde anche su altre chiatte erano destinati a tentare ostruire navigazione Danubio mediante esplosioni probabilmente all'e Porte di Ferro.

Questo Ministro di Germania, che era naturalmente compiaciuto, ha aggiunto che intervento romeno si era... (3) in seguito a sua richiesta e segnalazione e si è nel complesso mostrato soddisfatto per atteggiamento di queste autorità.

Debbo infine precisare che nave britannica in questione non. è un piroscafo fluviale come mi era stato riierito in un primo tempo ma una chiatta di quelle che usualmente trasportano merci sul Danubio.

13

L'AMBASCIATORE A SANTIAGO, BOSCARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE AEREO 5. Santiago, 9 aprile 1940, (per. giorno 18).

Mi rife11isco alle mie precedenti comunicazioni al riguardo ed informo aver appreso da ottima fonte che le « altre domande » che il Governo cileno avrebbe rivolto a quello degli Stati Uniti dn risposta al memorandum di Cordell Hull sarebbero state le seguenti:

l) L'invito nordamericano di discutere in via preliminare l'organizzazione della pace era stato rivolto soltanto ati paesi dell'America Latina o a tutti gli Stati neutrali?

Il quesito aveva notevole importanza nel pensiero del Governo del Cile, perchè nella prima ipotesi l'occasione più propizia e l'organo più adatto per una tale discussione avrebbe potuto essere la Conferenza Panamericana che si riunirà all'Avana nell'ottobre prossimo. Nella seconda, invece, esso si sentiva perplesso di fronte alla vastità del compito •anche perchè i problemi inerenti ad una così importante materia si ponevano, ed, eventualmente, si risolvevano in maniera differente a secondo degli Stati e dei continenti ai quali si riferivano.

2) Il Governo cileno avrebbe gradito maggiori e più precisi particolari sull'« organizzazione economica » che il memorandum nord-americano presentava come uno dei mezzi più efficaci .per porre la pace futura su basi stabili e durature.

3) Per quel che si riferiva al disarmo. il Cile desiderava sapere se si trattava di una « riduzione » degli armamenti attua.U o di una « limitaz·ione » valevole solo per l'avvenire. Esso avrebbe potuto accettare il principio di una limitazione ·futura ma non .quello dii una riduzione attuale, i ·suoi armamenti essendo già ridotti al minimo possibile. Faceva inoltre presente che, a suo modo di vedere, era molto difficile risolvere il problema del disarmo con criter:i generali: la situazione dei paesi dell'America Latina a tale riguardo differiva non solo da quella dei pae&i ·europei ma anche da quella degli Stati Uniti.

4) La nota cilena avrebbe inoltre lasciato intendere al Governo di Washington che il Cile era molto scettico sulle posstbilità che esso aveva di portare dial canto suo un efficace contributo alla soluzione di così vasti problemi e che in ogni caso il momento per discuterne sembrava prematuro, non essendovi alcun indizio che facesse prevedere prossima la soluzione del conflitto.

Dalla stessa Lfonte ho poi appreso che il Governo deg1i Stati Uniti ha già preliminarmente risposto alle domande cilene facendo sapere che il memorandum di Cordell Hull era stato inviato non soltanto ai paesi americani, la cui situazione di fronte al conflitto era stata ampiamente discussa e definita dalla Conferenza di Panamà, ma a tutti i paesi neutrali. Il memorandum stesso aveva soprattutto avuto per scopo di portare ad uno scambio di idee fra tutti i paesi neutrali, anch'essi interessati all'organizzazione della pace futura. n Dipartimento di Stato stava ora riesaminando tutta la materia ed avrebbe quanto prima proceduto alla redazione di un documento nel qual'e si sarebbe tenuto conto di tutte le risposte che gli erano già pervenute o gli stavano pervenendo da>i differenti paesi neutrali.

(l) -Non pubblicato. (2) -No.n pubblicato. (3) -Nota dell'Ufficio Cifra: • Manca •.
14

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 1528/677. Budapest, 9 aprile 1940 (per. giorno 11). Mentre a qualche settimana di distanza dalla riunione della Commissione Mista dell'Accordo Culturale ungaro-germanico, e non improbabilmente in connessione con essa, si procede alla costituzione dell'Associazione ungaro-tedesca, che, come ampiamente riportato dalla stampa dei due Paesi, coordinerà in Germania i compiti inerenti ai rapporti culturali reciproci, è forse non inopportuno di rilevare qui i segni di una certa maggiore intensità di azione germanica, a cui anche la visita del Ministro dell'Agricoltura del Reich, Darré, è valsa a dare risaHo. È peraltro presumibile che nell'attuale momento politico, e in previsione dell'annunziato aggravamento della guerra economica, la Germania si preoccupi di assicurare sempre meglio le proprie posi:zlloni in Ungheria, il cui consenso nell'ordine politico è prezioso per il R:eich non meno del concorso economico, specie nel campo alimentare: argomento, questo, del quale si è attivamente interessato in questi giorni il Ministro Darré. In questa condizione di cose, particolare interesse ha qui destato nel Neues Wiener Tagebla.tt, l'articolo di Urbas, il quale, sotto il titolo « Il Reich e l'Ungheria », rifacendosi agli orientamenti della politica ungherese fin dal periodo di Gombos, per registrarne i vantaggi che condussero alla riannessione dell'Alta Ungheria, termina col tessere un elogio del Conte Csaky, chiamato alla direzione degli Affari Esteri «sulla saggia proposta dell'uomo che lo ha preceduto», e cioè verosimilmente Imrédy, che dopo le dimissioni di Kanya, tenne fino alla nomina del Conte Csaky il portafoglio degli Esteri, e di questi fu, prima del Conte Teleki, il Presidente del Consiglio. Pare peraltro a molti che tale forse non abbastanza cauta pubblicazione, scopra un po' le carte del gioco germanico, nel senso che manifesta quegli elementi su cui da parte germanica si vorrebbe qui poter contare, e che si riportano poi sempre in sostanza alla personalità di Imrédy. Sta di fatto che ancora non sono spenti gli echi della presa di posizione assunta da Imrédy col noto articolo, pubblicato, come ho ampiamente riferito, durante l'assenza del Conte Teleki, in visita a Roma: presa di posizione, che, dopo qualche se,gno di malumor,e per ragioni monopolistiche di partito, ha finito con l'essere bene accolta dagli stessi crocefrecciati, i quali vi hanno visto la manifestazione di un indirizzo più decisamente filogermanico dell'antico Presidente del Consiglio. La cosa non poteva evidentemente tornare grata al Conte Teleki, il quale nondimeno ha usato opportuna prudenza nel non darvi risalto, e ne avrebbe usata di anche maggiore se in seno allo stesso partito di Governo non si cominciasse a notare, come mi viene riferito, un certo lavorio di personalità notoriamente legate con Imrédy o simpatizzanti per lui. Nè manca, naturalmente, chi trae da ciò gli-indizi dei prodromi di una crisi del Gabinetto Teleki. Il Conte Csaky sembra però tenersi molto in disparte da tale attività interna.

15

L'ADDETTO MILITARE A BERLINO, MARRAS, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

PROM. 40 (1). Berlino, 9 aprile 1940.

Le nuove occupazioni tedesche si sono verificate di sorpresa, come di consueto, per le accurate e rigorose misure prese per la conservazione del segreto e per le severe disposizioni di sbarramento già da tempo attuate su tutta la zona di operazioni terrestri e marittime, e in particolare per le forti limitazioni poste al movimento de~li Addetti Militari.

Questi poi erano nella giornata di ieri assenti per la maggior parte, perchè invitati a compiere una visita alla fronte occidentale.

La prima notizia è ~iunta all'ufficio casualmente stamane verso le ore 8,30 da elementi prossimi al comando delle forze armate ed è stata poi confermata da un primo comunicato radio delle ore 10,30.

Qualche indizio può riscontrarsi nella voce segnalata da qualche tempo della riunione di navi di piccola pescagione che veniva effettuandosi ad Amburgo e probabilmente in altri porti.

Stando alle notizie finora avute le varie occupazioni si sarebbero svolte

nel modo se~uente. L'occupazione della Danimarca è stata effettuata da: -due colonne motorizzate che hanno occupato l'Jutland procedendo per

le coste occidentale e orientale:

-un nucleo di forze che ha occupato l'isola dii Fionia;

-reparti imprecisati provvisti anche di un treno blindato i quali, concentrati a Wamemi.inde, sono sbarcati a Gjedser (approdo normale delle navi traghetto ferroviarie) hanno proceduto rapidamente su Copenaghen, che è stata occupata nelle ore antimeridiane.

Nessuna resistenza è stata opposta dalle truppe danesi.

L'occupazione dei porti norvegesi è stata affidata a reparti di truppe imbarcati su piroscafi e navi da guerra e in parte a forze a\'io-portate. Tutto appoggiato da abbondante aviazione.

L'operazione era stata preceduta da accurate ricognizioni aeree, da un intenso servlizio di spionaggio e da mov,imenti preliminari di sommerg~bili.

Alcuni trasporti marittimi erano già in movimento dai ,giorni precedenti. L'occupazione di Narvik sembra sia stata effettuata soltanto con aviazione e reparti dell'esercito avioportati.

Dappertutto le forze tedesche hanno incontrato qualche resist,enza; più tenace a Osio, che sembra non sia stata ancora completamente occupata.

Il Governo norvegese e la Casa Reale si sono ritirati nell'interno.

Risultano occupati i porti di Kristiansand -Stavanger -Bergen Trondheim e Narvik, che è !il più importante per il rifornimento di minerali di ferro.

Tra le perdite sembra sia da segnalare quella di un piroscafo silurato da un sommergibile inglese.

Nessun nome viene fatto circa le unità e i comandanti impegnati. Ho potuto soltanto avere il nome del gen. Falkenhorst già comandante di divisione nella campagna di Polonia. Forse è il comandante delle truppe di occupazione della Danimarca.

I moventi delle occupazioni sono evidenti. Vi erano qui forti preoccupazioni che un'azione franco·dnglese prevenisse la Germania nella occupazione di Narvik. Occorre tener presente che secondo notizie radio di fonte inglese il commercio dei minerali di ferro aveva già subito una forte deviazione verso l'Inghilterra. È stato annunziato anche che nella settimana dopo Pasqua, su 100 piroscafi transitati per Bergen, nessuno era diretto verso porti tedeschi.

Vi può avere concorso anche la preoccupazione di un riaccendersi del conflitto finno-sovietico.

Negli ambienti militari si mani:festa evidente soddisfazione. Per altro si rimane in attesa degli ulteriori sviluppi che potrebbe assumere la situazione per le eventuali reazioni franco-inglesi. Si fa presente che in questo momento forze nawtli ingLesi sarebbero in navigazione verso Narvik.

Si attendono anche sfavorevoli ripercussioni politiche negli Stati Uniti.

Vi è inoltre qualche preoccupazione che i minatori di Kiruna e di Gallivare si mettano in sciopero per protesta e compromettano perciò i rifornimenti, ma si fa anche assegnamento sulla preoccupazione che si avrebbe per un intervento tedesco.

Comunque queste occupazioni non spostano il problema fondamentale tedesco, che è quello di spezzare la resistenza :avversaria in Francia e quindi nulla mutano nei riguardi della progettata offensiva. Per altro è certo che occorrerà attendere il consolidamento della situazione in Norvegia.

Circa l'atteggiamento svedese si dichiara negli ambienti militari di essere

molto tranquilli e che nessuna occupazione è prevista ai danni della Svezia.

(l) II presente promemoria è stato trasmesso a Palazzo Chigi con telespresso segreto 3171/947 in data 9 aprile da Berlino, firmato Attolico, non pubblicato.

16

IL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

L. s. N. (TRADUZIONE) (1). Berlino, 9 aprile 1940. Ne11e ultime settimane erano divenute sempre più evidenti le intenzioni inglesi di servirsi del conflitto russo-finlandese come pretesto per fal'e della Scandinavia un punto d'appoggio per l'ulteriore condotta della guerra nel campo militare ed in quello economico. Nei giorni scorsi, apparve chiaro dalle informazioni dei nostri agenti, che era probabile che l'Inghilterra, durante la settimana in corso avrebbe intrapreso sbarchi di truppe in due importanti località della costa norvegese:

l) occupazione di s~ingole isole del gruppo delle Lofoten, come pure occupazione di Narvik;

2) occupazione dell'isola Storfosna all'ingresso del fiordo di Trondheim.

In quest'isola era stata iniziata La costruzione di un campo d'aviazione, ciò che purtroppo noi abbiamo saputo soltanto da alcune settimane. Se il campo d'atterraggio è terminato o meno, non si può stabilire in base alle fotografie che sono state subito eseguite dai nostri apparecchi di ricognizione; è anche impossibile chiarire se la costruzione di quel caratteristico campo fu fin dall'inizio decisa in base ad un accordo col quale gli ambienti norvegesi avrebbero accettate le pretese britanniche. Comunque, sta di fatto che quella base, sia marittima che aeronautica, in mano degli inglesi, avrebbe avuto una importanza che non deve essere svalutata. Essa controlla, ed eventualmente può bloccare l'intera costa norvegese. Negli ultimi giorni siamo stati direttamente informati da aut·entiche fonti norvegési -come ho ·già accennato -che da un momento all'altro c'era-da aspettarsi questa occupazione da parte delle truppe inglesi, e che il Governo norvege.se ne e11a a conoscenza, ma che non era in grado di reagire se non con una protesta formale, per l'assoluta deficienza di adeguati mezzi di dif·esa.

L'importanza dell'indipendenza delia Norvegia è decisiva per la condotta delLa guerra tedesca di liberazione. Data l'efficacia dei metodi inglesi è da temere non soltanto che sia impedito tutto il.traffico dei minerali di ferro, ma che l'Inghilterra in breve tempo si impossessi delle miniere svedesi e faccia soprattutto de11a Svezia e della Nol"vegia un punto di appoggio per la gu·erra aerea contro la Germania. In tal caso il Mare Orientale cesserebbe di essere per noi navigabile. Ciò creerebbe una situazione per noi intollerabile dal punto di vista sia economico che militare. Qualora l'Inghilterra dovesse prendere piede in quella zona, occorrerebbe ad ogni costo allontanarnela. E, naturalmente, il sopravvento è dalla parte di chi si trovi già sul terreno.

Trattandosi qui di questione di vitale importanza -la cui negliogenza non potrebbe essere in se.guito comunque giustificata -sono venuto nella determinazione di fare occupare stamane dalle forze tedesche di mare, di terra e dell'aria i punti di appoggio più importanti della Danimarca e della Norvegia. L'azione è in corso dalle ore 5,15 di stamane. Non sono perciò momentaneamente in grado, Duce, di farVi un quadro particolareggiato degli avvenimenti militari. Ve lo fornirò al più presto, e forse nel corso stesso della giornata, appena cioè sarà possibile farsi una prima idea degli effetti delle operazioni, che per spazio si estendono ad oltre mille chilometri.

Ho calcolato abbondantemente le forze per tale azione, a fine di poter evitare o superare ogni eventuale contraccolpo. QuelLo che desidero soltanto è di assicurarVi, Duce, -e questo è lo scopo principale di questa lettera affrettata che l'attuale operazione bellica non intacca nè toglie nulla alla esposizione fattaVi nè alle determinazioni comunicateVi al Brennero.

Infatti è evidente che il possesso della Norvegia. ovvero della Svezia, da parte degli inglesi avrebbe conseguenze catastrofiche per la Germania, mentre al contrario un successo tedesco in quei settori non può avere una portata decisiva per l'esito della guerra. La decisione del conflitto si avrà esclusivamente in Occidente!

Con profonda gratitudine ho seguito le misure che Voi, Duce, avete ordinate per auanto riguarda l'Italia.

L'effetto prodotto negli ambienti militari francesi ed inglesi è straordinariamente deprimente. Io sono profondamente animato, Duce, dalla fede che la Provvidenza ha designato Noi due per la medesima Missione (1).

(l) L'originale tedesco non è stato rintracciato.

17

IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 113. Bucarest, 10 aprile 1940, ore 12 (per. ore 13,30).

Notizia azione Germania in Danimarca e Norvegia ha prodotto nell'opinione

pubblica romena profonda impressione e anche senso consternazione. Come

naturale, sorte dei paesi scandinavi viene ravvicinata a quell'incerto avvenire

riservato forse a questo paese.

Ministro degli Affari Esteri che ho visto staman.e mostrava calma relativa

e esprimeva speranza che atteggiamento romeno valga anche in avvenire a pre

servare Romania nella pace e nella neutralità.

Ma in tutti gli ambienti risorgono oggi più che mai forti e angosciose le

ansie preoccupazioni non mai sopite nè estinte di fronte pericoli che da più

parti sovrastano questo paese e ne •minacciano l'indipendenza e integrità.

18

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI. CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 290. Berlino, 10 aprile 1940, ore 13,10.

Questo Ministero Esteri mi informa stamani che non vi sono ancora novità

nelle trattative per ii chiarimento del contegno norvegese.

Si attendono comunicazioni dal Ministro tedesco ad Oslo che deve rientrare

da Elverum, località a tre ore di macchina dalla Capitale, dove alle 11 veniva

ricevuto dal Re di Norvegia.

Circa il Governo costituitosi ad Oslo, da parte tedesca non si è presa ancora posizione. È invece ufficiale che lo Storting ha nominato quattro parlamentari «incaricati di negoziare per l'elaborazione di un nuovo ordinamento». Non risulta confermata la notizia Havas da Helsinki secondo cui lo Storting avrebbe deciso nella notte scorsa di continuare le ostilità.

Si confermano a questo Ministero degli Esteri risultati, che si manifestano sempre più importanti, dell'azione aerea compiuta contro le navi inglesi la scorsa notte. Si ignora quali intenzioni abbiano le unità britanniche che incrociano da quelle parti. Si assicura in ogni modo che eventuali tentativi di sbarco verrebbero energicamente stroncati.

La nota di ieri al Governo svedese constava di tre punti con cui si chiedeva: l) che la Svezia non intervenisse nell'azione tedesca in Danimarca e Norvegia;

2) che le forze navali svedesi non abbandonassero, in una zona limitata, le acque territoriali; 3) che la Svezia assicurasse con ogni mezzo il trasporto del minerale di ferro. Il Governo svedese ha ri<sposto che darà seguito a tali richieste ma riservandosi libertà di azione.

(l) Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Serie D (1937-1945), vol. IX, The war years: March 18 -June 22, 1940, DD. 68 e 69, Washington, United States Printing Office, London, Her Majesty Stationery Office, 1956.

19

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 291. Be1·lino, 10 aprile 1940, ore 13,15.

Seguito a mio telegramma n. 290 (1). Per quanto concerne Belgio Olanda alla Wilhelmstrasse si è dichiarato che non risulta «nulla più di quanto è stato pubblicato dai giornali».

È evidente che su questo punto si vuole mantenere massima reticenza mentre d'altra parte si vuole dare impressione che eventuale azione non sia imminente.

20

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A TOKIO, P. CORTESE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 212. Tokio, 10 aprile 1940, ore 18 (per. ore 22,20).

Telegramma questa Ambasciata 914 anno 1939 (2).

Portavoce Ministero degli Affari Esteri e Agenzia Domei hanno comunicato ieri che sig. Matsushima lascierà 10 corrente Mosca per Stoccolma. Ad evitare che partenza possa essere interpretata come segno fallimento trattative commer~iali nippo-sovietiche si ifla notare che importanza sempre crescente della Svezia attuale situazione europea esige che Matsushima raggiunga suo posto di Ministro a Stoccolma e si spiega che negoziati di Mosca saranno continuati da Ambasciatore Togo. Entrambe le fonti ammettono che non vi sono stati sviluppi nelle trattative dopo ultima riunione della Delegazione a metà marzo ma sostengono non significare ciò esservi punto morto o interruzione nei negozLati stessi.

In colloquio avuto oggi con Direttore Generale Affari Commerciali questo Ministero Affari Esteri ho appreso che dopo la pace con la Finlandia delegati russ,i hanno dato segno cattiva volontà rifiutando prodotti di ,cui Giappone ha assoluto bisogno ed insistendo per ottenere dai giapponesi prodotti di cui questi non possono oggi privar,si.

N o n potendo in queste condizioni contare su di una conclusione prossima dei negoziati si è creduto opportuno non trattenere ulteriormente sig. Matsushima a Mosca.

(l) -Vedi D. 18. (2) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. II, D, 672
21

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A TOKIO, P. CORTESE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 213. Tokio, 10 aprile 1940, ore 18 (per. ore 22,20).

A2;enzia Domei ha reso noto che giorni or sono ex Primo Ministro gen. Abe è stato n01ninato Ambasciatore straordinario e plenipotenziario e capo missione ufficiale che si reca Nanchino per esprimere Governo Wang Ching-wei compiacimento ed auguri Governo giapponese.

Durante manifestazione organizzata onore del gen. Abe Primo Ministro e Ministri Esteri Guerra e Marina hanno riaffermato determinazione giapponese assistere nuovo regime cinese, di abbattere Governo Chiang Kai-shek e di attuare nuovo ordine Asia Orientale. Tutti gli oratori hanno messo in rilievo importanza compito Abe, hanno riconosciuto esservi ancora molte difficoltà da superare ed hanno esortato popolo giapponese tendersi maggiormente nello sforzo per raggiungere obiettivi della guerra santa.

Nel suo discorso Ministro Affari Esteri ha ammesso che nuovo regime è ancora molto giovane e relativamente debole, ma ha espresso fiducia che entro breve tempo 400 milioni di cinesi si stringeranno attorno ad esso investendolo di vero potere. Ha poi accennato a terze potenze che si rifiutano guardare realtà in faccia e delle quali alcune hanno dichiarato di non voler riconoscere nuovo Governo cinese. Queste potenze si illudono se sperano di poter con una pressione economica costringere Giappone cambiare politica. Il Ministro ha proseguito dicendo che Nazione e Governo si attendono molto da Abe al quale chiedono di {ar comprendere .pienamente alle masse cinesi reali intenzioni e tutta la potenza del Giappone e della Cina. Arita ha concluso invitando gen. Abe compiere ogni sforzo per unire tutto il mondo al Giappone nella costruzione nuovo ordine Asia Orientale.

Il presente telegramma continua col numero di protocollo successivo (l)

22

IL MINISTRO AD OSLO, LODI FÈ, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 42. Oslo, 10 aprile 1940, ore 18,45 (per. giorno 2 maggio, o1·e 16,10) (2).

Mio telegramma n. 39 (3).

Ritirandosi ieri mattina 9 corrente ad Hamar Governo norvegese dichia

rava che avrebbe opposto resistenza all'occupazione tedesca e che avrebbe co

munque sottoposto al Parlamento memorandum che Ministro di Germania ave

vagli presentato durante la notte (vedasi telegramma su citato) ma durante la

giornata alti funzionari esteri e polizia si sono presentati Legazione di Germania

per chiedere che ostilità venissero sospese sino a che conosciute decisioni Parla

mento riunitosi Hamar. Ministro di Germania ha risposto che c1o era impossibile. Nel frattempo anche occupazione della Capitale veniva completata. Una commissione sarebbe stata nominata dal Governo e dal Parlamento per trattare con questo Ministro di Germania ma questi ha domandato e ottenuto conferire con Sovrano ad Hamar dove vi si è già recato. Frattanto iersera gruppo filo nazista ha formato nuovo Governo con a capo Quisling e come Ministro della Difesa un ex Capo della Polizia. Detto Governo esel'cita già il potere.

(l) -Vedi D. 43. (2) -Nota dell'Ufficio Cifra: • Giunto con ritardo di 22 giorni •. (3) -Vedi D. 11.
23

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI COMMERCIALI, GIANNINI, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, GAMBARA

T. RISERVATO 8314/112 P. R. Roma, 10 aprile 1940, ore 19,45. Mio 100 e Vostro 013 (1). Gradirò conoscere decisioni Consiglio Ministri su contro progetto spagnolo

circa accordo commerciale e regolamento debito, per inviarvi istruzioni al ri. guardo.

24

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 58. Tehemn, 10 aprile 1940, ore 20 (per. ore 22,15). Questo Ministro per gli Affari Esteri mi ha manifestato questa mattina grave preoccupazione di questo Governo per gli ultimi avvenimenti in Europa. Mi ha deHo nonostante recente firma del trattato commercio persiano-sovietico questo Governo non ritiene che le intenzioni di Mosca siano rassicuranti non solo nei riguardi della Persia ma di tutti i paesi del medio oriente confinanti con l'U.R.S.S. È sua impressione che Stalin aiuterà la Germania per vederla impegnarsi a fondo e per creare stato di fatto in Europa che spiani strada al comunismo. Ha aggiunto: « Stalin non permetterà mai ,che Hitler vinca». Attuale atteggiamento sovietico di rispetto verso suoi vicini è apparente e questo Governo attende delle sorprese. Ha detto infine che Persia guarda oggi ancora più intensamente all'Italia perchè salvi pace nel Medio oriente. Avendogli fatto presente che alle sue preoccupazioni non corrispondevano

misure che assicurassero migliore difesa di questo paese, mi ha detto che Scià è molto perplesso ma ·che certamente qualche decisione verrà presa.

l5

(l) Vedi DD.I., Serie IX, vol. III, DD. 653 e 656.

25

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 165. Washington, 10 aprile 194.0, ore 21,19 (per. giorno 11, ore 6,45). Invasione Danimarca e Norvegia da parte delle truppe Reich ha suscitato grande emozione in tutto il paese. Dopo il primo momento •stupore questa stampa ha reagito in senso naturalmente anti-germanico. Circostanza che giorni precedenti era stata riconosciuta violazione neutralità norvegese da parte Inghilterra ha peraltro 'in un certo senso attutito nuova esplosione sdegno circa sorte « piccoli e deboli paesi neutrali». Roosevelt e Segretario di Stato Hull che si trovavano lontano dalla Capitale sono ieri mattina rientrati immediatamente a Washington per esaminare nuova situazione che occupazione territori Stati scandinavi crea nei riguardi delle zone vietate alla navigazione americana in relazione al Neutrality Act. Anche da quanto mi è stato detto stamane al Dipartimento di Stato non sembra che questo Governo pensi a considerare Norvegia paese belligerante.. Oggi nel pomeriggio è stato poi pubblicata dichiarazione del Presidente che include le coste della Penisola scandinava ·e quelle bagnate dal Mar Bianco, per un raggio che giunge fino alle Spitsbergen, fra le zone di guerra nelle quali è interdetto ·ingresso e passaggio ai cittadini e navi americani. Al Dipartimento di Stato non mi si è celato che si nutrono timori che il Governo tedesco possa prossimamente effettuare qualche altra mossa a danno neutrali. Per ciò •Che riguarda ripercussioni interne ultimi avvenimenti hanno dato occasione varie dichiarazioni membri del Congresso sia nel senso che il paese non può disinteressarsi del ·conflitto europeo sia invece nel senso ·Che nuove complicazioni europee debbono rafforzare proposito di tenersi estranei alla guerra. È da prevedere poi che ambienti militari profittino delle circostanze per ottenere nuovi stanziamenti di bilanci scopo procedere efficacemente raffermamento « difesa » paese. Presso i Dicasteri militari 'incomincia intanto profilarsi preoccupazione per

eventuale minaccia alle rotte intercontinentali in seguito affacciarsi Germania sul Nord Atlantico.

26

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 58. Belgrado, 10 aprile 1940, ore 22!05 (per. giorno 11, ore 0,15). Mi riferisco al mio telegramma n. 56 in data del 9 corr. (1).

Ho avuto stamane lunga conversazione con questo Ministro degli Affari Esteri.

Nonostante sua cautela ben conosciuta non ha esitato farsi eco enorme im

pressione già segnalata ieri destata anehe in questo Paese da azione tedesca nei

Paesi scandinavi ed ha con notev:ole franchezza esposto erescenti dubbi e

apprensioni di questo Governo di fronte rapidi sviluppi situazione che sono in

netto contrasto con ottimismo uffic'iale che molti ambienti governativi eonti

nuano ostentare.

Prima nota era di franca ammirazione ed evidentemente anche di sbigotti

mento per fulminea precisa ed efficiente azione militare tedesca su cosi

vasta scala.

In se,condo luogo timore ,che anglo-francesi tentino diversione tante volte

annunziata e smentita e continuamente discussa nel settore sud-orientale

europeo.

Questi ambienti militari, come R. Addetto Militare ha oggi telegrafato al

Ministero della Guerra, mostrano a tale proposito accentuata tendenza ottimi

smo nel senso che giudicano tecnieamente escluse possibilità successo simile

tentativo.

Ma Ministro degli Affari Esteri argomentava ehe di fronte necessità sempre

più affannosa trova vantaggioso pessimismo. Quanto ad annunziata accentuazione

blocco economico che negli Stati scandinavi ha avuto per diretta conseguenza

immediata estensione fronte operazioni militari concetto tecnico potrebbe, prima

o poi, non eollimare e soprattutto non ,prevalere.

Grande apprensione ha mostrato per proposito anglo-francese intensificare bloeco eeonomico e pretesa tagliare rifornimenti alla Germania da bacino danu~ biano pur aggiungendo ehe per ora non è in atto alcuna pratica conseguenza tali propositi.

Il presente telegramma segue con il numero di protocollo successivo (1).

(l) Non pubblicato.

27

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 59. Belgrado, 10 aprile 1940, ore 22,05 (per. giorno 11, ore 4,35). Non senza ironia ha inoltre osservato che mentre è in corso a Londra ta!1to propagandata riunione Capi missione britannici in questo settore, Germania agisce a ,colpi effettivi. Ministro degli Affari Esteri mi ha confermato che ha iersera direttamente smentito notizia Agenzia Havas che Jugoslavia ha ridotto del 50 per cento esportazione jugoslava in Germania. Ha ricordato che sino da inizio guerra 'in accordo con Romania, Jugoslavia ha deciso mantenere libera ed efficiente navigazione Danubio. A proposito navigazione Danubio ha preeisato: l) Notizia tentativo britannico ostacolare navigazione (scoperta esplosivi accertata a Giurgiu) non ostante smentite è esatta benchè manchino ancora

precisi particolari da parte romena. Ministro ha precisato che tale tentativo ha prodotto in Jugoslavia non minore impressione e sdegno che in Romania.

6 -Dommenti diplomatici -Serie IX -Vol. IV.

2) Allo seopo tutelare navigazione Danubio di fronte altre manovre ben

conosciute questo Governo ha dedso mobilitare piloti impedendo nuove dimis

sioni e ponendo con lettera procedura ·contro dimissionari.

Eventualità controllo e sviluppi situazione in Adriatico era in prima linea

nell'esposizione del Ministro. Confermando ·che notizie sono controllate giorno

per giorno da questo Governo e che finora escludono presenza forze navali

britanniche, ha fatto chiaramente intendere speranza che l'Italia non tollererà

qualsiasi intromissione in questo mare.

Presente telegramma continua col numero di protocollo successivo (1).

(l) Vedi D. 27.

28

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 60. Belgrado, 10 aprile 1940, ore 22,05 (per. ore 23,45).

Il presente telegramma fa seguito a quello avente il numero di protocollo

precedente (2).

In conclusione indice generale in questo Paese è oggi che questa opinione

pubblica di fronte rapidissimo ·colpo inferto dalla Germania e mentre si succe

dono ogni ora notizie più disparate dalle varie fonti, mostra nervosismo, divi

sione di tendenze e simpatie ma predominano diffusa ansia e apprensione nella

situazione a rime obbligate che per questo paese può essere definita fra Danubio

e Adriatico.

Atteggiamento Governo, dalle parole stesse del Ministro degli Affari Esteri,

è sempre di fare tutto il possibile per rimanere al di fuori del ·conflitto. Ancora

una volta il fattore positivo esplicitamente e calorosamente espresso di tale

speranza è nell'appoggio politico e azione del Governo fascista.

29

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 131. Helsinki, 10 aprile 1940, ore 24 (per. giorno 11, ore 4,20).

Sebbene in questi circoli militari si comincia ad affacciare preoccupazione

circa probabile richiesta russa di transito truppe attraverso territorio finlandese

in caso di complicazioni anglo-tedesche in Norvegia, presso questo Governo

avvenimenti di ieri trovano invece ripercussioni piuttosto tranquille.

Vice Ministro degli Affari Esteri mi ha detto oggi che non ritiene allarga

mento .conflitto europeo possa, almeno per il momento, produrre alcun effetto

nello stato rapporti russo-finlandesi i quali danno evidenza buon volere di ambo

le parti orientandosi sempre più in senso favorevole.

Il) Vedi D. 28.

Sia questione delimitazione confine che quella scambio pr-igionieri, che

quella infine della cooperazione economica procedono superando ogni ostacolo

finora presentatosi in atmosfera reciproca comprensione.

Con imminente ristabilimento delle relazioni diplomatiche, definizione predette questioni resterà affidata a tramite diplomatico e qui -ha concluso Vice Ministro degli Affari Este:d -si confida nella saggia opera Ministro Paasikivi che ha saputo creare negli ambienti moscoviti posizione personale di larga simpatia.

(2) Vedi D. 27.

30

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. SEGRETO 3223/988. Berlino, 10 aprile 1940 (1).

Ho visto oggi l'Ambasciatore del Belgio. Naturalmente, egli si attende che la prossima occupazione « preventiva » da parte dei tedeschi debba essere quella del suo paese. Crede anzi che essa sia stata finora ritardata solo perchè -cosi nel Belgio, come ancor più in Olanda -i terreni sono ancora molto bagnati e quindi impraticabili.

Ho cercato di sondare il collega su quello che potrebbe avvenire nel caso che l'Olanda, e non il Belgio, fosse invasa.

Sarebbe la stessa cosa -mi ha risposto Davignon. Indipendentemente da quello che potrebbero fare e farebbero i belgi, i francesi sono già pronti con 45 divisioni «motorizzate» (?) -ad entrare... nelle 24 ore -in Belgio. Il Belgio diventerebbe quindi il grande campo di battaglia di questa guerra.

L'Ambasciatore del Belgio a Parigi ,che Davignon ha visto a Bruxelles assi· cura -sulla fede dei generali francesi -che i tedeschi non passeranno facilmente. Tra le 45 divisioni francesi e gli 80 mila uomini messi in campo dallo stesso Belgio e decisi a battersi, i tedeschi -così dice sempre Davignon troverebbero pane per i loro denti. Non sarebbe poi quella del Belgio una semplice passeggiata militare ma la Germania si accorgerebbe di non avere a facile portata di mano quella vittoria rapida e decisiva, senza la quale non è possibile la pace.

Quanto alle Autorità tedesche esse -come ho già telegrafato (2) -si mostrano per quanto riguarda i loro piani nei riguardi del Belgio e dell'Olanda di una reticenza che direi ermetica.

Non si può a meno del resto di constatare che, anche questa volta, per quanto riguarda il ,colpo di mano compiuto sulla Danimarca e sulla Norvegia, i tedeschi hanno seguito nei nostri confronti 'il sistema solito, quello di agire e poi di comunicare il fatto compiuto, spiegando che non potevano farne a meno. Ora è bene >rilevare che il colpo -deciso bensì all'ultimo momento -doveva essere stato evidentemente preparato da lunga pezza. Le mine inglesi non forni

rono che l'occasione. È evidente che i piroscafi erano già pronti e carichi per lo meno da parecchi giorni... (1).

Anche gli Addetti militari sono coocordi nel sottolineare -a proposito appunto delle ultime azioni tedesche... sino post factum -che la riserva di cui nei nostri riguardi i tedeschi hanno sempre dato prova in materia di informazioni sembra perdurare, sopravvivendo -per così dire -al Brennero (2).

(l) -Manca l'indicazione della data d'arrivo. (2) -Vedi D. 19.
31

IL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

L. s. N. (3). Berlino, 10 aprile 1940.

Die gestrige Aktion stiess mitten in die Vorbereitung einer englischen Landung an der norwegischen Kiiste hinein. Wir hatten schon seit Wochen Unterlagen dafiir dass englische und franzosische Offiziere in Zivilkleidung die norwegischen Hafen vom Gesichtspunkt ihrer Ausladefahigkeit militarischer Truppentransporte studierten. Es ist deshalb nicht ausgeschlosen, dass auch jetzt noch solche Versuche unternom.men werden bezw. die Absicht, s'ie zu unternehmen, besteht. Zur Beurteilung der Lage, Duce, ist im allgemeinen zu sagen, dass sich die Opertationen auf eine Entfernung von iiber l 1/2 000 km erstrecken, dass die deutsche Marine dem gegeniiber -wie Sie wissen -Duce, leider noch immer sehr schwach ist, dass wir allerdings eine ausgesprochene Uberlegenheit in der Luft besitzen und dass sich die Giite besonders unserer Infanterie dieses Mal wieder erwiesen hat. Die Aktion begann um 5.15 Uhr und batte an einigen Pllitzen schon wenige Stunden spater zu vollem Erfolg gefiihrt. An anderen musste teils infolge der Wetterumstande (Nebel) oder 'infolge der sehr starken norwegis,chen Abwehr bitter gekampft werden. Unsere Schiffe sind mit einer beispiellosen Verwegenheit zwischen dem schwersten Feuer aus Fortifikationen dur,chgefahren, die einzunehmen Manche vorher fiir unmoglich gehalten hatten. In zahlreichen Fallen mussten aber diese Batterien aus nachster Entfernung durch die Artillerie der schiffe niedergekampft werden. Ausgesetzte Stosstruppen der Infanterie-Landetruppen, kleine Pionierabteilungen haben in Verbindung mit der Luftwaffe zahlreiche dieser Kiistenbefestigungen und Batte

riestellungen eingenommen. Es war fast iiberall ein Kampf von einem Mann gegen zehn. Das Resultat dieses Kampfes ist nunmehr zur Zeit folgendes:

l) Di:inemark ist vollkommen besetzt. -An der nordlichsten Spitze sind seit beute Morgen bereits schwere Batterien eingebaut. Samtliche Flugplatze sind im Besitz der Luftwaffe und werden schon seit gestern beflogen. Ihr Flakschutz ist gesichert.

Zwischen der danischen Bevolkerung und den deutschen Soldaten hat sich schon ein sehr freundschoftliches Verhaltnis herausgebildet. Es wird hier keine Schwierigkeiten mehr geben.

2) Norwegen. -Oslo wurde gestern durch Seestreitkrafte angegriffen. Der Fjord der sehr langgestreckt ist, hat Befestigungsanlagen, die eigentlich als uneinnehmbar angesehen wurden. Die deutschen Schiffe haben Ausserordentliches geleistet, um diese Werke allmahlich niederzuzwingen. Der Kreuzer « Bliicher », der mitten in diese Enge hineinfuhr, hat trotz allmahlich eintretender, immer schwerere Beschadigungen im daurnden Kampf mit feindlichen Batterien seinen Weg fortgesetzt, bis er endlich auf eine elektrische Minensperre geriet und damit sein ruhmvolles Ende fand. Das Verhalten von Offizieren und Mannschaften der Besatzung sowohl als das Verhalten der darauf befindlichen Landungsinfanterie war hervorragend. Durch immer neuen Einsatz gelang es endlich, diese Festungswerke niederzukampfen. Der letzte Widerstand einer Batterie wurde allerdings erst beute Mittag gebrochen. Damit s'ind nun samtliche Werke in unserer Hand. Die Ausladungen grosserer Verbande sind seitdem an der ganzen siidnoregischen Kiiste im Gange.

Oslo wurde gestern zunachst durch Luft-Landetruppen besetzt, die eine ununterbrochene Verstarkung erfuhren und schon in der Nacht bis 100 km nordlich von Oslo vorstiessen und die dort befindlichen norwegischen Truppen entwaffneten. Die ausgeladenen Verbande treffen nunmehr in krurzen Intervallen in Osio ein. Morgen friih werden in Oslos Umgeburg ausser den Besetzungstruppen schon ungefahr 2 Komplette Infanterie-Divisionen stehen.

Kristiansan,d wurde ebenfalls nach sehr schweren Kampfen genommen und besetzt. Die Kiiste befindet sich jetzt fest in unserer Hand. Irgendwelche norwegische militarische Krafte sind 'in diesen Gebieten nicht mehr vorhanden.

Stavanger. Stavanger ist vollkommen besetzt. Hier hat die deutsche Luft

waffe bereits den Vollbetrieb aufgenommen.

Bergen ist besetzt, die dortigen Batterien wurden niedergekampft, von

unseren Truppen in Besitz genommen und sofort wieder zur Verteidigung

eingerichtet.

Trondheim. Die Kiistenbatterien wurden dort ebenfalls niedergekampft,

von kleinen Stosstrupps gestiirmt, besetzt und ebenfalls sofort wieder zur Ver

teidigimg geordnet. Die Stadt Drontheim ist ebenfalls seitde min unserem Bes:itz.

Narvik. Narvik wua:-de besetzt, die Kiistenstellungen genommen, zur Ver

teidigung eingerichtet und alle sonstigen Sicherheitsvorkehrungen getroffen.

Vor diesen Orten wurde nunmehr die ganze deutsche U-Boot-Flotte zu

sammengezogen.

Das Verschieben der Luftwaffe geht in einem fast stiindlichen Tempo

vor sich.

Heute mor_gens versuchten starke en_glische Krafte in Narvik einzurdingen.

Sie wurden am Eingang des Fiordis von unseren Schiffen angefallen und grossen

teils vernichtet, der Rest zog sich zuriick. Die Behauptung der Englander, dass

dabei Kiistengeschiitze mitgewirkt hatten, ist falsch. Sie sind bis in die Zone

der Kiistenstrich-und U-Boot-Sicherung iiberhaupt garnicht vorgedrungen. Seit beute Nachmittag kreisen i.iber Narvik bereits deutsche Fernkampfbomber.

Eine Seegegecht das gestern stattfand, endete ebenfalls mit der Vernichtung

eines britischen Zersti:irers. Uber die Ergebnisse weiterer Seegefechte kann ich

Ihnen, Duce, noch keine Mitteilung machen, da die Schiffe aus verstandlichen

Gri.indun nur sehr wenig funken. Allein, ich zweifle nicht, dass sich auch hier

nocb eine grossere Anzahl erfolgreicher Aktionen abgespielt bat. Das Entschei

dendste war aber gestern Nachmittag: das Ausfinden des engliscben Landung

sunternehmens. Hier hat die deutsche Luftwaffe ihren bisher grossten Erfolg

errungten. 88 Bomber wurden gegen diese Unternehmung angesetzt und kamen

zu einem grossen Teil an den Feind. Eine ganze Anzahl gross.er Britischer

einheiten wurde von schweren Bomben getroffen. Ebenso zwei grosse Tntppen

transportscbiffe.

Zusammenfassend, Duce, mochte kh Ihnen versichern, dass ich diese so

notwendige Massnahme schon jetzt als einen grossen Erfolg unserer Sache

ansehe. Im i.ibrigen ver:starken sicb nunmehr unsere Krli.fte in Norwegen von

Stunde zu Stunde, sodass wir stark genug sein werden, um das gewonnene

Werk weiter auszubauen oder eventuelle Ri.ickschlage zu i.iberwinden. Meine

Entschlossenheit, den errungenen Erfolg unter keinen Uhstanàen den Englan

dern preiszrugeben, entspricbt der Entschlossenheit der Truppen. Das deutsche

Volk hat das Gefi.ihl, einer sehr grossen Gefahr entgangen zu sein: denn eine

Besetzung Skandinaviens durch englisch-franzosiche Streitkrafte ware fi.ir

Deutscbland und seine weitere Kriegfi.ihrung sehr unangenehm gewesen. Es batte

dies jedenfalls viel Blut abgezogen von dem Schlachtfeld, auf dem allein die

Entscbeidung fallen kann und fallen wird.

Lassen Sie micb Ibnen besonders danken, Duce, fi.ir Haltung und damit

die Untersti.itzung durcb Ihre Presse und damit Ihre offentliche Meinung. Wer

so viel wagt, wie wir, wird immer einsam sein. Umso starker ist aber gerade

in solchen Stunden das Gefi.ihl des Dankes fi.ir jedes Zeichen der Freundschaft.

TRADUZIONE

L'azione di ieri si è svolta proprio mentre gli inglesi stavano preparando uno sbarco sulle coste norvegesi. Da settimane eravamo in possesso di documenti comprovanti che ufficiali franco-inglesi, in abito borghese, si trovavano nei porti norvegesi per studiare le possibilità di sbarco. Quindi non è da escludere che anche ora tentativi del genere possano essere effettuati e che in ogni modo sussista la intenzione di compierli.

Da uno sguardo generale alla situazione, Duce, si può concludere che le operazioni si svolgono su un raggio di 1.500 chilometri. La Marina tedesca di fronte a tale impresa, come Voi sapete, è ancora debole. La superiorità nell'aria da parte della nostra aviazione è invece assoluta. La capacità delle nostre fanterie si è palesata ancora una volta. L'azione ha avuto inizio alle 5,15, conseguendo già poco dopo in qualche punto pieno successo. In altri punti è stato necessario,

o per le condizioni atmosferiche (nebbia), o per la violenta resistenza norvegese, sostenere aspri combattimenti. Le nostre navi, con audacia senza precedenti, hanno avanzato tra i due fuochi di quelle fortificazioni che molti finora ritenevano inespugnabili. In numerosi casi le nostre unità si sono dovute avvicinare notevolmente alle batterie norvegesi per poterle ridurre al silenzio. Nostre truppe d'as!':alto di fanteria e piccoli reparti di genieri, in collaborazione con l'arma

aerea, hanno occupato molte di queste batterie. Quasi ovunque la lotta si è svolta in un rapporto da l a 10. Il risultato di questa azione è ormai il seguente:

l) Danimarca: il Paese è totalmente occupato; alla punta più settentrionale sono già postate, fin da questa mattina batterie pesanti. Tutti i campi di aviazione sono in nostro possesso e fin da ieri i nostri aerei se ne servono. La difesa antiaerea è assicurata. ·Fra la popolazione danese ed i soldati tedeschi si sono già allacciati cordiali rapporti. In questo Paese non vi saranno difficoltà.

2) Norvegia: Oslo -È stata ieri attaccata dalle nostre forze navali. Il fiordo omonimo, assai allungato e munito di fortificazioni era considerato inespugnabile. Le navi tedesche hanno effettuato una azione straordinaria, riducendo una dopo l'altra le opere di difesa al silenzio. L'incrociatore Blilcher è penetrato al centro dello stretto, riportando gravi avarie ma combattendo ininterrottamente, fin quando non ha urtato contro uno sbarramento di mine elettriche dove ha trovato gloriosa fine. Il contegno degli Ufficiali e dei soldati, compresi quelli della fanteria da sbarco, è stato straordinario. Per mezzo di attacchi sempre rinnovati è stato finalmente possibile aver ragione delle fortificazioni. L'ultima resistenza di una batteria è stata vinta a mezzogiorno e così tutte le opere fortificate sono cadute nelle nostre mani. Sono in corso sbarchi di forti contingenti lungo tutta la costa meridionale norvegese.

Oslo è stata occupata ieri da truppe aero-trasportate, rinforzate ininterrottamente. Già nella notte le nostre truppe hanno raggiunto una profondità di 100 chilometri a nord di Osio dove hanno trovato forze norvegesi che sono state disarmate. Lo sbarco di altri contingenti è seguito a brevi intervalli. Nelle prime ore di domani oltre le prime truppe di occupazione, vi saranno due Divisioni di fanteria al completo.

Kristiansand. È stata pure conquistata ed occupata dopo aspro combattimento. Le coste sono saldamente nelle nostre mani. In questa zona non vi sono altre forze norvegesi.

Stavanger è totalmente occupata. Da questa base l'arma aerea ha già iniziato la sua attività. Bergen è occupata; le batterie, già ridotte al silenzio, sono cadute in possesso delle nostre forze, che le hanno già apprestate per l'azione di difesa.

Trondheim: le batterie costiere, occupate da piccoli reparti di truppe di assalto, sono state debellate e subito predisposte per la difesa. La città di Trondheim ·è pure in nostro possesso.

Narvik: è stata occupata e le batterie della costa sono cadute in nostro possesso e sono state subito predisposte per la difesa. Tutti i provvedimenti di sicurezza sono in atto. Davanti a questa città è ora concentrata tutta la nostra flotta sottomarina e gli spostamenti in avanti delle nostre forze aeree si susseguono. Questa mattina forze britanniche hanno cercato di penetrare a Narvik, ma sono state respinte dalle nostre navi ed in gran parte distrutte; quelle superstiti si sono ritirate. L'affermazione britannica secondo la quale alla difesa avrebbero collaborato artiglierie della costa non è esatta. Le forze inglesi non si sono spinte fino alla zona litoranea di protezione. Da questo pomeriggio Narvik è sorvolata da bombardieri a grande raggio d'azione.

Un combattimento navale di ieri si è concluso con la distruzione di un incrociatore britannico. Circa il risultato di successivi combattimenti, per ora, Duce, non posso dare alcuna comunicazione, perchè le navi, per ragioni facilmente comprensibili, radiotelegrafano poco. Io non dubito che anche in questa azione abbiamo ripor,tato una grande vittoria. La fase decisiva si è svolta però ieri nel pomeriggio: è stato sorpreso il convoglio britannico recante la spedizione di sbarco. In quest'impresa l'arma aerea germanica ha ottenuto il più grande successo finora raggiunto. Nell'azione sono stati impiegati 88 apparecchi da bombardamento che in gran parte hanno potuto avvicinare il nemico. Moltissime unità britanniche sono state colpite da grosse bombe. E così pure tre grandi navi adibite al trasporto di truppe.

In conclusione, Duce, desidero assicurarvi che io considero già queste misure,

così necessarie, come un grande successo della nostra Causa. Le nostre truppe in Nor

vegia si rafforzano di ora in ora in modo che noi saremo forti abbastanza per poter

sviluppare l'opera iniziata e per controbattere ogni eventuale attacco. La mia deci

sione di non cedere agli Inglesi i risultati raggiunti è la stessa delle mie truppe. Il po

polo tedesco ha la sensazione di essere sfuggito ad un grande pericolo. Una occupa

zione della Scandinavia da parte di forze franco-inglesi sarebbe stata molto dannosa

per la Germania e per la continuazione della guerra. In ogni caso, avrebbe

distolte molte forze da quel solo campo di battaglia sul quale si può avere, e si

avrà, la decisione del conflitto.

Duce, permettetemi di ringraziarvi particolarmente per l'atteggiamento e

l'aiuto datomi a mezzo della stampa italiana e dell'opinione pubblica del Vostro

Paese.

Chi molto osa, come noi, sarà sempre solo. Tanto più forte e specialmente

in queste ore il ricordo ed ìl segno dell'amicizia (1).

(l) -Nota deL testo: • Devo anzi in proposito rilevare come, nella stessa giornata il nostro servizio di informazioni consolari (vedi Consolato di Amburgo: telegramma Mombelli del 9 aprile, n. 36) ha funzionato soddisfacentemente •. (2) -Il presente documento, deteriorato dall'umidità, è in qualche punto illeggibile. (3) -Nell'originale si trova in testa al documento la seguente indicazione in italiano: c Messaggio del Fiihrer trasmesso per telefono all'Ambasciatore di Germania a Roma il giorno10 aprile 1940 alle ore 20.30, da essere consegnato immediatamente al Duce •.
32

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 264. Londra, 11 dprile 1940, ore 2,14 (per. ore 7).

Situazione, a seguito entrata forze tedesche in Danimarca e in Norvegia, permane qui quale l'ha definita oggi lo stesso Lord Halifax (mio telegramma

n. 263) (2) e cioè «oscura», in quanto non sono ancora noti risultati azioni belliche ingaggiate nel Mar del Nord cil'ca le quali Ammiragliato ha dato finora soltanto scarse frammentarie notizie.

Perdura qui prima fortissima impressione causata dalla fulmineità e dal

successo azione tedesca, la quale, secondo appare qui sempre pm evidente e

come ho riferito nel mio telegramma n. 257 (3), ha colto di sorpresa il Governo

ed il Paese.

Ne è prova tra l'altro, il fatto che le predisposte riunioni della «Conferenza

balcanica» e della Camera dei Comuni in seduta segreta per discutere della

guerra economica (fissate per oggi) hanno dovuto essere affrettatamente rinviate.

La City era stamane in vivissimo fermento; il Warloan ha subito un sensi

bile ribasso e la sterlina ha segnato ·caduta di dive·rsi punti nei riguardi del

dollaro. Si rileva in quegli ambienti come « colpo » tedesco rappresenti tra

l'altro, per l'Inghilterra la perdita degli ingenti interessi economici e finanziari

in Danimarca ed in Norvegia, nonchè di quei capitali che da ultimo erano stati

trasferiti soprattutto in quest'ultimo Paese, considerato un rifugio più sicuro del

Belgio e dell'Olanda, ritenuti più esposti alla minaccia tedesca.

Nel primo affrettato bilancio che viene fatto qui della situazione, con l'evidente proposito di attenuare per quanto è possibile la durezza del colpo subìto, si fa notare che la maggior parte del naviglio mercantile norvegese ora in mare o in porti stranieri, sarà senz'altro sottratto al controllo tedesco dagli Alleati, i

quali si avvantaggeranno anche dell'avvenuta chiusura di quelle vie di riforni

mento alla Germania che fin qui passavano attraverso Norvegia e Danimarca,

come per gli altri Stati neutri.

Non si può d'altra parte nascondere l'evidente inferiorità ·causata dalla perdita delle importazioni minerarie e di ogni altro genere dalla Norvegia e dalla Danimarca; particolarmente quelle di talune derrate alimentari circa le quali queste autorità hanno voluto affrettarsi assicurare l'opinione pubblica ricordando gli stocks esistenti e le possibilità di colmare ogni deficit con rifornimenti dall'Impero.

Al contraccolpo subìto da questo paese di cui si cominciano ora a delineare i primi elementi non è naturalmente estranea una netta ed immediata preoccupazione per le evidenti gravi ·conse§uenze strategiche che non mancherebbero di risultare da un consolidamento del successo tedesco sulle coste Norvegia fronteggianti l'Inghilterra. Preoccupazione che accompagna e alimenta in questo senso ansiosa aspettativa dei risultati della reazione militare Alleati, che si spera possa riuscire a controbilanciare il successo iniziale a favore del nemico, ma anche a contribuire in definitiva al favorevole esito della guerra.

Diretto interprete di tali idee e di tali propositi di reazione -ancora

apparentemente oscuri e che non hanno forse ancora trovato forma concreta

nel piano strategico -si è fatto Lord Halifax nel suo odierno discorso (og,getto

del mio telegramma citato n. 263). Dopo avere recisamente dichiarato che la

Gran Bretagna non potrebbe mai adattarsi ad una estensione di potere strate

gico della Germania nel Mare del Nord e nell'Atlantico, il Ministro degli Affari

Esteri ha infatti esplicitamente accennato alla possibilità che Alleati prendano

iniziative in quegli Stati neutri che non si dimostrino sufficientemente pronti a

richiedere aiuti Alleati, in altre parole ad associare a questi ultimi la loro sorte.

Se quelle effettive decisioni verranno tempestivamente prese, e se ne potrà

derivare lo sperato successo, è quanto la Gran Bretagna dovrà dimostrare entro

termini che si vanno indubbiamente facendo sempre più brevi.

(l) Vedi Documents on German Foreign Po!icy 1918-1945, Series D, vol. IX, cit., DD. 82 e 86.

(2) -Non pubblicato. (3) -Vedi D. 10.
33

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 166. Washington, 11 aprile 1940, ore 6 (per. giorno 12, ore 2). In colloquio intercorso ieri fra Roosevelt e questo Ministro di Danimarca è stato toccato fra l'altro argomento situazione Groenlandia come possedimento danese, in seguito occupazione Danimarca da parte tedesca. In questi circoli politici non si nasconde interesse che America pone su Groenlandia qualora Germania vantasse su di essa qualsiasi diritto, allegando che sua posizione geografica per la quale essa qui viene considerata appartenere continente ame

ricano autorizzerebbe eventuale ·invocazione dottrina di Monroe da ,parte Stati Uniti America.

34

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 70. Shanghai, 11 aprile 1940, ore 10 (per. giorno 12, ore 5,31). Vengono qui sfruttate senza scrupoli da elementi anti-giapponesi notizie di oscura origine diffuse da organi di stampa nord-americani secondo cui: l) il Vaticano informerebbe suo atteggiamento a quello degli Stati Uniti d'America; 2) sosterrebbe con ogni mezzo Governo di Chung King, ignorando e copertamente ostacolando quello di Nanchino che secondo convincimento della maggioranza dei missionari cattolici sarebbe di breve durata. Quanto sopra segnalo per il danno che dalle notizie del genere sicuramente tendenziose può derivare alle Missioni .cattoliche nei vari territori controllati dai giapponesi che hanno di recente accentuato verso di esse (soprattutto quelle italiane) un atteggiamento di rispetto e di simpatia.

Non inutile sarebbe una conferma ufficiosa della nota indipendenza della Santa Sede nel conflitto cinese.

35

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 299. Berlino, 11 aprile 1940, o1·e 13,30. A questo Ministero degli Affari Esteri si ·considera particolarmente significativa comunicazione Agenzia Belga relativa !Passo francese per sollecitare Belgio chiedere assistenza preventiva franco-inglese.

Si attende rapporto Ambasciatore di Germania Brusselle per aver precisi elementi di giudizio.

36

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 300. Berlino, 11 aprile 1940, ore 13,30. A questo Ministero Esteri mi vengono smentite voci giornalistiche all'invio di note tedesche ai Paesi danubiani per ottenere il controllo e la sicurezza di navigazione sul fiume. Si considerano tali notizie un ballon d'essai. Mi viene inoltre smentito quanto ha affermato un -comunicato norvegese, che cioè il Ministro tedesco a Oslo avrebbe chiesto al Sovrano il riconoscimento del Governo

Quisling. Il Ministro tedesco si è limitato in realtà a prospettare l'opportunità che venisse un Governo non ostile alla Germania.

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IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, AL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER

(Pubbl. Hitler e Mussolini: Lettere e Documenti, pp. 39-40, Milano, Rizzoli, 1946) (l)

MESSAGGIO TELEGRAFICO (2). Roma, 11 apriLe 1940.

Vi SOf\O molto grato di avermi mandato il messaggio che annunciava la vostra azione al nord (3) e il secondo che ne descriveva le singole fasi (4). Est superfluo dirvi che io approvo completamente la vostra azione che ha evitato una sbarco franco-inglese in Norvegia ,sbarco che, come giustamente dite, avrebbe creato una situazione difficile per la Germania. Popolo italiano unanime ha ammirato la rapidità veramente fulminea della vostra azione e ne ha compreso inevitabilità. Le crescenti vessazioni del blocco contro i traffici italiani hanno creato nel popolo italiano una fortissima Stimmung anti-alleata e quanti da Parigi e da Londra affermano il contrario, dimostrano di confondere -ancora una volta -la realtà coi loro desideri. Ritengo che la contro-azione francoinglese sulle coste della Norvegia sarà impotente a revocare il vostro fatto compiuto di cui le conseguenze di enorme portata già possono intravedersi. Colgo l'occasione per richiamare la vostra attenzione sulla situazione balcanica e sull'atteggiamento ambiguo della Romania la quale ha accettato la garanzia francoinglese. Basta considerare che le autorità romene si sono decise a fermare la flottiglia dell'Intelligence Service quando aveva già percorso duecento miglia di fiume. Tuttavia est credo nel nostro comune interesse ,che quella parte di Europa non sia coinvolta nella guerra ma anche qui bisogna essere pronti a prevenire le mosse dei franco-inglesi. Vi confermo che da domani 12 la flotta ·italiana sarà al completo sul piede di guerra, mentre sto accelerando i « tempi » per le altre forze armate. Non so se i francesi abbiano avuto mai sul serio delle illusioni su quello che sarebbe stato l'atteggiamento dell'Italia, ma se le hanno avute ora le hanno indubbiamente perdute. Quanto al popolo italiano, pur desiderando di ritardare per prepararsi meglio, ha ormai la coscienza che non potrà evitare di scendere in campo. Vi sarò molto riconoscente, Fiihrer, se vorrete tenermi informato sugli eventuali futuri sviluppi dell'azione e vi prego di accogliere i miei cordiali saluti, i miei camerateschi auguri per voi e per le vostre forze armate (5).

n. -8568/190 P.R. 1'11 aprile 1940, alle ore 14,20, con istruzioni all'ambasciatore di consegnarlosubito personalmente al Fuhrer e di riferire d'urgenza sull'ora della consegna e sulle comunicazioni eventualmente fatte da Hitler a riguardo.

• Fuhrer, Vi ringrazio molto cordialmente della lettera che mi avete mandato, mentre le vostre

forze armate marciavano sulla Danimarca e sulla Norvegia.La vostra decisione mi trova assolutamente favorevole. Il popolo italiano l'ha accolta ccn vivissima simpatia ed ha ammirato la fulmineità del

l'azione.

·-----------·--~·--"'··----------------

Ministro mi ha riferito che predetti gli avevano chiesto con molta serietà

cosa vi fosse di vero su voce prossimo sbarco truppe potenza mediterranea su

coste presso Malaga per colpo di mano contro Gibilterra. Ad assicurazioni Beig

beder, Pétain ammesso che la cosa sembravagli impossibile mentre inglesi man

tenuto riservatezza e preoccupazione.

Beigbeder aggiuntami che riferito la cosa a Franco questi riso di cuore

preoccupazioni alleati. Visto più tardi Serrano Sufier confidato per questa Amba

sciata che sino da mattino presso l'Ambasciata di Francia correvano tali dicerie.

Innanzi ultimi avvenimenti spirito questo ambiente ufficiale mostrasi preoc

cupato e non sono pochi esponenti questi che rimpiangono non aver già da

tempo precisato un netto ·indirizzo nostro favore. Per puro controllo, fatto pro

cedere ad accertamenti in posto, onde assicurarmi, in dipendenza eventuali

ordini impartiti autorità militar·i, sino quale punto preoccupazione alleati ha

avuto presa su Governo spagnolo.

(l) -Il testo ivi pubblicato presenta alcune lievi varianti rispetto a quello autografo quiriprodotto, Vedi anche Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. IX, cit., D. 92. (2) -Il presente messaggio è stato trasmesso da Ciano ad Attolico con T. per telescrivente (3) -Vedi D. 16. (4) -Vedi D. 31. (5) -Il giorno 10 aprile 1940 Mussolini aveva preparato, in risposta al messaggio di Hitler annunciante l'inizio dell'azione in Norvegia, la seguente lettera non più inviata in seguito all'arrivo del secondo messaggio di Hitler che riferiva sull'andamento delle operazioni:
43

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A TOKIO, P. CORTESE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 214. Tokio, 11 aprile 1940, ore 19,15 (pe1". giorno 12, ore 5,30). Il presente telegramma fa seguito a quello avente il numero di protocollo precedente (1). Nel rispondere gen. Abe ha esordito esprimendo speranza di non deludere fiducia in lui riposta. Ha sostenuto che l'incidente di Cina è ancora in sviluppo e che a giudicare dagli indizi presenti ci vorrà molto tempo prima che la situazione in cui si trova oggi Nazione possa evolversi in modo soddisfacente. Dopo aver detto che il Governo di Chung King dispone ancora di un grande esercito e che esso persiste nella resistenza ai giapponesi con aiuti di Potenze straniere, gen. Abe ha affermato che successo degli sforzi del nuovo regime per unificare Cina ed adesione delle Potenze al nuovo ordine Asia Orientale dipenderanno dal grado flessibilità della quale Giappone darà prova e dalla misura in cui esso sosterrà nuovo regime. Dopo accennato alla mentalità e alle aspirazioni del popolo cinese delle quali i giapponesi dovranno tener conto nello stabilire nuove relazioni tra i due Paesi, Abe ha concluso esprimendo speranza che discorsi incoraggiamento pronunciati nell'adunata abbiano valore di una promessa costante appoggio per la sua missione in Cina. In una riunione privata gen: Abe ha dichiarato che sua missione è delle più difficili e che eglt è preparato ad essere oggetto di forte critica anche da parte ambienti giapponesi. Ha detto augurarsi che tutti gli amici presenti andranno ricevere sue ceneri nel caso che sia assassinato. Generale Abe partirà

quindici corrente accompagnato da trentina funzionari tra civili e militari. Si prevede giungerà Shanghai 21 corrente. Assolta parte formale egli dovrà

dedicarsi suo vero compito. Allo scopo facilitargli lavori gli è stato conferito rango Ministro di Stato che gli dà precedenza su tutti i Capi militari giapponesi in Cina.

Comunicato Roma e Shanghai.

(l) Vedi D. 21.

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IL MINISTRO AD OSLO, LODI FÈ AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELEFONO 43. Oslo, 11 aprile 1940, ore 21.

Mi riferisco miei telegrammi n. 39 (1), 40, 41 (2) e 42 (3) rispettivamente del 9, 10, 11 corrente.

Ieri Ministro di Germania recatosi a Elverum dove si erano portati Re, Governo e Parlamento, e conferito col Sovrano prospettando situazione e chiedendogli nomina nuovo Governo che godesse fiducia. Consigliatosi con Governo fuggiasco e con Rappresentanti Parlamento, ha risposto declinando proposte e confermando che continua mantenere fiducia dei membri Gabinetto Nygaardsvold (4).

Giunge qui notizia che costui abbia rivolto proclama al popolo norvegese sottoscritto dal Re per confermare che la Nazione deve nutrire fiducia Governo legittimo e per auspicare libertà del paese.

Comando Supremo aggiunge frattanto che occupazione territorio norvegese procede secondo piano stabilito e che Elverum è già in mani tedesche come anche tutte le fortezze costiere del fiordo.

Notizie qui pervenute segnalano ancora che resistenza da parte truppe mobilitate norvegesi riscontrasi retroterra Narvik e nei pressi di Elverum, ormai già abbandonata dal Sovrano e dal Governo.

Quisling, che come è noto ha costituito Governo Nazionale ad Oslo, ha diramato comunicato al popolo dicendo che Capitale è calma e che appare vano organizzare nell'interno resistenza. Oslo è effettivamente tranquilla e funzionano tutti i pubblici esercizi. Ad onta deliberazione 9 corrente del Corpo Diplomatico, di cercare di raggiungere al più presto Governo fuggiasco, la maggior parte dei Rappresentanti esteri non ha più potuto praticamente seguirlo. Come ha dichiarato questo Primo Segretario Moscato che ha raggiunto la città di Hamar giorno predetto alle ore 20 senza più trovare traccia del Governo già spostatosi verso frontiera svedese.

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 245, Parigi, 11 am'ile 1940, ore 23,46 (per. giorno 12, ore 1,10).

Léger mi ha oggi confermato impressione favorevole qui destata dal successo operazioni navali anglo-francesi e mi ha detto che tedeschi hanno agito

con eccessiva rapidità la quale ha compromesso gravemente esito loro operazioni in Scandinavia. Se avessero atteso 15 giorni, disgelo golfo Botnia avrebbe loro permesso giungere Lulea ed utilizzare ferrovia Lulea-Narvik. Dopo varie considerazioni di ordine politico militare mi ha letto in via confidenziale parola per parola due lunghissimi telegrammi di François-Poncet uno dei quali spedito dopo colloquio con V. E. Detto Ambasciatore descrive opinione pubblica italiana in preda accesso « germanofilo » (la parola è sua) nonchè di « paura » (sic) della forza tedesca, affermando aver fatto costì ammonimento e ragionamento del caso e di avere anche detto «che U!10 sbarco a Tunisi non sarebbe stessa cosa che sbarco Narvik ».

Da tali telegrammi Ambasciatore di Francia risultava essere allarmato in modo estremo della possibilità che un eventuale successo tedesco in Scandinavia determinasse a brevissima scadenza entrata in guerra Italia. E ciò senza attendere quegli ulteriori avvenimenti veramente decisivi in base ai quali soltanto Governo fascista avrebbe potuto prevedere con sicurezza definitiva corso guerra e scegliere quindi sua più conveniente norma di condotta.

(l) -Vedi D. 11. (2) -Non pubblicati. (3) -Vedi D. 22.

(4) Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. IX, cit., D. 83.

46

IL MINISTRO A L'AJA, DIANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 9. L'Aja, 11 aprile 1940 (per. giorno 16). La notizia della posa delle mine britanniche nelle acque territoriali norvegesi si è diffusa in questi ambienti lunedì scorso 8 aprile poco dopo mezzogiorno, producendo, come è naturale, enorme impressione, anche per le ripercussioni dirette e indirette che l'avvenimento avrebbe potuto avere qui, specialmente per quanto concerne la linea di condotta che uno stato neutrale come l'Olanda avrebbe dovuto tenere in simile caso. Mi consta che questo Ministro degl:i Affari Esteri si è affrettato, non appena avuta tale notizia, ad informarne questo Ministro di Germania, il quale sul momento appariva dimostrare una qualche preoccupazione per le conseguenze che avrebbero potuto derivare dal fatto. Comunque sia, lo stesso Ministro di Germania domandò immediatamente al sig. van Kleffens che cosa avrebbe fatto l'Olanda qualora una potenza belligerante avesse deposto mine nelle sue acque territoriali : e il Ministro degli Affari Esteri olandese ha subito risposto senza alcuna esistazione che l'Olanda in tal caso avrebbe sparato, ritenendo in questo modo di poter essere ritenuta in regola con i suoi doveri di neutralità. L'argomento relativo all'atteggiamento da tenere in un caso analogo a quello della posa delle mine britanniche nelle acque territoriali norvegesi, viene anche sviluppato da un collaboratore marittimo del Vaderland, il quale afferma essersi rivolto, ad un alto ufficiale di marina olandese per sapere quale a suo avviso sarebbe stato il dovere dell'Olanda in tale eventualità. Anche l'ufficiale

di marina olandese ha manifestato l'opinione che in tale caso occorre «sparare» per evitare qualunque appunto per parte dell'altro contendente.

Un altro giornale sviluppava indirettamente lo stesso argomento, giungendo a dire che poteva sussistere n dubbio che, qualora la Norvegia avesse reagito alla posa delle mine britanniche, la Germania non si sarebbe decisa a passare all'azione contro di essa.

47

IL MINISTRO A L'AJA, DIANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 11. L'Aja, .11 apTil.e 1940 (per. giorno 16). Riassumo schematicamente situazione locale ed impressioni olandesi circa avvenimenti Scandinavia che vengono seguiti qui con vivissimo interesse e non celata preoccupazione; tuttavia ambienti ufficiali ed opinione pubblica mantengonsi molto calmi e vita quotidiana continua a svolgersi regolarmente con suo ritmo ordinario. Violazione acque territoriali norvegesi da parte degli inglesi è stata stigmatizzata in tutti i circoli politici e dalla stampa, senza eccessiva violenza ma senza esitazione. Ministro degli Affari Esteri ha telefonato di sua iniziativa a questo Ministro di Germania per dirgli che qualora una simile operazione fosse stata eventualmente tentata anche nelle acque olandesi, Olanda avrebbe immediatamente reagito con ogni energia e si sarebbe opposta con la forza. Energica reazione germanica in Danimarca e Norvegia è stata appresa con sbalordimento ed inquietudine pel timore di eventuali ripercussioni che avvenimenti avrebbero potuto provocar:e anche in queste regioni. Stampa senza violenza di linguaggio, ma con fermezza ha commentato atteggiamento tedesco con la stessa severità con cui aveva criticato la precedente violazione britannica. Consiglio dei Ministri riunitosi d'urgenza decideva sospendere ogni licenza ai soldati mobilitati e sembra abbia disposto anche qualche spostamento di truppe. Nella serata di martedl hanno c'ircolato con una certa insistenza voci di imminente avanzata delle truppe tedesche, voci che sembra abbiano trovato qualche credito negli ambienti governativi mentre popolazione si è mantenuta calma. Ieri ed oggi traffico ferroviario è stato parzialmente sospeso, dicesi per assicurarsi i vagoni occorrenti per H ritorno alle proprie unità dei numerosissimi militari in licenza, ma si ritiene invece per mantenere materiale ferroviario a disposizione delle autorità militari per ogni eventualità. Voci non controllabili accennano a qualche più precisa presa di contatto con il Belgio ed all'invio di una specie di messaggio a Washington per suggerire o sollecitare una qualche manifestazione di appoggio morale. Stamane giovedl agenzia stampa governativa ha pubblicato che Ministro d'Olanda a Londra è stato ricevuto da Lord Halifax il quale ha voluto chiarirgli che alcune fras'i del suo discorso della vigilia non si riferivano agli avvenimenti recentissimi e non dovevano essere interpretate come una specie di invito ai neutrali di rivolgersi alla protezione britannica. Stampa si esprime in tono fermo e fiducioso ripetendo consuete afferma

zioni circa politica di stretta neutralità dell'Olanda -ed anche del Belgio interesse comune per ambedue le parti belligeranti di salvaguardare il mante

7 - Documenti diplomatici • Serie IX · Vol. IV.

nimento della pace in quest'angolo di Europa, e fermo proposito olandese di opporsi con la forza ad ogni tentativo di violazione della sua neutralità (specificando che sarebbe considerato come tale anche l'eventuale tentativo di piazzare mine nelle sue acque territoriali) e dilungandosi ad illustrare saldezza delle misure difensive e delle forze armate olandesi.

Legazioni ed agenti franco-inglesi vanno cercando di spiegare che avven

tura scandinava potrebbe .presto risolversi in un insuccesso per la Germania :

una simile eventualità viene qui in genere considerata con qualche pessimismo,

ritenendosi che in caso di insuccesso in Scandinavia i tedeschi potrebbero essere

indotti a ricercare per ragioni di prestigio qualche compenso altrove.

48.

IL MINISTRO A KAUNAS, CASSINIS, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 670. Kaunas, 11 aprile 1940 (per. giorno 18). La notizia dell'avanzata tedesca in Danimarca e Norvegia ha molto impressionato questa popolazione. I giornali riportano solo i telegrammi delle agenzie telegrafiche, senza commenti. Una nuova ondata di inquietudine ha colpito anche le personalità politiche più in vista che sono rimaste tanto più sorprese in quanto che cominciavano a tranquillizzarsi, dopo l'accordo finno-sovietico. Circolano le voci le più contraddittorie circa lo svilpppo degli avvenimenti, ma negli ambienti meglio qualificati tre punti sono generalmente messi in rilievo: l) Si teme una ipotetica reazione sovietica a causa della presa di posizione germanica in Norvegia, in una zona dove si supponeva che l'U.R.S.S., trascurando per il momento gli Stati baltici, avesse mire espansionistiche in elaborazione. 2) Si constata con riluttanza che in seguito ai nuovi avvenimenti circa il traffico marittimo, il commercio lituano va sempre più aggiogandosi alla struttura economica germanica. Cosicchè la Lituania assume l'aspetto di un involontario « servitor di due padroni » con tutte le conseguenze che ne derivano. Tuttavia questo stato di fatto economico che si maturava da alcuni mesi nei rapporti con la Germania, messo in relazione con lo stato di diritto acquisito dall'U.R.S.S., nell'ottobre scorso, potrebbe tenere la porta aperta a future reciproche negoziazioni che questi governanti sperano poter sfruttare e pertanto non si può considerare la situazione come molto cambiata. 3) Si rileva con rammarico che la neutralità dei piccoli Stati e il proposito di mantenerla anche in casi di emergenza ne aumenta ancor più la debolezza. Comunque i lituani si compiacciono di paragonare il loro atteggiamento tempestivamente remissivo con quello dei finlandesi, dei danesi e dei norvegesi, per dedurne che l'avvenire della Lituania è evidentemente incerto, ma non necessariamente catastrofico.

Ciò contribuisce a preparare gli animi e forse a fortificarli per nuove incognite.

49

IL CONSOLE GENERALE A PRAGA, CARUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 561/235. Praga, 11 aprile 1940 (per. giorno 19).

Con rapporto del 7 marzo u. s., n. 317/152 (1), ebbi a segnalare alcuni sintomi dell'intento delle Autorità del Reich di conseguire una miglioria, per lo meno formale, della situazione nel Protettorato e dei rapporti ceco-tedeschi che dopo gli avvenimenti dell'ottobre e del novembre u. s. (arresti in massa, fucilazioni, chiusura delle Università e delle scuole superiori ceche) erano di completa rottura.

I sintomi allora segnalati sono divenuti am:ora più intensi ed hanno portato, il 15 marzo, anniversario dell'istituzione del Protettorato, alle dichiarazioni ceco-tedesche, nonchè allo scambio di telegrammi tra il Reichsprotektor e il Fiihrer, e il Presidente Hacha e il Fiihrer, di cui al mio rapporto n. 429/180 (2). Come ebbi a far presente con tale rapporto, nel complesso, stando alla forma, tale anniversario registrò un vantaggio per i cechi e qualche concessione se non una perdita, da parte del Reich.

Dopo il 15 marzo il fenomeno è continuato tanto che fino ad oggi tutta una preparazione psicologica per una attuazione del regime che gli uomini politici del Paese e la maggioranza assoluta della popolazione considerano anticeco può essere rilevata.

Non è possibile prevedere fino a quale punto tale preparazione miri a conseguire risultati sostanziali o solo formali, ma essa è chiaramente visibile. tanto sui giornali cechi e tedeschi del Protettorato, che nell'atteggiamento di coloro che sono stati in passato i maggiori sostenitori di una politica nettamente intransigente e violenta da parte del Reich, primo fra tutti lo stesso Segretario di Stato Frank.

I giornali non negano più o negano meno recisamente l'esistenza di una storia e di una cultura ceca, che non abbiano la propria origine soltanto nella storia e nella cultura tedesca, mentre il concetto di nazione torna ad apparire per quanto si riferisce al Protettorato e non mancano affermazioni abbastanza categoriche nel senso che:

-si desidera «che ogni ceco possa marciare con fierezza »; -«non è possibile e nessuno vuole violentare sette milioni di uomini e governarli contro la loro volontà», ecc.

Una tale azione che corrisponderebbe a precise direttive impartite da Berlino, probabilmente dallo stesso Fiihrer, è integrata da dichiarazioni ufficiali fatte dopo il 15 marzo, specialmente quella del 7 corrente del Segretario di

·stato Frank (della quale accludo copia -Allegato A) (3), intese a porre in rilievo i benefici effetti conseguiti in Boemia e Moravia col Protettorato (diminuzione di spese militari, diminuzione della disoccupazione, migliorata situazione dell'industria e del commercio, orrori della guerra finora evitati, ecc.) e da

un'opera di accaparramento del popolo minuto, specialmente operaio e conta

dino, conseguita dagli organi periferici e dal Partito.

Si parla inoltre di promesse fatte al Presidente Hacha per un benevolo

esame delle questioni che più hanno contribuito a creare fra cechi e tedeschi

una rottura che tuttora appare di carattere definitivo ed in merito alle quali -lo stesso Presidente Hacha avrebbe presentato al Reichsprotektor von Neurath, ·il 20 marzo, un apposito promemoria, di cui all'unito appunto pervenutomi da ·fonte confidenziale (Allegato B) (1) .

.. .. ..

Un risultato direi quasi negativo dell'azione innanzi cennata si è avuto in

occasione dell'uccisione di un capo della Gestapo e di due guardie di frontiera

tedesche effettuata dallo studente ceco Smudek, come ho riferito con altro

rapporto.

Per tali delitti le reazioni da parte germanica sono state piuttosto ragione

voli e moderate, mentre le autorità ceche hanno mostrato l'intento di attribuire

ai delitti stessi carattere di azione individuale isolata e desiderio di catturare

e punire l'assassino.

Di un gesto si era parlato per il 15 marzo: una più o meno ampia amnistia

di carattere politico.

Esso non è stato compiuto, ma non è da escludersi che possa aver luogo

il 20 corrente, in occasione del compleanno del Fiihrer che la popolazione del

-Protettorato è stata invitata a solennizzare con le stesse forme predisposte nel

·Reich (offerte di metalli, d'indumenti ecc.) .

Una domanda può intanto esser posta oggi: è possibile mutare allo stato

attuale delle cose la situazione del Paese e l'atteggiamento dei cechi verso il

Reich?

Tale domanda non può per ora avere se non una ·risposta negativa.

I cechi sono nettamente e totalitariamente d'accordo nel ritenere che la

protezione tedesca, anche se attutita nelle sue forme più dure, non può costi

tuire per essi un regime di carattere definitivo se non a guerra vinta e cioè,

secondo il punto di vista ceco, a disastro nazionale ultimato, disastro nel quale,

per comprensibili motivi, essi si rifiutavano di credere.

Sempre secondo il punto di vista ceco, l'inizio del nuovo conflitto europeo

ba aperto una parentesi particolarmente vantaggiosa per la nazione, parentesi

eli cui naturalmente si vede la sola chiusura favorevole.

In qualche modo i cechi vedono, dopo il settembre 1939, il proprio avve

nire in maniera assai più rosea di quanto non lo avessero visto dopo il marzo di

detto anno, mentre dall'onta di non essersi affatto battuti si sentono largamente

liberati dalle sorti subite dalla Polonia, dalla Finlandia e recentemente. dalla Danimarca e dalla Norvegia.

Qui credono in conclusione di essere stati soltanto furbi, molto furbi e t~li si propongono di continuare ad essere.

In tali condizioni nessun mutamento sostanziale nella situazione del Paese può ritenersi prevedibile e ciò non può che indurre le Autorità del Reich a non transigere nella sostanza.

Per quanto riguarda sempre la forma, anche le persone responsabili ceche contribuiscono alla preparazione psicologica per un miglioramento del regime attualmente in corso come dimostra il discorso pronunziato il 10 corrente, in occasione del primo anniversario della Comunità Nazionale (Partito Unitario Ceco creato da Hacha dopo l'istituzione del Protettorato) dal Capo di detta Comunità, alla presenza del Presidente Hacha, del Presidente del Consiglio, Elias, del borgomastro di Praga Klapka e di altre autorità.

Per la prima volta il Nebesky ha parlato di c: collaborazione con i tedeschi~ e di una politica «non ambig;ua » o che si presti c: a giuochi d'azzardo».

Anche il Presidente Hacha ha parlato in tale occasione ma quanto egli ha detto non è uscito fuori del callliPO teorico interno, mantenendo la consueta riserva.

Ho l'onore di trasmettere il testo dei due discorsi (Allegato C) (1).

(l) -Non pubblicato. (2) -Non pubblicato. (3) -Non pubblicato.

(l) Non pubblicato.

50

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. SEGRETO 3351/1006. Berlino, 11 aprile 1940 (per. giorno 22). Giuliani riferisce di aver stamane visto il dott. Ley, cui si era recato a consegnare il diploma relativo al Gran Cordone dei SS. Maurizio e Lazzaro. La conversazione si è svolta sui recenti avvenimenti militari che Ley ha dichiarato essere «una prima conseguenza dell'incontro del Brennero». Ha aggiunto che la spedizione era già preparata da tempo e cioè prima della pace finnico-sovietica. Hanno fatto parte del convoglio vari dei piroscafi della Kraft durch Freude. Ley ha soggiunto che altri convogli sarebbero già pronti per altre evenienze, accennando che pure il Bremen è stato all'uopo attrezzato. Il discorso è stato quindi portato sulla situazione nei Balcani. A questo riguardo Ley ha affermato che c: se tra un paio di settimane la Romania non si decide ad aderire alle direttive italo-tedesche concordate al Brennero, essa sarà annientata». Ley ha infine detto di essere stato presente ad una riunione di alte personalità convocate dal Fiihrer giorni or sono, e di aver riportato l'impressione, dalle direttive date che si sia entrati nell'ordine di idee di prendere tutte le iniziative per una rapida conclusione della guerra.

Le informazioni di cui sopra sono interessanti specie per quanto concerne la Romania. Esse sono in contrasto con le dichiarazioni ricevute così dall'Auswiirtiges Amt come dallo stesso Fi.ihrer e dovrebbero quindi venire accolte con riserva. Comunque mi sembra che data l'autorità della fonte meritano di essere rilevate (1).

(l) Non pubblicato.

51

L'AMBASCIATORE A BRUSSELLE, PAULUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 42. BrusseUe, 12 aprile 1940, ore 14,45 (per. ore 17).

Spaak, che ho veduto ieri, mi ha detto circa attuale intricata situazione che comunicato ufficiale diramato da Consiglio dei Ministri, e di cui al mio telegramma Stefani speciale 1403 del 10 corrente (2), rispondeva anche campagna stampa francese (articolo del giornale Temps dell'l l corrente) e inglese tendente indurre neutri a fare subito appello ad assistenza preventiva franco-britannica. Se Belgio chiedesse assistenza di un belligerante, affermavami Spaak, è ovvio che tale momento cesserebbe neutralità cui esso intende attenersi e lancerebbesi in quella guerra che vuole proprio evitare. Ho creduto opportuno incoraggiare Spaak a perseverare politica rigida neutralità pur adottando tutte possibili misure sicurezza interna onde essere pronti fronteggiare qualsiasi evento. Successivamente comunicato ufficioso Agenzia belga nonchè dichiarazioni fatte dal Ministro della Difesa gen. Denis alla stampa (vedi comunicato Stejani 11 corrente) e nuove analoghe dichiarazioni fatte iersera da Spaak in riunione politica a Menin denotano impegno con cui questo Governo intende riaffermare neutralità belga verso tutti.

Risulta inoltre al nostro Addetto Militare che Comando Corpo d'Armata

già dislocato a Gand si è trasferito ieri a Brusselle e suoi ufficiali effettuano

ricognizioni zona ovest della capitale mentre elementi l4a divisione già dislo

cata fra Gand e Alost si sono trasferiti notte scorsa direzione Mons.

52

IL MINISTRO A COPENAGHEN, SAPUPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 44. Copenaghen, 12 aprile 1940, ore 18 (per. giorno 13, ore 0,25).

Seguito mio telegramma n. 43 (3).

A quanto mi assicura ufficiale danese degno di fede perdite esercito danese

ammontano diverse centinaia uomini specie in Jutlandia dove ordine cessare

resistenza giunto soltanto alle nove quando tedeschi avevano incominciato avan

zata da quattro ore. Nell'ambiente militare regna grave fermento contro Governo

da alcuni accusato imprevidenza, da altri di debolezza silenziosa. Tranquillità popolazione soltanto apparente lascia affiorare ostilità popolo danese per tedeschi e prevedere che se scacco operazioni Norvegia e insuccesso flotta tedesca Mar del Nord dovesse verificarsi eventuali truppe di sbarco anglo-francesi verrebbero accolte da liberatrici. Opinione pubblica danese e maggioranza miei colleghi neutri ritengono che invasione Norvegia Danimarca e ultimo scontro navale grande stile con la flotta inglese sia prima mossa sbagliata Hitler gravida di oscure conseguenze.

Di questa opinione è anche Segretario Generale Ministero Affari Esteri che avrebbe dichiarato ritenere che collocamento mine inglesi lungo costa norvegese era solo per galvanizzare opinione pubblica inglese: se tedeschi non si fossero lasciati adescare ad azzardare loro forze navali limitate in mari lontani avrebbero potuto continuare tenere scacco forze inglesi nello stesso settore mentre ora situazione Germania corre rischio e pericolo essere definitivamente compromessa.

(l) -Il presente documento reca il visto di Mussolini. (2) -Non pubblicato. (3) -Non pubblicato.
53

IL MINISTRO AD OSLO, LODI FÈ, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 45. Oslo, 12 aprile 1940, ore 18,25 (per. giorno 13, ore 2). Questo .telegramma inviato il 12 corrente. In merito colloquio Elverum del Ministro di Germania col Sovrano e Governo ho saputo da lui che Koht ed i tre rappresentanti opposizione si erano mostrati in un primo tempo disposti trattare col Reich per venire accordo, ma in seguito, forse per aggravarsi notizie di indole militare, si rifiutarono. Formazione a Osio Governo Quisling in antitesi con quello ritiratosi avrebbe pregiudicato. Soluzione conciliativa appare oggi impossibile malgrado Berlino faccia sapere che il Governo norvegese non ha dichiarato la guerra al Reich. Mobilitati Norvegia cercano opporre in vari punti resistenza alle truppe germaniche e vengono segnalati scontri specialmente zona Elverum e bombardamenti aerei di Honefoss. Varie personalità locali condannano comportamento Re e Governo fuggiasco i quali avrebbero dovuto seguire esempio danese ed evitare paese inutile spargimento sangue; anche la opinione pubblica Osio si orienta in questo senso mentre la popolazione interna vuole resistere.

Dei combattimenti navali coste Norvegia non si possono qui aver notizie dirette.

54

L'AMBASCIATORE A BRUSSELLE, PAULUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 43. Brusselle, 12 aprile 1940, arre 18,35 (per. o1·e 21,40). Opinione e stampa belga stigmatizzano unanimemente azione tedesca in

Norvegia e Danimarca pur denunziando «peccato veniale » degli alleati nel violare neutralità norvegese con posa mine acque territoriali. Malgrado manitesta germanofobia tutta la stampa approva politica del Governo e afferma

indispensabile conservare neutralità insistendo su forza e preparazione esercito

quali migliori garanzie contro eventuali minacce da qualunque parte producansi.

Chiaro indice sentimenti dominanti è dato da manifestazione di circa 200

universitari a favore alleati. Polizia ha impedito dimostrazione ostile contro

Ambasciata Germania tuttora guardata da abbondanti forze. Ambasciata bri

tannica informa in comunicato stampa che quell'Incaricato d'Affari ricevendo

delegazione studenti reca~isi manifestargli simpatia ha dichiarato che popolo

inglese prova massima ammirazione per immenso sforzo militare sostenuto dal

Belgio onde assicurare integrità territoriale e che ove fosse trascinato guerra

suo malgrado Belgio potrebbe contare su aiuto immediato tutte forze alleate.

Spaak ha ieri ricevuto successivamente Consigliere germanico Ambasciatore

di Francia e Incaricato d'Affari britannico recandosi poi conferire con Primo

Ministro in presenza Ministro Difesa. Ciò ha destato apprensione in certi ambienti

circa reale portata tali colloqui che un ·comunicato ufficioso dichiara avere

avuto carattere puramente informativo come mi è stato anche confermato da

questo Ministro Affari Esteri.

Da notizie presso questa Ambasciata d'Inghilterra e di Germania mi risul

terebbe che effettivamente Incaricato d'Affari d'Inghilterra si sarebbe limitato

a informare Spaak delle dichiarazioni da lui fatte alla Delegazione studentesca

belga. Quello di Germania avrebbe invece attirato l'attenzione del Governo

belga sulla tentata dimostrazione ostile contro l'Ambasciata e avrebbe ringra

ziato per le misure di protezione prese.

55

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 313. Berlino, 12 aprile 19'l0, ore 18,40. Secondo questo Ministero degli Affari Esteri nulla vi è di modificato circa situazione politica in Norvegia. Tuttavia Auswiirtiges Amt si trova da ieri sera senza contatto telegrafico e telefonico con Ministro germanico in Osio. Per quanto riguarda la mossa franco-inglese a Bruxelles questo M·inistero non sa ancora se essa sia stata estesa anche ad altre Potenze neutrali analoga

mente interessate alla attuale situazione ed ha chiesto notizie in proposito anche al proprio Rappresentante a Berna.

56

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 314. Berlino, 12 aprile 1940, ore 20,35. Questo Ministero Affari Esteri mi comunica che rispondendo ad analoga

richiesta di quell'Ambasciatore di Germania Molotov avrebbe dichiarato non avere speciali notizie sulla situazione balcanica.

Quanto all'eventuale ingresso di navi alleate nel Mar Nero per interrompere i traffici fra Batum e Costanza, Molotov ha aggiunto di «non poter immaginare che la Turchia voglia trasformare il Mar Nero in un Mare interno. Un tale modo di procedere sarebbe rischioso per la Turchia ». Questo linguaggio è qui ritenuto significativo e non lascierebbe dubbi sulle reazioni russe a una eventuale azione franco-inglese attraverso gli Stretti.

57

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 105. Sofia, 12 aprile 1940, ore 20,45 (per. giorno 13, ore 2). Mio telegramma n. 98 (1). Gafencu ebbe a chiamare tre giorni fa Ministro di Bulgaria a Bucarest intrattenendolo circa noti incidenti del Danubio e facendogli presente come Governo romeno sarebbe stato lieto conoscere le idee di Sofia in materia di controllo e sorveglianza del fiume. In seguito a ciò, a differenza di quanto ha fatto con Belgrado, non ha più interpellato Sofia circa misure concrete da prendersi collettivamente. Popov però, che ho visto ora, si attende che Ministro Romania, che gli ha preannunziato sua visita per questo

pomeriggio, lo intrattenga nuovamente della questione. Riferirò ulteriormente.

58

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL DIRETTORE GENERALE DELLA MARINA MERCANTILE, INGIANNI

T. SEGRETO URGENTISSIMO A MANO 80 R. Roma, 12 aprile 1940, ore 21,45. L'Ambasciata di Germania comunica quanto segue: «Risulta al Governo germanico che l'Inghilterra e la Francia cercano impossessarsi di naviglio mercantile danese e norvegese. Si sarebbe perciò grati se le competenti RR. Autorità volessero fare presente alle RR. Capitanerie di Porto del Regno l'inopportunità che piroscafi danesi e norvegesi salpino dai porti italiani ove attualmente fossero ormeggiati. In particolare si segnala che la nave-cisterna norvegese Leiv Erikson, ormeggiata nel porto di Trieste sembra abbia avuti consegnati, allo scopo di salpare, i necessari documenti>. Si prega di voler disporre d'urgenza secondo il desiderio espresso dall'Am

basciata di Germania. Si gradirà un cenno di assicurazione.

(l) Non pubblicato.

59

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 118. Bucarest, 12 aprile 1940, ore 23 (per. giorno 13, ore 4,30).

Miei telegrammi filo 107 (1), 108 e 109 (2).

Questo Ministro Affari Esteri mi ha confermato di essersi messo in contatto

con il Governo jugoslavo per adottare misure comuni contro ripetersi masche

rati tentativi come quello del Remonde.

Gafencu mi ha anche informato che il Governo romeno ha dato istruzioni suo

delegato Commissione Internazionale Danubiana proponendo in seno alla Com

missione stessa: che sia proibito ingresso Danubio bastimenti armati; che cia

scuno Stato rivierasco eserciti per mezzo suoi bastimenti armati polizia nel

tratto corrispondente suo territorio; che sia proibito trasporto armi senza previa

autorizzazione Stati rivieraschi; che sia consentito Stati rivieraschi esercitare

controllo persone 'imbarcate su navi transito Danubio nel loro territorio.

Gafencu ha aggiunto che ove vi fossero difficoltà a che tale proposta (che

tuttavia riteneva dovesse aver favore Governo italiano) fosse accolta dalla Com

missione Internazionale, egli era d'avviso che Stati rivieraschi dovessero adot

tare egualmente tale soluzione dando preventiva comunicazione agli altri mem

bri della Commissione Internazionale.

Testo proposta su accennata a quanto mi ha detto Gafencu è stato comunicato

dal Delegato romeno a Delegato italiano Commissione Internazionale ed è stato

anche trasmesso cotesto Ministro Romania.

60

IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 119. Bucarest, 12 aprile 1940, ore 23 (per. giorno 13, ore 3,40).

Questo Ministro degli Affari Esteri mi ha detto che Molotov ha mosso a Ministro di Romania a Mosca vive lagnanze per molteplici incidenti che sarabbero avvenuti frontiera romeno-sovietica. Gafencu ha aggiunto che in realtà incidenti sono stati pochi e che in un solo caso (nel quale gendarmeria romena inseguito spia russa ha fatto fuoco colpendola in territorio sovietico) responsabilità ricade su autorità romene.

Ministro Esteri mi ha comunicato che tale atteggiamento di Molotov desta

preoccupazioni circa sue intenzioni nei riguardi di Romania e che Governo

romeno ha ritenuto opportuno prendere ulteriori misure militari in Bucovina

e Bessarabia.

(l) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. III, D. 723. (2) -Non pubblicati.
61

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. RISERVATA S. N. Londra, 12 aprile 1940 (per. giorno 19). Dopo qualche settimana che non vedevo nè Halifax nè il suo Sottosegretario Butler, questi mi ha invitato a colazione oggi a casa sua e mi ha parlato lungamente. Era presente anche Sir Wilfred Green che ha presieduto a Roma la delegazione inglese alla Commissione italo-britannica per gli scambi tra i due paesi. L'atteggiamento della stampa italiana -mi ha detto Butler -è stato indubbiamente sfavorevole agli alleati e particolarmente aggressivo nei confronti dell'Inghilterra sin dall'inizio del conflitto. Ciò non aveva peraltro distolto l'Inghilterra dal proposito di cercar di migliorare i rapporti fra i due Paesi ed in particolare di giungere ad una soluzione amichevole e soddisfacente per entrambi nel campo commerciale. Era stata già decisa la partenza di Rodd per Roma, allo scopo di continuare ed estendere le conversazioni già iniziate: senonchè in questi ultimi giorni il tono della stampa italiana era apparso tale da far supporre che si volesse senz'altro rinunciare alla possibilità di intrattenere quei migliori rapporti consentiti dalla delicatezza del momento. Il Governo britannico si domandava quindi se vi fosse più alcuna possibilità di conseguire quegli scopi a cui dovrebbe ispirarsi 'il previsto viaggio di Rodd in Italia. In tali circostanze il Governo britannico si chiede che cosa si sia potuto verificare in queste due ultime settimane da giustificare un tale stato d'animo dell'Italia e si domanda che cosa sarebbe possibile ed opportuno di fare per condurre i rapporti fra i due paesi su una linea diversa. Butler ha parlato in tono estremamente amichevole senza alcun particolare accento di gravità. Con uguale seren:1 compostezza gli ho risposto che, ricordando l'atteggiamento della stampa britannica durante il conflitto etiopico, ero indotto a credere che la stampa italiana rendesse in questo momento al giornalismo inglese la partita. A prescindere poi dall'ovvia considerazione che l'Italia è l'alleata della Germania, francamente mi pareva che da qualche tempo a questa parte in Francia specialmente si abbondasse in allusioni alla futura pace democratica e al nuovo ordine da stabilirsi dopo la «vittoria » in una Europa democratica federata come forse piacerebbe anche al sig. Attlee: se questi obiettivi messi avanti dall'alleato fossero anche per avventura quelli della Gran Bretagna, come italiano e come fascista tenevo a dirgli che un simile risultato non avrebbe mai potuto essere accetto al mio Paese. Butler mi ha detto che tali chiacchierate ad uso interno, specialmente francese non avevano per nulla modificato il pensiero dei dirigenti responsabili britannici i quali dividevano nettamente la Germania aggressiva di un capo che non garantiva la propria parola, dagli altri paesi retti da regimi autoritari e

prima di tutto dal nostro che sotto la guida del Duce rappresenta un fondamentale elemento di stabilità in Europa. A questo punto Butler ha richiamato un

passaggio -di cui Ti unisco qui il testo (l) -del discorso pronunciato da

Halifax il 10 corrente.

Butler ha ripetuto che il Governo britannico considerava il pensiero e

l'opera del Duce essenziali per la ricostruzione europea dopo la guerra, e Green

è allora intervenuto per sottolineare le aggressioni tedesche e la mancanza di

buona fede del Reich, in contrapposto alla moderazione di cui Francia e Gran

Bretagna avevano dato ripetutamente prova. Ho avuto allora buon giuoco per

dimostrargli che tutti i tentativi fatti dal Duce per ristabilire una pace dure

vole in Europa sulla base di un equo minimo di concessioni alla Germania

furono fatti fallire specialmente ad opera della Francia, e che oggi con una guerra

inutile si pagavano gli errori commessi per venti anni sia contro la Germania

che contro altri paesi, primo fra tutti l'Italia.

Che questa guerra fosse inutile per la Francia e l'Inghilterra mi pareva

evidente, perchè anche ammettendo che la vittoria resti nelle loro mani il

problema della collaborazione colla Germania si ripresenterà tale e quale al

momento della pace, e in mancanza di un accordo che realizzi una pace effettiva

e duratura, non si potrà non ritornare dopo qualche anno con un Hitler o senza

nella stessa situazione dei venti anni passati. Una effettiva collaborazione euro

pea non può essere imposta, ma si può ottenere tenendo conto dei bisogni e

delle necessità che sono uguali per tutti i popoli: riconoscere tali necessità e

soddisfarle da parte dei privilegiati nei confronti dei diseredati era il solo modo

di assicurare la pace.

Butler a questo punto mi ha interrotto uscendo nella frase seguente: c Ma

se l'Italia compie affrettatamente un gesto irreparabile, tali possibilità cesseranno

di esistere. Riconosco lo 'spirito dei tempi e sono d'accordo con voi sulle neces..

sità di cui avete parlato, ma -ha ripetuto -un gesto affrettato dell'Italia

comprometterebbe tutto irreparabilmente».

Questa conversazione è ~a prima, da quando mi trovo in Inghilterra, svoltasi

su tali argomenti, e ho creduto pertanto opportuno di riferirTi dettagliatamente

gli argomenti che in essa ho svolti. Mentre io credevo di trovarmi in una cola

zione ufficiale con numerosi invitati nella quale la conversazione si sarebbe

limitata ai soliti convenevoli, mi sono trovato soltanto con Butler e Green,

ambedue persone di fiducia di Chamberlain. Il primo anzi considerato dal Primo

Min:istro come la sua più fidata creatura. Era chiaro che si desiderava nell'atmo

sfera del dopo tavola parlare con meno formalismo e con maggiore franchezza,

in un momento in cui la guerra ha preso sviluppi imprevisti e in cui l'atteggia

mento dell'Italia sembra poter far supporre qui che al Brennero sia stato deciso

un nostro intervento abbastanza vicino o imminente a fianco della Germania.

L'interruzione di Butler appare tanto più significativa in quanto essa ha seguito

immediatamente la mia affermazione sulla necessità della collaborazione fra

le Grandi Potenze per ottenere una giusta pace. Se pure Butler non si è espresso

in modo del tutto esplicito non sembra difficile sottintendere ciò che egli aveva

in animo e che appare chiaro del tutto nella frase che Ti ho testualmente riferito.

Se Butler non fosse il più fidato collaboratore di Chamberlain tale frase non avrebbe alcun valore. Pronunciata da lui e alla data di oggi mentre le truppe del Reich occupano la Danimarca e parte della Norvegia, era mio dovere portarla a Tua ·conoscenza inquadrata come è 'in una conversazione nella quale non l'atmosfera del dopo tavola ma la fede della vecchia camicia nera ha ispirato le mie parole.

(l) Non pubblicato.

62

IL MINISTRO A TALLINN, CICCONARDI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 430/147. TaUinn, 12 aprile 1940 (per. giorno 29). Secondo ho riferito a V. E. Ìl Ministro degli Esteri mi ha detto che non teme reazioni russe in questa zona, alla presa di posizione della Germania in Europa settentrionale, nel Baltico occidentale. È possibile che gli avvenimenti daranno ragione al Ministro degli Esteri, in quanto i Sovieti, avendo già occupato militarmente i Paesi del Baltico Orientale (Finlandia, Lettonia e Lituania) cioè sino ai confini con la Germania, non sentano il bisogno di aumentare ancor più la loro influenza e la loro pressione. Ora, i Sovieti si dedicano al rafforzamento dei punti strategici ottenuti, in modo da premunirsi contro un eventuale ritorno della Germania nel Baltico per conquistare le posizione. perdute. D'altra parte, i Governi degli Stati baltici si sono sottomessi all'occupazione militare russa per salvare un'indipendenza politica sia pure soltanto apparente, che permetta loro di attendere i risultati della guerra, senza compromettere definitivamente ed irreparabilmente la loro esistenza. Essi ammettono cioè, e ancora più sperano quel ritorno della Germania, che possa nuovamente contrastare all'U.R.S.S. le posizioni, cosi a buon prezzo conquistate. Di modo che il pericolo tuttora sussiste che i dirigenti di Mosca per controbattere la crescente minaccia tedesca, determinata dalla nuova situazione creatasi in Danimarca e Norvegia possano essere sp:inti a sbarazzarsi dei Governi di questi Paesi, accusandoli di mancanza di lealismo od almeno a ridurre ancora le scarse autonomie, finora loro lasciate. Con la conchiusione della pace russo-finlandese si era sperato che l'U.R.S.S. potesse ormai sentirsi sicura in questo settore e rinunziare ad avanzare ulteriori esigenze rivolgendo la sua attenzione altrove, soprattutto ai Balcani. Gli avvenimenti hanno deluso, finora, questa speranza. Ora nei circoli ufficiali si cerca di mantenere una linea di condotta quanto mai riservata e prudente che non possa avvalorare nessun sospetto di collusione con la Germania ai danni dell'U.R.S.S. Il pericolo bolscevico appare tanto più evidente, 'in quanto le difficoltà delle comunicazioni vanno sempre più accrescendosi. A tale riguardo la ripercussione dei recenti avvenimenti nel Mare del Nord è stata fortemente sentita. Nei c:ircoli industriali locali come ho riferito a V. E. si parla di un vero e proprio s·enso di soffocamento economico e la necessità di dovere ricorrere sempre più alle

importazioni russe o in transito per la Russia appare quanto mai pericolosa. Si teme che alla soggezione militare ed economica, faccia seguito quella politica in proporzione e misura, ben più vasta di quelle realizzatesi finora.

63

L'ADDETTO MILITARE A LONDRA, RUGGERI LADERCHI, AL SOTTESEGRETARIO DI STATO ALLA GUERRA, SODDU

R. 262 (1). Londra, 12 aprile 1940.

L'occupazione della Norvegia da parte della Germania ha ridato alla luce

il progetto alleato, nato in occasione della guerra russo-finlandese, di inviare

attraverso il Mare del Nord un corpo di spedizione in Europa settentrionale.

Potrebbe anche darsi che non sia questione di una «rinascita » e che, nono

stante la cessazione delle ostilità in Finlandia, il progetto fosse in via di essere

applicato proprio nei giorni in cui è avvenuta la mossa fulminea tedesca allo

scopo di sottrarre una volta e per sempre la penisola scandinava dall'orbita di

influenza tedesca.

Nell'un caso o nell'altro sta di fatto che un progetto esisteva; che gli studi

di dettaglio relativi erano stati effettuati; che le predisposizioni necessarie erano

state attuate.

Secondo informazioni che ho potuto assumere in questi ambienti militari

durante discussioni accademiche rese possibili dalla cessazione della guerra in

Finlandia, il progetto si sarebbe basato:

a) dal lato politico: nel presupposto che la resistenza della Norvegia e

della Svezia di fronte al fatto compiuto di uno sbarco in forze, sarebbe stata

pro forma;

b) dal lato militare:

l) sulla possibilità di effettuare uno sbarco senza gravi difficoltà in

cinque porti della costa occidentale svedese, porto di sbarco principale Trondheim;

2) sulla possibilità di impedire alla Germania di intervenire a sua

volta in Norvegia mediante controllo navale ed aereo dello Skagerrak reso più

agevole dal possesso di Bergen.

Nei riguardi delle modalità di attuazione:

a) l'azione navale iniziale sarebbe stata condotta dalle flotte alleate;

b) il primo contingente di sbarco tre divisioni (50.000 uomini) sarebbe

stato inglese;

c) truppe francesi unitamente ad altre inglesi sarebbero intervenute in

un tempo successivo nel numero richiesto dagli sviluppi della situazione.

In dipendenza della creazione di un teatro di operazioni alleato nell'Europa

settentrionale, della consistenza e sicurezza raggiunta dal fronte francese, ed

infine della possibilità di dover intervenire in Olanda, l'Inghilterra, ora in posi

zione centrale avrebbe ottenuto:

-di limitare a 500.000 uomini lo schieramento delle sue forze sul fronte

francese;

-di trattenere in patria tutte le forze dispon'ibili dopo avvenuto il com

pletamento del numero di mezzo milione di uomini in Francia ed eccedenti al

fabbisogno di truppe in Europa settentrionale.

* • *

Tale il progetto, che per semplicità chiamerò «Finlandia~. che si inquadrava nella situazione politica di allora. Di quanto esso differisce da quello attuale, «Scandinavia »? Premetto:

Per ragioni morali, ma specialmente strategico-militari e della guerra economica, l'Inghilterra deve (ne sono fermamente persuaso) non solo impedire che la Germania si consolidi in Norvegia, ma eliminare la sua presenza dalle minacciose basi navali ed aeree delle coste occidentali e meridionali norvegesi.

Essa pertanto a mio avviso agirà in quel settore ed agirà in forze.

Come è stato visto, il progetto «Finlandia » può servire di guida e di ossatura per la nuova ed assai più complicata e difficile ·impresa, ma deve essere modificato:

-nei riguardi delle operazioni di sbarco, che si presentano ora assai più difficili in quanto esse si basavano nel progetto «Finlandia ~ sulla sorpresa e sulla resistenza pro forma dei norvegesi;

-nei riguardi della forza del corpo di spedizione, in quanto il numero di truppe da impegnare inizialmente deve essere alquanto superiore.

* * •

Nonostante gli inglesi disponessero a piè d'opera delle truppe necessarie per tentare una immediata controazione e cioè prima che la Germania avesse avuto modo di consolidarsi ·in Norvegia, essi non hanno potuto spingere a fondo tale azione per la presenza nelle acque norvegesi della non ancora eliminata flotta tedesca.

Ove la situazione non venga sostanzialmente modificata nel giro di uno

o due giorni da avvenimenti in corso di svolgimento mi sembra che sarà possibile assumere che l'Inghilterra avrà optato, in conformità alla sua mentalità militare, per una linea di prudenza e di forza, anzichè di slancio e di temerità e che perciò la sua azione contro la Germania in Norvegia subirà il ritardo necessario per la sua meticolosa preparazione. In tale evenienza ed in relazione alla mancanza di truppe inglesi specializzate nella guerra in montagna e dei mezzi necessari (artiglierie someggiate) mi sembra che l'azione richiederà fin dall'inizio un intervento immediato di truppe francesi e perciò un insieme di predisposizioni che nel caso progetto «Finlandia » non sono state prese in esame ed alle quali occorre lasciare H tempo necessario perchè si concretino.

* • •

Secondo il parere di questi ambienti militari l'azione tedesca in Norvegia non è fine a se stessa, ma il preludio di più serie e decisive azioni nella zona Paesi Bassi-Francia.

L'opinione pubblica è stata disillusa che gli alleati non abbiano scelto come

contro-azione, l'immediata occupazione militare dell'Olanda.

Ciò non è stato fatto, e, due, a mio avviso, possono esserne i motivi:

-o, gli alleati si attendono che l'invasione dell'Olanda avvenga nei pros

simi giorni ad iniziativa dei tedeschi, e sapendo anche nel caso di iniziativa inglese che il risultato sarebbe sempre uguale, quello di incontrare i tedeschi in territorio olandese, preferiscono lasciare la responsabilità morale dell'invasione alla Germania;

-o, ancora in dubbio sulle intenzioni tedesche di portare la guerra nella sua fase decisiva attaccando verso la Manica, preferiscono non provocare tale possibilità dato che gli alleati, a mio avviso, sono tuttora dal punto di vista militare in condizioni di inferiorità.

Ad ogni modo, come conseguenza della nuova situazione militare creatasi con l'occupazione tedesca della Norvegia e della incombente minaccia sui Paesi Bassi, il Governo inglese ha avvicinato le forze militari istruite di cui attualmente dispone alle due zone che fanno capo ai porti di Harwich e di Dover mentre altre si troverebbero in Scozia pronte a salpare per la Norvegia.

Per quanto non sia ufficialmente noto a quanto globalmente queste forze istruite ammontino, ritengo che esse possano essere valutate a 8-10 divisioni inglesi ivi compresa la divisione canadese che peraltro non mi risulterebbe ancora in Francia (notizia da accertare).

(l) Copia del presente rapporto è stata trasmessa a Palazzo Chigi con Telespr. 1526/759da Londra del 12 aprile 1940. firmato Bastianini, non pubblicato.

64

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO 88. Budapest, 13 aprile 1940, ore 3,37 (per. ore 6,30). Conte Csaky non pare credere fase decisiva conflitto al nord a meno reazione opinione Stati Uniti, i quali però dubita fino a che punto potrebbero poi determinare effettivo spostamento forze a favore alleati, oltre apporto già da ora accordato loro. Sembra ritenere perciò che fase decisiva non potrà verificarsi che fronte occidentale. Pur ritenendo situazione sud orientale tuttora sostanzialmente tranquillizzata, non esclude tuttavia possibile azione g·ermanica destinata presidiare Romania promuovendone più completo e razionale sfruttamento produzione. In tal caso prevede Ungheria si troverebbe posta bivio opporsi Germania, cui è qui certo poco favorevole spirito pubblico, ma in questa ipotesi difendere

Romania: ovvero concordare propria azione con quella German·ia contro Romania, ciò che comporterebbe agognati vantaggi territoriali.

Accennava altresì reciproca pos1z10ne minoranze ungheresi e germaniche Transilvania le quali ultime sarebbero già a suo avviso militarmente organizzate in vista eventuale azione tedesca in Romania.

Posto in tali termini orientamento Conte Csaky sembrami lasci poco margine di dubbio.

65

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

T. PER CORRIERE 8667 P. R. Roma, 13 aprile 1940, D'l'e 8.

Vostri 882 (l) e 909 (2).

Vi prego di far presente a Goring quanto segue:

l) Da alcuni anni il R. Governo ha polarizzato talune correnti di importazioni tradizionali da altri paesi. Per ragioni di ordine generale dobbiamo quindi insistere perchè questa situazione non subisca bruscamente un arresto, con conseguenze non rimediabili con la dovuta sollecitudine, in ragione alle particolari esigenz·e attuali del paese.

2) Questa nostra legittima aspettativa di cooperazione anche in questo campo da parte della Germania non può che essere rafforzata in questo momento, appunto in ragione della attuale situazione de'i due Paesi.

3) A parte tali considerazioni, alle quali non può non darsi il dovuto rllievo, i nostri bisogni hanno una base di ordine giuridico. Infatti con la determinazione dei contingenti, annualmente concordati, si ha il diritto di esigere che siano rilasciate le licenze da parte di codesto Governo. Non è quindi ammissibile che sia rifiutata la licenza, tanto più quando essa è rifiutata alla merce già pronta per la partenza e talora anche pagata. Su questo problema di carattere pregiudiziale si deve particolarmente insistere perchè tocca l'applicazione degli accordi.

4) È necessario pertanto che per tutto il materiale pronto per la spedizione sia senza altro concessa la licenza, senza alcun indugio.

5) II R. Governo non è alieno dal fornire degli elenchi dei macchinari e loro parti particolarmente necessari per l'attrezzamento militare. Devesi però rilevare che esso deve essere aggiornato a brevi intervalli, per tener conto dei contratti che sopravvengono.

Per i contratti in corso si potranno allestire delle liste. Ma la ràccolta, con la dovuta precisione, delle indicazioni necessarie richiederà del tempo sia per i rilievi che per i controlli. E si cercherà di farlo pervenire al più presto possibile. Ma, giova insistere, esso non può avere che un valore esemplificativo e di carattere contingente e relativo.

Resta inteso che le trasmissioni saranno fatte, secondo il desiderio da Voi espresso, per il tramite di questo Ministero. Sarà quindi necessario che anche Voi trasmettiate al Ministero le ·richieste che Vi pervenissero direttamente per dovuti controlli.

8 -Documenti JipklmaJici • Serie IX · Vol. IV.

(l) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. III, D. 661. (2) -Vedi DD.I., Serie IX, vol. III, D. 694.
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L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BUENOS AIRES, SERENA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

l. 71. Buenos Aires, 13 aprile 1940, ore 13,36 (per. ore 19). In vista di voci diffusesi e di pubblicazioni apparse al riguardo, questo Ministro degli Affari Esteri ha convocato i giornalisti ed ha dichiarato: l) che non è 'stata messa in funzione la procedura delle consultazioni fra i paesi ameTicani per formulare una protesta o per concertare qualche analoga manifestazione in presenza della situazione creatasi in Danimarca ed in Norvegia; 2) che Argentina mantiene e manterrà il principio tradizionale nella sua politica di non riconoscere le conquiste territoriali con la forza. Di conseguenza

essa continuerà a riconoscere nelle loro funzioni rappresentanti qui accreditati dei suddetti due Paesi.

67

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. URGENTE RISERVATO PER TELESCRIVENTE 317. Berlino, 13 aprile 1940, ore 14,30. A questo Ministero degli Affari Esteri mi vien fatta rilevare la differenza fra il comunicato dell'Agenzia Belga (l) e quello emanato dopo la riunione del Consiglio dei Ministri, più generico quest'ultimo. Secondo un dispaccio dell'Ambasciatore tedesco a Bruxelles, il Capo di Gabinetto del Ministro degli Esteri belga gli ha dichiarato che il comunicato dell'Agenzia Belga è stato fatto senza il consenso del minimo accordo con il Presidente del Consiglio. Il comunicato emanato dopo la riunione del Consiglio dei Ministri risponde alla norma finora seguita dal Governo belga di riaffermare la sua neutralità e indipendenza in occasione di nuovi avvenimenti internazionali (nel caso specifico, l'azione tedesca in Scandinavia), per dimostrare la continuità della politica belga. Il comunicato dell'Agenzia Belga è invece una reazione non a un passo diplomatico franco-inglese vero e proprio, ma al discorso di Halifax e a un articolo del Temps invitanti i Neutri a mettersi sotto la protezione degli Alleati. Dato che la situazione sia effettivamente come ha dichiarato il predetto Capo di Gabinetto, la questione sollevata dal comunicato dell'Agenzia Belga si considera qui liquidata. Questo Ministero degli Esteri, riferendomi la segnalazione di movimenti di

truppe nel Belgio, li considera legati alle preoccupazioni belghe per presunte intenzioni francesi di inviare truppe al Belgio.

(l) Vedi D. 35

68

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 172. Washington, 13 aprite 1940, ore 19,11 (per. giorno 14, ore 4,30).

Seguito telegramma n. 166 (1).

Roosevelt ha dichiarato stampa che Groenlandia, dal punto di vista geografico fisico è più affine a continente americano che non a quello europeo. Occupazione Danimarca da parte tedesca -secondo la dichiarazione del Presidente -può creare in avvenire difficoltà a popolazioni Groenlandia specialmente per quanto concerne rifornimenti sino ad ora assicurati da navi danesi.

Perciò Presidente prospettato eventualità invio prossima estate missione Croce Rossa americana in Groenlandia, qualora navi danesi non potessero più farvi approdo.

Presidente ha aggiunto, che tale missione di carattere puramente «umanitario » non andrebbe affatto messa in relazione con dottrina di Monroe, che sarebbe prematuro invocare, finchè Groenlandia restasse possedimento danese.

69

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 319. Berlino, 13 aprile 1940, ore 20,37.

Questo Ministro di Svezia smentisce che siavi stata da parte della Germania richiesta per passaggio di truppe in Norvegia (2). Vi furono bensì sin dal giorno 9 tra i due Governi scambio di vedute e richieste di informazioni, ma tutto si terminò in maniera soddisfacente per ambedue le parti con l'assicurazione svedese della p'iù stretta neutralità verso tutti e della intenzione di non prendere misure di mobilitazione generale.

Il Governo svedese sembra quindi, almeno per il momento, tranquillo. La situazione può però complicarsi per le difficoltà di approvvigionamento da Narvik.

70

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 121. Bucarest, 13 aprile 1940, ore 23,40 (per. giorno 14, ore 5,15).

Stato d'animo da me segnalato con mio telegramma n. 119, 12 corr. (3), perdura tuttora aggravato da notizie che circolano di 'incidenti russo-romeni di notevole gravità e di concentramenti sovietici alle frontiere romene.

Oltre incidenti menzionati nel mio telegramma n. 119, mi vien riferito fra l'altro che questo Incaricato d'Affari sovietico è stato recentemente fermato per

sbaglio alla stazione di Bucarest da agenti di polizia romena e subito rilasciato e che Ambasciatore Suritz avrebbe avuto gravi diverbi in treno con conduttore romeno. Notizia di altri concentramenti militari sovietici è stata anche trasmessa da ufficio Questa Legazione distaccato Cernauti e riferito da fonte romena abitualmente bene informata. Essa è invece smentita da questo Stato Maggiore nonchè da questo Ministero degli Affari Esteri. Ministero anzidetto afferma altresì che non vi sono da parte sovietica (oltre a quanto dettomi da Gafencu e riferito con mio telegramma n. 119) nuovi atteggiamenti o circostanze maggiormente preoccupanti.

Aggiungo infine che questo Ministro di Germania diversamente opinione finora manifestata ha ieri ammesso meco possibilità azione in Bessarabia e che medesimo linguaggio è stato tenuto in ambiente vicino a questa Legazione di Germania con questo corrispondente Stefani.

(l) -Vedi D. 32. (2) -Sic. Si deve leggere « Svezia •. (3) -Vedi D. 60.
71

L'AMBASCIATORE A MADRID, GAMBARA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO PER CORRIERE 20. Madrid, 13 aprile 1940 (per. giorno 14, ore 15,40).

Mio telegramma 108 del12 u. s. (l) e lettera di V. E. n. 02341 del 10 corr. (2).

Consegnato stanotte plico Duce a Fl'anco. Desiderato gli traducessi et spiegassi parola per parola contenuto. Pregat01ni ringraziare vivamente Duce per cortese comunicazione et aggiuntami testualmente: « Risponderò personalmente at Duce. Voi et Italia conoscete come me condizioni Spagna -in questi momenti critiC'issiini. Difficoltà trasporti e prezzo noli ci causano vivissima apprensione per rifornimenti grano di cui scarseggiamo moltissimo. Assoluta mancanza scorte benzina, deficienza munizioni e armamento e quanto necessita per una guerra ci fanno logicamente desiderare che questa jattura ci venga risparmiata-però-se a questa-come ad altri è capitato-saremo trascinati-Spagna farà proprio dovere. Nel Consiglio della difesa che ieri ho presteduto ho già dato tutte le disposizioni per fronteggiare gl'i eventi. Marocco, Baleari, Hinterland Gibilterra verranno adeguatamente rinforzati; spinti lavori frontiera pirenaica. Comprendo delicatissima situazione Italia e sue necessità pei cinque fronti. Particolarmente delicato ritengo fronte balcanico e non so se Russia sia totalmente d'accordo con Germania per quanto possa a Voi interessare nella questione romena. Ritengo che spirito alleati sia molto depresso e ciò deduco da atteggiamento Ambasciatore inglese qui e da colloqui di Lequerica con Mandel a Parigi. Mandel ripetuto più volte essere scontentissimo situazione interna Francia dove per sistemare cose occorrerebbe poter promulgare leggi draconiane contro comunisti e disfattisti :. .

Franco ha poi aggiunto: «Escludo assolutamente alleati per ora possano

effettuare sbarco Baleari e Marocco o tentino allargare retroterra Gibilterra>.

Passato poi a parlare dell'azione tedesca al Nord magnificandone i risultati ottenuti.

Nel congedarmi con solita affabile cordialità mi ha detto che Consiglio Ministri da cui allora usciva aveva superato ultime diffi.coltà circa nostri trattati in corso discussione.

Più tardi, trovandomi a casa mia con Ministro Yague, questi presenza altre persone dettomi: < Oggi abbiamo firmato convenzione aerea -e stasera in consiglio ho energicamente preso vostre parti per trattato commerciale e regolamento debiti e ho chiaramente espresso che bisogna non aver occhi per non vedere che nostri interessi sono con Italia; con Italia dovremo essere o in miseria nella più disperata ipotesi, o navigare nell'oro se tutto andrà come ci auguriamo. Cosa conta allora qualche milione in più o in meno? Nostro destino è indissolubilmente legato destini Italia ».

Aggiuntami viva preghiera per nostro Ministero Aeronautica inviare al più presto competenti svelti e non burocratici per concludere con lui quanto ha attinenza a urgente messa in efficienza aviazione spagnola. «Se voi -ha aggiunto -sarete obbligati guerra credo non potrà dispiacervi aver qui una aviazione spagnola pronta ad ogni evento » (1).

(l) -Non pubblicato. (2) -Non pubblicata. Si tratta della lettera con cui Ciano trasmise a Gambara il plico con la lettera di Mussolini (vedi DD.I., Serie IX, voJ.. III, D. 726), incaricando l'ambasciatore di rimetterlo personalmente a Franco.
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IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 6. Teheran, 13 aprile 1940 (per. giorno 20).

Mio telegramma per corriere 05 (2).

Testo del nuovo trattato di commercio irano-sovietico che trasmetto a parte conferma impressione che trattato stesso sia stato imposto dalla politica di forza dell'U.R.S.S. verso questo Paese e sotto certi punti di vista può essere considerato anche come un tentativo di ritorno ad una forma di regime capitolare.

Anche questo Ambasc'iatore di Turchia ammette che il trattato è stato imposto ad Iran dalla minaccia e che U.R.S.S. approfitta così del conflitto eurOpeo per riprendere vecchia posizione. Non si è verificata finora alcuna reazione da parte inglese. Confermo che pubblico iraniano ha accolto in generale con favore predetto trattato poichè dal lato commerciale permette importazione manufatti di prima necessità e dal lato politico rappresenta un fiero colpo al regime dello Scià cui popolarità è in continua diminuzione. Voci cambiamento di gabinetto non hanno avuto finora conferma. Sembra poi che il Governo iraniano favorisca in tutti i modi scambi commerciali con la Germania, tanto è vero che al momento della firma del trattato predetto è stato anche firmato grosso contratto di clearing con ditta tedesca Ferrostal per 38 milioni di marchi. Contemporaneamente vengono registrati continui arrivi di tedeschi in Iran. Anche grosso contratto firmato con Iran per scambio fra cotone persiano e

cemento e cotonate italiane avvenuto pure contemporaneamente firma del trattato predetto, rientra nella manovra di questo Governo di controbilanciare spinta sovietica con legami commerciali sempre più stretti Germania e limitatamente anche con Italia mentre viene evitata qualsiasi transazione con Inghilterra.

(l) -II presente documento reca il visto di Musso.lini. (2) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. III, D. 703.
73

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. SEGRETO 3402/1019. Berlino, 13 aprile 1940 (per. giorno 17). Secondo notizie attinte dal gen. Marras presso questi ambienti militari la situazione attuale può riassumersi nel modo seguente: In Danimarca calma .completa. In Norvegia l'occupazione ha incontrato difficoltà notevolmente superiori alle previste a causa della resistenza norvegese e della reazione inglese. È in corso l'invio di rinforzi, per procedere gradualmente all'occupazione di tutta la Norvegia, superando la resistenza delle scarse forze norvegesi, le quali per altro potranno mantenersi lungamente nella zona montana interna. Il traffico marittimo lungo le coste norvegesi è quasi completamente soppresso a causa della presenza di numerosi sommergibili inglesi. Si fa assegnamento sulle ferrovie. Molto probabilmente verrà richiesta l'utilizzazione delle ferrovie svedesi, specialmente per rinforzare e alimentare Narvik, e può aggiungersi, anche per controllare le zone minerarie di Kiruna e di Gallivare. Sembra che la maggior parte delle forze navali e del naviglio impegnato per la spedizione sia già al sicuro. Le perdite riconosciute sono: incrociatori Blilcher (che aveva a bordo circa 900 uomini dell'esercito) e Karlsruhe, due cacciatorpediniere, alcuni sommergibili e circa cinque piroscafi. Queste perdite sono alquanto sensibili per l'entità delle truppe e dei materiali che erano a bordo. Smentita la perdita del Gneisenau che è attualmente a Wilhelmshaven e dell'Emden che trovasi a Osio. Non vi è intenzione per ora di agire contro la Svezia, la quale peraltro è stata diffidata dal prendere provvedimenti di mobilitazione e dall'eseguire spostamenti di notevoli entità. Tutto sommato l'operazione rappresenta finora una brillante affermazione di forza e di abilità militare, ma ha complicato in qualche modo la situazione e suscita qualche preoccupazione. L'occupazione completa delle coste norvegesi e la loro organizzazione migliorerà sensibilmente la situazione strategica nei riguardi della lotta contro l'Inghilterra. La situazione è ancora 'instabile nei riguardi della Svezia. Le forze terrestri impegnate nell'operazione non incidono per ora in modo sensibile sulla capacità offensiva alla fronte occidentale. Posso aggiungere per parte mia che il Ministro di Svezia che ho visto oggi, mi assicura che a suo avviso la resistenza norvegese non potrà durare a lungo. D'altra parte lo stesso Ministro ritiene che dal punto di vista economico e dei rifornimenti tutta l'impresa dano-norvegese non possa essere un guadagno per la Germania.

74

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. S. N. (1). Sofia, 13 aprile 1940.

Come ho già informato (2), il Ministro degli Affari Esteri Popov mi ha informato che effettivamente questo Ministro di Romania, sig. Filotti, si è iersera recato a vederlo per invitare, a nome del suo Governo, la Bulgaria a collaborare con gli altri Stati rivieraschi alla sorveglianza ed al controllo collettivo sulla navigazione danubiana.

Questo invito è stato fatto a seguito degli scambi di idee già avvenuti in questo campo tra Bucarest e Belgrado.

La collaborazione dovrebbe avven:ire in un primo momento in seno alla Commissione del Danubio di Belgrado perchè questa assuma la direzione di tale azione di sorveglianza. Ma Bucarest, realizzando come in quella Commissione siano tuttora rappresentate Inghilterra e Francia, mentre ne è assente la Germania, prevede difficoltà e ha quindi comunicato a Sofia che, qualora l'iniziativa in seno alla Commissione non sortisse il suo effetto, occorrerebbe pensare ad una collaborazione diretta tra gli Stati interessati.

A questo scopo Bucarest ha presentato un progetto che può riassumersi nei seguenti cinque punti:

l) necessità di un permesso da parte dello Stato rivierasco per i carichi

che transitano nelle proprie acque per tutti quei materiali che possono essere

considerati di carattere bellico (armi, esplosivi, ecc.);

2) necessità di identico permesso per tutti 'i materiali pesanti, capaci, in

caso di affondamento, di recare disturbo alla navigazione del fiume (cemento,

pietre, ecc.);

3) obbligo di limitazione degli equipaggi sulle imbarcazioni in transito

ed obbligo di carta di identità da parte dei membri degli equipaggi stessi;

4) divieto di navigazione del Danubio per unità da guerra non appar

tenenti agli Stati rivieraschi;

5) compilazione di un piano in comune per le misure di sorve

glianza fluviale.

Per stati rivieraschi s'intendono quelli del medio e basso Danubio e sono

quindi esclusi il Reich e la Slovacchia.

Con tale progetto, che viene ritenuto a Sofia indubbiamente abile, Bucarest,

mentre da una parte tende ad eliminare il pericolo di una discesa nel basso

Danubio di unità da guerra fluviali germaniche, dall'altra si pone in condizione

di dimostrare alla Germania come praticamente le progettate misure siano desti

nate ad impedire ulteriori tentativi britannici del genere di quello avvenuto a

Giurgiu.

Come ho telegrafato il Governo bulgaro ha accettato di collaborare ed ha

g1a telegraficamente inviato istruzioni al suo Tappresentante nella Commissione

del Danubio di Belgrado perchè agisca nel senso desiderato.

Il Ministro Popov ha aggiunto che da parte della Romania, della Jugoslavia,

e della Bulgaria si spera di ottenere, in seno alla Commissione l'appoggio del

rappresentante italiano.

(l) -L'originale di questo documento ritrasmesso per conoscenza ad alcune nostre rappresentanze all'estero con Telespresso riservato da Roma 12/14015/C del 22 aprile 1940, non è stato rintracciato. (2) -Vedi D. 57.
75

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 13 aprile 1940.

L'Incaricato d'Affari d'Inghilterra, nel consegnarmi l'unito appunto relativo

all'atteggiamento della stampa italiana e specialmente del Popolo d'Italia nei

riguardi dell'Inghilterra, mi ha chiesto se tale atteggiamento doveva conside

rarsi anche un cambiamento della politica italiana nei riguardi dell'Inghilterra.

Ha aggiunto che il linguaggio della stampa italiana è divenuto oltre che ostile,

anche provocatorio e mi ha citato a riprova del suo dire il pezzo comparso

stamane sul Messaggero, asserendo che non si poteva scrivere niente di peggio

contro l'Inghilterra. Gli ho risposto che la politica italiana non è mai cambiata

e che in ogni modo un tale giudizio non può essere ricavato dai giornali. Comun

que non mi sembrava che i giornali italiani avessero cambiato atteggiamento

poichè essi hanno sempre dimostrato una aperta simpatia per la Germania.

Evidentemente po'ichè gli avvenimenti bellici hanno assunto un carattere più

sensazionale è logico che tanto i titoli che le notizie si sono dovuti adeguare a

tale nuovo aspetto.

Sir Noel Charles ha replicato col dire che la stampa italiana dà un rilievo

ingiustificato alla formazione di un Gabinetto Quisling il quale non possiede

certo la fiducia del popolo norvegese. Gli ho risposto che il Governo Quisling

aveva il vantaggio di risiedere alla capitale dove non sembra che la popolazione

sia ostile ai tedeschi. Alla sua affermazione che la Norvegia era solo rappresen

tata dal suo Re che era nemico della Germania, gli ho dovuto rispondere che

forse quest'ultimo avrebbe fatto bene ad uniformarsi all'operato del cugino Re

di Danimarca il quale aveva evitato al suo Paese un inutile spargimento di

sangue.

Alla fine del suo colloquio Sir Noel ha chiesto cosa vi fosse di vero sulle

voci che circolavano di un prossimo sbarco italiano a Corfù ed anche a Creta.

Gli ho risposto che non ne avevo mai inteso parlare.

L'Incaricato d'Affari d'Inghilterra mi ha anche lasciato le due unite Note (l)

relative alla situazione in Scandinavia secondo la propaganda britannica (2).

ALLEGATO

L'AMBASCIATA DI GRAN BRETAGNA A ROMA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

NOTA VERBALE S. N. Roma, 12 aprite 1940,

His Majesty's Government consider that the sentiments expressed in the three articles published in Popolo d'Italia of Aprii 5th do not represent the relations or the feelings between Italy and the United Kingdom as they are understood to be in the United Kingdom, and of which no change has been discernible in oftìcial contacts between the two countries. If there is in fact a change in the attitude of the Italian Goverument, His Majesty's Government would expect to be informed of it by them and not by the ltalian press, whose official inspiration is more often denied than ndmitted. His Majesty's Government bave noted for a number of weeks past a deterioration in the tone and attitude of the Italian press towards them, culminating in the articles in Signor Mussolini's own newspaper, all directed against the Allied. These articles bave been followed by others (notably on Aprii 9th) equally unfriendly, dealing with the German aggression on Denmark and Norway which appear uniformly to distort the British points of view. British public opinion can only assume that for some reason quite incompatible with the friendly attitude towards ltaly displayed by the United Kingdom during the corresponding period, feelings reverse of friendly towards them are being encouraged.

(l) -Non pubblicate. (2) -Il presente docwnento reca il visto di Mussolini.
76

L'AMBASCIATORE A BRUSSELLE, PAULUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 44. BrusseZZ.e, 14 aprile 1940, ore 14 (per. ore 18,40).

Intensificazione alcuni preparativi militari da parte della Germania alla frontiera lussemburghese e in particolare costruzione pontili alla conf!uenza Sauer Mosella hanno causato delle preoccupazioni. Situazione tenderebbe però ora ritornare normale. Belgio in seguito sollecitazioni Governo lussemburghese avrebbe accettato ospitare 100.000 persone nella Fiandra occidentale. Esistono tuttavia grandi difficoltà provvedere sgombro momento critico.

R. Addetto Militare informami che nessun provvedimento difensivo carattere militare è stato preso nel territorio del Granducato eccetto sbarramenti predisposti ai ponti sulla Mosella e inizio costruzione fosso anticarro presso ponte di Wasserbillig sulla rotabile Treviri-Lussemburgo.

77

IL MINISTRO A BANGKOK, CROLLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 21. Bangkok, 14 aprile 1940, ore 22 (per. giorno 15, ore 4,50).

Questo Ministro Affari Esteri Aggiunto mi ha pregato passare da lui e mi ha detto che Primo Ministro lo aveva incaricato di farmi seguente comunicazione confidenziale.

Circa un anno fa Governo francese ha invitato Governo del Siam a mezzo di questo mio collega di Francia per proporre conclusione patto di non aggres

sione. Governo del Siam, dopo avere lasciato trascorrere sei mesi, ha risposto

nell'ottobre scorso accettando l'idea patto di non aggressione ma chiedendo con

temporaneamente piccole modifiche frontiera Mekong « conformemente regole

diritto internazionale » e cioè revisione frontiera in modo da farla coincidere

thalweg in quei tratti in cui Siam... (l) con Indocina. Attuale frontiera lascia

infatti isole fiume in totale possesso Francia. Al tempo stesso e cioè ottobre

scorso Governo del Siam ha avvicinato a sua volta Governo britannico e Gover

no giapponese (due Potenze l'una confinante l'altra vicina) per metterli al cor

rente passo francese e risposte ricevute e proporre parallelamente conclusione

patti di non aggressione con Inghilterra e Giappone.

Governo francese non ha ancora risposto circa controproposte e quindi negoziati non sono ancora incominciati. È del resto ferma intenzione Governo del Siam non firmare patto di non aggressione con Francia se questa ultima non accetta modifica frontiere.

Governo giapponese per quanto sollecitato non ha ancora dato alcuna risposta.

Viceversa Governo britannico si è affrettato ad aprire negoziati ed è stato così raggiunto accordo di massima su di un testo che verrà firmato e reso pubblico nella settimana. Ho preso visione testo. Esso si compone preambolo e 6 articoli.

Nel preambolo si dichiara che «precedenti impegni internazionali assunti due parti contraenti non costituiscono ostacolo allo sviluppo pacifico mutui rapporti due Paesi » e si conferma volere col nuovo trattato dare effetto tra Inghilterra e Siam al patto generale di rinuncia alla guerra dell'agosto 1928. Art. 1° stabilisce impegno non ricorrere fra loro nè concertarsi con terze Potenze ad atti di guerra o violenza o di aggressione e rispettare reciprocamente integrità territoriale. Art. 2°: se una delle parti contraenti è vittima di una aggressione da parte di terzi l'altra parte contraente si impegna non dare direttamente o indirettamente assistenza all'aggressore. Se tuttavia una parte contraente commette atti guerra o aggressione contro terza Potenza l'altra parte potrà immediatamente e senza previa notifica sciogliersi dal trattato (Ministro degli Affari Esteri mi ha sottolineato caso ipotetica aggressione contro il Giappone o anche Stato europeo qualunque). Art. 3°: trattato non limita nè modifica precedenti impegni due parti contraenti. Ognuna delle due parti dichiara non essere legata nessun impegno e obbligo partecipare atti guerra o aggressione contro l'altra parte. Art. 4°: salvaguarda diritti ed obblighi derivanti patto agli interessati. Art. 5°: stabilisce impegno reciproco rispetto sovranità e autorità due parti contraenti; impegno non intervenire affari interni dell'altra parte; impegno astenersi da qualsiasi azione che possa provocare od aiutare agitazione, propaganda o tentativi intervento diretti alterare integrità territoriale o mutare con la forza forma di governo dell'altra parte (questa ·clausola è intesa porre fine subdoli tentativi inglesi fomentare malcontento contro il presente regime dittatoriale). Art. 6°: stabilisce scambio ratifica Bangkok e durata trattato cinque anni dopo che esso può essere denunziato unilateralmente con preavviso di un anno.

Ministro degli Affari Esteri [Aggiunto] mi ha detto che Primo Ministro voleva Governo fascista fosse il primo dei Governi non direttamente interessati ad essere informato di quanto precede; Governo del Siam desidera inoltre assicurare Governo fascista che il trattato non contiene alcuna altra clausola segreta nè rappresenta in alcun modo riavvicinamento del Siam alle Potenze democratiche, ma corrisponde soltanto necessità Governo del Siam garantire propria sicurezza e neutralità in qualsiasi evenienza nei confronti Potenze confinanti.

Ministro Affari Esteri [Aggiunto] ha concluso dichiarando che firma patto di non aggressione con Inghilterra ed eventualmente con Francia e Giappone non potrà mai alterare in qualsiasi futura contingenza internazionale profonda amicizia Governo e popolo Siam per l'Italia fascista.

(l) Nota dell'Ufficio Cifra: • Manca •.

78

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

T. PE;R TELESCRIVENTE 83/200 R. Roma, 15 aprite 1940, ore 9,10. Giorno 12 corrente Ambasciata di Germania ha fatto presente desiderio del Governo del Reich che fosse impedita o comunque ritardata partenza dei piroscafi danesi e norvegesi ancorati nei porti italiani allo scopo di evitare che essi venissero ·eventualmente catturati dalle forze franco-britanniche (1). In adesione a tale desiderio RR. Capitanerie di Porto ebbero istruzioni di fare ritardare partenza di detti piroscafi, adducendo motivi di carattere tecnico e senza che il R. Governo risultasse parte in causa. Identiche istruzioni furono impartite alle autorità portuarie della Libia e dell'A.O.I. ed al Governatore delle Isole dell'Egeo. Peraltro, di fronte proteste Capitani navi interessate e in considerazione del fatto che una coattiva permanenza di questi bastimenti nei nostri porti avrebbe indubbiamente provocato da parte dei franco-inglesi reazioni dannose tanto agli interessi italiani quanto a quelli tedeschi è stato fatto presente stamane a questa Ambasciata di Germania opportunità riconsiderare la questione nel senso di ritardare più che fosse possibile la partenza delle navi di cui si tratta senza peraltro opporvisi qualora i comandanti elevassero formale protesta. Avendo Ambasciata di Germania convenuto in tale punto di vista, nuove istruzioni sono state impartite nel senso sopraindicato alle competenti Autorità.

Tanto si comunica per vostra opportuna conoscenza ed eventuale norma di linguaggio.

79

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO 72. Shanghai, 15 aprile 1940, ore 10 (per. ore 22,50). Durante la sosta giorno arrivo a Shanghai avuto amichevole conversazione

Ambasciatore Sato capo della Missione economica g·iapponese in viaggio per l'Italia.

Ho rilevato che fini della Missione non sono soltanto economici commer

ciali ma anche e soprattutto politici.

Il principale secondo il mio interlocutore dovrebbe essere quello di rendere

più intimi e operanti i rapporti tra l'Italia ed il Giappone per rafforzarne

influenza, vicendevolmente equilibrandola, sì che i due paesi possano più facil

mente evitare ulteriore estensione del conflitto europeo.

Mi ha detto Sato che era ferma intenzione della parte migliore del Giap

pone di mantenere ad ogrri costo neutralità e che a Tokio si riteneva in ciò

concordasse, per ora almeno, Governo fascista.

Mi ha assicurato che amicizia del Giappone per l'Italia è profonda e sincera.

Mai esso dimenticherà simpatia e appoggio venutigli dall'Italia (che non

volle mercanteggiarli in momenti difficili e decisivi).

I circoli più influenti di Tokio attribuiscono grande importanza alle con

versazioni di Sato col Duce e con V. E., sicuri che da esse scaturiranno nuovi

elementi per fissare futura linea di azione dell'Impero nipponico.

Sato confermando impressione che viene dall'esame del suo passato appare

uomo colto e raffinato: diplomatico più che uomo politico: moderato e calco

latore, lo si sente nettamente contrario ai militari estremisti.

La sua missione a Parigi ha lasciato in lui traccie profonde.

(l) Vedi D. 58.

80

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 329. Berlino, 15 aprile 1940, ore 1.'1,35. Questo Ministero degli Esteri mi segnala l'esistenza di preoccupazioni e inquietudini in Romania per un'eventuale azione .militare russa. Causa di esse, oltre il discorso di Molotov è stato il colloquio fra Molotov ed il Ministro romeno a Mosca. In tale occasione Molotov ha consegnato al Ministro romeno un memorandum in cui sono elencati numerosissimi incidenti di frontiera, ma sembra, secondo un dispaccio del Ministro tedesco a Bucarest, che il memorandum non contenga pretese da parte della Russia. Tale memorandum ha molto sorpreso il Governo romeno, perchè è a sua conoscenza un solo incidente di frontiera. Anche lo Stato Maggiore romeno ha qualche inquietitudine in seguito all'accertamento di movimenti di truppe russe e dello sgombero delle popolazioni russe prossime alla frontiera con la Romania. A questo Ministero degli Esteri nulla risulta però circa un eventuale cambiamento dell'atteggiamento delio. Russia verso la Romania, e si continua a ritenere che la Russia, pur mantenendo le sue richieste per la Bessarabia, non intenda darvi una soluzione militare. Per quanto riguarda l'Olanda nulla di nuovo. Si confermano a questo Ministero degli Esteri le notizie di inquietudine esistenti in Olanda e in Belgio e le misure di sicurezza da tali Stati adottate. Al Ministero stesso si sta studiando 'il libro arancione olandese recentemente uscito che contiene anche lo scambio di note

con la Germania. Circa la questione dei lavoratori, la Svezia ha risposto che le disposizioni vietanti l'arruolamento di essi in Norvegia si rivolgono, oltre

che ai militari, a tutti i cittadini. Il discorso di Roosevelt viene considerato poco cortese verso la Germania ma, secondo quanto si è fatto in altre occasioni, anche stavolta la Germania non protesterà.

81

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 91. Budapest, 15 aprile 1940, ore 14,30 (per. ore 16,45).

Nonostante sforzi evidenti Governo ricondurre calma, opinione permane nervosa eccitabile.

Voci ultimatum sovietico Romania per Bessarabia e asserzione imminente azione militare italiana nei Balcani per quanto prontamente smentita lascia traccia nervosismo.

Vasta campagna stampa specie destra è in corso contro la stampa liberale per suo carattere e servizi informativi allarmistici.

Questi ambienti continuano altresl considerare possibile se non attuale azione germanica Romania attraverso territori ungheresi come segnalato, e sembrami sintomatico che specie circoli militari riprendano contemporaneamente parlare con insistenza soluzione questione Slovacchia.

Ricordo al riguardo V. E. quanto ebbe a dirmi in argomento Conte Csaky a termini mio telegramma per corriere 047 (1).

82

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO PER TELESCRIVENTE 328. Berlino, 15 aprile 1940, ore 14,45.

Mio telegramma n. 324 (2).

Ufficiale di collegamento questo Ministero della Guerra rispondendo a stringenti quesiti dell'addetto militare aggiunto, ha ammesso stamane concentramento unità tedesche « verso sud est ~ (non ha voluto precisare se si tratta d'i frontiera jugoslava, ungherese o slovacca) spiegando che tali concentramenti «erano stati resi necessari da armata Weygand ~.

Avendo addetto militare aggiunto osservato che detta armata trovasi tuttora ben lontana dal quel settore egli ha risposto, un poco evasivamente in tutto, esser ciò vero ma doversi anche considerare « armata stessa potrebbe in due giorni appena essere trasportata in Tracia ».

(l) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. III, D. 691. (2) -Non pubblicato.
83

L'AMBASCIATORE A BRUSSELLE, PAULUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 45. Brusselle, 15 aprile 1940, ore 20 (per. ore 23,10).

Mio telegramma 43 (1).

Secondo ulteriori informazioni raccolte da varie fonti risulterebbe:

l) che azione segreta franco-inglese presso questo Governo sarebbe intesa

ad ottenere automatismo dell'aiuto Belgio e passaggio truppe alleate attraverso

Belgio in caso di attacco tedesco contro Olanda;

2) che franco-inglesi avrebbero offerto al Belgio immediato invio di

400.000 uomini da attestare su seconda linea difesa ad Anversa-Lovanio-Namur, mentre truppe belghe occidente dovrebbero tenere prima linea su canale Albert. Tale offerta sarebbe stata da questo Governo respinta;

3) che in via subordinata franco-inglesi avrebbero proposto invio segretv ufficiali alleati Stato Maggiore per preordinare eventuale piano difesa comune in caso attacco tedesco.

Stampa belga anche filo-francese continua sostenere peraltro (vedasi telegramma odierno Stejani speciale n. 1467) (2) opportunità resistere pressione e mantenere neutralità assoluta.

84

L'AMBASCIATORE A MADRID, GAMBARA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PERSONALE 113. Madrid, 15 aprile 1940, ore 23,15 (per. giorno 16, ore 1,55).

Vostro 112 (3). Questo Governo propone: lo ritiro contro-progetto trasmesso

con mio telespresso n. 488 (4) sostituendolo con altro da redigersi sulle seguenti

basi: raddoppiamento tasso interesse previsto articolo l o predetto contro-progetto

in sostituzione clausola oro da noi richiesta. Ammontare totale interessi sarebbe

così di 800 milioni. Pagamento, secondo noto piano ammortamento, sarabbe effet

tuato in Roma in lire italiane o in titoli debito pubblico italiano al loro valore

effettivo. 2° ridurre ciascuna voce clearing commerciale del 15 % anzichè

del 20 %.

Il presente telegramma continua con il numero di protocollo successivo (5).

(l) -Vedi D. 54: vedi anche D. 51. (2) -Non pubblicato. (3) -Vedi D. 23. (4) -Non rintracciato. (5) -Vedi D. 87.
85

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 54. Budapest, 15 aprile 1940 (per. giorno 18). Mio telegramma n. 91 (1). Dal complesso delle indicazioni che vado segnalando alla E. V. per ultimo col mio telegramma surriferito, riterrei che la questione di un possibile attraversamento di truppe germaniche in territorio ungherese per un'azione in Romania, e di un atteggiamento in principio consenziente da parte dell'Ungheria, vada ormai messa a fuoco. È ben vero che secondo anche quanto ebbe distesamente ad espormi il Conte Csaky l'attraversamento del territorio ungherese da parte di forz·e armate germaniche ebbe già una volta ad essere richiesto e negato. Occorre però cOI1siderare che si trattava in quella circostanza di colpire di rovescio la Polonia a fàvore della quale portavano in Ungheria 'il sentimento pubblico ed una lunga tradiziqne di amicizia ed· anche di recente collaborazione. Oggi, come mi osservava lo stesso Conte Csaky, un diniego ungherese servirebbe in via principale a coprire la Roman:ia cioè l'avversario dell'Ungheria. I dati quindi mi sembrano rovesciati.. In sostanza l'ultima parola è riservata al Reggente il quale rappresenta tuttorà la chiave di volta della situazione ungherese. Ha avuto occasione di farmene accenno il Ministro degli Esteri e per parte mia gli ho accennato che dal Reg~ gente avevo sentito più volte espressioni tali di inconciliabile ostilità verso i Sovieti, che un'azione tedesca in Romania la quale tenesse conto degli interessi magiari, ma non potesse omettere nel tempo istesso quelli sovietici, mi parevà non avrebbe trovato un facile consenso dell'Amm·iraglio Horthy preoccupato soprattutto di evitare qualsiasi collusione con i Sovieti stessi. Il Conte Csaky ha avuto a rispondermi che il pensiero del Reggente sarebbe in questo senso effetti;,amente tenuto presente da parte germanica ove però non si mancava della necessaria abilità per poter fare intravvedere all'Ammiraglio Horthy i lineamenti di una ·collaborazione totale ungaro-germanica la quale avrebbe potuto finalmente anche trasformarsi in un'azione anti-sovietica di difesa della regione danubiano-balcanica se non addirittura di un arretramento verso oriente delle frontiere dei Sovieti. Riferisco questo accenno con le necessarie riserve per quel valore ch'esso possa comportare, pur osservando che è assai verosimile, che da parte germanica nulla si ometta per far leva sul pensiero del Reggente. D'altra parte secondo informazioni degne di fede pare che questi avrebbe voluto vedere negli scorsi giorni il direttore del Magyar Nemzet noto organo liberale, che presumibilmente non si tiene troppo lontano da questa Legazione britannica, per rivolgergli dei discorsi di intonazione nettamente antigermanica. Non è però neppure da escludere a tali accenti qualche indiretto scopo rassicu~

rante per i circoli favorevoli agli alleati, ai quali ultimi oltre tutto non è certo sfuggita l'attitudine consenziente dell'Ungheria di fronte ai recenti atteggia

menti germanici nella questione della sicurezza della navigazione danubiana, sì da trarne probabili illazioni per la successiva condotta ungherese verso eventuali nuove o maggiori esigenze tedesche.

(l) Vedi D. 81.

86

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. S. N. (1). Sofia, 15 aprile 1940.

È venuto ieri a vedermi il sig. Draganov, Ministro di Bulgaria a Berlino, il quale, convocato nella scorsa settimana a Sofia per conferire con questo Ministro degli Affari Esteri, ripartiva appunto L11. serata per rientrare nella Capitale del Reich.

Egli, nel dichiararmi di ripartire per la sua sede lieto di aver tratto l'impressione, dalle conversazioni da lui avute col Sovrano e con i principali membri del Governo, che la Bulgaria è più che mai convinta dell'opportunità e della utilità della sua attuale linea di astensione dal conflitto, mi ha confermato come i rapporti tra Sofia e Berlino continuino nella loro normalità senza presentare alcun nuovo aspetto di particolare interesse.

La Germania, cioè, mantiene sempre la sua situazione di grande privilegiata nel campo dei traffici economici di questo Paese, dato che il commercio tedesco-bulgaro rappresenta tuttora circa l'ottanta per cento del commercio estero della Bulgaria. Naturalmente Berlino sente che da parte britannica le minacce per minare questa situazione e per turbare, se non altro con acquisti su larghe basi, il normale andamento dei traffici, si vanno a poco a poco precisando, ma per ora non ritiene giunto il momento di adoperare mezzi drastici per scongiurare il pericolo. Così anche le preannunciate conversazioni economiche tedeseo-bulgare che avranno luogo a Sofia, dove, come ho già avuto l'onore di comunicare, è già giunta una Delegazione german·ica guidata dal sig. Landweher, si svolgeranno con calma e non prima che il sig. Clodius abbia completata l'azione che sta in questi giorni svolgendo a Bucarest.

Questa visita del sig. Dragonov mi ha dato oceasione di considerare, alla luce degli avvenimenti attuali, taluni aspetti delle relazioni bulgaro-tedesche che mi sembra utile precisarVi qui appresso, Eccellenza, perchè essi possono eventualmente contenere qualche utile elemento per osservare la situazione che il Reich ha in queste terre balcaniche.

Occorre innanzi tutto precisare quali elementi giochino attualmente nello

spirito bulgaro a favore del Reich, elementi che possono schematicamente rias

sumersi nei tre punti seguenti:

l) Ricordo della :fralternità di armi bulgaro-tedesca verificatasi nella guerra 1915-18, insieme combattuta anehe se insieme perduta, e che non ha potuto non provocare un intimo contatto, soprattutto, tra militari bulgari e

militari tedeschi con conseguenze importanti, anche oggi, nel campo della riorganizzazione e dell'armamento dell'Esercito bulgaro.

2) Circostanza favorevole, già da me altra volta accennata, costituita dal fatto che, nel conflitto scoppiato nel 1939, Germania e Russia, grandi Paesi i quali, anche .se per ragioni diverse, sono in certo modo considerati tradizionalmente amici «in potenza » di Sofia, non sono questa volta in lotta tra loro, ma sono anzi uniti da forme di collaborazione e di amicizia.

3) Persuasione, diffusa in questo Paese, che per le tante mutilazioni subite a favore dei suoi vicini è il vero «creditore » dei Balcani, che in definitiva una scossa eventualmente data dalla Germania, per una ragione o per un'altra a qualcuno di quei vicini stessi, finirebbe per creare lo stato di cose favorevole perchè a sua volta la Bulgaria potesse vedere realizzata almeno una parte delle sue aspirazioni. Una prova di questo stato d'animo si è appunto avuta nella circostanza verificatasi nello scorso anno allorchè l'Inghilterra, che in quel momento godeva qui di non piccole simpatie, si compromise gravemente e di colpo agli occhi dei bulgari per aver concesso a Bucarest la nota garanzia dell'integrità delle frontiere romene.

Su queste basi poggiano le relazioni tedesco-bulgare che indubbiamente si estrinsecano e si concretizzano in fattori di grande importanza quali quelli, sopra accennati, della vastità dei rapporti commerciali tra i due Paesi, e della riorganizzazione dell'Esercito bulgaro, opera personale dell'attuale Ministro della Guerra, Daskalov, a mezzo delle armi e degli armamenti forniti in quantità ingente dal Reich.

Ciò detto e constatato, occorre aggiungere però che questa serie di grandi e favorevoli elementi per la Germania in questo Paese non sono sufficienti per fare della Bulgaria oggi, un vero e proprio sicuro alleato, in qualsiasi circostanza ed evenienza, del Reich tedesco. In altre parole non bisogna credere che non esistano qui fattori i quali, anche se non avendo forza sufficiente per svolgere un'azione intesa a portare la Bulgaria nel campo degli avversari della Germania, non siano in condizione di arginare se non altro qualche scivolamento verso Berlino e di agire sostanzialmente per il consolidamento di una situazione di equilibrio e quindi di astensione dall'attuale conflitto.

Gioca innanzi tutto la prudenza estrema del Sovrano il quale, constatazione interessante, tiene in fondo in maniera particolare a far dimenticare l'origine germanica della sua Casata e ad apparire da una parte profondamente bulgarizzato, e dall'altra, per taluni suoi atteggiamenti, non dimentico della sua discendenza, per lato materno, dei Borboni di Francia. Poi gioca, in un Paese limitato come questo e dove la classe dirigente è .ristretta ad un cerchio di poche migliaia di persone, quella educazione a sfondo francese che è caratteristica di tutti i Paesi balcanici e della quale, anche in questo periodo di guerra, avemmo qui prova poche settimane or sono allorchè tutta Sofia, con alla testa lo stesso Re Boris e l'intero Governo, sembrò andare in visibilio per una rappresentazione, usata ed abusata, della Andromaca di Racine data 4alla Comédie Française di passaggio per la capitale bulgara; e infine, anche in questi giorni, dinanzi alla invasione germanica della Danimarca e della Norvegia, dipinta a tinte nerissime dall'abile propaganda delle Potenze Occidentali che

g ~ Documenti diplomatici -Serie IX -VoL IV.

hanno letteralmente sommerso anche Sofia con gli innumerevoli telegrammi della Havas e della Reuter (ai quali hanno finito per reagire meglio, per la loro serietà, le nostre Radio e la nostra Stefani che con H Deutches Nachrichten bilro), gioca qui, più o meno .concretamente, un certo senso di solidarietà morale del piccolo Paese neutrale per quegli altri due piccoli Paesi neutrali: solidarietà di cui ha finito per farsi interprete, proprio ieri, lo stesso Presidente del Consiglio, Filov, il quale, all'inaugurazione della mostra del libro bulgaro ha pronunciato, tra l'altro, la frase seguente: « Molti diranno forse che il momento attuale non appare propizio alle iniziative di carattere culturale, mentre la situazione internazionale è tanto inquietante, mentre taluni Stati spariscono da un giorno all'altro e mentre la libertà di parecchie Nazioni è minacciata».

Contro questi elementi, più o meno imponderabili e precisi ma effettivamente esistenti, non molto reagiscono i tedeschi, sia perchè convinti del peso sostanziale e decisivo dei fattori a loro favorevoli, da me precedentemente elencati (proprio ieri, ad esempio, l'Addetto Militare tedesco, Bruckmann, che è qui da tre anni, mi diceva che, qualunque possa essere lo sforzo degl:i Alleati, la Bulgaria, in caso di crisi nei Balcani, finirà per trovarsi a fianco della Germania), sia perchè, anche in questa guerra, non si può certamente afferma.re che, particolarmente nei momenti di maggiore effervescenza come quello attuale delle operazioni in terra scandinava, la contropropaganda germanica sia l'organizzazione più felice e più efficace di quante possedute dal Reich germanico.

Così in Bulgaria, a tale proposito, appaiono caratteristiche la riservatezza

e la compostezza, forse, ripeto, eccessive, degli elementi germanici qui residenti,

in contrasto con l'attività, in certi momenti smodata ma, dati taluni ambienti,

efficace, degli elementi che fanno ·capo alle Legazioni di Gran Bretagna e di

Francia. Proprio negli scorsi giorni, ad esempio, ho chiesto al mio collega di

Germania come mai, in un Paese amico quale Sofia, non esistesse alcun film

documentario tedesco e non si fosse pensato a dare anche qui la pellicola

Battesimo del Fuoco che avevo letto nella nostra stampa rappresentata a Roma,

nella scorsa settimana, alla Vostra presenza, Eccellenza, e di numerose perso

nalità ·italiane. Il risultato della conversazione è stato che il sig. von Richthofen

si è adoperato per ottenere quella pellicola da Berlino ed ha potuto ora per la

prima volta organizzare, mercè l'aiuto del Ministro degli Esteri, Popov, una

rappresentazione cinematografica che avrà luogo alla fine di questa settimana!

Questi sono piccoli aspetti, di importanza molto secondaria, ma tuttavia

sintomatici, della lotta che anche qui si conduce dai due Avversari e dei sistemi

e dei metodi da essi usati. Lotta di propaganda e di influenza che porta prati

camente, come ho sopra accennato, ad una certa situazione di equilibrio della

quale in fondo l'attuale Governo bulgaro, fautore e sostenitore della politica

di astensione, finisce per intimamente e sostanzialmente compiacersi.

(l) L'originale di questo documento. ritrasmesso per conoscenza ad alcune nostre rappresentanze all'estero con telespresso da Roma 12/14582/C del 28 aprile 1940, non è stato rintracciato.

87

L'AMBASCIATORE A MADRID, GAMBARA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 113/1. Madrid, 16 aprile 1940, ore 0,15 (per. ore 2).

Il presente telegramma fa seguito a quello precedente (1). Creare conto speciale destinato forn'iture militari (aeree e navali) come indicato al punto 4 pagina 2 del mio telespresso 488.

Detto conto (cui verrebbero destinati come partita iniziale noti 70 milioni) rappresenterebbe inizio di un clearing speciale illimitato interessante collaborazione aerea e navale (progetto Suancez). Questo clearing illimitato verrebbe da parte spagnola alimentato con merci pregiate da sceglie-re di comune accordo fra i due Governi e di cui il 50 % andrebbe a compensazione delle predette forniture militari e l'altro 50 % a compensazione di altre importazioni italiane normali in aggiunta a quelle previste nel clearing commerciale. Ove approviate quanto sono riuscito ad ottenere pregherei come già fatto per convenzione aerea, autorizzarmi redigere e parafare testi scopo evitare ulteriori modificazioni qui come è noto sempre all'ordine del giorno.

88

IL MINISTRO A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 74. Shanghai, 16 aprile 1940, ore 12 (per. ore 22,35).

Seguito 72 (2). Venendo a parlare del nuovo Governo Nanchino Sato mi ha detto che Giappone era deciso ad aiutarlo con ogni mezzo a stabilirsi su basi di una efficiente indipendenza. I più ·influenti uomini di stato giapponesi erano convinti della urgenza di riparare gli errori commessi in Cina per indecisione prima e poi per non aver tenuto conto di importanti fattori psicologici.

Sato ha aggiunto che Giappone non avrebbe rinunziato giammai al con

trollo della Cina settentrionale (per ovvie ragioni geografiche-strategiche); per

il resto del paese contava lasciare la maggior libertà possibile al nuovo governo.

Certo vi avrebbe mantenuto, nell'interesse due paesi, alcune speciali posizioni

economiche ma era nella convinzione di Tokio che nella nuova Cina tutte le

potenze dovessero poter contribuire all'opera di ricostruzione e di sviluppo.

Sato vedeva una importante parte di un tale lavoro riservato all'Italia anche

per riconoscere l'efficace appoggio dato al Giappone e al governo di Wang

Ching-wei.

Il presente telegramma e quello numero 72 comunicato anche a Tokio

per corriere.

(l) -Vedi D. 84. (2) -Vedi D. 79.
89

IL MINISTRO A BANGKOK, CROLLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 22. Bangkok, 16 aprite 1940, ore 12,20 (per. ore 14,20).

Mio telegramma n. 21 (1).

Questo mio collega Giappone mi ha detto essere improbabile che suo

Governo accetti nelle presenti circostanze conclud~re patto di non aggressione

con questo Governo. Governo giapponese sarebbe stato disposto concludere

patto di non aggressione isolato.

Ma ,firma patto analogo da parte Inghilterra e più tardi forse Francia con

ferirebbe al gesto giapponese inopportuno carattere o per lo meno apparenza

di una indiretta intesa con le due potenze occidentali.

Ministro del Giappone ha aggiunto aver del resto ricavato impressione che

questo Governo è molto più desideroso di accertare ed ottenere reazioni non

troppo sfavorevoli Governo giapponese alla firma patto di non aggressione anglo

siamese che non di concludere analogo patto col Giappone.

Quanto all'atteggiamento nipponico in relazione firma patto di non aggres

sione anglo-siamese, Ministro del Giappone mi ha prospettato due possibili

alternative:

l) od osteggiare apertamente ed immediatamente e tentare di impedire

conclusione patto usando ogni intimidazione verso Siam;

2) o ignorare patto ed anzi intensificare rapporti amicizia con Siam

scopo poter meglio contrastare tentativo penetrazione influenza anglo-francese.

Ministro del Giappone ritiene che sceglierà probabilmente quest'ultima

alternativa fidando anche in assicurazioni dategli da questo Governo che firma

patto con Inghilterra non significherà alcuna deviazione presente politica equi

librio ed assoluta neutralità Siam.

90

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO URGENTE PER TELESCRIVENTE 332. Berlino, 16 aprile 1940, ore 12,30.

Sono giunti questa notte a Berlino Capo dello Stato Maggiore svedese e

Comandante in capo quella flotta che saranno oggi ricevuti da Hitler e da

Goering (2).

Scopo della visita è riaffermazione della più stretta ed assoluta neutralità

svedese.

(l) Vedi D. 77.

(2) Vedi Documents on German Foreign Policy, 1918-1945, Series D, vol. IX, cit., D. 127.

91

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 333. Berlino, 16 aprile 1940, ore 14,45. A questo Ministero degli Esteri mi si prospetta l'odierna situazione come segue: Si conferma lo sbarco di truppe inglesi a Harstad, isola presso il fiordo di Narvik e in altri punti non specificati. La situazione delle truppe tedesche di Narv'ik si presenta precaria, a causa delle già segnalate difficoltà per i rifornimenti e anche dell'interruzione delle ferrovie di cui i norvegesi hanno fatto saltare il ponte principale. Si fa rilevare che il pubblico tedesco è stato preparato, attraverso gli ultimi comunicati del D.N.B. a questa situazione. Il nuovo Governo di Oslo sta tentando, d'accordo con il Ministro ·tedesco, di prendere contatti col Sovrano. Il Presidente del Governo stesso, che è anche il Presidente dell'Alta Corte di Giustizia, intenderebbe accordarsi con il Sovrano per organizzare l'amministrazione civile del Paese. Si ha conferma da parte della Svezia che essa intende mantenere un'assoluta neutralità. In via amichevole si è fatta presente al Governo di Stoccolma l'opportunità di rafforzare la difesa delle miniere di ferro per evitare colpi di mano inglesi, e si constata di avere 'incontrato in ciò la comprensione del Governo stesso. Per quanto riguarda l'Olanda, si ha l'impressione nei confronti dei giorni scorsi di una relativa tranquillizzazione. Dalla Romania non si hanno ancora precisazioni sul divieto di esportazione da essa deciso. Si ritiene peraltro che si tratti di una disposizione di ordine generale, la quale consenta licenze speciali di esportazione, in modo che le riforniture alla Germania non risentano alterazioni. Le autorità militari tedesche considerano che i movimenti di truppe russe alla frontiera romena non rivestano carattere preoccupante e che si tratti soprattutto del ritorno di divisioni dal fronte finnico ai loro presidi. Circa il controllo del Danubio, si sta esaminando la proposta della Romania alla Commissione Internazionale per riscontrare se vi siano eventualmente in essa disposizioni che ostacolino il traffico tedesco. Ma 'in complesso si è soddisfatti dell'atteggiamento romeno e Gafencu ha assicurato che, se la Commissione non approverà le proposte della Romania, questa disporrà di propria autorità le misure necessarie per garantire la sicurezza della navigazione danubiana. In via confidenziale mi è stato fatto presente che qui non si è rimasti invece completamente soddisfatti delle disposizioni adottate dal Governo romeno per la soluzione dell'incidente del convoglio inglese, perchè esso è stato considerato un semplice caso di contrabbando, mentre rivestiva un aspetto ben più grave. Ci si compiace invece che la impresa inglese sia miseramente fallita. Si riconosce che anche da parte jugoslava viene dimostrata la migliore disposizione a garantire la navigazione sul Danubio. Il Ministro [Cincar-]Marcovié

ha tenuto personalmente a fare rilevare che è stata la Jugoslavia a segnalare il tentativo ·inglese.

92

IL MINISTRO A COPENAGHEN, SAPUPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 54-55. Copenaghen, 16 aprile 1940, ore 18,30 (per. giorno 17, ore 11,15). Ho rivisto ieri sera Ministro degli Affari Esteri per la prima volta dopo l'occupazione tedesca. L'ho trovato depresso, rassegnato, reticente; spiegando quanto successo e atteggiamento danese con argomenti forza maggiore. Non sa ancora quali siano reazioni Governi Potenze occidentali nè in qual modo verranno regolati rapporti di convivenza tra il Governo di Danimarca e autorità occupazione. Per ora solo le rispettive Autorità militari si tengono in contatto. Banca di Stato tratta a Berlino questione dei cambi e riapertura borsa-valori (per il momento truppe di occupazione pagano con marchi speciali al corso di un marco per due corone). Si attende arrivo delegazione tedesca per nuovi accordi commerciali. Avendo fatto a lui altre domande di carattere forse troppo preciso, Ministro Munch mi ha pregato con tono patetico di essere «prudente» nel trattare della presente situazione danese sia con tedeschi che con colleghi od estranei. Mi ha soggiunto che il Governo danese non può corrispondere nè con Svezia nè con Norvegia e che i primi tre giorni restò isolato da tutte le sue rappresentanze all'estero. Ora può comunicare ma solo via Berlino. Il malumore contro il Governo e più specialmente contro Stauning e Ministro degli Affari Esteri aumenta ogni giorno. Malgrado contegno correttissimo truppe tedesche si direbbe che questa popolazione essenzialmente pacifica invidi prova di resistenza norvegese senza tener conto diversa situazione geografica: si nega che occupazione sia stata una sorpresa, si sparge la voce che Governo consapevole l'abbia favorita. Fra tante notizie che circolano credo potersi ritenere sicuro: l) che Ufficio informazioni del Ministero della Guerra era al corrente fin dal 28 marzo dei preparativi militari tedeschi. Con Stefani speciale del 4 corrente ho segnalato notizie stampa in tal senso mai smentite. 2) Che nella notte di domenica 7 corr. si ormeggiò nel porto Copenaghen un piroscafo tedesco apparentemente carico di carbone ma con a bordo truppe e materiale di guerra. 3) Che si sono verificati casi di soldati e di ufficiali danesi che sono passati clandestinamente in Svezia nella speranza potersi battere colà contro tedeschi. Diventa invece sempre più preponderante figura Re che continua solo le

sue passeggiate mattino a cavallo per il centro della Città salutato applausi anche da operai che prima gli voltavano ostentatamente le spalle.

93

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 93. Budapest, 16 aprile 1940, ore 19,20 (per. ore 23,25).

Mio telegramma n. 89 (1).

Governo romeno ha fatto pervenire qui nota datata 12 corr. proponendo circa navigazione Danubio seguenti accordi fra gli Stati rivieraschi:

l) divieto di transito unità comunque armate di Stati altri che rivieraschi;

2) polizia navigazione esercitata dai rivieraschi ciascuno nelle proprie acque incluse quelle mediane, e scambio notizie;

3) sistema autorizzazioni speciali transito armi e attraverso Porte di Ferro anche materiali adatti provocare sbarramenti quali pietrame o cemento; 4) controllo e visti passaporti degli equipaggi; 5) accordo potrebbe essere preso mediante convocazione urgenza Com

missione Internazionale Danubio, salvo in caso non raggiunta votazione accordo fra i rivieraschi d'intesa con l'Italia: questa formula sarebbe più gradita Governo romeno. Oppure: accordo fra i soli rivieraschi comunicandolo all'Italia. Oppure ancora: intese dirette e plUrilaterali fra amministrazioni interne competenti Stati rivieraschi.

Vice Ministro che non è informato asserisce accordi in argomento raggiunti fra la Jugoslavia e la Romania, come diramato anche da Agenzia telegrafica tedesca 15 corr., mi ha detto che di!\posizioni ungheresi poco favorevoli proposte romene.

94

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 336. BerLino, 16 aprile 1940, ore 19,45.

A questo Ministero degli Esteri mi si informa che la costituzione del nuovo Governo norvegese si presenta laboriosa. Ribbentrop ha chiamato il Ministro tedesco a Osio per conferire, ed egli giungerà a Berlino questa sera. Sembra che siano falliti i tentativi del Governo norvegese in formazione per prendere contatto con il Sovrano, così che non si vede più possibile una soluzione d'accordo con esso. Non si hanno particolari a questo Ministero degli Esteri sul colloquio fra Arita ed H Ministro olandese a Tokio, ma da un telegramma dell'Ambasciatore tedesco a Tokio (2), risulta che il comunicato stampa sul colloquio stesso era stato dato dai circoli della Marina giapponese prima ancora che avesse luogo, e ciò per forzare il Ministro degli Esteri a prendere posizione in quel senso. Il comunicato avrebbe un carattere di avvertimento verso l'Inghìl

terra e l'America.

(l) Non pubblicato.

(2) Vedi Documents on German Foreign Po!icy 1918-1945, Series D, vol. IX, cit. D. 123.

95

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 258. Parigi, 16 aprile 1940, ore 22 (per. ore 23,10).

Preoccupazioni qui determinate dalle notizie che continuano giungere dal

l'Italia di una nostra imminente avanzata nei Balcani sono oggi aumentate.

Si parla di un progettato attacco italiano a Salonicco che sarebbe da no'i

giustificato col pretesto di prevenire una occupazione anglo-francese che qui

si ritiene puramente ipotetica e non corrispondente alla effettiva realtà della

situazione politico militare attuale.

Nel quadro di tali preoccupazioni ravvivate da interna propaganda tedesca

(la quale già dà per acquisito nostro intervento) è da collocarsi notizia di un

certo trasferimento di navi da guerra francesi verso Mediterraneo. Non risulte

rebbe invece congiungimento di navi britanniche.

96

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 71. Belgrado, 16 a.prile 1940, ore 22,55 (per. giorno 17, ore 3,40).

Mi riferisco al mio telegramma n. 70 in data del 15 corrente (1).

In lunga aperta e amichevole ma altrettanto precisa conversazione odierna

Ministro aggiunto Affari Esteri Smilianié mi ha senza reticenze espresso pro

fondi sensi incertezza disagio e apprensione che causano a questo Governo noti

zie atteggiamento stampa italiana anche in correlazione numerose altre informa

zioni circa nostra mobilitazione, manovre flotta, ecc. che tutte concorderebbero

nell'indicare mutamento attitudine Italia e sua imminente entrata in guerra.

Tali notizie sarebbero confermate anche da informazioni circa analogo convin

cimento diffusosi negli ultimi giorni in opinione pubblica italiana com~ da quelle

provenienti da altre capitali estere.

Ministro aggiunto ha fatto... (2) ancora una volta che linea di condotta

jugoslava e Stati danubiani balcanici di astenersi conflitto è stata resa possibile

da appoggio politico e azione Italia. Il giorno in cui mutamenti avvenissero

situazione tali Stati e particolarmente Jugoslavia diverrebbe semplicemente

tragica.

Ma argomentazione Smilianié ha assunto carattere di singolare precisione

quando mi ha detto che opinione pubblica è francamente allarmata da continui

episodi di propositi aggressivi verso la Jugoslavia che sono aumentati di numero

negli ultimi giorni da parte di elementi vari italiani alla frontiera nella Venezia

Giulia in Dalmazia e in Albania.

Il presente telegramma continua con il numero di protocollo successivo (3).

(l) -Non pub-olicato. (2) -Nota dell'Ufficio Cifra: c Manca •. (3) -Vedi D. 97.
97

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 72. Belgrado, 16 aprile 1940, ore 22,55 (per. giorno 17, ore 3,40). Ha detto di voler citare un solo caso e mi ha letto rapporto comandante gendarmeria Spalato che riferisce che, terminate operazioni doganali su piroscafo Lorenzo Marcello della Società di Navigazione Fiumana, comandante avrebbe detto a ufficiale dogana che l'Italia deve ormai assumere posizione e «occupare basi necessarie suo spazio vitale nella sponda orientale dell'Adriatico». Smilianié ha aggiunto che Legazione di Jugoslavia a Roma era stata incaricata di compiere passi presso R. Governo a tale proposito. In conclusione tutta la esposizione del Ministro, fatta avendo dinanzi una raccolta di rapporti e documenti, fra cui figuravano fra l'altro anche discorso Ansaldo e articolo Gayda, indicava che questo Governo è tutt'altro che esente da ansietà crescente allarme che è ormai manifesto in queste popolazioni e che in relazione precedenti segnalazioni è mio dovere riferire nei suoi precisi termini attuali. Quello cioè che estende all'Italia timore invasione territorio jugoslavo da un momento all'altro in accordo o senza accordo con la Germania e che attualmente pone 'in seconda linea anche non mai dimenticata minaccia russa

alla frontiera romena, nonchè tante volte agitato progetto attacco alleati settore vicino oriente.

98

IL MINISTRO A BERNA, TAMARO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. CONFIDENZIALE PER CORRIERE 18. Berna, 16 aprile 1940 (per. giorno 19). Il presidente Pilet-Golaz, parlando col Ministro di Bulgaria, sig. Karadjov, ha detto che egli crede che la neutralità della Svizzera è sicura soltanto fino al momento 'in cui l'Italia dovesse entrare in guerra: se ciò avvenisse, ha soggiunto, la nostra neutralità sarebbe secondo ogni probabilità violata. A questo riguardo aggiungo che il capitano Schwengeler dello Stato Maggiore, persona di fiducia del Generale, ha narrato al dott. Richelmy che la Svizzera ha sempre ragione di temere anche sulla frontiera occidentale, perchè sa con certezza che lo scorso settembre H Governo inglese fece grandi pressioni

su Gamelin perchè, attraverso la Svizzera, facesse un attacco contro la Germania verso Monaco per aiutare la Polonia.

99

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATO 3500/1054. Berlino, 16 aprile 1940 (per. giorno 19). Negli ambienti di questa Legazione di Romania, come in quelli della Legazione di Ungheria si manifesta una certa preoccupazione per il crescente numero

di visti che vengono quotidianamente richiesti in favore di tedeschi che si recano «per servizio» in quei due paesi. Si tratterebbe prevalentemente di tecnici, specialisti, ragionieri e dattilografe, ed il loro numero ascenderebbe talvolta ad oltre trenta al giorno.

Le Legazioni dei Paesi interessati non nascondono il timore che dietro a tali specialisti si nascondano agenti incaricati di preparare al momento opportuno, eventuali colpi di mano, qualora la Germania decidesse una azione di forza contro la Romania passando per l'Ungheria.

100

L'ADDETTO MILITARE A BERLINO, MARRAS, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

PROM. 42. Berlino, 16 aprile 1940 (1).

L'occupazione della Danimarca e delle coste norvegesi ha dato per la sua rapidità una nuova prova della capacità di organizzazione e dello spirito di decisione delle forze militari tedesche. Particolari caratteristiche di celerità e di ardimento ha avuto l'occupazione della costa norvegese, caratteristiche messe in evidenza dal fatto che quasi contemporaneamente, all'alba del 9 aprile, forze navali e reparti di sbarco tedeschi si presentavano davanti ai principali porti e li occupavano nella giornata, dopo essere sfuggiti in gran parte alla vigilanza e alla reazione del nemico.

« Azione di folle ardimento » avrebbe detto il Fiihrer prima della sua esecuzione, «ma per ciò stesso destinata al successo». Si pensi in particolare alla occupazione di Narvik situata a oltre mille miglia dai porti di partenza, eseguita inizialmente da soli 800 cacciatori da montagna trasportati da otto siluranti, in situazione di spazio molto ristretto e in condizioni di tempo sfavorevoli.

L'operazione aveva per la parte terrestre un carattere prevalentemente logistico, in quanto si prevedeva che la resistenza norvegese sarabbe stata nulla

o limitata. Era stata minutamente preparata e predisposta, a quanto mi è stato detto, già da otto settimane.

Tutto poteva essere messo in movimento al primo cenno e le prime partenze hanno preceduto la nota dichiarazione inglese nei riguardi del collocamento di campi di mine nelle acque territoriali norvegesi. Collocamento di mine che non poteva giungere più opportuno per offrire un migliore appiglio alla propaganda tedesca.

Alla vivissima soddisfazione manifestatasi inizialmente negli ambienti politici e militari tedeschi hanno fatto seguito un forte disappunto e notevoli preoccupazioni dovute alla resistenza norvegese, la quale non era probabilmente prevista, e alle perdite navali subite, come pure al complesso della situazione che si è venuta a creare in Scandinavia

La resistenza norvegese non potrà essere, nel suo complesso, di lunga durata, ma ha tolto gran parte di fondamento alla tesi della protezione armata. D'altra parte non è escluso che nel Nord la resistenza possa prolungarsi e rendere difficile il controllo non solo di tutto il territorio, ma anche di tutta la costa.

Sull'entità delle perdite navali mancano finora dati precisi, data la reticenza delle due parti, ma per quanto riguarda le forze tedesche, sembra che esse debbano segnare l'affondamento del Blilcher (10.000 t.) del Karlsruhe (6.000 t.) e dell'Emden; forti danni al Liltzow (ex Deutschland) e ad altro incrociatore (forse il Nurnberg); sette cacciatorpediniere, un numero imprecisato di sommergibili e una dozzina di navi da trasporto affondate.

Particolarmente sentita è stata la distruzione dei sette cacciatorpediniere affondati nella battaglia navale del 13 corr. nelle acque di Narvik e preoccupazioni sensibili si hanno per il presidio di detta località, il quale non sembra superi la forza di due reggimenti cacciatori da montagna, al comando del generale Kubler, comandante della la divisione da montagna, generale molto quotato e già distintosi nella campagna di Polonia.

La situazione di Narvik si è complicata per il fatto che truppe franco-inglesi avrebbero già iniziato lo sbarco in località compresa tra Narvik e Tromso.

La situazione generale in Norvegia si presenta oggi nel modo seguente: i tedeschi occupano Osio e un territorio a largo raggio di un centinaio di chilometri intorno alla capitale. Da questa base avanzano verso il confine svedese e a cavallo delle comunicazioni stradali e ferroviarie per Bergen e Trondheim, in modo da ottenere al più presto un sicuro collegamento con i presidi dislocati lungo le coste occidentali. Narvik è isolata. Tale avanzata è ostacolata da numerose interruzioni stradali e ferroviarie.

Il traffico marittimo tedesco lungo le coste occidentali norvegesi è praticamente interrotto.

Le comunicazioni fra la Danimarca e Osio sono insidiate dalle forze navali inglesi e particolarmente dai sommergibili. Nessuna fede deve invece prestarsi al colloc_amento effettivo di un doppio sbarramento di mine nel Baltico annunziato dagli inglesi.

Le forze inizialmente avviate in Norvegia non dovevano superare le 3 divisioni, le quali soltanto in parte poterono essere trasportate col primo scaglione di sbarco. Successivamente lo Stato Maggiore tedesco ha procurato di accelerare con ogni mezzo il completamento di dette divisioni e l'invio di altre, anche con i trasporti aerei. Le forze inizialmente trasportate per aereo non superavano invece i due battaglioni.

Sembra che la preoccupazione maggiore sia ora quella di assicurare il rifornimento munizioni di alcune occupazioni isolate. Complessivamente dovrebbero essere attualmente in Norvegia 6 divisioni, probabilmente non ancora complete.

È da ritenere che la Germania potrà completare e consolidare rapidamente l'occupazione della Norvegia meridionale e centrale, e organizzare le basi di aviazione per un migliore intervento sulle acque del Mare del Nord e contro il territorio inglese.

E questo è il risultato positivo, senza dubbio di notevole importanza per il seguito deHe operazioni.

L'attenzione maggiore si volge al settore di Narvik, dove il contrasto ccn

le forze anglo-francesi sarà più tenacemente disputato.

Per la eventualità che forze terrestri franco-inglesi riescano a prendere

piede in quel settore, si presenta urgentemente per H Comando tedesco la neces

sità di rinforzare in tempo quel presidio.

Questa necessità può porre subito il problema del passaggio attraverso il

territorio svedese, perchè data la perdita delle comunicazioni marittime, la diffi

coltà delle vie terrestri e la scarsa possibilità di rinforzo per via aerea, la via

più sollecita è rappresentata dalle ferrovie svedesi, per il tronco Lulea-Narvik,

che tocca le zone minerarie di Kiruna e Gallivare.

Il Governo svedese non potrebbe probabilmente opporre resistenza efficace

a un'azione di forza tedesca, ma non è escluso che le forze dislocate nel Nord

della Svezia possano entrare in azione e rendere difficHe e tardivo il rinforzo

di Narvik, esponendo il Comando germanico a un insuccesso morale che sarebbe

particolarmente sensibile per il Fiihrer.

Non è da trascurare la possibilità che gli avvenimenti di Scandinavia si

ripercuotano sulle relazioni finno-sovietiche che appaiono tuttora instabili e

che nel complesso venga a crearsi un grave stato di complicazione nel Nord

Europa, la cui pacificazione, con la chiusura del conflitto finlandese, aveva

segnato un grande successo tedesco.

È prematuro un bilancio della operazione, l~ quale, se pur bene cominciata,

è ancora all'inizio. Comunque è certo che essa richiama nuovamente attenzione

e forze verso lo scacchiere nordico che appariva, sia pure superficialmente,

pacificato.

Questo scacchiere non può, peraltro, avere che un carattere accessorio,

perchè le operazioni decisive per la Germania si svolgeranno inevitabilmente

nello scacchiere franco-belga-olandese mentre il contrasto di interessi .richiama

insistentemente l'attenzione sul teatro danubiano-balcanico.

E infatti lo schieramento tedesco alla fronte occidentale mantiene il suo

carattere offensivo, particolarmente accentuato contro l'Olanda e il Belgio; in

pari tempo tutte le predisposizioni risultano prese per un'azione diretta ad assi

curare il traffico danubiano.

Alcune voci valutano a 16 divisioni le grandi ,unità attualmente già concen

trate a questo scopo nell'Austria e in Galizia. Secondo altre voci, la Germania

intenderebbe limitarsi al controllo fluviale mediante flottiglie già pronte, com

prendenti una cinquantina tra cannoniere fluviali e motoscafi armati.

Le pressioni politiche e commerciali esercitate dalla Germania nel sud-est

europeo per assicurarsi il maggiore contributo di rifornimenti, dimostrano quale

importanza si attribuisca a tali rifornimenti e possono anche essere indice di

qualche preoccupazione. La Germania fa un grande assegnamento sul concorso

degli Stati danubiani e sul traffico fluviale, specialmente per il trasporto de1

combustibili liquidi provenienti non soltanto dalla Romania, ma anche dai

giacimenti di Baku. Sembra che, riaperto ormai il traffico sul Danubio, si faccia assegnamento su una grande ripresa dei trasporti di petrolio e di cereali via Mar Nero-Danubio, ripresa la quale dovrebbe avere pieno sviluppo a partire dai primi del prossimo maggio.

La grande offensiva a occidente può essere sferrata da un momento all'altro.

Qualche indizio potrebbe far ritenere possibile che essa si inizi con un uLtimatum all'Olanda, per assumerne la protezione armata. Questo addetto militare olandese mi ha detto avere espresso al Comandante dell'esercito olandes·e l'opinione che, in analogia di quanto già praticato in Danimarca e Norvegia, questo ultimatum sarà presentato nelle ore notturne e con brevissima scadenza (4-5 ore) quando già i movimenti saranno in corso.

Comunque, anche 'in Olanda la Germania ricorrerebbe alla costituzione di un governo tipo Kuusinen, per il quale una base, sia pur poco consistente, è fornita dal movimento mussertiano.

Nel complesso siamo ormai prossimi a importanti avvenimenti militari e a una situazione molto complessa, i cui sviluppi potrebbero avere anche una lunga durata. E proprio in questi giorni un generale di questo Stato Maggiore esprimeva il parere non essere escluso che possiamo ancora trovarci di fronte a una guerra di quattro anni.

(l) Il presente promemoria è stato trasmesso a Palazzo Chigi con Telespresso da Berlino 3504/1058 del 16 aprile 1940, firmato Attolico, non pubblicato.

101

IL MINISTRO A BANGKOK, CROLLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. AEREO 492/103. Bangkok, 16 aprile 1940 (per. giorno 29). Miei telegrammi n. 21 e n. 22 (1). Credo utile riferire, a titolo di commento ai miei due sopracitati telegrammi, alcune impressioni e deduzioni circa il significato e i possibili effetti del prossimo Patto di non aggressione anglo-thai. l) Il testo del Patto, nella sua redazione letterale, appare in sè stesso innocuo. Anche questo Ministro del Giappone, ad analoga richiesta mossagli dal Ministro degli Esteri Aggiunto Nai Direck, ha dichiarato che non trovava nelle singole clausole del Patto alcun motivo di protesta, nè alcuna obiezione da formulare. 2) Il valore politico del Patto è un altro discorso. Appare indubbio che esso rappresenta. un miglioramento delle posizioni britanniche in questo paese: posizioni che, in verità, non erano brillantissime in questi ultimi anni, a seguito dei malintesi sorti fra il nuovo regime thai, improntato a un vivace e ombroso nazionalismo, e gli organi periferici della politica imperiale inglese, troppo invescati ancora nella sorpassata mentalità tradizionale di dispregio verso le razze di colore. Il Patto apre dunque le porte ad una rinnovata influenza della Gran Bretagna, che troverà i suoi punti di appoggio e di irradiazione tanto in Malesia quanto in Birmania. Si tratta di vedere in qual modo, e fino a qual punto e con quali risultati, verrà attuato simile programma.

3) L'Inghilterra, oltre che da ragioni di ordine generale, è stata indotta a cercare di concludere il Patto con la Thailandia da due particolari considerazioni: anzitutto il fallimento della sua politica di velata ostilità al presente regime thai; in secondo luogo, il suo attuale desiderio di nazione belligerante e impegnata nel blocco contro la Germania, di rinsaldare rapporti amichevoli con i paesi neutrali, soprattutto se situati in località strategicamente importanti, e con le piccole potenze in genere, di cui vuole apparire come la più sicura protettrice.

4) È probabile che la Francia ·finirà col firmare anch'essa un Patto di non

aggressione, accettando le modestissime e quasi irrisorie domande del Governo

thai relative ad una « correzione » della frontiera fluviale. Ciò tanto per ragioni

di ordine generale (e cioè per non dare l'impressione di un divario della propria

politica da quella inglese), quanto perchè -come mi ha detto il Ministro degli

Esteri [Aggiunto] Nai Direck -il Governo britannico si è impegnato a racco

mandare al Governo francese l'accettazione delle predette domande thai.

5) La Thailandia, dando all'Inghilterra assicurazioni di una politica pacifica

in caso di complicazioni belliche in Estremo Oriente (politica che comunque

aveva già per conto proprio la più ferma intenzione di seguire), incassa a sua

volta, oltre alla garanzia di non essere attaccata dall'Inghilterra, la promessa

inglese di cessare da ogni azione ispirata da una sorda ostilità contro il presente

regime dittatoriale. Dando più tardi -se lo farà -alla Francia le stesse

assicurazioni pacifiche, la Thailandia potrà incassare una piccola rettifica di

frontiera a suo vantaggio.

6) L'ansiosa preoccupazione dimostratami dal Ministro degli Esteri Aggiunto

Nai Direck di evitare che l'Italia allenti i propri rapporti con la Thailandia,

deve a mio avviso interpretarsi come l'espressione del sincero timore di questo

paese di essere abbandonato fra le braccia amiche, troppo amiche, dei due

vecchi Imperi confinanti.

7) Il Giappone perde la possibilità di avere la Thailandia alleata in un

conflitto contro l'Inghilterra e la Francia. Ma su questa possibilità i giapponesi

non hanno mai fatto serio assegnamento. Essi non si sono d'altronde mai illusi

sulla scarsa consistenza dell'apporto bellico che potrebbe fornire questo paese,

e lo hanno considerato più che altro come elemento passivo e possibile campo

di battaglia in una azione di aggiramento delle posizioni britanniche in Malesia

e a Singapore.

(l) Vedi DD. 77 e 89.

102

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 73. Belgrado, 17 aprile 1940, ore 1,10 (per. ore 4,55).

Seguito del numero precedente (1). Soltanto di sfuggita e senza marcare, Smilianié ha quindi accennato atterraggio 4 nostri apparechi presso Sussak (mio telegramma 68 in data ieri) (2)

assicurandomi anzi che 'istruzioni erano g1a m corso per rilascio piloti. Non ha invece affatto accennato ad altro incidente di cui al mio telegramma 67 in data di ieri (1). Ho risposto a Smilianié che lealtà e amicizia relazioni italo-jugoslave e non. sensazionali notizie di vario genere dovevano essere indice costante situazione fra 'i due Paesi: l'ho posto in guardia contro alcune manifestazioni a carattere sensazionale cui stampa locale per quanto controllata indulge con qualche frequenza suscitando allarme e aiutando così alcune ben note fonti di propaganda e di agitazione; ho indicato che ad atteggiamenti ostili che affermava avvenuti ad opera elementi certamente non responsabili da parte nostra, altri potevo citarne e l'ho fatto, di elementi jugoslavi, e ciò per esortarlo a preciso dovere e redproco interesse non solo a sedare e contenere tali eccessi, ma a non dare ad essi sopra valutazione fuori luogo e sopratutto a non trarne conseguenze drammatiche e sproporzionate.

Continua col numero successivo (2).

(l) -Vedi D. 97. (2) -Non pubblicato.
103

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 74. Belgrado, 17 aprile 1940, ore 1,10 (per. ore 6,55).

Seguito del numero precedente (3).

Smilianié -durante conversazione che come ho detto ha mantenuto carat

tere e tono assai franco e amichevole -ha con molta premura convenuto negli

argomenti svoltigli. Ha anzi egli stesso espresso opinione che fase acuta cam

pagna stampa italiana possa essere interpretata come nuovo e chiaro monito

a chi intendesse di poter disconoscere interessi Italia. Molto interesse ha anche

mostrato e non per la prima volta a relazioni itala-inglesi. Alla fine della

conversazione ha ancora aggiunto tuttavia che mentre Governo jugoslavo da

parte sua non trascura alcuno sforzo per evitare e sedare ondate allarmismo è

evidente che stato depressione e angosciosa aspettativa in cui si trova oggi indub

biamente popolo jugoslavo sarebbero con reciproco vantaggio prontamente dis

sipati se da parte Italia venisse alta parola che stroncasse incessante martellare

voci e notizie provenienti da fonti più svariate allo scopo di determinare panico

in questo paese.

104

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A TOKIO, P. CORTESE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 224. Tokio, 17 a]YI"iLe 1940, ore 9,15 (per. ore 17,45).

Mio telegramma n, 221 (4). Da militari viene confermato che Ambasciatore d'Inghilterra parlò settimana scorsa a Vice Ministro Affari Esteri della possibilità che in seguito even

tuale invasione Olapda sorga necessità tutelare Indie Olandesi. Ambasciatore avrebbe addirittura accennato a opportunità per Giappone e Inghilterra accordarsi su divisione Arcipelago in zone influenza Giappone e alleati.

Vtce Ministro si sarebbe riservato riferire Ministro Esteri e in successivo colloquio 13 corrente con Ambasciatore d'Inghilterra avrebbegli comunicato che questo Governo era contrario soluzione prospettatagli perchè Giappone non aveva alcuna mira sulle Indie Olandesi.

A tale proposito si sarebbe richiamato alle dichiarazioni fatte da Arita nel febbraio scorso alla Dieta nelle quali era stato riaffermato che interessi giapponesi 'in quella regione erano di natura esclusivamente economica.

Giorno successivo si aveva reazione stampa e l'indomani Consiglio dei Ministri approvava nota dichiarazione del Ministro Esteri. Nel darne previa comunicazione a questo Ministro olandese Arita gli avrebbe detto che Giappone non solo non aspira a territori Indie Olandesi, ma è pronto a garantirne integrità contro qualsiasi aggressore. In cambio di un tale impegno esso non chiederebbe ,che assicurazioni congruo aumento attuali esportazioni di gomma e petrolio indispensabile per suoi bisogni militari.

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D. 103. (3) -Vedi D. 102. (4) -Non pubblicato.
105

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO PER TELESCRIVENTE 339. BeTlino, 17 aprile 1940, ore 13,15. Questo Addetto Militare confermando notizia di cui mio telegramma

n. 328 (l) aggiunge che secondo informazioni buona fonte Germania intenderebbe limitarsi 'in un primo tempo al controllo diretto del traffico sul Danubio mediante cannoniere e motoscafi lungo corso del fiume.

Si ritiene che tale forma intervento non incontrerebbe opposizione di questi Stati rivieraschi che sarebbero nello stesso tempo alleggeriti grave responsabilità.

Quanto ai concentramenti truppe nell'Austria orientale e in Galizia si afferma ancora che esse sarebbero destinate a prevenire un intervento armato combinato della Turchia e dell'armata di Siria.

Tale intervento potrebbe essere concomitante con una azione navale anglofrancese nel Mar Nero contro intenso traffico di rifornimento tedesco-sovietico.

106

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 179. Washington, 17 aprile 1940, ore 18,21 (per. giorno 18, ore 4,30). Dipartimento di Stato ha emesso ieri comunicato in cui si annuncia che

il Primo Ministro Islanda ha fatto presente desiderio Governo Islanda entrare prontamente in relazioni diplomatiche con S.U.A.

Hull ha risposto che Governo americano vede con piacere istituzione rappresentanza dell'Islanda in America e che spera istituire a sua volta un ufficio consolare a Reykjavik in avvenire.

Hull ha annunziato inoltre che con recente provvedimento governativo capitali e le attività del Governo e dei sudditi dell'Islanda in America vengono esentati dalle misure adottate nei riguardi dei crediti danesi e norvegesi (vedi mio telegramma n. 167) (l) e ha sottolineato posizione costituzionale Islanda, i cui legami con Danimarca sono limitati a semplici rapporti unione personale e che quindi deve considerarsi Stato indipendente.

(l) Vedi D. 82.

107

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO PER TELESCRIVENTE 341. Berlino, 17 aprile 1940, ore 19,50.

A questo Ministero degli Esteri mi si comunica che, in una conversazione avuta ieri con l'Ambasciatore tedesco, Molotov ha dichiarato di non comprendere l'impressione suscitata in Romania dal suo discorso che aveva « carattere pacifico». Molotov ha aggiunto che nulla vi è di cambiato nelle relazioni con la Romania e che il Governo sovietico è deciso a inviare un nuovo Ministro a Bucarest. Il ritardo è dovuto solo alle difficoltà di scelta della personalità adatta. Gafencu ha comunicato ieri al Ministro di Germania un nuovo 'incidente prodottosi nella navigazione danubiana. Si tratta del piroscafo posacavi francese Ampère armato o munito di installazioni atte all'armamento, che partito da Istanbul ha lasciato Constanza il 13 corrente per risalire il Danubio con un carico di cavi destinato all'amministrazione postale di Romania. In una visita fatta dalle Autorità romene in applicazione delle nuove disposizioni emanate dal Governo di Bucarest per la sicurezza della navigazione sul Danubio, si è riscontrata la presenza a bordo di trenta persone le quali non facevano parte dell'equipaggio e non erano in grado di giustificare la presenza stessa. I trenta sono stati subito espulsi, mentre il piroscafo veniva obbligato a tornare a Costanza. In relazione a tale incidente, qui si dimostra un certo compiacimento per l'efficacia delle misure di sorveglianza adottate dal Governo romeno. Da parte tedesca si accenna alla possibilità di cedere ai paesi rivieraschi battelli molto rapidi che sarebbero particolarmente adatti all'esercizio del controllo sulla navigazione danubiana. Per quanto riguarda i rapporti fra la Bulgaria e la Turchia, si registra anche qui la tendenza a un loro miglioramento formale.

Io -Documenti diplomatici • Serie IX -Vol. IV.

(l) Non pubblicato.

108

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 261. Parigi, 17 ap7-ile 1940, ore 21 (per. ore 23,40)

Mi riferisco al mio telegramma n. 258 (1).

Nella conversazione da me avuta oggi con Léger circa affare Daubre, ho

creduto opportuno accennargli alla notizia qui pervenutami di un certo trasfe

rimento navi da guerra francesi nel Mediterraneo, facendogli rilevare come tale

notizia avesse contribuito accrescere allarmismo creatosi in questi ultimi giorni

circa una possibile mossa francese verso i Balcani come risposta al colpo tedesco

in Scandinavia. Allarmismo era stato anche alimentato dal telegramma del

Presidente del Consiglio al gen. Weygand, interpretato da alcuni come foriero

di prossimi avvenimenti.

Léger mi ha assicurato, come d·el resto già mi aveva detto ·altre volte, che

Governo francese non ha nessuna intenzione di prendere delle «iniziative» in

Ba1cani ma di rispondere soltanto a quelle che venissero prese dalla Germania

o anche dalla Russia in quelle regioni. Governo francese «chiunque ne sia capo» si rende benissimo conto della delicatezza della situazione balcanica, vuole evitare mettere Italia in posizione difficile e condivide pienamente nostra politica diretta mantenere tranquillità nei Balcani e non intende fare altro che adempiere, quando necessario, impegni assistenza assunti verso determinati Paesi. Per quanto concerne Francia e Inghilterra, vicende che fossero per avere operazioni in Scandinavia, non potrebbero avere ripercussione sui Balcani se la Germania e la Russia o l'Italia non prendess·ero colà delle iniziative. Quanto a movimenèi navi francesi ai quali avevo accennato, Léger mi ha detto che avrebbe fatto dare chiarimenti al R. Addetto Navale dal Ministero della Marina.

109

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 134. Helsinki, 17 aprile 1940, ore 21,12 (per giorno 18, ore 4,15).

Mio telegramma n. 131 (2).

Avvenimenti norvegesi pur destando vivo interesse non distraggono questa

opinione pubblica dalle sue cure gravose se non per dare occasione spargere

lagrime sopra alleanza nordica ormai definitivamente sepolta. Questo Ministro

degli Affari Esteri mi ha detto oggi quali che siano complicazioni che potranno

prodursi nei vicini s·ettori nordici, Finlandia non intende uscire dalla sua neu

tralità tuttora non ufficialmente dichiarata ma decisa nella maniera più ferma.

Nessuna richiesta d'altra parte giunta dalla Norvegia che deve essersi resa

conto, secondo mio interlocutor·e, come ogni domanda urterebbe contro impos

sibilità Finlandia prestare aiuto.

Superate difficoltà e mentre si provvede a smobilitare esercito (cui corrisponderebbe egualmente smobilitazione da parte russa) principale cura questo Governo -ha continuato Ministro degli Affari Esteri -è quella di avviare trattative commerciali con tutti vicini per poter riprendere appena possibile contatti e normali traffici Con Russia progetto accordo commerciale già parafato sarà sottomesso alla Dieta quanto prima. Con Estonia e Lettonia negoziati sono giunti a conclusione. Trattative saranno iniziate quanto prima anche con Germania e Inghilterra verso le quali principale preoccupazione Finlandia sarà evitare preferenze e creare malintesi.

A tale politica prudentissima Governo finlandese ritenendo avere giocato a sufficienza sua parte nel settore conteso confida -ha concluso mio interlocutore -poter uscire da tempeste nordiche senza ulteriori complicazioni anche perchè è d'avviso finora che anche se incendio dovesse estendersi alla Svezia,

U.R.S.S. sia ben decisa rimanere estranea data sua ferma intenzione (di cui qui finora non si dubita) di non volere essere coinvolta nella guerra generale.

(l) -Vedi D. 95. (2) -Non pubblicato.
110

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 79. BeLgra.do, 17 aprile 1940, ore 22,40 (per. giorno 18, ore 2,15). Questo Ministro degli Affari Esteri mi ha convocato per comunicazioni con preghiera riferirne immediatamente a V. E. -che Governo jugoslavo ha dovuto considerare situazione che diventa sempre più grave rifornimenti tre materie prime che maggiormente necessitano al paese -ferro, petrolio e cotone -prend·endo sue decisioni in conseguenza. Due soli Stati da cui Jugoslavia può ormai ottenerle sono Stati Uniti e U.R.S.S. A parte distanza Stati Uniti, controllo franco-inglese ostacolerebbe ancora una volta rifornimenti via di mare. In tali condizioni Governo jugoslavo ha deciso ·intavolare trattative con U.R.S.S. per conclusione accordo commerciale sulla base nazione più favorita. Necessari sondaggi preliminari avendo avuto risultato positivo, delegazione jugoslava presieduta da ex Ministro Finanze Giorgievié partirà in questi giorni per Mosca. A domanda se trattative fossero collegate con riconoscimento de jure Governo sovietico Ministro Esteri ha risposto che Governo jugoslavo procederà riconoscimento qualora trattative per accordo commerciale arrivino a risultati positivi.

Anche questo Ministro di Germania è stato convocato oggi da Ministro degii Affari Esteri per analoga comunicazione.

111

IL MINISTRO A STOCCOLMA, FRANSONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 70. Stoccolma, 17 aprile 1940, ore 23,20 (per. g1i01·no 19, ore 4,30).

Riferisco quanto in una conversazione avuta oggi mi ha detto questo Ministro degli Affari Esteri sulla situazione in questo settore.

Egli considera che una forte minaccia grava tuttora sulla Svezia. È convinto che la Germania dovrebbe evitare qualsiasi offesa all:a neutralità della Svezia; in compenso altrettanto egli pensa nei riguardi degli Alleati. Si deve però considerare che la partita anglo-tedesca in Norvegia rimane àperta ed anzi che dall'una parte e dall'altra sono in corso apprestamenti che ne inaspriranno l'ulteriore sviluppo.

Lo svolgimento di tale azione militare logicamente previsto non può che apportare grave disturbo alla Svezia; ma anche di più se le necessità inerenti alle operazioni belliche, che nessuno può escludere che si presenteranno, obbligassero l'una o l'altra parte a modidlcare propria linea come sopra accennato. Più facilmente potrebbe cadere in tale necessità la Germania e devesi anche ammettere che l'Inghilterra vedrebbe volentieri la Germania impegnata sola contro la Svezia con tutte le conseguenze che ne deriverebbero a danno di Berlino dal punto di vista militare per estensione fronte e da quello economico e morale. Questo che è il giuoco previsto, non può che tenere in grave preoccupazione questo Governo il quale sta facendo ogni sforzo per riparare, in vista dei temuti eventi, tardiva preparazione militare. Gunther ha continuato dicendomi che mentre discutibili possono essere risultati conseguiti o che in futuro potranno essere conseguiti dall'uno o dall'altro belligerante (strategici, politici

o economici) è certo che si tratta ora anche di una questione di prestigio che inasprisce la lotta. Ciò la Svezia tiene presente e non può nascondersene le possibili conseguenze nei suoi riguardi.

Per quanto concerne particolarmente questione minerale di ferro, cu1 tmportanza Ministro degli Affari Esteri ritiene sia stata esagerata, Ministro stesso prevede che l'Inghilterra farà ogni sforzo per impedirne trasporto in Germania per qualsiasi via e mezzo. Se rinunzia ad azione diretta per ragioni politiche, si servirà di altri occulti mezzi: su ciò Gunther ha fatto chiare allusioni. Sorveglianza regione miniere è attivissima; Ministro degli Affari Esteri mi ha poi confermato sospetti di maneggi nel Paese, di cui al mio telegramma n. 68 (1).

Mi ha detto però che le autorità hanno esagerato.

Tratterebbesi, secondo Gunther, della solita manovra di marca nazista: preparare, cioè, terreno qui con elementi fidati, per il solo caso però che Berlino consideri se sia necessario un colpo in Svezia.

Questi elementi sono identificati e basta sorvegliarli.

Per finire Ministro degli Affari Esteri ha con molto interesse chiesto della situazione nei Balcani in relazione aUe preoccupazioni che secondo certa stampa sarebbero sorte in Grecia ed in Jugoslavia per possibili prossime decisioni italiane. Da Stoccolma si guarda colà come ad una valvola di sfogo e di sicurezza.

(l) Non pubblicato.

112

IL MINISTRO A L'AJA, DIANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 13. L'Aja, 17 aprile 1940 (p·er. giorno 23). Telegramma di questa R. Legazione n. 1049/8 dell'H aprile corr. (1). Con Stefani in data 15 e 16 aprile è stato rilevato l'interesse della stampa

giapponese per la situazione nelle Indie Olandesi nel caso in cui il territorio metropolitano dell'Olanda fosse occupato da un belligerante.

Tale interesse, come è stato anche dimostrato dagli sforzi fatti da questa Legazione del Giappone per avere qualche informazione circa l'argomento, ha naturalmente prodotto 'in questi ambienti una certa preoccupazione, se non malumore, perchè si è voluto vedere in esso un malcelato desiderio del Giappone di approfittare a proprio vantaggio in Estremo Oriente di eventuali complicazioni belliche in cui fosse coinvolto 'in Europa il territorio metropolitano dell'Olanda.

In tale condizione di cose questo Governo ha riaffermato il suo punto di vista, a mezzo di un comunicato di questo ufficio di stampa governativo, nel quale si indica che, pur non sussistendo segni che l'Olanda possa essere coinvolta nel conflitto, tuttavia, qualora ciò avvenisse, non ne consegue in nessun modo che ciò possa avere qualche conseguenza per la posizione delle Indie Orientali, territorio che ha una sua propria amministrazione e la cui intangibilità è stata espressamente garantita alla conferenza di Washington del 1922 dai belligeranti che dispongono di forze armate nell'Asia Orientale nello stesso modo che dagli Stati Uniti d'America e dal Giappone.

D'altra parte questa stampa ha anche rilevato la visita fatta dal Ministro d'Olanda a Tokio al Ministro degli Affari Esteri giapponese nel quale quest'ultimo ha espresso al rappresentante dei Paesi Bassi il punto di vista giapponese circa la questione delle Indie, pregandolo di portarlo a conoscenza del suo Governo; tale punto di vista consisterebbe essenzialmente nel fatto che 'il Giappone s'interessa moltissimo alle Indie Olandesi come parte delle comunicazioni vitali dell'Impero Nipponico in direzione sud e che in nessun caso Tokio desidera che le Indie Olandesi cadano in mani straniere: quindi il Giappone si opporrebbe con ogni decisione contro ogni azione di terza potenza che pensasse ad un cambiamento dello status quo delle Indie.

Il Giappone il quale si occupa dell'instaurazione di un nuovo ordine in Asia Orientale, non potrebbe rimanere indifferente rispetto ad uno sviluppo che coinvolgerebbe la parte occidentale dell'Oceano Pacifico nel conflitto europeo.

A quanto affermano i giornali giapponesi, tre sarebbero le supposizioni:

l) occupazione delle Indie da parte dell'Inghilterra;

2) occupazione per parte della Germania;

3) occupazione per parte degli Stati Uniti.

Questo Ministro del Giappone dal canto suo si è lasciato intervistare da un redattore dell'Haagsche Courant al quale, dopo aver ricordato quanto il Ministro

Arita aveva dichiarato circa il suo desiderio di concludere un patto di non aggressione con l'Olanda, ha riaffermato che non era intervenuto alcun cambiamento mentre il Giappone aveva assoluto desiderio di rispettare l'indipendenza delle Indie Olandesi. Egli ha altresì espresso la speranza che le pacifiche relazioni trs i due paesi e lo status qua siano salvaguardati e ha poi concluso: «Non so naturalmente che cosa farebbe il Giappone se la Gran Bretagna assumesse la protezione delle Indie Olandesi, ma non posso immaginarmi perchè la Gran Bretagna lo farebbe. Qualora l'Inghilterra entrasse in guerra contro l'Olanda, solo allora si potrebbe immaginare che la Gran Bretagna e l'Olanda si urtino. Finchè l'Olanda mantiene lo status qua delle Indie Olandesi non credo vi siano per il Giappone motivi di promuovere un'azione contro i possessi olandesi d'oltre mare».

L'intervista del Ministro giapponese viene considerata da questo Ministro degli Affari Esteri come una nuova assicurazione tranquillizzante che dovrebbe porre termine alle preoccupazioni e polemiche di stampa di questi ultimi giorni. Il Ministro degli Affari Esteri conversando con me ed altri colleghi ha voluto dimostrare una certa sorpresa e rammarico per il parlare di protezione di un territorio olandese, che in verità non avrebbe bisogno di protezione da parte di nessuno, dappoichè dispone dei mezzi necessari per provvedere da solo alla propria difesa, ed ha voluto sottolineare la situazione giuridica-amministrativa di quella colonia che si governa ed amministra in maniera pressochè indipendente ed il cui Governatore Generale per delega della Corona ha poteri tanto estesi che lo autorizzano a governare e provvedere alla difesa anche qualora per ipotesi il Sovrano o il Governo metropolitano dovessero trovarsi transitoriamente in condizioni di non potere esercitare la loro autorità nelle Indie e fare pervenire direttive ed istruzioni.

(l) Non pubblicato.

113

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 40. Ankara, 17 aprile 1940 (per. giorno 27 ). Saracoglu mi ha invitato stasera ad un pranzo 'intimo al Circolo di Anatolia cui erano presenti soltanto funzionari di questa Ambasciata e funzionari del Ministero degli Esteri turco. Appena mi ha visto entrare mi ha preso in disparte e si è intrattenuto lungamente con me. Mi.ha chiesto subito quali notizie avessi dall'Italia: gli ho risposto nessuna al di fuori di quelle che egli già conosceva dalla radio e dai giornali italiani ed ho soggiunto: « la posizione dell'Italia di fronte al conflitto non mi risulta mutata sebbene gli sviluppi della situazione esigano una sempre maggiore attenzione». Mi ha detto: «È giusto. Questa guerra è combattuta da belligeranti che vogliono assolutamente portarla in casa degli altri e fuori della propria; ho fatto constatare questo non più tardi di ieri a von Papen il quale si è stretto nelle spalle». A mia volta ho domandato a Saracoglu che cosa ci fosse di nuovo nel Vicino Oriente e che significato avessero il rinnovato strombazzamento dell'Armata di

Weygand e le ostentate riunioni a Londra ed a Parigi dei diplomatici alleati accreditati nei Balcani. Per quanto riguarda l'armata di Weygand, Saracoglu

mi ha confermato quanto già ebbe a dirmi in febbraio e cioè che essa si compone di cinque sole divisioni, di cui tre solide e due che non valgono niente (sic!). Gli ho chiesto: «Le vostre informazioni non risultano modificate dopo il recente viaggio della vostra Missione in Siria? ». Mi ha risposto: « sono sicuro che l'Armata di Weygand è rimasta quella che era; forse vi saranno aumenti di contingenti inglesi in Egitto, 'in Iraq ed in Palestina».

Per quanto riguarda le riunioni dei diplomatici, Saracoglu non crede che esse avranno grandi conseguenze ed ha soggiunto di aver parlato con sir Knatchbull-Hugessen prima della partenza di quest'ultimo per Londra e che anche l'Ambasciatore inglese mostrava di credere che non si sarebbero adottate decisioni sensazionali. Secondo Saracoglu tutto si ridurrà ad intensificare gli acquisti nei paesi balcanici allo scopo di ridurre per quanto è possibile i loro traffici con la Germania. Comunque mi ha promesso che al ritorno dell'Aml>::tsciatore di Inghilterra egli non mancherà di vederlo e di essermi più prec.so al riguardo.

Ho chiesto a Saracoglu se vi fossero elementi nuovi nella questione relativa al passaggio dei Dardanelli. Mi ha risposto che la Turchia è la guardiana degli Stretti in virtù di un atto internazionale che è tenuta e decisa a rispettare. Mi ha assicurato che i franco-inglesi sono stati «correttissimi» e non hanno richiesto il libero passaggio, ma subito dopo, quasi contradicendosi, ha soggiunto: « hanno mostrato di rendersi conto della nostra situazione ».

114

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 771/429. Ankara, 17 aprile 1940 (per. giorno 29). Telegramma per corriere di questa Ambasciata 8 corrente n. 036 (1). Con riferimento al telegramma ,sopracitato, si ha l'onore di qui appre<;so trascrivere quanto in data 15 corrente questo R. Addetto Navale ha riferito al

R. Ministero della Marina circa l'argomento in oggetto:

«L'Addetto Navale russo mi ha riferito come notizia proveniente da fonte attendibile che S. E. il Presidente della Repubblica Ismet Inonii, nel colloquio avuto con l'Ambasciatore di Inghilterra prima che questi partisse per Londra, ha precisato ancora la ferma volontà della Turchia di non essere trascinata in una guerra ».

115

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. sEGRETO 3550/1076. Berlino, 17 aprile 1940 (per. giorno 8 maggio). L'impresa tedesca in Norvegia può considerarsi giunta al termine di una prima fase, con gli sbarchi inglesi presso Narvik e l'assestamento dell'occupa

zione germanica lungo il parallelo di Trondheim. Riservandomi di tornare in

seguito sugli effetti di tale operazione, credo intanto di poter riassumere a V. E.

alcune osservazioni sulla sua preparazione e sui suoi risultati.

La preparazione costituisce di per se stessa una bella pagina militare, e

ritengo vada rilevato in primo luogo il segreto, oso dire perfetto, di cui Hitler

ha saputo circondarla, e che ha certo facilitato grandemente il suo svolgimento.

Naturalmente non è possibile prevedere tutto con matematica certezza, e

incidenti di lieve entità hanno provocato perdite abbastanza forti che altrimenti

si sarebbero forse evitate.

Nella valutazione della resistenza avversaria, è stato commesso peraltro un

errore fondamentale. Agendo di sorpresa, si contava che tanto la Danimarca

come la Norvegia non avrebbero avuto nè il tempo nè la capacità di opporsi al

fatto compiuto. Ciò è stato vero solamente per la Danimarca. Ma all'atteggia

mento norvegese ha contribuito senza dubbio il tentativo tedesco di insediare

un Governo tipo Kuusinen, quello del maggiore Quisling, non gradito nè al

Sovrano nè alla grandissima maggioranza della popolazione.

Fallito questo tentativo, Hitler ha dato prova di elasticità politica nel rinun

ciare senz'altro, ad esso, accettando un Comitato di Governo con a capo Kristan

sen, e ripetendo con questo Comitato un nuovo sforzo per avviare contatti con

il Sovrano. Si tende evidentemente ad arrangiare le cose, per diminuire al mas

simo la resistenza armata dei norvegesi nella zona a sud di Trondheim, che

mediante la guerriglia di quella popolazione montanara potrebbe riuscire più

molesta di quanto non si creda.

Dal punto di vista economico, la situazione che si è creata in Norvegia fa

vedere che le parti si sono invertite. La Germania ha fatto suo, cioè, il pro

gramma degli Alleati, impedire che Narvik rimanga il porto di transito del

minerale di ferro. L'importanza di Narvik, dopo la distruzione della linea fer

roviaria con la Svezia termina così per entrambe le parti. Le forniture -per i

tedeschi -continueranno attraverso il territorio svedese, con una riduzione

sensibile ma non tanto da incidere sulle possibilità di resistenza bellica della

Germania, date anche le scorte da questa accumulate.

Con l'occupazione tedesca della Danimarca e di una parte della Norvegia,

l'Inghilterra perde, oltre a certe quantità di minerali -facilmente sostituibili

peraltro da altre provenienze -forniture di legno da trincea e di bacon. La

Germania non risentirà d'altra parte vantaggi molto forti, perchè Danimarca e

Norvegia, economie basate largamente su contributi dall'estero, con la man

canza di 'importazioni non potranno che diminuire la loro capacità produttiva.

Dal punto di vista militare, mi riferisco ai rapporti riassuntivi che ho fatto

redigere dagli Addetti militari, navale e aeronautico di quest~ Ambasciata. Da

essi risultano i seguenti elementi:

l) L'impresa costerà alla Germania un impiego di forze non eccessivo,

ma in ogni modo maggiore di quanto non fosse stato previsto.

2) Anche le perdite superano quelle previste. In primo luogo per la flotta,

che esce da questa impresa decisamente minorata. Due incrociatori e un terzo

del naviglio silurante, oltre a numerose navi da trasporto, risultando, per esem

pio, che neppure una di esse ha potuto raggiungere Narvik.

3) Il vantaggio militare dell'occupazione dovrà rivelarsi soprattutto nel

l'acquisto di base aeree più vicine alla costa inglese, e ciò contro il maggior

sparpagliamento di forze aeree e il maggiore dispendio delle medesime tuttavia

insito nell'impresa.

4) Se la Germania riesce a tener sgombero da mine avversarie il Baltico,

come calcola, l'impresa avrà dato in ·complesso i risultati che poteva dare, e

che forse erano stati esagerati nella concezione.

L'attuale programma tedesco in Danimarca e in Norvegia, è, a quanto mi

risulta, di realizzare un'occupazione pacifica al più possibile, consolidando l'oc

cupazione stessa fino alla linea di Trondheim e abbandonando la parte setten

trionale, impervia e priva di comunicazioni, sulla quale potranno venire inten

sificate le azioni aeree contro eventuali irraggiamenti di truppe inglesi sbarcate.

L'episodio di Narvik prima o poi sarà chiuso, e rimarrà, nella pagina di

questa impresa, più come valore epico che come importanza militare. Esso po

trà tuttavia avere una portata morale che ancora non è dato di apprezzare (1).

(l) Non pubblicato.

116

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. SEGRETO 3551/1077. Berlino, 17 aprile 1940 (2).

Da una parte l'azione tedesca, che mira a ottenere, dai paesi balcanici e specialmente dalla Romania, anche con la pressione della potenza militare, concessioni economiche speciali e direi anzi anormali, dall'altra l'azione inglese che tende ad allargare il campo del conflitto per evitare rifornimenti alla Germania e distogliere un'aliquota delle sue forze dai principali obbiettivi, creano nel sudest dell'Europa una situazione di disagio e non scevra dal pericolo di aggravamenti improvvisi.

Questa Ambasciata, sia per le istruzioni ricevute da V. E. sia di propria iniziativa, ha costantemente cercato di ottenere dal Ministero degli Esteri del Reich chiarimenti su tale situazione, ma il Ministero stesso si è mostrato e si mostra sempre più estremamente riservato. Esso ha categoricamente e ripetutamente smentito propositi aggressivi verso la Romania, ma ciò non toglie che vi siano stati effettivamente in quella direzione movimenti di truppe germaniche, che voci pur autorevoli facciano presagire come possibili azioni più o meno preventive. Anche per quanto riguarda la sicurezza della navigazione danubiana, questo Ministero degli Esteri ha smentito di aver inviato note ai paesi rivieraschi, ma non c'è dubbio che le disposizioni adottate da tali paesi rispondono a pressioni tedesche. Ed è altrettanto ·certo che la Germania si prepara ad assumere un ruolo preponderante nella regione del Danubio.

Questa attività tedesca nei Balcani non è forse dovuta all"intendimento di recare modificazioni allo status quo locale, ma è determinata piuttosto dalla necessità di parare l'azione alleata ed eventuali mosse dell'armata di Weygand.

Pur tuttavia escludendo un preciso proposito tedesco di turbare lo status quo nei Balcan:i, non si può non riconoscere che tutto ciò crea una situazione nuova la quale potrebbe da un momento all'altro forzare la Germania ad improvvise azioni militari, mettendo in una posizione delicata l'Italia.

Se questo da noi non si volesse, credo che sarebbe necessario parlare anche più chiaro di quanto non si sia fatto fin qui (1).

(l) -Il presente documento reca il visto di Mussolini. (2) -Manca !"indicazione della data d"arrivo.
117

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. SEGRETA PERSONALE 2637/1246. Parigi 17 aprile 1940 (2). Le voci più allarmiste continuano a giungere a Parigi nei riguardi di un'imminente mossa italiana nei Balcani o nel Mediterraneo, specialmente con obbiettivo Salonicco (mio telegramma n. 258) (3). Sei già informato di quanto pubblica questa stampa, ma gli ambienti politici sono ancora più agitati. Certo bisognerà aspettarsi una adeguata reazione anglo-francese se faremo qualche cosa; il carattere e la portata di tale reazione dipenderanno appunto da ciò che eventualmente faremo. Mi permetto di ricordarti inoltre la mia lettera n. 1476/673 del 5 marzo scorso (4), con la quale ti informavo di una mia conversazione con Léger per desumerne ·che probabilmente la Turchia reagirebbe per prima e trascinerebbe Inghilterra e Francia. Lungi da me il voler drammatizzare la situazione, tanto più che la posso considerare dal solo angolo visuale di Parigi, ma permettimi di dirti che, visto appunto da qui, tutto il gioco tedesco sembra diretto a comprometterci ancor prima del momento necessario, se mai tale momento scoccherà. La crisi norvegese è parsa in verità un'anticipazione... nei riguardi di un nostro eventuale intervento. Ad ogni modo Francia ed Inghilterra sono ormai nel ballo e balleranno fino all'ultimo: non vorrebbero attirarsi sulle spalle anche l'Italia e quindi non credo ci provocheranno effettivamente in alcun modo; ma, se costrette da nostre iniziative, affronteranno anche un conflitto con noi. A Parigi, al pari che a Londra, si tiene moltissimo ad evitare nuove complicazioni specialmente con l'Italia, anzi posso assicurarti che i nostri interessi balcanici in ogni occasione mi vengono fatti spontaneamente rilevare non solo dai governanti francesi ma dagli alti funzionari del Quai d'Orsay (Léger per il primo) e dallo stesso Paul Reynaud.

In sostanza qui, come credo anche a Berlino, si auspica lo status quo balcanico.

Intanto ti trasmetto, qui acclusa, copia di una lettera direttami dal Ministro de Monzie: indice dello stato d'animo non solo suo, ma « dei molti francesi che vorrebbero fino all'ultimo evitare una guerra con l'Italia» (1).

ALLEGATO

IL MINISTRO DEI LAVORl PUBBLICI FRANCESE, DE MONZIE,

ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA

L. Parigi, 15 apriZe 1940; Je vous écris pour compléter notre entretien trop hiìtif et parce que, garant des espoirs du rapprochement franco-italien, j'ai le devoir de Vous prémunir contre certaines impressions facheuses. Depuis la formation du nouveau gouvernement français, il semble que le Chef de l'Italie nous suppose des pensées hostiles, comme si la personnalité de M. Paul Reynaud absorbait et résorbait la claire opinion de la majorité des ministres. Le Président du Conseil a pu fréquenter la pensée d'hommes naguère hostiles à la politique du fascisme. Il est trop bon et trop clairvoyant patriote pour n'avoir pas compris le ròle bienfaisant dévolu par les circonstances à Votre Pays. Nos deux Patries seront-elles emportées par leurs presses vers des destins absurdes? Vous nous lisez avec irritation, je Vous lis avec douleur. Observer que tous mes raisonnements portent toujours sur la pensée, sur la méditation, sur la àécision du Duce. C'est parce que je n'ai jamais dissocié dans mEs propos le Duce de son peuple que je me sens autorisé à Vous adresser cet

appel -je dirais volontiers d'homme à homme, puisqu'aussi bien je me flatte de n'avoir jamais abdiqué ma simple résolution humaine.

(l) -Il presente documento reca il visto di Mussolini. (2) -Manca l'indicazione della data d'arrivo. (3) -Vedi D. 95. (4) -Non rintracciata.
118

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 81. Belgrado, 18 aprile 1940, ore 0,50 (per. ore 2,15).

Mi riferisco al mio telegramma n. 79 in data odierna (2).

In conversazione odierna Ministro Affari Esteri è insistentemente tornato su mia ·conversazione di ieri con Ministro aggiunto (mio telegramma n. 71 e seguenti) (3) per rilevare con molto compiacimento carattere franco e amichevole scambio di vedute e per assicurarmi a sua volta con molta premura che Governo non si lascia certo trascinare da stato «nervosismo» continuo e volutamente fomentato da propaganda tendenziosa. Ha anche da canto suo posto in rilievo che mentre Governo compie ogni sforzo per arginare e sedare reazione provocata da continua valanga notizie sensazionali stato di allarme che indubbiamente esiste in vastissimi strati e in ambienti più rappresentativi della popolazione, pone Governo in imbarazzo.

Mi ha categoricamente dichiarato che voci ripetutamente propalate di misure militari eccezionalmente prese in questi giorni sono false. Sono in corso

soltanto normali misure precauzionali non (dico non) intese contro Italia ma

connesse con situazione generale.

Tale stato di fatto risulta in massima confermato da questo Addetto Mili

tare accertamenti sino stamane riferiti suo Ministero.

Sostanzialmente non vi sarebbe di nuovo in questi giorni -in fatto misure

militari -che un ordine all'aviazione navale di tenersi pronta attorno al

giorno 14.

Ordine sarebbe stato in seguito revocato.

Da rilevare tono particolarmente amichevole e premuroso che Ministro

Affari Esteri ha tenuto a marcare in tutta la conversazione.

(l) -n presente documento reca il visto di Mussolini. (2) -Vedi D. 110. (3) -Vedi DD. 96, 97, 102 e 103.
119

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 116. Sofia, 18 aprile 1940, ore 0,55 (per. giorno 19, ore 2,30).

Mio telegramma n. 106 (1).

Questa stampa non pone particolare rilievo accordo Stati rivieraschi circa

controllo navigazione Danubio.

Ragione di tale riluttanza deve ricercarsi nella circostanza che Bulgaria,

primo momento soddisfatta per ragioni prestigio dell'invito... (2) giunto da

Bucarest vivamente si è in seguito preoccupata pericolo costituito da un even

tuale controllo della Jugoslavia e Romania sulle Porte di Ferro.

Questo controllo infatti, mentre in teoria sarebbe diretto impedire un ipo

tetico tentativo britannico per bloccare 'il corso fluviale nel suo punto più stretto,

in pratica darebbe a Belgrado Bucarest mezzi efficaci per sorvegliare ed even

tualmente impedire spedizione di materiale di guerra che Bulgaria riceve per

via fluviale.

Questa preoccupazione Sofia spiega come Delegato bulgaro Belgrado, pur

dando sua aderenza di massima proposta romena, tenga atteggiamento riservato.

120

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 286. Londm, 18 aprile 1940, ore 1,10 (per. ore 8,30).

Con ultimi fonogrammi di questa Ambasciata e in particolare n. 104 di ieri (3) ho già segnalato come questi giornali vadano sempre più concentrando attenzione del pubblico britannico (attraverso sia corrispondenze da Roma che commenti e note editoriali) su atteggiamento nostra stampa nei riguardi dell'Inghilterra e particolarmente sulla presentazione riservata alle notizie di fonte tedesca delle operazioni in Norvegia.

Nonostante che tono della stampa di stamane sia marcatamente più moderato, si continuano a registrare versioni e interpretazioni colle quali vengono sottolineati i sintomi di prossime decisioni che Govemo fascista si disporrebbe a prendere circa posizione dell'Italia nel conflitto. A questo riguardo si sono particolarmente affacciate delle ipotesi concementi una estensione del conflitto nei Balcani, in seguito ad eventuali iniziative tedesche cui potrebbero corrispondere analoghe iniziative da parte Italia.

Si segnala in proposito l'attuale propaganda italiana in Grecia e si sottolinea invio di 25.000 operai italiani militarizzati in Albania, contemporaneamente truppe tedesche alla frontiera slovacco-ungherese.

Particolarmente esplicita in materia di prossime eventuali complicazioni nel settore balcanico è stata oggi una nota dell'Evening StandarP,, segnalata a parte nel fonogramma stampa n. 105-bis (1).

Mi risulta che in questi ambienti governativi viene registrato con la più grande attenzione atteggiamento della nostra stampa, e per quanto si voglia essere tuttora assai cauti nel trarne deduzioni immediate e si svolga anzi una azione per controllare e limitare le interpretazioni e 'i commenti, non si è esenti da una crescente preoccupazione. In questi circoli finanziari anche oggi hanno cir.colato voci di una imminente entrata dell'Italia in guerra, che hanno prodotto turbamento nel mercato dei titoli italiani quotati su questa piazza e una aumentata offerta di lire.

Risposta data oggi alla Camera dei Comuni da Butler alla interrogazione presentata dal laburista Henderson circa «la propaganda anti-britannica in Italia di ispirazione ufficiosa », risposta nella quale Butler si è limitato a dire che il Governo non aveva nel momento attuale alcuna dichiarazione da fare al riguardo, conferma che questi ambienti responsabili cercano di evitare almeno per ora il peggioramento dell'atmosfera.

(l) -Non pubblicato. (2) -Nota dell'Ufficio Cifra: • Gruppo indecifrabile •. (3) -Non pubblicato.
121

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A TOKIO, P. CORTESE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 223. Tokio, 18 aprile 1940, ore 2 (per. ore 23,30).

Mio telegramma n. 211 (2).

Conversazioni anglo-nipponiche circa Tien tsin hanno fatto sensibili progressi; questione argento già regolata modo seguente: quantitativo argento del valore 100.000 sterline è da convertire in valuta estera per acquisto frumento canadese australiano con cui soccorrere popolazione cinese settentrionale; resto della riserva depositata in concessione inglese è da porre sotto sigillo dalle autorità giapponesi in presenza commissione internazionale della quale faranno parte esperti inglesi francesi giapponesi cinesi ed eventualmente nord-americani.

Questione blocco cui quella dell'argento rimane collegata si avvierebbe pure verso una soluzione nel senso che Giappone avrebbe convenuto ritirare truppe.

Rimarrebbe da stabilire data.

Inglesi vorrebbero fosse quella dell'accordo da firmare mentre giapponesi

insisterebbero che fosse successiva in modo da poter spiegare sgombero con

avvenuto ristabilimento ordine.

Secondo quanto mi si riferisce prossima eliminazione questione Tientsin

non porterebbe grande distensione nei rapporti nippo-inglesi i quali continue

rebbero ad essere sfavorevolmente influenzati dalla politica filo-Chung King del

Governo di Londra.

Comunicato Roma e Shanghai.

(l) -Non pubblicato. (2) -Non pubblicato.
122

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A TOKIO, P. CORTESE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 226. Tokio, 18 aprile 1940, ore 7,30 (per. ore 13,40). Mio telegramma 220 (1). Portavoce Ministero degli Affari Esteri ha fatto diramare dichiarazione nella quale è detto che Governo olandese ha espresso al Governo giapponese apprezzamento per suo atteggiamento questione Indie Olandesi, affermando, stesso

tempo, non aver cercato nè cercare in futuro protezione di alcun paese Indie Olandesi come pure essere determinato respingere qualsiasi offerta di protezione

o intervento qualunque specie e d'ogni provenienza.

123

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. URGENTISSIMO PER TELESCRIVENTE 345. Berlino, 18 aprile 1940, ore 13.

Con riferimento alle pubblicazioni di fonte inglese sulla rappresentanza di

una commissione militare tedesca in Italia questo Stato Maggiore, d'accordo con

il Ministero degli Esteri del Reich, gradirebbe venisse diramato da fonte ita

liana un chiarimento all'incirca del seguente tenore:

« Fra l'Italia e la Germania hanno luogo scambi di commissioni militari

composte da esperti militari e tecnici delle diverse armi. Da Roma viene segna

lato l'arrivo di tali commissioni. Da fonte competente si comunica che la visita

delle commissioni fa parte di un programma generale in corso dal 1938, il cui

scopo è di proseguire un costante contatto tra le forze armate dei due paesi».

Lo Stato Maggiore ha espresso il desiderio di una cortese assicurazione nel corso

della giornata.

(l) Non pubblicato.

124

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER FONODISCO 289. Londra, 18 aprile 1940, ore 18,30.

Mio telegramma odierno n. 287 (1).

Trascrivo qui di seguito testo nota ufficiosa testè diramata da Press Asso

ciation: « N e i circoli bene informati di Londra si afferma oggi che quando il

Ministro Cross ha detto nel suo discorso di ieri che la Gran Bretagna sarebbe

lieta di sapere qual'è la sua posizione nei riguardi dell'Italia, egli ha espresso

" un punto di vista ispirato al buon senso ".

Il sig. Cross nella sua qualità di Ministro parla ovviamente con autorità,

ma si è fatto rilevare oggi che quanto egli ha detto non deve essere considerato

come una deliberata démarche e non gli si deve conseguentemente annettere

una importanza non dovuta. La Gran Bretagna non ha ragione di supporre

che l'Italia desideri di essere altro che neutrale. La Gran Bretagna ha sempre

cercato di sviluppare e mantenere l'amicizia con l'Italia, e noi non abbiamo

altro desiderio che quello di osservare ed applicare scrupolosamente i termini

dell'accordo anglo-italiano del 1938. In Londra si è notato che le relazioni tra

l'Italia e la Jugoslavia hanno fatto recentemente favorevoli progressi, e non

vi è nulla attualmente in queste relazioni che sia suscettibile di causare una

indebita preoccupazione».

125

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 36. Belgrado, 18 aprile 1940 (per. giorno 20).

Seguito al mio telegramma n. 80 in data di ieri (2).

Diffusasi notizia approvazione da parte del Comitato esecutivo C.I.D. misure per sicurezza navigazione Danubio, si nota in questi ambienti francesi ed inglesi intensa attività per porre in rilievo correttezza voto favorevole Francia e Inghilterra che ha consentito approvazione all'unanimità. Da atteggiamento corrispondenti locali, appare probabile che tale tesi sia ripetuta a scopo propagandistico nei giornali dei due predetti paesi.

Come risulta da successive segnalazioni verità è che delegati francese e inglese avevano già votato contro (e inutilmente) proposta per assunzione nuovi piloti diretta com'è noto parare manovre franco-inglesi per ottenere dimissioni piloti stessi.

Quanto a misure per sicurezza stessi delegati tentarono impedirle sollevando eccezione incompetenza Comitato esecutivo. Vinta tale eccezione con cinque voti in favore competenza contro i due francese ed inglese, e approvazione misure essendo ormai così assicurata, votare contro ancora una volta non solo

sarebbe stato inutile da parte francese ed inglese, ma avrebbe anche costituito un pericoloso errore specie di fronte reazione, provocata nei paesi rivieraschi dai noti tentativi di sabotaggio scoperti in Romania.

Circa C.I.D. segnalo che è atteso per oggi o domani a Belgrado delegato

tedesco Martius. Palmieri ritiene non improbabile che Germania possa decidersi

ritornare a partecipare ai lavori della Commissione, ciò che tecnicamente po

trebbe fare in qualsiasi momento. Un accenno in tal senso mi è stato fatto ieri

anche da questo Ministro degli Affari Esteri.

(l) -Non pubblicato. (2) -Non pubblicato.
126

L'INCARICATO D'AFFARI AI. AD ATENE, FORNARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE AEREO 61. Atene, 18 aprile 1940 (per. giorno 20).

Rapporto questa R. Legazione n. 3338/563 in data 12 aprile u. s. (1).

La ridda di voci, cui si accennava nel precitato rapporto di questa R. Legazione e che sembrava calmarsi in seguito all'opinione, generalmente diffusasi in un primo tempo, che l'estensione del conflitto nella penisola scandinava avrebbe reso più tranquilla la situazione nell'Europa danubiano-balcanica, ha intensamente ripreso in questi ultimissimi giorni diffondendo non poca preoccupazione in questa opinione pubblica.

I più non credono infatti a una ulteriore intensificazione di operazioni mili

tari nel Nord e sono quindi convinti ·che da parte franco-inglese si vorrà ora

tentare di tagliare i rifornimenti che alla Germania arrivano dal Sud-Est del

l'Europa e dalla Russia, via Mar Nero, con la conseguenza di vedere la lotta

estesa anche nel Mediterraneo. Si attende quindi con non poca preoccupazione

il ritorno da Londra dei Ministri britam:Ìici accreditati nelle capitali balcaniche

per rendersi conto delle intenzioni alleate in questo settore.

Hanno circolato anche, con non minore intensità e destando un allarme

anche maggiore, le solite voci di mire italiane verso la Jugoslavia, secondo

taluni, verso la Grecia, secondo altri, con pretesi progetti di nostri sbarchi

imminenti a Corfù. Ma più che le voci, provenienti dai soliti ambienti irrespon

sabili, merita essere segnalato il fatto che esse, questa volta, non sono state

accolte negli ambienti ufficiali ellenici con quella incredulità che ci si poteva

attendere. Mi risulta infatti in modo sicuro che tanto Mavroudis quanto questo

Capo di Stato Maggiore ne hanno fatto cenno in talune loro conversazioni coi

miei colleghi esteri, senza del tutto escluderne la fondatezza. D'altra parte è

stata anticipata la partenza da Salamina verso le Isole Jonie di talune unità

della Marina da Guerra (quattro cacciatorpediniere e quattro sommergibili),

che avrebbero dovuto prendere 'il mare soltanto nel maggio prossimo per le

manovre di primavera e il cui passaggio nelle acque di Patrasso mi è stato

segnalato anche da quel R. Console. Tale anticipata partenza viene attribuita

per l'appunto alle preoccupazioni destate da tali voci (2).

DD. 58 e 62.

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi The Greek White Book,Washington, American Council on Public Affairs, 1943,
127

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER coRRIERE 52. Bucarest, 18 aprile 1940 (per. giorno 22).

La notizia della nomina a Consigliere Reale di Mihalache che ho segnalato

a V. E. con telegramma .stampa odierno n. 92 (1), ha qui destato viva sen

sazione.

Mentre però negli ambienti vicini al Governo si dice che con questa nomina l'esiguo gruppo superstite dei nazional-contadini rimasti fedeli all'opposizione si assicura che Mihalache ha accettato la nomina ma senza ripiegare alcun lembo della sua bandiera (e quindi senza dare la sua adesione al partito unico del· Fronte della Rinascita Nazionale) e che anzi egli abbia ottenuto la promessa della prossima liberazione di Madgearu (mio telespresso n. 1233/553 del 23 marzo u. s.) (2).

Ad avvalorare queste ultime affermazioni è apparso sui giornali il seguente

testo di una lettera diretta dal Mihalache a Maniu:

« Al fine di chiarire pubblicamente quanto chiarito nella nostra conversazione del 16 aprile, tengo a precisare anche con questo mezzo quanto appresso: 1a mia nomina a consigliere Reale ·con cui mi ha onorato il Sovrano mantiene inalterato l'atteggiamento da me tenuto fino adesso. E ciò sia per quanto riguarda il mio profondo rispetto e la devozione verso S. M. Re Carol II alla disposizione del quale sarò per esprimergli sinceramente il mio parere, sia per quanto riguarda il mio giudizio sulla situazione di fatto, i sentimenti e l'ideologia che in modo coerente ho nutrito dalla più tenera età ed i miei rapporti con i compagni di fede comune ».

Contemporaneamente poi un comunicato del Maresciallato di Corte annunzia che il Sovrano ha ricevuto un gruppo di ex Guardie di ferro ed il Ministero dell'Interno comunica che in data odierna sono stati soppressi i campi di concentramento di Vaslui, Miercurea-Ciucului e Sadaclia mettendo in libertà gli ultimi internati dell'ex movimento Legionario.

Trattasi quindi evidentemente di un notevole progresso di quella pacifi

cazione generale cosi desiderata dal Sovrano ed alla cui realizzazione sta da

tempo adoperandosi Tatarescu con tutta la sua ben nota abilità.

Queste notizie e quella della nomina a Consigliere Reale dell'ex Ministro degli Esteri Vietar Antonescu (il quale recentemente si recò in Italia a conferire con V. E.) hanno fatto sì che in questi ambienti giornalistici circoli la voce che Mihalache sarà prossimamente nominato Vice Presidente del Consiglio e che avrebbero luogo altri mutamenti nella ·Compagine ministeriale tra cui la sostituzione di Gafencu con Giorgio Bratianu.

Non mancherò di riferire gli eventuali nuovi sviluppi della politica interna romena.

n ~ Documenti diplomatici • Serie IX . Vol. IV.

(l) -Non pubblicato. (2) -Non pubblicato.
128

IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATO 1536/670. Bucarest, 18 aprile 1940 (per. giorno 25). Onoromi trascrivere qui di seguito quanto mi comunica questo corrispondente della Stejani riguardo ad una sua conversazione con l'Addetto stampa presso questa Legazione dell'U.R.S.S.: « Ritengo utile riferire la conversazione che ieri sera ho avuto con l'Addetto Stampa presso questa Legazione dell'U.R.S.S., Cebedev. Dopo aver parlato sulla questione del giorno, la scoperta fatta a Giurgiu del carico inglese di esplosivi, la nostra discussione è stata avviata sull'atteggiamento sovietico nei riguardi della Romania, Cebedev, a questo riguardo, mi ha detto testualmente: "Fra la Romania ed il mio Paese è stata creata artificiosamente da vent'anni, e s'intende dai romeni, una barriera che si chiama la Bessarabia. Ora questa barriera deve essere abbattuta perchè l'U.R.S.S. non può più tollerarne l'esistenza. Secondo il pensiero dell'Incaricato d'Affari della mia Legazione, forse fra una settimana od al massimo in un mese, questa questione sarà posta sul terreno da parte delle nostre autorità che intendono risolverla una buona volta per sempre. Secondo l'opinione di Kukoliev, Mosca chiederà a Bucarest di definire l'appartenenza della Bessarabia all'U.R.S.S., od anche alla Romania, mediante un plebiscito da far svolgere con garanzie internazionali. Il popolo bessarabiano fu obbligato con le armi a trovarsi nei confini romeni, esso non ha mai espresso la sua opinione e questo stato di cose noi vogliamo che cessi ormai, nel più breve tempo. Se la Romania, che da vent'anni ha sempre rifiutato di farlo, non accetterà neppure ora il suggerimento sovietico, stavolta la faccenda non andrà certamente come per il passato". Ho insistito per avere spiegazioni su quest'ultima frase: Cebedev, però, deve essersi accorto di avermi detto anche troppo, perchè ha cambiato subito argomento».

129

IL CONSOLE GENERALE A PRAGA, CARUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 629/261. Praga, 18 aprile 1940 (per. giorno 26).

Per quell'eventuale interesse che ciò può presentare per le Superiori auto

rità mi onoro riassumere le seguenti impressioni che la recente azione tedesca

in Norvegia e Danimarca ha avuto nel Protettorato:

a) Negli ambienti cechi. Nei primissimi giorni apparente grande soddi

sfazione, determinata dal fatto che la nessuna resistenza offerta dalla Danimarca

ed i rapidi successi in Norvegia annunziati dal Comando tedesco, sono stati dai

cechi interpretati come l'ennesima prova della saggia politica da essi perseguita

nel marzo 1939, consentendo l'ingresso delle truppe germaniche nel Protet

torato senza la minima resistenza.

L'azione tedesca in Danimarca e 'in Norvegia non è stata d'altra parte inter

pretata come indice dell'inizio di una rapida definitiva azione vittoriosa tedesca

contro gli alleati, ma soltanto come indice dell'inizio di una guerra effettiva

mente combattuta sui risultati della quale i cechi continuano a far credito alle

forze anglo-francesi.

Incoraggiati, anzi, dalle notizie diffuse specialmente dalla radio inglese circa

assai notevoli successi dei franco-inglesi riportati in battaglie navali ed aeree

e circa sbarchi effettuati dalle forze alleate in Norvegia, molti hanno anche

creduto ad un rapido declino della Germania e solo pochi, fra i più seri ed i

più positivi, hanno ammesso ed ammettono come prima di rischiare un giudizio · positivo sarà bene attendere almeno altri 15 o 20 giorni.

b) Negli ambienti tedeschi. Si è rilevato nei primissimi giorni un senso

di sconfinata soddisfazione, durante il quale molti passavano in rivista le diverse

capitali europee che avr'ebbero ancora potuto subire rapidamente le sorti di

Praga, Varsavia, Copenaghen ed Osio.

Esclusi gli elementi più accesi, nei giorni successivi si è rilevato una più

pacata valutazione degli avvenimenti sempre in senso ottimistico, al quale è

seguito, per ora da parte di pochi, qualche sintomo di preoccupazione.

Mi è stato parlato dì profondo malcontento negli ambienti militari, ma di

esso non ho avuto nessuna prova diretta.

130

IL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

L. s. N. (TRADUZIONE) (1). Berlino, 18 apriLe 1940.

Vi scrivo questa lettera, dopo che la situazione in Scandinavia si è chiarita

abbastanza da rendermi possibile di darvene una relazione.

Prima di ogni cosa, Vi ringrazio sinceramente per le espressioni della

lettera che Voi mi avete fatto giungere per tramite dell'Ambasciatore Atto

lico (2).

Sono soprattutto lieto per la comprensione che Voi, Duce, avete mostrata

per la necessità che mi spingeva ad agire. Ogni giorno che passa ci mostra

quanto grave fosse il pericolo che minacciava la Germania. Gli inglesi non inten

devano soltanto tagliare i rifornimenti di minerale da Narvik (che rappresentano

solo una parte delle nostre importazioni di minerale dalla Svezia); avevano

bensì il progetto di costituire a Narvik una base di operazioni per esercitare una

pressione sulla Svezia, giovandosi del possesso della ferrovia mineraria, impor

tantissima linea strategica di rifornimento, assai lontana dal possibile raggio

d'azione della Germania.

La Svezia doveva essere indotta a porre a loro disposizione la sua produ

zione di minerale, e cioè a deviarla tutta verso Narvik e cederla esclusivamente

alla Inghilterra ed alla Francia. Inoltre, attraverso l'occupazione di Bergen e

Stavanger, il Mare del Nord doveva venire bloccato in tal maniera da ostacolare l'uscita dei sommergibili tedeschi e possibilmente renderla del tutto inattuabile con un successivo sbarramento di mine. Infine, si sperava di creare nella Norvegia meridionale una grande base aerea, dalla quale si potesse minacciare e colpire il fianco destro della Germania.

L'azione contraria da me intrapresa giunse appunto alla dodicesima ora per parare il colpo britannico. Duce, io credo di non aver mai avuto, nella mia vita, tanta fortuna quanto questa volta. Da mesi l'Inghilterra covava questo piano. In occasione della crisi finlandese, si tentò di intraprendere uno sbarco in Norvegia ed in Svezia sotto il pretesto di una spedizione di soccorso. Da documenti di eccezionale importanza rinvenuti nel frattempo ad Oslo si rileva che la Svezia in realtà era preparata a conservare lealmente la sua neutralità, e se necessario a difenderla. Ma da questi documenti (l) -che io Vi mostrerò dopo che saranno stati esaurientemente riesaminati -risulta anche in modo evidente che già da allora la Norvegia aveva assunto un atteggiamento negativo solo in apparenza. Il Governo norvegese era in ogni caso deciso non solo a non opporre seria resistenza, ma anche a schierarsi a fianco dell'Inghilterra.

Gli sforzi compiuti allora dall'Inghilterra non mi sono rimasti ignoti. È evidente che to avevo il dovere di prepararmi al contrattacco. Terminato il conflitto finlandese, sembrava che il problema non fosse più tanto urgente. Ma dagli ambienti scandinavi ricevevamo continui avvertimenti circa la continuazione degli sforzi inglesi, anzi ·circa la probabilità di un colpo di mano. Due furono tuttavia i fatti, che ci illuminarono in maniera definitiva: una riunione organizzata da Churchill e durante la quale egli "imprudentemente manifestò idee del genere, che ci furono riferite. Ora noi da un documento, rinvenuto nel Ministero degli Affari Esteri di Oslo, abbiamo potuto stabilire in primo luogo che la riunione si tenne veramente; in secondo luogo che le conversazioni si svolsero proprio su quegli argomenti e che vennero espresse quelle opinioni; e soprattutto siamo stati avvertiti da una osservazione che Paul Reynaud confidò ad un altro diplomati-co, e della quale noi abbiamo potuto avere conoscenza. Nel corso di questa conversazione, egli dichiarò che entro pochi giorni « il grande colpo del nord » avrebbe avuto luogo, e che così il fronte occidentale avrebbe certo perduto molta importanza.

Immediatamente io feci iniziare i preparativi per prevenire se possibile un simile tentativo da parte franco-inglese. Quando ricevemmo la notizia, che ormai Inghilterra e Francia avevano l'intenzione di non riconoscere più le acque territoriali norvegesi, come primo atto di violazione della neutralità, allora io compresi tutto e diedi l'ordine di attaccare immediatamente i punti strategici della Norvegia occidentale. Veramente, Duce, questa volta in un intervallo di tempo di nemmeno dieci ore si è forse decisa la sorte della guerra. Senza l'imprudente loquacità di quei due signori, certo le cose avrebbero preso un'altra piega.

Dal principio dell'azione è trascorso ormai abbastanza tempo perchè sia possibile formulare ora qualche conclusione.

l) Danimarca. -La Danimarca è completamente occupata dalle truppe tedesche. L'esercito danese è stato smobilitato oggi 18 aprile. Esso è disarmato. Le armi sono sotto la sicura sorveglianza delle forze armate tedesche. Costituisce un'eccezione solo il battaglione della Guardia del Re, che rimane intatto. Nel complesso la situazione della Danimarca è tale, che col tempo si può contare su una evoluzione amichevole; il nostro interesse in quel paese, è di evitare che esso diventi una base per le forze nemiche, ma che, quanto al resto, la sua propria vita possa svolgersi indisturbata. Il gruppo dei popoli danesi è vicino al nostro, così che non v'è da dubitare di un felice avvenire anche per quella Nazione. Il Re si è condotto in maniera tanto abile quanto energica. Così egli ha salvato non solo il Paese, ma anche la sua corona.

2) Norveaia. -Per mezzo della mia azione del 9 aprile, ho fatto occupare seguenti punti di grande valore strategico:

Oslo, Arendal, Kristiansand, Stavanger, Bergen, Trondheim e Narvik.

Il complesso delle forze militari che si trovano ora in Norvegia comprende, senza l'aeronautica e la marina, circa quattro divisioni, e viene continuamente aumentato. Per !'·impresa norvegese e danese ho previsto un totale di dodici divisioni. D'altra parte sarà possibile dopo la completa pacificazione della Danimarca trasportare le forze che oggi vi si trovano in Norvegia e sostituirle con poche organizzazioni di carattere militare. Per tale scopo, sono a mia disposizione una notevole quantità di «Squadre della Morte» di prim'ordine, nonchè battaglioni di polizia.

Da ciò quindi non deriva alcun indebolimento delle mie forze d'attacco ad

Occidente. La situazione è oggi la seguente:

Oslo, Arendal, Kristiansand, Stavanger, Bergen e Trondheim sono nelle nostre mani. In tutti questi punti sono stati istituiti centri militari, che provvedono alla pacificazione del Paese. In Oslo, dove si trovano le forz·e principali, tutte le truppe norvegesi ivi esistenti sono state completamente distrutte o sbaragliate, catturate o spinte oltre confine in Svezia. L'armamento della fanteria e dell'artiglieria e così pure i depositi di munizioni sono in nostro possesso. Le fortificazioni particolarmente efficienti del Fiord di Oslo -che si sono dovute conquistare con sanguinosi combattimenti -sono ora occupate dai nostri artiglieri di marina e pronte per la difesa. Ciò vale anche per le fortificazioni di Kristiansand, Bergen, e Trondheim. Arendal e Stavanger mancavano invece di fortificazioni. Purtroppo lo stesso si deve dire anche di Narvik. Sarebbe stato per noi molto più vantaggioso se Narvik avesse avuto delle fortificazioni anzichè esserne priva.

Le zone da noi occupate, e specialmente quella di Oslo, sono le uniche zone di questo territorio che abbiano popolazione relativamente più densa. Fra di esse si stendono grandi tratti inospitali, in alcuni dei quali non vi è nemmeno un abitante per chilometro quadrato. L'occupazione di tali zone non ha importanza dal punto di vista militare e potrà quindi essere compiuta con tutta calma. Centri militari di resistenza potrebbero formarsi soltanto su piccola scala: essi in ogni modo verrebbero immediatamente distrutti dall'arma aerea. L'essenziale è che noi abbiamo potuto riordinare i pochi campi di atterraggio che esistevano nel Paese in modo da farli centri importanti di azione per la nostra aeronautica.

Le notizie, Duce, di grandi battaglie navali etc. sono frottole inventate dagli inglesi. Scontri non si sono avuti nè nello Skagerrak nè nel Mar del Nord, bensì solo al Ministero delle Informazioni di Londra. I trasporti di truppe tedesche ad Oslo e nei porti meridionali della Norvegia proseguono ininterrottamente e così pure i trasporti di materiale bellico.

La chiusura di tutto lo Skagerrak con campi minati viene di giorno in giorno intensificata. L'irruzione di unità maggiori è per se stessa -grazie anche all'efficacia della arma aerea tedesca -assolutamente esclusa. I sommergibili ·inglesi e probabilmente anche francesi, che operano nello Skagerrak sono dalla nostra difesa anti-sommergibili distrutti o costretti ad immergersi tanto profondamente da perdere tutta la loro capacità di azione. Le nostre perdite sono giornalmente in diminuzione. Gli ultimi trasporti non hanno subito in genere alcun incidente.

L'attività della flotta inglese si limita a compiere singoli attacchi per poi subito ripiegare col favore della notte. In tal modo, nella notte di ieri gli inglesi hanno effettuato un breve bombardamento di Stavanger. Hanno cercato, perù, subito di ritornare alle proprie basi, ma sono stati scoperti dall'arma aerea e fatti bersaglio di bombe pesanti. Un incrociatore pesante è stato in breve distrutto. Inoltre due altri sono rimasti talmente danneggiati che è dubbio abbiano potuto far ritorno nei propri porti.

La reazione inglese. -La reazione inglese si limita in genere al tentativo di sbarcare truppe in posti siti molto lontano, al nord. Dal punto di vista militare la cosa è senza importanza, dato che gli sbarchi si sono potuti effettuare soltanto grazie alle pessime condizioni atmosferiche avutesi negli ultimi giorni. Appena il tempo sarà più chiaro i nostri aviatori libereranno le coste norvegesi da tutte le navi inglesi.

Narvik. -Narvik è il punto più a nord: esso dista 600 chilometri da Trondheim; manca di dirette comunicazioni sia stradali che ferroviarie. Ho 'inviato colà un forte distaccamento di truppe soprattutto con l'incarico di distruggere completamente la ferrovia per il trasporto di minerali che non ha più importanza per la Germania. Nel Fiord di Narvik si sono avuti due combattimenti navali; in entrambi i casi i miei cacciatoperdiniere hanno dovuto combattere con forze di gran lunga superiori. Gran parte delle unità nemiche è stata gravemente danneggiata; il rimanente è stato disperso. È soltanto dopo che i caccia tedeschi avevano esaurito le proprie munizioni che sono stati dai relativi equipaggi affondati o distrutti. Gli equipaggi stessi combattono ora nei ranghi delle

truppe colà sbarcate. Queste ultime sono provviste di tutto il necessario. Narvik si trova tuttora in nostre mani e così pure la ferrovia e un largo raggio di territorio circostante. Appena il tempo si farà più favorevole, gli aeroplani tedeschi riprenderanno gli attacchi non dando tregua alle forze inglesi fino a tanto che queste non si decideranno a porre fine a tali ridicole dimostrazioni. Del resto tutto quello che l'Inghilterra fa è soltanto per venire incontro alla pubbilca opinione che reclama dei successi ad ogni costo. Ho già accennato nella mia ultima lettera come sia inevitabile, in operazioni di tanta mole, dover incontrare qua e là delle momentanee difficoltà. Una cosa, Duce, è però certa, nessuna forza del mondo mi potrà far lasciare la Norvegia prima della conclusione della pace. Ed il risultato dei pochi giorni che sono passati dal 9 aprile, se lo si esamina dal punto di vista militare, è tale che nemmeno la fantasia più fervida avrebbe osato attendere o sperare.

Duce, Voi accennate nella Vostra lettera, come ad un punto pericoloso, al problema della neutralità romena. Il mio punto di vista in verità coincide esattamente col Vostro. Anch'io sono fermamente convinto che per noi tutti è desiderabile tener lontano dalla guerra -sempre che ciò sia possibile -la regione balcanica. Questo desiderio però non implica l'obbligo di vedere le cose diversamente da quello che sono. Quando io, da principio, conducevo la mia lotta per la conquista del potere in Germania, avevo di fronte gli avversari più temibili, primo fra tutti il Marxismo. Tuttavia i nemici più vili non erano i grandi avversari aventi una diversa concezione della vita, bensì quei partiti intermedi senza principì, di origine economico-borghese. A questi corrispondono ora, per il loro atteggiamento, alcuni di quei piccoli Stati neutrali, che ritengono di avere il privilegio di offendere gravemente e danneggiare o per lo meno di ammonire con insolenza alcune grandi potenze che li trascurano. Si scusa questo invocando la « democratica libertà » della stampa e della opinione pubblica. Tuttavia non c'è alcun dubbio che, se qualche cosa si scrive o s'i dice ·che non vada a genio ai v~ri dirigenti di queste piccole nazioni, essi hanno una infinità di mezzi per esercitare la loro influenza o anche per porre il loro veto.

Con viva gioia ho sentito dalla vostra bocca, Duce, la conferma delle notizie gia pervenutemi dell'avvenuta mobilitazione della flotta italiana, che cosi come a noi, non è rimasta celata alla Francia e all'Inghilterra. Ma credo che appunto l'atteggiamento dell'Italia, seguito con crescente interesse 'in Inghilterra e Francia, ha fatto divenire più intenso il desiderio di trasportare il conflitto alla periferia dovunque ciò fosse possibile. L'occupazione della Norvegia sembra aver fatto svanire quel sogno; comunque lo scopo non verrà raggiunto.

Ciò che queste operazioni significano per noi, e specialmente per me, vien compreso nel mondo intero da un uomo solo al di fuori di me, e quell'uomo siete Voi, Duce. Voi stesso avete avuto una volta il coraggio di condurre la Vostra azione in Abissinia sotto i cannoni inglesi. La mia situazione fino ad oggi non è stata molto diversa; ma anche io mi sono deciso a non ascoltare nelle ore più difficili il così detto buon senso, ma a fare appello invece alla forza dell'Onore, al senso del Dovere e infine al proprio Cuore (1).

(l) -L'originale tedesco non è stato rintracciato. (2) -Vedi D. 37.

(l) Sono stati raccolti nel Libro Bianco tedesco n. 4, vedi Relazioni Internazionali, anno VI, n. 18, 4 maggio 1940, pp. 597-650.

131

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI DELL'EUROPA E DEL MEDITERRANEO, BUTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 18 aprile 1940.

II Ministro di Grecia è venuto a chiedermi notizie circa le voci di minaccie militari sovietiche e tedesche all'integrità delle Nazioni balcaniche. Gli ho ri

sposto che, a parte l'allarme causato a Bucarest dalla conversazione che Molotov aveva avuto giorni or sono col Ministro di Romania a Mosca e l'emozione causata per il fermo delle maone inglesi nel Danubio, nessun fatto nuovo era da registrare circa la situazione nei Balcani. Il Ministro di Grecia mi ha accennato per inciso ai rumori di occupazione italiana di Corfù e di Grecia. Gli ho risposto che effettivamente se ne era parlato ma che tali rumori erano da collocarsi fra le notizie malevoli sparse da una propaganda evidentemente interessata.

* * * È venuto anche a vedermi il Ministro di Jugoslavia il quale, dopo avermi dato notizia ufficiale della prossima conclusione del Trattato di commercio jugoslavo-sovietico, mi ha detto di essere rimasto impressionato dal discorso pronunciato da Ansaldo alla Radio. Al sig. Christié era stato riferito che Ansaldo avrebbe detto che l'Italia sarebbe entrata in guerra fra un mese. Gli ho riepilogato per sommi capi le parole di Ansaldo e gli ho spiegato come Ansaldo non abbia mai pronunciato una affermazione simile ma abbia invece detto che all'Italia, come a qualsiasi altra Nazione europea, può toccare di entrare in guerra da un momento all'altro e che occorre perciò essere preparati. Il Ministro di Jugoslavia ha anche fatto le stesse domande formulate dal Ministro di Grecia e gli ho risposto negli stessi termini adoperati col sig. Metaxas. Al sig. Christié ho precisato che le dichiarazioni di Ansaldo avevano un carattere puramente personale e che del resto le sue parole non uscivano dal quadro normale di una conversazione radiofonica.

* * *

Le stesse domande mi sono state poste ieri in una conversazione avuta con il Ministro di Romania al quale ho risposto anche nel senso predetto.

132.

L'INCARICATO D'AFFARI A. l. A TOKIO, P. CORTESE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 229. Tokio, 19 aprile 1940, ore 8,54 (per. ore 17,20). Mio telegramma n. 225 e 226 (1). Dichiarazione Segretario di Stato americano Esteri (condotta questione Indie) primo piano questa stampa. Pur notando che Giappone e Stati Uniti America parlano entrambi status qua, giornali non riescono a buttare già che America interferisca nel Pacifico Occidentale e rimprovera ad Hull di non aver fatto alcun cenno agli speciali interessi giapponesi in quella zona. Essi interpretano mossa americana come diretta frenare Giappone e chiamano Stati Uniti America cane da guardia al servizio inglese. Stampa odierna ha pubblicato anche dichiarazione recente questo Ministero degli Affari Esteri circa accoglienze fatte da Governo olandese a dichiarazioni Arita. Commenti sono tutti favorevoli. Richiesta di commentare dichiarazioni Hull portavoce Ministero degli Affari

Esteri ha risposto stamane a giornalisti esteri ciò superfluo dopo comunicazioni del Governo olandese che avevano soddisfatto pienamente Governo nipponico.

(l) Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. IX, cit., D. 138.

(l) Non pubblicati.

133

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO PER TELESCRIVENTE 351. Berlino, 19 aprile 1940, ore 13. Questo Ministero degli Esteri mi comunica che il 17 corr. il Ministro degli Esteri jugoslavo [Cincar-]Markovié ha convocato il Ministro tedesco a Belgrado per informarlo dell'invio di una Delegazione commerciale a Mosca guidata dell'ex Ministro delle Finanze Giorgievié. In tale occasione [Cincar-]Markovié ha fatto presente che la Jugoslavia ha intenzione di regolare le sue relazioni con l'Unione Sovietica, ciò che si desidera per altro attuare a tappe. L'invio della delegazione e l'eventuale conclusione di un accordo non significano il riconoscimento de jure del Governo sovietico, ma dipenderà dalle impressioni che riporterà a Mosca la delegazione uno sviluppo su tale via. I primi contatti avuti con i sovietici per il viaggio di tale delegazione lasciano favorevolmente sperare 'in tale senso. Il Ministro jugoslavo a Berlino ha fatto visita ieri al Segretario di Stato von Weizsacker per rendergli la stessa comunicazione, tenendosi in termini più vaghi, e lasciando prevedere la possibilità che le relazioni fra Jugoslavia e Russia si stabilizzino soltanto nel ripristino di rapporti commerciali. A tal uopo

ha citato il caso della Svizzera, che pur avendo un accordo commerciale con la Russia non intrattiene relazioni diplomatiche con essa.

134

IL MINISTRO A STOCCOLMA, FRANSONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 72. Stoccolma, 19 aprile 1940, ore 19,35 (per. giorno 20, ore 1,30). Ho avuto iersera conversazione con Segretario Generale Affari Esteri. sig. Bohemann (mio rapporto n. 298/130) (l) appena di ritorno da Londra. Mi ha detto che scopo del suo viaggio sarebbe stato di prospettare punto di vista Stati scandinavi relativo loro attività commerciale, loro possibilità e situazione generale di fronte belligeranti, cercando dissuadere alleati da imprese rischiose verso questi paesi. Egli giunse però Londra stesso giorno che ebbero inizio inaspettate operazioni in Norvegia. Fulminea azione tedesca produsse a Londra, secondo Bohemann, la più grande sorpresa e dispetto. Avendo egli chiesto come mai flotta inglese si sia così lasciata sorprendere, alta personalità Foreign Office gli ha spiegato che l'Ammiragliato era conoscenza preparazione impresa grande stile della marina germanica, ma diretta contro Scozia. Ed in verità, mi ha aggiunto Bohemann, anche al Governo svedese erano giunte informazioni da Berlino nello stesso senso. Flotta inglese stava in agguato, secondo dichiarazione suddetta personalità, per dare battaglia con sicuro esito al con

voglio armato tedesco al punto più opportuno. Mattina del 9 corrente un cacciatorpediniere britannico in perlustrazione avvistò convoglio, ma prima. di com

pletare segnalazione venne affondato. Convoglio che apparentemente dirigevasi verso la Scozia cambiò bruscamente rotta gettandosi direzione Norvegia. Furiosa tempesta mare, nebbia e fortissimo vento impedirono manovra flotta inglese, specie naviglio sottile ed operazioni aeree. Convoglio germanico potè così raggiungere obiettivi coste atlantiche norvegesi. Queste le spiegazioni date al sig. Bohemann. Questi è sicuro che si sta ora preparando da parte degli 'inglesi prossimo colpo di risposta in Scandinavia operando specialmente dal nord ove avverrebbero sbarchi alleati.

Mi ha detto che in Inghilterra ha notato molta maggiore fermezza per continuazione ed intensificazione guerra che non nell'ottobre u. s., epoca suo precedente viaggio. Ritiene che in Norvegia lotta anglo-germanica potrà avere grande sviluppo e che tedeschi non potranno in tal ,caso sostenerla con i soli mezzi aerei di trasporto e rifornimento. Secondo suoi calcoli truppe tedesche in Norvegia ammonterebbero oggi a circa 60.000 uomini.

Preoccupazioni ieri notate questo Ministero Affari Esteri (mio precedente telegramma) dipendono verosimilmente in parte dalle notizie ed impressioni riportate da Londra dal Segretario Generale degli Affari Esteri Bohemann.

(l) Non pubblicato.

135

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 101. Budapest, 19 aprile 1940, ore 20,45 (per. giorno 20, ore 0,35)

Mio telegramma n. 96 (1).

Vice Ministro Affari Esteri confermami Ungheria ha aderito proposte romene sicurezza navigazione Danubio come progetto minimo, riservandosi fare successivamente proposte più restrittive. Dichiarazione in tal senso è stata fatta dal delegato ungherese Commissione Europea Danubio Belgrado.

Osservo che il testo raggiunto accordo diramato questa Agenzia telegrafica ungherese non comporterebbe divieto di transito unità armate Stati non rivieraschi di cui nota romena segnalata con mio telegramma n. 93 (2).

Vice Ministro mi ha soggiunto che i delegati francesi e inglesi Commissione

Europea del Danubio hanno accolto senza sostanziali obbiezioni accordo stesso,

del quale d'altra parte pare Germania sia soddisfatta.

136

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 130. Bucarest, 19 aprile 1940, ore 23,45 (per. giorno 20, ore 9,30).

Da informazioni confidenziali ottenute da buona fonte risulta che attuali trattative tedesco-romene avrebbero per iscopo principale di negoziare forniture militari germaniche contro acquisto petrolio romeno.

Questione prezzo petrolio dovrebbe risolversi nel senso stabilire prezzo fisso con intesa che differenza tra prezzo eventuale superiore pagato alle Società petrolifere e quello fisso sarebbe sopportata dallo Stato romeno.

Sembra altresì che Delegazione germanica rinunzierebbe a sua primitiva richiesta concernente mutamento cambio attuale marco. Questa ultima notizia mi è stata confermata da Clodius il quale prevede conclusione trattative fra pochi giorni (1).

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D. 93.
137

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 266. Parigi, 19 aprire 1940, ore 23,51 (per. giorno 20, ore 2,15)

Mio telegramma n. 261 (2).

Presidente del Consiglio Reynaud ha incaricato Sottosegretario di Stato Baudouin confermarmi, con preghiera di farlo sapere a V. E., che il Governo francese non, dico non, intende nel modo più assoluto prendere alcuna inziativa nei Balcani, ma solo di reagire quando fosse necessario ad una eventuale mossa della Germania. Esercito gen. Weygand non ha altro obiettivo se non quello rispondere ad iniziativa tedesca. Reynaud, secondo quanto mi ha detto lo stesso Baudouin, ha letto ieri ed oggi nelle sedute del Parlamento e del Senato in Comitato segreto una dichiarazione sulla politica italiana concepita su termini obiettivi e sereni. Ho richiamato da parte mia attenzione Baudouin su smentite giunte dall'Italia notizie qui pubblicate circa richiamo classi, porto di Bari ecc. ed evidentemente lanciate dalla propaganda straniera interessata.

138

IL MINISTRO A L'AJA, DIANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 15. L'Aja, 19 aprile 1940 (per. giorno 23).

Telegramma per corriere 17 aprile n. 13 (3).

Il 16 aprile questo Ministro degli Affari Esteri riceveva il Ministro del

Giappone all'Aja sig. Itazo Ishii per esprimergli l'apprezzamento del Governo

olandese per l'atteggiamento del Governo giapponese nella questione delle Indie

Olandesi, aggiungendo altresì che il Governo olandese non si proponeva e non si

sarebbe proposto nell'avvenire di chiedere ad un qualche paese la protezione

delle Indie Olandesi e che d'altra parte il Governo olandese è fermamente deciso

a respingere ogni offerta di protezione o di intervento, di qualunque specie fosse

e da qualunque paese potesse venire fatta.

Si è altresì avuta tutta una serie di dichiarazioni ufficiali dirette ad esami

nare la situazione in cui presumibilmente si sarebbero trovate le Indie Olandesi

nel caso in cui l'Olanda fosse invasa. Fra queste dichiarazioni vanno annoverate

quelle di Cordell Hull, Ministro degli Affari Esteri degli Stati Uniti, quella del Presidente Roosevelt, quella del Sottosegretario britannico agli Affari Esteri Butler, quella del Ministro degli Esteri del Giappone, quella del Ministro degli Affari Esteri del Canadà sig. Ewen (l) nonchè vari articoli di stampa, e specialmente quelli dei giornali americani, inglesi, giapponesi, francesi ed olandesi.

Tutte queste dichiarazioni hanno un punto comune: che occorre mantenere in qualunque caso lo status qua delle Indie Olandesi, anche se il territorio dell'Olanda fosse invaso. Oltre a ciò, però, ognuna delle varie parti si arroga una specie di diritto di «protezione » delle Indie Olandesi: ognuna delle varie parti dice che, nel caso in cui le Indie fossero oggetto di minaccia, essa accorrerebbe a difenderle, al solo scopo di mantenere lo status qua.

Tutto questo dimostra che, nel caso in cui l'Olanda fosse effettivamente invasa la situazione delle Indie Olandesi entrerà in uno stadio molto delicato: qui c'è l'impressione che il Giappone cercherà di approfittare dell'occasione, ma che troverà sulla sua strada Stati Uniti ed Inghilterra.

Si può anche rilevare che tutte le varie dichiarazioni, se lette attentamente, non smentiscono che in parte quanto qui è stato dato sapere che, nel caso in cui l'Olanda fosse invasa, la difesa delle Indie Olandesi -non forse una vera e propria «protezione» -sarebbe affidata agli Stati Uniti d'America.

Ad ogni buon fine si ha l'onore anche di riferire che qualcuno qui si è domandato se non sia il caso che anche l'Italia faccia una dichiarazione, sia pure a mezzo di articoli di stampa d'intonazione ufficiosa, per accentuare il suo interesse al mantenimento dello status qua delle Indie Olandesi.

(l) -Per le trattative di Clodius a Bucarest vedi Documents on German Foreign Policy, 1918-1945, Series D, vol. IX, cit., D. 117. (2) -Vedi D. 108. (3) -Vedi D. 112.
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L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 1642/816. Londra, 19 aprile 1940 (per. giorno 29).

Dopo le prime impressioni di questi ambienti economici e finanziari di fronte all'azione tedesca in Scandinavia, è possibile ora più esattamente vagliare le conseguenze che si prevedono in Gran Bretagna dal punto di vista economicofinanziario :oer l'avvenuta inserzione nell'orbita economica tedesca della Danimarca e della Norvegia, e per l'immobilizzazione ai fini dei rapporti con questo Paese dell'economia svedese.

Sono noti gli sforzi compiuti dal Governo britannico, dall'inizio della guerra

in poi, per mantenere a un livello il più elevato possibile gli scambi commer

ciali con i Paesi scandinavi: le trattative commerciali che si erano andate

svolgendo molto attivamente a questo scopo avevano già condotto alla con

clusione di accordi commerciali con la Svezia, con la Norvegia e con la Dani

marca (miei telespressi n. 5859/2588 del 28 dicembre u. s., n. 1430/714 del

5 aprile u. s., n. 1076/544 del 12 marzo u. s.) (2).

Mackenzie King.

L'azione tedesca in Scandinavia ha prodotto come immediata conseguenza l'adozione di vari provvedimenti atti a impedire e controllare le esportazioni verso i Paesi nordici. Sono stati trattenuti tutti i carichi che erano diretti non solo in Danimarca, ma a tutti i Paesi scandinavi e baltici per evitare che alcuni di essi, anche se destinati a Paesi neutrali, dovessero cadere in mano del nemico. Sono state estese alla Danimarca le misure adottate nel settembre scorso con la legge relativa al commercio col nemico (Trading with the enemy Order) e sono state inoltre impartite disposizioni perchè venga usata «la massima cautela nei riguardi di operazioni commerciali con qualsiasi parte della Norvegia».

Allo scopo poi di proteggere gli interessi finanziari britannici, questo Governo ha immediatamente deciso la sospensione della quotazione della corona danese e di quella norvegese, nonchè il blocco dei conti bancari di pertinenza di nazionalità danese o norvegese. Quanto ai titoli danesi e norvegesi collocati su questo mercato (il cui importo è complessivamente di circa 17 milioni di sterline) queste Autorità hanno deciso di sospendere anche per essi le quotazioni.

La interruzione dei rapporti commerciali con la Danimarca ed i Paesi scandinavi non potrà non avere degli effetti di un certo rilievo sull'economia britannica, dato che tali Paesi costituivano degli ·importanti mercati di approvvigionamento di generi alimentari e di materie prime.

Al riguardo trasmetto qui unito (l) uno specchio statistico concernente il volume dei traffici tra la Gran Bretagna e la Norvegia, la Svezia e la Danimarca nel 1938.

La Gran Bretagna acquistava su tali mercati, specialmente burro, carni suine preparate (bacon), uova, pesce, legname, cellulosa, carta, minerali di ferro e prodotti siderurgici e le importazioni delle tre prime derrate -che provenivano specialmente dalla Danimarca -costituivano una proporzione notevole (dal 30 % al 50 % dell'importazione totale delle derrate stesse in questo Paese).

La Gran Bretagna vendeva nei mercati in questione specialmente carbone e coke (circa n 20 % dell'intera esportazione britannica di tali prodotti nel 1938) filati e tessuti di cotone e di lana, automobili e macchine.

Al centro poi delle questioni relative ai traffici commerciali con i Paesi scandinavi, è naturalmente quella delle importazioni di minerali di ferro, su cui ho già avuto occasione di riferire all'E. V. con i miei precedenti rapporti e da ultimo con il mio rapporto n. 1371/684 del 3 aprile u. s. (2). Tale questione, la cui soluzione è naturalmente legata a quelle che potranno essere le risultanze delle operazioni belliche che si svolgeranno in quel settore, è per la Gran Bretagna, anche dallo stretto punto di vista economico commerciale, della maggiore importanza, considerando che l'importazione del minerale di ferro in Gran Bretagna dalla Norvegia rappresentava sin qui H 30 % dell'importazione complessiva del minerale stesso (circa 7 milioni di tonnellate negli anni più attivi).

Nella valutazione dei vantaggi conseguiti dalla Germania con le operazioni militari nei Paesi nordici, vengono qui poi rilevate auree della Danimarca

{2) Non pubblicato.

e della Norvegia (1). Solo infatti una piccola parte di tali riserve era stata inoltrata verso Londra e New York prima dell'azione tedesca; le attuali riserve dei due Paesi ammonterebbero, secondo quanto ebbe a dichiarare anche il Cancelliere dello Scacchiere ai Comuni nella seduta del 16 aprile, a 13 milioni di sterline per la Danimarca e a 18 milioni per la Norvegia.

Vi è altresì da tener conto dei vantaggi che deriveranno alla Germania nel campo dei rifornimenti di benzina e olii pesanti. Risulta qui infatti che in Danimarca erano state accumulate ingenti quantità di tali prodotti. Lo stesso Ministro della Guerra Economica Cross, rispondendo ad una interrogazione presentata in data 16 aprile ai Comuni, ha ammesso che al momento dell'invasione tedesca si trovavano accantonate in Danimarca circa 200.000 tonnellate di petrolio, 80.000 tonnellate di benzina per motori a scoppio e 61.000 tonnellate di olii pesanti.

Pur riconoscendosi in questi ambienti commerciali i vantaggi economici che deriveranno al Reich dalla sua azione in Danimarca e Norvegia, non si è però mancato, anche da parte di vari organi di stampa, di osservare che non sarà difficile alla Gran Bretagna, col concorso della produzione dell'Impero britannico, sopperire alle materie prime che essa acquistava nei Paesi nordici. E si è tenuto poi a porre in rilievo che, se vantaggi immediati deriveranno alla Germania, questi andranno rapidamente scomparendo col tempo allorquando gli effetti del blocco, ora esteso praticamente ai paesi predetti, si faranno sentire.

Si nota al riguardo che le riserve di bacon e burro sono attualmente sufficienti perchè sia possibile continuare per « qualche tempo » ancora nelle attuali misure di razionamento, senza che esse debbano venire senz'altro aggravate. Di ciò è stata data anche conferma dal Ministro degli Approvvigionamenti nel corso della seduta del 17 aprile.

Sembra poi a questo proposito che i produttori canadesi si siano dichiarati

pronti a sopperire ai bisogni della Madre Patria non appena ciò sarà necessario,

non solo per quanto riguarda i rifornimenti di bacon e di burro ma anche per

quelli di legname e di cellulosa.

Quanto ai minerali di ferro si osserva che le importazioni dai Paesi scandi

navi di tale prodotto rappresentano solo il 10 % del volume complessivo qui

consumato, e che in Gran Bretagna si producono annualmente circa 14 milioni

di tonnellate di tali minerali.

Sulla situazione locale in Danimarca si rileva che, come scrive tra gli altri il Times, «quando la Germania avrà esaurito le riserve di petrolio e di vettovaglie danesi, essa si troverà in una situazione economica peggiore di prima, dato che la Danimarca è largamente dipendente da importazioni estere per i suoi rifornimenti di concimi e di mangimi per bestiame». Tali importazioni provengono dalle Americhe e dai Paesi dell'Impero britannico e sono trasportate su rotte sottoposte al controllo delle Marine alleate. Si prevede pertanto che col prossimo autunno vi sarà in Danimarca una notevole diminuzione di bestiame e che di conseguenza, la produzione di burro e di carni suine verrà ad essere notevolmente ridotta.

Quanto poi alla Norvegia, da varie fonti si fa osservare che la Marina mercantile di tale paese, che ammonta a circa 4 milioni di tonnellate, a parte il naviglio di cui la Germania ha potuto impossessarsi nei porti da essa occupati, cadrà facilmente in possesso degli alleati, sia perchè gran parte delle navi battenti bandiera norvegese è stata noleggiata dalla Gran Bretagna, sia perchè un notevole numero di esse si trovava in alto mare al momento dell'azione tedesca in Norvegia.

A parte tali considerazioni intese a minimizzare i vantaggi acquisiti in loco dalla Germania, viene 'infine unanimamente fatto rilevare che con l'azione del Reich nei paesi nordici, sono entrati nell'ambito dei territori sottoposti al blocco britannico dei paesi che costituivano un'ottima via d'accesso a prodotti provenienti via mare e si è venuta ad estendere la possibilità di azione delle Marine alleate agli effetti della guerra economica contro la Germania.

(l) -Sic. Il Ministero degli Esteri canadese era retto dallo stesso primo ministro William (2) -Non pubblicati.

(l) Non pubblicato.

(l) Sic. Forse manca: « le riserve •.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 1644/806. Londra, 19 aprile 1940 (1). Subbotié è venuto a vedermi stamattina allo scopo -mi ha detto --di chiacchierare un poco insieme e di sapere se vi fosse qualche novità nella situazione. Scambiate le solite frasi d'uso, egli si è affrettato ad entrare nell'argomento che più gli premeva dei rapporti itala-jugoslavi mostrandomi, per quanto si sforzasse di apparire il contrario, alquanta preoccupazione per le notizie apparse in questa stampa, ed in quella di vari Paesi neutri, di una prossima invasione italiana della Jugoslavia. Al Foreign Offìce, egli mi ha detto, si era in apprensione anche viva per i prossimi movimenti dell'Italia nei Balcani, ma che egli invece non attribuiva a quelle voci di stampa alcun serio valore sia perchè era convinto della lealtà dell'Italia di Mussolini e dell'utilità per i nostri due Paesi di mantenere quella leale amicizia che era stata finalmente creata, sia prchè gli scarsi vantaggi che trarrebbe l'Italia già ora padrona dell'Adriatico dall'occupazione della strisci2 dalmata, non compenserebbero i danni morali e materiali che ne deriverebbero al nostro Paese. Perchè -ha detto Subbotié -l'Italia perderebbe nei Balcani il suo meritato prestigio e si troverebbe automaticamente in guerra con la Jugoslavia, con la Turchia la quale avrebbe fatto sapere a Belgrado di essere decisa a marciare contro qualunque invasore dei Balcani, nonchè con la Francia e l'Inghilterra. Su questa curiosa garanzia turca Subbotié è ritornato un'altra volta nel corso della conversazione, affermando che la Turchia avrebbe dichiarato di preferire andare essa a incontrare l'eventuale invasore dei Balcani in qualunque settore di tale regione piuttosto che essere costretta a combatterlo nel territorio della Repubblica.

Ho fatto rimarcare a Subbotié che molto mi meravigliava questo ridicolo atteggiarsi deila Turchia ad eroe della libertà balcanica mentre mi pareva sarebbe stato più consono ai suoi mezzi ed alla sua situazione attuale assicurarsi invece la sua propria libertà alla quale sembra aver rinunciato legandosi alla volontà franco-inglese. Subbotié mi ha risposto che poteva dichiararmi nella maniera più esplicita: l) che la Turchia mentre reagirebbe subito a qualunque invasione dei Balcani, è fermamente decisa a non lasciarsi forzare la mano dai suoi alleati franco-inglesi per prendere essa o lasciar prendere da questi alcuna iniziativa nè in Mar Nero, nè in Balcania; 2) che sia a Parigi come a Londra non si vuole affatto utilizzare in tal senso l'alleanza turca perchè si è abbandonata ogni idea, per quanto vaga abbia potuto esistere nella mente di qualcuno, di provocare turbamenti nei Balcani. Tale decisione franco-inglese è dovuta principalmente al fatto che si vuoi evitare non solo un conflitto con l'Italia, ma anche di dare l'impressione a Roma che la sua posizione preminente in quella regione le verrebbe contestata.

Subbotié aggiungeva che la conferma di tale decisione egli l'aveva avuta i giorni scorsi anche nel campo economico dove non si mostrava più di voler coartare i traffici dei Paesi balcanici nel senso più favorevole al blocco antigermanico. All'inizio delle conversazioni qui condotte dal dott. Belin gli inglesi avevano infatti tentato di porre all'ordine del giorno la questione delle esportazioni jugoslave in Germania, ma, dopo il cortese rifiuto opposto da parte jugoslava non si era più insistito e nel seguito delle trattative non si erano più fatti riferimenti nè diretti, nè indiretti, a tale delicata materia.

I rapporti tra Germania e Jugoslavia sarebbero ottimi, quelli con l'Ungheria sarebbero buonissimi e quelli con l'Italia non gli risultava avessero subito cambiamenti e proprio per questa ragione egli si domandava perchè invece di lasciar correre voci di invasioni e di un conflitto prossimo inevitabile tra i nostri due Paesi non si trovasse il modo di dare una pubblica dimostrazione della falsità di esse e della inanità di tali manovre provocatorie.

Alla mia richiesta che cosa vi fosse di nuovo nella politica jugoslava nei '!.Onfronti dell'U.R.S.S. Subbotié mi ha detto che non si trattava nè di ristabilire rapporti politici e nemmeno di negoziare una convenzione commerciale. La Jugoslavia mirerebbe semplicemente ad «un accordo di acquisti » e cioè a trovare il modo di procurarsi in Russia qualche prodotto fra cui principalmente il petrolio e il cotone. La Romania praticamente non ha che pochissimo petrolio da vendere a chi non le dà in cambio o valute come l'Inghilterra o armamenti come la Germania e l'Italia. La Jugoslavia è dunque costretta a cercare un altro mercato d'acquisto di questo prodotto e nello stesso mercato vorrebbe cercare il cotone, perchè mentre finora ha potuto riceverne con qualche difficoltà dall'Egitto non vorrebbe esporsi in un avvenire prossimo o lontano a qualche eventuale ricatto se gl'inglesi un giorno credessero di porre delle condizioni alla continuazione di tale fornitura. La missione di cercare di ottenere tali prodotti dall'U.R.S.S. alle migliori condizioni possibili di pagamento, è stata affidat>1 alla persona che a dire di Subbotié sarebbe la meno sospetta sia di filosovietismo, sia di politicantismo, al dott. Giorgievié, presidente di una delle principali banche jugoslave. Da ultimo Subbotié mi ha ripetuto che egli sperava

fermamente nell'Italia per il mantenimento della pace balcanica, risultandogli che per quanto si riferiva alla Gran Bretagna dopo la riunione dei diplomatici britannici nei Balcani, la decisione di evitare ogni complicazione in quella regione aveva trovato applicazione anche nelle direttive date alla « Corporazione commerciale » creata i giorni scorsi per sviluppare gli scambi anglo-balcanici, alla quale erano stati ridotti sia gH scopi che i mezzi finanziari. Il Foreign Offìce non più tardi di ieri aveva tenuto a dare al Ministro jugoslavo, come aveva anche precedentemente fatto con gli altri Ministri balcanici qui accreditati, le più ampie assicurazioni che l'Inghilterra non desidera turbare la pace in quella regione e che gli Alleati o le loro forze mai minacceranno l'indipendenza e l'integrità di quei Paesi.

Come ho riferito a V. E. con il mio telegramma n. 290 in data 18 corrente (1), Chamberlain nelle sue ultime dichiarazioni ai Comuni aveva pronunciato identiche parole, dando conto al Parlamento della linea politica che egli intende seguir·e nei Balcani.

(l) Manca l'indicazione della data d'arrivo.

141

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. PERSONALE S. N. Londra, 19 aprile 1940 (per. giorno 28). Ho avuto ieri sera una conversazione ·con Butler, in occasione di un pranzo organizzato dal Comitato Parlamentare Anglo-Italiano. Come Tu sai, è uso qui di dare questi pranzi per dar modo ai membri delle due Camere di incontrare e conoscere personalmente i Rappresentanti delle Nazioni estere, e il Comitato predetto aveva già da tempo fissato una data per tale riunione. Butler, accanto al quale ero seduto, ha incominciato col domandarmi che cosa doveva pensare dell'atteggiamento della stampa italiana in queste ultime settimane e se secondo H mio avviso nella situazione generale la parola fosse ormai soltanto al cannone o se vi fosse ancora un margine ,per il lavoro diplomatico. Ho risposto che l'atteggiamento della stampa italiana era pienamente giustificato oltre che dall'ovvia considerazione che l'Italia è l'alleata della Germania, anche dalla circostanza che l'azione britannica tuttora in corso per contrastare quella tedesca in Norvegia non aveva, almeno a tutt'oggi, ancora raggiunto risultati tali da poter essere presentati come un concreto e definitivo successo. Ho poi aggiunto che, per quanto si riferiva al « lavoro diplomatico ~ e al «cannone», per parte mia mi sembrava che fino a quando il conflitto non aveva assunto più vaste proporzioni delle possibilità fossero ancora aperte. Per quanto si riferisce ai rapporti col nostro Paese, Butler mi ha riaffermato che il Governo britannico si rendeva pienamente conto delle necessità e

degli interessi italiani, che esso era tuttora vivamente desideroso di mantenere i migliori rapporti col Governo fascista nel quadro dell'accordo esistente, e

12 - Documenti diplomatici · Serie IX . Vol. IV.

che continuava a fare quanto è in suo potere per evitare un peggioramento dei

rapporti stessi.

Desiderava farmi sapere a tale riguardo di aver direttamente ispirato,

d'accordo con Lord Halifax la nota della Press Association diramata ieri a

chiarificazione del passaggio del discorso in cui il Ministro Cross si era riferito

all'Italia (mio telegramma n. 289) (1). Egli teneva quindi a ripetermi che si

augurava vivamente che l'Italia non avrebbe compiuto un «gesto irreparabile»,

che avrebbe compromesso non soltanto gli attuali rapporti fra i due Paesi ma

anche ogni possibilità di intese costruttive.

Mi ha chiesto poi notizie della Tua salute sapendo che eri stato indisposto.

Ho creduto doveroso di riferirTi queste nuove dichiarazioni che Butler ha

tenuto a rinnovarmi anche in questa occasione insistendo su quanto già dettomi

nel nostro precedente incontro (2).

(l) Non pubblicato.

142

IL CAPO DELL'UFFICIO II DELLA DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI COMMERCIALI, LA TERZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 19 aprile 1940.

Ho convocato ieri nel pomeriggio il Consigliere [Commerciale] dell'Amba

sciata Britannica e gli ho detto che per evitare possibili equivoci noi desidera

vamo informare il Governo inglese che non avremmo fatto alcuna difficoltà alla

libera uscita, sia ora che in futuro, dei piroscafi norvegesi e danesi che toccassero

i nostri porti (3). Ho aggiunto che noi desideravamo che egualmente da parte

anglo-francese non venisse frapposto alcun ostacolo, nè ora nè in avvenire, a che

piroscafi (cisterne) norvegesi o danesi seguitassero a trasportare liberamente

merci -in special modo petrolio -per nostro conto come fatto finora.

Il sig. Nosworthy è rimasto molto compiaciuto delle assicurazioni ricevute

e mi ha detto che le avrebbe telegrafate la sera stessa a Londra, riservandosi

di farmi conoscere appena possibile la risposta del suo Governo che aveva

ragione di ritenere pienamente favorevole al nostro punto di vista.

Eguale dichiarazione ho ripetuto oggi al sig. Sanguinetti, Consigliere Com

merciale dell'Ambasciata di Francia.

143

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 157. Mosca, 20 aprile 1940, ore 0,15 (per. ore 5).

Questo Commissariato del Popolo per gli Affari Esteri ha confermato oggi prossimo arrivo a Mosca Delegazione commerciale Jugoslavia. Notizia suscita in questi circoli vivo 'interesse e svariati commenti. Questa Ambasciata di Ger

mania mostra grande soddisfazione per questa decisione Jugoslavia che preluderebbe stabilimento normali relazioni diplomatiche. Secondo informazioni attendibili trattative per l'invio delegazione sarebbero state svolte a Berlino da Ambasciatore dell'U.R.S.S. e quella Legazione di Jugoslavia.

(l) -Vedi D. 124. (2) -Vedi D. 61. (3) -Vedi D. 78.
144

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 120. Sofia, 20 aprile 1940, ore 13 (pe1·. o1·e 23,05). Mi riferisco al mio telegramma n. 116 {1). Si conferma come a Belgrado, in seno alla Commissione Europea del Danubio, sia stata raggiunta una intesa che dovrebbe portare ad un accordo diretto tra i 4 Stati rivieraschi Ungheria, Jugoslavia, Bulgaria e Romania per il controllo navigazione del fiume. Bulgaria appare aver ottenuto: l) che i trasporti di armi e materiali di guerra destinati ad uno degli Stati rivieraschi continuino come per il passato e cio€ senza controllo; 2) che i materiali pesanti transitino liberamente per la Porta di Ferro purchè proveni-enti da uno degli Stati rivieraschi e muniti di un certificato d'origine rilasciato dallo Stato stesso. Con tali modificazioni al primitivo progetto romeno, Bulgaria ritiene aver

assicurato da una parte il transito delle armi tedesche ad essa dirette, via fluviale, dalla Germania e dall'altra quello dei materiali inviati invece da essa nel Reich.

145

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 158. Mosca, 20 aprile 1940, ore 13,34 (per. ore 15,45). Agenzia Tass dirama seguente comunicato: «Governo jugoslavo fine marzo tramite Ambasciatore sovietico Turchia rivoltosi Governo sovietico per ristabilimento relazioni economiche proponendo inizio negoziati seguenti punti: primo, conclusione trattato commercio; secondo, accordo pagamenti; terzo, istituzione agenzie commerciali nelle rispettive capitali. Governo sovietico ha informato Commissariato commercio estero. Tra giorni attesa Mosca Delegazione jugoslava presieduta direttore Banca Giorgievié e Vice Ministro Commerc'io Obradovié ». Ulteriore comunicato Tass considera completamente inventate voci diffuse stampa estera che prossimi negoziati com

merciali con Jugoslavia avrebbero carattere politico preteso scopo rafforzare posizione Jugoslavia nei riguardi suoi vicini.

(l) Vedi D. 119.

146

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, AL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER

T. 88 R. Roma, 20 aprile 1940, ore 13,55. Mentre popolo germanico celebra il vostro compleanno, desidero in nome del governo fascista e del popolo italiano, mandarvi i miei cordiali voti 'insieme

coll'augurio sincero che la Germania supererà vittoriosamente la grande prova nella quale è impPgnata (1).

147

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 358. Berlino, 20 apriLe 1940, ore 14. Ho l'onore di comunicare a V. E. che, non ostante quest'anno tutti i ricevimenti fossero aboliti, il Fiihrer si è compiaciuto ricevermi regolarmente stamane, insieme all'Ambasciatrice, per darmi modo di presentargli personalmente, come negli scorsi anni, i miei auguri per il suo genetliaco. Hitler ha mostrato di gradir molto tale omaggio. L'ho trovato di aspetto e di umore ottimi. Egli deprecava soltanto, nel corso della conversazione seguita, che il maltemoo in questi giorni avesse impedito all'aviazione tedesca di operare contro la flotta britannica. Già ieri tuttavia gli apparecchi germanici avevano affondato un incrociatore e due cacciatorpediniere, danneggiando un altro incrociatore leggero e avevano colpito con una bomba da mille chilogrammi un trasporto inglese da 10.000 tonnellate. Oggi, tornato il bel tempo, il Fiihrer ·contava su azioni ancora maggiori che, secondo la promessa di Goring, l'aviazione germanica si preparava a compiere in omaggio a lui prima di sera. Quanto alla situazione in Norvegia, il Fiihrer ha aggiunto di poter assicurare che nessuno sarebbe stato in grado di obbligarlo a sgomberarla, confermandomi che, nonostante qualche sbarco bri

tannico nella regione settentrionale, tutte le località facenti capo a ferrovie o strade di comunicazione importanti erano in mano tedesca.

148

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 270. Parigi, 20 apriLe 1940, ore 14,50 (per. ore 17,35). Unanimità voto parlamentare di ieri conferma quanto ho riferito sempre a V. E. cioè che il consolidamento Governo e situazione politica francese poteva

verificarsi più che altro per merito della Germania in base alla minaccia «effettiva » che questa fosse stata in grado di esercitare. Ciò è accaduto in seguito

avvenimenti Scandinavia. Ora tedeschi continuano far circolare voci di offensiva

o attraverso Olanda o su linea Maginot. Data era fissata prima per 15, ora per domani e così via.

Tanto dal punto di vista politico quanto da quello militare mi risulta dai

quotidiani contatti che mantengo con questi ambienti che tale offensiva non

solo è seguita con ottimismo ma quasi desiderata per ragioni che ho più volte

esposto, tutto il concetto e la preparazione militare francese essendo basati sulla

«difensiva».

Perciò sedute Senato in comitato segreto sono state intonate richiedere

maggiori sforzi preparazione per continuazione guerra, nessuna voce pacifista

si è levata. e Reynaud ha ormai, grazie alle operazioni tedes,che in Norvegia,

consenso Parlamento per continuare sua politica guerra. Tale consenso avrà

certamente le sue ripercussioni in tutto il Paese per eliminare sfiducia e stan

chezza che si erano determinate durante stasi bellica invernale.

Quanto alle operazioni scandinave si considera che nella peggiore ipotesi

Norvegia sarà divisa in due fra alleati e tedeschi col risultato però che questi

ultimi non potranno utilizzare pienamente basi aeree che volevano creare in

Norvegia perchè esse saranno battute da altre basi aeree che gli alleati stabi

liranno nella stessa Norvegia.

In complesso situazione è vista qui con ottimismo determinato dagli scarsi risultati che avrebbero dato durante rec·enti scontri marina e specialmente aviazione tedesca.

(l) Il documento è autografo.

149

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 160. Mosca, 20 aprite 1940, ore 21 (per. giorno 21, ore 4,30).

Per debito d'ufficio riferisco seguenti informazioni date, in via strettamente confidenziale, da parte del solito bene informata. AmbasC'iatore dell'U.R.

S.S. a Londra in una recente conversazione con Halifax avrebbe presentato seguenti punti: l) Governo sovietico, pur giustificando azione militare tedesca Scandinavia, desidera disinteressarsi avvenimento che si svolge in quel settore.

2) Governo sovietico non ha nessuna intenzione aggressiva nella zona di Mar Nero e Stretti, ma intende porre e risolvere pacificamente problema Bessarabia.

3) Governo dei Soviet desidera mantenere migliori buoni rapporti con Inghilterra sviluppare tempo stesso relazioni commerciali anglo-russe sulla base suddetto presupposto politico. Vi sarebbe già stato primo scambio di vedute su future possibilità commerciali e Inghilterra avrebbe fatto preliminarmente richieste importanti quantitativi petrolio.

Mio interlocutore ha aggiunto che disinteressamento Scandinavia rinunzia modificare regime Stretti sarebbero concessioni che l'U.R.S.S. sarebbe disposta fare pur di rimanere fuori attuale conflitto, rafforzare stesso tempo sua posizione neutralità con concessioni commerciali altri campi.

Effettivamente accentuata politica neutralità e tendenza evitare (l) sono apparse evidenti da parte dei sovieti in questi ultimi tempi.

Questo Ambasciatore di Germania a cui ho semplicemente accennato circa voci e congetture riavvicinamento anglo-russo mi ha detto che aveva chiesto recentemente a Molotov informazioni su attività dell'Ambasciatore dell'U.R.S.S. a Londra. Molotov gli ha risposto che Maisky aveva eff·ettivamente negoziato con Halifax restituzione due piroscafi sovietici sequestrati.

Dopo questi negoziati Ambasciatore dell'U.R.S.S. non ha più visto Halifax.

150

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 271. Parigi, 20 aprile·1940, ore 21,45 (per. we 23,10).

Mio telegramma n. 266 (2).

Ulteriori informazioni di questo Addetto Militare confermano quanto riferito a V. E. che dichiarazioni fatte ieri da Paul Reynaud seduta segreta Senato circa Italia sono state obiettive e destinate anche ·calmare allarmismo determinatosi per voci nostra azione in Jugoslavia e su Salonicco. Egli ha però vivamente lamentato attej:(giamento stampa italiana tendente far credere a nostra opinione pubblica che Inghilterra e Francia sono sull'orlo della disfatta. Ha detto poi che la Francia non può avventurarsi troppo in conversazioni con Italh che creerebbero da noi ·illusioni sulla fermezza della politica francese. Ha dichiarato pure che, secondo quanto Vi ho già riferito, intervento italiano nei Balcani metterebbe subito in moto alleanza turca.

Concludendo ha affermato che il miglior modo per la Francia d'intendersi con l'Italia è di vincere Germania.

151

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 39. Belgrado, 20 aprile 1940 (per. giorno 23).

Mio telegramma per corriere n. 036 in data 18 corrente (3).

Ministro Plenipotenziario tedesco dott. Martius che conosco da vari anni è venuto a vedermi giungendo a Belgrado e ho avuto con lui lunga e amichevole conversazione.

Mi ha dichiarato che sua venuta a Belgrado aveva scopi informazione ed indagini comprensibili in questo momento particolare sensibilità questione Danubio, e data vitale importanza che mantenimento libertà e sicurezza navigazione Danubio rappresentano per la Germania.

Esaminando con meticolosità giuridica che gli è propria testo recenti decisioni Comitato esecutivo C.I.D. ha espresso dubbi e riserve, rilevando specialmente parti attenuate da primitivo progetto romeno, e perciò molto meno chiare e categoriche.

Ha indicato che nella discussione preliminare tre Stati rivieraschi si sono evidentemente fatte sentire conseguenze vecchia divergenza fra Ungheria da una parte, che tiene a ri_gido mantenimento regime internazionale zona PoTte di Ferro, e Jugoslavia e Rom-ania dall'altra che tendono sostituirsi nel controllo in proprio territorio. Con molta misura e senza alcuna punta polemica ha ricordato fondamento nella tradizione storica delle aspirazioni ungheresi che non corrispondono attuale realtà. In sostanza ha indicato che tesi piratica tedesca è controllo Stati rivieraschi, ma che essa deve essere contemperata da opportunità politica nei riguardi ungher-esi.

In complesso Martius era tuttavia soddisfatto decisioni prese da Comitato esecutivo. Mi ha categoricamente dichiarato che Germania contrariamente quanto è stato recentemente detto e tentato, non ·intende tornare a partecipare ora ai lavori della C.I.D.

Era già al corrente decisione rinvio Missione Losanna per discussione modus vivendi Danubio. Ha espresso convinzione (o speranza) che esso non sarà discusso neppure nella riunione di giugno in Ragusa.

(l) Sic.

(2) -Vedi D. 137. (3) -Vedi D. 125.
152

IL MINISTRO A BERNA, TAMARO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO PER CORRIERE 20. Berna, 20 aprile 1940 (per. giorno 26). Il Presidente della Confederazione, Pilet-Golaz, che ho veduto ieri, ha voluto dichiararmi, con particolare accentuazione dei fatti, che la Svizzera si difenderebbe con tutte le sue forze anche contro un'invasione francese. Egli ha ammesso che non sono sicuri nemmeno sulla frontiera occidentale e mi ha assicurato che hanno ripreso con particolare energia i lavori di fortificazione da quella parte. Hanno sviluppato largamente il complesso delle fortificazioni di San Maurizio, stanno integrando le opere del Giura e hanno iniziato una nuova linea ài fortificazioni dietro Losanna, che andrebbe sino a Yverdon e da questo luogo si collegherebbe al Giura. Gran parte dei territoriali chiamati rec-entemente sotto le armi sono adibiti a questi lavori. Gli ho accennato al fatto che tra il passo di Forclaz ed il Gran San Bernardo c'è una zona montagnosa tutta disabitata ma percorsa da strade importanti e che qualcuno inclinerebbe a ritenere come non effettiva violazione della neutralità la traversata di quella piccola zona da parte francese: ha dichiarato che la questione era nuova per lui, ma che poteva assicurarmi che la Confederazione considererebbe come violazione effettiva e respingerebbe con le armi qualunque tentativo di passaggio

oltre la frontiera in qualunque punto della stessa, abitato o non abitato, fosse anche solo un picco di montagna.

153

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. RISERVATO PERSONALE 3667. Berlino, 20 aprile 1940 (1).

Mi permetto inviare qui acclusi 'i due motivi memorandum -uno del gen. Marras e l'altro del col. Teucci -che entrambi trattano ancora della questione degli approvvigionamenti. Il gen. Marras attira la mia attenzione sul fatto che delle famose batterie antiaeree neanche le sole tre già richieste -e promesse -per l'addestramento e appunto per questo particolarmente urgenti, sono state ottenute (2).

Le indagini condotte hanno permesso d'accertare che la consegna ne fu sospesa dall'Aeronautica tedesca in seguito e conseguenza delle operazioni belliche in Norvegia. Non dubito che così sia. Ma vien fatto di pensare che se una impresa come quella di Norvegia preordinata -nei suoi obiettivi come nei suoi mezzi -da lunga pezza, deve pesare sulla consegna di sole tre modestissime batterie contraeree all'Italia, a più forte ragione, il giorno che la grande offensiva ad occidente fosse sferrata e la vera grande guerra incominciata, il fato delle 100 batterie da accantonarsi per conto nostro in Baviera sarebbe segnato per sempre...

Il memorandum del col. Teucci è invece di ordine più generale e si riferissce alla questione del rifornimento di macchinari. Risulta da quel memorandum, che il Maresciallo Goering, in data 28 marzo e cioè già dopo il Brennero, « rendendosi perfettamente conto dell'importanza della questione», aggiungeva che «avrebbe dato ordini espliciti affinchè la questione delle consegne di macchinario da effettuarsi all'industria italiana venisse riesaminata allo scopo di autorizzare la spedizione di tutte quelle macchine non strettamente indispensabili alla produzione bellica inte1·na della Germflnia. Il Maresciallo chiedeva però che le richieste fossero limitate ai reali bisogni della nostra produzione bellica; dovevano quindi essere tolte di mezzo tutte le forniture concernenti ditte che non avessero con essa diretta attinenza». Cominciò da allora da parte di Teucci tutta una serie di colloqui e di contatti con la trafila delle autorità preposte di fatto alla soluzione della questione. I risultati raggiunti non sono incoraggianti ed il col. Teucci li riassume così:

« Le istruzioni impartite dal Feldmaresciallo ai dipendenti organi sono di venire 'incontro alle richeste italiane sino a quando queste non urtino contro la necessità della produzione bellica tedesca: ossia è il fabbisogno tedesco e non quello italiano di cui viene tenuto conto. Poichè il fabbisogno tedesco attuale pare sia molto superiore alle reali possibilità interne di produzione, specie in fatto di macchine base quali presse, torni, frese, trapani ecc., è da prevedere che la soluzione che ci verrà comunicata soddisferà in modo molto limitato le nostre richieste».

È evidente che in questa situazione, la questione non è più di carattere

tecnico, ma squisitamente politica. Quale affidamento, in sostanza, una Italia

in guerra o prossima a esservi può fare sulla Germania alleata?

Quale d'altra parte il valore dei famosi accordi Clodius, che pure richiesero

da parte nostra sacrifici non lievi?

La questione va dunque abbordata anche attraverso l'Auswiirtiges Amt ed

io ho già consegnato personalmente al Sottosegretario di Stato Weizsacker

-domandando di farne oggetto di una prossima conversazione con lo stesso

Ribbentrop -copia del memorandum che, in base alle istruzioni ministeriali

(telegramma per corriere n. 8667 P. R. del 13 corrente) (l) è stato da Teucci

consegnato a S. E. Korner, quale rappresentante designato da Goering. Ho fatto

anche preparare il mio colloquio con Ribbentrop da una conversazione prelimi

nare fra Zamboni e il Direttore Generale del Commercio dott. Wiehl conversa

zione da cui è intanto venuta fuori l'ammissione che effettivamente dei contin

genti fissati dagli accordi Clodius con i diversi paesi soLo una quota parte è

infatti ottenibile. Naturalmente anche in questa sede s'i premette che, previa pre

sentazione di nuove liste ecc. ecc. nel caso dell'Italia si farebbe di tutto per

aumentare al massimo questa quota parte...

Ma, come si comprende dal memorandum Teucci, tutte queste sono parole perchè l'ultima a decidere -se non intervengono accordi superiori e precisi sarà l'Autorità militare, la quale dichiarando che la macchina tale dei tali è indispensabile alla Germania, metterà in fatto nel nulla ogni eventuale promessa -generica -sia di Goering sia di Ribbentrop...

È possibile andare avanti così e anzi affrontare in queste condizioni una situazione di bisogni crescenti e sempre più imperiosi?

È fastidioso, anzi addirittura penoso dover parlare -e parlarne così di siffatte questioni. Ma per me che -senza l'appoggio di anche un solo rigo nel Patto di Londra -ne ho sofferto tutto il calvario durante la guerra, la questione degli approvvigionamenti costituisce una vera ossessione.

Pensai da principio -era questo uno dei punti che mi riservavo di trattare a voce -che la questione avrebbe potuto, dopo il Brennero, formare oggetto di un accordo speciale, da stipularsi con Goering (quale capo del Piano Quadriennale e rappresentante plenipotenziario del Ftihrer), a cui nell'occasione si sarebbe persino potuto concedere il tanto desiato Collare...

Ma non mi pare che ora Goering possa, dopo il dilagare della guerra aerea, assentarsi da Berlino. Il che peraltro non diminuisce affatto l'utilità, anzi la necessità dell'accordo da me propugnato e che dovrebbe chiaramente fissare gli obblighi dei due Paesi in materia di approvvigionamenti, previo, naturalmente, un accertamento accurato e completo di quelli che potrebbero essere i nostri fabbisogni -generali -in tempo di guerra.

Perchè d'altra parte -anche per volersi tenere al presente -noi dobbiamo continuare ad eseguire gli accordi Clodius quando essi non vengono tenuti in alcun conto dai Tedeschi? Perchè noi dobbiamo compiacere i nostri alleati sino ad esporci come ci esponiamo per loro proprio ora in Spagna per il vol

framio, quando da parte tedesca si dà, per una pressa desiderata dalla Terni, soltanto il suo disegno e per ogni macchina si procrastina, si discute e in definitiva si finisce col negare?

Io ritengo che un discorso del genere, un giorno o l'altro, nell'interesse della chiarezza e della stessa solidità dei nostri rapporti con l'alleata vada pur tenuto. E naturalmente -tanto più io essendo in materia ritenuto più realista del re -il discorso stesso acquisterebbe più valore se fosse tenuto a Roma anzichè a Berlino.

Ritengo tuttavia che non sarebbe fuori di luogo incaricare di un esame generale della questione anche S. E. Roatta in occasione della sua preannunciata visita a Berlino. E poichè sembra -come mi vien detto qui -che la visita Roatta si appoggerebbe ad una lettera del Duce, oso suggerire che della questione stessa cioè quella degli approvvigionamenti in generale, fosse fatta espressa menzione proprio in quella lettera, dandole così il suggello personale -e quindi decisivo -dello stesso Duce (1).

.ALLEGATO I

L'ADDETTO MILITARE A BERLINO, MARRAS,

ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

PnoM. 44. Berlino, 17 aprile 1940. La ditta Krupp che lo scorso mese pareva animata dal desiderio di spedire entro il mese stesso di marzo le prime tre batterie contraeree da 88, ha successivamente opposto alle mie sollecitudini pretesti vari (materiale non ancora riunito, compilazione di liste preparazione schema di contratto). Ieri soltanto a mia nuova richiesta è stato risposto in modo alquanto imbarazzato che il Ministero Aeronautica tedesco aveva ancora preso in esame la questione con particolare riguardo alle modalità di consegna. Avendo espresso la mia meraviglia per i vari contrattempi ho ricevuto dopo un'ora una nuova comunicazione dalla ditta Krupp, la quale mi ha informato che il Ministero Aeronautica tedesco ha tolto ogni impedimento alla spedizione salvo la condizione che esso venga prima della partenza preso in consegna quantitativa da personale da noi incaricato. Questo materiale è in corso di raccolta nelle due località di carico. Ho segnalato al Ministero Guerra questa richiesta con riserva di comunicare la data a partire dalla quale il nostro personale potrà essere inviato per ricevere il materiale (2).

ALLEGATO Il

L'ADDETTO AERONAUTICO A BERLINO, TEUCCI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

PROM. RISERVATO S. N. Berlino, 20 aprile 1940.

Come da Vostro desiderio, Eccellenza, riassumo l'attività da me sinora svolta per la questione delle forniture di macchinario tedesco all'Italia e lo stato attuale della situazione in proposito:

Già nel novembre dello scorso anno, essendomi stati segnalati alcuni ritardi nelle consegne di vari tipi di macchine per la nuova fabbrica motori d'aeroplani

dell'Alfa Romeo, attirai l'attenzione del Feldmaresciallo Goring sulle inadempienze ai contratti da parte di varie ditte tedesche, pregandolo di dare disposizioni perchè le fabbriche germaniche facessero fronte agli impegni assunti.

La risposta del Maresciallo fu sostanzialmente negativa; egli addusse una forte deficienza di produzione rispetto al grande e sempre crescente fabbisogno interno di macchinario per le costruzioni belliche (sommergibili e munizioni) e la necessità di soddisfare alle richieste della Russia in cambio delle importanti, anzi vitali, materie prime, da questa fornite.

Tuttavia il Maresciallo acconsentì a far esaminare la questione agli organi competenti del Ministero dell'Aria e facenti capo al gen. Udet e al Consigliere Ministeriale Muller con istruzioni generiche di agevolare il rilascio dei richiesti pe~messi di esportazione. Nei mesi successvi io ho mantenuto continui contatti con l'Ufficio del gen. Udet ottenendo in compenso scarsi risultati.

Nel marzo u. s. in seguito a ordini ancor più restrittivi emanati dal Comando Supremo delle Forze Armate. in relazione al fatto che la produzione di munizioni d'artiglieria e di bombe d'aeroplano pare sia molto al di sotto dei piani previsti ed approvati dal Fuhrer, il numero percentuale delle macchine con destinazione italiana, requisite da parte delle autorità tedesche per i bisogni interni, è andato sempre più aumentando.

In pari tempo il gen. Udet ed il Consigliere Ministeriale Muller mi dichiaravano che di fronte alle requisizioni stabilite dal Comando Supremo delle Forze Armate essi non avevano nè l'autorità nè la competenza per ottenere l'annullamento di tali provvedimenti.

In seguito a ciò e con le Vostre istruzioni io mi recai in data 27 marzo u. s. dal Feldmaresciallo per fare a questi, insieme ad altre comunicazioni, una dettagliata esposizione della situazione (v. mio appunto in data 28 marzo u. s.) (l) quale risultava dagli elenchi riassuntivi delle ingenti partite di forniture di macchinari in arretrato. Dopo aver esaminato gli elenchi, in cui figuravano quasi tutte le principali Ditte italiane impegnate nelle nostre fabbricazioni di guerra, il Feldmaresciallo mi disse che egli si rendeva perfettamente conto dell'importanza dell'argomento prospettatogli. Egli avrebbe dato ordini espliciti affinchè la questione delle consegne di macchinario da affettuarsi all'industria italiana venisse riesaminata allo scopo di autorizzare la spedizione di tutte quelle macchine non strettamente indispensabili alla produzione bellica interna della Germania. Il Maresciallo chiedeva però che le nostre richieste fossero limitate ai reali bisogni della nostra produzione bellica; dovevano quindi essere tolte di mezzo tutte le forniture concernenti Ditte che non avessero con essa diretta attinenza.

Jn base ai desideri espressi dal Feldmaresciallo furono, su Vostro ordine, ricompilati gli elenchi dall'Ufficio del R. Consigliere Commerciale e fatti pervenire a mia cura al Maresciallo Goring nei giorni immediatametne successivi al colloquio.

Il 12 aprile u. s. il gen. Bodenschatz mi comunicava che il Feldmaresciallo aveva trasmesso gli elenchi al Sottosegretario di Stato per il piano quadriennale Korner e mi pregava di mettermi in diretto contatto con questi, ciò che avvenne il 14 u. s.

Il Sottosegretario Korner, al quale io tenni a esporre nuovamente la questione dalle sue origini ed a prospettare l'urgenza di una soluzione che fosse oltre a tutto conforme agli impegni assunti dalla Germania nei nostri confronti con gli accordi commerciali recentemente conclusi a Roma, mi comunicò che in seguito alle già citate istruzioni del Feldmaresciallo egli aveva trasmesso la pratica al Capo del Gruppo Costruzione macchine, Direttore Ministeriale Lange, con l'ordine di riferire al più presto.

Il Direttore Ministeriale Lange, che sono stato a trovare il giorno successivo, è perfettamente al corrente della questione. Egli sta ora procedendo in base agli

elenchi -per alcuni dei quali egli attende ulteriori indicazioni, già richieste all'Ufficio del Consigliere Commerciale-ad interpellare Ditta per Ditta onde mettersi in grado di rintracciare gli ordinativi e riferire al più. presto quale aliquota di macchinario requisito possa venire senz'altro consegnata all'Italia.

Allo scopo di sollecitare le indagini, egli ha preposto al loro svolgimento un funzionario di sua fiducia. Per il momento l'ing. Lange si è limitato a comunicarmi la sua impressione -di carattere perciò vago e non impegnativo -ossia che per una discreta percentuale delle macchine requisite possano prossimamente venire concessi i relativi permessi d'esportazione.

Tenuto conto di quanto suesposto, ritengo che la questione possa così riassumersi:

Le istruzioni impartite dal Feldmaresciallo ai dipendenti organi sono di venire incontro alle richieste italiane sino a quando queste non urtino contro la necessità della produzione bellica tedesca: ossia è il fabbisogno tedesco e non quello italiano di cui viene tenuto conto. Poichè il fabbisogno tedesco attuale pare sia molto superiore alle reali possibilità interne di produzione, specie in fatto di macchine base quali presse, torni, frese, trapani ecc., è da prevedere che la soluzione che ci verrà comunicata soddisferà in modo molto limitato le nostre richieste.

(l) -Manca l'indicazione della data di arrivo. (2) -Vedi, da ultimo, D.D.I., Serie IX, vol. III, D. 617.

(l) Vedi D. 65.

(l) -Il presente documento reca il visto di Mussolini. (2) -Il presente documento reca il visto di Mussolini.

(l) Vedi D.D.I., Serie IX, vol. III, D. 640.

154

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATISSIMO 1631/584. Belgrado, 20 aprile 1940 (per. giorno 23).

Mio telegramma n. 79 del 17 corrente (1).

La stampa di Belgrado, e per quello che sinora risulta anche quella della provincia, ha tenuto atteggiamento marcatamente sobrio ed evidentemente controllato di fronte all'improvviso annuncio dell'inizio delle trattative commerciali tra Jugoslavia e U.R.S.S. Poco più che il comunicato ufficiale e la cronaca dei commenti esteri.

La reazione nelle masse, nei circoli e nei partiti politici così notoriamente frazionati in questo paese, come negli osservatori stranieri è invece diametralmente opposta e cioè intensa e profonda. In un momento di così grave e quasi continuamente allarmistica tensione verso l'esterno da far non certo tacere, ma costringere a tono minore le acerbe e cozzanti correnti interne, sta crollando uno dei capisaldi tradizionali gelosamente custoditi sin qui della Jugoslavia, e più precisamente della Serbia: la sua muraglia con i Sovieti.

Vi è ancora oggi sulla lista ufficiale del corpo diplomatico in Belgrado e non vi sarà forse più domani -una interessante anomalia che rappresenta lo sforzo acrobatico del locale ufficio del protocollo e cioè un «Rappresentante dell'emigrazione russa». Non in prima pagina, nell'elenco rigido e formale dei Capi missione elencati secondo la loro data di accreditamento, ma nell'ultima, dopo il quadro della composizione delle varie Rappresentanze, in ordine alfabetico.

La prima domanda, che ognuno si pone, è come il Principe Paolo abbia potuto essere persuaso a tale passo, egli che secondo il testamento di Re Ales

sandro, fu consacrato custode della tradizione antisovietica. Quali che siano i commenti e le considerazioni del pubblico sulla versatilità e la sottigliezza del Principe nel reggimento invero non facile, nell'attuale situazione interna ed esterna, dello Stato, è certo che i circoli di Corte non nascondono la loro sorpresa, e, in diverse sfumature, il loro turbamento. Del pari grande apprensione vi è naturalmente fra i molti emigrati russi.

Nella massa la reazione è anche notevole. Tutti i partiti di sinistra manifestano la loro soddisfazione. Ma ciò che più conta è la reazione a fondo slavo che pone l'avvenimento in quel non mai sopito senso di attrazione alla santa Russia, così caratteristico in ogni paese slavo e invincibilmente sovrastante a ogni convincimento politico.

Vi è un'informazione -di cui manca ancora ogni controllo -che Macek avrebbe voluto l'inizio delle trattative.

Ho avuto anche un'altra notizia -che riferisco pure per ciò che può valere -che i sondaggi preliminari sarebbero avvenuti a mezzo di un com'.nerciante jugoslavo che da anni risiede a Novi Grad (M. Gorki) ove ha traffici fiorenti.

Nella comunicazione fattami dal Ministro degli Affari Esteri (e di cui al telegramma sopracitato) ricorreva una nota degna di rilievo, in quanto presumibilmente riprova il contrasto nel ,quale la decisione fu presa. Quella d'insistere nel porre la decisione come ormai nell'attuale situazione inevitabile, tanto più che la Jugoslavia era rimasta l'ultimo paese in Europa che non avesse normali relazioni coi Sovieti. Ed è ben noto che l'ultimo non è. Caso mai tra i pochissimi.

Va anche registrato un focolaio di propaganda (franco-inglese) che tenterebbe di accreditare la convinzione che il gesto rappresenti una reazione antitaliana ed anche antitedesca, una specie di riassicurazione contro mire nostre e tedesche. Tale tentativo ha poco credito, tanto più che fa parte dell'intensa propaganda allarmistica di questi giorni. D'altra parte non si vede perchè -in linea strettamente politica -possa essere un gesto politico contro di noi intavolare relazioni commerc'iali e anche diplomatiche con l'U.R.S.S., quelle cioè che l'Italia mantiene da tanti anni. Al contrario si giudica che cercando dalla Russia Le materie prime che -come mezzo di pr-essione per fermare i rifornimenti alla Germania, l'Inghilterra vorrebbe negare alla Jugoslavia -fermando altresì quelle provenienti dall'America -questo Governo compie un gesto di indipendenza dalla politica di blocco contro i neutri da parte degli alleati. E come tale si giudica che signMìca un altro sfor:z;o per mantenere i suoi traffici con i suoi mercati naturali, Italia e Germania. Lungi dall'essere quindi un gesto antitaliano e antitedesco, si ritiene che rappresenti invece in tal senso, un'accostata anche se sollecitata da necessità sempre più stringenti della economia del paese e da particolari contingenze nel quadro dell'Intesa balcanica, e meglio dei più stretti rapporti con la Romania.

Anche in questo senso, e cioè nell'intento di cercare di evitare imbarazzi e complicazioni al vicino Stato, si può vedere confermata la linea politica di questo Governo. Mantenere il proprio paese, collaborando al mantenimento degli altri Stati danubiano-balcanici, fuori del conflitto. Il che -nonostante tutte le

ripetute assicurazioni, anche quelle di questi giorni -è qui convincimento

generale non sia esattamente ciò che i franco-inglesi vorrebbero.

In conclusione ritengo che il punto che da parte nostra merita di essere

seguito e considerato sia sempre la reazione già accennata a fondo slavo, certo

senza sopravalutazione eccessiva, ma allo stesso tempo con la cura che ri

chiede (1).

(l) Vedi D. 110.

155

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. S. N. (2). Sofia, 20 aprile 1940.

Come ho precedentemente comunicato, le prime reazioni di stampa della

Bulgaria alle notizie relative all'invio a Mosca di una Delegazione commerciale

jugoslava, invio che dovrebbe essere il prodromo di un riavvicinamento tra

Mosca e Belgrado, sono state, almeno formalmente, favorevoli.

Le prime informazioni drca questo contatto russo-jugoslavo erano state del

resto già portate a Sofia dai componenti del gruppo di giomalisti bulgari che

recatosi a Belgrado, come ho precedentemente informato, per visitare quella

Fiera, hanno avuto occasione di essere ricevuti da Cvetkovié e da Macek che

hanno fatto loro dichiarazioni.

Mentre da una parte, nella forma, a seguito evidentemente di una parola

d'ordine, le impressioni, come ho detto, sono favorevoli in quanto vi si pone

in risalto la circostanza che la situazione di allontanamento tra i due popoli

slavi, il russo e lo jugoslavo, appariva artificiale e anormale e che il loro riav

vicinamento economico avrà favorevoli effetti anche nei confronti della Bul

garia, dall'altra vi si fa qualche accenno a certe difficoltà interne jugoslave,

e si dichiara con soddisfazione che Belgrado, in definitiva, ha dovuto seguire

l'esempio di Sofia, la quale ha compreso da tempo l'opportunità e la necessità

di intrattenere buoni rapporti con Mosca. E a tale proposito non si tralascia di

ricordare come proprio Belgrado, allorchè la Bulgaria ebbe ad 'inviare a Mosca

la sua Delegazione commerciale, non si peritò di formulare gravi critiche nei

riguardi di tale atteggiamento di Sofia.

Nella realtà, e per quanto mi è ·stato dato di udire in questi giorni, le opinioni bulgare circa questo riavvicinamento sono piuttosto divise. Da una parte gli jugoslavofili, che in realtà non sono molti, pensano che l'appianarsi dei dissidi tra Mosca e Belgrado, signi•fichi, secondo la vecchia linea, un rafforzamento della situazione degli slavi nei Balcani. Dall'altra invece quanti, e sono parecchi, continuano sostanzialmente a nutrire sospetti circa l'atteggiamento della Jugoslavia, preferirebbero godere un po', nell'attuale situazione, del monopolio dell'amicizia di Mosca e vedono quindi di poco buon occhio dissiparsi i malintesi tra l'U.R.S.S. e Belgrado.

rintracciato. '

(l) -Il presente documento reca il visto di Mussolini. (2) -L'originale di questo documento, ritrasmesso per conoscenza ad alcune nostre rappresentanze all'estero con telespresso da Roma 12/15582/C dell'Il maggio 1940 non è stato
156

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, GAMBARA

T. 9615/127 P. R. Roma, 21 aprile 1940, ore 15,15.

Regolamento finanziario d'accordo. Per quanto concerne accordo commerciale è necessario otteniate che tutto il movimento delle merci sia regolato in unico clearing compreso minerali Riff destinando percentuale 15 per cento alla costituzione di disponibilità per forniture navali ed aeronautiche. Sta bene assegnazione altra percentuale per regolamento arretrati commerciali. Con queste varianti autorizzaVi stringere negoziati per accordi sulla base prospettata Vostro telegramma 113 (1). Inviate testi definitivi prima di parafarli. Riceverete autorizzazione telegrafica appena esaminati documenti.

157

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 21 aprile 1940.

Sir Noel Charles ha telefonato per informare che ieri sera ha avuto luogo a Londra un pranzo in onore di Ha'ilè Sellassiè, offerto dalla British Legion. Al pranzo erano stati, tra gli altri, invitati anche gli Addetti Militari francese, polacco e finlandese.

Sir Noel Charles ha avuto istruzione di portare immediatamente a Vostra conoscenza, Eccellenz,a, che il Foreign Offìce non era stato informato di questa iniziativa e che appena avutane notizia, attraverso la protesta elevata dall'Ambasciatore Bastianini, ha invitato gli Addetti Militari francese, polacco e finlandese a non parteciparvi ed ha dato ordine alla stampa di passare la cosa sotto silenzio.

II Governo britannico, nell'incaricare H Consigliere dell'Ambasciata inglese di fare questa comunicazione, si è dichiarato disposto a fornire ogni ulteriore chiarimento qualora il Governo italiano lo ritenesse necessario e si augura che il R. Governo non voglia dare alla cosa più rilievo di quello che essa meriti (2).

158

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 365. BerLino, 22 aprile 1940, ore 1·3,30.

Apprendo che gen. Fautilli che si trova quì per ottenere una ,certa quantità di materiale di artiglieria è stato autorizzato a promettere il pagamento parziale in oro.

Poichè questo creerebbe un precedente sia agli effetti commerciali sia a quelli di prevedibili future richieste di natura bellica assolutamente pericoloso,

pregherei considerare opportunità che gen. Fautilli fosse richiesto di non insi

stere sulla questione del pagamento -anche soltanto parziale -in oro.

D'altra parte le possibilità di ottenere grosse consegne si presentano talmente minime che non vale la pena per il poco materiale effettivamente ottenibile compromettere un principio suscettibile di sempre più larga e generale applicazione ai nostri danni.

(l) -Vedi DD. 84 e 87. (2) -Il presente documento reca il visto di Mussolini.
159

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 125. Sofia, 22 apriLe 1940, ore 13,45 (per. giorno 23, ore 1,15).

Questo mio collega Rende! è rientrato a Sofia dopo la riunione di Londra

dei rappresentanti diplomatici britannici.

Egli si propone vedere oggi o domani questo Ministro degli Affari Esteri.

Per intanto mi ha ripetuto con insistenza che preoccupazioni Bulgaria c'irca

nuove iniziative inglesi sono eccessive perchè Londra non intende fare colpo

di testa, ma proseguire con calma nel suo programma di blocco contro la

Germania.

Mi ha poi lungamente trattenuto circa ottimismo che regna in Inghilterra sugli sviluppi della situazione scandinava concludendo che tutti colà, per quanto attuale guerra sia basata non su entusiasmo ma su fredde decisioni, sono decisi a continuare fino in fondo.

Poi, naturalmente ha fatto presente preoccupazioni britanniche circa atteg

giamento stampa italiana ripetendo fino sazietà che Inghilterra non intende

menomamente toccare interessi Italia Imperiale. Egli, come è noto, è figlio di

madre italiana e mostra di considerare con viva, particolare attenzione rapporti

anglo-italiani.

Aggiungo che ieri è giunto a Sofia nuovo Ministro di Francia, Blondel.

Può prevedersi, quindi, nelle prossime settimane una maggiore ferma atti

vità diplomatica da parte degli Alleati in Bulgaria.

Segue rapporto (1).

160

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 367. BerLino, 22 aprile 1940, ore 19,40.

Mi è stato fatto presente da Addetti Militari che precedente di cui al mio telegramma n. 365 (2) pregiudicherebbe esecuzione anche forniture già ordinate loro tramite.

Anche Skoda ha elevato obiezioni molto serie che sottometto a V. E. in

rapporto spedito per aereo (3).

(l) -Non rintracciato. (2) -Vedi D. 158. (3) -Vedi D. 164.
161

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 2. Helsinki, 22 aprile 1940 (per. giorno 30). In questi ambienti finlandesi, specialmente militari, serpeggia una certa preoccupazione per gli ulteriori possibili sviluppi della situazione, qualora la Svezia dovesse essere coinvolta nel conflitto fra le grandi Potenz.e o quanto meno se da parte degli alleati si facessero tentativi per ostacolare e fermare il transito di minerali di ferro dal Golfo di Botnia in Germania. Si comincia qui a prospettare l'ipotesi che, verificandosi o l'uno o l'altro caso, la Germania potrebbe essere tentata di occupare le isole Aaland allo scopo di avere un migliore controllo delle rotte obbligate tra il Golfo di Botnia e la Germania. Mi risulta che dalla settimana scorsa rinforzi finlandesi sono stati inviati nelle principali isole del gruppo Aaland, evidentemente con l'intenzione di tenerli pronti ad ogni evenienza. Pure evitando di affrontare direttamente la questione ci si domanda qui tuttavia se, tentando la Germania uno sbarco sulle isole Aaland e se le truppe finlandesi -come si afferma -opponessero resistenza, ciò potrebbe improvvisamente sboccare in uno stato di guerra tra Finlandia e Germania. Ritengo tale ultima ipotesi poco probabile e riferisco quanto precede a

puro titolo d'informazione. mancandomi ogni elemento per affermare quanto possa essere fondato il timore di questi ambienti.

162

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 42. Ankara, 22 aprile 1940 (per. giorno 8 maggio). La notizia del prossimo inizio di trattative commerciali fra la Jugoslavia e l'U.R.S.S. è stata qui accolta con vivo interesse. Nel comunicato dell'Agenzia Tass del 20 corrente è detto che la proposta del Governo jugoslavo è stata fatta per il tramite dell'Ambasciatore sovietico in Turchia. Ciò ha dato adito alla supposizione che l'iniziativa jugoslava fosse di ispirazione inglese. Questo Ambasciatore di Jugoslavia, sig. Cumenkovié, ha creduto opportuno di mettere le cose a posto parlando con alcuni miei colleghi ai quali ha precisato che dietro ordini del suo Governo egli ha iniziato dirette trattative con questo Ambasciatore sovietico, sig. Terentiev, limitandosi a darne notizia al Governo turco quando le trattative erano già avviate verso la conclusione: il Governo turco avrebbe espresso il suo compiacimento. La stampa turca pur non dedicando molto spazio· all'argomento ha insinuato che la decisione della Jugoslavia .corrisponde al suo desiderio di aumentare la sua sicurezza e sottrarsi in un certo modo alle pressioni dei suoi potenti vicini, Italia e Germania (ULus del 30 aprile e République del 21 aprile). Si è

anche detto che nella nuova situazione che ne deriverà per i Balcani, il patto di amicizia fra la Bulgaria e la Jugoslavia ne uscirà rafforzato.

13 ,-Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. IV.

In seguito alla smentita data dall'Agenzia Tass alle voci messe in giro dalla stampa estera di prossimo inizio di «trattative politiche» fra l'U.R.S.S. e la Jugoslavia allo scopo di « rafforzare la posiz)one di quest'ultima di fronte ai suoi vicini», i commentatori turchi si sono taciuti.

163

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. SEGRETO 3749/1139. Berlino, 22 aprile 1940 (1).

Ho l'onore di qui unito trasmettere un appunto relativo ad una conversazione avuta da un funzionario di questa R. Ambasciata con un suo amico ufficiale germanico strettamente legato ad alti funzionari dell'Auswèirtiges Amt.

Ho ritenuto opportuno segnalare tale conversazione ad ogni buon fine all'E.

V. trattandosi di fonte che considero seria e bene informata e sembrandomi interessanti gli accenni sia all'Italia sia alla posizione della Russia nei confronti della Bessarabia (2).

ALLEGATO

ALL'AMBASCIATORE ATTOLICO

APPUNTO S. N.

Mi sono ieri sera incontrato col mio amico, di passaggio dal fronte il quale aveva avuto colloqui occasionali con alti funzionari dell'Auswèirtiges Amt e gli ho chiesto come avesse trovato il loro • spirito • in confronto a quello constatato nel corso della visita precedente, alla fine di febbraio.

• In sostanza, egli mi ha risposto, nulla di mutato. La solita generica tendenza al pessimismo circa il risultato finale della guerra piuttosto accentuata dopo i recenti avvenimenti nella Scandinavia. Questa operazione -egli ha aggiunto evidentemente voluta dal Fiihrer probabilmente all'infuori della volontà dell'esercito, per il quale il campo di battaglia principale deve rimanere quello francese, ci è costata certo più cara che non ci aspettassimo. Abbiamo in questo momento in Norvegia circa 8 divisioni e sembra che il loro numero giunga a 15. Se, come non si può escludere, dovessimo anche entrare in Svezia ed affrontare la resistenza di un esercito più saldo di quello norvegese, queste forze non sarebbero ancora sufficienti. Sono altrettanti preziosi elementi di forza che si sottraggono al fronte principale •.

Ho chiesto al mio interlocutore se nella compagine dell'esercito, al fronte, si risentisse un qualche contraccolpo della spedizione in Norvegia.

• Per quanto riguarda le forze di terra, egli ha risposto, il contraccolpo è per ora minimo. La flotta ha certo subito perdite assai gravi. Per quanto concerne l'aviazione le operazioni in Norvegia costituiscono indubbiamente un notevole crescente dispendio di forze. Occorre subito [renderla] efficiente ed [assicurarla] da eventuali sbarchi lungo una frastagliatissima costa [e proteggerla] dagli incessanti bombardamenti . . . . . . . alle basi aeree dalle quali i nostri apprecchi dovranno partire contro [l'Inghilterra].

È opinione corrente che l'intensificazione dell'attività dell'aeronautica sul fronte norvegese molto al di là del previsto costringerà a ritardare notevolmente la grande offensiva sul fronte occidentale che l'esercito considera inevitabile per i prossimi mesi •.

Ho chiesto dello spirito e delle condizioni dell'esercito:

• Sono semplicemente meravigliosi, mi ha risposto. Lo spirito delle truppe è altissimo. Esse sono molto ben curate, pronte a battersi ed hanno l'impressione di essere ben comandate. La perfezione del meccanismo organizzativo è incredibile. Certo le nostre forze non sono oggi quelle del 1914, soprattutto per istruzione relativamente insufficiente, ma costituiscono certo un esercito che non ha paragoni nel mondo •.

Essendo la conversazione caduta sulla posizione dell'Italia il mio interlocutore ha detto di essere rimasto • gradevolmente stupito • nell'apprendere all'Auswiirtiges Amt di una nostra possibile entrata in guerra.

• -Certo, egli ha detto, questa è per noi una buona notizia. Quando essa avverrà provocherà senza dubbio nell'esercito una impressione profonda ed un grande entusiasmo. Non vi nascondo tuttavia che negli ambienti del Ministero degli Esteri ho rilevato in proposito un atteggiamento di riserbo • . • -Al Ministero ci si chiede con una certa preoccupazione come la Germania potrà rifornire l'Italia di tutto quanto ha bisogno per poter entrare nel conflitto e mantenervi la posizione importante che le spetterà. D'altra parte, soprattutto [a causa] del problema dei rifornimenti, si [crede che] le possibilità di "durare" in guerra, siano più [limitate] (e questo limite [è fissato] a quattro mesi). E se in questo [periodo] la decisione [non fosse] avvenuta? D'altra parte, [negli ultimi] mesi l'ipotesi [di vincere] la guerra per ottobre [appare sempre] più un sogno [irrealizzabile].

Parimente all'Auswii1·tiges Amt si stenta [a comprendere] -ha continuato il mio interlocutore-su quale fronte [potrebbe] attaccare l'Italia: le Alpi e l'Africa [restando esclusi]. A che pro, si conclude, entrare in guerra per mettersi sulla difensiva? È insomma opinione ben ferma essere l'intervento italiano destinato ad avere importanza e valore effettivo, solo se tempestivo. Una decisione precipitata potrebbe viceversa avere gravissime conseguenze per entrambe le parti •.

Il mio interlocutore ha aggiunto aver tratto a Berlino l'impressione che si

pensi che il nostro intervento potrebbe avvenire allorquando si fossero verificate

l'una o l'altra delle seguenti ipotesi strategiche:

l) una formidabile offensiva germanica sul fronte occidentale e dopo che essa

abbia raggiunto notevoli successi. Tale ipotesi non sembrerebbe peraltro attuale per

il momento almeno.

2) Una azione combinata nei Balcani. L'Italia potrebbe cioè mirare ad un

improvviso attacco contro la Grecia in direzione di Salonicco mentre la Russia e

la Germania entrerebbero in Romania. Con tale azione si otterrebbe fra l'altro il

grande vantaggio di attirare verso i Balcani le forze anglo-francesi in Siria faci

litando il compito dell'Italia in Africa.

Ho chiesto in proposito quale fosse l'atteggiamento sovietico verso la Romania. Il mio interlocutore, molto al corrente con la situazione russa, mi ha dichiarato di non potere affatto escludere una mossa sovietica verso la Bessarabia e ha ricordato come fin dal primo trattato di Mosca, dell'agosto scorso, la Germania avesse formalmente dato la mano libera alla Russia in questo settore (1).

(l) -Manca l'indicazione della data d'arrivo. (2) -Il presente documento reca il visto di Mussolini.

(l) II presente documento è stato molto deteriorato dall'umidità. Alcune parole di incerta lettura sono state chiuse in parentesi quadra.

164

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. SEGRETO URGENTISSIMO 3754/1145. Berlino, 22 aprite 1940 (1).

Faccio seguito al mio telegramma di questa mattina n. 365 (2).

La notizia portata quì dal gen. Fautilli che l'Amministrazione della Guerra

è pronta a pagare -per quanto parzialmente -in oro talune proprie ordina

zioni addizionali in Germania ha portato, nella situazione dei nostri scambi con

la Germania, un elemento assolutamente nuovo che minaccia di scombussolare

completamente, senza vantaggio per alcuno, la situazione stessa.

Senza vantaggio dell'Amministrazione della Guerra perchè questa finirà

con l'ottenere sempre dalla Germania nè più nè meno (vedi mio rapporto

n. 3667 del 20 corrente) (3) di quanto essa può e vuole dare tenuto conto degli interessi propri; con sicuro pregiudizio -invece -delle altre Amministrazioni perchè queste, non potendo offrire anch'esse il pagamento in oro, si vedranno necessariamente trascurate o neglette.

Incomincia così sopra il mercato tedesco una concorrenza fra Amministra

zioni dello Stato di cui ciascuna cercherà di avvantaggiarsi sull'altra allo scopo

di ottenere precedenze e favori.

Ma come farà, praticamente, il col. Teucci ad ottenere i suoi motori di avia

zione senza offrire per essi le stesse condizioni di pagamento offerte per il mate

riale di artiglieria dal gen. Fautilli?

Nè si tratta, nel caso speciale, di sola concorrenza fra Amministrazione e Amministrazione. È la stessa Amministrazione che, per gli stessi materiali, crea a sè medesima attraverso la diversità dei propri rappresentanti, difficoltà e concorrenze.

Esempio tipico: il col. Teucci ha già ordinato, per conto del Ministero della

Guerra, 100 batterie antiaeree per cui c'è già un benestare generico di Goring.

Sopraggiunge il gen. Fautilli a domandarne altre 100, promettendo per queste,

un parziale pagamento in oro.

È evidente:

l) che la Germania non darà nè più nè meno -in complesso -di quelle

batterie che potrà dare e che sopravvanzeranno ai suoi immediati bisogni;

2) che non potendo dare, come non darà certamente, tutte le 200 batterie

domandate, darà soltanto, preferibilmente, quelle che le saranno pagate in oro.

L'effetto quindi della nuova ordinazione sarà quello:

a) di far trascurare l'ordinazione a termini non vantaggiosi a favore di

quelli più vantaggiosi;

b) di far vedere che le nostre prime richieste in materia non erano state calcolate accuratamente e che andiamo avanti a furia di richieste successive non basate sopra una visione sicura e completa di fabbisogni debitamente accertati

il che, agli occhi tedeschi, ingenererà un senso di sfiducia per qualunque nostra domanda avvenire.

Ho voluto consultare in materia oltre il col. Teucci anche il comm. Ricciardi. Questi si preoccupa -e giustamente -delle ripercussioni che il precedente avrebbe su tutte le altre forniture cos'idette commerciali, specialmente su quelle di macchinario, che costituiscono il nucleo della contropartita tedesca e che in fatto poi, -nè meno dei cannoni -costituiscono delle ordinazioni interessanti H nostro armamento.

Si è lottato, -osserva il comm. Ricciardi -5 anni per ottenere che gli scambi tra i due paesi si svolgessero senza una punta in divise libere a favore della Germania. Perchè ricostituire la punta proprio oggi? Quando per giunta

il protocollo del Comitato A che prevede appunto le forniture in tempi eccezionali, stabilisce che gli scambi tra i due paesi devono avvenire senza sborso di divise nè da una parte nè dall'altra? (Evidentemente questa circostanza doveva essere ·ignorata dal Ministero della Guerra: donde la necessità, su cui io mi permetto rispettosamente di insistere di un accentramento di tutte queste questioni in un organo unico capace di imprimere alla complessa materia un trattamento rigorosamente unitario).

Dato l'andamento delle consegne 'in macchinario da parte della Germania, è probabile -osserva ancora il comm. Ricciardi -che le forniture considerate auree, che l'Italia deve fare alla Germania in base all'ultimo Accordo, non verranno compensate da corrispondenti forniture tedesche. Si verrebbe quindi a creare una situazione per cu'i, mentre noi continueremmo a fornire, senza corrispettivo, il mercurio e la seta che abbiama concesso alla Germania con l'ultimo Accordo, dall'altra parte la Germania d farebbe pagare in oro -fuori clearingle forniture proprie cavandosela col mettere le differenze a favore nostro a conto dell'Alto Adige.

Mi si permetta d'altra parte di ripetere che la Germania non concederebbe mai, in fatto, le forniture da noi richieste solo perchè allettata dal pagamento parziale in oro. La Germania è un paese in guerra, ed è logico che pensi prima di tutto alle proprie necessità urgenti. In questo momento per esempio alla Germania interessa di più armare le coste norvegesi che dare cannoni e munizioni all'Italia. Questa è la situazione, ed è vano non prospettarsela in tutta la sua realtà. E così è oggi, a maggior ragione sarà domani.

Che valore del resto può avere per la Germania il pagamento in oro? La Germania è paese bloccato: se essa non può comprare, nè trasportare le materie prime interessanti la sua difesa bellica (gomma elastica, rame, ecc.) poco le importa avere o no l'equivalente in divise o in oro.

Per concludere, la proposta di pagamento parziale in oro di forniture nostre, nella attuale situazione di guerra, non agevola ma pregiudica, e pregiudica soltanto noi.

Mi permetto quindi rispettosamente pregare codesto Ministero perchè siano date istruzioni al gen. Fautilli -il quale del resto si è egli stesso pienamente convinto della opportunità della cosa -di non insistere sul pagamento in oro. Egli potrà accertare se e quanto dei materiali da lui desiderati sia ottenibile, e

quando, lasciando la discussione delle condizioni a codesto Ministero e comunque riservando ogni sua azione al riguardo a dopo ottenute eventuali proposte tedesche (1).

(l) -Manca l'indicazione della data d'arrivo. (2) -Vedi D. 158. (3) -Vedi D. 153.
165

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATISSIMO PERSONALE 2686/1265. Parigi, 22 aprile 1940 (2).

Le dichiarazioni fatte avant'ieri da Paul Reynaud davanti alla Commissione degli Affari Esteri del Senato circa 1e offerte di aprire conversazioni per il regolamento delle questioni pendenti tra l'Italia e la Francia nonchè circa la tendenZla ad un'intesa mediterranea, confermano quanto vi ho riferito col mio rapporto n. 1357/608 del 24 febbraio u. s. (3) e l'impressione ricevuta dai miei colloqui col nuovo capo del Governo francese, che cioè, nulla sia cambiato nella linea della politica di questo Paese nei nostri riguardi per il fatto del passaggio dei poteri da Daladier a Reynaud e per l'entrata dei socialisti nel Gabinetto. Costoro, come ho già più volte r1ferito (vedi da ultimo mio telegramma 235 del 4 aprile) ( 4) sono nettamente favorevoli ad una politica di accordi con l'Italia. Se ne è avuta ancora una prova nella seduta segreta della Camera l'altro giorno, quando il noto deputato Ybarnégaray, secondo ciò che mi è stato detto da fonte sicura, reclamò da Reynaud una politica attiva di negoziati con l'Italia e il Presidente del Consiglio affermò che tale era appunto la sua volontà, aggiungendo che egli non aveva mai confuso nè intendeva confondere il nal)ismo tedesco col fascismo italiano e faceva una netta distinzione tra i Capi delle due Nazioni cosidette totalitarie. Il deputato Ybarnégaray si rivolse allora ironicamente verso i banchi dei socialisti ed ex-membri del fronte popolare, chiedendo loro, se erano soddisfatti di tali dichiarazioni ma i socialisti insorsero affermando di essere d'accordo con il Presidente del Consiglio.

Non escludo tuttavia quest'ultimo abbia detto anche in comitato segreto, secondo l'informazione avuta dall'Addetto Militare (mio telegramma 271 del 20 corrente) (5) che gli eventuali colloqui con l'Italia non debbono darci l'impressione di debolezza da parte della Francia e di possibilità di concessioni territoriali a detrimento del suo Impero. Tutto ciò corrisponde in realtà al sentimento non solo di Reynaud ma della maggioranza dei parlamentari francesi, soprattutto in questo momento.

Ad ogni modo mi preme dichiararvi in tutta coscienza che le recenti dichiarazioni del Presidente del Consiglio francese sono per ragioni intuitive una evidente conseguent'la delle necessità politiche della Francia, quali che siano il partito o l'uomo che la governi o l'ideologia cui essa s'ispira. Non bisogna credere però che negli attuali frangenti i1 governo e la nazione francesi si lascino eccessivamente impressionare da minacce o da pressioni di carattere puramente gior

nalistico. La Francia è ormai in guerra, ha varcato il Rubicone per quanto di

malavoglia. Essa non desidera certo procurar:si nuovi nemici, ma deve inelut

t.abilmente accettare qualsiasi estensione della lotta se indispensabile per la

propria salvezza.

In realtà la Francia è un Paese che segue bensl lentamente una curva discendentè, che dall'acquisto è passata alla conservazione, dall'offensiva alla difensiva, ma sulla difensiv~a si mantiene molto saldamente, quali che siano i dissensi interni, la piaga comunista, le pecche del regime parlamentare e le future eventuali faLle demografiche.

(l) -II presente documento reca il visto di Mussolini. (2) -Manca l'indicazione della data d'arrivo. (3) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. III, D. 377. (4) -Non pubblicato. (5) -Vedi D. 150.
166

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO FRANCESE, REYNAUD, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

L. PERSONALE S. N. Parigi, 22 apriLe 1940. Je viens de lire votre télégramme au Chancelier Hitler (1). Vous souhaitez publiquement à l'Allemagne d'etre victorieuse. Je vois en ce geste une nouvelle manifestation d'un malentendu histori:que, malentendu sur les relations de votre pays et du nòtre, malentendu sur !es relations de votre régime et du nòtre. Responsable depu'is quelques semaines du gouvernement de la France, je vous écris, au-dessus de tout protocole, comme à l'un de ces chefs, !I"ares dans l'histoire, qui ont tenu dans leurs mains le sort de millions d'etre humains. Je ne veux chercher dans cette lettre ni à vous prier, ni à vous menacer. Rien n'est digne de nous, sinon de nous bien comprendre, de nous bien éprouver l'un l'autre. Peut-etre cette lettre ne changera-t-elle rien à ce qui est. Peut-etre demain !es montagnards de chez moi se battront-ils avec !es gens de chez vous. Les dés une fois jetés, nous verrons quelles forces seront les plus fortes. Peut-etre alors nous surorendons-nous l'un l'autre. Mais peut-etre aussi le destin n'est-ii pas encore écrit. Il se peut qu'il existe d'autres moyens que la guerre pour révéler la véritable Italie à la France, pour révéler la vraie France à l'It.alie. Afin de fixer les 1ois qui lieront ensemble nos enfants, il peut exister d'·autres sceaux que celui du sang, et aussi nobles. Je crois dans la démocratie. Vous croyez dans le fascisme. Mais, ni l'un ni l'autre, nous ne renierons notre passé en affirmant par des actes que ce sont là deux formes glorieuses d'une civilisation méditerranéenne qui demeure digne, aujourd'hui comme hier, d'inspirer l'avenir du monde. Et cette civilisation c'est d'abord sur nos deux pays qu'elle repose. Le maintien d'un équilibre européen est une nécessité vitale pour l'Italie comme pour la France. Sans lui aucune paix ni aucune prospérité ne peuvent ètre durables. Que sont les désaccords qui ont pu survenir entre nous pendant ces dernières années à còté de ce fait fondamenta!?

Ce large fossé qui parait actuellement nous séparer, il n'est pas trop tard pour essayer de le combler. Votre franchise et la mienne doivent essayer de

jeter un pont entre un régime traditionnel comme le nòtre et un regune neuf

comme le vòtre, chacun étant renforcé désormais par la méfiance disparue de

son voisin.

Je parle au nom d'un pays qui je le sais approuverait tout entier ma démar

che d'aujourd'hui si elle était portée à sa connaissance.

Il ne sera pas dit que, sans une explication total,e et une rencontre entre

ses chefs, la France et l'Italie en viendraient à se heurter sur les champs de

batail1e.

Ce qu'aurait de sacrilège contre notre commun héritage et contre le sacri

free des morts de BHgny une guerre entre nous, nos peuples le sentent comme

nous. En ces jours où la paix est tellement plus difficile à mire que la guerre,

je vous offre le plus difficile (1).

(l) Vedi D. 146.

167

IL MINISTRO DI DANIMARCA A ROMA, WADSTED, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. 6/A/35. Roma, 22 aprile 1940.

En me référant à la conversation que j'ai eu il y a quelques jours avec

S. E. M. le Ministre Guarnaschelli, j'ai l'honneur d'ordre de mon Gouvernement, selon un télégramme que je viens de recevoir du Ministère des Affaires Etrangères, de porter ce qui suit à la connaissance de V. E.

Les autorités civiles et militaires danoises ont eu une ,série d'entretiens avec les autorités civiles et militaires allemandes et elles effectuent loyalement avec celles-ci la collaboration qui s'ensuit de l'occupation qui a eu lieu. Les dites autorités allemandes ont démontré une attitude entièrement correcte et pleine d'égards. On s'efforce des deux còtés à ce que la collaboration d'une manière générale puisse se dérouler de la meilleure façon possible. L'ordre et le calme règnent dans le pays et la vie quotidienne de la population continue paisiblement. Le Gouvernement et les organismes économiques font des efforts en vue d'adapter la vie économique de 1a nation conformément aux exigences de la situation actuelle. En ce moment des négociations commerciales se poursuivent avec une délégation officielle allemande (2).

168

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 301. Londra, 23 aprile 1940, ore 3 (per. o~e 7,40).

Con mio telegramma n. 300 (3) ho riferito passi da me svolti presso questo Governo in merito inammissibile pretesa per controllare contrabando avanzata da codesti Consolati britannici (vostri telegrammi n. 372 e 379) (4).

Al riguardo mi corre obbligo di informare che in questi ultimi giorni da parte esponenti favorevoli ad una più decisa condotta della guerra economica, sarebbero aumentate pressioni sul Governo per indurlo ·a rivedere la politica fin qui adottata nei riguardi dell'Italia, per quanto si riferisce al blocco antigermanico.

Si rileva in proposito che l'Italia non soltanto si è finora avvantaggiata di tutte le facilitazioni fatte ai neutri per diminuire gli inconvenienti del blocco, ma è ·stata oggetto di un trattamento discriminatorio e di particolare favore, che non ha mancato di sollevare proteste da parte degli altri paesi, ivi inclusi Stati Uniti.

Di fronte atteggiamento stampa italiana nelle ultime settimane -si aggiunge -che dimostra chiaramente che il Governo itruiano è deciso appoggiare l'alleata Germania in ogni campo compreso quello economico, l'Inghilterra deve riesaminare propria posizione per evitare anzitutto nel modo più rigoroso anche nei riguardi dell'Italia che le misure del blocco economico contro la Germania non vengono eluse da quella parte. Se l'esistenza di tali correnti dentro e ... (l) non va trascurata, anche perchè in questi ultimi giorni si sono accresciute di nuovi fautori, non mi risulta però che il Governo abbia finora acceduto a tal punto di vista. Butler che ho visto avanti ieri, e nel quale ho subito attirato l'attenzione su ingiustificate richieste delle r:appresentanze consolari britanniche in Italia, mi ha anzi esplicitamente dichiarato che non vi era alcun cambiamento nella linea di condotta finor:a seguita dal suo Governo verso l'Italia: egli ha ammesso però che la questione dei rapporti economico-commerciali italainglesi sia oggetto di un particolare esame proprio in questi giorni, ed ha aggiunto che si trattava di decidere -fra l'altro -sulla opportunità o meno di inviare nuovamente in Italia ... (2) [Gre]en e Rodd, e di continuare a Roma i noti negoziati.

Seguo quotidianamente e mi riservo riferire.

(l) -Vedi PAuL REYNAUD, Au coeur de 1.a. melée, 1930-1945, pp. 594-595, Paris, Flammarion, 1951, e Documents ont German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. IX, eit., DD. 167 e 172. (2) -Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. IX, cit., D. 145. (3) -Non pubblicato. (4) -Non pubblicati.
169

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 304. Londra, 23 aprile 1940, ore 3,06 (per. ore 7,40).

Atteggiamento questa stampa continua a essere centrato su problemi direttamente connessi con linea di condotta dell'Italia, passati da diversi giorni in primo piano attraverso commenti diffusi e quotidiane discussioni circa possibili eventuali mutamenti di essa.

Mentre vitale importanza delle decisioni italiane è stata ed è sempre aperta e unanimemente ammessa dalla stampa inglese, tono generale di quest'ultima è passato nei giorni scorsi per varie fasi che si possono riassumere come segue:

a) Reazione viva e generale corrispondente allo stato d'animo di sorpresa e risentimento del'l'opinione pubblica a quella che si definiva una improvvisa

e ingiustificata aggressività della nostra stampa non che voluta parzialità nel

modo di presentare e commentare fase norvegese del conflitto anglo-franco

tedesco.

b) Eventuali intenzioni aggressive dell'Italia nei Balcani in seguito a

supposti accordi con Berlino, indicate come possicbili in relazione a tono nostra

stampa, ma dichiarate nel contempo di improbabile riuscita a seguito disposi

zioni adottate dagli Stati balcanici per garantirsi da ogni tentativo di supposta

« fascistizzazione ».

c) Eventualità trovarsi di fronte Italia nemica ... (l) ma considerata come estrema risoluzione penosa e tale da doversi fare il possibile per evitarla: si riafferma necessità evitare allargamento conflitto, si mostra di dar peso alla parHcolare situazione italiana, non mancandosi di dare intenzionalmente rilievo all'atteggiamento francese, quale risulta da recenti dichiarazioni Reynaud.

d) Necessità che «propaganda e diplomazia britannica» (secondo espressione usata da News Chronicle del 19 corr.) riescano a fare intendere all'Italia sia amichevoli propositi sia ferma decisione degli alleati e loro capacità di opporsi efficacemente ad ogni eventuale iniziativa che turbasse la pace nei Balcani o nel Mediterraneo, vedendo in tale chiaro parlare mezzo migliore per allontanare egualmente eventualità di un conflitto con l'Italia.

e) Mentre si crede poter rilevare in questi ultimi giorni una sia pur lieve attenuazione nel tono anti-britannico della nostra stampa, si avanza da qualcuno tesi che occorra giungere, «in via del tutto amichevole», a chiarire effettiva posizione dell'Italia nei riguardi degli alleati. Si afferma a tale riguardo che gli alleati debbano per quanto possibile concentrare loro sforzi contro la Germania e si rileva che essi stanno ora rivedendo -attraverso avvenuta ripresa conversazione per eventuale accordo commercicale anglo-sovietico loro posizione verso l'altra «presunta alleata della Germania».

Particolarmente esplicite in proposito sono odierne note dei redattori diplomatici del Daily MaU e del Manchester Guardian, mentre richiamo in genere quotidiane segnalazioni contenute nei fonogrammi stampa di questa Aml::\asciata.

(l) -Nota dell'Ufficio Cifra: « Gruppi indecifrabili •· (2) -Nota dell'Ufficio Cifra: • Gruppi indecifrabili •·
170

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A TOKIO, P. CORTESE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 234. Tokio, 23 aprile 1940, ore 18 (per. ore 22).

Mio telegramma n. 299 (2).

Portavoce questo Ministero degli Affari Esteri ha smentito notizia Domei da Washington pubblicata dai giornali di stamane secondo la quale quell'Ambasciatore del Giappone, dopo colloquio del 20 corrente con Hull, avrebbe dichiarato alla stampa americana che Giappone e Stati Uniti si sarebbero reciprocamente impegnati rispettare status quo Indie Olandesi. Portavoce ha aggiunto ritenere che nessuno dei due Paesi abbia intenzione assumere simile impegno

ed ha colto occasione per affermare che nota dichiarazione Arita era stata iniziativa spontanea del Governo giapponese; infine portavoce ha spiegato che Ambasciatore aveva parlato al Segretario di Stato americano delle restrizioni all'immigrazione nelle Filippine e che questione Indie Olandesi era stata menzionata solo casualmente nel loro colloquio.

(l) -Nota dell'Ufficio Cifra: c Tre gruppi indecifrabili •. (2) -Vedi D. 132.
171

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 129. Sofia, 23 aprUe 1940, ore 20,15 (per. giorno 24, ore 16). Mio telegramma n. 125 (1). Questo Ministro degli Affari Esteri mi ha ripetuto dichiarazioni fattegli ieri da questo Ministro d'Inghilterra rientrato da Londra e che sostanzialmente corrispondono a quanto il sig. Rendel ebbe precedentemente a dire. Che, cioè, Inghilterra non vuole fare colpo di mano nei Balcani, che essa per ora conduce qui la guerra soltanto economicamente, che i neutri nulla hanno da temere dagli alleati ecc. Rappresentante britannico ha aggiunto che si riserva avanzare proposte concrete per nuovi acquisti britannici sul mercato bulgaro. Mia impressione è che queste offerte inglesi nel campo economico fanno sorgere qualche tentazione in Bulgaria la quale però, come ho altra volta fatto presente, è molto preoccupata, dati gli intensi rapporti, in ogni campo, con la Germania di cui teme la pericolosa e pronta azione. Ci si domanda anzi se l'Inghilterra, fedele ana sua cosiddetta morale, non voglia girare la posizione nei Balcani e, anzichè compiere un'azione diretta, creare una situazione economica tale da

obbligare la Germania ad un qualche intervento di forza, con la conseguente creazione dell'auspicato fronte sud orientale.

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IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 90-91. Belgrado, 23 aprile 1940, ore 24 (per. giorno 24, ore 4,30). Comandante militare piazza Belgrado ha diretto appello alla popolazione pubblicato con grande rilievo da tutti i giornali (fono bollettino stampa odierno) in cui afferma che servizio spionaggio straniero tende turbare spirito Esercito, scuotere fiducia, raccogliere notizie sulle Forze Armate svolgendo cosi opera contro difesa Stato e sicurezza nazionale. Incita con vibranti parole tutti i cittadini sorvegliare strettamente stranieri, li esorta essere « coscenziosi e pedanti» in tale materia ed annunzia che è stato istituito speciale ufficio militare per collaborare in tale sorveglianza con cittadmi.

Pubblicazione sensazionale appello ha evidentemente due scopi principali: galvanizzare morale truppe trattenute armi e altre in corso richiamo e concor

rere altresì da punto di vista militare a misure già adottate da polizia contro

stranieri.

Altri scopi evidenti sono pure quelli connessi politica interna dopo misure

culminate nei giorni scorsi con arresto Stojadinovié e altri ex Ministri del

Gabinetto.

Reazioni momento alterne e spesso così allarmistiche fasi di tensione verso

l'esterno, mentre dal lato psicologico nelle masse si nota considerevole esten

sione (ampiamente fomentata da propaganda interessata) di quel fenomeno a

fondo panslavismo determinato da annunzio inizio trattative commerciali tra

Governo jugoslavo e Sovieti (mio telespresso n. 586 in data 21 corr.) (1), appel

lo desta eco clamorosa in tutti gli strati popolazione acuendo fra l'altro cor

renti xenofobia cui popolazione stessa con alterna direzione è anche già troppo

proclive.

In Croazia come risulta dal rapporto R. Consolato sono state diramate invece

riservatamente analoghe disposizioni strettissima sorveglianza stranieri. A parte

commenti su opportunità proclama -in quanto concorre prevenire formarsi

nuclei stranieri sospetti che in caso invasione questo Governo teme potrebbero

agire dall'interno parallelamente alle forze d'invasione (questione all'ordine del

giorno dei turisti tedeschi) -viene giudicato nuova conferma volontà questo

Governo resistere con la forza qualsiasi attacco dall'esterno da qualunque parte

esso provenga. Dati ultimi avvenimenti misure sono prevalentemente giudicate

(e in ciò attivissimamente agisce propaganda alleati), come principalmente dirette

contro tedeschi. Nello stato d'animo determinatosi, e benchè allarmismo nei nostri

riguardi sia dalla fase acuta di alcuni giorni scorsi (mio telegramma n. 71 e

seguenti) (2) notevolmente diminuito, non mancano tuttora spunti e reazioni

minori anche nei nostri riguardi.

(l) Vedi D. 159.

173

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 3835/1152. BerLino, 23 aprile 1940 (per giorno 27).

È venuto a vedermi questa sera l'Ambasciatore del Belgio, il quale sembra avere l'impressione che l'offensiva tedesca a occidente sia per il momento rinviata. Davignon ha soggiunto di non riuscir a trovare una spiegazione per simile decisione del Governo del Reich, dato che la Germania dovrebbe aver interesse, invece, ad approfittare deHa ·buona stagione e a non lasciar tempo agli altri di completare i loro preparativi.

La sola spiegazione che l'Ambasciatore poteva vedere, e sulla quale cercava di aver da me qualche conferma, sarebbe che Hitler, prima di muoversi, attenderebbe un atto preciso dell'Italia che, pur senza determinarne l'immediata entrata in guerra, ne decidesse tùttavia in maniera definitiva l'atteggiamento in un senso conforme agli interessi della Germania. (Evidentemente Davignon teneva conto di pubblicazioni della stampa straniera anche di quella belga, in

tale senso. Mi riferisco a Vingtième Siècle in quale prevedeva stamane, secondo il notiziario riservato del D. N. B. in relazione con la visita di Mackensen a Berlino, una concreta manifestazione dell'amicizia italo-tedesca, verso la fine del mese).

È inutile dire che, lungi dal dare al collega una conferma a tali sue supposizioni, gli ho risposto che ritenevo la sua ipotesi completamente sbagliata.

Nel corso della ·conversazione, Davignon mi ha detto qualcosa di interessante per ciò che riguarda l'Olanda. Mentre finora la situazione di tale paese era tale, secondo l'interlocutore, da far pensare che potesse in caso di un'eventuale invasione, cedere alle pre·ssioni tedesche per comportarsi come la Danimarca, ora invece l'Olanda sarebbe decisa nel modo più assoluto a difendersi fino all'ultimo. Tale mutamento sarebbe stato determinato dall'esempio della Norvegia. Nessuno si vorrebbe ora mostrare da meno nella difesa del proprio suolo e dei propri interessi.

A proposito dell'azione tedesca in Scandinavia, Davignon mi ha riferito che nei circoli diplomatici si osserva come l'azione stessa, senza rappresentare uno scacco vero e proprio per 'la Germania, costituisca in ogni modo il primo caso in cui i desideri e i piani della Germania, o per meglio dire del Fiihrer, non si siano realizzati al cento per cento. Ciò indurrebbe molte persone, anche negli ambienti militari, a riflettere maggiormente suHa situazione.

Tornando al Belgio, l'Ambasciatore mi ha detto di continuare a considerare la situazione con pessimismo. Riferendosi a'll'impossibilità matematica di un attacco frontale contro la linea Maginot, secondo il giudizio belga, Davignon ritiene un'invasione del suo paese inevitabile. E a questo riguardo conferma per l'ennesima volta la decisione belga di battersi fino all'estremo. Aggiunge essere notorio che l'armata bel.ga si ritirerebbe, in caso di attacco tedesco, sulla Mosa dove sarebbe raggiunta dall'esercito francese. E, ritirandosi, l'armata belga distruggerebbe dietro di sè assolutamente tutto.

Sulla Mosa, si avrebbe la Marna della presente guerra.

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi DD. 96, 97, 102 e 103.
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L'ADDETTO MILITARE A LONDRA, RUGGERI LADERCHI, AL SOTTOSEGRETARIO DI STATO ALLA GUERRA, SODDU

R. 276 (1), Londra, 23 aprile 1940.

Poche e frammentarie sono le notizie u:/Jiciali sul conflitto in Norvegi:l mentre invece i giornali sono pieni di corrispondenze provenienti dalla Svezia -che essi tuttavia avvertono di accettare con riserva -a carattere sensazionale.

Sfrondando e riducendo gli avvenimenti a quella ohe può essere la loro portata reale, la situazione da Londra si presenta come segue:

-La prima fase del conflitto in Norvegia (occupazione dei centri vitali norvegesi e delle località su'lla costa occidentale utilizzabili ai fini di uno sbarco in forze) è terminata a tutto vantaggio della Germania.

Il colpo è riuscito, sia pure con perdite non trascurabili della marina da guerra tedesca e gli alleati si sono trovati di fronte aHa situazione di dover servirsi di porti non attrezzati per i loro tentativi di sbarco e di dover in avvenire sloggiare con la forza le truppe tedesche dai porti principali se vogliono dare incremento al corpo di spedizione e condurre con forze adeguate una campagna in Norvegia che si presenta difficile e logorante.

Per ridurre e neutralizzare gli effetti morali, nell'interno ed all'estero, dei successi iniziali tedeschi è stata posta in grande evidenza e glorificata l'azione della marina da guerra britannica, sono state minimizzate le perdite subite da questa ed è stato messo in rilievo per contro che l'affondamento di navi tedesche per un tonnellaggio rilevante ha esteso a tutto il Mare del Nord il dominio incontrastato della Marina britannica.

Poichè è umano che ciascuno sfrutti e valorizzi le « briscole » che ha in mano -nel caso dell'Inghilterra, il dominio del Mare del Nord -i critici militari si affannano a dimostrare che l'occupazione della Norvegia da parte della Germania « senza che essa detenga il dominio sia pure solo locale del mare » è destinata ad avere delle ripercussioni determinanti strategiche sfavorevoli alla Germania analogamente a quanto è avvenuto nei riguardi della Francia per le campagne napoleoniche di Russia e di Spagna.

Negli ambienti militari tuttavia non viene dissimulata la difficoltà dell'impresa in funzione specialmente del fattore aereo sul quale, specie nei riguardi dell'esito della lotta «nave-aeroplano», non si hanno ancora elementi· sicuri di giudizio.

Da questo momento fino alla conclusione della lotta in Norvegia, numerose navi da trasporto scortate da unità britanniche da guerra dovranno fare la spola fra Gran Bretagna e Norvegia e saranno così esposte agli attacchi aerei avversari.

L'aver eliminato o quasi le possibilità della marina tedesca per quanto rigurda le unità di superficie è una magra consolazione, poichè -mentre permane fra l'altro la minaccia subacqua -il « dominio dei mari » britannico non va considerato solo in funzione della guerra con la Germania, nel quale caso perdere del'le unità da guerra non ha importanza decisiva, ma in funzione mondiale rispetto alle marine del Giappone, dell'Italia e degli Stati Uniti, il sottoporre perciò la marina da guerra britannica ad un possibile continuo stillicidio di perdite senza contropartita offre delle incognite che solo i risultati che le forze aeree tedesche conseguiranno o no nei prossimi mesi potranno chiarire.

-La seconda fase delle operazioni in Norvegia può considerarsi iniziata con le decisioni degli alleati di intervenire in quel teatro di operazioni con un corpo di spedizione.

Nella mia precedente relazione (foglio n. 262 in data 12/4) (l) scritta prima che la 2a fase della campagna in Norvegia avesse inizio, ho prospettato come per ragioni morali e strategiche gli alleati, ma specialmente l'Inghilterra, fossero costretti ad intervenire in quel settore e che essi farebbero ciò con forze notevoli. Ho anche posto in rilievo come i preparativi :fondamentali per l'invio

di un corpo di spedizione in Scandinavia fossero ultimati da tempo nell'imminenza di dover dare un aiuto alla Finlandia, e come la mutata situazione locale esigesse a mio avviso dei cambiamenti nelle predisposizioni studiate ed attuate che avrebbero richiesto qualche tempo per concretarsi.

I recenti sbarchi alleati sulla costa occidentale norvegese -verosimilmente eseguiti in tre località: a nord di Narvik, fra Narvik e Trondheim, a sud di Trondheim -a mio avviso costituiscono un tentativo di assicurarsi il possesso di Trondheim sloggiandone i tedeschi possibilmente prima che essi abbiano avuto modo di assicurarsene il saldo possesso mediante lavori campali e l'arrivo di truppe di rinforzo.

Le forze sbarcate, come del resto le località di sbarco, non sono menzionate dai comunicati ufficiali e questi ambienti militari sono molto riservati a riguardo. Ho l'impressione tuttavia che esse non ammontino per ora a più di un reggimento per ciascuna delle due località di sbarco meridionali ed a pdco più di un reggimento-forse due-a Narvik. Narvik infatti costituirebbe una specie di base di smistamento in territorio norvegese, e mentre offrirebbe il vantaggio di trovarsi il più lontano possibile dalle basi aeree tedesche, permetterebbe l'affiusso in questa fase delle operazioni, di uomini e materiali attraverso rotte marittime anche esse sottratte o quasi, all'intercettazione aerea tedesca. Da Narvik piccoli convogli naviganti a ridosso deile anfrattuosità della costa consentirebbero di portare, senza rischi eccessivi, i rifornimenti in luoghi ove le truppe sono già sbarcate od in altri dove dovessero sbarcare.

Per ,quanto riguarda i due sbarchi che sarebbero stati effettuati in località a cavallo di Trondheim, secondo informazioni attendibili inglesi, essi sarebbero avvenuti in località non attrezzate per lo scarico di materiali ingombranti (cannoni, tanks, autocarri). Per tale motivo e fino a che con qualche ripiego non sarà possibile effettuare lo sbar,co dei materiali in parola, l'entità delle truppe sbarcate dovrà essere mantenuta in cifre moderate e conseguentemente la possibilità operativa delle truppe stesse non potrà essere notevole.

In altri termini, i due sbarchi in parola sarebbero stati effettuati allo scopo di stabilire un primo contatto con le truppe norvegesi (benefico effetto morale) e per cercare -nella presunzione che le truppe tedesche a Trondheim siano scarse e prive di un adeguato sostegno di artiglieria -di riconquistare con l'aiuto dei norvegesi tale località, l'unica che risponda ai requisiti sia di una base di sbarco, sia, per il convergersi di ferrovie e di strade, di una base di rifornimento per truppe ingLesi operanti in Norvegia.

Solo quando Trondheim venisse occupata dagli inglesi sarà possibile a mio avviso considerare ultimata la attuale seconda fase della guerra in Norvegia e perciò l'inizio di maggiori operazioni.

* * *

Come ho già detto non si hanno notizie ufficiali della entità delle truppe sbarcate e del numero, anche approssimato, di uomini che gli alleati ritengono di dover mettere in bilancio per la condotta della guerra in Norvegia.

La dfra iniziale data di tre divisioni (due inglesi ed una francese) è valida a mio avviso in questo periodo iniziale delle operazioni di «tasteggiamento » della consistenza dell'occupazione tedesca; se le operazioni dovessero svilup

parsi tali forze non sarebbero indubbiamente sufficienti, a meno che il con

trollo da parte dell'Inghilterra delle comunicazioni tedesche attraverso alllo

Skagerrak ed al Kattegat fosse o diventasse così effettivo da impedire l'afflusso

di uomini e materiali in Norvegia.

Questi ambienti militari ritengono che attualmente le forze tedesche in

Norvegia ammontino a 60 mila uomini per contro viene fatto affidamento su

circa 60 mila combattenti norvegesi dei quali tre divisioni di pronto impiego e

sui sentimenti ostili della popolazione norvegese.

Viene anche messo in rilievo che la conformazione geografica del paese,

le numerose opere d'a11te la cui distruzione è possibile ed il riattamento diffi

cile, costituiscono delle gravi difficoltà alla rapida avanzata tedesca.

Possibilità di bloccar rifornimenti e rinforzi tedeschi e difficoltà. morfolo

giche del paese sono infatti i due fattori sui quali l'Inghilterra confida per guai

dagnare tempo e portare a termine con successo le operazioni attuaLi volte ad

assicurare agli alleati il possesso di Trondheim.

* * *

Mentre la prima fase delle operaziom m Norvegia si è chiusa con un

vantaggio materiale e morale tedesco, l'inizio della seconda fase delle opera

zioni segna, da questo luogo di osservazione, qualche punto a favore degli alleati.

Il divario tra le affermazioni tedesche (per esempio sulle navi inglesi affon

date e sui trasporti colpiti) e le affermazioni inglesi (nessuna perdita subita dalle

truppe sbarcate) è tanto largo da far ritenere che la propaganda dei due paesi

abbia pe11so ogni ·senso di misura e che il solo scopo sia quello di mistificare.

Tuttavia alcuni elep1enti della situazione che .sembrano ormai assodati sarebbero: a) che truppe inglesi, sia pure in numero poco rilevante, si trovano in territorio norvegese ed hanno preso contatto con truppe norvegesi; b) che l'occupazione della Norvegia centrale procede a rilento e fra crescenti ostacoli; c) che le comunicazioni tedesche del Kattegat, se non interrotte, sono tuttavia insicure e minacciate; d) che l'aviazione tedesca non è riuscita a rendere infruttuosi i tentativi di sbarco e sembra nel complesso meno attiva di quella inglese.

Questi argomenti servono di spunto alla propaganda inglese e fanno presa sul morale di questo popolo la cui mentalità è in fondo questa: «La .guerra va bene ... allora andiamo a divertirci:..

(l) Copia del presente rapporto è stata trasmessa a Palazzo Chigi con Telespresso 1375/ 866 da Londra in data 26 aprile, firmato Bastianini, non pubblicato.

(l) Vedi D. 63.

175

IL MINISTRO A BANGKOK, CROLLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 25. Bangkok, 24 aprile 1940, ore 13,20 (per. ore 18,50).

Mio telegramma n. 22 (1). Questo mio collega .giapponese venuto oggi a trovarmi mi ha detto che poco prima era stato dal Primo Ministro al quale aveva comunicato intenzioni

suo Governo firmare anche esso patto di non aggressione con il Siam. Redazione patto dovrebbe tuttavia essere indipendente e diversa da quella del patto di non aggressione ·con l'Inghilterra, non contenendo fra l'altro riferimento patto Parigi 1928 circa definizione aggressore.

Firma dovrebbe essere ove sia possibile anteriore oppure contemporanea a quella del patto di non aggressione anglo-siamese. Gesto giapponese è solamente ispirato desiderio mantenere amicizia con Siam e non devesi in nessun modo interpretare come distensione rapporti anglo-nipponici.

Fin qui comunicazione fatta oggi da Ministro del Giappone al Primo Ministro Siam. Primo Ministro si è mostrato felice di tale nuovo sviluppo ed ha espresso sollievo nel vedere delinearsi favorevole· atteggiamento giapponese rimasto incerto fino ad ora.

Negoziati cominceranno immediatamente. Ministro del Giappone nel commentarmi siffatta decisione suo Governo che sembra contraddire direttive impartitegli finora, mi ha spiegato che due alternative contemplate in un primo tempo (mio telegramma n. 22) e cioè opporsi firma patto di non aggressione anglo-siamese oppure ignorarlo sono apparse entrambe impraticabili: la prima perchè rischiava di rimanere infruttuosa: la seconda perchè reazione pubblico giapponese savebbe stata troppo vivace per consentire al Governo continuare e intensificare amicizia con il ... (1). D'altra parte articolo 2 patto anglo-siamese (come mio telegramma n. 21) (2) stabilisce in caso di conflitto anglo-nipponico impegno Siam non dare assistenza al nemico dell'Inghilterra ma non contiene impegno non dare all'Inghilterra stessa alcuna forma di assistenza, impegno questo che dovrà venire consacrato nel Patto siamese-nipponico allo scopo assicurare anche giuridicamente assoluta neutralità Siam.

Questo mio collega giapponese mi ha pregato tenere segrete informazioni fornitemi di sua personale iniziativa e sarebbe grato se suo nome non fosse confidato in eventuali comunicazioni da fare al Governo giapponese a tale riguardo.

(l) Vedi D. 89.

176

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO PER TELESCRIVENTE 378. Berlino, 24 aprile 1940, ore 19.

Ribbentrop che ho visto oggi mi ha messo al corrente del messaggio Teleki

ad Hitler e delle comunicazioni fatte fare in proposito da Mackensen. Mi ha chiesto se sapessi nulla delle reazioni di Roma al riguardo. Gli ho risposto di no ma che ne avr·ei domandato all'E. V.

14 ~ Documenti diplomatici . Serie IX . Vol. IV.

(l) -Nota dell'Ufficio Cifra: c Manca •. (2) -Vedi D. 77.
177

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. AD ATENE, FORNARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 88. Atene, 24 aprile 1940, ore 20,30 (per. ore 23,30).

Mio telegramma posta 063 (1).

Mavroudis mi ha detto stamane, pregandomi informare V. E., che questo

Ministro Inghilterra, nei colloqui avuti al suo ritorno da Londra tanto con Re

quanto con Metaxas, ha da parte del suo Governo formalmente di:chiarato nulla

essere mutato nella politica inglese nei Balcani ove Gran Bretagna tiene che pace

venga conservata.

Ministro d'Inghilterra ha aggiunto che naturalmente Gran Bretagna sarebbe

pronta intervenire anche militarmente qualora pace fosse da altri turbata.

178

IL MINISTRO A COPENAGHEN, SAPUPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 63. Copenaghen, 24 aprile 1940, ore 21,35 (per. giorno 25, ore 2,50).

Riassumo conversazione con Ministro Danimarca a Berlino il quale mi ha

detto che da 15 giorni non ha avuto occasione di incontrare Ambasciatore

Attolico.

lo) Egli, che si trova a Berlino da 15 anni, si è mostrato preoccupato opi

nione circoli politici danesi a suo riguardo per gli ultimi avvenimenti; mi ha

fatto chiaramente intendere che fin dal 4 corrente aveva prevenuto questo Mini

stro Affari Esteri con rapporto affidato a un funzionario deHa sua Legazione,

espressamente inviato Copenaghen, dell'imminente mossa tedesca.

2o) Azione tedesca contro la Norvegia e la Danimarca era stata voluta uni

camente da Hitler che ne aveva elaborato i piani all'infuori del suo Stato Mag

giore servendosi di un generale secondaria importanza di cui ha taciuto nome.

3°) Prima trovare ammiraglio Karls disposto assumere rischio impresa due

altri ammiragli avevano declinato comando e preferito collocamento a riposo.

4o) 13 corrente per la inadatta stagione primaverile all'Ultimo momento era stata sospesa una azione fulminea contro l'Olanda che avrebbe dovuto dirigere gen. Reichenau. Egli non esclude attacco tedesco sul fronte occidentale attraverso Lussemburgo.

5°) Azione nordica è stata un gravissimo errore che già costa aHa Germania tre quarti della sua flotta con il risultato che le vie marittime del Nord le sono ora completamente chiuse.

(l) Non pubblicato.

179

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 92-93. Belgrado, 24 apriLe 1940, 21,45 (per. giorno 25, ore 1,55). Ministro Aggiunto Affari Esteri mi ha informato che Governo ungherese ha ieri improvvisamente (l) proposto a tutti gli Stati rivieraschi Danubio accordo mediante il quale polizia e vigilanza intera parte navigabile fiume sia esercitata da battelli armati Stati stessi in collaborazione su tutto percorso. Battelli armati dovrebbero comprendere anche quelli della Germania e della Slovacchia. Proposta è stata fatta da Governo ungherese tramite rappresentanti Stati rivieraschi a Budapest (procedura che Smilianié ha criticato come per lo meno inconsueta) e Governo jugoslavo non ne ha ancora ricevuto comunicazione dal proprio rappresentante. Ne è stato informato invece iersera stesso da Governo romeno. A titolo strettamente confidenziale Smilianié ha aggiunto che il Governo predetto aveva in pari tempo sottoposto schema per risposta concordata, sostanzialmente negativa, poichè fa rilevare che improvvise proposte sono contrarie decisioni testè prese da Comitato esecutivo Commissione Internazionale Danubio di comune accordo e con generale soddisfazione. A Governo romeno questo Governo ha fatto presente che non era ancora in possesso proposta ungherese ed ha insistito affinchè si prenda tempo per poter concordare risposta. Smilianié ha infatti osservato che è necessario per Governo jugoslavo raccogliere informazioni in tutte le Capitali interessate circa reazione alla proposta ungherese, sottolineando come sia innanzi tutto essenziale accertare se proposte stesse sono iniziativa ungherese o tedesca, e se e quanto Germania tenga a loro realizzazione. Ministro aggiunto non ha nascosto imbarazzo in cui proposta ungherese pone questo Governo a proposito questione così vasta e immediata portata (sopratutto nei riguardi depre.cata estensione conflitto a zona danubiano-balcanica) questione che aveva creduto felicemente risolta nei giorni scorsi. Non vi è dubbio che questo Governo si propone di continuare ad agire anche e sopratutto in questa questione in accordo con Governo romeno. Cosi è a1quanto evidente suo preciso timore di dover ancora una volta affrontare situazione che comporta rinnovarsi assillanti termini problemi danqbiani e cioè evitare ogni ragione reaztone (e in ultima analisi intervento Germania) e d'altra parte non sorpassare una linea di equilibrio atto ad evitare reazioni (e in ultima analisi intervento degli alleati). Ad ogni modo, e pur facendo ogni riserva circa necessità conoscere esatto tenore della proposta, esame problema e quello che risposta potrà essere, Smilianié mi ha detto prima reazione è qui negativa. Smilianié riteneva (per quanto non essendo ancora in possesso testo comunicazione ungherese non ne fosse

sicuro) che accordo proposta dovrebbe avvenire al di fuori Commissione Internazionale Danubio.

(l) Veài D. 135.

180

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. AD ATENE, FORNARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

"T, PER CORRIERE 64. Atene, 24 aprile 1940 (per. giorno 26).

Nel corso della conversazione avuta con lui stamane e sul cui principale argomento riferisco a parte, questo Sottosegretario permanente agli Affari Esteri ha voluto anche, di sua iniziativa, accennarmi aHa ridda di voci qui corse e da me segnalate con telegrammi per corriere n. 061 (l) e 062 (2).

Mavroudis ha tenuto anzitutto a affermare che tanto il Presidente Metaxas quanto egli stesso non vi avevano prestato alcuna fede. Ha aggiunto che naturalmente voci del genere a forza di essere ripetute finiscono col generare un senso di inquietudine anche in chi è convinto della loro infondatezza. Era peraltro lieto di constatare che esse si erano ormai del tutto calmate.

Gli ho risposto ·che da parte mia non avevo dato e non davo alcuna special·e importanza alle voci stesse, messe evidentemente in giro da propagande interessate, ma che mi era rincresciuto constatare come esse avessero trovato qualche credito in taluni ambienti; che ero, anche io, particolarmente lieto fossero ormai svanite.

Ho avuto l'impressione, dall'insieme della conversazione, che Mavroudis tenesg.e in modo speciale a convincermi che le sfere ufficiali erano state ed erano del tutto convinte del nessun fondamento di tali voci.

181

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. AD ATENE, FORNARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 65. Atene, 24 april.e 1940 (per. giorno 26).

Seguito mio telegramma n. 88 (3).

Nel corso della conversazione di cui al precitato mio telegramma, Mavroudis

si è detto convinto che i franco-inglesi non hanno per ora alcuna intenzione di

intervenire militarmente nei Balcani. Egli ritiene che, dato anche l'atteggiamento

della Turchia la quale -a suo dire -si oppone risolutamente al passaggio

di navi da guerra nel Mar Nero, gli Alleati abbiano tutto da perdere e niente

da guadagnare dalla formazione di un fronte balcanico. Questo infatti provo

cherebbe l'intervento italiano, con conseguenze gravissime per l'ev·entuale corpo

di spedizione britannico, indurrebbe la Germania ed assicurarsi manu militari

il ·controllo dei mercati danubiani e deciderebbe forse anche la Russia a pro

fittare della situazione per realizzare le sue aspirazioni sulla Bessarabia.

Passando poi a parlare delle possibilità britanniche di intensificare il blocco

alla Germania cercando di chiuderle anche i mercati danubiano-balcanici, mi

ha tornato a ripetere quanto aveva più volte detto al R. Ministro e che questi

non ha mancato di riferire. E ciò che, mentre nei riguardi della Grecia chiunque ha il dominio del mare può porla in pochi giorni, col semplice arresto dei suoi rifornimenti specialmente di grano e di carbone, con l'acqua alla gola, egli non vede come gli inglesi possano distogliere la Jugoslavia e· la Romania dal loro naturale sbocco economico. Che d'altra parte, sempre nei riguardi greci, la Gran Bretagna non ha finora esercitato alcuna pressione del genere e si è limitata a far accaparrare da privati le disponibilità in metaLli del mercato ellenico -ciò che il Governo non può nè intende proibire. Che, questa volta, la fortuna della Grecia è nella povertà in materie prime, povertà che la mette al riparo sia da pressioni da parte degli Alleati, sia da eventuali reazioni tedesche. Che infine la Grecia, se non può non essere che particolarmente lieta di un maggiore interesse franco-inglese per il suo mercato -finora molto trascurato -, interesse che essa ha sempre auspicato, non intende, d'altra parte, veder paralizzati i suoi traffici commerciali con la Germania.

Mi risulta che nello stesso senso Ma~roudis si è espresso anche con altri Ministri stranieri, tra i quali il Ministro di Germania. Impressione di questi circoli diplomatici è che, almeno per il momento, possa considerarsi allontanato il pericolo di complicazioni gravi nei Balcani.

(l) -Vedi D. 126. (2) -Non pubblicato. (3) -Vedi D. 177.
182

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 42. Belgrado, 24 aprile 1940 (per. giorno 27 ). Sono stato ricevuto in questi giorni da Macek per la via protocollare. Tale visita non aveva potuto aver luogo prima a causa delle continue assenze del Vice Presidente del Consiglio che passa assai più tempo in Croazia che non a Belgrado. Macek ha tenuto a marcare un'accoglienza particolarmente cordiale ed amichevole, ricordando sua antica ammirazione e simpatia per Italia. È subito entrato negli argomenti attuali di primo piano per Jugoslavia, senza tuttavia drammatizzare e deplorando anzi ondate di allarmismo che vengono sparse ad arte da propagande straniere interessate. Domande, risposte e argomentazioni avevano un naturale carattere incisivo e una decisa energia. Ha proclamato volontà Jugoslavia rimanere neutrale, e sua decisione difendersi contro chiunque intenda violare tale neutralità. Ha marcato con un profondo interesse importanza atteggiamento e azione Italia per tale proposito. Ha spiegato inizio trattative commerciali con U.R.S.S. basandole su necessità economiche, al di fuori posizione ideologiche. Ha confermato _che reale base economica è assicurare al paese materie prime di cui blocco alleato ostacola ogni giorno maggiormente riiornimento. Ha accennato anche a questione Danubio, di capitale importanza per Jugoslavia, ripetendo principio libertà e sicurezza navigazione.

Caratteristico è stato atteggiamento generale Macek in quanto solo di sfuggita ha accennato Croazia. Tutto il suo atteggiamento voleva essere queHo di un Ministro tra i più influenti -se non il più influente -del Governo centrale. L'uomo di razza e di parte diversa si sentiva in ogni parola, ma, volutamente, non era mai posto in evidenza.

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IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 44. Belgrado, 24 aprire 1940 (per. giorno 27).

Mio telespresso n. 1631/584 del 20 corrente (1).

Ho avuto occasione di domandare a Ministro Aggiunto Affari Esteri precisazioni circa imminenti trattative commerciali jugoslave è previsto per domattina (2).

Secondo quanto Smilianié mi ha detto è prevista stipulazione:

l) di un trattato di commercio che contenga principi generali atti del genere (ha confermato clausola nazione più favorita e accennato stipulazione per navigazione, traffico, trasporti, ecc.);

2) un accordo per pagamenti che contempli oltre modalità pagamento per intercambio, materie e prodotti intercambio stesso. Da parte jugoslava ha accennato che è prevista principalmente esportazione tabacco, luppolo e alcuni altri prodotti contro importazione materie prime già segnalate: ferro, cotone, nafta.

A mia domanda circa previsioni per inizio relazioni con Sovieti, Smilianié ha risposto che questione è accuratamente studiata anche sulla scorta di quanto fecero altri governi. Proposito Governo jugoslavo è procedere per gradi addivenendo in primo tempo -se trattative in corso sortiranno buon esito scambio delegazioni commerciali.

A proposito privilegi diplomatici da concedersi a tali delegazioni Smilianié mi ha detto che Governo jugoslavo intende procedere con ogni necessaria cautela, ben sapendo (testuale) dalla esperienza degli altri che cosa significano tali privilegi concessi ai Sovieti in simili casi. Da tutto ciò potrebbe dedursi che completo stabilimento normali relazioni o riconoscimento de jure così prontamente previsto da Cincar-Markovié (sempre piuttosto vago nelle sue esposizioni) è ancora lontano da reale pensiero questo Governo. Resta da vedere quanto potrà resistere a pressioni che difficilmente potrà evitare in tal senso, anche e presumibilmente in relazione posizione Romania e suoi rapi:>Orti con essa.

Mi sembra in ogni caso notevole e sintomatico proposito cautela così chiaramente espresso di questo Governo, specie se posto in confronto reazione già segnalata a fondo pan-slavo in molti strati popolazione, ad articoli che cominciano ad apparke in questa direzione in un settore anche se limitato della stampa, che vorrebbe mostrare caduto ogni ostacolo con Russia, infine ad illazioni tendenziose che ne trae nei nostri ,confronti stampa alleata, specialmente inglese, nell'evidente scopo di nascondere vera portata economica e politica trattative, che è quella già segnalata di sfuggire al blocco alleato e al[a pressione rappresentata dal diniego delle materie prime britanniche.

(l) Vedi D. 154.

(2) Sic.

184

IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 55. Bucarest, 24 aprile 1940 (per. giorno 29). Seguito telegramma per corriere n. 052 del 18 aprile corrente (1). Facendo seguito al teilegramma per corriere segnato in rilferimento, si ha il pregio di comunicare che Madgearu è stato testè effettivamente liberato dal confino ed ha fatto ritorno a Bucarest. L'ex presidente Maniu ha poi risposto al neo Cons1gliere reale Mihalache con la lettera che di seguito si trascrive : «Giacchè la carica di Consigliere Reale di cui siete stato onorato non vi obbliga che ad esprimere sinceramente le vostre convinzioni allorchè saranno richieste, tale nomina non può influire sui rapporti personali e ideologici che ci legano. Accogliete la espressione della mia stima ed amicizia:.. Ieri, infine, sia Mihalache che Antonescu, indossando l'uniforme di Consiglieri reali, si sono recati in visita d'omaggio dal Sovrano. I provvedimenti adottati nei giorni scorsi dal regime, in vista della pacificazione interna tanto desiderata dal Sovrano, hanno fatto correre, fra l'altro,

la voce di nuove imminenti misure di ·clemenza verso i membri della disciolta «Guardia di ferro», alcuni esponenti della quale .sarebbero quanto prima chiamati all'esta ero. far parte del Governo e della rappresentanza diplomatica romena

185

IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER coRRIERE 56. Bucarest, 24 aprile 1940 (per. giorno 29).

Diversamente da come si era finora espresso con altri miei colleghi (mio telegramma per corriere n. 043 del 5 corr.) (2) questo Ambasciatore di Turchia mi ha detto l'aJ.tro giorno, in presenza del Ministro di Ungheria, che in caso di un'azione sovietica in Bessarabia il suo Paese si sarebbe riservato di definire al momento il suo atteggiamento.

La reazione turca sarebbe cioè differente -a dire dell'Ambasciatore Tanrioer -a seconda dei limiti nei quali l'eventuale azione sovietica verrà contenuta e a seconda della resistenza che ad essa opporranno i romeni.

186

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 1836/800. Budapest, 24 aprile 1940 (per. giorno 29).

Mi onoro segnalare l'unito rapporto inviato dal R. Addetto Militare al

R. Ministero della Guerra, facendo peraltro ogni riserva sui giudizi ivi conte

nuti circa l'eventuale schieramento degli Stati balcanici in caso di attacco alla Romania.

ALLEGATO

L'ADDETTO MILITARE A BUDAPEST, GARIGIOLI, AL SOTTESEGRETARIO DI STATO ALLA GUERRA, SODDU

R. 463. Budapest, 23 aprile 1940. Le notizie sulle forze anglo-francesi nel vicino oriente, contenute nel documento inviatomi in copia di massima, concordano con quelle che si hanno qui e mi sembrano attendibili anche per il tono obiettivo col quale alcuni giudizi sono espressi. Può darsi che a quest'ora l'entità delle forze sia alquanto aumentata, fino a raggiungere i 300.000 uomini; tale è almeno la valutazione di questo _S.l.M., il quale calcola: 130.000 uomini in Siria, 2 divisioni in Palestina, 2 divisioni nell'Iraq e 4 divisioni in Egitto (oltre le forze egiziane). Circa le condizioni delle truppe, risulta del pari che quelle inglesi hanno scarso valore tattico e sono certo inferiori a quelle francesi; per queste ultime -in gran parte non metropolitane-si può fare forse qualche riserva circa l'entusiasmo che loro si attribuisce, pur riconoscendone l'alta capacità combattiva. Ma tutto ciò non modifica sostanzialmente quanto è detto nel noto documento. I preparativi per uno sbarco in Tracia sono confermati; oltre ai 4 porti segnalati si parla anche di lavori di apprestamento a Salonicco e a Rodosto, cosicchè un'operazione di tal genere è giudicata tecnicamente possibile anche adesso, sempre che le forze turche in Tracia si possano considerare come una copertura o un'avanguardia di quelle alleate. La probabilità di uno sbarco del genere, però, è alquanto attenuata dall'incertezza di Londra e Parigi su quello che sarebbe l'atteggiamento italiano. Infatti un nostro intervento ostile potrebbe gravemente pregiudicare e comunque notevolmente ritardare il trasporto di un Corpo di spedizione, specie se proveniente dal Mediterraneo Occidentale e facilitare nel contempo l'avanzata di truppe tedesche, italiane ed eventualmente bulgare e russe verso le coste greche del Mare Egeo. Che i francesi propugnino un attacco nel Caucaso o nei Balcani e che gli inglesi siano invece restii, è un'affermazione che conferma quanto avevo scritto nel foglio 286 del 5 marzo u. s. A parte il fatto che l'impegnare l'Armata Weygand in una di quelle due direzioni significherebbe rinunciare ad una riserva strategica posta nel vicino Oriente per parare a qualsiasi minaccia, compresa quella italiana verso l'Egltto, mi pare che il progetto di trasportarla attraverso la Turchia per portare aiuto alla Romania, via Costanza, abbia scarse probabilità di successo, specialmente se per tale intervento gli alleati attendono davvero che Russia o Germania provochino il casus belli. Io non credo, almeno per ora, che tale provocazione sia molto probabile, perchè la Germania ha interesse a mantenere la pace in questo settore, per ragioni politiche e militari, mentre la Russia pare abbia bisogno ancora di qualche tempo per riorganizzare le proprie forze dopo la guerra di Finlandia. Sono però convinto che se un attacco contro la Romania si dovesse verificare -o per iniziativa tedesca, per la necessità di sfruttare direttamente ed a fondo le risorse petrolifere romene (e quelle alimentari ungheresi); -o per iniziativa russa, per conquistare la Bessarabia (questione non tramontata, secondo il discorso Molotov) tale attacco non sarebbe unilaterale, perchè nessuna delle due Potenze lascerebbe l'altra ad agire sola in quel settore, ma vi accorrerebbe invece a tutelare i propri interessi (come già avvenuto in Polonia). Ed allora, se pensiamo alle 8 divisioni (di cui 2 motorizzate) riunite intorno a Vienna e che in 48 ore possono giungere al confine romeno attraverso l'Ungheria

consenziente; se vi aggiungiamo qualche altra divisione tedesca della Moravia meridionale; se consideriamo un eventuale concorso di forze ungheresi ed il proba

bile attacco contemporaneo dei russi e dei bulgari, mi sembra lecito concludere che la Romania non potrebbe resistere a lungo e verrebbe occupata prima che le truppe degli alleati giungano sul posto in forze sufficienti -specie se devono essere trasportate dalla Siria attraverso l'Anatolia.

Unico aiuto capace di giungere in tempo davanti a Costanza, potrebbe essere quello della flotta anglo-francese, ma se l'Italia fosse ostile come uscire poi dal Mar Nero, ove (a parte la presenza di sommergibili russi) non credo vi siano le basi di raddobbo delle quali una flotta ha pur sempre bisogno?

In quanto a Grecia e Jugoslavia non vi è dubbio che esse sono tendenzialmente favorevoli alle Potenze occidentali. La Grecia farà quello che esse vorranno. In Jugoslavia non si hanno simpatie né per i tedeschi né per noi. Si dice qui che la Consorte del Reggente Paolo in questi giorni sia partita coi figli in aeroplano alla volta di Londra. Secondo un telegramma recentissimo dell'addetto militare ungherese a Parigi, nella capitale francese si parla di un imminente peggioramento di rapporti fra Roma e Belgrado. Penso però che un intervento jugoslavo a fianco degli alleati sia legato ad una questione di tempi, cioè che possa considerarsi acquisito solo nel caso in cui le truppe franco-inglesi pongano piede saldamente e con forze ragguardevoli nella penisola balcanica.

(l) -Vedi D. 127. (2) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. III, D. 706.
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IL MINISTRO A BANGKOK, CROLLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. -517/114. Bangkok, 24 aprile 1940 (per. giorno 6 maggio).

Nel corso delle due ultime settimane la questione delle Indie Orientali Olandesi ha avuto in questi giornali l'onore quasi quotidiano della prima pagina. I resoconti dei discorsi di Arita e di Cordell Hull sono stati fatti precedere da grandi testate a pagina intera, e accompagnare da tutti i telegrammi di commento, provenienti da ogni possibile fonte od agenzia, che l'avido interessamento dei giornali fosse riuscito a procurarsi.

A ,questa esuberante letteratura giornalistica fa riscontro l'ansioso interesse del pubblico. Giorni or sono, lo stesso Ministero degli Esteri Aggiunto Nai Direck, incontrandomi casualmente fuori ufficio, si affrettava a chiedermi che cosa pensassi o sapessi sulla situazione delle Indie Olandesi, e se vedessi pericoli per la Thailandia. Gli risposi che il problema non si poneva, visto ohe l'Olanda non era stata, nè forse mai sarebbe stata, invasa; e che era inutile precorrere gli eventi.

La questione delle Indie Olandesi, sorta d'improvviso come una questione

di primo piano anche su certa stampa europea e americana dopo l'occupazione

della Danimarca e della Norvegia, è venuta a spostare la situazione strategica

e la eventuale funzione di questo paese in caso di estensione del conflitto

all'Estremo Oriente.

In questi ultimi anni le idee e le apprensioni degli strateghi e dei profeti

locali si erano andate polarizzando verso un possibile tentativo giapponese di

utilizzare la ThaÙandia -volente o nolente -per l'aggiramento e l'espugna

zione delle posizioni britanniche di Singapore; prevedendosi al tempo stesso un

contro-tentativo franco-britannico di tagliare la strada ai giapponesi, interve

nendo essi medesimi per primi in Thailandia allo scopo di assicurare il colle

gamento fra la Birmania, la Malesia e l'Indocina.

Ora il ciclone sembra essersi spostato verso Sud e Sud-Est; e più che di

un attacco diretto a Singapore, si sente parlare di una « neutralizmzione:. di

Singapore da farsi abilmente, more nipponico, con la proclamazione di un

protettorato, anzi di una semplice «temporanea protezione» sulle Indie

Olandesi.

Negli ambienti anglo-francesi, nonohè negli ambienti thai da essi influen

zati, si ritiene quasi per sicuro che, ove la Germania invadesse l'Olanda, il

Giappone farebbe immediatamente un colpo di mano sulle Indie Olandesi.

Questa certezza viene fatta derivare da tre considerazioni:

l) la generale psicosi bellica, per cui una nazione sospetta l'altra, e

finisce col «precederla» nell'avventura per non rischiare di «lasciarsi pre

cedere»;

2) le circostanze favorevoli (guerra in Europa) ad una simile impresa,

in vista anche dell'attuale predominio della flotta giapponese in Estremo

Oriente: predominio che rischia di cessare fra pochi anni quando saranno pronte

le unità navali che Inghilterra e Francia stanno costruendo per la difesa dei

loro possedimenti in questa zona;

3) il fatto che, molto probabilmente, e salvo il caso di un energico inter

vento americano, Inghilterra e Francia, per ora almeno, si asterrebbero da azioni

belliche contro il Giappone, non sentendosi in grado di combatterlo efficace

mente. Questa candida confessione di impotenza da parte anglo-francese, già

udita da me, e giunta ora perfino agli orecchi di questo Ministro del Giappone,

suona proprio come un invito a marciare!

Negli ambienti nipponici si nega naturalmente che il Giappone abbia con

crete intenzioni sulle Indie Olandesi. Si afferma che esso vuole solamente impe

dire che ci vadano altri. Se quindi tutti gli altri, si conclude, staranno tranquilli,

il Giappone sarà felice di lasciare le cose come stanno.

Comunque, ove la Germania invadesse l'Olanda, si presenterebbe per il Giappone la possibilità di ottenere la dominazione del Pacifico Occidentale con un rischio relativamente minimo di guerra, e senza dover affrontare direttamente l'Inghilterra a Singapore e la Francia in Indocina. Questo possibile diversivo giapponese implicherebbe forse anche un rischio relativamente minore per la Thailandia.

Qualora infatti il Giappone occupasse le Indie Olandesi e l'Inghilterra e la Francia non entrassero militarmente in azione ma si contentassero per esempio di rompere col Giappone i rapporti diplomatici e commerciali, ne risulterebbe una situazione pericolosamente tesa, ma priva, almeno in un primo tempo, di elementi che possano indurre Inghilterra e Francia a violare la neutralità thai.

Se poi l'Inghilterra e la Francia decidessero -in questo caso con l'aiuto degli Stati Uniti -di intervenire attivamente contro il Giappone, potrebbe presentarsi il caso che l'area delle operazioni si limitasse all'Oceano Pacifico (tentativi navali di intercettare le comunicazioni tra Giappone e Indie Olandesi), senza implicare operazioni terrestri in Malesia o in Indocina, che sono quelle dalle quali la Thailandia ha maggior ragione di temere per la propria indipendenza e neutralità.

Soltanto nel caso che il Giappone contrattaccasse a sua volta in Malesia

o in Indocina, il pericolo per la Thailandia assumerebbe carattere grave e immediato, per quanto non assolutamente sicuro al cento per cento. Singapore potrebbe infatti continuare ad essere rifornita di uomini e materiali, sia pure con qualche rischio di mine e sottomarini, per la via dell'Oceano Indiano, utilizzando per esempio Penang come porto di sbarco. Nè d'altra parte un dislocamento in massa delle truppe insediate in Birmania potrebbe essere fatto impunemente, data la situazione interna tutt'altro che sicura di quel paese. Maggiori difficoltà proverebbe tuttavia l'Indocina francese ove si proponesse di aiutare con invii di truppe gli alleati inglesi in Malesia senza violare la neutralità thai, o in altri termini senza ottenere o forzare il passaggio attraverso la Thailandia. La via del mare sarebbe infatti pressochè impraticabile.

Quanto all'ipotesi di un attacco contro l'Indocina, da informazioni raccolte negli ambienti di questa Legazione di Francia risulta che il piano di difesa contemplerebbe due possibili ripiegamenti: l) abbandonando la costa in caso di sbarco di truppe giapponesi soverchianti, le forze francesi si ritirerebbero nelle impervie regioni dell'interno ove organizzerebbero la resistenza; 2) le forze francesi passerebbero la frontiera cinese recandosi nello Yun nan e organizzando e dirigendo la disperata lotta del Governo di Chung King contro i giapponesi. Anche in questo caso il problema della neutralità thai entrerebbe in fase acuta ove gli inglesi volessero inviare rinforzi in Indocina. Forse tenterebbero ia via fluviale del Mekong facendo pas·sare così le truppe birmane lungo la linea di frontiera. Sorgerebbero contestazioni, ma la violazione della neutralità non apparirebbe patente e sfacciata.

Rimarrebbe da considerare l'ipotesi di una violazione giapponese della Thailandia. A parte il caso di una irruzione dei giapponesi dalle frontiere dell'Indocina, una volta occupata quest'ultima, allo scopo di attaccare aUe spalle la Malesia, si può immaginare uno sbarco giapponese a Singora o in altro porto della Thailandia col preciso intento di crearsi una base di operazioni che minacci da Nord Singapore. Le difficoltà pratiche di una simile mossa, che provocherebbe del resto l'entrata immediata di truppe anglo-francesi in Thailandia come «alleate del paese vittima di una aggressione», appaiono tali però da farla considerare piuttosto improbabile.

È comunque intenzione dichiarata di questo Governo di opporsi con la forza

a qualsiasi tentat1vo, da qualunque parte provenga, di violare la propria neutralità. Tale presa di posizione costituisce per se stessa agli occhi thai la migliore garanzia di essere lasciati in pace. Chi mediti di: violare la neutralità della Thailandia in un modo o nell'altro dovrà iscrivere, nella partita passiva dei suoi calcoli strategici, questa resistenza armata, per poco importante che possa apparire nei confronti degli eserciti agguerriti delle grandi potenze.

Ma tutti questi sono calcoli da tavolino. Essi tendono a dimostrare che lo scoppio di una crisi nelle Indie Olandesi non coinvolgerebbe necessariamente ed automaticamente la Thailandia. Ma se nonostante tutto i dirigenti thai si occupano e preoccupano tanto della questione, ciò significa che essi sentono, e con ragione, che quando l'incendio divampa tutti i calcoli finiscono col dipendere da fattori imprevedibili e imponderabili.

Le varie rpotesi che si sono esaminate finora valgono tuttavia a lumeggiare la portata e le possibili limitazioni degli impegni di non aggressione che stanno per essere conclusi fra la Thailandia da una parte e l'Inghilterra, la Francia e il Giappone dall'altra: scopo dei quali impegni, nelle dichiarazioni di tutti i contraenti, sarebbe quello di «stabilizzare» questo paese e farne quasi un'oasi di pace anche nell'eventualità di un conflitto che devasti l'Estremo Oriente. Proposito questo certo sincerissimo da parte della Thailandia, forse abbastanza sincero da parte degli altri tre 'in quanto non prevedono di dover invadere il paese se non lo invade dapprima l'avversario; ma che soltanto i fatti, ove sorgano, potranno convalidare o smentire.

Un'ultima, forse superflua, osservazione. Altra cosa è la neutralità, altra cosa è l'imparzialità. Vi sono neutralità vere e scrupolose, neutralità benevoli, neutralità malevoli. La neutralità thai assumerà la tinta più indicata per potersi conservare intatta nelle vicissitudini della guerra. In caso di crisi nel Pacifico, la cosidetta imparzialità thai sarà soggetta ad inevitabili pressioni: ma in definitiva questo paese, pur restando neutralissimo, dovrà dimostrars,i più simpatizzante verso quelle potenze che più direttamente e immediatamente potrebbero minacciarlo.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. PERSONALE SEGRETO 3854. Berlino, 24 aprile 1940 (1).

Mi permetto inviarTi un secondo appunto dovuto allo stesso funzionario di Ambasciata che fornì già le notizie rimesseTi con mia lettera del 22 aprile (2).

Il secondo appunto conferma in fondo il primo, ma forse sta appunto in questo il suo valore. Come vedrai, gli apprezzamenti contenuti a proposito dell'Italia non sono molto lusinghieri. Posso però assicurarTi ch'essi sono veri e anzi particolare cura è stata messa nel non forzarne le tinte.

Quella riferita nell'appunto è naturalmente l'opinione di una delle « correnti» dell' Auswlirtiges Amt e non del Governo. Io ho tuttavia rilevato che, anche nelle conversazioni Teucci-Goring (3) questi non ha mai mostrato, per la nostra entrata, troppa fretta. Analoga è l'impressione riportata dai nostri Addetti militari nei loro contatti con le Forze Armate.

Si ha in sostanza l'impressione che una nostra entrata troppo prossima non sia generalmente desiderata e ciò perchè, dato che la questione dei rifornimenti è per la Germania fondamentale, . . . . . un anticipato intervento italiano non farebbe che aggravarla. Quello che sembra si desideri è un intervento nel momento più decisivo.

ALLEGATO

ALL'AMBASCIATORE ATTOLICO

APPUNTO S. N. Berlino, 24 aprile 1940.

Ho ancora avuto occasione di intrattenermi col mio amico, prima che egli ripartisse per il fronte. Mi ha detto di avere in questi ultimi due giorni parlato più volte con i suoi amici dell'Auswiirtiges Amt. Mi ha in sostanza confermato le impressioni da lui

riportate nelle precedenti conversazioni, aggiungendo qualche particolare che riassumo schematicamente.

l) Norvegia. ..,.--Una certa crescente inquietudine e preoccupazione. La resistenza norvegese è forte e gli inglesi continuano a inviare forze bombardando i campi di aviazione sulla costa. Si teme che un giorno non sia più possibile contenere una forza inglese di molte divisioni con quelle che il Reich immagina oggi sufficienti a difendere il territorio occupato.

2) Svezia. -Intenzione di astenersi nel modo più completo da una azione nei suoi riguardi a meno di flagranti violazioni della neutralità. Le forze svedesi, pur non essendo temibili, fanno una certa impressione e non si desidera affatto doversi misurare con esse in quanto sarebbe necessario inviare grossi rinforzi dalla Germania.

3) L'occupazione della Danimarca e della Norvegia desta preoccupazioni anche in vista del fatto che le riserve in viveri esistenti basteranno forse per sei mesi: poi bisognerà che la Germania stessa provveda ai rifornimenti.

4) Fronte balcanico. -Impressione di calma, almeno momentanea. I negoziati colla Romania sono giunti a buon fine. La situazione in questo settore è caratterizzata dalla [decisa] volontà di restar neutrali di [tutti i paesi] ed in particolare della Jugoslavia.

Il mio amico è infine venuto a riparlare della situazione dell'Italia, affermando che all'Auswiirtiges Amt si stenterebbe a comprendere i motivi che indurrebbero il nostro paese a intervenire almeno in questo momento. Ci si chiede in particolare perchè l'Italia dovrebbe entrare in guerra, quando avrebbe potuto così facilmente negoziare sfruttando semplicemente la sua posizione di • non belligerante •. Più ancora ci si domanda in quale maniera l'Italia prospetta il proprio intervento, sprovvista com'è di mezzi sufficienti ad una eventuale lunga lotta e costretta ad andare alla ricerca di un favorevole fronte di operazioni. Un'Italia in guerra, priva di mezzi, verrebbe infine a rappresentare -si pensa con una certa preoccupazione -un peso anzichè un aiuto per la Germania. Si è pertanto portati a non considerare l'Italia come un elemento oggi decisivo nel conflitto, bensì una possibile ragione di debolezza.

• Se la Germania vincerà -avrebbe concluso uno dei suoi interlocutori (funzionario particolarmente vicino alle alte sfere dell'Auswiirtiges Amt) -è ben vero che l'Italia ne raccoglierebbe dei benefici; ma se la Germania sarà battuta, com'è purtroppo tutt'altro che da escludere, essa verrebbe a condividerne la dura sorte. Bisogna pertanto domandarsi perchè Roma, senza che nesssuno desideri particolarmente il suo intervento in questo momento si stia scaldando tanto per la Germania •. Da queste considerazioni il predetto funzionario avrebbe tratto motivo per esprimere al mio amico qualche dubbio sull'effettiva intenzione dell'Italia di entrare nel conflitto, a meno di nuovi futuri successi della Germania • successi che peraltro è lecito pensare possano presto prodursi •.

(l) -Manca l'indicazione della data d'arrivo. (2) -Vedi D. 163. (3) -Vedi D. 153.
189

IL SOMMO PONTEFICE, PIO XII, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

L. PERSONALE s. N. Città del Vaticano, 24 aprile 1940.

Fedeli alla Missione pacificatrice, che è tra i principali doveri del Nostro pastorale ministero, stimiamo opportuno, mentre crescono i timori di un più esteso conflitto, aprirTi il fiducioso animo 'Nostro. Conosciamo, infatti, per averli attentamente seguiti raccomandandoli a Dio, i nobili sforzi, coi quaU Tu volesti da prima evitare e quindi localizzare la guerra; e pur dolenti che alle Tue sollecitudini non arridesse intero il successo, fummo lieti che si riconoscesse anche a Te l'alto merito di aver trattenuto H flagello in determinati confini.

Se non chè, divampato l'incendio e oggi vieppiù attivo nel suo tragico sviluppo,

sono giustificati quei timori, mentre sui popoli ancora immuni i fantasmi della

guerra sembrano addensarsi più minacciosi e vicini

Non dubitando del Tuo perseverante lavoro sulla linea che Ti eri prescritta,

Noi supplichiamo il Signore di assisterTi in un ora di tanta gravità per i popoli

e di tanta responsabilità per chi tiene le ,redini del Governo. E per la pater

nità universale, che è propria del Nostro Ufficio, formuliamo dall'intimo del cuore

il voto ardente che siano risparmiati all'Europa, grazie alle Tue iniziative,

alla Tua fermezza, al Tuo animo d'Italiano, più vaste rovine e più numerosi

lutti; e in particolar modo sia risparmiato al Nostro e al Tuo diletto Paese una

così grande calamità.

Nella piena fiducia che l'Onnipotente continuerà con divina larghezza a

darTi lume e forza in così trepide ore per il bene e per la salvezza del popolo

italiano, a Lui con caldo animo Ti raccomandiamo, e intanto, in auspicio dei

divini favori, Ti impartiamo l'Apostolica Benedizione (1).

190

L'AMBASCIATORE DI GERMANIA A ROMA, MACKENSEN, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

CoMUNICAZIONE. Roma, 24 aprile 1940.

Il Flihrer mi ha incaricato dei suoi saluti cordialissimi per il Duce.

Poi mi ha incaricato di rimettere al Duce copia di una lettera del pres,i

dente del consiglio dei ministri ungherese, nella quale il Conte Teleki propone

di entrare in certe discussioni tra le tre Potenze concernente la situazione attuale

per essere preparati ad ogni eventualtà.

Il Flihrer mi ha incaricato di sottoporre al Duce ciò che pensa di questa

iniziativa di Teleki.

l. Il Governo del Reich non crede a1la realtà di un pericolo che sia sul Balcano sia in Romania potrebbe essere creato né dall'Inghilterra neanche dalla Russia.

Naturalmente si potrebbe immaginarsi che si spera di poter fare nascere una atmosfera di nervosità generale per legare truppe tedesche e poter distoglierle di questa maniera dal fronte ovest. Dall'altro lato non vi è dubbio che gli inglesi e francesi tentino di disturbare le relazioni economiche di importanza vitale delle potenze dell'Asse.

2. Il Flihrer non può dare una risposta alla domanda del governo ungherese che dopo un dettagliato colloquio col Duce.

Per principio il Flihrer non crede che sia la stessa Ungheria che aderendo al desiderio italo-tedesco di astenersi per il momento di una esecuzione dei sui piani di fronte alla Romania faccia un sacrificio. Questo momento di un sacrificio sarebbe venuto soltanto se l'Ungheria facesse realmente un tale passo.

Ma questo sacrificio graverebbe secondo l'opinione del Fiihrer meno sull'Ungheria ma sulla Germania e sull'Italia. Il Fiihrer vede un pericolo nel iniziare in questo momento sul Balcano uno sviluppo del quale si conosce forse il principio, ma il di cui esito rimane nell'oscurità.

Ci sono due possibilità:

a) Ungheria si mette ad agire contro la Romania senza l'aiuto di nessuno.

In questo caso si deve contare colla possibilità che la Jugoslavia si torna contro l'Ungheria o per Io meno si getta nelle braccia aperte degli alleati. Allora l'Italia e la Germania dovrebbero coprire con le loro armi un tale passo ·,.mgherese, vuoi dire che sarebbero loro che porterebbero i sacrifici decisivi.

b) L'Ungheria trova l'aiuto della Russia e della Bulgaria. In questo caso la procedura contro la Romania comporterebbe un danno ingente agli interessi economici della Germania dell'Italia.

Il Governo del Reich è, per queste ragioni, dell'opinione che si può dare una risposta alla domanda ungherese soltanto nel caso che anche l'Italia da partè sua è d'accordo e eventualmente pronta di assumere insieme colla Germania le relative conseguenze.

Il Fiihrer ha continuato:

che il governo tedesco in questo momento si sfida in un certo modo di quelle forze che sempre di nuovo tentano di parlare di certe intenzioni del Reich sul Balcano come probabili, e che parlano di fatti militari della loro propria invenzione che IX>trebbero essere interpretati come segni di un tale pericolo. Appunto per ciò il Fiihrer non può liberarsi dal sentimento che una discussione ufficiale tra i tre stati darebbe a queste voci nuovo impulso.

E questo di più, perché in questo momento egli osserva a Berlino nei circoli diplomatici che ce ne sono tra coloro che conoscono molto bene o almeno dovrebbero conoscere bene il vero stato delle cose delle persone che dis~aziatamente mancano di decisione per controbattere tali voci e che invece attribuiscono ancora alla loro diffusione.

Finalmente il Fiihrer mi ha incaricato di dichiarare al Duce che se il Duce lo credesse necessario o anche opportuno di migliorare la sua posizione strategica come lui lo ha fatto nella Danimarca e nella Norvegia il Fiihrer non ci vede nessun inconveniente e si troverà sempre al fianco del Duce (l) (2).

ALLEGATO

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO UNGHERESE, TELEKI, AL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER

L. Budapest, 17 aprile 1940. Die Koniglich Ungarische Regierung fiihlt sich durch die Zusicherung den Frieden in Mitteluropa und in den Ungarn beriihrenden Teilen des Balkans aufrechtzuerhalten auch weiterhin verpflichtet. Diese Erklarung wurde auf Wunsch

Deutschlands und ltaliens seiner Zeit mit dem Zusatz abgegeben, dass ohne neue Fiihlungnahme Ungarn mit allen seinen Kraften bestrebt sein werde, den Frieden

in àen genannten Teilen Europas aufrechtzuerhalten, wie es auch bis jetz selbst auf Kosten von Opfern getan hat. Die Ereignisse jedoch, die sich in letzter Zeit auf dem Balkan und auf der Donau abgespielt haben, machen es der Koniglich Ungarischen Regierung zur Pflicht, anzufragen ob Eure Excellenz die Zeit nicht ftir gekommen erachten, zwischen den drei Machten Gesprache einzuleiten, damit alle drei Staaten auf jede Eventualitat vorbeitet seien.

Die Koniglich Ungarische Regierung ist auf Grund der Konsultatives Vereinbarung vom 17. Marz 1934, die durch die Erklarung vom 29. Juni 1938 zwischen Ungarn und Itallen in Kraft behalten wurde, dazu verpflichtet, die Einbeziehung Italiens vorzuschlagen.

Die Gesprache sollten auch jene Eventualitaten erfassen, die ausserhalb der normalen Mittel der Diplomatie fallen.

Ich ware Euerer Excellenz dankbar, wenn Sie mit Rticksicht auf den schnellen

Gang der Ereignisse mich unterrichten wollten, ob die Vertreter der drei Machte

zusammentreffen konnten, um diese nati.irlich sehr vertraulichen zu ftihren.

Ich bitte Eure Excellenz, den Ausdruck meiner ausgezeichnete Hochachtung

entgegennehmen zu wollen (1).

TRADUZIONE

Il Governo ungherese si sente, anche ora in poi, legato all'assicurazione di conservare la pace nell'Europa centrale e nelle parti del Balcano in contatto di confine coll'Ungheria. Questa dichiarazione è stata fatta, a suo tempo, aderendo ad un desiderio della Germania e dell'Italia, aggiungendo tuttavia che -salvo una nuova presa di contatto -l'Ungheria con tutte le sue forze tenderebbe a conservare la pace nelle parti dell'Europa menzionate, come, di fatto, ha fin adesso potuto farlo, benchè con sacrifici. Però gli avvenimenti degli ultimi tempi sul Balcano e sul Danubio obbligano il Governo Ungherese di domandare se l'E. V. non crede che il momento sia venuto per incominciare discussioni tra i tre Stati affinchè tutti e tre siano preparati ad ogni eventualità.

Il Governo Ungherese è obbligato secoudo l'accordo consultativo del 17 marzo 1934, lasciato in vigore per la dichiarazione del 29 giugno 1938 tra l'Italia e !"Ungheria, di proporre di far partecipare l'Italia.

Le discussioni dovrebbero estendersi anche su quelle eventualità che stanno

fuori dei mezzi normali della diplomazia.

Sarei grato, se l'E. V., visto l'andata tanto veloce degli avvenimenti volesse

far sapermi se i rappresentanti delle tre Potenze potessero incontrarsi per entrare

in questa discussione, naturalmente confidenzialissima (2).

(l) Vedi L'opera di pace delùz Santa Sede e l'Italia, p. 13, Tipografia Poliglotta Vaticana, 1945, e Foreign Relati~s ~~ the United States, 1940, vol. II, pp. 686-689, Washington,Umted States Government Prmtmg Office, 1957.

(l) -La poco corretta forma italiana è probabilmente dovuta ad una affrettata traduzione del documento da parte dei funzionari dell'Ambasciata germanica. (2) -Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. IX, cit., DD. 164 e 165.
191

IL GENERALE PICCIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

PROM. s. N. (3). Roma, 24 aprile 1940.

Flandin dopo aver accennato alla convenienza per tutti e sotto tutti gli aspetti che la campagna di Norvegia duri il -più a lungo possibile, mi ha pregato di comunicare personalmente a V. E. quanto sotto esposto, insistendo sul fatto

il 15 aprile 1940.

che fattore essenziale era che il segreto più stretto fosse conservato e sulla comunicazione e sulle eventuali conversazioni che ne seguissero.

Come l'Italia, egli mi ha detto, non potrà ammettere alla fine della guerra tma egemonia tedesca in Europa, così noi Francia non potremo ammettere una egemonia inglese.

A questi pericoli non può essere opposta che una intesa assolutamente segreta fra Voi e coloro che, a quel momento, saranno i più indicati per assumere il potere in Francia.

Come voi dovrete mettere freno alle velleità tedesche, così noi dovremo fare altrettanto con l'Inghilterra; le condizioni quindi che sarebbero fissate di comune accordo tra noi saranno al momento opportuno presentate come definitive per l'accettazione da noi all'Inghilterra e da voi alla Germania.

Evidentemente tali accordi dovrebbero essere presi al più presto e, nel comune interesse non dovrebbero in alcun modo trapelare. Come è avvenuto in altre occasioni io non posso fidarmi che della persona colla quale sto ora parlando. Il sig. Flandin mi ha infine pregato di portare a V. E. il suo più amicale saluto.

(l) -Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. IX, cit., D. 135. (2) -n giorno 17 aprile, il Ministro d'Ungheria a Roma, Villani, aveva trasmesso a Palazzo Chigi copia di questa lettera in partenza, espressamente inviatagli dal Conte Teleki perchè Mussolini fosse subito informato del suo contenuto. (3) -Il presente promemoria riguarda una conversazione avuta dal gen. Piccio con Flandin
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IL GENERALE PICCIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

PROM. s. N. (1). Roma, 24 aprile 1940.

De Peyrecave mi ha detto:

Il sig. Baudouin Vi prega di partecipare a S. E. il Capo del Governo che il Governo francese assicura nel modo più formale -e comunicazione ne sarà data anche all'Ambasciatore d'Italia a Parigi -che nessuna iniziativa sarà presa dalla Francia o dall'Inghilterra nel Mediterraneo.

Tuttavia poiché iniziative possono essere prese dalla Russia o dalla Germania nel Sud-Est europeo, la Francia desidererebbe entrare in relazione ufficiale -od ufficiosa -o confidenziale con l'Italia per far noti quali potrebbero essere, nella eventualità di tali iniziative, i possibili sviluppi da parte della Francia e dell'Inghilterra per la condotta della guerra in quelle regioni in modo che eventuali azioni da svolgere siano preventivamente concordate -o almeno accettate -dall'Italia e non possano provocare risentimenti o reazioni.

Per quanto riguarda le relazioni generali fra la Francia e l'Italia, egli aff·erma che la Francia desidera dirimere al più presto le questioni in sospeso fra i due Paesi e dichiara che accetterà qualsiasi strada l'Italia possa desiderare per tali trattative -o tramite le Ambasciate -o coll'invio a Roma di persona grata a V. E. -o confidenziali.

A queste dichiarazioni che mi comunica a nome di Baudouin, de Peyrecave

aggiunge che effettivamente Baudouin è oggi il vero Segretario Generale del

Quai d'Orsay, che il sig. Léger è destinato a partire e che già fin d'ora il

sig. Léger non è più ricevuto dal Presidente se non in presenza di Baudouin.

15 -Documenti diplomatici • Serie IX · Vol. IV.

De Peyrecave aggiunge che Reynaud è avvocato ed uomo d'affari e che per conseguenza non ha partiti presi né ideologie da difendere e che a suo avviso è indicato per qualsiasi trattativa delicata da portare a termine.

(l) II presente promemoria riguarda due conversazioni avute dal gen. Piccio con de Peyrecave a nome di Baudouin il 18 aprile 1940.

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IL GENERALE PICCIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

PROM. S. N. (1). Roma, 24 aprile 1940.

II sig. Laurent-Eynac che conosco da venti anni e che è ora nuovamente Ministro dell'Aria, dal quale mi ero recato nominalmente per facilitare alcune questioni riguardanti prodotti della nostra industria -ma effettivamente per conoscere il suo pensiero sulla situazione generale -mi ha confermato quanto mi aveva detto de Peyrecave a nome di Baudouin e mi ha pregato di dire a V. E. che le questioni in sospeso fra i nostri due Paesi avrebbero potuto già essere risolte se non vi fosse stato un «veto» di trattare da parte di V. E.

Ha anch'egli insistito sull'opportunità che ciò sia fatto al più presto in una atmosfera non turbata da quanto potrebbe rendere definitivamente inaccettabile dall'opinione pubblica francese qualsiasi transazione da parte loro.

Ha poi espresso meraviglia per il fatto che mentre, in concordanza con la lettera a Runcimann di V. E. l'Italia conservando inalterata la sua secolare tradizione non aveva mai completamente approvato né Praga-:-né Varsavia né Helsinki, oggi la stampa esalti entusiasticamente le questioni danesi e norvegesi e tratti Re Haakon di traditore perché difende l'indipendenza del proprio Paese.

Il sig. Laurent-Eynac mi ha pregato di portare a V. E. il suo amichevole

saluto.

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IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 136. Bucarest, 25 apriLe 1940, ore 2 (per. ore 4).

Qusto Ministro degli Affari Esteri mi ha testè informato che il Governo ungherese ha rimesso iersera ad Incaricato d'Affari romeno Budapest una nota con la quale domanda fare passo circa seguenti proposte: tutela sicurezza navigazione fluviale Danubio verrebbe assunta congiuntamente lungo il percorso tutto da naviglio armato degli Stati rivieraschi e cioè Germania, Slovacchia, Ungheria, Jugoslavia, Bulgaria e Romania; misure di sicurezza verrebbero per altro concentrate soprattutto alle Porte di Ferro. Gafencu che appariva molto preoccupato per tale proposta avanzata solo dopo pochi giorni dall'accordo raggiunto Belgrado (ed alla quale attribuiva beninteso ispirazione germanica)

mi ha precisato che Governo ungherese, all'atto della stipulazione dell'accordo anzidetto, si era bensì riservato presentare ulteriori proposte, ma che naturalmente non poteva trattarsi che di modalità e non di cambiamento così radicale delle disposizioni concordate.

Quanto all'atteggiamento del Governo romeno, Ministro degli Affari Esteri mi ha comunicato che esso risponderà a proposta ungherese (1), sia perchè essa è in contrasto con diritto internazionale, sia perchè escluderebbe ogni ingerenza della Germania (e quindi anche dell'Italia) nel regolamento navigazione danubiana, sia perchè soprattutto, portando nel Danubio forze armate di una Potenza belligerante, presenterebbero grave pericolo reazione da parte inglese e renderebbe possibile le più serie complicazioni nel settore danubiano.

Gafencu ha aggiunto che, a parte Romania che possiede flottiglia monitori, gli altri Stati rivieraschi ne sono presso che sprovvisti, per cui in realtà secondo proposta in questione Germania assumerebbe controllo armato del fiume internazionale.

Gafencu ha concluso dicendo che intendeva parlare deHa cosa con il mio collega di Germania, con speranza poter convincere Governo tedesco che misure adottate già da parte degli Stati danubiani garantiscono adeguatamente libera navigazione Danubio, escludendo possibili sorprese da parte alleati e tutelano gl'interessi del Reich pienamente.

Ho veduto quindi questo Ministro della Germania il quale mi ha assicurato di non essere finora al corrente passo ungherese.

Parlandomi poi della questione in generale, Fabricius mi ha detto aver appreso che un nuovo tentativo britannico sabotare Porte di Ferro stava preparandosi in territorio jugoslavo e di aver data notizia a Belgrado e contemporaneamente a questo Governo. Di tale circostanza invece nulla mi è stato comunicato da parte romena.

(l) Il presente promemoria riguarda una conversazione avuta dal gen. Plccio con Laurent-Eynac il 19 aprile 1940.

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IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 136. Sofia, 25 aprile 1940, ore 12,30 (per. ore 17).

Questo Addetto Militare tedesco dice risultargli che effettivamente russi avrebbero concentrato altre forze in queste ultime settimane sulla frontiera di Bessarabia.

Egli però aggiunge che da parte del Reich non si perderà occasione per convincere Mosca a non effettuare in questo momento un'azione violenta che, con probabilità, turberebbe quella situazione di tranquillità nei Balcani che

Berlino ritiene ad essi favorevole.

(l) Sic. Manca forse c negativamente •·

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER FONODISCO 315. Londra, 25 aprile 1940, ore 16,35. Ieri ai Comuni è stata presentata all'approvazione parlamentare da questo Segretario di Stato per il Commercio d'Oltremare Shakespeare l'ordinanza che dà esecuzione all'accordo clearing firmato a Madrid il 18 marzo scorso fra la Gran Bretagna e la Spagna (mio rapporto n. 1182/625 del 22 marzo scorso) (1). Alle dichiarazioni di Shakespeare ha fatto seguito un breve dibattito, in cui sono intervenuti il laburista Shinnwell ed il conservatore Southby. Il primo, pure recante l'adesione dell'opposizione laburista all'ordinanza che dà esecuzione all'accordo in questione « del tutto soddisfacente dal punto di vista economico », ha espresso la speranza che « la conclusione dell'accordo fornisca una opportuna occasione per far presente al Governo spagnolo la necessità di abbandonare alcuni sistemi di governo che confinano con dei metodi di repressione». Il conservatore Southby ha invece per parte sua rilevato «le grandi difficoltà che la Gran Bretagna può trovare a dover affrontare nel Mediterraneo, e la capitale importanza che ha per l'Inghilterra l'esistenza di una Spagna amica e una sua fattiva collaborazione con essa>>. È intervenuto infine il Sottosegretario agli Affari Esteri Butler il quale ha fatto la seguente dichiarazione: « Possiamo affermare con sicurezza che le nostre relazioni con la Spagna

sono costantemente migliorate dal momento dello scoppio delle ostilità e non abbiamo ragione alcuna per lagnarci dell'atteggiamento del Governo spagnolo, che è stato un atteggiamento di stretta neutralità. Noi continueremo a rispet

tare tale neutralità fin quando essa sia rispettata dagli altri. Il Governo britannico è inoltre convinto della determinazione della Spagna di mantenere la propria neutralità per quanto rigurda sia il territorio metropolitano sia i suoi possedimenti. Le migliorate relazioni con la Spagna sono illustrate dalla libera diffusione riservata ai giornali britannici in Madrid e negli altri grandi centri spagnoli, dove vanno letteralmente a ruba tra quel pubblico».

Dopo aver indicato nella avvenuta liberazione dei prigionieri britannici che erano stati trattenuti dal Governo spagnolo dopo la guerra civile, una nuova prova dell'affermato miglioramento dei rapporti fra i due paesi, Butler ha dichiarato « esservi dei sintomi di una crescente clemenza in Spagna, tendenza che sarebbe stata incoraggiata dalla migliorata situazione economica, provocata dalla firma dell'accordo».

«Non possiamo dire, Butler ha terminato, che la stampa spagnola abbia sempre fornito una giusta presentazione della nostra posizione. Io non posso !imitarmi a presentare soltanto le cose sotto la luce più rosea, ma il Governo britannico è sinceramente fiducioso ed anzi sa che, come conseguenza del pre

sente accordo e dell'atmosfera che esso saprà creare, i commenti della stampa spagnola assumeranno un tono più consono all'atmosfera che noi tutti desideriamo».

(l) Non pubblicato.

197

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 138. Bucarest, 25 aprile 1940, ore 22,15 (per. giorno 26, ore 4). Mio telegramma n. 136 (1). Segretario Generale di questo Ministero degli Affari Esteri mi informa che in data odierna la Legazione di Romania a Budapest ha consegnato a quel Governo la risposta alla proposta ungherese concernente la protezione della navigazione sul Danubio. Nella sua risposta -il cui testo invio per corriere -questo Governo dichiara di non poter accettare la proposta: l) perchè essa modifica le basi stesse dell'accordo; 2) perchè non è giustificata, nè in base ai principi diritto internazionale e alle convenzioni regolanti fiumi internazionali nè in base condizioni esistenti di fatto dato che Jugoslavia e Romania hanno già preso tutte le misure necessarie per assicurare navigazione Danubio: 3) perchè misure proposte non sono compatibili con diritti e doveri neutrali. Nella nota terzo punto è appena accennato ma Incaricato d'Affari romeno Budapest avrebbe avuto incarico lasciare comprendere esservi pericolo che esso potrebbe dare pretesto Alleati chiedere entrata loro flotta nel Mar Nero.

Mentre la risposta jugoslava sarebbe analoga quella romena nulla si sa qui circa tenore risposta Sofia.

198

IL CONSOLE GENERALE A VIENNA, ROCHIRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 38. Vienna, 2'5 apriLe 1940, ore 22,30 (per. giorno 26, ore 13,30). Da alcuni giorni circolano voci forti concentramenti truppe al confine ungherese (destinate occupare Romania attraverso Ungheria) e al confine jugoslavo. Si parla anche di una concomitante prossima azione navale in Grecia ed in Croazia. Stampa odierna attribuisce alla propaganda nemica diffusione siffatte notizie. Sta di fatto che nessun notevole movimento truppe è stato osservato nella zona di questa circoscrizione confinante con Ungheria.

Forti contingenti però sono da tempo ammassati in queHa regione, precisamente a Bruck-an-der-Leitha.

Voci prossima azione in Romania trovano perciò qui credito anche per il fatto che -a quanto si afferma -sono state raccolte speciali formazioni composte di militari che conoscono Romania e lingua romena.

Mi è stato assicurato inoltre che redazioni alcuni giornali avrebbero pronti articoli varietà sulla Romania per 'il caso di una occupazione tedesca. Comunicato Roma e Berlino.

(l) Vedi D. 194.

199

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 45. Ankara, 25 aprile 1940 (per. giorno 8 maggio). Von Papen è venuto a vedermi stamane. Aveva -mi ha detto -una notizia interessante da comunicarmi. Premesso che qui si parla molto dell'Italia e del nostro atteggiamento che tiene perplessi i Turchi, egli ha aggiunto di essere in contatto con i circoli di opposizione i quali assicurano che la Turchia non entrerà in guerra in nessun caso, neanche se vi entrasse l'Italia. La conversazione si è protratta per qualche minuto sull'attendibilità o meno di simile ipotesi o sulle possLbilità che la Turchia ha tuttora di sottrarsi all'applicazione integrale del patto tripartito. Von Papen crede fermamente -o finge di credere -che la Turchia si sottrarrà ai suoi impegni. Ma mentre afferma che sono proprio Ismet Inonii e Fawzi Cakmak a volere la neutralità della Turchia, poi attribuisce tale volontà ai partiti di opposizione al Governo. La verità è che se pure qui serpeggia un certo malcontento per la politica troppo impegnativa del Governo, non vi sono « partiti » o « circoli » di opposizione. Quanto ai veri intendimenti di Ismet Inonii e di Fawzi Cakmak, essi sono da molti intePpretati ma da pochissimi conosciuti e certamente non da von Papen. La ragione della sua visita odierna è di una trasparente ingenuità: cercare di influenzarmi perchè io prospetti a V. E. che una entrata in guerra dell'Italia oggi non provocherebbe reazione bellica della Turchia. A meno che il passo di von Papen non corrisponda ad istruzioni ricevute, intese a sondare fino a qual punto l'Italia sarebbe disposta ad assecondare un'eventuale azione tedesca nei Balcani. Nel corso della conversazione ho detto a von Papen che a mio personale

avviso, nell'interesse stesso della Germania, conveniva che la Turchia restasse nell'attuale stato di ansioso dubbio sulle decisioni dell'Italia.

* * *

Von Papen si mostrava soddisfattissimo dell'andamento delle operazioni in Norvegia e mi ha lasciato intendere che i Tedeschi attendono «con impazienza>> una iniziativa bellica degli alleati da Narvik sulla ferrovia svedese del ferro per entrare in !svezia.

200

IL CONSOLE GENERALE A ZAGABRIA, GOBBI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATO 2413/342. Zagabria, 25 aprile 1940 (per. giorno 27).

Nel bollettino stampa n. 96 del 23 corrente (l) ho riportato la traduzione di una corris:pondenza da Belgrado dal titolo: <Come si è giunti all'allacciamento delle relazioni fra Jugoslavia e Russia dei Sovieti ».

Da notizie che mi pervengono da fonte molto vicina ai dirigenti del Partito Rurale risulterebbero invece alcune variazioni rispetto alle notizie di cui alla succitata corrispondenza. Credo opportuno segnalare la versione che mi viene riferita.

Una spinta ad addivenire alle trattative, condottesi ad Ankara, sarebbe stata data dall'allora ministro bulgaro a Belgrado, ed attuale ministro degli esteri, sig. Popov. Quindi dopo una determinazione favorevole di massima adottata dal Governo jugoslavo, al raggiungimento della quale ha contribuito più di ogni altro il dott. Macek (e ciò in relazione alla, a suo tempo, segnalata propendenza di quest'ultimo) la discussione è stata portata ad Ankara dove si è sviluppata fra quel Ministro jugoslavo e l'Ambasciatore sovietico. Inghilterra e Francia sono state tenute in continuità a giorno dello svolgimento delle trattative. A poco a poco la Francia ha modificato la sua attitudine inizialmente contraria ed ha finito coll'aderire alla tesi inglese caldeggiante sin dal principio l'allacciamento delle relazioni jugoslavo-sovietiche.

L'invio della delegazione jugoslava a Mosca, dopo gli affiatamenti di Ankara, era stata decisa per il mese entrante, ma su insistenza inglese, rappresentata in particolare dal Ministro jugoslavo a Londra sig. Subbotié (l'amico di Titulescu) venuto ultimamente a Belgrado, si è decisa, come è avvenuto, l'anticipazione della partenza della Delegazione jugoslava.

La Germania era stata messa al corrente, senza però specifiche, dell'intenzione jugoslava di riallacciare le relazioni con Mosca. Ciò era avvenuto da parte del Ministro del commercio Andres, in occasione del suo ultimo viaggio in Germania per l'inaugurazione della Fiera di LitJsia e l'Andres aveva incontrato l'approvazione del Governo del Reich.

Riguardo al dott. Andres, iJl dott. Macek si era mostrato contrario in consiglio dei ministri a che l'Andres compiesse in questo momento il già deciso viaggio a Budapest, ritenendo H dott. Macek che tale viaggio avrebbe potuto essere male interpretato a Mosca e quindi pregiudicare le cose della Delegazione jugoslava colà inviata, ma ha finito col prevalere il parere del Ministro della giustizia Markovié, rientrato da Budapest, che si era opposto al rinvio del viaggio Andres, richiesto dal dott. Macek (2).

(l) -Non pubblicato. (2) -Il presente documento reca il visto di Mussolini.
201

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. 2796/1330. Parigi, 25 aprile 1940 (1). Mio rapporto n. 2686/1265 del 22 corrente (2). Vidi l'altro ieri il sig. Baudouin, Sottosegretario di Stato alla Presidenza

del Consiglio, ex-direttore della Banca dell'Indocina ed a Voi ben noto.

Parlandomi delle dichiarazioni fatte l'altro giorno da Reynaud, alla Commissione degli Esteri del Senato, circa i rapporti itala-francesi, mi disse che il Presidente del Consiglio era assolutamente convinto della necessità di giungere ad un accordo con l'Italia e che Reynaud era in verità l'uomo più indicato per condurre in porto una simile ardua impresa, quando si fosse presentato il momento cnmortuno.

Reynaud -secondo Baudouin -è anzitutto, nei riguardi dell'Italia, un Homo novus, al quale non si può rimproverare in Francia, nè dagli amici nè dai nemici, di aver fatto verso di noi una politica attiva, nè contraria con cattive conseguenze, nè favorevole con scarsi risultati. D'altra parte egli possiede ormai l'appoggio del partito socialista, indispensabile per una politica d'intesa con l'Italia fascista, e quindi può offrire quelle garanzie di durata e di stabilità che le destre e i cosidetti italofili non sarebbero 'in grado di presentare. Infine è proprio la fiducia che Paul Reynaud gode negli ambienti inglesi quella caratteristica che, contrariamente a quanto si è creduto da qualcuno in Italia, gli darebbe la possibilità di far accettare anche dall'Inghilterra certe soluzioni e di eliminare l'eterna diffidenza inglese verso delle intese itala-francesi.

Insomma il discorso del sig. Baudouin tendeva non solo ad eliminare le prevenzioni che si nutrirebbero in Italia verso la figura politica di Paul Reynaud, ma anche ad incoraggiare la ricerca di un contatto tra i due Governi.

Mi risulta d'altra parte, in via riservatissima, che persone molto vicine a Reynaud hanno cercato in questi giorni di entrare in rapporti con italiani qui residenti e non aventi alcuna responsabilità di ufficio, per sondare il terreno circa la possibilità di stabilire un filo diretto fra Reynaud e Roma. Questi tentativi non hanno alcun carattere di serietà e rispondono ad iniziative individuali, mentre Baudouin, come sapete, è invece persona degna di considerazione.

Gli risposi dunque, in via personale, che mi rendevo conto delle tendenze di Paul Reynaud, le quali del resto coincidono coll'evidente interesse francese, da lui sentito come buon patriota, di ricercare un accordo con l'Italia. Quali che fossero le reali possibilità di intesa, era sempre utile, secondo me, mantenersi in normali rapporti ed in una atmosfera scevra di pregiudizi che permettessero di prendere delle decisioni qualora si presentassero delle opportune occasioni. Riconoscevo che la vera figura politica di Paul Reynaud non era quella che la stampa e certe circostanze gli avevano attribuito, ma, anche se il Presidente del Consiglio ci fosse stato apertamente nemico, era elementare massima di buona politica di ricercare l'accordo più coi nemici che cogli amici, giacchè oltretutto l'accordo stesso, una volta raggiunto, poteva aver basi più

stabili. Personalmente lo diffidavo molto dei cosidetti « amici dell'Italia », i quali,

specialmente in Francia, non avevano fatto mai nulla di serio, anzi ci avevano

molte volte messo in imbarazzi più gravi che non i nostri dichiarati nemici.

Bastava l'esempio di Lavai.

Della sostanza di un'intesa non stava certo a me il giudicare, ma potevo senz'altro escludere che ci fossero graditi, e tanto meno che riuscissero utili alla normalizzazione dei rapporti italo-francesi, missioni speciali incontri ecc. E ciò non soltanto a causa della ben nota posizione politica presa dall'Italia nei confronti dell'attuale conflitto, ma anche perchè tali mezzi diplomatici sono per lo più destinati a degli scopi puramente formali e reclamistici, mentre i problemi italiani richiedevano delle soluzioni concrete e complete. Nessun Governo francese poteva farsi illusioni sulla reale portata del problema mediterraneo, come era sentito ormai, non più dai soli cosidetti «intellettuali della politica», ma da tutto il popolo italiano; e nessun Governo francese poteva neanche pensare che l'Italia fosse disposta ad accettare e tanto meno a favorire lo stabHimento di una qualsiasi egemonia in Europa. Solo quando la Francia avesse compreso queste realtà italiane, si sarebbe formata l'atmosfera necessaria a raggiungere le migliori soluzioni; ma se si tratta,va di meschine soluzioni del solito tipo burocratico e basate sul desiderio di ingannarci o di ingannarsi, questa non era certo la via giusta per giungere a dei risultati positivi. Quando in Francia si affermava che ormai per concludere la pace accorrevano delle solide garanzie, bisognava pur convincersi che le uniche buone garanzie sono quelle che scaturiscono spontaneamente da accordi dei quali ambedue i contraenti rimangono, non oserei dire soddisfatti completamente, ma per lo meno il più possibile. La durata e la stabilità degli accordi dipendono appunto dalla possibilità di ridurre al minimo la reciproca insoddisfazione che sta a base di ogni trattativa.

Baudouin convenne su quanto precede da me dettogli in via generica.

Credetti però opportuno di aggiungergli che, prima dell'inizio delle operazioni in Scandinavia, il Gabinetto Reynaud non sembrava avere probabilità di durata, mentre ora si era di molto rafforzato, soprattutto ,per merito degli avvenimenti esterni. La stabilità di un Governo francese fondata sul consenso della Nazione più che sulle variabili circostanze di questo periodo bellico era senza dubbio una delle condizioni per poter eventualmente iniziare quell'opera di « ricostruzione della fiducia » fra Italia e Francia, resa necessaria dalle demolizioni compiutesi in un recente passato.

Baudouin si espresse in termini decisi circa la solidità ormai assicurata del Gabinetto Reynaud, e così chiudemmo questo scambio di idee che, ripeto, ebbe un carattere del tutto personale, dati i nostri rapporti di reciproca confidenza.

(l) -Manc" l'indicazione della data d'arrivo. (2) -Vedi D. 165.
202

L'AMBASCIATORE A MADRID, GAMBARA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PERSONALE SEGRETO 128/1. Madrid, 26 aprile 1940, ore 8,30 (per. ore 14).

Oggi presentato Beigbeder Vostra risposta circa regolamento finanziario e trattato commercio (telegramma n. 127) (1).

Data riconosciuta assoluta urgenza e necessità armarsi, Beigbeder prospettatomi che Consiglio dei Ministri che dovrà ancora riunirsi per discutere cosa frapporrà certamente difficoltà accettare 15 % dell'ammontare totale del clearing favore armamenti mentre formula di massima prima considerata, lasciava a questi molto di più. Ad ogni modo promessomi che appoggerà seno Consiglio dei Ministri tesi da noi desiderata.

203.

L'AMBASCIATORE A MADRID, GAMBARA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO 128/2. Madrid, 26 aprile 1940, ore 8,30 (per. ore 14). Venuti a parlare situazione internazionale Beigbeder dettomi che tanto Pétain che Ambasciatore d'Inghilterrà ad un'ora di distanza l'uno dall'altro si erano presentati a lui prospettando i pericoli di una neutralità senza appoggi. Scopo prevenire tali pericoli nel caso l'Italia fosse entrata in guerra a fianco Germania, Francia sarebbe stata disposta entrare in immediate trattative per concludere un accordo che garantiva a Spagna sue frontiere e l'Inghilterra sarebbe stata felice poter fare subito dichiarazione unilaterale di rendersi garante neutralità spagnuola. Contemporaneamente gen. Nogués di sua iniziativa (cosa questa deplorata dallo stesso Pétain) aveva scritto ad Alto Commissario spanuolo Marocco gen. Asensio invitandolo (oltre propinargli consigli vari) a stipulare con lui un accordo contemplante scambio reparti sulla linea di demarcazione dei rispettivi possessi Marocco per dare popolazioni indigene impressione completo accordo fra i due Governi. Beigbeder dettomi avere con durezza risposto ad Ambasciatori che Spagna non poteva prevedere sin da ora il contegno che avrebbe tenuto in caso che Italia fosse entrata in guerra, dato che non si era ancora manifestato il caso di prevedere altresì Ia nuova situazione che tale fatto poteva creare e che ad ogni buon fine rifiutava nettamente qualsiasi garanzia che sarebbe sonata come un protettorato che venisse eretto a ledere, non solo la dignità della Spagna, ma che avrebbe conseguentemente legato quella libertà d'azione che intendeva ad ogni costo mantenere. Beigbeder mi ha aggiunto avere inoltre detto ad Ambasciatori che Spagna avrebbe saputo difendere neutralità e libertà d'azione con sole sue forze, che provvedimenti militari presi per Pirenei, Marocco, zona Gibilterra, Balcani, erano una chiara dimostrazione del suo asserto, che protestava per contegno gen. Nogués e che avrebbe immediatamente proposto ad Ambasciatori a Londra e Parigi per rendere edotti Governi francese e inglese spe. cifico punto di vista spagnuolo come sopra descritto. Dettomi anche di avere aggiunto ancora a Pétain, riferendosi ad eventuale piano alleati occupare in caso di entrata in guerra dell'Italia Tangeri e zona attorno Gibilterra, che anche a semplice tentativo occupazione Tangeri, Spagna avrebbe opposto forza. Discorso eccezionale Beigbeder appoggiato subito da personale lettura fattami di tutto il carteggio intercorso tra Asensio che riferiva proposta Nogués, e Beigbeder stesso -con cui ad Asensio impartisce precise disposizioni per la risposta

da dare a Nogués -nonchè dei telegrammi originali inviati dopo colloquio con gli Ambasciatori a Parigi e Londra -Lequerica -Duca d'Alba.

(l) Non pubblicato.

204

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, AL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER

(Pubbl. Hitler e Mussolini: Lettere e Documenti, cit., pp. 40-41) MESSAGGIO TELEGRAFICO (1). {Roma, 26 aprile 1940).

Vi ringrazio della lettera in data 18 aprile (2) con la quale mi comunicate l'andamento delle vostre operazioni in Norvegia. Ritengo che il tentativo dei franco-inglesi non abbia alcuna seria probabilità di successo e che, come Voi dite, sia fatto sopratutto per dare qualche cosa in pasto alla opinione pubblica di Londra e di Parigi. Permettetemi, ora, di dirvi la mia opinione circa Narvik. Se vi è anche una sola possibilità di tenerla bisogna farlo. Lo sgombero eventuale di Narvik sarebbe oggetto di una speculazione in grande stile da parte degli Alleati. Ho in preparazione una lettera che Vi sarà portata fra qualche giorno (3). Vi prego di accogliere i miei camerateschi saluti.

205

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 284. Parigi, 26 aprile 1940, ore 14 (per ore 17).

Ultimo Consiglio Supremo anglo-francese ha confermato ciò che Reynaud mi incaricò di far sapere a V.E., che cioè alleati non, dico non, intendono assolutamente prendere delle iniziative per aprire nuovi teatri di operazioni, ma solo reagire ad eventuali iniziative altrui.

Ragioni di questa confermata decisione, oltre quelle politiche di carattere intuitivo, sono anche queìle riferite da questo Addetto militare e cioè che i francesi non, dico non, intendono distrarre forze dal fronte occidentale, da frontiera italiana, da Nord Africa e Siria stante assoluta incertezza dell'atteggiamento definitivo Italia e Russia, le quali rendono cosi indirettamente ai tedeschi un concreto efficace servizio.

Operazioni in Norvegia, malgrado desiderio inglese effettuarle con maggiori forze terrestri, sarebbero pertanto mantenute in limitato stretto necessario far fronte anche debolmente alle forze tedesche, neutralizzare n più possibile basi aeree e navali che la Germania è riuscita stabilire colà e trasportare (ferro quando il Golfo di Botnia sarà disgelato.

206

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINLSTRO DEGLI ESTERI. CIANO

T. 285. Parigi, 26 aprile 1940, ore 14,50 (per. OTe 17).

Reynaud ha ripetuto alla Commissione Affari Esteri della Camera quanto già detto aila stessa Commissione Senato riscuotendo vivissime approvazioni.

n. -10086/223 P. R. il 26 aprile 1940, alle ore 14, con istruzioni all'incaricato d'affari di farlo pervenire subito al Flihrer e di assicurare dell'avvenuta consegna.

Per quanto concerne rapporti con l'Italia, egli ha ormai convinto parlamentari ed opinione pubblica che il Governo ha fatto e farà quanto in suo potere per raggiungere l'accordo, la cui mancanza dipende soltanto dal persistente silenzio italiano di fronte anche a delle offerte di semplici conversazioni dirette a chiarificare e precisare rispettivo punto di vista. Così Reynaud ha abilmente segnato notevole vantaggio su Daladier, il quale con sue reticenze aveva invece fatto credere che fosse colpa del Governo francese o dei suoi agenti se non si era potuto concludere accordo con l'Italia per assicurarsene definitiva neutralità. Non ultima delle cause della debolezza parlamentare di Daladier stava appunto in questo equivoco che egli aveva lasciato creare giacchè per evidenti ragioni tutti sono fautori accordo con l'Italia. Situazione rimane pertanto quella esposta mio rapporto n. 1357/608 del 24 febbraio (1). Reynaud ha ormai pubblicamente attribuito responsabilità al nostro silenzio, si è scagionato delle punte anti-italiane di cui alcuni pretendevano fargli colpa e si è dichiarato pronto ad una intesa più vasta che il contenuto dell'accordo itala-francese, cioè a quella mediterranea.

(l) -Il presente messaggio è stato trasmesso da Ciano a Zamboni con T. per telefono (2) -Vedi D. 130. (3) -Vedi D. 276.
207

L'INCARICATO D'AFFARI A.I. A BERLINO, ZAMBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER FONODISCO 388. Berlino, 26 aprile 1940, ore 16,30. Questo Ministero degli Esteri informa che le truppe tedesche avanzando verso Trondheim sono arrivate a Kvikne e avanzando verso Andalsnes si trovano davanti a Kvam. La resistenza incontrata è più forte di quella di ieri, e davanti a Kvam si svolgono altri combattimenti. Violenti scontri si segnalano anche a Hegra. Si suppone che gl'i inglesi i quali si trovano nella regione del Lago Mjosa fossero giunti non avvertiti nella Norvegia prima degli sbarchi dei tedeschi. Continuano i contatti con il Governo di Stoccolma a motivo dell'atteggiamento della stampa svedese argomento sul quale tanto von Ribbentrop che Weizsacker hanno intrattenuto questo Ministro di Svezia. Si ritiene qui che le dimissioni del Gabinetto belga siano causate puramente da ragioni interne. Si con:ferma di essere soddisfatti per gli accordi con la Romania che garantiscono per sei mesi le forniture desiderate. Smentiscesi ogni carattere politico alla visita di Clodius a Budapest, motivata dai normali contatti per negoziati commerciali. Il Ministro tedesco ad Atene ha visto il 24 corrente Mavroudis, Segretario Generale di quel Ministero degli Esteri, il quale gli ha comunicato che il Ministro d'Inghilterra, appena tornato da Londra, aveva subito fatto visita a Metaxas ed a Mavroudis e che senza fare alcuna pressione di carattere economico, ha dichiarato che 1a nuova società commerciale britannica Eneo non aveva fondi immediati ma tendeva ad approfondire per l'avvenire i rapporti commerciali

tra i due paesi anche nell'assetto di pace. Ministro d'Inghilterra ha aggiunto che l'armata di Weygand aveva scopi puramente difensivi.

(lJ Vedi D.D.I., Serie IX, vol. III, D. 377.

A questo Ministero degli Esteri tali rassicuranti dichiarazioni vengono accolte con prudenti riserve.

208

L'INCARICATO D'AFFARI A.I. A BERLINO, ZAMBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. URGENTISSIMO PER TELESCRIVENTE 389. Berlino, 26 aprile 1940,

ore 16,30.

A questo R. Addetto Aeronautico è stato ufficialmente comunicato che Comandante in capo corpo di sbarco inglese in Norvegia è caduto in prigionia dei tedeschi (pare a Lillehammer) e si troverebbe già a Berlino insieme ufficiali comando e documenti politico-militari di grande importanza.

Da detti documenti risulterebbe che Governo norvegese aveva concesso preventivo assenso alla occupazione franco-inglese e che Comandante inglese si trovava in Norvegia in borghese da oltre 4 settimane.

Sarebbe inoltre caduto in mano germanica piano alleato per operazioni in Norvegia ed importanti notizie precarietà situazione in cui si troverebbero truppe sbarcate.

Gran parte di queste notizie, appoggiate da fotografie dei documenti originali, verrebbero divulgate dalla stampa tedesca e straniera domani 27 corrente, mentre sarebbe inoltre in preparazione una speciale comunicazione per il Duce.

Da parte della stessa fonte è stato dato a Teucci come sicuro il congiungimento entro giornata domani delle truppe motorizzate tedesche provenienti da Oslo con forze che presidiano Trondheim.

209

L'INCARICATO D'AFFARI A.I. A BERLINO, ZAMBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 390. Berlino, 26 aprile 1940, ore 16,30.

Secondo notizie comunicate al col. Teucci in via strettamente riservata, Re di Svezia avrebbe inviato lettera autografa al Ftihrer per comunicargli che la Svezia è decisa difendere colle armi e ad oltranza propria neutralità contro chiunque (1).

210

L'INCARICATO D'AFFARI A.I. A BERLINO, ZAMBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO PER TELEFONO 391. Berlino, 26 aprile 1940, ore 16,45.

Telegramma ministeriale n. 223 (2). Alle ore 16,30 sono stato ricevuto da Ribbentrop cui ho consegnato il messaggio di risposta del Duce al Ftihrer.

Ribbentrop mi ha assicurato che lo avrebbe subito personalmente rimesso a Hitler.

Nella conversazione avuta, Ribbentrop mi ha confermato che le operazioni in Norvegia procedono in modo soddisfacente, che la resistenza incontrata non ha importanza e che si conta su un rapido congiungimento della colonna partita da Osio con quella di Trondheim.

Quanto alla situazione nei Balcani, il Ministro ha detto di ritenerla abbastanza tranquilla e mi ha confermato l'interesse tedesco a che tale tranquillità sia conservata, aggiungendo di .non credere che gli inglesi abbiano ora intenzione e la possibilità di lanciarsi in avventure in quel settore (1).

(l) Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. IX, cit., D. 142.

(2) Vedi D. 204.

211

L'AMBASCIATORE A SANTIAGO, BOSCARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 44. Santiago, 26 am·ile 1940, ore 17,19 (per. giorno 2, ore 1,30). Indomani inizio azioni tedesche in Norvegia e Danimarca giornali Santiago accennarono ad iniziativa Argentina presso altri Stati americani per indurii a prendere misure di « ra,ppresaglia » contro la Germania. Essendo arrivato in Bolivia stesso giorno chiesi a quel Ministro degli Mfari Esteri quello che gli risultava in proposito. Mi rispose che aveva telegrafato Ambasciatore Bolivia in Buenos Aires per essere informato e che risposta di quest'ultimo era stata che notizia non era vera. Ritornato Santiago ho appreso da ottima fonte che questo Ambasciatore di Germania d'ordine del suo Governo fece a quella data, due successivi passi alla distanza di 24 ore l'uno dall'altro, presso Governo cileno per sapere quale sarebbe stata la sua attitudine di fronte alla proposta Argentina. Governo cileno rispose di non esserne al corrente, però impressionato dall'insistenza del rappresentante tedesco incaricò proprio Ambasciatore a Buenos Aires d'indagare. Risposta di quest'ultimo ha informato che effettivamente Governo argentino aveva avuto in animo di proporre altri Stati americani adozione misure di «rappresaglia » contro la Germania ma che non osando prenderne apertamente iniziativa aveva incaricato proprio rappresentante a Rio de Janeiro ed a Washington di presentire al riguardo Governo brasiliano e quello degli S.U.A. i quali si erano mostrati disposti ad accogliere ed appoggiare iniziattva. La misura da prendere sarebbe stata l'internamento fino alla fine delle ostilità dei vari piroscafi tedeschi che si trovano nei porti americani. In seguito a tali informazioni il Governo cileno, prima di dare una risposta

alla Germania, credette necessario consultare la Commissione degli Esteri del Senato ed in conformità del parere di quest'ultima ha fatto sapere alla Ger

mania ed all'Argentina che non (dico non) era disposto ad aderire alla proposta; che esso aveva dichiarato la propria neutralità di fronte al conflitto europeo e che non credeva opportuno adottare nuove misure.

(l) 11 presente documento reca il visto di Mussolini.

212

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 140. Bucarest, 26 aprile 1940, ore 22 (per. giorno 27, ore 11,40).

Mio telegramma n. 136 (1). Questo Ministro degli Affari Esteri mi ha intrattenuto nuovamente circa nota ungherese navigazione Danubio.

Gafencu mi ha detto che Ministro di Romania a Sofia gli ha comunicato che Presidente del Consiglio di Bulgaria non aveva ancora ricevuto alcuna comunicazione relativa e che Governo jugoslavo si prepara a rispondere in termini analoghi a quelli della nota romena.

Ministro degli Affari Esteri ha aggiunto che questo Ministro di Germania non solo gli ha dichiarato non essere al corrente di tale nota, ma di avere telefonicamente domandato notizie a delegato tedesco Commissione Navigazione Danubio il quale gli ha parimenti risposto di essere all'oscuro.

Malgrado quanto precede Gafencu si è mostrato perplesso e preoccupato per proposta ungherese della quale dice che non comprende movente e fine e continua temere che si tratta di suggerimento tedesco in quanto ritiene difficile «che il Governo ungherese abbia fatto di sua iniziativa proposta tendente aver in transito per Bulgaria monitori tedeschi».

Segretario Generale degli Affari Esteri mi ha ·consegnato poi copia nota ungherese in data del 23 aprile rimessa a Budapest a Incaricato d'Affari Romania. Nota in questione diversamente da quanto dettomi in un primo tempo da Gafencu si riferisce-settore delle Porte di Ferro e delle cataratte del Danubio senza far menzione di misure nel resto del corso del Danubio e propone che per garantire libertà sicurezza internaz;ionali nel settore sopra indicato sia usata «forza polizia fluviale internazionale per durata d·ella guerra e con partecipazione di tutti gli Stati rivieraschi interessati mantenimento navigazione e cioè con la partecipazione dei bastimenti tedeschi, slovacchi, ungheresi, jugoslavi, romeni e bulgari».

Nota precisa che analoga comunicazione è stata fatta ai Governi dei paesi predetti e che Governi degli Stati non rivieraschi rappresentati Commissione Internazionale Danubio sono stati messi al corrente a titolo di informazione.

Invio ad ogni buon fine con prossimo corriere testo nota ungherese.

Testo risposta romena in data del 25 corrente riassunta con mio telegramma

n. 138 (2) è stata inviata con telespresso n. 714/25 corrente (3) spedito con corriere partito da Bucarest stamane.

(l) -Vedi D. 194. (2) -Vedi D. 197. (3) -Non pubblicato.
213

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRE'TO 319. Londra, 26 aprile 1940, ore 22,30 (per giorno 27, ore 2).

Lord Halifax mi ha oggi chiesto di andarlo a vedere e mi ha comunicato che, a seguito delle discussioni ·Che hanno avuto qui luogo in questi giorni (mio telegramma n. 301) (1), Governo inglese ha deciso di riattivare trattazioni delle singole questioni relative ai rapporti economici fra i due Paesi, con il proposito di giungere a conclusioni che possono essere soddisfacenti per ambedue le parti.

Così, per quanto riguarda le progettate costruzioni di navi da carico nei nostri cantieri, Governo inglese ha deciso di piazzare ordini per la costruzione di 11 navi e sta considerando possibilità di aumentare tali ordinativi a 20 navi sempre che venga raggiunto un accordo su termini e condizioni di vendita.

Per quanto concerne questioni connesse con il clearing anglo-italiano Lord Halifax mi ha comunicato che il sig. Playfair è stato chiamato a Londra per consultazioni dalle quali si spera possa derivare un soddisfacente accordo.

Halifax, dopo avermi fatto un accenno alle questioni trattate da questo Consigliere Commerciale con Ministero Vettovagliamento circa le quali ho riferito con mio telegramma per corriere n. 030 (2), ha concluso comunicandomi intenzione Governo inglese inviare a Roma non appena possibile sig. Rodd, la cui presenza è peraltro giudicata in questo momento più utile a Londra per un più rapido e proficuo studio di quelle questioni che dovranno essere trattate a Roma.

Nel corso della conversazione Halifax è passato poi a parlare di altri argomenti su cui riferisco per corriere (3).

214

L'INCARICATO D'AFFARI A.I. A LISBONA, GERBORE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 101/02. Lisbona, 26 aprile 1940 (per giorno 30).

Telegramma per corriere di questa R. Legazione n. 93/01 del 19 corrente. Telespresso di questa R. Legazione n. 1550/598 del 24 aprile (4).

Alla recente campagna allarmistica contro l'Italia, nettamente arrestata con la smentita opposta alle false notizie sui movimenti delle nostre navi, si è innestata una nuova manovra contro la Spagna. Ancora una volta si cerca di allarmare l'opinione pubblica portoghese con la minaccia di una imminente invasione. Le informazioni in possesso tanto dell'Ambasciatore di Spagna quanto di questa R. Legazione concordano nell'indicare queste manovre come di origine franco-britannica.

Nel pomerigio di ieri l'Ambasciatore di Spagna ed io abbiamo successivamente attirato l'attenzione del Segretario Generale del Ministero degli Affari

Esteri su queste campagne allarmistiche in quanto che esse manifestano la volontà presente in certi elementi d'intralciare il fortunato sviluppo delle relazioni del Portogallo con l'Italia e con la Spagna.

Con me l'Ambasciatore Sampayo ha riconosciuto l'errore commesso dalla censura nel lasciar passare le false notizie ai nostri riguardi ma ha cercato di minimizzare l'importanza di tali « ondate di voci » le quali sono -secondo lui -un cronico vizio portoghese che « malintenzionati sfruttano illudendosi di trarne vantaggio». L'Ambasciatore Sampayo non credeva naturalmente alle versioni messe in circolazione e pensava anche lui che la fonte identificata fosse soltanto uno strumento di altre persone. Si domandava però quali fini queste s'illudessero di conseguire. « Ammettiamo pure -ha detto -che l'Italia entri in guerra. Che cosa potrà fare il Portogallo? Nulla. Tutt'al più noi potremo rammaricarcene ».

L'Ambasciatore di Spagna ricevuto dopo di me, ha domandato al Segretario Generale se fossero in corso pressioni britanniche per ottenere specifiche concessioni e se pertanto la campagna allarmistica potesse esser interpretata come una manovra di accompagnamento. L'Ambasciatore Sampayo ha dato risposta negativa e sviluppato lo stesso ordine di idee espostomi.

Come già aveva fatto con me ha promesso a S. E. Franco maggiore vigilanza da parte della censura.

È opinione tanto dell'Ambasciatore di Spagna quanto mia che molto probabilmente quest'edizione portoghese di campagna allarmistica sia una manifestazione del panico e della demoralizzazione che regna negli ambienti francoinglesi, acutizzata dal dispetto di avvertire come questo paese sfugga sempre più alla propria 'influenza e incoraggiata dalla persona che nell'assenza per congedo dell'Ambasciatore Selby oggi regge questa Rappresentanza britannica.

(l) -Vedi D. 168. (2) -Non pubblicato. (3) -Vedi D. 217. (4) -Non pubblicati.
215

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 1804/873. Londra, 26 ap1·ile 1940 (per. giorno 4 maggio).

Nel corso del colloquio odierno, su cui riferisco a parte col mio telegramma

n. 319 (1), Lord Halifax mi ha rimesso un appunto concernente vari aspetti dei rapporti economici anglo-italiani. Ne trasmesso qui unito il testo in traduzione (2).

ALLEGATO

IL MINISTRO DEGL! ESTERI DI GRAN BRETAGNA, HALIFAX, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI

APPUNTO S. N. Londra, 26 aprile 1940.

Sono stati già fatti dei progressi in relazione a varie questioni concernenti i

rapporti economici fra i nostri due paesi.

Per quanto riguarda la progettata costruzione di navi da carico nei cantieri

italiani, il Governo britannico ha ora deciso di piazzare ordini per la costruzione

16 -D'JCNmenti diplomatici -Serie IX -Vol. IV.

di undici navi purchè vengano concordati termini e condizioni soddisfacenti fra i costruttori navali italiani e l'Ammiragliato. Il Governo britannico sta considerando la possibilità di aumentare tali ordini a venti navi. Vi è un punto tuttavia che potrebbe forse causare considerevoli difficoltà, e cioè l'atteggiamento finora adottato dalle autorità italiane circa la questione del tasso di cambio fra la lira e la sterlina. Da quando è stato istituito in questo Paese il controllo sui cambi, le autorità italiane hanno fissato il cambio della lira con la sterlina sulla base del tasso adottato per la sterlina sul mercato libero di New York. Si ritiene invece da parte britannica che il tasso di cambio su cui dovrebbero essere basate le relazioni commerciali fra i due Paesi dovrebbe essere quello ufficiale fra la sterlina e il dollaro.

Per quanto riguarda il clcaring anglo-italiano, il sig. Playfair, rappresentante della Tesoreria, che ha avuto conversazioni a Roma, sta ora ritornando a Londra per consultazioni. Si spera che come risultato di tali consultazioni sarà possibile giungere ad intese soddisfacenti per le due parti. Non appena saranno fatti tali ulteriori progressi in merito al clearing dovrebbe essere possibile prendere ulteriormente in esame, la questione dei rifornimenti di carbone britannico di cui l'Italia può abbisognare.

Siamo lieti dei contatti che il sig. Ceccato, Consigliere Commerciale dell'Ambasciata d'Italia, ha stabilito col Ministero dei Vettovagliamenti.

Non appena si saranno compiuti progressi nelle intese di cui sopra, è intenzione del Governo britannico di inviare a Roma il sig. Rodd del Ministero della Guerra Economica. Si ritiene per il momento che la sua presenza sia più utile a Londra dove egli può essere di aiuto nei negoziati e nelle discussioni che hanno luogo qui.

(l) -Vedi D. 213. (2) -Il presente documento reca il visto di Mussolini.
216

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESP. SEGRETO 2884/1376. Parigi, 26 aprile 1940 (1).

Ho avuto ieri una conversazione col Ministro delle Colonie Mandel.

L'ho trovato sereno anche di fronte ai recenti avvenimenti e sempre ligio alla linea politica che intenderebbe seguire, cioè quella di far rivivere nella crisi bellica attuale la tradizione di Clemenceau.

Mi ha detto che egli si rende pienamente conto della grande forza tedesca e della superiorità che per molti rispetti la Germania ha sull'Inghilterra e sulla Francia; egli è anzi l'uomo politico francese che maggiormente apprezza e valuta il nemico.

La Germania ha senza dubbio un numero di divisioni notevolmente maggiore di quelle francesi. Mandel calcola che .possa giungere a formarne 200, ma non tutte naturalmente di prima qualità. Mi ha mostrato a questo proposito una carta dello Stato Maggiore britannico la quale ne indicava per ora circa 180, di cui 110 sul fronte francese, 30 verso l'Olanda e il Belgio, 20 in Polonia, 7 verso la Jutlandia (impiegate in parte ora per le spedizioni in Scandinavia), 7 in Austria e 7 fra Konigsberg e Memel.

La Germania ha inoltre il grande vantaggio di poter manovrare per linee interne, mentre gli alleati sono costretti a manovrare per linee esterne.

Malgrado tutto ciò e malgrado che il morale nonchè l'economia ed i rifornimenti tedeschi dureranno molto di più di quello che non pensino gli stessi anglo-francesi, Mandel crede che il nodo della questione consisterà sempre nel fatto che gli alleati, mantenendosi semplicemente sulla difensiva, possono fare una guerra assai più lunga di quella che possa fare la Germania.

Quest'ultima -secondo lui -sarà sempre spinta a prendere delle iniziative pericolose per cercare di abbreviare la guerra, mentre gli alleati non avranno che da rispondere a tali iniziative nella misura necessaria a prolungare il conflitto, anche se nei singoli casi la Germania non mancherà certo di segnare parecchi punti a suo vantaggio.

Mandel ritiene che la guerra prenderà la sua vera fisionomia e le sue vere proporzioni soltanto nel 1941, ma ciò non lo preoccupa affatto perchè la sua fede nella vittoria finale gli fa considerare di secondaria importanza i sacrifici economici che gli alleati dovranno imporsi ed anche quelli umani che la Francia dovrà essere chiamata ad affrontare sul fronte occidentale per arginare -quando avverranno -delle avanzate tedesche forse anche vittoriose. Egli dice che « per fare la frittata bisogna rompere le uova ~ e si mostra assolutamente convinto che la Francia saprà continuare come nel 1914 a resistere, anche se i tedeschi ne invaderanno buona parte del territorio.

Qui sopratutto ricorrono in lui i ricordi di Clemenceau.

Mandel non dà quindi eccessivo peso al teatro di guerra norvegese, anche se la Germania occupasse ora la Svezia. Non ritiene infatti che queste operazioni militari potrebbero nè essere decisive per la soluzione della guerra a favore dei tedeschi, nè tali da permettere a questi ultimi di sferrare contro l'Inghilterra e le sue forze navali colpi così duri da indurla alla pace.

Lo stesso Mandel non dà infine neanche importanza risolutiva ad un ~ventuale teatro di operazioni nei Balcani, ma riconosce che la situazione generale ne sarebbe grandemente complicata per gli sviluppi che potrebbero avere i probabili movimenti italiani e russi.

Quanto all'Italia, pur dichiarandomi, come del resto ha fatto sempre, di essere assolutamente nella linea politica tendente a raggiungere un accordo con noi, egli mi ha fatto intendere ieri di essere in realtà propenso a ritenere che il Duce abbia nel suo animo già deciso di intervenire nel conflitto a fianco della Germania. E ciò sia perchè, secondo lui, il Duce sarebbe convinto della inelutt&bilità della vittoria tedesca, sia perchè in ogni caso l'Italia deve mantenere la sua posizione di «nazione insoddisfatta~. come dichiarava la Radio-Roma di ieri, la cui traduzione Mandel aveva sul proprio tavolo.

Mandel dice di pensare come il Duce che tutti gli arzigogoli della politica c della diplomazia non servono che ad offrire all'Italia il modo di entrare in guerra al momento che le sembrerà più adatto e con la miglior possibile preparazione. Non crede siano sincere le affermazioni di alcuni giornali italiani circa la possibilità di una pacifica convivenza itala-francese del Mediterraneo quando gli sbocchi di questo mare fossero liberi, giacchè dice che tale libertà dipenderebbe pur sempre dalle effettive proporzioni delle forze tanto dell'Italia e della :b~rancia quanto dell'Inghilterra. Una internazionalizzazione degli sbocchi del Mediterr;1neo garantita da solenni trattati sarebbe quindi niente altro che una illusione e tutto dipenderebbe sempre dal gioco delle forze contrastanti delle varie nazioni.

Secondo lui, quindi, l'Italia vuole conquistarsi ciò che essa chiama la sua « libertà mediterranea » non in via di accordi con le altre potenze interessate, ma con un mezzo molto più realistico, cioè aumentando l'estensione dei suoi possedimenti mediterranei a scapito della Francia, così da creare un nuovo equilibrio a noi più favorevole.

Poichè ciò non è possibile senza un conflitto armato italo-francese, il pensiero intimo di Mandel è che questo avverrà fatalmente e che, anche se si verificheranno delle diversioni italiane nei Balcani isolate da mosse germaniche e si riuscirà in tal caso con grandi sforzi ad evitare la guerra tra gli alleti e noi, il problema mediterraneo rimarrà pur sempre per l'Italia nei termini suesposti.

Naturalmente tutto ciò preoccupa vivamente Mandel, ma la sua fiducia nella forza anglo-francese non ne è scossa, sempre soprattutto per il principio che gli alleati non ci permetterebbero di fare una guerra rapida e d'altra parte potranno facilmente colpirci su centri vitali. Mandel pensa d'altra parte da buon francese che la Francia, anche se fosse convinta di non poter sottrar~i ad una mutilazione del suo impero nord-africano, non potrebbe mai consentirvi diplomaticamente, ma sarebbe costretto ad affrontare i rischi della guerra per salvare il suo onore e la sua posizione di grande potenza.

Riassumendo, il Ministro Mandel desidera anch'egli vivissimamente un accordo con l'Italia, ma ne considera la possibilità con molto scetticismo.

Egli approva pienamente la politica del Gabinetto Reynaud, vuole sia evitata ogni imprudenza nei nostri riguardi, ma gli appare probabile che «per rispondere a nostre iniziative » la Francia e l'Inghilterra saranno costrette in una delle fasi dell'attuale conflitto a prendere le armi contro l'Italia.

Mi pare in tutti i casi sia da apprezzare la franchezza del pensiero di Mandel.

(l) Manca l'indicazione della data d'arrivo.

217

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. 1803/872. Londra, 26 aprite 1940 (per. giorno 5 maggio). Lord Halifax mi ha invitato a recarmi da lui oggi per comunicarmi che tutte le questioni di natura economica sorte fra i nostri due Paesi proseguivano in senso favorevole e che egli sperava che un accordo soddisfacente per i due Paesi sarebbe stato raggiunto anche per il clear~ng, non appena Playfair che è in viaggio di ritorno a Londra avesse ripreso contatto con il Ministro del Tesoro. Ho riferito dettagliatamente con telegramma n. 319 (l) su tale materia. Haltfax ha sottolineato la sua soddisfazione per l'andamento delle cose in questo settore e facendomi rilevare che il Governo britannico non trascura niente per evitare che i rapporti italo-britannici cessino dall'essere amichevoli, ha osservato che la campagna «anti-britannica » dei giornali italiani non ha modificato questa linea politica nè il pensiero di Chamberlain. Egli personalmente non aveva

bisogno di ripetere a me quali fossero i suoi sentimenti e perciò mi esprimeva il suo profondo dispiacere per quanto era stato scritto nella stampa italiana.

(lJ Vedi D. 213.

Dopo averlo ringraziato per la comunicazione che aveva voluto farmi personalmente sull'andamento delle questioni economiche, l'ho pregato di credere che la cosiddetta campagna anti-britannica della stampa italiana era consistita per quanto si riferiva alla guerra di Norvegia nella pubblicazione di notizie provenienti dai belligeranti, quasi mai smentite e rettificate dai Comandi britannici e per quanto si riferiva a rapporti italo-inglesi, nella esposizione della situazione italiana nel Mediterraneo in confronto alla posizione che la Gran Bretagna occupa in quel mare per noi vitale come l'aria che respiriamo. Sarebbe un errore scambiare quelle argomentazioni esprimenti lo stato d'animo dell'intero popolo italiano, per degli articoli polemici. La verità è -ed io l'avevo spiegato a Butler che col blocco, le visite di controllo, i dirottamenti delle navi, l'esame dei sacchi postali, il fermo delle merci nei porti, si erano lesi e si ledevano soprattutto gli interessi diretti di almeno quaranta milioni d'italiani e si faceva constatare a tutti i quarantacinque di essere praticamente obbligati a sottomettere i loro bisogni alla volontà di una Potenza non mediterranea e quindi di non avere quella libertà di lavorare, di svilupparsi, di vivere e di disporre di se stessi che è il minimo di cui una Nazione civile abbia il diritto di ~odere.

Sottovalutare un tale stato d'animo sarebbe un grave errore.

Halifax mi ha risposto che al contrario se ne rendeva perfettamente conto e che appunto per non inasprirlo il Governo britannico aveva praticamente fatto anzitutto a beneficio dell'Italia un vera e propria discriminazione nel sistema adottato e poi era venuto incontro ad ogni nostra richiesta per rendere più spedite le procedure ed eliminare tutti gli inconvenienti lamentati da parte nostra.

Gliene ho dato atto e ne ho profittato per attirare la sua attenzione su certi fermi di piroscafi verificatisi in questi giorni, dei quali Halifax ha preso nota. Proseguendo egli ha dichiarato essere la posizione dell'Italia nel Mediterraneo tale che senza godere della sua libertà in quel mare il nostro Paese non può vivere. L'Inghilterra non è e non vuole essere nemica dell'Italia, il sentimento e la cultura glielo impediscono e gl'interessi vitali dell'Italia e quelli imperiali dell'Inghilterra in Mediterraneo possono essere armonizzati con spirito di reciproca comprensione.

Gli ho fatto osservare che strateghi da tavolino avevano ribadito nei giorni scorsi in qualche giornale britannico il concetto errato della facilità per l'Inghilterra di afferare al collo l'Italia a Gibilterra e a Suez mostrando la duplice incomprensione degli interessi vitali dell'Italia e delle capacità di reazione del popolo italiano e delle sue forze armate dinanzi ad un tentativo di tal genere. Halifax ha detto che quelle pubblicazioni non avevano per il Governo britannico altro valore all'infuori di quello di dimostrare quanto dispiacere ed irritazione avesse suscitato nello spirito della gente in questo Paese, l'atteggiamento della stampa italiana che preannunciava un prossimo intervento dell'Italia contro l'Inghilterra.

Gl'interessi dei nostri due Paesi nel Mediterraneo -ha detto con forza Halifax -sono complementari, al che ho risposto sembrarmi necessario per questo almeno una parità di posizioni oggi inesistente perchè fin quando gl'italiani avranno la sensazione di essere prigionieri entro quel mare e si s·entiranno ripetere da strateghi britannici minacce di strangolamento, difficilmente si convinceranno essere gl'interessi dei due Paesi complementari.

Halifax mi ha risposto che si rende ben conto di questo e che non ritiene affatto impossibile dare all'amicizia itala-britannica una base armonizzata con gl'interessi reciproci. Egli lavora per questo con profonda convinzione e fa tutto quel che può per impedire il crearsi d1 un'atmosfera d'incomprensione e di ostilità.

Egli osa sperare che l'Italia lo appoggi in questa sua opera ed ha aggiunto: «Vedete, adesso, dopo di Voi riceverò l'Ambasciatore del Giappone con quale lavoro con lo stesso spirito e le stesse finalità. Io ho fede negli interessi comuni dell'Italia e della Gran Bretagna, l'Italia ed il suo Capo sono destinati a svolgere una importantissima parte neLla ricostruzione dell'Europa di domani, noi qui sentiamo non solo che questo è utile, ma necessario nell'intersse della pace e della civiltà».

A parte talune affermazioni di Lord Halifax le quali indicano quanto cammino abbiano fatto in questo Paese le rivendicazioni mediterranee dell'Italia, mi permetto, Signor Ministro, di attirare la Vostra attenzione sull'accenno fattomi alle conversazioni fra Inghilterra e Giappone.

218

IL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

L. s. N. (TRADUZIONE) (1). Berlino, 26 aprile 1940.

Abbiate i miei ringraziamenti per la lettera oggi pervenutami (2). Mi affretto inviarVi queste righe per portare a Vostra conoscenza documenti che serviranno a smascherare definitivamente le intenzioni anglo-francesi: è il principio delle pubblicazioni da me progettate. Ma già da questi pochi scritti, che domani saranno trasmessi all'opinione pubblica mondiale, risulta la perfida mendacia degli inglesi e dei francesi e il grave pericolo in cui si trova la Germania. È ormai certo che l'Inghilterra, già 1'8 aprile, voleva procedere all'occupazione di porti norvegesi. In questo momento si venne a conoscenza che la flotta tedesca aveva preso il mare. Si ebbe invero la speranza di poter inferire un colpo decisivo alla nostra Marina. Vi era ragione di credervi per l'enorme superiorità dell'Inghilterra.

Ma non volendo esporre al pericolo le navi da trasporto, queste furono rinviate al più presto nei porti per sbarcare le truppe, e quelle che si trovavano r..ei porti furono fatte scaricare. E ciò che noi potevamo supporre già allora da mesi, attreverso gran numero di singole osservazioni, e di cui più tardi ci convincemmo attraverso a una serie di dichiarazioni molto imprudenti dei signori Churchill e Pau1 Reynaud, ormai lo possiamo documentare in una maniera di cui si può dire che finora non ha un secondo esempio nella storia. Grazie alla nostra fulminea occupazione delle più importanti città della costa norvegese, cadde in nostre mani tutto il materiale delle rappresentanze consolari dei francesi e degli inglesi. Domani incomincerò la pubblicazione di questo materiale. Si tratta di una documentazione veramente senza lacune riguardo alla metodica preparazione dell'occupazione della Norvegia.

2. -È in nostre mani il materiale da cui risulta inoppugnabilmente che il Governo norvegese ne era a conoscenza, e che, per quanto riguardava i suoi supremi rappresentanti, era per lo meno deciso a non opporsi in nessuna maniera all'occupazione da parte di truppe anglo~francesi. 3. -E questo, Duce, è il più importante:

Negli ultimi giorni, per motivi richiesti dalle necessità di carattere militare, non ho fatto recare dai bollettini del Comando Supremo delle Forze Armate nessun resoconto particolareggiato e prematuro delle nostre operazioni: ma li ho fatti limitare a notizie ·generali della nostra avanzata. Invero i fatti si sono svolti come segue:

A Nord di Oslo, all'incivca sulla linea Hamar-Eleverum, abbiamo 1ncontrato l'opposizione di forze norvegesi. Ad esse si uniscono truppe inglesi. Le Rttaccammo ricacciandole indietro, in appena quattro giorni, di. più di 200 chilometri. I battaglioni inglesi furono quasi completamente annì~ntatt, e i superstili si dettero a fuga disordinata. A principiare dal comandante di brigata, la prù parte degli ufficiali delle truppe inglesi furono fatti prigionieri. In questo momento le avanguardie delle nostre formazioni si trovano davanti a Trondheim; mentre le seguono a marce forzate le divisioni regolari. Bisognava considerare, Duce, che le strade non sono buone e ciò che conta di più, che lassù la neve alta copre ancora parte della regione, mentre i laghi e i corsi d'acqua sono ghiacciati, una volta usciti dalle strade, il paese è difficilmente praticabile. Anche il nostro gruppo di Bergen ha proseguito sua avanzata verso Est, ed ha occupato oggi Vasser che è l'ultima piazza d'armi e deposito di materiali norvegesi in questo settore. A Nord di Trondheim le nostre formazioni hanno del pari attaccato e ricacciato indietro inglesi e francesi che stavano avanzando. Numerosi inglesi e norvegesi furono fatti prigionieri e anche fra questi si trovano degli ufficiali.

Duce, come già ho accennato, siamo riusciti a far prigioniero un comandante di brigata con tutto il suo Stato Maggiore, e a impadronirci di tutti i suoi documenti, ordini e disposizioni segrete. Questo materiale è schiacciante per il governo inglese. Le stesse operazioni degli inglesi mostrano con evidenza il marchio del lavoro di Churchill. Dal punto di vista militare si possono definire soltanto come preparate con dilettantismo facilone. I documenti allegati desteranno certamente il Vostro interesse.

Per quanto riguarda Narvik non c'è bisogno che io V'assicuri di questo: Siamo decisi a difendere ogni metro quadrato con quella tenacia che merita la causa. A Narvik fin'ora non è sbarcato alcun inglese. A circa 20 chilometri a Nordest di Narvik è avvenuto oggi un combattimento; i miei Alpenjiiger vi hanno attaccato dei norvegesi, ed hanno annientato completamente il battaglione norvegese che avevano di fronte. Duce, lassù io ho dei soldati molto bravi. Del resto è per noi certamente favorevole che gli inglesi si lascino indurre ad impegnare il loro onore militare in Norvegia. Essi non riusciranno mai pm a scacciare le divisioni tedesche da quel paese. Tra trenta giorni, checchè essi facciano, la nostra situazione non sarà certamente peggiore di quella attuale, anzi sarà mi.gliore se distruggerò in questo mese anche soltanto uno o due cacciatorpediniere al giorno, come fino ad ora, o li danneggerò gravemente con il lancio di bombe, o affonderò delle navi da trasporto, o colpirò degli incro

ciatori o li farò capovolgere, -e forse col bel tempo, capiterà di nuovo una nave più grande nel campo di mira -, allora dopo trenta giorni, la flotta inglese avrà perduto più di quanto potrei forse danneggiarla in sei mesi, se rimanesse nei suoi rifugi, dell'Inghilterra occidentale. Ed è questo in fin dei conti, che importa. Per concludere io vorrei assicurarvi, Duce, che tutte le operazioni si svolgono secondo i piani stabiliti. In data odierna è terminato il trasporto delle truppe della sesta divisione, e continuano soltanto i trasporti di materiale. I trasporti dei reparti della settima e ottava divisione sono incominciati (1).

(l) -L'originale tedesco non è stato rintracciato. (2) -Vedi D. 204.
219

IL CAPO DEL GOVERNO. MUSSOLINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO FRANCESE, REYNAUD

L. s. N. Roma, 26 aprile 1940.

Rispondo senza indugio alla vostra lettera del 22 aprile (2), consegnatami il 24 a mezzo del vostro Ambasciatore a Roma.

Permettetemi, anzitutto, che io trovi ingiustificato lo spunto che ha dato origine alla vostra lettera e cioè il telegramma col quale io auguro la vittoria delle armi germaniche. Questo fatto non deve sorprendervi e non deve farvi obliare che l'Italia è e intende rimanere alleata politicamente e militarmente della Germania, secondo il trattato del maggio 1939, trattato che l'Italia come tutte le nazioni che tengono al loro onore --intende rispettare.

Le vostre considerazioni sui rapporti fra democrazia e fascismo e sulla necessità di un equilibrio europeo, richiedono un lungo discorso che non è il caso di fare.

A un certo punto della vostra lettera mi sembra vedervi affacciata la possibilità di un nostro incontro. Mi dispiace di dover declinare tale proposta e non sarà difficile, Signor Presidente, comprendere le ragioni (3) ( 4).

220

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 100-101. Belgrado, 27 aprile 1940, o1·e 16,10 (per. ore 18,10).

Mio telegramma n. 92 in data 24 corr. (5).

Ministro Aggiunto Affari Esteri sulla scorta testo in seguito ricevuto proposta ungherese mi ha precisato che controllo Danubio da parte congiunte forze Stati rivieraschi nella proposta stessa non mira. come mi aveva detto in primo tempo, a intera parte navigabile, ma a zona Porto di Ferro e cateratte.

Ho osservato tuttavia che in principio e largamente in pratica ciò fa poco di:trerenza.

1R-t

Mi ha informato che avendo Governo ungherese insistito per sollecitata risposta essa è stata inviata ieri da Governo jugoslavo e che sarebbe negativa e basata su seguenti punti:

l) proposta è in contrasto con recenti misure concrete approvate da tutti gli Stati riviereschi ivi compresa Ungheria, nonostante riserve generiche e non specificate, neppure ad esplicite domande, formulate all'ultimo momento da Delegato ungherese;

2) è contrario diritto internazionale in quanto contrasta con Statuto danubiano e con sovranità Stati rivieraschi;

3) nell'attuale situazione di conflitto in atto attuazione riuscirebbe inopportuna e pericolosa in quanto potrebbero forze armate di uno Stato belligerante, fuori del territorio di tale Stato, a contatto con naviganti dell'altro partito.

Analoga risposta romena è stata inviata a Budapest un giorno prima di quella jugoslava. Smilianié mi ha detto infine di non aver ancora informazioni circa reazione Bulgaria.

Questo Ministro d'Ungheria che ho visto stamane mi ha affermato di non aver ancora ricevuto né istruzioni né informazioni della questione e di essere non poco inmbarazzato da insistenti domande postegli da questo Ministro Affari Esteri.

(l) Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. IX, cit., D. 168.

(2) -Vedi D. 166. (3) -La minuta del presente documento è autografa. (4) -Vedi PAUL REYNAUD, Au coeur de la melée, cit., p. 596, e Documents on German Forei(ln Policy 1918-1945, Series D, vol. IX, cit., DD. 167 e 173. (5) -Vedi D. 179.
221

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, ZAMBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 397. Berlino, 27 aprile 1940, m·e 16,30.

Mio telegramma n. 392 (1).

Von Ribbentrop ha tenuto alle 14,30 annunciato discorso al Corpo Diplomatico ed alla stampa per presentare documenti rinvenuti in Norvegia di cui al mio telegramma n. 389 (2). Scopo dichiarazione Ribbentrop è stato evidentemente quello di giustificare azione tedesca territorio norvegese dando amplissime prove della lunga preparazione degli alleati per occupazione Norvegia con la connivenza di questa.

Ribbentrop ha fatto invece risaltare ripetutamente stretta neutralità di fronte tentativo alleati della Svezia con evidente interesse di dedurre un monito per i neutrali. Data eccezionale solennità fissata per la riunione questi circoli diplomatici e giornalistici si attendevano comunicazioni sensazionali mentre dichiarazioni Ribbentrop e « Libro bianco » ribadiscono e documentano tesi tedesca già nota dell'intervento germanico diretto a prevenire imminente sbarco alleati. Ho appreso che con aeroplano speciale sono stati inviati stamane al Duce documenti e comunicazioni particolari. Inoltre stasera per corriere testo discorso e «Libro bianco».

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D. 208.
222

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 104. Belgrado, 27 aprile 1940, ore 23,35 (per. giorno 28, ore 5,10). Mio telegramma n. 45 in data 3 corrente (1). Smilianié mi ha detto che Ministro d'Inghilterra rientrato ieri ha nelle sue comunicazioni mirato a dare a questo Governo sensazione che nella adunata a Londra rappresentanti diplomatici britannici accreditati paesi zona danubiana balcanica non sono state prese decisioni di carattere sensazionale. Ha anzi insistito su desiderio Governo britannico mantenere pace Balcani, nelle linee recenti dichiarazioni Chamberlain. In questo quadro Ministro britannico nel confermare propositi suo Governo mantenere e intensificare blocco contro Germania, ha anche assicurato che l'Inghilterra si propone nell'applicazione misure blocco di non forzare Stati balcanici a posizioni che possano determinare reazioni Germania. Quest'ultima dichiarazione, mi ha detto Smilianié, è stata qui accolta con comprensibile soddisfazione. Ministro Aggiunto ha concluso che

comunicazioni di questo Ministro britannico sono confermate anche da analoghe informazioni provenienti da Ankara e da Atene.

223

IL MINISTRO A BAGHDAD, GABBRIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE AEREO 22. Baghdad, 27 aprile 1940 (per stesso giorno). Caduta di Nuri Said dal potere ha scosso quella poca fiducia che francoinglesi nutrivano su una collaborazione dell'Iraq a fianco degli alleati. Qua non si esclude che Nuri Pascià lasci prossimamente Baghdad per recarsi in Egitto ove gli verrebbe conferito posto nell'amministrazione del Canale di Suez. Si parla di lui anche come Ambasciatore Iraq a Londra o come Ministro Plenipotenziario al Cairo. A seguito caduta Gabinetto Nuri si vanno manifestando due diverse tendenze in questi ambienti britannici: quella che fa capo all'Ambasciata si orienta verso il mantenimento di una politica di vigilante attesa e nello stesso tempo di controllo del Governo attualmente al potere, mentre quella che fa capo alle autorità militari vorrebbe rompere gli indugi ed esplicare un'azione energica con preoccupazione militare del Paese. Mi viene riferito da persona di solito bene informata che dietro insistenze del gen. Weygand e delle Autorità mandatarie francesi in Siria, che non ripongono più alcuna fiducia nell'esercito e nella popolazione irachena ritenuti troppo influenzati dalla propaganda nazista, Inghilterra avrebbe deciso di far giungere prossimamente in Iraq due divisioni australiane di 18 mila uomini ciascuna. Una divisione rimarrebbe a Bassora per eventuale protezione pozzi petro

liferi di Abadan e sarebbe dislocata in differenti punti strategici nell'interno del Paese ed alle frontiere.

(l) Non pubblicato.

224

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO PER CORRIE'RE 66. Budapest, 27 aprile 1940 (per. giorno 29).

Mio telegramma per corriere n. 048 del 6 corr. (1). Notizia invio nostra missione aeronautica Romania, pubblicata anche da stampa italiana, circola ormai largamente questi ambienti militari. Questo Addetto aeronautico mi riferisce peraltro che qualche accenno che gli è stato fatto è stato accompagnato da estrema significativa riserva.

Conte Csaky come Presidente del Consiglio non mi hanno più fatto parola dell'argomento: rilevo tuttavia stessa riserva questi ambienti Ministero Esteri medesimo riguardo e anche circa successive manifestazioni italo-romene.

225

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 2840/1343 Parigi, 27 aprile 1940 (2). Mio telegramma 285 ( 3). Cominciano a notarsi gli effetti - da me accennati nel telegramma in

riferimento -delle dichiarazioni fatte da Pau! Reynaud circa i rapporti francoitaliani. Allego a tale proposito copia di una lettera direttami dalla nota Unione Popolare Italiana.

ALLEGATO

IL SEGRETARIO GENERALE DELL'UNIONE POPOLARE ITALIANA IN FRANCIA, COCCHI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA

L. s. N. Parigi, 25 aprile 1940.

La preghiamo di trasmettere al Governo del nostro Paese i sensi e l'espressione dei nostri 40.000 aderenti, e, crediamo, dell'intera massa degli emigrati italiani in F'rancia, i quali fanno unanimamente voti perchè il Governo italiano, a salvaguardia della pace e dell'interesse dell'Italia, accetti l'offerta del Governo francese di entrare in trattative amichevoli per risolvere adeguatamente i problemi pendenti tra i due Paesi.

Il nostro più ardente desiderio è che l'Italia si stacchi dalla Germania hitleriana, destinata a perdita certa, e si avvicini ai grandi Paesi democratici.

(l) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. III, D. 713. (2) -Manca l'indicazione della data d'arrivo. (3) -Vedi D. 206.
226

IL CONSOLE GENERALE A BEIRUT, SBRANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. RISERVATO PER CORRIERE AEREO 2063/589. Beirut, 27 aprile 1940 (per. giorno Io maggio).

Dall'inizio della J;:!uerra, le Autorità mandatarie, in Siria come nel Libano, hanno fatto di tutto per accaparrarsi l'animo dei musulmani e per provocare da loro manifestazioni di fedeltà e di solidarietà.

Non si è badato ai mezzi e persino le Autorità massime come l'Alto Commissario e il gen. Weygand, hanno fatto ai musulmani una corte infaticabile, talvolta persino umiliandosi davanti a loro. Una prova se ne è avuta in questi giorni in occasione della festa della nascita del Profeta, quando il sig. Pua.ux e il gen. Weygand non hanno esitato a recarsi personalmente alla grande Moschea 'di Beirut per offrire i loro voti al Gran Mufti del Libano e ai notabili islamici.

Vi è tuttavia da chiedersi se le manifestazioni ottenute con tanta arte dai

rappresentanti della popolazione musulmana corrispondono in realtà ai senti

menti di Questa stessa popolazione.

c·è da dubitarne assai quando si osserva che, ad esempio, proprio per la festa della nascita del Profeta gli sforzi del Gran Muftì per dar solennità al ricevimento ufficiale delle Autorità francesi sono riusciti vani, il Comitato per il 1·icev1mento nominato dal Muftì, si è assentato al complet0, al momento buono, così il Muftì si è veduto costretto ad improvvisare un altro Comitato composto di funzionari governativi e presieduto dal sig. Tabarra, capo della polizia libanese! La cerimonia è stata boicottata. II pubblico era composto per la massima parte di funzionari ed impiegati, da molti disoccupati e da qualche giornalista che aveva consentito ad intervenire al ricevimento dopo aver avuto qualche sollecitazione grata... in danaro!

Questo sta a dimostrare che l'unanimità islamica non si è fatta ancora in favore della Potenza mandataria, checchè si voglia naturalmente asserin~ in contrario. La verità è che nessuno sforzo di propaganda è riuscito ancora a scuotere i dubbi della popolazione musulmana, come di quella cristiana, sulla facilità della impresa in cui gli alleati si sono cacciati e sull'esito finale del conflitto.

L'opinione pubblica, specialmente musulmana, ha consentito in massima agli indirizzi di adesione e di fedeltà nella sola speranza che dopo la guerra i diritti dei musulmani saranno riconosciuti e il problema della indipendenza del paese risolto a fondo. È quindi uno schietto e non nascosto senso di egoismo che ha prodotto quelle manifestazioni di consenso alla politica francese che le autorità francesi vantano oggi come un successo del Mandato. Ma l'Islam anche qui diffida e vigila e aderisce a denti stretti e con infinite riserve mentali.

È da notare che durante tutti questi mesi la popolazione musulmana ha sentito crescere anche nel Libano le sue segrete simpatie per la Germania. Queste simpatie sono provocate dagli innegabili successi tedeschi che nessuna propaganda alleata può riuscire a nascondere. I musulmani amano le prove di forza e di energia e si polarizzano istintivamente verso i vincitori. Nessuna leva è più adatta a far rivolgere le loro attenzioni e i loro interessi verso dove -essi credono -s'incammina la vittoria.

D'altra parte è anche da considerare che tutta quanta l'amministrazione francese di questo agitato periodo si è risolta in uno sconvolgimento delle basi in cui la convivenza franco-islamica Hbanese si era più o meno agevolmente adattata. Nei commerci specialmente queste basi sono state scompigliate. Tutti quelli che lavoravano con la Germania si erano abituati, ad esempio, ad avere larghi crediti, merci ottime, aiuti finanziari di ogni genere, facilitazioni impensate. Il convoglimento delle relazioni e degli scambi verso la Francia sta producendo enormi disastri. Non più crediti perchè la Potenza mandataria vuol esser pagata subito a contanti, non più rifornimenti adatti al paese perchè dalla Francia giungono dichiarazioni di impossibilità di aderire ai desiderata dei commercianti i quali devono spesso contentarsi di fondi di magazzino; non più libertà di scambi.

Tutto ciò provoca un malessere che va aumentando. Ma il malessere non è solo economico, è anzi più che altro politico. Solo una decisa piega delle sorti alleate verso qualche successo concreto potrebbe provocare nell'animo islamico qualche prova di entusiasmo più o meno sincero da parte di quella popolazione più ligia agli interessi francesi, più legata alle prebende distribuite dalla Potenza mandataria. Ma un'altra e maggior parte della popolazione ha ormai la persuasione che i tedeschi vinceranno e che non le convenga dimostrare alla Francia una fedeltà che domani potrebbe esserle pericolosa!

227

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA

L. PERSONALE RISERVATA 1/2697. Roma, 27 aprile 1940. Tramite l'Ambasciata di Francia il sig. Paul Reynaud ha fatto pervenire al Duce una lettera in data 22 aprile (1). Il Duce ha risposto ,al sig. Reynaud con la lettera in data 26 corrente (2), che ti trasmetto in copia, insieme con la lettera del Presidente del Consiglio francese, per la tua personale conoscenza e documentazione. Da questo scambio di lettere rileverai come non convenga nelle attuali

condizioni incoraggiare le tendenze cosidette italofile di questi ambienti. Mi richiamo anche del resto, a quanto hai riferito con tuo recente rapporto

n. 1330 (3).

l89

(l) -Vedi D. 166. (2) -Vedi D. 219. (3) -Vedi D. 201.
228

IL CONSOLE GENERALE A BERLINO, RENZETTI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, ZAMBONI

APPUNTO S. N. (1). Berlino, 27 aprile 1940.

Goring mi ha invitato oggi a colazione a Karinhalle.

Ho trovato il Maresciallo intento ad osservare i lavori che colà vengono

compiuti per adornare, ampliare la enorme costruzione, per dotarla di facciate

monumentali, di fontane artistiche ecc.

La reggia si arricchisce continuamente di opere d'arte: di quadri, di statue,

di arazzi e di oggetti vari. Non mancano le collezioni di libri, una delle quali

è stata lasciata a Goring dall'industriale renano Otto Wolff morto recentemente.

Il Maresciallo, al quale ho consigliato di far compilare un catalogo, si òccupa

personalmente di ordinare e di sorvegliare i lavori ai quali sono adibiti molti

operai tra cui quattro marmisti italiani (poco prima del mio arrivo a Karinhalle

egli aveva provato i suoi nuovi motoscafi nel lago che la circonda).

Goring con il quale ho trascorso oltre quattro ore (alla colazione hanno

partecipato solo la signora ed una sua amica), mi è apparso di ottimo umore,

tranquillo e assolutamente persuaso di una rapida vittoria. Io vi confesso, mi

ha detto, sono stato dapprima contrario alla guerra e allo spargimento di sangue

che essa comporta: poi mi sono ricreduto e oggi posso assicurarvi, anzi giurarvi,

da uomo, da ufficiale, che noi vinceremo e vinceremo presto. Mi ha poi descritto,

nella sua camera di lavoro, ove erano spiegate le carte della Norvegia e della

Danimarca, i movimenti delle truppe tedesche composte di divisioni di fanteria,

divisioni che attualmente vengono rafforzate da truppe alpine. La fanteria tede

sca si sarebbe condotta benissimo (divisioni 193 e 164) mentre gli inglesi ed

i norvegesi hanno dimostrato e dimostrano poca capacità di resistenza e si

battono senza persuasione. Se tutti gli inglesi sono come quelli che abbiamo

trovato in Norvegia, non ci vorrà molta fatica per batterli, ha osservato Goring.

Continuando, il Maresciallo mi ha dichiarato di aver destinato all'impresa norvegese un numero limitato di apparecchi, un decimo circa di quelli di cui dispone la Germania. Malgrado ciò gli inglesi non hanno potuto opporsi efficacemente alla nostra azione. I rifornimenti via mare avvengono ora senza difficoltà: in cinque o sei ore i nostri piroscafi giungono alla costa norvegese. Si è iniziata anche la navigazione costiera nella parte meridionale della Norvegia, navigazione che si estenderà non appena conquistata interamente la zona di Bergen e di Trondheim. Tale conquista non si farà attendere a lungo.

A Narvik i nostri reparti si sono sistemati convenientemente e sono in grado di opporsi ai tentativi di sbarco inglesi. I bombardamenti delle navi non arrecano loro danni e i rifornimenti sono compiuti per ora a mezzo di aeroplani da trasporto (i vecchi Junker 52). Un treno completo di materiale vario è stato inviato a dette truppe dalla Croce Rossa svedese.

Goring non ritiene che gli inglesi continueranno la loro azione in Norvegia, la quale diventa sempre più ardua e più difficile a causa della vigilanza tedesca.

Noi ci rafforziamo sempre meglio, ha proseguito Goring e tra breve avremo nuove bas1 aeree, non già sulla costa ma nell'interno. D'altra parte anche la difesa antiaerea è in via di organizzazione e sulla costa e nei vari centri importanti. Se gli inglesi vorranno tentare di estendere la loro azione, tanto peggio per essi!

Il consumo di benzina, ha detto Goring, è stato forte ma non eccessivo: gli inglesi del resto non si trovano neppure essi in condizioni eccezionalmente floride in tale campo. Tale consumo diventa minore di giorno in giorno e noi abbiamo riserve considerevoli a nostra disposizione. Il Maresciallo ha parlato di 160-170.000 tonnellate di consumo medio mensile; nella campagna polacca il consumo sarebbe stato di 85.000 tonn. mensili.

Nel mare del Nord agirebbe una divisione di navi francesi. Gli inglesi avrebbero realmente subito delle forti perdite di navi, che non vogliono confessare. Una legge sarebbe stata promulgata recentemente in Inghiltrra che commina la pena di morte, a coloro che forniscono notizie sugli affondamenti di bastimenti da carico o di navi da guerra.

La perdita dell'incrociatore Blilcher sarebbe dovuta secondo Goring, alla temerarietà del suo comandante il quale senza ragione ha portato la nave a 800 metri dalle batterie norvegesi. A bordo vi erano dei generali e degli ammiragli tedeschi, che però hanno potuto salvarsi.

Un buon colpo dell'aviazione è stato quello compiuto sul trasporto che aveva a bordo artiglierie e carri armati inglesi: l'e truppe sbarcate si sono trovate così in una situazione critica.

All'inizio del conflitto, ha osservato Goring, noi abbiamo commesso un grave errore: quello di avere risparmiato le navi da guerra inglesi nella speranza che Francia ed Inghilterra non entrassero in guerra. Un nostro sottomarino è stato per due giorni a c'inquecento metri da Dunkerque. Io mi auguro, egli ha soggiunto, che l'Italia, qualora dovesse entrare in guerra, non commetta lo stesso errore. Noi stiamo ora cercando di sapere dove le due nuove grandi unità inglesi compiranno i loro viaggi di prova per poterle bombardare. Chissà però se riusciremo ad avere le notizie in tempo?

Riassumo il resto della conversazione :

a) Goring è orgoglioso delle azioni compiute dai suoi piloti e ritiene per fermo che sarà l'aviazione a intferire il colpo decisivo al nemico, sia in mare che in terra. È convinto della superiorità tedesca: la Germania possederebbe un numero di apparecchi da bombardamento tre volte superiore a quello degli degli avversari e l'America non produce che trecento aeroplani mensili, parte dei quali però resta colà.

I caccia inglesi sarebbero molto buoni.

Hitler si sarebbe persuaso della inutilità delle grandi navi da guerra e non ne farebbe costruire altre dopo il Bismarck ed il Tirpitz che sarebbero pronte alla fine del corrente anno. La nave grande costa enormemente ed è facile preda dei sottomarini e degli aeroplani. Il suo comandante poi è talmente preoccupato della gravissima responsabilità di perdere la nave che costa dei miliardi, da non agire più con il sangue freddo necessario. Inoltre le battaglie di navi non avrebbero per la Germania che importanza relativa, ora che l'arma aerea si è così sviluppata.

b) Il Maresciallo ritiene che il colpo decisivo agli alleati debba darsi in Francia: solo allora l'Inghilterra cederà. Io ho tentato più di una volta di ìndurlo a considerare la possibilità di una forte azione contro l'Inghilterra, azione che poi potrebbe indurre la Francia ad accettare di discutere eventuali proposte di pace, ma egli è rimasto fermo nella propria idea. Non so però, e ciò tenterò di saperlo nei prossimi giorni, se la opinione che egli ha espresso, sia la sua o sia quella di Hitler o se invece egli abbia insistito in essa perchè ritiene o voglia far ritenere necessario il concorso italiano nella azione contro la linea Maginot. A parere di Goring l'Italia dovrebbe attaccare la Francia non già sulle Alpi, ma sull'alto Reno al disopra di Basilea, dove la linea francese non sarebbe, sempre secondo lui, così fortificata come più a nord.

c) Gorirìg è del parere che l'azione contro il fronte occidentale debba compiersi al più presto. È l'ebrezza che hanno dato il successo in Polonia e quello in Norvegia che sospinge Goring a pensare così o è invece il timore delle conseguenze di una lunga guerra, o è infine la persuasione che l'azione aerea contro l'Inghilterra non possa dare risultati decisivi? Sono tutti questi dei punti da chiarire. È anche da chiarire se Goring non abbia detto e non dica quanto ho riferito più sopra allo scopo di tentare di indurre l'Italia ad affrettarsi a prendere una decisione.

d) Il milione di uomini da consumare sulla linea Maginot (sono io che ho fatto tale cifra), non ha impressionato Goring, il quale mi ha risposto che la Germania conta 85 milioni di abitanti e può sopportare anche tali perdite. Egli ritiene che l'azione riesca e che quindi i risultati compenseranno le perdite. Una volta occupata l'Olanda e la costa settentrionale francese, l'Inghilterra, ha detto, sarebbe costretta a cedere. Si potrebbe del resto tentare prima di ottenere che l'Irlanda si alleasse alla Germania.

e) Goring è del parere che l'Italia dovrebbe partecipare alla azione anche

se non fosse completamente preparata. In Africa egli ha detto, non si risolve

certo la guerra e la eventuale perdita temporanea di una colonia non costitui

rebbe gran cosa di fronte alla vittoria sul fronte occidentale. Goring non mi

è sembrato molto orientato sulla preparazione economica, militare ed industriale

italiana ed io essendo privo di istruzioni, non ho ritenuto opportuno fornirgH

dei dati.

f) Secondo Goring l'Italia all'inizio del conflitto dovrebbe occupare imme

diatamente la Grecia e sbarrare l'Adriatico per togliere alla Jugoslavia ogni

velleità di entrare in guerra a fianco degli alleati. La Turchia non si muove

rebbe per tema della Russia che starebbe concentrando delle truppe ai propri

confini meridionali, la Bulgaria è strettamente legata alla Germania. L'Ungheria

su cui l'Italia potrà far valere la propria influenza non creerebbe dei fastidi e

la Romenia potrebbe continuare a fornire le materie prime alla Germania e

all'Italia.

In Ungheria, a detta di Goring, esisterebbero vasti campi petroliferi in

mano però di capitalisti americani che ne impediscono lo sfruttamento. Tali

campi sono in prossimità di quelli esistenti in Jugoslavia ed attualmente in

mano tedesca.

Perchè l'Italia non cerca di sfruttarli?

g) Goring non nutre alcuna preoccupazione circa il contegno della Russia i rifornimenti dalla quale, giungerebbero regolarmente. Egli spera che si addivenga ad una intesa italo-russa, e ritiene che quella Nazione non rappresenti alcun pericolo serio nè per la Germania, nè per l'Italia.

h) La Svezia non verrà toccata. L'esercito svedese è buono e combatterebbe sia contro gli inglesi che contro i tedeschi. L'esercito olandese invece non vale nulla e sarebbe superato in qualità negative, solo da quello norvegese. I belgi si batterebbero contro i tedeschi ma non già contro i !francesi.

i) Goring ha detto che sarebbe un bel colpo se si potessero occupare le isole dello Shetland. Le basi aviatorie che vi sono hanno però poca estensione Tali isole però, a vittoria avvenuta, dovrebbero restare in mano tedesca.

l) Goring sostiene che l'Italia e la Germania non debbono preoccuparsi degli Stati Uniti, i quali non entreranno certo in guerra per !fare piacere all'Inghilterra.

m) Le divisioni ammassate sul fronte occidentale ammonterebbero a duecento, centocinquanta delle quali sarebbero ottime. Nel 1914, egli ha fatto notare, la Germania è entrata in guerra con cinquattotto divisioni.

n) I generali tedeschi non avevano molto desiderio di !fare la guerra ed essi hanno dichiarato ad Hitler molto meno di quanto effettivamente l'esercito possedeva. Attualmente è Hitler che si occupa personalmente di tutto quanto ha tratto all'esercito, alla composizione dei corpi d'armata, delle divisioni ecc.

o) Le perdite tedesche in Norvegia sarebbero relativamente lievi.

Ho avuto l'impressione che l'offensiva sul fronte occidentale non avverrà nel mese di maggio. Goring mi ha detto, a questo proposito, che certo il Duce sarebbe informato in tempo, almeno due settimane prima dell'inizio, dell'offensiva stessa (1).

(l) Il presente documento è stato trasmesso a Palazzo Chigi con Telespr. segreto 4190/1230del 30 aprile 1940 da Berlino, firmato Zamboni, non pubblicato.

229

IL MINISTRO DEGLI ESTERI. CIANO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, ZAMBONI

T. 10238/230 P. R. Roma, 28 aprile 1940, ore 10,50.

Vostri 365 et 1145 (2). Si sono già date telegrafiche istruzioni al gen. FautiUi perchè non (dico non) faccia al.cuna offerta anche parziale di pagamenti in divisa.

In pari tempo sono stati invitati i vari Ministeri ad astenersi in avvenire da atteggiamenti analoghi che possono compromettere intero nostro sistema pagamento con Germania.

230

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A TOKIO, P. CORTESE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 248. Tokio, 28 aprile 1940, ore 6 (per. giorno 29, ore 2).

Unico fra questi giornali Nichi Nichi pubblicava 23 corrente che Inghilterra aveva proposto a Giappone accordo commerciale e confermava notizia due giorni dopo come segnalato da telegramma Stefani 25 corrente.

17 -Documenti diplomatici • Serie IX · Vol. IV.

A mia richiesta questo corrispondente Agenzia Stefani domandava nella Conferenza-stampa 2 corrente se notizia esatta. Portavoce Ministero Esteri rispondeva di credere che non vi fossero in corso negoziati del genere.

Da Direttore Generale Ufficio Commerciale a questo Ministero Esteri ho appreso stamane che effettivamente Governo inglese ha proposto concludere accordo commerciale ma che Governo giapponese non si è pronunciato ancora. Proposta inglese abbraccierebbe molto e sua finalità sarebbe trasparente antitedesca. Mio interlocutore sembrava escludere che il Governo giapponese potesse prestarsi giuoco britannico.

(l) -Il presente documento reca il visto di Mussolini. (2) -Vedi DD. 158 e 164.
231

L'INCARlCATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 165. Mosca, 28 aprile 1940, ore 23 (per. giorno 219, ore 2,30). Giornale Trud pubblica lungo articolo firma Zaporoztsev intitolato «Posizioni Italia nel Mediterraneo~. Dopo citato lunghi brani recenti articoli Telegrafo Popolitalia Giornale ItaLia autore osserva che detti articoli rivelano Italia preparasi mutare posizione non belligeranza per rafforzare sue posizioni Mediterraneo. Politica estera italiana dal momento avvento potere Mussolini mirato conquista predominio Mediterraneo. Con occupazione Abissinia Albania tale programma è stato parzialmente attuato ma aspirazioni italiane sono più vaste mirando trasformare Mediterraneo in mare italiano. Critico navale Bywater sc.ritto essere semplice, data superiorità anglo-francese, bloccare Italia ·Chiudendo Suez Gibilterra, autore osserva cose non sono così semplici come afferma Bywater. È indubbio che squadre anglo-francesi sono superiori, tuttavia delle forze navali aeree italiane non si può non tener conto essendo assai leggero menomare potenziale militare italiano nel Mediterraneo. Chiusura Gibilterra avrebbe effetti economici senza danneggiare posizione strategica Italia che sua volta potrebbe tagliare comunicazioni anglo-francesi. Dopo aver dettagliatamente paragonato forze navali aeree italiane e anglo-francesi nonchè esaminato reciproche posizioni strategiche economiche, articolo osserva che partecipazione guerra significa enorme rischio tanto p~r Italia quanto per anglo-francesi. Rirerendosi recenti dichiarazioni Reynaud circa desiderio Francia regolare amichevolmente con Italia questioni Mediterraneo, articolo osserva che Reynaud ripete così numerosi infruttuosi tentativi fatti durante ultimi anni Roma insistendo sempre cessione Tunisia Corsica Nizza Savoia. Avendo esposto queste rivendicazioni due anni fa quando non poteva appoggarle manu armata Roma difficilmente rinunzieravvi oggi. Posizione Londra verso Italia è molto più riservata come dimostra la recente dichiarazione di Churchill che l'Inghilterra è vigilante anche nel Mediterraneo. Quindi ambedue parti manovrano talvolta minacciandosi a vicenda talvolta tentando trovare compromesso. Articolo conclude: tutto ciò dimostra che l'Italia non ha ancora deciso rinunziare alla sua posizione di non belligeranza e non ritenere momento presente adatto per tale decisione. Probabilmente trattasi solito metodo politica estera italiana che in comune linguaggio chiamasi ricatto.

Conoscendo perfettamente difficoltà alleati particolarmente della Francia Italia intende portare ad estremo sua pressione scopo ottenere ricco beneficio.

232

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, AL SOMMO PONTEFICE, PIO XII

L. PERSONALE S. N. Roma, 28 aprile 1940.

Vogliate, anzitutto, accogliere il mio profondo ringraziamento per la lettera che Vi siete degnato indirizzarmi (l) e per le espressioni a mio riguardo in essa contenute.

Il riconoscimento Vostro, Beatissimo Padre, del fatto che io ho tentato tutte le vie per evitare una conflagrazione europea, mi è causa di legittima soddisfazione. È mia convinzione che senza l'assurda pretesa franco-inglese di esigere il ritiro ai punti di partenza degli eserciti germanici già in marcia, la conferenza da me prospettata avrebbe potuto convocarsi per affrontare e risolvere non il solo problema polacco, ma gli altri che attendono di essere risolti.

Comprendo, Beatissimo Padre, il Vostro desiderio che sia dato all'Italia di evitare la guerra. Questo è accaduto fino ad oggi, ma non potrei in alcun modo garantire che ciò possa durare sino alla fine. Bisogna tener conto anche della volontà e degli intendimenti dei terzi. La Storia della Chiesa e Voi me lo insegnate, Beatissimo Padre, non ha mai accettato la formula della pace per la pace, della pace «ad ogni costo » della c pace senza giustizia » di una «pace » cioè che in date circostanze potrebbe compromettere irreparabilmente per il presente e per il futuro le sorti del popolo italiano.

Desidero aggiungere che è nell'ambito della vigente alleanza italo-germanica, che è stato possibile per l'Italia di adottare l'atteggiamento di non belligeranza.

Di una cosa sola desidero assicurarVi, o Beatissimo Padre, e cioè che se domani l'Italia dovrà scendere in campo, ciò vorrà dire in maniera di solare evidenza per tutti che onore, interessi, avvenire imporranno in maniera assoluta di farlo (2).

Mi è consolante pensare che Dio vorrà proteggere e nell'una e nell'altra

eventualità, gli sforzi di un popolo credente quale l'Italiano.

233

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI

T. SEGRETO PER CORRIERE 10386 P. R. Roma, 29 aprile 1940, ore 9,15.

Vostro 046 (3). Ho di nuovo interessato il Ministero Guerra per la fornitura di artiglierie alla Romania. Purtroppo mi viene confermato la pratica impossibilità di una sollecita fornitura di artiglieria contraerea dato che produzione ditte Ansal:do e Breda sarà

completamente impegnata per lungo tempo dagli allestimenti per nostra amministrazione, che d'altra parte non si può consentire alcuna cessione per agevolare esecuzione commesse.

(l) Vedi D. 189.

(2) Vedi L'opera di pace della Santa Sede e !'Italia, cit., p. 13.

(3) Non pubblicato.

234

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, ZAMBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. URGENTE PER TELESCRIVENTE 401. Berlino, 29 apribe 1940, ore 14.

Telegramma di V. E. n. 10166 ventisette corr. (l).

Questo Ministero degli Esteri mi dichiara di non essere stato al corrente

della proposta ungherese e di averla conosciuta attraverso una comunicazione

di Gafencu al Ministro di Germania a Bucarest.

Il giorno precedente alla proposta il Ministro Martius aveva avuto a Buda

pest un colloquio con il collega ungherese ammiraglio Dietrichstein, il quale

non aveva in alcun modo accennato ad esso. Atteggiamento del Governo tedesco

di fronte a tale proposta non è ancora definito, perchè non sono state ancora

interpellate le amministrazioni competenti, ma Woermann è d'avviso, e di tale

avviso sono anche gli altri funzionari del Ministero degli Affari Esteri, che la

proposta sia lasciata silenziosamente cadere.

Woermann ha poi aggiunto che di fronte rifiuto romeno naturalmente la

proposta non può avere alcun séguito.

235

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 110. Budapest, 29 apriLe 1940, ore 19,28 (per. o1·e 21,35). Mio telegramma n. 104 (2). Note romena 25 corr. e jugoslava 26 corr. di cui invio copia per corriere rigettano proposte ungheresi con motivi pressochè analoghi; fondandosi sostanza sul contrasto fra proposte ungheresi con principi sanciti accordi Belgrado 15 corrente, e con diritti sovranità rivieraschi. Sola nota jugoslava soggiunge in termini generici doveri neutrali e Vice Ministro degli Affari Esteri mi ha detto che Ungheria replicherà note anzidette pur ritenendo per ora sviluppo questione arrestato da rifiuto romeno jugoslavo. Mi ha lasciato però capire che questione stessa potrebbe forse essere ripresa dalla Germania, di cui ignorasi tuttavia intenzioni, poichè, come mi ha assicurato proposte ungheresi, contrariamente prassi seguita per altre, sarebbero state consegnate tramite Legazione ungherese a Berlino soltanto 27 corrente.

Mi ha aggiunto che era stato fatto passo presso [di lui da] questo Ministro Francia, per far presente proposte ungheresi contrastavano ad avviso Governo

francese sia con statuto Danubio e con sovranità rivierischi, che con doveri neutralità di essi. Ministro di Francia non aveva per altro insistito, avuto conoscenza del rifiuto romeno e jugoslavo.

(l) -Non pubblicato: contiene la trasmissione dei TT. da Sofia 136 e da Bucarest 138, vedi DD. 195 e 197. (2) -Non pubblicato.
236

L'AMBASCIATORE A MADRID, GAMBARA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 138. Madrid, 29 aprile 1940, ore 23 (per. giorno 30, ore 5,40).

Vostro 127 (1). Questo Governo accetta che tutto il movimento merci venga regolato in un

unico dearing e accetta anche richiesta riduzione 15 % clearing purchè percentuale destinata fornitura militare venga elevata al 25 %. Pertanto clearing unico si compone come segue:

«Esportazione spagnola: 370 milioni di cui 251 milioni e 600.000 lire destinate compensazioni di tutte le esportazioni commerciali per uguale ammontare; 92 mlioni e 500.000 lire (25 % suaccennato) destinati compensazione not2. fornitura militare; 25 milioni e 900.000 (7 %) destinati regolamento arretrati commerciali.

Eventuali forniture militari eccedenti la somma prevista (92 milioni) saranno compensate con merci spagnole da fissarsi volta per volta. Su queste basi si stanno compilando testi che invierò al più presto.

237

IL MINISTRO A BERNA, TAMARO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. CONFIDENZIALE PER CORRIERE 22. Berna, 29 aprile 1940

(per. giorno 3 maggio).

Confermo quanto è riferito nel telegramma n. 9096 PR. del 16 aprile (2). Anche a me il Ministro de las Barcenas ha narrato ieri che l'ex Re Alfonso ha creduto fermamente e crede nella vittoria degli Alleati, non solo, ma che presta orecchio alle lusinghe di Parigi e di Londra, che gli promettono, a suo favore, la restaurazione della Monarchia, con carattere costituzionale liberale, Già l'affare della Finlandia, ma più la conquista della Norvegia e l'infelice reazione dell'Inghilterra avrebbero scosso la fiducia dell'ex Re, senza ancora convincerlo ad altro, che ad avere maggior prudenza.

Il Ministro de las Barcenas mi ha narrato altresì che l'ex Regina di Spagna fa propaganda attivissima a favore dell'Inghilterra. E mi ha detto di aver constatato che giovani falangisti di tendenza monarchiche, venuti a Roma e avendo fatto visita all'ex Regina, e in genere alle persone di quella Corte, sono stati convertiti a idee antigermaniche e anglofile. Del che, male impressionato, il de las Barcenas avrebbe riferito al Caudillo e al suo Governo.

(l) -Vedi D. 156. (2) -Non pubblicato.
238

IL MINISTRO A BERNA, TAMARO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. CONFIDENZIALE PER CORRIERE 23. Berna, 29 aprile 1940 (per. giorno 3 maggio).

Il Ministro di Spagna de las Barcenas, che è stato a Londra, ha parlato con Butler: mi ha narrato di averlo trovato molto preoccupato della pelitica italiana. Butler gli avrebbe detto di essere sicuro che, se anche non interverrà nella guerra, l'Italia darà tutte le noie possibili agli alleati («elle fera tout ce qui lui sera possible pour nous embéter ») e appunto di questo era molto preoccupato. Avendo egli accennato all'opinione pubblica italiana contraria alla guerra, de la Barcenas gli avrebbe risposto di essersi convinto nel suo recente soggiorno a Roma che ogni decisione dipendeva dal Duce e che tutto il popolo italiano l'avrebbe sempre seguito: Butler avrebbe dichiarato di essere della

stessa opinione.

239

IL MINISTRO A BERNA, TAMARO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO PER CORRIERE 24. Berna, 29 avrile 1940 (per. giorno 3 maggio).

Il Ministro de las Barcenas, che a Madrid ha avuto un lungo colloquio col Caudillo, mi ha detto che l'eventualità d'un intervento italiano nella guerra preoccupa il governo spagnolo perchè teme che gli anglo-francesi n<! approfittino per occupare le Baleari e che la Francia s'impossessi di Tangerl e invada la zona ferriera di Melilla.

240

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 3. Helsinki, 29 aprile 1940 (per. giorno 8 maggio).

Mio telegramma per corriere n. 02 del 22 corrente (1).

Quanto più Golfo di Botnia, in ragione degli avvenimenti attorno a Narvik diventa oggetto attenzione generale, come unica via di deflusso noti minerali di Kiruna verso Germania, tanto :oiù aumenta qui nervosismo per quanto riguarda tranquillità del possesso da parte finlandese di quelle isole Aland che militarmente possono indubbiamente essere considerate chiave d'accesso del predetto Golfo.

Sono abbastanza di pubblico dominio due voci: prima che attribuirrebbe

-come ho già riferito -alla Germania piani già pronti e di prossima attua

zione per assicurarsi possesso di quell'arcipelago; seconda, più recente, che rive

lerebbe trattative sovietico-finlandesi dirette negoziare scambio secondo ::di Fin

landia cederebbe predette isole o almeno parte di esse alla Russia per riottenere

possesso di parte dell'Istmo careliano con Viipuri e retroterra la cui perdita l1a tanto compromesso sistema economico locale.

Entrambe voci non trovano finora alcuna conferma se non nelle misure prese da queste autorità militari per rinforzare difesa dell'arcipelago. È infatti ormai accertato che guarnigione delle isole è stata portata a circa quattromila uomini, che cannoni grosso calibro sgombrati dal territorio ceduto di Rango vengono trasvortati colà e che inoltre è fatto affi.uire un certo numero operai destinati indubbiamente a lavori fortificazione. Ma per spiegare tutte queste misure precauzione costituenti del resto inizio di quel programma di difesa già previsto fin dall'estate scorsa, non occorre ricorrere all'ipotesi della difesa da imminente attacco tedesco e meno ancora a quella di trattative per cessione ai Soviet nel qual caso è evidente anzi che ogni idea di fortificazione verrebbe abbandonata.

Questo mio collega tedesco con cui ho avuto occasione parlare dell'argomento ha cominciato col dirmi aver egli ottenuto da Berlino, su istanza finlandese, autorizzazione a smentire formalmente e definitivament~ ogni versione su intenzioni germaniche dirette verso le Aland.

Ritengo ovvio che se situazione tedesca in Norvegia dovesse diventar critica al punto da compromettere noti trasporti di minerali anche smentita berlinese potrebbe forse perdere suo valore: ma la situazione per ora non lascia prevedere ciò quindi la smentita di Berlino non può -secondo me -ed almeno per il momento essere messa in dubbio.

Quando poi a trattative con Mosca per predetta cessione mio collega tedesco non vi presta fede e ritiene che tali voci siano insieme con molte altre messe in giro da agenti propaganda inglese molto attivi in questo momento in Finlandia nell'intento imbrogliare acque.

Proponendo a ritenere anch'io piuttosto fantastica notizia tali trattative, non solo perchè mi par difficile Soviet siano disposti imbarcarsi in avventura che denunzierebbe loro mire aperto contrasto con gli intenti di Berlino, ma anche perchè ogni gesto finlandese, sia pure di acquiescenza, a qualunque modifica dell'attuale status quo urterebbe con premesse della politica prudentissima che attuale Governo finlandese appare voler seguire sinora onestamente e scrupolosamente (1).

(l) Vedi D. 161.

241

L'ADDETTO MILITARE A PARIGI, TUCCI, AL SOTTOSEGRETARIO DI STATO ALLA GUERRA, SODDU

R. 712 (2). Parigi, 29 aprile 1940.

L'armata Weygand avrebbe raggiunto in questi ultimi tempi un grado di addestramento notevole e ciò sopratutto per la personalità animatrice del comandante che a questo scopo avrebbe speso ogni sua energia.

T. -p. c. 4 da Helsinki, poichè il telegramma era partito incompleto nell'ultimo periodo per errore della copia.

Parigi 2885/1377 in data 29 aprile, firmato Guariglia, non pubblicato.

Le voci di un impiego dell'Armata Weygand in Grecia dovrebbero-secondo l'opinione dell'ambiente diplomatico greco di Parigi -ricollegarsi alla attività sospetta del fuoruscito gen. Plastiras a Parigi il quale, rappresentante degli ambienti venizelisti, avrebbe allacciato dei rapporti personali con il gen. Georges sopratutto nel momento nel quale si era parlato di un allontanamento di Gamelin dal comando supremo e di una sua sostituzione con il Georges. Quest'ultimo, che durante la guerra mondiale avrebbe fatto parte del corpo di spedizione interalleato a Salonicco, sarebbe favorevole ad un intervento franco-inglese nel settore balcanico.

Senonchè il Georges non ha mai sostituito il Gamelin ed il suo punto di

vista sarebbe rimasto senza conseguenze pratiche.

Nei giorni scorsi voci del genere sono riaffiorate e ciò in contrasto con le

recenti personali assicurazioni ricevute da S. E. l'Ambasciatore dal capo del

Governo francese, dal ministro della guerra e da altri Ministri in carica, assicu

razioni affermanti che mai gli alleati sarebbero andati alla ricerca di un teatro

operativo nei Balcani a meno di esservi costretti da terze potenze.

In conclusione in base a vari elementi raccolti dalle fonti più diverse mi

sono formato la convinzione che la Grecia rimane l'obiettivo potenziale dell'ar

mata Weygand. Nella situazione attuale la Grecia si opporrebbe a qualsiasi ten

tativo del genere. Se però la situazione balcanica fosse turbata da un intervento

tedesco od italiano è possibile che l'azione Weygand su Salonicco -in tal caso

verosimilissima -non troverebbe nel governo greco opposizione sostanziale.

(l) -Nel testo di questo documento sono state apportate le modifiche, segnalate col (2) -Copia del presente rapporto è stata trasmessa a Palazzo Chigi con Telespresso da
242

L'AMBASCIATORE A BRUSSELLE, PAULUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 52. Brusselle, 30 aprile 1940, ore 0,40 (per. ore 5). L'atteggiamento dell'Italia nel conflitto europeo interessa da vari giorni, ancora più intensamente del solito, opinione pubblica, Governo e corpo diplomatico di questo paese. In genere non si nasconde preoccupazione di vedere entrare in guerra anche l'Italia. Si ritiene difficile che uno degli avversari attuali possa riportare una vittoria schiacciante, mentre si teme che un maggiore allargamento dell'incendio europeo possa accrescere difficoltà per una pace di compromesso, la sola, secondo l'opinione di molti, che possa risolvere in modo più obiettivo e riguardo (l) i gravi problemi internazionali del nostro tempo. Si crede che un'Italia non indebolita da un'altra guerra potrebbe fare sentire più efficacemente il peso della sua potenza durante future trattative di pace. Ad ogni buon fine mi è sembrato opportuno nelle molteplici conversazioni avute, in questi giorni con diplomatici esteri, col Ministro Spaak, col Primo Ministro Pierlot, con varie personalità politiche e con S. M. il Re Leopoldo di prospettare l'intenzione di V. E. di continuare a seguire la linea di condotta chiaramente indicata nel discorso di V. E. del 16 dicembre scorso, mentre ho

chiarito le gravi difficoltà create all'Italia dagli anglo-francesi attraverso le misure del blocco alla Germania.

(l) Sic.

243

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 166. Mosca, 30 aprire 1940, ore l (per. ore 5,30).

Mio telegramma n. 164 (1). Non è stato possibile raccogliere .finora alcuna notizia circa negoziati jugoslavo-sovieticì. Delegato jugoslavo non ha voluto vedere nemmeno rappresentante dell'Intesa Balcanica. Vice Commissario Dekanosov ha dichiarato stamane a Ministro d'Ungheria che negoziati « vanno benissimo » senza voler aggiungere altro, tuttavia d'altra parte mi risulta che essi incontrerebbero qualche difficoltà.

È opinione diffusa in questi circoli che autorità sovietiche porrebbero come condizione a negoziati commerciali ristabilimento normali relazioni diplomatiche, contrariamente a quanto comunicato con telegramma per corriere, numero 9633/C (2).

Riservomi telegrafare.

244

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 167. Mosca, 30 avrile 1940, ore 1,10 (ver. ore 7).

Mio telegramma n. 148 (3).

Da informazioni sicure attinte a buona fonte risulta che alcuni giorni dopo inizio operazioni in Scandinavia Molotov ha convocato Ambasciatore di Germania e gli ha comunicato che Governo sovietico pur considerando come perfettamente giustificate operazioni militari in Norvegia considererebbe tuttavia qualsiasi azione militare contro Svezia come pregiudichevole ai suoi interessi e minacciosa per la sua sicurezza.

Ambasciatore di Germania dopo aver riferito suo Governo è stato autorizzato a dichiarare a Molotov che Germania rispetterà neutralità svedese purchè Svezia non compia alcun atto ostile o modifichi suo atteggiamento stretta neutralità verso belligeranti (4).

Dichiarazioni fatte da Ribbentrop nel suo ultimo discorso avrebbero ulteriormente tranquillizzato questo Governo.

Questo Ministro di Svezia nel confermare suddetta notizia mi ha comunicato che signora Kollontai è stata incaricata portare ufficialmente a conoscenza quanto precede al Governo svedese ed egli d'ordine del suo Governo si era recato da Molotov per esprimere ringraziamenti del Governo svedese al Ministro sovietico.

Notizia non controllata aggiunge che passo analogo sarebbe fatto da questo Governo a Parigi e Londra.

Ambasciatore di Germania che ho visto due volte in questi ultimi giorni non mi ha fatto parola di questa iniziativa sovietica nè della assicurazione data a questo Governo.

(l) -Non pubblicato. (2) -Non pubblicato: contiene la ritrasmissione del T. 79 da Belgrado, vedi D. 110. (3) -Non pubblicato.

(4) Vedi Documents on German Foreign Po!icy 1918-1945, Series D, vol. IX, cit., DD. 104 e 120.

245

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI. AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 107. Belgrado, 30 aprile 1940, ore 3,30 (per. ore 11,30). In assenza Ministro degli Affari Esteri a causa della Pasqua Ortodossa, ho oggi potuto parlare con Ministro Aggiunto che ho pregato di riferire a C'incarMarkovié ed ho a mia volta protestato per fogli fatti circolare e Lubiana. Sm'ilianié mi ha affermato che Governo jugoslavo era rimasto stupito da informazioni di Christié circa reazione nostra stampa e dimostrazioni contro Jugoslavia avvenute ieri a Firenze. Mi ha detto che infatti secondo rapporto questo Ministero Interno -che mi ha letto poi integralmente -mani.festi (di cui affermava ignorare ancora testo, che allora a mia volta gli ho letto) non, dico non, sarebbero stati fatti circolare in Lubiana. Nonostante tutte le ricerche compiute da Autorità locali, solo esemplare originale di cui sarebbe tuttora in possesso sarebbe quello rimesso al Bano da quel Consolato Generale di Germania. A questo proposito ho già invitato R. Console Generale in Lubiana a rirferirmi inviandomi altresì fogli originali di cui fosse in possesso. Ho risposto a Smilianié che spiegazione mi sembrava troppo semplice ed era ad ogni modo in contrasto con notizie in nostro possesso. In conversazione molto lunga e molto aperta (che ha naturalmente toccato vari punti in precedenti colloqui esaminati il più deHe volte proprio con lo stesso Smilianié) ho colto l'occasione per fargli presente che questa è la terza protesta che in poche settimane devo fare per pubbliche manifestazioni contro l'Italia. Gli ho ricordato i miei precisi avvertimenti circa stato d'animo che si sta fomentando in moltissime zone Jugoslavia e spesso ad opera di elementi responsabili e che continuano nonostante assicurazioni datemi di adeguati provvedimenti. Ho posto specialmente in rilievo che tutto ciò non contribuisce a quell'amicizia fra i due Paesi che è nel proposito dei due Governi. Smilianié ha opposto questa volta una più notevole resistenza lamentando nuovamente dimostrazioni varie contro Jugoslavia da parte nostra, facilmente controbattute con semplice ricordo che nessuna (sino a quella di cui nel telegramma odierno) aveva avuto carattere pubblico mentre ve ne sono già tre jugoslave. Vi è stata anche menzione da parte del Ministro Aggiunto notizie apprestamenti militari italiani al confine della Venezia Giulia e particolarmente in Albania che contribuirebbero

mantenere stato allarmante ambienti militari e popolazione. A questo proposito ho domandato se notizie in questione fossero vagliate da ambienti responsabili

o se invece propaganda a noi contraria non fosse lasciata libera sfr.uttarle per creare allarmismo, e turbare buone relazioni tra i due Paesi. Mentre d'altra parte non mancano certo nè meno ampiamente circolano voci di non minore attività militare jugoslava alle varie frontiere.

In conclusione Smilianié ha finito col convenire che nell'interesse dell'amicizia due Paesi come quello « superiore mantenimento pace nei Balcani » era necessario evitare crearsi atmosfera come quella che minaccia ora di prodursi assicurando che il Governo non avrebbe mancato intensificare disposizioni e attività in tal senso. Ha avuto acerbe parole contro propaganda Stati belligeranti preannunziandomi prossime misure contro fonti diffusione notizie in questo Paese.

Debbo insistere tuttavia su impressione che atteggiamento Smilianié per quanto costantemente abbottonato fosse questa volta -pur nell'intensa preoccupazione ~di una inconsueta resistenza e anche di una certa rigidità in relazione anche alle notizie inviate cotesta Legislazione di Jugoslavia, particolarmente su atteggiamento nostra stampa e dimostrazioni Firenze.

246

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 108. Belgrado, 30 aprile 1940, ore 3,30 (per. ore 11,40).

Mi rirferisco al mio telegramma n. 107 in data odierna (1).

Nella stessa conversazione il Ministro Aggiunto Affari Esteri mi ha categoricamente smentito voci qui pervenute di un passo francese (parallelo o susseguente analogo passo Stati balcanici) secondo la quale Francia avrebbe domandato a Jugoslavia dichiarare suo atteggiamento. in caso attacco italiano. Del pari Smilianié ha mostrato netto scetticismo circa riaffi.orare del «fronte di Salonicco » da parte alleati. A questo proposito ha aggiunto che «precise affermazioni Grecia a Jugoslavia» prevedono in tal caso resistenza con le armi cui parteciperebbe Jugoslavia.

Concetto centrale ancora una volta riaffermato da Ministro aggiunto è politica stretta neutralità Jugoslavia e dirfesa contro integrità territoriale da qualunque parte provenga attacco.

247

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO. ZAMBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 406. BerLino, 30 avrile 1940, ore 14.

Con riferimento a pubblicazioni stampa estera, Wilhehnstrasse mi dichiara non è completamente esatto che Russia abbia fatto passo a Berlino per mantenimento neutralità Svezia, ma che questo Ambasciatore dell'U.R.S.S. ha espresso «speranza» che Svezia rimanga fuori del presente conflitto. Alla Wilhelmstrasse si tende a diminuire portata di questa dichiarazione dell'Ambasciatore dell'U.R.S.S., facendo rilevare che anche Germania ha stessa speranza (2).

(l) -Vedi D. 245. (2) -Vedi D. 244.
248

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, ZAMBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 407. Berlino, 30 aprile 1940, ore 14,15.

Mi riferisco al telegramma di V. E. per corriere n. 8214 del 9 corrente (1).

Questo Ministero degli Affari Esteri mi informa che Molotov ha dichiarato

aH'Ambasciatore di Germania a Mosca non essere dovuta a Russia la ripresa

trattative commerciali con Inghilterra (2). Ho avuto impressione, dal modo con

cui è stato detto quanto sopra, che questo Ministero degli Affari Esteri non trovi

completamente convincente dichiarazione russa.

249

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A BANGKOK, CROLLA

T. 10536/54 P. R. Roma, 30 aprile 1940, ore 19,20.

Vostri 21 e seguenti (3). Ringraziate a mio nome codesto Ministro Esteri per cortese comunicazione ed assicurazioni dateVi.

250

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 169. Mosca, 30 aprile 1940, ore 21,08 (per. ore 23,50). Mio telegramma chiaro 168 (4).

Stamane stampa pubblica manifesto Comintern in occasione primo maggio.

Occorre rilevare subito tono molto moderato questa edizione 1940 in paragone

passati manifesti; non una parola circa rivoluzione mondiale, nessun accenno

a fascismo.

Documento è soprattutto appello lavoratori per ristabilire pace e a tempo

stesso violenti attacchi contro guerrafondai e capi sociali democratici anglo

francesi.

Notevole accenno favorevole alla Germania specialmente per operazioni

Scadinavia e contro il progetto anglo-francese circa riordinamento federativo

Europa dopo la l'(uerra.

Italia menzionata soltanto per annunzio prossimo intervento guerra. Parte dedicata sulle classi contiene solita fraseologia comunista. Trasmetto testo tradotto per corriere.

(l) -Non pubblicato: contiene la ritrasmissione del T. p. c. 26 da Londra, vedi D .D.l., Serie IX, vol. III, D. 684. (2) -Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. IX, cit., DD. 156 e 174. (3) -Vedi DD. 77, 89 e 175. (4) -Non pubblicato.
251

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 170. Mosca, 30 aprile 1940, ore 21,05 (per. giorno lo maggio, ore 8). Seguito telegramma n. 167 (1). Questa Ambasciata Germania mi ha dato oggi sua versione circa questione neutralità svedese: Ambasciatore di Germania in una conversazione di cara Ltere generale avuta tempo fa con Molotov ha notato suo particolare interesse circa futuro sviluppo operazioni in Scandinavia nei riguardi neutralità svedese. Egli segnalò tale interesse a Berlino senza richiedere alcuna risposta. Ribbentrop invece informò subito Ambasciatore di Germania che in seguito intesa raggiunta con Governo svedese Germania intendeva rispettare neutralità svedese purchè questa fosse strettamente mantenuta. Ambasciatore di Germania

comunicò questa decisione a Molotov pregandolo al contempo fare compiere passi a Stoccolma da signora Kollontai per significare a quel Governo che anche

U.R.S.S. era fortemente interessata mantenimento neutralità svedese e ciò al fine evitare complicazioni che avrebbero potuto compromettere e minacciare interessi sovietici nella zona del Baltico.

Mi è stato recisamente smentito che interessamento Molotov nella questione possa comunque essere interpretato come intervento sovietico nella politica tedesca.

252

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 171. Mosca, 30 a.prile 1940, ore 21,05 (per. giorno 1° maggio, ore 0,10).

Mio telegramma n. 82 (2).

Questo Ministro Ungheria mi ha informato aver raggiunto con questo Governo accordo particolare e limitato per garantire forniture legname che Ungheria da anni ritraeva da zona Ucraina ex polacca limitrofa suoi confini.

Governo sovietico ha chiesto come contro partita assali e ruote per carri ferroviari e tubi acciaio per oleodotti.

Accordo suddetto sollecita servizio di frontiera con Ungheria non pregiudica in alcun modo conversazioni economiche di carattere generale iniziate gennaio e mai più riprese.

253

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 299. Parigi, 30 aprile 1940, ore 21,30 (per. ore 23,30).

In conversazione odierna Rochat mi ha smentito voce corsa che il Governo francese abbia fatto passi presso Stati balcanici per conoscere loro comportamento nel caso di movimenti italiani in territorio jugoslavo o greco.

(l) -Vedi D. 244. (2) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. III, D. 308.
254

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 146. Sofia, 30 aprile 1940, ore 21,45 (per. giorno 1° maggio ore 13).

Telegramma di V. E. n. 101 (1).

Rientrato da Filippopoli ho veduto oggi Segretario Generale che, nell'assenza del Ministro Popov, tuttora in brevi ferie pasquali, regge questo Ministero degli Affari Esteri. Egli circa nota iniziativa ungherese, per navigazione del Danubio, mi ha detto:

l) Bulgaria non ha ancora risposto a Budapest a causa dell'assenza di Popov e perchè le ferie di questi giorni hanno impedito agli uffid tecnici di esaminare a fondo la proposta.

2) Sofia non è stata messa al corrente da Bucarest e da Belgrado delle risposte negative che, a quanto risulta indirettamente, ambedue hanno fatto già pervenire a Budapest.

3) Sofia non ha notizie precise circa movente e scopo della proposta, per quanto sia verosimile supporre che Berlino, dato suo stato di inferiorità dovuto alla circostanza che Germania non fa parte Commissione Internazionale di Belgrado, abbia in qualche modo manovrato per ottenere, via Budapest, una situazione di controllo ad essa maggiormente favorevole. Parlando poi a titolo puramente personale, Segretario Generale ha aggiunto che in fondo Sofia, essendo riuscita a sollecitare a Belgrado talune sue richieste di assoluta necessità per i suoi traffici fluviali, non sia scontenta dell'accordo del 17 aprile. Oggi viceversa essa vede riaprirsi la questione danubiana e condivide in certo modo preoccupazioni che proposta di Budapest, se attuata, potrebbe provocare pericolose reazioni. Ad ogni modo essa, date le risposte negative già date così immediatamente da Bucarest e da Belgrado, vede già praticamente infirmata situazione al di fuori di qualsiasi sua risposta e non sente quindi necessità prendere subito una precisa posizione. Segretario Generale ha in proposito aggiunto che Sofia gradirebbe molto conoscere quali siano le reazioni di Roma all'iniziativa ungherese dato che l'Italia è la sola grande potenza non belligerante che abbia preso parte alla stipulazione dell'accordo di Belgrado, la cui applicazione viene ora praticamente rimessa in discussione.

255

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 143. Bucarest, 30 aprile 1940, ore 21,50 (per. ore 22,15).

Mio telegramma 140 (2).

Questo Ministro di Germania mi ha detto che Governo germanico ritiene wddisfacenti note decisioni prese a Belgrado sicurezza navigazione Danubio ed è -'-per quanto a sua conoscenza -estraneo ad ulteriori proposte ungheresi.

(l) -Non rintracciato: il riferimento è errato. (2) -Vedi D. 212.
256

IL CONSOLE GENERALE A MONACO DI BAVIERA, PITTALIS, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO PER CORRIERE 7. Monaco di Baviera, 30 apri.le 1940 (per. giorno 2 maggio).

Da indiscrezione proveniente da persona che per le sue stesse funzioni può trovarsi in grado di essere bene informata apprendo che la preparazione di una azione tedesca in Romania può considerarsi ormai come compiuta, così da potersi realizzare anche in un vicino domani.

257

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 71. Budapest, 30 aprile 1940 (per. giorno 3 maggio).

Mio telespresso n. 18281794 del 24 aprile u. s. (1). Il dott. Clodius giunto, come preannunciato, il 26 mattina ha svolto trattative conclusesi in evidente atmosfera cordialità.

Le questioni su cui questo Governo si mantiene riservato sono quelle relative alla fissazione di un nuovo rapporto fra marco e pengo, di cui già precedentemente accennato, e che investendo un rilevantissimo problema economico e finanziario per l'Ungheria, pare abbia trovato resistenza da parte ungherese, si che da parte germanica non si sarebbe per ora insistito, e quella della liquidazione delle partite passive germaniche per cui parrebbe sia stato offerto da parte tedesca materiale bellico ed anche aeronautico, punto quest'ultimo che potrebbe anche interessare la questione delle nostre importanti forniture alla aeronautica militare ungherese (2).

Osservo comunque che liquidazione presenterebbe interesse pronta ripresa

scambi germanici e loro intensificazione desiderata da Berlino. Spedisco col mio

telespresso odierno rapporto di questo Addetto Commerciale in argomento e mi

riservo di riferire sulle successive eventuali risultanze.

258

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 46. Ankara, 30 aprile 1940 (per. giorno 10 maggio).

La ripresa diplomatica dovuta al ritorno in sede degli Ambasciatori di Gran Bretagna e Francia è caratterizzata da una calma relativa. L'autorevole Segretario generale del Ministero degli Esteri, sig. Menemencoglu, assicura che almeno nei. prossimi mesi la pace non sarà turbata in questo settore.

I fattori e gli elementi che determinano questo stato di cose e queste

prospettive sono le seguenti:

l) sembra che le potenze occidentali abbiano rinunziato, almeno per ora, a forzare la mano alla Turchia per ottenere il passaggio degli Stretti. Ciò sopratutto per evitare un conflitto con la Russia la quale non mancherebbe di rendere la Turchia responsabile della concessione;

2) non sembra che gli alleati abbiano rinunziato a creare un fronte nei Balcani ed anzi si parla più che mai di Salonicco, mentre il potenziamento della zona di Smirne e l'accresciuto interesse degli stessi alleati per questa zona lasciano supporre che Smirne sia destinata a diventare, per la sua posizione centrale, la principale base di concentramento e di rifornimento delle truppe eventualmente dirette nei Balcani (vedasi anche in proposito il telespresso di questa R. Ambasciata in pari data n. 857 /492) (1). Ma tutti qui si rendono conto che la creazione di un fronte alleato a Salonicco non è possibile dato l'atteggiamento dell'Italia e la Turchia si sarebbe fino ad ora opposta alla sua costituzione (senza l'esercito turco le armate di Weygard e di Wavell costituirebbero una provocazione ma non una seria minaccia);

3) l'esercito turco benchè stia ricevendo -come volta a volta viene segnalato -materiali bellici in quantità rilevante non è; a dire dei tecnici, tuttora in condizioni di efficienza per iniziare azioni offensive; d'altra parte le forze alleate nel vicino Oriente non ispirano nessuna fiducia nei Balcani e specialmente in Turchia dove sono considerate appena sufficienti per mantenere l'ordine e lo status quo in Siria, in Palestina, in Iraq ed in Egitto.

Non si vedono quindi cause di prossimi perturbamenti nè in Mar Nero nè nei Balcani, a meno che le provocazioni degli anglo-francesi non inducano i tedeschi a prendere nel sud-est dell'Europa iniziativa analoga a quella presa in Scadinavia, ipotesi che, vista da questo centro, risulta oggi meno probabile perchè si ha la sensazione che la pressione anglo-francese si attenui e si ritiene la Germania seriamente impegnata in Norvegia.

Il salutare timore delle decisioni dell'Italia costituisce per questi circoli dirigenti nello stesso tempo ragione di nervosismo e motivo di prudenza.

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. IX, cit. D. 182.
259

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BUENOS AIRES, SERENA AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 1564/713. Buenos Aires, 30 apriLe 1940 (per. giorno 27 maggio).

Rapporto R. Ambasciata n. 4598/2054 del lo dicembre 1939 (2).

Il 27 corrente il Ministro Cantilo ha pronunciato un discorso alla seduta inaugurale dei lavori dell'Accademia Nazionale di Storia dedicata alla celebrazione del cinquantenario dell'Unione Panamericana.

Da questa occasione, il Ministro degli Esteri ha tratto profitto per ribadire 1n sede accademica, e quindi meno compromettente, i principi della neutraiità argentina e sopratutto per riaffermare i sentimenti ai quali essa si ispira.

Il Cancelliere argentino, dopo aver reso omaggio ai creatori della idea panamericana, ha fatto la storia dello sviluppo dell'Unione Panamericana, attraverso le varie conferenze, sino a quella riunitasi a Buenos Aires nel 1936 per iniziativa del Presidente Roosevelt. In quest'ultima conferenza, ha detto Cantilo, predominò l'inquietudine per la situazione europea. L'assassinio di Dollfuss e di Re Alessandro di Jugoslavia, il conflitto tra l'Italia e la S. d. N., la occupazione della Renania, l'annuncio della creazione dell'Asse Roma-Berlino, la guerra civile in Spagna, sono stati (nel dire di Cantilo) i segni premonitori dell'avvicinarsi della catastrofe europea, che hanno fatto sì che i paesi americani sentissero più che mai la necessità di avvicinarsi l'uno all'altro, reiterando i principì di pace e diritto propri dell'America, e stabilendo quel sistema di consulte « che raggiunse la sua maturità a Lima nel 1938 ed ebbe la sua prima applicazione nella riunione di Panamà ».

«L'annessione dell'Etiopia, l'intervento in Spagna, l'aggressione in Cina, l'inclusione dell'Austria nel Reich, l'imposizione della cessione dei Sudeti, la infiltrazione di teorie dissolventi dell'ordine sociale, portarono le Nazioni americane a dichiarare in modo solidale le loro istituzioni repubblicane e la loro indipendenza ed integrità territoriale.

Portato il discorso a quello che era evidentemente la sua ragione d'essere, Cantilo, dopo aver affermato che il Panamericanismo non è qualcosa di alieno all'ordine mondiale, ma anzi è «riflesso e reazione di. !fatti e circostanze che attuano sopra di esso a distanza», è venuto a parlare della neutralità americana di fronte al conflitto europeo ed ha espresso il pensiero che «neutralità non è indifferenza... l'Argentina lo ha dimostrato col suo atteggiamento di fronte alla invasione della Finlandia, della Danimarca e della Norvegia». La neutralità, ha aggiunto Cantilo, non può essere però nemmeno una finzione, ed a questo proposito egli ha citato le parole del brasiliano Ruy Barbosa: «Tra quelli che distruggono la legge e quelli che la osservano non v'è neutralità ammissibile... ; non vi può essere imparzialità tra il diritto e l'ingiustizia. La neutralità non può essere indifferenza, non può essere insensibilità, non può essere silenzio... non vi sono due morali, una dottrinaria e una pratica, di morale ve n'è una sola: quella della coscienza umana che non vacilla nel discernere tra il diritto e la forza».

Così ha concluso il discorso il Ministro degli Esteri e, date le premesse, non v'è dubbio da che parte stiano, nel suo pensiero, il diritto e la morale.

Fatti concreti dimostrano poi che l'assioma «neutralità non è indifferenza> trova applicazione pratica da parte questo Governo ogni volta che se ne presenti l'occasione.

Di fronte all'invasione della Danimarca e della Norvegia, Cantilo, pur ammettendo che la procedura delle consultazioni fra i Paesi americani non era stata posta in moto per formulare una protesta, si è affrettato a dichiarare che l'Argentina mantiene e manterrà il principio tradizionale della sua politica di non riconoscere le conquiste territoriali avvenute con la forza (vedi mio telegramma

n. 71 del 13 corr.) (1).

Nè qui si è arrestata l'azione dell'Argentina. Proprio in data d'oggi si è reso di pubblica ragione che questo Governo, per dimostrare la sua simpatia

IS -Documenti diplomatici · Serie IX · Vol. IV.

verso il popolo norvegese che combatte e resiste l'invasione, ha disposto per

l'invio immediato alla Norvegia di 20 mila tonn. di grano. Esso sarà trasportato

con i piroscafi norvegesi attualmente in queste acque, e sarà consegnato a credito,

senza menzione di prezzo, nè di pagamento. Nel comunicato ufficioso pubblicato

al riguardo si è avuto bensì cura di aggiungere che il Potere Esecutivo, nell'adot

tare la decisione in parola c: ha stimato che quest'aiuto può essere dato senza

violazione degli impegni di neutralità :..

Ma neutralità non è indifferenza (1).

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi DD.I., Serie IX, vol. II, D. 416.

(l) Vedi D. 66.

260

IL CAPO DELLO STATO SPAGNOLO, FRANCO, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

L. PERSONALE S. N. Madrid, 30 aprile 1940.

Recibo vuestra interessantissima carta confidencial (2) sobre la situacion

internacional y su inmediato futuro en relacion con Italia y mucho agradezco

esta nueva prueba de amistad leal, y al contestaros quiero haceros participe de

mis impresiones sobre el momento.

Yo no espero agravacion de la situacion de lnglaterra y Francia contra los

neutrales, su dureza marchara en relacion directa con su fortaleza en la contienda

y con la actitud y peso militar y estrategico de los ofendidos y sus posibles

reacciones.

No creo, por lo expuesto que inglaterra (3) provoque la guerra en el

Mediterraneo, ya que serian para ella mayores los prejuicios que la ventajas

y la invasion de Noruega ha llevado bacia el Norte el centro de gravedad de

sus elementos navales.

Mi parecer sobre la guerra es que esta lleva camino de hacerse larga y

dificil si un suceso favorable, imprevisto para los aliados, cual puede ser: la

eficacia de los ataques aereos macizos sobre la flota aliada no destruye o disminuye

notablemente su poder en la mar.

La guerra en los teatros terrestres no ofrece el desequilibrio que pueda

asegurar una facil victoria. Es lo mas probable que el cansancio y la desinte

gracion politica interior de estos paises sean los que impongan le paz o desenca

denen la revolucion.

En consecuencia estimo acertadisimo cuanto hagais por retrasar el momento

de la intervencion italiana, de tantas dificultates en el orden militar, por la

diversidad de los teatros de operaciones que obligan a dividir los medios y a

resolver enormes problemas logisticos, lo que impone una campana corta y un

exito claro; mucho mas cuando la desconfianza bacia Rusia, que comparto, abre

una interrogante sobre sus intenciones inmediatas en los Balcanes.

Participo de vuestra inquietud por esta lucha en que se debate el porvenir

de Europa, ya que mi afecto e interes por los pueblos que compartiron nuestra

cruzada aparece unido a la preoccupacion por un final, que tanto ha de afectarnos.

Comprendereis, por todo ello, cuanta tiene que ser mi contrariedad y la de mi

pueblo ante lo inoportuno para nosotros de esta lucha que nos coje tan atrasados,

por la triste herencia que recibimos del abandono y falta de preparacion en

nuestro pasado, agravada por la situacion deficitaria de viveres gasolinas y demas

elementos indispensables a la vida y que la falta de devisas y creditos exteriores,

no nos permite almacenar.

Dentro de esta situacion penosa, de falta de medios, son estos meses hasta la

proxima cosecha los mas di>fìciles y graves ya que han de llegarnos por el mar

cuantos elementos son indispensables a nuestra vida.

En el orden militar hemos tornado las previsiones compatibles con nuestra

situacion, asegurando aquellos puntos importantes del territorio contra cualquier

eventualidad, dispuestos a no ser sorprendidos y a vender cara nuestra inde

pendencia.

Estas dificultades de orden economico explican el que en nuestras relaciones

comerciales y convenios de pagos no podamos prescindir de esas prosaicas consi

deraciones economicas a que los gestores de la Hacienda se ven obligados.

Teneis la seguridad, querido Musolini (1), que nuestro afecto y simpatia

acompafia las Altas aspiraciones del pueblo Italiano y quen en Espafia y en

Caudillo teneis la mas sentida e inalterable de las amistades (2).

TRADUZIONE

Ricevo la Vostra interessantissima lettera confidenziale relativa alla situazione

internazionale e all'immediato futuro nei riguardi dell'Italia: Vi ringrazio molto

di questa nuova prova di leale amicizia e, nel risponderVi, desidero farVi partecipe

delle mie impressioni sul momento.

Io non mi attendo un aggravarsi dell'atteggiamento dell'Inghilterra e della Francia contro i neutrali: la loro durezza sarà in relazione diretta con la loro forza nel conflitto nonchè con l'atteggiamento e col peso militare e strategico dei paesi colpiti e con le loro possibili reazioni.

Non credo, per quanto esposto, che l'Inghilterra provochi la guerra nel Mediterraneo, poichè i danni sarebbero per essa maggiori dei vantaggi e l'invasione della Norvegia ha portato nel nord il centro di gravità dei suoi elementi navali.

Il mio parere sopra la guerra è che questa si avvia ad essere lunga e difficile a meno che un successo favorevole, imprevisto per gli alleati (quale può essere la efficacia degli attacchi aerei in massa sulla flotta alleata) non distrugga o diminuisca notevolmente la loro potenza sul mare.

La guerra nei teatri terrestri non offre lo squilibrio che possa assicurare una facile vittoria. È più probabile che la stanchezza e la disgregazione politica interna di questi Paesi impongano la pace e scatenino la rivoluzione.

In conseguenza reputo molto opportuno quanto fate per ritardare 11 momento dell'intervento italiano, che presenta tante difficoltà nell'ordine militare per la diversità dei teatri di operazione che obbligano a dividere i mezzi e a risolvere enormi problemi logistici. Ciò impone una campagna corta e un esito non dubbio, tanto più in quanto la diffidenza verso la Russia, che condivido, apre un interrogativo sulle sue intenzioni immediate nei Balcani.

Partecipo alla Vostra preoccupazione per questa lotta nella quale si dibatte l'aYvenire dell'Europa, giacchè il mio affetto e l'interesse per i popoli che hanno preso parte alla nostra crociata sono uniti alla preoccupazione per una conclusione che tanto ci toccherà.

Comprenderete, per tutto questo, quanto sia la contrarietà mia e del mio popolo davanti all'inopportunità per noi di questa lotta che ci coglie tanto indietro a causa della triste eredità che ricevemmo dall'abbandono e dalla mancanza di preparazione nel passato, aggravati dalla situazione deficitaria di viveri, carburanti e altri elementi indispensabili alla vita e che, per la mancanza di divise e crediti stranieri non possiamo immagazzinare.

In questa penosa situazione di mancanza di mezzi, i mesi sino al prossimo raccolto sono i più difficili e gravi poichè ci debbono giungere dal mare tutti gli elementi indispensabili per la nostra vita.

Nell'ordine militare abbiamo adottato le misure compatibili con la nostra situazione, assicurando quei punti più importanti del territorio contro qualsiasi eventualità, disposti a non essere sorpresi e a vendere cara la nostra indipendenza. Queste difficoltà di ordine economico spiegano come nelle nostre relazioni commerciali e accordi di pagamento non potremo prescindere da queste prosaiche considerazioni economiche alle quali si debbono attenere i dirigenti della nostra finanza.

Abbiate la certezza, caro Mussolini, che il nostro affetto e la nostra simpatia accompagnano le alte aspirazioni del popolo italiano e che nella Spagna e nel Caudillo avete la più sentita e inalterabile delle amicizie.

(l) Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. IX, cit., D. 194.

(2) Vedi DD.l., Serie IX, vol. III, D. 726.

(3) Sic.

(l) Sic.

(2) Nell'originale mancano gli accenti che sono stati omessi anche nella trascrizione.

261

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 172. Mosca, 1° maggio 1940, ore 2,40 (per. ore 8).

Seguito telegramma n. 166 (1).

Da notizie che ho potuto ottenere oggi risulta che Delegazione jugoslava nei suoi primi contatti con Autorità Commissariato Commercio Estero avrebbe constatato atmosfera marcata cordialità. Commissario Mikoyan ha presentato a capo Delegazione jugoslava progetto trattato di commercio che è stato messo subito allo studio in sotto Commissione Mista all'uopo creata.

Scopo principale da parte jugoslava sarebbe quello ottenere cotone e petrolio:

vi sarebbero però notevoli difficoltà trovare contro-partite. Conversazioni svolte

sino ad oggi hanno avuto tutte deciso orientamento politico anche in sotto-Com

missione e da parte piccoli funzionari sovietici solito alieni da simili argomenti.

Questione del riconoscimento de jure è stata posta formalmente da Commis

sario Mikoyan; delegato jugoslavo avrebbe risposto che suo Governo è pronto

procedere a tale riconoscimento. Si ritiene modalità sia oggi in corso discussione

e che tranne imprevisto esso potrà aver luogo breve scadenza.

262

COLLOQUIO DEL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, CON L'AMBASCIATORE DEGLI STATI UNITI D'AMERICA A ROMA, PHILLIPS

(Pubbl. GALEAzzo CIANO, L'Europa 1Jerso la cata.strofe, pp. 553-554, Milano, Mondadori, 1948).

PROM. Roma, 10 maggio 1940, mattina.

L'Ambasciatore degli Stati Uniti ha fatto al Duce, presente il Conte Ciano, la seguente comunicazione verbale:

(l} Vedi D. 243.

Premesso che, data l'urgenza della materia, si serviva di tale mezzo di comunicazioni anzichè dell'invio di una lettera, il Presidente Roosevelt richiamava l'attenzione del Duce sul fatto che in queste ultime settimane due Nazioni neutre erano state travolte nel conflitto da parte di una Potenza belligerante.

Era lieto di poter riconoscere che la non belligeranza italiana aveva contribuito al mantenimento della pace nell'area del Mediterraneo e che si doveva a questa decisione del Duce se 200 milioni di persone non erano state trascinate in guerra.

Egli doveva sottolineare che una eventuale estensione della guerra che avesse trascinato nelle ostilità anche altre Nazioni, che fino ad ora avevano compiuto ogni sforzo per rimanere neutrali, avrebbe provocato gravi ed imprevedibili ripercussioni nei Paesi del vicino e del prossimo Oriente, in Africa e nelle tre Americhe.

Nessuno può prevedere quali conseguenze avrebbe una estensione del conflitto, ma è certo che anche alcuni Paesi i quali sinora hanno tutta l'intensione di conservare la loro neutralità, potrebbero trovarsi obbligati ad intervenire nella guerra.

Le Nazioni europee così vicine al conflitto, si trovano in posizione difficile

per giudicare con precisione dei suoi sviluppi, mentre l'America può, per la sua

posizione geografica, avere una visione panoramica più esatta degli eventi.

Nessuna previsione è dato di fare, ma è certo che nessuna Nazione o gruppo

di Nazioni può pensare di dominare il continente, o peggio ancora una gran

parte del mondo, senza .incontrare imprevedibili e insormontabili difficoltà.

Il Presidente Roosevelt concludeva il suo messaggio con la riaffermazione

delle possibilità che hanno l'Italia e gli Stati Uniti, in quanto neutrali, di eser

citare una profonda influenza sugli avvenimenti del mondo e sul ristabilimento

di una pace giusta ed equa, non appena le condizioni lascino intravedere l'<!ven

tualità di negoziati (1).

263

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA

T. 10716/86 P. R. Roma, Io maggio 1940, ore 21,45.

Recatevi dal Presidente Roosevelt e fategli seguente testuale -dico testuale -comunicazione da parte del Duce in risposta a messaggio a lui diretto in data odierna dallo stesso Presidente Roosevelt per tramite di questo Ambasciatore degli Stati Uniti (2):

« l) Se due Nazioni-Danimarca e Norvegia -sono state coinvolte nella guerra, la responsabilità non ricade sulla Germania, ma sulle iniziative degli Alleati.

2) La non belligeranza dell'Italia ha effettivamente assicurato la pace

per duecento milioni di uomini ma ciò nonostante i traffici mercantili italiani

sono sottoposti ad un controllo continuo vessatorio e dannoso.

3) Per quanto mi risulta, la Germania è contraria ad una ulteriore esten

sione del conflitto e l'Italia del pari. Si tratta di sapere se questo è anche il

proposito dei franco-inglesi.

4) La sola Nazione europea che domina gran parte del mondo e possiede

il monopolio di molte materie prime fondamentali è la Gran Bretagna. L'Italia

non ha programmi dei genere, ma dichiara che nessuna pace è possibile senza

che i problemi fondamentali della libertà italiana siano risolti.

5) Quanto alle ripercussioni che un allargamento dei fronti di guerra

potrebbe avere sulle tre Americhe, faccio osservare che l'Italia non si è mai

occupata dei rapporti delle Repubbliche Americane tra di loro e di esse cogli

Stati Uniti -in ciò rispettando la dottrina di Monroe -e potrebbe quindi

chiedere la " reciproca " per quanto riguarda gli affari europei.

6) Qualora le condizioni lo permettano e sempre partendo dal riconosci

mento dei fatti reali e compiuti l'Italia è pronta a dare il suo contributo per

una migliore sistemazione del mondo. Mussolini » (1).

(l) -Per il testo della lettera di Roosevelt vedi Foreign Re!ations of the United States, 1940, vol. II, cit., pp. 691-692 e per il resoconto dell'ambasciatore statunitense, ibid., pp. 693-695. (2) -Vedi D. 262.
264

L'INCARICATO D'AFFARI A. l. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 176. Mosca, 1° maggio 1940, ore 22,15 (per. giorno 2, ore 4,10).

Odierna Pravda pubblica lunghissimo articolo firma Segretario Generale Comintern Dimitrov intitolato «Primo Maggio e lotta contro guerra imperialista». Dopo aver ribadito e svolto più estesamente concetti manifesto Comintern publicato ieri articolo sviluppa seguenti punti. lo) Imperialisti non cesseranno guerra e non rinunceranno tentativi trasformarla in macello mondiale se classe operaia internazionale e popoli paesi imperialisti non metteranno fine loro mostruosi delitti. 2°) Borghesia con aiuto socialdemocratici inganna masse operaie con mito carattere antifascista attuale guerra. Quindi havvi necessità formare vero fronte unico popolare sotto direzione classe operaia fronte che potrà essere creato soltanto in spietata lotta contro capi socialdemocratici nemici classe operaia e socialismo. 3o) Ostacolo principale impedente classe operaia organizzare lotta masse lavoratrici contro guerra imperialista è socialdemocrazia senza cui aiuto Inghilterra Francia non potrebbero condurre guerra. Autore scagliasi violentemente contro Blum Jouhaux Attlee Citrine accusandoli aiutare loro padroni imperialisti per stabilire pieno dominio imperialismo inglese francese sopra rimanente mondo capitalista. Alcuni socialisti francesi vorrebbero persino

restaurare condizioni :oace Westfalia cioè smembrare Germania in piccoli Principati. Accusa inoltre capi socialdemocratici tedeschi Helfering Stampfer essersi trasformati in agenti spionaggio anglo-francese speranza ritornare potere in Germania con aiuto baionette anglo-francesi. Analogamente accusa socialisti spagnoli Prieto CabaUero aver aderito blocco anglo-francese per restaurare in Spagna monarchia liberale filo-inglese. Rivelasi quindi necessità liquidare definitivamente socialdemocrazia discreditandola nelle masse operaie cose che è condizione necessaria per successo lotta contro guerra e reazione capitalista. 4o) Per ottenere pace desiderata dai popoli e sconfiggere così imperialismo e borghesia è necessario formare ovunque forti partiti comunisti legati solidamente con masse popolari e capaci lottare per vittoria sfruttando esperienza grande partito Lenin Stalin. Circa atteggiamento italiano articolo !imitasi osservare che Italia mirante penetrare Balcani e rafforzare proprie posizioni Mediterraneo aspetta momento opportuno per entrare guerra.

(l) La minuta del telegramma è autografa di Mussolini. In calce al documento c'è la seguente annotazione: « Copia della presente comunicazione è stata consegnata da S. E. il Ministro all'Ambasciatore degli S.U.A. il 1° maggic. 1940 •. Vedi Foreign Relations of the United States, 1940, vol. II, cit. pp. 698-700, e Docume-nts on German IJ'oreign Policy 1918-1945, Series D, vol. IX, cit., D. 185.

265

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 73. Budapest, 1° maggio 1940 (per. giorno 2). Ad una colazione privata dal Presidente del Consiglio ho avuto l'occasione di una lunga conversazione col Conte Bethlen. Questi non ravvisa tuttora nella situazione europea elementi di chiarificazione. La guerra del nord ha per lui carattere puramente episodico e perilferico. È sopratutto negli sviluppi dell'atteggiamento sovietico che egli vede la chiave di volta della situazione, e in questo senso la sua valutazione mi è parsa piuttosto vicina a quella più volte manifestatami dal Reggente. Crede che Mosca sfrutterà ai propri fini la situazione della Germania nel conflitto, fino al raggiungimento di determinati obbi.ettivi, accordandosi poi con gli alleati per ottenere altri vantaggi. Osserva infatti che mentre aperture sovietiche per delle intese ecohomiche verrebbero fatte a Londra, e probabili moniti diretti a Berlino nell'interesse della conservazione della neutralità svedese, sarebbe, a suo avviso, presumibile che i sovieti approfittino della congiuntura in Norvegia, per aprirsi un varco nella zona settentrionale della Finlandia, verso il territorio norvegese e l'ambito sbocco sull'Atlantico. In merito a quest'ultima considerazione mi riferisco peraltro alle indicazioni di cui al mio telecorriere odierno, n. 074 (1). Il Conte Bethlen concludeva che comunque nella confusa situazione attuale, ogni determinazione era prematura e che a suo avviso per l'Italia non era ancora venuto il momento per decidersi. Quale poi possa essere l'eventuale decisione vagheggiata dal Conte Bethlen non è, credo, difficile d'intuire se si tiene conto delle inclinazioni politiche dell'antico uomo di Stato e dei suoi frequenti

contatti con la parte degli Alleati, che possono appunto conferire alle sue surriferite opinioni quanto meno un certo valore informativo.

(l) Vedi D. 268.

266

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 32. Londra, 1° maggio 1940 (per. giorno 6).

Le conversazioni anglo-sovietiche, riprese Qui a seguito delle note proposte presentate il 27 marzo u. s. dall'Ambasciatore Maisky a Halifax perchè si esaminasse un eventuale aumento degli scambi commerciali fra i due Paesi (mio telegramma per corriere n. 026 del 2 prile u. s.) (l) sembrano essersi ora avviate dalla prima fase esplorativa ad una fase più concreta e più chiaramente delineata, anche se sussistano tuttora numerosi e fondati dubbi circa la possibilità di veder raggiunto, nell'attuale momento, un risultato favorevole.

Maisky si è recato ieri l'altro al Foreign Office per comunicare a Lord Halifax il punto di vista del Governo sovietico su quelle che sarebbero ritenute a Mosca le possibili basi di un negoziato economico anglo-russo. A quanto risulta al riguardo ii Governo sovietico si dichiarerebbe disposto a prendere impegni circa la non riesportazione alla Germania di merci britanniche importate in Russia, ma riaffermerebbe nel contempo il suo proposito di regolal'e a suo piacimento e senza alcuna restrizione le esportazioni russe -anche di merci considerate contrabbando di guerra -sia verso la Germania che verso altri terzi Stati. Sembra anche che il Governo sovietico voglia trovare nelle conversazioni iniziatisi la via di garantire ii proprio commercio dalla minaccia, recentemente formulata dagli alleati, che si ponga in atto anche nelle acque dell'Estremo Oriente uno stretto controllo dei traffici marittimi; Mosca avrebbe indicato al riguardo come un « promettente inizio » per le trattative stesse una decisione delle autorità britanniche che autorizzasse il rilascio delle due navi mercantili sovietiche fermate tempo fa dalle forze navali alleate in Estremo Oriente.

La risposta sovietica viene dichiarata stamani in questi ambienti ufficiosi come assai poco soddisfacente, e si fa presente qùi in modo esplicito che il Governo britannico non può modificare il suo punto di vista, secondo cui la sua attl!ale politica economica va interamente subordinata alle esigenze della lotta condotta contro la Germania, e quindi in :funzione sopratutto delle necessità di far cessare per quanto possibile ogni rifornimento di materie prime essenziali al nemico (vedi analoghe dichiarazioni di Butler ai Comuni il 24 aprile u. s., su cui ho riferito col telespresso 1767/859 in data 25 aprile) (2).

L'attuale consistenza e l'importanza delle relazioni economiche russo-tedesche è più apertamente ammessa (vedi mio telespresso 1384/689 (3) concernente una risposta data in proposito da Butler ai Comuni). Una netta e dichiarata diffidenza verso la politica russa in generale -specie dopo le collusioni russo-tedesche verificatesi in Polonia e in Finlandia -continua quindi a ispirare sostanzialmente l'atteggiamento del Governo britannico in quella direzione. Si

continua d'altra parte a sperare in un allentamento dei rapporti russo-tedeschi -nè manca chi vede nei prossimi sviluppi della situazione scandinava dei

motivi di dissenso piuttosto che di collaborazione fra i due Paesi e si crede necessario di nulla omettere che possa contribuire a tale risultato.

Si può ritenere pertanto che, malgrado la prima sfavorevole impressione suscitata dalla risposta di Mosca, si cercherà qui di tener aperta -more soldto ·-la porta ad un successivo sviluppo delle trattative, tanto più di fronte alla sorprendente rapidità con cui l'attuale conflitto sposta e modifica continuamente e talvolta in modo sostanziale gli elementi ed i fattori costitutivi della situazione.

Con altrettanta certezza mi sembra si possa d'altra parte prevedere che, quale che sia il desiderio britannico di riuscire ad allontanare dalla Germania il suo attuale associato, la linea di condotta di questo Governo nelle conversazioni con la Russia si ispirerà sopratutto alla immediata necessità di applicare nel modo più completo ed efficace il blocco alla Germania, e quindi alla opportunità di riuscire ad estendere il proprio sforzo sul vasto ed importantissimo settore russo di quella «guerra economica » che ancora costituisce a tutto oggi la base principale della lotta degli alleati contro la Germania.

(l) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. III, D. 684. (2) -Non pubblicato. (3) -Non pubblicato.
267

IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 61. Bucarest, 1o maggio 1940 (per. giorno 6). Mi viene riferito da fonte attendibile che lo Stato Maggiore romeno avrebbe predisposto un piano particolareggiato per distruggere, nel caso che il Paese venisse invaso, non solo le più importanti fonti di ricchezza come i pozzi petroliferi ed i relativi stabilimenti di distillazione, ma anche i principali impianti industriali che hanno o potrebbero avere attinenza con la produzione bellica o comunque con la condotta della guerra.

Negli ultimi tempi presso varie officine sarebbero già stati preparati i posti ove collocare i fornelli delle mine.

268.

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 74. Budapest, 1u maggio 1940 (per. giorno 6). Mio telegramma n. 105 in data 27 aprile u. s. (1). A seguito delle illustrazioni fornite da questo Ministro tedesco, l'Addetto Militare della Legazione di Germania ha esposto ad alcuni suoi colleghi esteri, fra cui il R. Addetto Militare in questa Sede, altri chiarimenti, insieme con delle precisazioni sugli sviluppi della campagna in Norvegia. Come riferitomi dallo stesso R. Addetto Militare il punto più interessante dell'esposto sarebbe

stato costituito dall'indicazione che le truppe tedesche starebbero costituendo una linea difensiva lungo il parallelo di Trondheim e si proporrebbero di costi

tuirne una seconda lungo il parallelo di Namsos. Tali indicazioni hanno lasciato

presumere che da parte germanica per ora si rinunzierebbe ad una occupazione

del territorio norvegese a Nord di dette linee, il che, potendo presentare degli

inconvenienti d'ordine militare, ha fatto pensare a taluno che una determina

zione in questo senso possa avere delle ragioni d'indole politica, più precisa

mente riguardanti un eventuale interesse sovietico nella zona a Nord delle linee

sopra descritte.

Tale impressione potrebbe essere rafforzata da una riservata informazione

avuta dal R. Addetto Militare, presso questo Ministero della Guerra ove gli è

stato fatto accenno ad un asserito passo sovietico presso gli Alleati per dare

avviso che una ulteriore pressione militare anglo-francese in quella zona non

potrebbe lasciare Mosca indifferente.

Riferisco quanto precede a titolo informativo dichiarandomi altresì a quan

to, allo stesso proposito, ha avuto ad accennarmi il Conte Bethlem ai sensi del

mio telegramma per corriere n. 073 in data odierna (1).

(l) No.n pubblicato.

269

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. SEGRETO 2973/1420. Parigi, 1° maggio 1940 (2).

Vi ho accennato altra volta all'impressione da me ricevuta in base a notizie

di diverse fonti che in alcuni ambienti politici francesi si vedesse almeno con

sopportazione una nostra eventuale azione in Jugoslavia purchè questa azione

fosse compiuta isolatamente da qualsiasi mossa tedesca, non giovasse alla Ger

mania ma fosse destinata anzi ad impedire una ulteriore espansione della Ger

mania stessa nei Balcani e non apparisse ad ogni modo in contrasto con la poli

tica generale degli anglo-francesi.

In questo periodo di maggiore tensione italo-francese l'idea riaffiora da parte

specialmente di coloro che vorrebbero evitare « mediante compensi » la possi

bilità di un nostro intervento nel conflitto a fianco della Germania, e fissare

definitivamente la nostra neutralità.

Vi segnalo quanto precede per puro debito d'ufficio, giacchè queste prof

ferte di politici irresponsabili, anche se non avessero quasi un carattere «pro

vocatorio», sarebbero inevitabilmente subordinate ad un impossibile previo

accordo italo-anglo-,francese, in mancanza del quale gli alleati potrebbero agire

contro di noi o da soli o a rimorchio della Turchia per effetto del giuoco dei

patti vigenti.

A questo proposito, Vi informo pure che ho visto stamane Riistii Aras, Ambasciatore di Turchia a Londra, venuto a Parigi per ragioni private. Egli mi ha dichiarato nella maniera più esplicita che la Turchia non intende tirare le castagne dal fuoco per conto di nessuno. Pure essendo noto il carattere dell'ex-Ministro turco degli Affari Esteri, questa dichiarazione, che era suffragata

da argomentazioni logiche circa il nussun interesse turco di fare, come altri Paesi, le spese del presente conflitto, va però sempre subordinata alla forza dl costrizione che gli anglo-francesi potrebbero esercitare su Ankara nel caso di un turbamento dell'attuale status quo balcanico e mediterraneo.

(l) -Vedi D. 265. (2) -Manca l'indicazione della data d'arrivo.
270

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 110. BeLgrado, 2 maggio 1940, ore 0,45 (per. ore 8,35). Arrivo Clodius a Belgrado (segnalato con Stefani iersera), accompagnato da consigliere economico Esserer viene poi ufficialmente motivato con contatti preliminari in vista della prossima riunione Comitato Consultivo Economico Commerciale misto tedesco-jugoslavo. Ciò certamente fa parte dei reali motivi visita ma nell'attuale situazione essa viene naturalmente e giustamente interpretata come avente assai maggiore portata speciale nel quadro lotta economica impiegata da due partiti belligeranti nella zona Danubio-Balcanica. Visita Belgrado è compresa infatti nel giro intrapreso da Clodius nelle capitali della zona dopo Bucarest e Budapest e in procinto di proseguire per Sofia. In Jugoslavia è prevedibile, come negli altri Stati, azione tedesca diretta controbattere attività iniziantesi Ente britannico accaparramento merci locali (Eneo), e desiderio esaminare anche dal lato economico questione essenziale rifornimenti via Danubio da questo paese come dagli altri della zona. Per ciò che particolarmente concerne Jugoslavia appare importante per la Germania, di fronte offensiva economica Alleati (confermata come già segnalato dopo rientro Ministro britannico) di non fare diminuire limite massimo esportazione materie prime e alcune misure eccezionali inglesi. Per talune di esse come cereali carni fresche e conservate e grassi animali stanno sorgendo altre considerevoli difficoltà, che prevedibilmente aumenteranno, data annata disastrosamente contraria.

Clodius ha subito iniziato serie conversazioni (1). Riservomi riferire ulteriori informazioni che mi sarà possibile raccogliere.

271

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 197-198. Washington, 2 maggio 1940, ore 8,40 (per. giorno 3, ore 7,15). Telegramma di V. E. n. 86

Mi sono recato stamane alla Casa Bianca dove ho fatto a Roosevelt comunicazioni del Duce secondo le istruzioni impartitemi.

Era presente anche Sumner Welles in assenza Hull.

Presidente degli Stati Uniti ha esordito dicendomi che era molto grato

al Duce per avere voluto dare una così pronta risposta alla lettera da Lui invia

tagli per tramite Phillips.

Gli ho quindi ripetuto testualmente quanto formava oggetto dei sei punti

telegramma suddetto.

Roosevelt mi ha ascoltato con evidente attenzione e con molto interesse.

Ha detto poi che vi sono due maniere per risolvere controversie internazio

nali: discussione intorno a un tavolino e impiego forza. Egli crede sinceramente

nella discussione, forza non conducendo in ogni caso che alla rovina economica

dei paesi.

Dopo questo breve preamboio mio interlocutore ha fatto seguenti enuncia

zioni e commenti in relazione punti da me comunicatigli, ma sorvolando su

alcuni argomenti :

l) Ha detto essere ormai inutile polemica circa responsabilità estensione

guerra in Scandinavia. Ad ambo le partt non mancherebbero argomenti per

attribuirne colpa all'avversario.

2) Riconosce pienamente che devesi Duce se si è evitato finora guerra

Mediterraneo e Balcani. In ciò Stati Uniti sono cointeressati sia dal punto di

vista politico generale sia in rapporto interessi loro traffici essendo quella medi

terranea unica linea americana che colleghi ancora America con grande parte

Continente europeo. Il controllo britannico non è naturalmente gradito al

Governo degli Stati Uniti il quale, tuttavia, si rende conto che, date le circo

stanze, qualunque altra Potenza si trovasse farlo non agirebbe altrimenti. Gli

consta che su di un piroscafo americano diretto Mediterraneo Autorità inglesi

hanno trovato rilevanti somme dirette a Germania.

3) Si è limitato a dirmi con tatto che Stati Uniti d'America si preoccu

pano di un eventuale allargamento conflitto perchè ciò potrebbe coinvolgerli

guerra. È necessario per Stati Uniti d'America tenere presente questa possi

bilità. Dati suoi mezzi finanziari e sua potenza economica America sarebbe

del resto sempre in grado, qualora prevalesse politica forza, resistere più a lungo

di qualunque altro Paese.

4) Egli è stato sempre convinto che sia indispensabile per pace mondo che materie prime siano accessibili a tutti i Paesi. A tale fine è sempre pronto collaborare. Ritiene in proposito, secondo quanto ha fatto conoscere costà a mezzo di Sumner Welles, che questioni politiche e questioni economiche dovrebbero essere esaminate contemporaneamente giacché cedendo in un campo si possono ottenere compensi nell'altro in vista dell'equilibrio da raggiungere.

5) Non vi ha fatto riferimento. Ha soltanto, da ultimo, accennato, forse riferendosi recenti polemiche stampa circa eventuale occupazione da parte degli Stati Uniti d'America di colonie appartenenti Stati europei e situate in questo emisfero, che egli ritiene che Stati Uniti d'America non abbiano alcun interesse ad acquisire comunque nuovi territori.

6) Ha manifestato sua profonda simpatia per propositi Duce circa collaborazione in vista della migliore sistemazione del mondo, per la quale ritiene utilissima azione comune Italia e Stati Uniti.

Roosevelt mi ha quindi ripetuto di ringraziare il Duce ed ha detto essere sua convinzione che sia opportuno ed utile egli continui a tenersi con Duce in diretti rapporti tramite due Ambasciatori (l) (2).

(2).

(l) Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. IX, cit., D. 191.

(2) Vedi D. 263.

272

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, ZAMBONI

T. 10717/246 P. R. Roma, 2 maqqio 1940 (3).

In risposta ad una lettera inviatagli in data 22 aprile ( 4) dal sig. Paul Reynaud il Duce ha fatto pervenire al Presidente del Consiglio francese, tramite quest'Ambasciata di Francia, una lettera in data 26 aprile (5). Di entrambe queste lettere è stata data copia all'Ambasciatore Mackensen (6).

Prendete motivo da una conversazione con Ribbentrop per accertare quale è stata l'impressione destata nel Fiihrer dalla risposta del Duce e telegrafate.

273

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, ZAMBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. URGENTE PER TELESCRIVENTE 412. Berlino, 2 maggio 1940, ore 14,45.

Telegramma di V. E. 246 odierno (7).

Alle 13 ho veduto Ribbentrop il quale mi ha lungamente intrattenuto sullo scambio lettere fra il Duce e Reynaud. Il Ministro degli Affari Esteri mi ha detto che appena ricevuti i testi li aveva subito presentati al Fiihrer, il quale si è apertamente e straordinariamente rallegrato per la risposta data dal Duce, cui aderisce al cento per cento.

Il Fiihrer ha trovato impertinente da parte di un piccolo finanziere come Reynaud il rivolgersi da pari a pari al creatore del fascismo e realizzatore dell'Impero italiano. Egli contesta che Reynaud, Presidente del Consiglio francese per volontà britannica, possa erigersi a creatore o interprete dei principi democratici. Si tratta di un pigmeo il quale pretenderebbe mettersi sullo stesso piano di un gigante e non si rende conto come non se ne rendono conto i suoi compagni, della realtà costituita dall'odierna Italia fascista.

Dopo aver ribadito tali concetti ed elogiato ancora la perfetta risposta del Duce, Ribbentrop è venuto a parlarmi della situazione in Norvegia, mettendo in rilievo il carattere decisivo dei recenti successi tedeschi. Essi dimostrano il valore combattivo del soldato, la capacità dei comandanti e la eccellenza degli armamenti. Di fronte a tali qualità dell'esercito germanico si è constatato invece

lo scarso valore militare degli inglesi, che si danno alla fuga anche davanti

forze armate nettamente inferiori.

Ribbentrop mi ha detto infine che, secondo informazioni segrete in suo pos

sesso e che egli considera importantissime, la guerra sarà presto risolta perchè,

quando si attaccherà ad occidente, gli avversari si sfasceranno in pochi giorni

con una rotta senza esempi.

Ritengo che le informazioni accennate da Ribbentrop si riferiscano almeno

in parte allo stato depresso dell'opinione pubblica in Francia e Inghilterra (1).

(l) -Il presente documento reca il visto di Mussolini. . (2) -Vedi Foreign Re!ations of the United States, 1940, vol. II, c1t., pp, 695-698. (3) -Manca l'indicazione dell'ora di partenza. (4) -Vedi D. 166. (5) -Vedi D. 219. (6) -Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. IX, cit., D. 167. (7) -Vedi D. 272.
274

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, ZAMBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. URGENTISSIMO PER TELESCRIVENTE 413. Berlino, 2 maggio 1940

ore 14,50.

Nella conversazione oggi avuta con Ribbentrop questi ha mostrato di inte

ressarsi moltissimo alla disposizione dell'Inghilterra di non far più passare per

il Mediterraneo le sue navi mercantili e al modo con cui si giudichi in Italia

tale disposizione, sopratutto per identificare gli scopi inglesi.

Mi risultava da Woermann che Ribbentrop era al corrente del colloquio avuto

da V. E. con Incaricato d'Affari inglese, ma ho riportato l'impressione che egli

gradirebbe ulteriori chiarimenti sulla nostra opinione al riguardo.

275

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, ZAMBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO PER TELESCRIVENTE 415. Berlino, 2 maggio 1940, Ore 14,50.

II Governo sovietico ha comunicato in via confidenziale a quello del Heich che ha fatto posare mine nella zona di Hango, di Helsinki, dell'Isola di Hogland, dell'Isola di Seskaro e nella Baia di Viborg.

276

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, AL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER

(Pubbl. Hitler e Mussolini: Lettere e Documenti, cit., pp. 41-42).

MESSAGGIO TELEGRAFICO (2). [Roma, 2 maggio 1940].

Credo che a quest'ora siate a conoscenza dei documenti che vi ho fatto trasmettere e cioè della lettera di Reynaud e della mia risposta (3); della

n. -91/248 R., il 2 maggio 1940, alle ore 15, con istruzioni all'incaricato d'affari di farlo pervenire subito al Fiihrer e di assicurare dell'avvenuta co.nsegna.

lettera del Papa e della mia risposta (l); del messaggio orale di Roosevelt e della mia risposta (2). Richiamo in modo particolare la Vostra attenzione sul messaggio di Roosevelt che ha un evidente carattere di minaccia e questo Vi spiega il tono piuttosto drastico della mia risposta. Decisione inglese di non fare più navigare le navi nel Mediterraneo ci ha lasciati completamente indifferenti ed ha in ogni caso dimostrato che il Mediterraneo non è assolutamente necessario alla Gran Bretagna. Voglio dirVi che la Stimmung del popolo italiano è nettamente antialleata e lo diverrà di più dopo il discorso che sarà prossimamente pronunciato dal Ministro delle Comunicazioni. È superfluo dirVi che seguiamo con interesse ed entusiasmo le fasi della guerra in Norvegia e sono convinto che tentativo sopratutto pubblicitario franco-inglese può considerarsi fallito. Ciò è ricco di conseguenze. Ho ordinato il richiamo della classe del 1916 entro il 15 maggio e successivamente altri uomini saranno chiamati alle armi in modo di avere entro l'estate due milioni di uomini pronti.

Vi prego, Fiihrer, di ricevere i miei cordiali camerateschi saluti (3).

(l) -Il presente documento reca il visto di Mussolini. , (2) -Il presente messaggio è stato trasmesso da Ciano a Zamboni con T. per telescrivente (3) -Vedi DD. 166 e 219.
277

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, ZAMBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. URGENTISSIMO PER TELESCRIVENTE 417. Berlino, 2 maggio 1940, ore 18,45.

Telegramma d'i V. E. n. 248 odierno (4).

Sono stato ricevuto alle 17,50 da Ribbentrop cui ho consegnato il messaggio del Duce diretto al Fiihrer con la relativa traduzione tedesca. Ribbentrop mi ha assicurato che si recava subito personalmente dal Fiihrer cui avrebbe rimesso il documento.

Il Ministro degli Affari Esteri mi ha osservato che la lettera del Papa ed il messaggio di Roosevelt con le risposte del Duce relative non sono ancora pervenuti. Mi ha chiesto se ero in possesso testi ed alla mia risposta negativa mi ha detto che avrebbe subito telegrafato a Mackensen per sollecitare invio.

Prendendo occasione da un telegramma di Guariglia comunicato da V. E. all'Ambasciatore di Germania a Roma, Ribbentrop ha tenuto a dichiararmi che a suo parere gli Stati Uniti d'America non entreranno in guerra per i seguenti tre motivi:

l) la quasi totalità degli americani del nord non vede nella presente guerra la possibilità di affari, mentre deve ancora avere dagli alleati 10 miliardi di dollari e rispettivi interessi;

2) popolo americano è pacifista e non ha alcun desiderio combattere in Europa; 3) America è minacciata nel Pacifico dal Giappone ciò che la indurrà a bene riflettere prima di impegnarsi in lontano settore.

Oltre a queste tre ragioni fondamentali Ribbentrop ritiene che forza dell'Asse, conquista della Polonia e successi in Scandinavia costituiscono elementi tali da fare molto riflettere gli americani. Essi finiranno per accorgersi che nell'isolamento si trovano non la Germania alleata dell'Italia e rifornita dalla Russia e dai Balcani, ma proprio gli alleati e particolarmente Francia che con il concorso di poche truppe inglesi si trova di fronte la potenza di Germania ed Italia.

Ora Ribbentrop ritiene completamente falso che America sia disposta ad intervenire nel momento in cui vede Inghilterra in pericolo. Proprio in simili circostanze America per prima si preoccuperebbe di ostentare sua neutralità. Anche se Roosevelt volesse fare altrimenti il popolo americano non lo seguirebbe.

Ribbentrop ha tenuto dirmi avere egli previsto da anni che Inghilterra avrebbe fatto guerra alla Germania -e questo è avvenuto -avere pure previsto evoluzione Russia verso la Germania. È quindi convinto di non sbagliare nemmeno nelle attuali previsioni circa contegno dell'America.

(l) -Vedi DD. 189 e 232. (2) -Vedi DD. 262 e 263. . . . .

(3) Vedi Ducuments on German Foretgn Pohcy 1918-1945, Senes D, vol. IX, c1t., D. 190.

(4) Vedi D. 276.

278

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 351. Londra, 2 maggio 1940, ore 21,38 (per. giorno 3, ore 2,40). Come ho segnalato con ultimo fonogramma stampa questione dei rapporti italo-inglesi è in questo momento al primo piano nell'interesse del pubblico inglese sembrando persino superare avvenimenti Norvegia. Impressione ormai generale che l'Italia sia decisa entrare in guerra molto presto contro gli alleati trova diversità opinione soltanto nel modo come questo avverrebbe, ritenendo taluni che l'Italia attaccherà Jugoslavia al seguito della Germania, e altri invece che verranno sferrati da nostre forze armate diretti attacchi contro Francia e Inghilterra nel Mediterraneo. Si ritiene che una di queste ipotesi si verificherà prestissimo, forse fra qualche giorno, e sotto tale impressione interpretata da qualcuno dei noti Ministri a noi ostili, questo Governo, temendo essere colto di sorpresa da una azione tedesca e italiana nei Balcani, ha preso provvedimento interdire Mediterraneo a navi mercantili inglesi e dislocare rimanenti forze navali dal Mare del Nord al Mediterraneo. Precauzioni sono state prese anche in questi ambienti di Borsa e finanziari: sospendere operazioni a credito con l'Italia e quotazione titoli 'italiani, ed estendere tariffe di guerra alle assicurazioni marittime nel Mediterraneo.

Motivo di tale allarme che fino a venerdì scorso quando fui chiamato da Halifax non era apparso, viene da alcuni indicato come conseguenza di taluni discorsi pronunciati alla Camera dei Fasci e delle Corpoarzioni ed ai quali si sarebbe qui attribuito un particolare significato.

Aggiungerei a questo l'elemento dei recentissimi successi tedeschi in Norvegia, i quali fanno temere qui che la Germania si prepari a sfruttarli immediatamente con un colpo di mano nei Balcani che trascinerebbe l'Italia in guerra.

Questi ambienti militari, contrariamente a quanto pare facciano le varie Missioni militari francesi a Londra, nè sottovalutano danni che nostra entrata in guerra produrrebbe agli alleati, nè tanto meno mostrano di credere utile ad una maggiore speditezza della guerra una tale decisione dell'Italia, ma non affacciano dubbi sulla ·certezza vittoria finale che, a loro avviso, sarebbe assiomatica qualunque possano essere sviluppi iniziali operazioni in Norvegia, Mediterraneo e Balcani.

Nei noti circoli anti-italiani naturalmente non estranei alla creazione psicosi si danno invece per sicuri due vantaggi: l) risurrezione spirito bellico francese fino ad ora depresso ed unione degli spiriti in Francia nel caso di una guerra contro l'Italia;

2) reazione favorevole alla causa degli alleati negli Stati Uniti e probabilissima concessione da parte di questi di facilitazioni alla Francia ed all'Inghilterra sia nelle fomiture che nei pagamenti.

279

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA

T. 10770/88 P. R. Roma, 2 maggio 1940, ore 22.

In relazione anche al recente scambio di messaggi tra il Duce e il Presidente Roosevelt (l) interessa conoscere reazione codesti circoli politici e pubblica opinione americana all'attuale situazione europea con particolare riguardo alla possibilità di un intervento degli Stati Uniti nel conflitto.

Comunicate tempestivamente ogni utile notizia nonchè Vostre impressioni a questo riguardo (2).

280

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 85. Shanghai, 3 maggio 1940, ore 10 (per. giorno 4 ore 12,40).

Grande rilievo questi giomali hanno dato a dichiarazioni fatte a Chung King dal corrispondente di una Agenzia tedesca, sig. Schenke. Premesso che relazioni tedesco-nipponiche vanno considerevolmente raffreddandosi dato che a Berlino ci si rende conto che Giappone, impegnato a fondo in Cina, non può essere di alcun appoggio alla Germania nell'attuale conflitto, predetto signore ha dichiarato che nuovo Govemo Nanchino non verrà riconosciuto dalla Ger

19-Documenti diplomatici Serie IX Vol. IV.

o o

mania e che stampa tedesca ha istruzioni di ignorare regime di Wang Ching-wei. È degno di nota che predette dichiarazioni corrispondono sostanzialmente aile idee manifestatemi (e da me segnalate a V. E.) da questa Ambasciata tedesca, la quale tuttavia in seguito rimostranze di Tokio si è affrettata a deplorarle a mezzo direttore D. N. B. e nella forma più netta, come espressione di un punto di vista strettamente personale e non conforme alle vedute del Governo tedesco.

(l) -Vedi DD. 262 e 263. (2) -Vedi D. 282.
281

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 155. Sofia, 3 maggio 1940, ore 14,40 (per. ore 21). Mio telegramma n. 146 (1). Questo Ministro degli Affari Esteri, rientrato Sofia, mi dice di aver sottoposto a studio nota proposta ungherese circa controllo navigazione Danubio. Ha aggiunto che essa ha suscitato qui una certa sorpresa perchè accordo di Belgrado, al quale rappresentante Bulgaria aveva aderito, appariva essere riuscito accetto e gradito a tutti e anche alla Germania, cui rappresentante a Sofia si espresse con lui in termini di soddisfazione e persino elogiativi nei confronti della Romania. Dal complesso della conversazione ho tratto impressione che Bulgaria, per quanto cerchi di protrarre sua risposta a Budapest e per quanto nutra a sua volta qualche dubbio o apprensione circa netta unità di vedute revelata sull'argomento da Bucarest e Belgrado, non abbia troppo gradito iniziativa ungherese. Questo Ministro Ungheria, per quanto estraneo alle trattative che si svol

gono completamente a Budapest mi dice di aver sensazione che Sofia finirà per rispondere ànche essa negativamente all'iniziativa del suo Governo.

282

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 201-202-203-204. Washington, 3 maggio 1940, ore 19 (per. giorno 4, ore 8,50). Telegramma di V. E. n. 88 (1).

Circoli politici e opinione pubblica Stati Uniti d'America fin dallo scoppio guerra hanno nettamente orientato loro simpatie e solidarietà morale verso causa alleati. Tale orientamento ha trovato il solco tracciato da avversione che mentalità americana ha istintivamente per regime Hitler e da preoccupazioni ingenerate da ripetuti atti forza Reich. Governo e opinione pubblica approvano totalmente e concordemente contributo che Stati Uniti d'America danno fin

da ora a Inghilterra e Francia sia con rifornimenti materiali e prodotti industriali consentiti sin da ora da sistema cash anP. carry sia con cessione agli alleati di quasi tutta produzione aeronautica militare. Poichè calcoilasi che alleati non accuseranno scarsità fondi liquidi per acquisti sul mercato americano prima fine prossimo anno, questione concessione crediti, attualmente vietata da Johnson Act e Legge sulla neutralità, non hanno carattere urgente e vitale. Menti più fredde chiedonsi quali altri vantaggi materiali potrebbe dare alleati intervento guerra Stati Uniti d'America almeno in un primo periodo di diversi mesi giacchè eventuale corpo di spedizione dovrebbe essere interamente creato e flotta non ritiensi potrebbe essere allontanata Padfico ove tensione fatalmente aumenterebbe.

Problema Pacifico e relazioni con Giappone incidono inoltre in maniera preponderante su definitivo atteggiamento Stati Uniti d'America nei confronti guerra europea. Per permettere infatti entrata America conflitto armato a fianco alleati è necessaria previa eliminazione pericolo minaccia Giappone mediante la risoluzione, anche se temporanea, delle vitali questioni tuttora aperte Oceano Pacifico. Oltre accennate correnti opinione pubblica devo segnalare, come elemento favorevole alleati, viva preoccupazione ambienti finanziari e commerciali che con vittoria Germania vengono praticamente distrutti in Europa principi libero scambio sistemi valutari che costituiscono base della organizzazione economica e finanziaria di questo paese. Cosidetti intellettuali aborrono poi da visione di un mondo divenuto c: totalitario~. Ove destini «democrazie~ apparissero in pericolo e si ritenesse che intervento americano (anche per sua grandissima importanza come fattore morale) valesse a salvarle, è giustinficato pensare che il Governo potrebbe decidere entrare in guerra e creare necessario movimento opinione pubblica a tale scopo, riuscendo a vincere attuale avversione individualmente sentita dal cittadino americano per intervento armato. Tale movimento potrebbe essere favorito da un fatto nuovo internazionale che avesse aspetti atti a colpire le masse e si prestasse ad essere sfruttato dalaa propaganda interna contro i «sistemi brutali delle Potenze totalitarie~.

Ambienti militari che conoscono attualmente impreparazione delle forze armate degli U. S. A. sono generalmente contrari a eventuale partecipazione guerra e « temono » che potere politico possa trascinarvi il Paese.

Anno di elezione presidenziale agisce in senso negativo sullo slittamento verso la belligeranza americana in quanto isolazionismo è argomento che partito repubblicano si propone sfruttare nella prossima campagna mentre partito democratico oggi al Governo non intende prestarsi a gioco avversari prendendo aperta posizione per intervento, programma oggi certo impopolare fra le masse se spinte sino alla partecipazione militare nella guerra.

Formali dichiarazioni degli organi responsabili sono tutte intonate alla affermata volontà di tenere paese fuori della guerra. Ultimo scambio messaggi fra Duce e Roosevelt (mio telegramma n. 197) (l) ha dato occasione a espressioni Presidente a Conferenza Stampa odierna che ribadiscono tale proposito.

Riassumendo: opinione pubblica è avversa alle potenze totalitarie e particolarmente alla Germania e favorevole agli alleati ma esiste perplessità negli

ambienti più seri o responsabili circa limite entro cui intervento corrisponda a reale « interesse » paese. È probabile che aiuti agli alleati vengono intensificati senza peraltro giungere alla guerra. Nonostante attuale impreparazione forze armate non è da escludersi entrata in guerra U. S. A. se le sorti alleati fossero chiaramente in pericolo, ma ciò a condizione che situazione militare Europa consentisse la validità di un aiuto che non consisterebbe già in un immediato contributo bellico bensl in un'assistenza di lungo respiro dove fosse dato di far sentire enorme peso loro finanza e loro economia.

Fin dall'inizio campagna norvegese questa stampa aveva disposto pubblico americano al più incondizionato ottimismo circa esito spedizione alleati.

Fallimento impresa ha oggi prodotto profonda delusione. Tutti i giornali non si peritano riconoscere apertamente grave insuccesso Inghilterra e commentare in tono critico sua efficienza militare nonchè capacità suoi uomini di Governo e vecchia classe dirigente.

Malgrado però che opinione pubblica segua, come sempre in materia di questioni europee, flusso e riflusso degli orientamenti giornalistici, permane ancora una prepondenrante fiducia che Impero britannico, per la sua potenza economica e per sua posizione geografica, sia più di ogni altro paese atto a « incassare » come altre volte nella storia. senza prec[udersi le possibilità, col tempo, di una vittoria finale. Molti infine ritengono che esperienza spedizione stimoli Governo britannico a rifornire più rapidamente e ad intensificare condotta azioni militari.

(l) -Vedi D. 254. (2) -Vedi D. 279.

(l) Vedi D. 271.

283

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A TOKIO, P. CORTESE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 254. Tokio, 3 maggio 1940, ore 19,58 (l) (per. ore 16).

Mio telegramma n. 243 (2).

Come era prevedibile arrivo Coburgo ha allarmato ambienti franco-inglesi. Interrogato appena giunto da giornalisti ha dichiarato che scopo visita era esclusivamente presentare Sovrano messaggio augurale di Hitler per 26° centenario Impero. Alla domanda se si proponesse sondare opinione Giappone nei riguardi Europa ha risposto negativamente aggiungendo che sperava nondimento aver occasione incontrarsi con dirigenti giapponesi.

In questi ultimi giorni stampa limitatasi pubblicare notizie trattenimenti onore ospite da Sovrano Principe Imperiale e Primo Ministro nonchè pranzo Ambasciata di Germania con intervento Principe Chichibu, Ministro Esteri ed altre personalità.

Dallo stesso Ambasciatore tedesco ho appreso che dopo pranzo Addetti forze armate del Reich illustrarono al Principe Imperiale ed altri invitati azioni militari con speciale riguardo fronte Norvegia.

Sovrano ha conferito Duca Gran Cordone Sol Levante e decreto anche persone seguito.

Da fonte militare apprendo oggi che Coburgo avrebbe proposto a questo Governo conclusione immediata di un patto di allenza politico-militare.

Nell'illustrare progetto egli avrebbe fatto chiaramente comprendere che se il Giappone attendeva per decidersi che situazione Inghilterra fosse peggiorata Germania non avrebbe forse avuto più interesse concludere patto. Inviato di Hitler non avrebbe menzionato Italia.

Governo giapponese si sarebbe riservato di riflettere.

Persona che ha confidato quanto precede a nostro Addetto Militare s1 e mostrata ansiosa conoscere intenzioni del Governo italiano circa nostra entrata in guerra che influirebbero moltissimo su decisione giapponese.

(l) -Ora locale. (2) -Non pubblicato.
284

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO RISERVATO 157. Sofia, 3 maggio 1940, ore 21 (per. giortw 4, ore 8,30). Questa Camera dei Deputati ha ieri adottato all'unanimità l'accordo aereo stipulato con l'U.R.S.S. per la linea Sofia-Mosca. Approvazione ha dato luogo a manifestazioni oratorie, anche da parte di deputati di opposizione, di piena adesione per una politica di amicizia tra i due paesi. Un rappresentante della maggioranza avrebbe anzi pronunciato frase sottolineata da generale consenso ma non riprodotta nei resoconti della stampa, «che

la Bulgaria sa di poter contare sull'immediato intervento russo in caso di altrui minaccie :..

285

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 360. Londra, 3 maggio 1940, ore 22,15 (per. giortw 4. ore 2). La compostezza con la quale la Camera dei Comuni ha accolto ieri le dichiarazioni di Chamberlain non deve essere interpretata nel senso che Primo Ministro conservi intera la fiducia del Parlamento perchè invece situazione del Gabinetto appare alquanto scossa. Anche la posizione di Churchill evidentemente ha risentito dell'accaduto, ma se i laburisti non muteranno propria determinazione di tenersi fuori del Potere, sarebbe azzardato prevedere cambiamenti importanti nel Governo. Il grave scacco subito in Norvegia ha rafforzato però negli animi, sia la caratteristica disposizione inglese avversa ad ogni improvvisazione, sia la volontà di dare al mondo una prova convincente di ca'Pacità e di potenza. Perciò la Camera dei Comuni ha applaudito la notizia del ritorno della flotta nel Mediterraneo, dove se scoppiasse la guerra, nessun margine esisterebbe per

improvvisazioni, essendo stato a quanto si afferma, tutto previsto ed accuratamente studiato.

Previsioni di oggi sono nel senso che la situazione del Gabinetto potrà chiarirsi a seguito preannunziate dichiarazioni che faranno Primo Ministro nonchè capi opposizione, i quali per ora hanno rinunziato pronunciamento, riservandosi di farlo nel dibattito della prossima settimana.

A tale dibattito, nel quale verrà posta in discussione tutta la politica del Governo sulla condotta della guerra e che si protrarrebbe per due giorni, non mancherà di partecipare anche esponente di un piccolo gruppo partito conservatore, capeggiato da Amery e a cui si sono affiancati ex Primo Lord Ammiragliato Duff Cooper e ex Ministro Guerra Hore-Belisha, gruppo che ha assunto un atteggiamento di aperta critica al Governo.

286

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 71. Parigi, .1 maggio 1940 (per. giorno 6). Le difficoltà che gli alleati incontrano in Norvegia e i dubbi che si vanno sempre più generalizzando circa l'esito finale di queste operazioni determinano il risorgere di nuove critiche contro il Presidente Paul Reynaud, il quale ha finora beneficiato dell'aggravarsi della situazione internazionale, e certamente continuerà a beneficiarne fino a quando potrà invocare la salus reipublicae. Gli si rimprovera di avere con alquanta leggerezza consentito alla posa delle mine sulle coste norvegesi, consenso che Churchill, venuto segretamente a Parigi, strappò a Reynaud all'indomani dell'assunzione di questi al potere. Tutti sanno che i tedeschi, come conferma ora anche il R. Addetto Militare a Berlino, erano pronti da parecchie settimane ad invadere la Danimarca e la Norvegia, ma che l'accoglimento da parte di Reynaud della proposta di Churchill dette loro quell'occasione giustificativa di cui forse a lungo andare essi avrebbero fatto anche a meno, ma che ad ogni modo ha fatto loro assai comodo. Alcune mormorazioni hanno dunque ripreso a circolare e il gruppetto degli oppositori (fra cui Bonnet, Pietri, i socialisti di Paul Faure ecc.) si è fatto un po' più ardito, facendo riconvergere ancora le proprie speranze su Daladier, il quale peraltro si mantiene nel massimo riserbo. Il giuoco di costoro è alquanto pericoloso giacchè essi rischiano di essere trattati da traditori della Patria e di essere equiparati ai comunisti, ma se

Reynaud non riuscirà a registrare dei successi m Norvegia o se per effetto di sue iniziative si conducessero degli avvenimenti pericolosi nel Mediterraneo

o nei Balcani, il gruppo degli oppositori potrebbe riprendere il sopravvento.

Il noto Deputato Marcel Déat, quegli del grido «nous ne voulons pas mourir pour Dantzig », che al principio della guerra sfuggì per poco alla prigione insieme con i deputati comunisti perchè accusato di cinico disfattismo, è stato ascoltato molto attentamente alla Camera, durante l'ultima riunione in comitato segreto, quando ha rivolto al Presidente Paul Reynaud sereni ma severi richiami ad una condotta più prudente della guerra.

Mi incontrai con lui giorni or sono ed egli mi ripetette gli stessi concetti, accennandomi coraggiosamente all'assurdità di voler ricercare la soluzione della guerra in pericolose avventure piuttosto che nella paziente aspettativa del maturare degli eventi, unico sistema che potrà consentire la giusta soluzione delle questioni da cui la guerra stessa fu determinata.

Ma ormai l'andamento delle operazioni in Norvegia porterà nuovi e diversi elementi nella situazione generale, a seconda che gli alleati riusciranno o meno a mantenersi per lo meno a Narvik, come pare sia stato deciso di tentare a tutti i costi, malgrado alcuni pareri discordi manifestatisi nelle ultime riunioni del Consiglio Supremo tanto qui come a Londra.

287

IL MINISTRO AD ATENE, E. GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 68. Atene, 3 maggio 1940 (per. giorno 7). Mavroudis che ho visto stamani mi ha detto che il Governo greco continua ad essere ottimista per quanto riguarda la situazione nel Mediterraneo e nei Balcani ed a non prestar fede alle voci allarmistiche messe in circolazione a getto continuo nelle ultime settimane. Mi ha poi detto di aver avuto ieri una conversazione con questo mio collega inglese. Sir Charles Palairet avrebbe incominciato col chiedergli se la Grecia avesse motivo di inquietudine per una possibile azione italiana. Egli lo ha nettamente negato e gli ha chiesto, a sua volta, se il suo Governo avesse tale inquietudine. Il Ministro ·inglese gli ha risposto di no. Mavroudis gli ha chiesto che cosa significassero, in tali condizioni, le misure emanate dal Governo inglese nei riguardi della navigazione britannica nel Mediterraneo. Palairet gli ha risposto ripetendogli più o meno letteralmente la frase del comunicato inglese sulle manifestazioni di uomini responsabili italiani contro la Gran Bretagna. Alle richieste di Mavroudis, quali fossero tali manifestazioni, Palairet ha risposto alludendo genericamente alla stampa italiana e citando un discorso del Consigliere nazionale Giunta alla Camera dei Fasci e delle Corporazioni. Mavroudis mi ha detto di non riuscire, personalmente, a spiegarsi il motivo per cui l'Inghilterra ha creduto di adottare in questo momento una misura che, mentre non nuoce all'Italia né costituisce per questa una minaccia, non può avere altro effetto pratico che di accrescere il nervosismo generale nei piccoli paesi balcanici e mediterranei. D'altra parte mi ha confermato di essere con~ vinto che il Governo britannico è sincero nella sua dichiarazione di non avere intenzione di prendere nel Mediterraneo e nei Balcani iniziativa alcuna. Gli ho chiesto se e che cosa gli risultasse sul convegno a Londra dei Capi Missione inglesi nei Balcani. Egli mi ha detto che, a quanto gli risulta, il convegno avrebbe condotto alla conclusione che l'Inghilterra debba evitare ogni iniziativa atta a perturbare la quiete balcanica, e che debba tentare di promuovere un riavvicinamento tra la Bulgaria e gli altri Stati balcanici. Quanto alla società per gli acquisti nei Paesi balcanici, costituita a Londra, Mavroudis mi ha detto che essa non ha ancora intrapreso alcuna attività in Grecia. Egli ritiene che lo scopo della Società sarà di procedere ad acquisti di

merci su vasta scala e con pagamento in divisa -cosa, ha aggiunto -che noi non possiamo certamente impedire (1).

(l) Vedi, da parte greca, The Greek White Book, cit.. D. 64.

288

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO ZAMBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. SEGRETO 4295/1249. Berlino, 3 maggio 1940 (1).

Mi onoro di riferire ulteriormente a V. E., facendo seguito ai miei telegrammi di ieri (2), sulle conversazioni avute con il Ministro degli Esteri del Reich.

Ribbentrop mi ha fatto chiamare mentre mi trovavo dal Sottosegretario Woermann per la visita quotidiana. L'ho trovato nel Palazzo della Wibhelmstrasse già abitato da Hindenburg, dove egli è andato recentemente a stabilirsi, mentre studiava una carta enorme della Norvegia. L'eccezionale buon umore che dimostrava il Ministro, direi quasi allegria, derivava evidentemente dalle vittoriose notizie provenienti dalla Norvegia, di cui egli mi ha datto conoscenza nel pomeriggio. In questo stato d'animo, ben migliore di quello in cui non avessi trovato Ribbentrop nella settimana passata, egli ha dato a tutto il tono della conversazione un carattere franco e direi baldanzoso, non esitando a usare termini insoliti nel linguaggio diplomatico, e gesticolando vivacemente per sottolineare le sue affermazioni.

Così Ribbentrop ha molto insistito sull'impertinenza di Reynaud a rivolgersi da pari a pari al Duce ripetendo la definizione di Hitler «un pigmeo di fronte a un Titano», che effettivamente contiene quell'appellativo di Zwerg più volte affibbiato da Hitler nei suoi discorsi ai reggitori francesi o inglesi. Ribbentrop si è divertito su questa definizione, facendo ripetere da me la traduzione italiana di Zwerg. Egli mi ha descritto la viva gioia provata dal Fiihrer nel leggere la risposta del Duce a Reynaud, riconosciuta pemetta in ogni punto e degna di un creatore (Schopfer) come il Duce. Mentre Reynaud non ha creato un bel niente. Mussolini può considerare l'Italia fascista, da lui formata e forgiata, una sua creatura. Reynaud si trova invece al potere per uno dei soliti giuochi parlamentari e vi rimane per grazia di S. M. Britannica, e quando tenta di mettersi sullo stesso piano di Mussolini, non si rende conto di che cosa sia l'Italia fascista del Duce, mentre non si può dire davvero che il Presidente del Consiglio francese possa attribuirsi il titolo di « creatore » o « interprete » delle democrazie.

Ribbentrop mi ha molto esaltato il successo delle armi tedesche in Nor-. vegia, dandomi l'impressione che anche stavolta sia 'Stato egli stesso a consigliare tale azione, o almeno a dividere immediatamente e integralmente l'opinione di Hitler per l'inizio dell'azione stessa.

Il soldato tedesco ha dimostrato magnificamente il suo combattivo spirito,

ha detto il Ministro, e a questo proposito posso aggiungere che qui si rivela

volentieri come in Norvegia abbiano dato ottima prova di sè proprio le truppe

alpine bavaresi e austriache, reparti cioè sulla cui fedeltà e capacità la propa

ganda estera si era tanto sbizzarrita.

Ribbentrop ha elogiato inoltre il perfezionamento raggiunto dagli arma

menti germanici, che hanno permesso una marcia così aspra in una vasta e

impervia e lontanissima regione, e la capacità dei comandi non solo al centro, ma anche alla periferia. Lo Stato Maggiore tedesco ha confermato quanto siano perfetti i suoi piani operativi, in un'azione svoltasi fra mille difficoltà, su un'estensione enorme e «sotto il naso della potenza navale inglese».

Quanto agli inglesi, il Ministro ha insistito sull'impressione sfavorevolissima riportata dai Tedeschi nei primi contatti bellici con essi. Ribbentrop mi ha descritto a lungo la fuga dei fanti inglesi, terrorizzati di fronte ai soldati tedeschi, citandomi anche qualche episodio, come quello di dodici Alpenjiiger germanici che fecero prigionieri un centinaio di militi britannici.

Il Ministro mi ha fatto presente l'importanza che costituisce, per la Germania, l'occupazione della Norvegia. Sia dal lato positivo, per migliorare la situazione strategica, contro l'Inghilterra, sia da quello negativo, per impedire all'Inghilterra di stabilirsi in tale settore, ciò che non sarebbe stato scevro di svantaggi e di pericoli per la Germania.

Pervaso di ottimismo, Ribbentrop dalla constatazione dei successi in Norvegia e dello scarso valore degli avversari è stato trascinato a parlare anche della condotta futura della guerra, affermando che secondo la sua opinione e in base e informazioni segrete di grande importanza in suo possesso, la guerra sarà presto risolta. Egli ritiene che quando la Germania sferrerà la sua offensiva d'occidente, « dopo pochi giorni di combattimento, gli avversari si sfascieranno in una fuga generale mai vista e la Germania potrà quindi raggiungere tutti i suoi obiettivi ».

Da queste frasi di Ribbentrop nulla si poteva arguire, peraltro, circa la prossimità o meno di un'offensiva sul fronte occidentale. Quanto alle informazioni segrete, suppongo, anche in base a un discorso tenuto un'ora prima da Ribbentrop ad altra persona, che tali informazioni si riferiscano almeno in parte a dati piuttosto catastrofici qui pervenuti sulla situazione interna in Francia e in Inghilterra.

Ribbentrop è infine venuto a parlare sulla situazione nel Mediterraneo, mostrando di interessarsi moltissimo a conoscere i motivi che hanno determinato la sospensione del passaggio delle navi inglesi, e la nostra reazione al riguardo. Era stato già informato in proposito dall'Ambasciatore von Mackensen, ma sembrava ansioso di ulteriori notizie. Abbiamo parlato su ciò genericamente, non avendo io alcun elemento preciso. Ribbentrop ha affermato che, se l'Inghilterra avesse voluto far qualcosa nel Mediterraneo, anche la Germania avrebbe concorso, perchè gli Inglesi fossero in breve tempo «liquidati» (,zugepackt).

Nulla ho da aggiungere al mio telegramma di ieri n. 417 (l) sulla seconda conversazione avuta con Ribbentrop, consegnandogli il messaggio del Duce destinato al Ftihrer. II Ministro mi ha tracciato un quadro generale della situazione davanti alla carta geografica, per far risaltare come non la Germania, ma la Francia sia minacciata dall'isolamento, e come insomma la prima, e non la seconda si trovi nella posizione strategica più favorevole (2).

(l) -Manca l'indicazione della data d'arrivo. (2) -Vedi DD. 273, 274 e 277. (l) -Vedi D. 277. (2) -Il presente documento porta il visto di Mussolini.
289

L'ADDETTO MILITARE A PARIGI, TUCCI, AL SOTTOSEGRETARIO DI STATO ALLA GUERRA, SODDU

R. 751. Parigi, 3 maggio 1940.

In merito alla situazione politica interna sembra si dileguino i vantaggi personali che Reynaud aveva tratto dall'inizio della campagna in Norvegia e non sono da escludersi ulteriori crisi parlamentari.

Il partito radicale avrebbe in animo di profittare della situazione per mettere in valore il programma che può sintetizzarsi nei seguenti due punti principali:

soluzione totalitaria del problema comunista allo scopo di eliminarlo completamente anche per l'avvenire dalla vita politica francese; -impostazione realistica problema italiano in maniera da facilitarne lo sblocco in accordi concreti e durevoli tra i due paesi

Si dice, tra l'altro, che tale gruppo parlamentare non sarebbe alieno dall'assumere anche l'impegno di future cessioni territoriali, cessioni che Reynaud, come è noto avrebbe completamente escluso (vedi mio foglio n. 671 del .... 1940).

Naturalmente manca sinora qualsiasi indicazione per poter confermare un atteggiamento del genere.

(l)

290

IL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

L. s. N. (TRADUZIONE) (2). Berlino, 3 maggio 1940.

Dalla mia ultima relazione che Vi trasmisi (3), gli avvenimenti si sono svolti secondo i nostri desideri. Quanto alla celerità, quasi un po' troppo in fretta. Avevo una debole speranza che gli inglesi si sarebbero lasciati indurre a mantenere un po' più a lungo le loro posizioni della Norvegia centrale per potere così a poco a poco farne una questione di prestigio per il nome britannico. Non poteva offrirsi occasione migliore per decimare gradatamente la flotta britannica con attacchi quotidiani. Pur troppo le truppe di sbarco inglesi si sono ritirate quasi più celermente di quanto noi potessimo inseguirle. Il risultato è che tutto il territorio norvegese a Sud del fiordo di Trondheim si trova ormai saldamente nelle nostre mani. Piccoli reparti vaganti di soldati norvegesi possono ancora trovarsi in remote valli alpine e sugli altopiani. Da principio, di fronte ai compiti di maggiore portata noi non abbiamo dato ad

essi nessun fastidio, adesso verranno disarmati, qualora non vogliano spontaneamente presentarsi per deporre le armi, dò che si è già verificato nella maggior parte dei casi. L'occupazione di questo territorio procede quindi metodicamente. Tutte le ferrovie sono nelle nostre mani e grandi tratti di esse sono in funzione. È stato ora possibile impiegarvi tante truppe :ferroviarie e del genio, che in poche settimane l'intero traffico potrà venir ripreso. Continuando gli sbarchi di nuove formazioni -attualmente la 7a Divisione è quasi completamente sbarcata e sono giunti i primi reparti dell'Sa e ga Divisione l'intero paese sarà posto sotto un controllo sistematico. Anche gli attacchi contro i nostri aeroporti diventano quindi per gli inglesi sempre più difficili e le perdite più gravi. Si è già iniziata la costruzione di un grande numero di nuovi aeroporti. Le batterie costiere esistenti sono state occupate dovunque e rimesse in efficienza. Nuove batterie pesanti sono giunte e vengono attualmente piazzate in numerosi luoghi. Le perdite degli inglesi in sommergibili nel Kattegat e nello Skagerrak li costringeranno in breve tempo a rinunc'iare

definitivamente a farne delle zone di operazione per i loro sommergibili.

Attualmente hanno luogo gli ultimi preparativi per attaccare i porti di sbarco norvegesi situati o Nord di Trondheim. S])ero che questa volta ci riuscirà di chiudere la trappola prima che gli inglesi possano di nuovo ritirarsi. Ma anche a prescindere da ciò il bottino è enorme perchè siamo riusciti a impadronirci di quasi tutto il materiale delle truppe inglesi di sbarco. Noi studiamo ora non soltanto una quantità di importantissimi documenti inglesi, ma anche l'equipaggiamento delle truppe inglesi, le armi e le munizioni.

Quanto ai documenti, Duce, sarà forse per Voi divertente venir a sapere come siamo venuti in possesso della cassa più importante. Lo dobbiamo alla radio inglese!

Quando gli inglesi sbarcarono ad Andalsnes, considerarono loro compito di venire in aiuto, con una brigata lanciata subito in avanti a quelle forze che, come essi credevano, mantenevano le posizioni di Hamar ed Elverum, apponendoci una valorosa resistenza. Così il 148° battaglione della brigata fu spinto innanzi per ferrovia e giunse nei dintorni di Lillehammer. Siccome nel frattempo la nostra aviazione aveva distrutto completamente ferrovia, strade e linee telefoniche fra Dombas e Andalsnes, il comandante 'inglese che avanzava in testa alla sua schiera d'eroi non aveva la benchè minima idea degli avvenimenti che si erano svolti frattanto nella zona di guerra davanti a lui. L'unica fonte d'informazioni -poichè le stazioni trasmittenti a onde corte non funzionano in generale quasi mai in queste profonde valli -era la radio britannica. Orbene dalla radio inglese il buon colonnello ricevette la più sicura notizia che le truppe inglesi e norvegesi affiancate, opponevano non soltanto presso Hamar ed Elverum un'efficace resistenza, ma anche che esse avevano ricacciato le truppe tedesche ben più oltre. Così egli continuò allegramente la marcia a capo delle sue schiere ed entrò a Lillehammer. Egli aveva con sé una robusta cassa di ferro che recava l'iscrizione: «Segretissimo! Da non portarsi in prima linea! » e conteneva tutto quanto il nemico dovesse a nessun costo vedere, né tanto meno aveve fra le mani. Siccome però, basandosi sulla sua radio inglese, egli era dell'opinione di avere ancora pre lo meno a 120 Km. davanti a sé dei valorosi reparti norvegesi e britannici che combattevano con

successo contro di noi tedeschi, si sentì naturalmente molto rassicurato; e credendosi ancora in posizione molto arretrata, entrò in Lillehammer e si cercò subito un'alloggio per coricarsi immediatamente; lo stesso fecero le sue eroiche truppe, che ancora soffrivano straordinariamente per gli effetti del mal di mare. Reparti d'assalto tedeschi lo risvegliarono poi un po' bruscamente e lo presero in consegna assieme alla sua arca militare.

Certo in quel momento il tenentino con il suo reparto d'assalto non immaginava nemmeno lontanamente quale cattura egli avesse fatto. Solo dopo, alcune ore più tardi, egli si rese conto che si era verificata un'impresa che ha rarissimi esempi della storia della guerra.

Riassumendo, Duce, Vi posso dire che le operazioni nella Norvegia centrale e meridionale sono praticamente concluse, che l'attacco contro le truppe britanniche e francesi che si trovano a Nord di Trondheim, seguirà ora immediatamente.

Voglio ora, Duce, ringraziarVi per la Vostra lettera del 2 maggio (l) e per i documenti che io frattanto pure avevo ricevuto. La Vostra risposta a Paul Reynaud mi ha procurato una viva gioia. Io non so quante volte l'ho riletta sebbene essa contenga soltanto alcune frasi ed è un tale meraviglioso contrasto alla pietosa accusa di questo signore francese. Io trovo anche meravigliosa la Vostra risposta al Papa e a Roosevelt. Ma io cre-do che proprio i ripetuti accenni minacciosi contenuti nei telegrammi, nelle note e nelle domande del signor Roosevelt siano ragione sufficiente per terminare -a scopo prudenziale al più presto possibile la guerra. Seguo con grande gioia quanto il popolo italiano e specialmente la stampa italiana partecipino interiormente alla nostra lotta. Sono consapevole che questo è un momento importante per comprendere certe misure degli Alleati. Ciò facendo, Duce, Voi mi date già ora un grande aiuto. Anche il richiamo della classe 1916 avrà il suo effetto in questa lotta. Non credo che specialmente a Parigi si pensi all'estate prossima con grande fiducia. La miserabile lettera di Paul Reynaud deve certo avere avuto origine dall'impressione causata da questo fatto.

Accogliete, Duce, insieme all'assicurazione della mia fede incrollabile nella conclitsione vittoriosa di questa guerra, i miei cordiali saluti.

P. S. -Ricevo in questo momento la notizia che le avanguardie, che già da ieri sera avanzavano cautamente, si sono incontrate ormai con inglesi in ritirata, dopo aver sopraffatto una debole resistenza norvegese. Con ciò anche il territorio a Nord di Trondheim è stato abbandonato dalle forze inglesi. È un peccato, ma non influisce affatto sul successo (2).

(l) -Del presente documento non esiste una copia completa; questo è uno stralcio allegato al telespresso da Parigi 3022/1252 del 3 maggio 1940. (2) -L'originale tedesco non è stato rintracciato. (3) -Vedi D. 217.

(l) Vedi D. 276.

(2) Vedi Documents on Ge1·man Foreign Po!icy 1918-1945, Series D, vol. IX, cit., D. 192.

291

IL CAPO DI GABINETTO DEL MINISTRO DELLA GUERRA, SORICE, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

PRoM. s. N. Roma, 3 maggio 1940.

L'Eccellenza il gen. Fautilli ha riferito con l'unita relazione (l) sulla missione compiuta in Germania per Vostro ordine.

Da detta relazione risulta sostanzialmente che la questione della cessione di materiali bellici da noi richiesti, per la maggior parte dei quali sono state date favorevoli assicurazioni di massima, non può per il momento venirt:! risolta, -essendo influenzata dagli avvenimenti in Norvegia e subordinata al fatto che la Germania non inizi il ciclo delle grandi operazioni.

292

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 178. Mosca, 4 maggio 1940, ore 2,58 (perv. ore 6,10).

Negoziati Delegazione Commerciale Jugoslavia continuano. Prevedesi dureranno ancora otto giorni circa. Discussione verte su dettagli e su accordo pagamenti e su prerogative e competenze istituendo rappresentanza commerciale, discussioni quindi di portata puramente formale. Circa effettivo scambio merci... (2) sempre più voci di finalità politiche.

Si giustifica interessamento Sovieti verso l'attuale negoziato di cosi poca consistenza economica dicendo che esso rappresenta un'altra affermazione dell'influenza Sovieti nei Balcani e questa volta con una punta anti-italiana e anti-tedesca.

293

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 115. Belgrado, 4 maggio 1940, ore 3,35 (per. ore 8,30).

Questo Ministro degli Affari Esteri mi ha dichiarato nel modo più categorico che notizie circa convegno segreto Principe Paolo con Re Romania, e scoperta in Jugoslavia vasto complotto sono destituite di fondamento.

Parlandomi più diffusamente stessi argomenti e ripetendo analoga smentita,

Smilianié mi ha precisato che ,sola scoperta di rilievo che questa polizia ha fatto

ultimamente è quella di cellule comuniste.

Ma non si tratta di scoperta sensazionale bensl di ordinaria amministrazione.

Mi ha anche accennato che tanto Romania che Jugoslavia hanno dovuto pren

dere (e presumibilmente di intesa) noti provvedimenti per controllo stranieri.

Senza scendere ad aperte critiche -che tuttavia erano esplicite nelle sue parole -ha indicato che Governo jugoslavo intende evitare per quanto è possibile metodo sensazionale e procedere invece misuramente per gradi, allo scopo di non aggiungere altri elementi di allarme ai molti già interessantemente diffusi.

(l) -Non rintracciata. (2) -Nota dell'Ufficio Cifra: • Quattro gruppi indecifrabili •·
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IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 117-118-119. Belgrado, 4 maggio 1940, ore 3,35 (per. ore 8,30).

Mi riferisco al mio telegramma n. 107 in data 29 aprile (1). In possesso dati necessari riferimenti dal Console Lubiana che avevo chiamato conferire ho fatto presente Smilianié che preparazione manifestazioni era ben nota anche prima data fissata per rappresentazione francese, che i fogli hanno effettivamente circolato in Lubiana, che fonte di essi può essere facilmente individuata nei consueti conosciuti nuclei anti-italiani particolarmente negli ambienti studenteschi e infine che lo stesso Bano in due successive conversazioni avute con Console Generale pur indicando che Polizia non era riuscita impadronirsi originali manifestini non ha mai negato che essi fossero stati preparati e messi in circolazione.

Infine gli ho indicato che esemplari dello stesso manifesto risultano pervenuti anche Belgrado (so da fonte sicura riservatissima che questo Stato Maggiore ne ha copia).

Successivamente ho consegnato a Smilianié un nuovo manifesto diffuso Lubiana che è un altro indegno libello contro l'Italia.

In tale manifesto creazione nostro Istituto di Cultura è preso pretesto per altre astiose velenose insinuazioni contro di noi giungendo anche attacchi alla persona del Ministro Bottai.

Trasmetto traduzione con prossimo corriere.

Ho fatto rilevare Smilianié che mentre era mio preciso dovere protestare ancora una volta per diffusione tali manifesti contro mio Paese dovevo nello stesso tempo insistere sulla necessità da parte del Governo jugoslavo -nell'interesse dell'amicizia fra i due Paesi -di agire prontamente ed efficacemente per eliminare centri ormai individuati che in questo periodo intensificano in modo così aperto in Slovenia una attività che tende a creare un'atmosfera contraria alle nostre relazioni buona amicizia e al nostro fermo proposito mantenerla. Gli ho consegnato a riprova di tale attività una pratica documentazione di questi giorni che va dalle carte irredentistiche nuovamente stampate diffuse fogli vari a stampa ed articoli di giornali con ripetuti costanti spunti dello stesso genere.

Sin dall'inizio della conversazione impressione atteggiamento Ministro Aggiunto era totalmente diversa da quella precedente, in quanto che abbandonando linea... (2) e in certo modo rigida difesa, mostrava premurosa comprensione, marcando anche canto suo voler dare carattere serenità esame questione nel

reciproco interesse. Nuovo manifesto consegnato nell'originale gli h"l prodotto profonda visibilissima impressione. Smilianié ha convenuto necessità agire e mi ha assicurato che il Governo avrebbe preso provvedimenti necessari. Tali assicurazioni mi sono state ripetute più tardi da Ministro degli Affari Esteri in lunga e cordiale conversazione con lui avuta al pranzo cui. ha partecipato ier!'era nella R. Legazione e che era stato da tempo fissato.

Per prima cosa Cincar-Markovié mi ha molto premurosamente e a più riprese ripetuto suo profondo e grato apprezzamento per messaggio da Voi, Eccellenza, inviatogli a mezzo Christié, soggiungendo che avrebbe risposto conferrr.ando identità suoi intendimenti e suo proposito eliminare presenti difficoltà che nelle relazioni fra i due Paesi furono previste, e che az'ione adeguata contro <'entri che tendono a turbare relazioni e creare atmosfra contraria tra due Stati sarebbe stata senza indugio intrapresa.

Era evidente da atteggiamento e parole Ministro Affari Esteri .:!he tale Vostra comunicazione giunta ieri ha avuto effetto immediato richiamare questo Governo a realizzazione situazione e a comprensione sue responsabilità per mantenimento amichevoli relazioni tra i due Paesi.

Ritengo che proposito Cincar-Markovié sia pertanto sincero e che non mancherà azione Governo diretta impedire nuovi incidenti.

Credo, anche in base ai rapporti che ricevo da Uffici dipendenti, che in ciò Governo sarà efficacemente coadiuvato dalla maggior parte de; suoi agenti di grado più elevato.

Ma da tutti dati disponibili e nella presente situazione interna sorge legittimo il dubbio che è mio dovere segnalare all'E. V., se tale azione di Governo sarà prontamente seguita dai numerosissimi agenti esistenti nelle varie provincie, moltissimi dei quali ci sono notoriamente ostili e nella grandissima maggioranza anche troppo sensibili all'attivissima propaganda straniera interessata che come ripetutamente segnalato non ha trascurato in questo scorcio di tempo alcun mezzo (ivi e soprattutto compreso il denaro) e sfruttato ogni avvenimento a scopo tendenzioso ed allarmistico per infocolare ogni sentimento antitaliano nei punti più sensibili del Paese.

(l) -Vedi D. 245, che però è in data 30 aprile. (2) -No.ta dell'Ufficio Cifra: c Manca •.
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IL CONSOLE GENERALE A VIENNA, ROCHIRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 4282. Vienna, 4 maq!Jio 1940, ore 16,50 (per. ore 19,15). Un ex Ministro austriaco è stato ricevuto recentemente da Hitler. A quanto ha riferito a persona di mia fiducia, il Fiihrer nel corso della conversazione gli ha detto che egli non mira affatto alla distruzione dell'Impero britannico ed anzi tende a raggiungere un'intesa con l'Inghilterra. Gli eredi dell'Impero britannico -avrebbe detto Hitler -non sar~bbero i tedeschi, ma altre Grandi Potenze (secondo il mio interlocutore il Fiihrer alludeva specialmente all'America); e la Germania non ha interesse a cavare

le castagne dal fuoco per gli altri. Ho comunicato quanto precede Roma e Berlino.

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IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATISSIMO 159. Sofia, 4 maggio 1940, ore 20,10 (per. giorno 5, ore 5,45).

È venuto a vedermi oggi Ministro tedesco Clodius che mi ha fatto, per

opportuna conoscenza di V. E., resoconto completo delle impressioni da lui rac

colte nelle quattro ca?itali Bucarest Budapest Belgrado Sofia da lui visitate.

Le comunico per corriere. Per intanto in breve cenno esse possono cosi rias

sumersi:

l) Romania situazione buona per quanto non piccole siano tradizionali

simpatie per la Francia e per quanto inglesi vi lavorino più che altrove;

2) Ungheria situazione decisamente buona:

3) Jugoslavia situazione molto incerta. Governo vuole mostrarsi animato

da sentimenti di comprensione e simpatia ma timori e preoccupazioni tenuti

d'altra parte vivissimi da propaganda alleati sono all'ordine del giorno. Serbi

sono tendenzialmente contrari tanto alla Germania quanto all'Italia. Croati sono

simpatizzanti per la Germania ma non per l'Italia. Sloveni invece osteggiano

Germania ma non sono contrari all'Italia. In definitiva di tutti paesi balcanici

Jugoslavia è quella che può dare maggiori sorprese;

4) Bulgaria situazione buona ma è diffuso un certo senso di preoccupazione nei riguardi di eventuali sviluppi del conflitto perchè il paese non si sente ancora militarmente sufficientemente forte per opporsi con successo ad attacchi concentrici avversari. Pesa dolorosamente ancora su Sofia ricordo precedenti alleanze dei paesi limitrofi ai sui danni.

Dal punto di vista economico Germania si sente abbastanza tranquilla e pensa che sue forniture continueranno nel complesso a svolgersi normalmente. Clodius ad ogni modo a norma della missione a lui affidata da Berlino ha fatto chiaramente comprendere come Reich non intende intervenire per impedire qualche eventuale modesto contatto tra quei paesi e gli alleati ma non permetterebbe assolutamente che quei contatti stessi potessero praticamente arrecare un qualsiasi danno alle proprie correnti economiche oggi esistenti.

297

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 53. BeLgrado, 4 maggio 1940 (per. giorno 7). Ho avuto conversazione con il sig. Strandtman « Rappresentante dell'emigrazione russa in Belgrado» che ho incontrato occasionalmente nei giorni scorsi. Come è noto Strandtman è rimasto qui sinora, menzionato con la formula predetta nell'elenco ufficiale del Corpo Diplomatico e con rango e privilegi effettivi di Capo Missione. Come tale era ricevuto e molto protetto a Corte e

accolto in tutte le Ra·ppresentanze estere, superata con la conoscenza occasionale la difficoltà del primo incontro con i nuovi Capi Missione.

Strandtman appartiene all'antica diplomazia russa, è qui da molti anni e passa .per ottimo conoscitore delle cose locali. Le sue strette relazioni con il Principe Paolo e con la Corte lo pongono anche, localmente in una situazione

di primo piano. Dopo alcune considerazioni su situazione generale -in eu~ ha rilevato anche da parte sua straordinario e paradossale atteggiamento, qui oggetto di generali commenti, di questa stampa a proposito dichiarazioni Chamberlain (mio telegramma n. 116 in data 3 corrente) (l) e criticato non senza ironia concentramento forze anglo-francesi in Mediterraneo, sottolineando serenità Governo e Popolo italiano -è entrato con molta misura e con molta calma, ma con altrettanta franchezza, nell'argomento dell'inizio delle trattative commerciali jugoslavo-sovietiche. Mi ha detto sinceramente che esse preoccupano gravemente i trentamìla emigrati russi che attualmente si trovano in Jugoslavia e che egli sta compiendo ogni sforzo per mantenere la calma e far fronte domani come possibile alle circostanze che potranno presentarsi. Alla sua situazione personale -che può diventare da un momento all'altro assai precaria -non ha fatto che un solo accenno di sfuggita, e anche questo con molta misura e signorilità, menzionando il fatto che dovrà probabilmente lasciare la casa che abita, l'antica Legazione di Russia. Mi ha detto di ritenere che ragione principale dell'inizio delle trattative deve secondo suo convincimento ricercarsi nel fatto dell'ansia di questo Governo di essere a contatto con Russia, e perciò direttamente informato «dell'incognita sovietica » ogni giorno accentuandosi disagio di essere tagliato fuori per sua propria volontà. Ha anche notato dal canto suo fatto ben noto che inizio trattative è stato ampiamente sfruttato per diffondere nelle masse senso riavvicinamento natu

rale, a sfondo panslavo, di due popoli affini, notando pericolo tale concetto tendenziosamente diffuso, che non differenzia antica Russia da quella Sovietica. Ritiene che accordo commerciale in negoziazione sarà un «accordo senza scambi » argomentando che precise notizie dei suoi informatori dalla Russia come dai paesi balcanici che ogni sforzo sovietico è in atto per fornire alla Germania massimo possibile materie prime e prodotti. Non vi sono mezzi di trasporto (anche se vi fossero merci da trasportare) che possano essere stornati da tale sforzo per stabilire traffici tra la Russia e la Jugoslavia. (È appena necessario notare che tali affermazioni per quanto interessanti non potrebbero

essere accolte senza riserva né senza i necessari dati e controlli).

Strandtman esclude -e non credo che neppure possa essere affermato così categoricamente -che rapporti jugoslavo-romeni abbiano influito per decidere questo Governo alle trattative. A riprova afferma ad ogni modo che

questo Ambasciatore di Turchia non ne fu informato che a fatti compiuti. È convito che i sondaggi preliminari furono condotti direttamente -forse non solo ad Ankara secondo comunicato Tass -ma in più Capitali, fra cui Londra.

Ma senza intermediari.

-. -Dommenti diolomdtici -Serie IX -Vol. IV.

Ha accennato con molto tatto, ma con minor efficacia a lotta che Principe Paolo ha certamente dovuto sostenere anche all'ultimo prima di decidersi a tale passo. Strandtman ha visto il Principe dopo l'inizio delle trattative, essendo stato da lui invitato a colazione due giorni fa. Strandtman ha interpretato il gesto come una dimostrazione di personale simpatia delle circostanze attuali e di indicazione delle necessità di fatto anche se contrarie a suoi sentimenti personali. Ma è stata una dimostrazione silenziosa, perchè -mi ha detto il Principe gli ha parlato di tutti gli argomenti possibili, tranne che delle trattative commerciali jugoslavo-sovietiche.

Strandtman ha anche raccolto una voce cui lo stabilimento normali com

plete relazioni con Sovieti dovrebbe aver luogo per il 1° giugno. Non credo

tuttavia che tempi possano accelerarsi in tal modo.

(l) Non pubblicato..

298

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 48. Ankara, 4 maggio 1940 (per. giorno 21). Il 2 corrente un segretario di questa R. Ambasciata ha incontrato casualmente e si è intrattenuto in lunga conversazione con il sig. Giuseppe Koguene segretario dell'Ambasciata dell'U. R. S. S. che, a quanto si dice, sarebbe l'agente principale della Ceka presso quella rappresentanza. Parlando del discorso pronunciato quel giorno da Chamberlain e della sconfitta anglo-francese in Norvegia il sig. Koguene ha detto: «Noi avevamo previsto tutto ciò. È per questo che abbiamo dovuto assicurare la nostra posizione strategica nel Baltico ». Richiesto se ritenesse che i francoinglesi avrebbero mai potuto minacciare la Russia attraverso le posizioni finlandesi ha risposto: « Esistono al mondo altre potenze oltre gli alleati » (alludeva evidentemente alla Germania) ed ha soggiunto: « Seguiamo con l'attenzione più viva tutto ciò che si svolga nel Nord dell'Europa. Si tratta di zone per noi d'importanza vitale ». Parlando poi della situazione nel Mar Nero e nei Balcani egli ha escluso che la Russia abbia interesse a turbare la pace sia nel settore del Caucaso che in quello della Bessarabia. « I turchi -egli ha affermato -sono al corrente delle nostre intenzioni e credono alla nostra parola. Tuttavia essi sono profondamente impegnati e la loro politica estera non può oggi considerarsi autonoma». Ha concluso affermando che, secondo il suo personale parere, ogni muta

mento dell'equilibrio attuale nei Balcani non potrebbe dalla Russia essere tollerato senza « adeguate garanzie».

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. SEGRETA PERSONALE 3025/1445. Parigi, 4 maggio 1940.

Ti ringrazio vivamente per aver voluto comunicarmi lo scambio di lettere avvenuto fra il Duce e Reynaud (1).

Ti avevo riferito col mio rapporto n. 1330 del 25 aprile (l) la mia conversazione con Baudouin, ma a quella data già Reynaud aveva scritto al Duce (la sua lettera porta infatti la data del 22) e del resto le argomentazioni da me svolte, pur con quella morbidezza che l'estrema tensione di quei giorni rendeva necessaria, non erano incoraggianti. Io esclusi -tra l'altro -assolutamente la possibilità di un 'incontro.

Francamente, pur ritenendo Reynaud uomo avventato, non avrei mai supposto che egli si fosse già lasciato andare ad una mossa così infelice.

La sua lettera è redatta in maniera alquanto ingenua e dimostra da parte del Presidente del Consiglio francese una scarsa comprensione del momento internazionale.

Reynaud evidentemente si è preoccupato più che altro di sfuggire al rimprovero rivolto da molti parlamentari a Daladier di non aver saputo attirare l'Italia verso la Francia. Egli non ha riflettuto che questo rimprovero non si riferiva soltanto al periodo iniziatosi con la guerra n 3 settembre 1939, ma anche al periodo precedente a tale data. Daladier tuttavia aveva finito poi per comprendere meglio quali fossero le posizioni ed il pensiero dell'Italia e si era astenuto da inutili anzi pericolosi tentativi di forzarci la mano.

L'iniziativa di Reynaud va attribuita, oltre che alla sua forma intellettiva tipicamente francese, all'atteggiamento «dinamico » che egli ha assunto ed alla conseguente necessità (anche per ragioni di politica interna) di mostrarsi tale nei rapporti itala-francesi.

Tutto ciò gli ha fatto dimenticare la prudenza, inducendolo ad oltrepassare la mossa abile di rilevare al pubblico l'offerta francese all'Italia di apertura di conversazioni (mio telegramma n. 285 del 26 aprile) (2).

Vorrei aggiungere anche che, per quanto almeno io possa vedere da Parigi, il nervosismo di François-Poncet ed il suo stato d'animo inintelligente nei riguardi della situazione italiana non hanno certo aiutato Paul Reynaud a schiarirsi le idee.

Per parte mia desidero assicurati che tutte le mie cure sono volte a riportare la gente ad una più serena comprensione dei vari e complessi elementi che hanno concorso e concorrono a determinare la posizione assunta dal nostro Paese nei riguardi dell'attuale conflitto. Qui in Francia però non vogliono ancora persuadersi che, allo stato attuale delle cose, è vano sperare nella conclusione degli accordi bilaterali, giacchè per l'Italia non si tratta di un do ut des (facilitato ora dalle preoccupazioni francesi sorte pro tempore beni) ma di vedere da tutti riconosciuti i nostri bisogni e le nostre aspirazioni come risultanti e come parti essenziali ed integranti della nuova situazione europea che sarà creata dall'attuale crisi bellica.

Tutto ciò che io posso fare è di cercare di tenere il terreno il più possibile sgombro da malintesi e da rischiose esagerazioni: ·compito molto modesto, ma non sempre agevole, dati i diversi ben noti fattori che hanno sempre reso difficili i rapporti itala-francesi e che ora agiscono fortemente sugli spiriti resi più irrequieti dalla guerra e dalle gravi tempeste cartacee che da noi si scatenano frequentemente anticipando delle minaccie e quindi delle reazioni.

(l) Vedi DD. 166 e 219. Vedi anche RAFFAELE GUARIGLIA, Ricordi, cit., p. 451.

(l) -Vedi D. 201. (2) -Vedi D. 206.
300

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 56. Belgrado, 5 maggio 1940 (per. giorno 7).

Mio telegramma n. 110 in data 1° ·corrente (1).

Questo Ministro Affari Esteri mi ha detto che visita Clodius, che è stato ricevuto da Principe Paolo, da Presidente Consiglio e da lui stesso, oltre che da personalità tecniche si era svolta molto soddisfacentemente, e che erano state date a Clodius categoriche assicurazioni che Jugoslavia non intende mutuare in nulla sua politica commerciale con Germania.

R. Addetto Commerciale, nel confermare quanto concerne tale linea di principio, mi ha tuttavia anche riferito che secondo informazioni attendibili Clodius sarebbe stato assai meno soddisfatto per ciò che riguarda possibilità pratiche. Da ogni parte Jugoslavia gli sarebbe stato infatti insistentemente fatto notare gravissime difficoltà che annata avversa crea al paese e che ne ridurranno molto considerevolmente produzione agricola, grandemente riducendo previsioni per future esportazioni.

301

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 58. Belgrado, 5 maggio 1940 (per. giorno 7).

Mio telegramma n. 107 in data 29 aprile u. s. (2).

Questo Ministro di Germania, col quale mi sono intrattenuto del manifesto antitaliano e antitedesco diffuso a Lùbiana mi ha detto che propaganda contro Germania, specie in Slovenia, ma diffusa ·in tutto il paese, è in continuo aumento, con ogni mezzo, ad opera degli alleati. Ha aggiunto che con crescente frequenza egli è costretto a protestare contro manifestazioni tale attività, della quale quella recente di Lubiana (di cui era anche egli esattamente infortunato) è tipico ma tutt'altro che isolato esempio (3).

302

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 49. Ankara, 5 maggio 1940 (per. giorno 21).

Mi riferisco al telespresso ministeriale riservato n. 12/13160/C dell'H aprile

scorso (4).

Circa le dichiarazioni fatte dall'Ambasciatore turco in Mosca non essere

la Turchia tenuta a prestare aiuto militare alla Romania nel caso di aggressione

sovietica 'in Bessarabia, può essere utile conoscere che questo Ambasciatore di

Romania, sig. Stoica, assicura invece che la Turchia ha promesso di venire in

aiuto della Romania anche nel caso in cui quest'ultima fosse attaccata dal

l'U.R.S.S.

Stoica ha detto quanto procede a me personalmente in una recente conver

sazione, ma le sue affermazioni vanno .sempre prese con beneficio d'inventario.

(l) -Vedi D. 270, che è stato però spedito il giorno 2 maggio. (2) -Vedi D. 245, che però è in data 30 aprile.

(3) Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. IX, cit., D. 176.

(4) Non rintracciato.

303

IL MINISTRO A L'AJA, DIANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 20. L'Aja, 6 maggio 1940, ore 13,48 (per. ore 20,40).

Da fonte confidenziale viene riferito che questo Nunzio Apostolico sabato

sera ha chiesto parlare col Ministro Affari Esteri e gli ha detto che da notizie

ricevute negli ambienti Vaticano si riterrebbe molto prossima azione tedesca

contro Olanda e Belgio e probabilmente anche la Svizzera.

A mezzo amico comune un membro di questo Gabinetto mi ha fatto chie

dere ieri due volte con insistenza se anche questa Legazione avesse raccolto

qualche voce del genere.

Conversando col Nunzio iersera egli si è dimostrato meno tranquillo del

solito e pur non parlandomi della conversazione con questo Ministro degl'i

Affari Esteri ha lasciato intendere aver ricevuto qualche notizia allarmistica.

304

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 437. Berlino, 6 maggio 1940, ore 15,30.

Telegramma questa Ambasciata 406 (1).

Questo Ministro degli Affari Esteri riferendosi a quanto già aveva detto circa il passo russo per il mantenimento della neutralità svedese, ha tenuto oggi a chiarirmi che il comunicato Agenzia Tass del 4 maggio è esatto per quanto concerne l'interesse manifestato da entrambi i Paesi al mantenimento della neutralità svedese.

Non è vero invece che il passo r•tsso rientri nel quadro delle consultazioni previste dall'articolo 3 del patto di non aggressione russo-tedesco.

305

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A TOKIO, P. CORTESE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 259. Tokio, 6 maggio 1940, ore 17,30 (per. giorno 7, ore 3).

Mio telegramma n. 223 (2).

Questo Direttore Generale Affari Politici Asia Orientale mi ha confermato che questione Tien tsin è avviata soluzione. Accordo anglo-giapponese cui redazione sembra ultimata contiene:

l) impègno inglese impedire che concessione diventi base azione procomunisti e anti-giapponese; 2) impegno inglese riconoscere anche alla moneta della Federal Reserve Bank concessione commerciale Cina del Nord valore legale nella concessione;

3) disposizioni relative riserva argento che previa detrazione nota ali

quota per cinesi bisognosi sarà .sigillata da consoli inglese e giapponese e affidare

loro comune custodia nel luogo ove travasi attualmente.

Accordo non stabilisce nulla circa blocco ma è inteso che verrà tolto non

appena esecuzione accordo lo avrà reso superfluo.

Avendogli chiesto inormazioni sui negoziati con Francia direttore generale mi ha risposto essere anche questi bene avviati e d'altronde più semplici di quelli condotti con Inghilterra dovendo regolare solo questione argento depositato concessione alleati. Come è noto questo rappresenta valore circa una volta e mezzo superiore quello inglese. Quota da destinarsi ad opera soccorso popolazione Cina settentrionale sarà perciò più alta di quella prelevata da riserva inglese. Disposizioni circa sigilli e custodia sono analoghe a quelle concordate con Inghilterra.

Anche accordo con Francia non conterrà disposizioni circa blocco tanto più che per motivi di ubicazione assestamento cesserà esistere per concessione francese nel momento in cui sarà tolto da quello inglese.

Comunicato Roma e Shanghai.

(l) -Vedi D. 247. (2) -Vedi D. 121.
306

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, ALFIERI

T. A MANO 11091 P. R. Roma, 6 maggio 1940, ore 18.

Il R. Ambasciatore a Shanghai riferisce (l) che da elementi anti-giapponesi senza scrupoli vengono sfruttate notizie diffu.se da organi di stampa nord-americani secondo cui il Vaticano informerebbe suo atteggiamento a quello degli Stati Uniti d'America e sosterrebbe con ogni mezzo il Governo di Chung King, ignorando e copertamente ostacolando quello di Nanchino, che secondo il convincimento della maggioranza dei Missionari cattolici sarebbe di breve durata.

L'Ambasciatore predetto nel segnalare quanto precede aggiungere che tali notizie sicuramente tendenziose non possono che danneggiare le Missioni Cattoliche che si trovano nei vari territori controllati dai giapponesi. Tanto più che questi ultimi hanno di recente accentuato verso di esse -soprattutto quelle italiane -un atteggiamento di rispetto e di simpatia.

Il R. Ambasciatore 'in Shanghai fa presente infine che una conferma ufficiosa

dell'indipendenza della S. Sede nel conflitto cinese sarebbe indubbiamente utile.

Questo Ministero, mentre concorda con il punto di vista suesposto, lascia all'E. V. di portare quanto precede, nella forma che riterrà più opportuna, a conoscenza di codesta S. Sede (2).

(l) -Vedi D. 34. (2) -Vedi D. 480.
307

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, ZAMBONI

T. 93/255 R. Roma, 6 maggio 1940, ore 19.

R. Ambasciata a Tokio telegrafa (l) aver appreso ieri da fonte militare che Duca Coburgo, durante sua visita in Giappone tuttora in corso, avrebbe proposto a Governo giapponese conclusione immediata di un patto di alleanza politico-militare.

Nell'Hlustrare progetto egli avrebbe fatto chiaramente comprendere che se il Giappone attendeva per decidersi che situazione Inghilterra fosse peggiorata, Germania non avrebbe avuto forse più interesse concludere patto. Non sarebbe stata fatta menzione dell'Italia. Governo giapponese si sarebbe riservato riflettere.

Cercate controllare notizia, riferendo quanto potrà risultarVi (2).

308

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER FONODISCO 374. Londra, 6 maggio 1940, ore 21.

L'attuale situazione politica interna in vista specialmente dell'imminente dibattito alla Camera dei Comuni, ha costituito l'argomento principale degli articoli pubblicati sia nella stampa domenicale che nei giornali di oggi, e ha fatto oggetto di numerose corrispondenze a firma dei redattori politici e parlamentari.

Molte sono le ipotesi che vengono avanzate da questa stampa su quelli che potranno essere i risultati del prossimo dibattito parlamentare.

Unanime affermazione circa vivissima attesa dell'intero paese per le nuove dichiarazioni di Chamberlain e per le ripercussioni che il dibattito potrà avere sulla compagine ministeriale.

Si ritiene che probabilmente non verrà posto il voto di fiducia sulla politica del Governo. Il Partito laburista, osservano molti giornali, non ha dato finora segni di essersi preparato a prendere la successione dei conservatori: nè si ritiene che qualche decisione al riguardo possa essere adottata tra i capi laburisti fino a quando avrà avuto luogo il congresso annuale di tale partito, che è fissato per la settimana prossima a Bournemouth. Dei laburisti che hanno parlato in questi giorni, viene solo posto in rilievo :m aperto attacco al Governo del noto deputato Morrison: nei discorsi degli altri oratori laburisti non viene rilevato brano particolarmente violento.

I più vivi attacchi sono finora partiti dai liberali dissidenti. Atteggiamento di maggiore 'intransigenza di questo partito, che sarà probabilmente quello da cui partiranno più forti critiche nel prossimo dibattito, è documentato dal re

cente discorso di Sinclair (mio telegramma n. 344) (l) e da un violento articolo di accusa contro il Governo pubblicato ieri da Lloyd George sul Sunday Pictorial (vedi fonogramma stampa di questa Ambasciata n. 123).

Si esprime l'avviso che la maggiore responsabilità per il corso del dibattito di domani spetta però ai conservatori dissidenti tra cui si annoverano Amery, Duff Cooper e l'Ammiraglio Keyes.

La tendenza di questi gruppi conservatori frondisti (uno dei quali, si rilevi, fa capo a Lord Salisbury, vecchia figura di tale partito e già leader della Camera dei Lords, il quale avrebbe formato privatamente ·entro 'il partito conservatore «un comitato di sorveglianza del Governo») sarebbe quella di chiedere la formazione di un governo di concentrazione nazionale. Si ritiene però che anche tali gruppi dissidenti esiteranno a chiedere la messa ai voti della mozione di fiducia.

Viene notato da tutti i giornali che il Governo e particolarmente Churchill e Chamberlain si sono solidarizzati in un solo blocco per la difesa del proprio operato. Significativo a questo riguardo un discorso di Simon di venerdì scano in cui il Cancelliere dello Scacchiere ha parlato di « completa unità di vedute nel Gabinetto ».

Si prevede inoltre che, per rafforzare la propria posizione, il Governo annuncerà la costituzione di un nuovo meccanismo » per la condotta della guerra: l'azione dei tre Ministeri militari dovrebbe infatti venir coordinata in un comitato superiore presieduto da Churchill a contatto dei tre Capi di Stato Maggiore delle forze armate.

Non si esclude infine che, se anche l'attuale Gabinetto riuscirà a superare le difficoltà del momento, dovrà probabilmente verificarsi una graduale evoluzione verso una forma di governo nazionale, ipotesi questa subordinata soprattutto al carattere che potrà assumere in un avvenire più o meno prossimo l'attuale conflitto.

(l) -Vedi D. 283. (2) -Vedi D. 318.
309

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 183. Mosca, 6 maggio 1940, ore 23 (per. giorno 7, ore 2). Giornale Trud in articolo firma Zaporoztsev intitolato « Piani romani » dopo aver riportato voci diramate da stampa anglo-francese circa imminente entrata Italia in guerra osserva che opinione Kerillis e altri circa debolezza Italia sono discutibili poichè preferiscono tacere forti posizioni italiane tali da minacciare via marittime anglo-francesi mentre flotta aviazione italiana rappresentano serio pericolo per Inghilterra. Programma italiano diventare padrona Mediterraneo è ben noto come pure rivendicazioni italiane verso Francia. Senonchè una cosa è programma altra è sua esecuzione. Prudente posizione italiana non belligeranza permette supporre che Mussolini aspetti momento più opportuno attuare suo programma quando rischio militare ridurrassi minimo

C'ioè quando parti belligeranti avranno già esaurito forze e :intervento fresche forze italiane potrà assicurare sopravvento tale o tal'altro campo. Difficilmente

qualcuno in Italia suppone tale momento essere giunto. Intervento Italia momento presente non permetterebbe terminare guerra brevissimo tempo mentre essa non può decidersi affrontare lunga guerra a causa debolezza economica e mancanza materie prime. Quindi è lecito pensare che tratta.si soltanto minaccia avente probabilmente scopo evitare violazione anglo-francese neutralità Balcani che se verificassesi susciterebbe indubbiamente suo immediato intervento. Italia segue massima attenzione manovre esercito Weygand e minaccia suo intervento potrà influire sui piani anglo-francesi. Se tuttavia alleati non rinunzieranno simili piani in questo caso e soltanto in questo caso Italia entrerà in guerra.

(1) Non pubblic& ·-·

310

IL MINISTRO A BERNA, TAMARO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 27. Berna, 6 maggio 1940 (per. giorno 10).

Mio telegramma per corriere n. 025 (1).

A seguito d~ quanto ho comunicato col telegramma per corriere in riferimento, mi onoro informare che Ribbentrop ha avuto un ,colloquio col Ministro di Svizzera a Berlino (2), al quale, dopo aver energicamente protestato contro la stampa federale, ha detto che la Germania avrebbe considerato come atto non amichevole 'il consenso alla nomina di un nuovo Ministro di Polonia a Berna. Il Capo del Dipartimento politico, sig. Pilet-Golaz, ha chiamato ieri questo ministro di Germania e in una lunga diatriba ha voluto sostenere che la Svizzera, ospitando una legazione polacca, ha anche il diritto di accettarvi un Ministro. La Svizzera non ha fatto nessun atto di riconoscimento vero e proprio del governo d'Angers, perchè, avuto da questo la comunicazione della sua costituzione, ha risposto soltanto ringraziando e prendendo nota: Pilet-Golaz (che ha citato inopportunamente, perchè senza analogia col fatto locale, la presenza d'un ambasciatore polacco a Roma) ritiene tuttavia la Confederazione libera di dare o di non dare il consenso ad un ministro polacco di nuova nomina. Il Ministro di Germania ha 'invHato il Governo federale a non dare detto consenso e ha ripetuto la dichiarazione di Ribbentrop rilevando ·che il caso è reso pm grave dall'essere il proposto Ministro Lados membro effettivo del Governo di Angers.

Pilet-Golaz, che 'inguenuamente ha fatto finta di non aver ricevuto nessuna domanda di agrèment, ha risposto che si riserva di riferire al Consiglio federale.

Credo che questo ha in realtà già deciso di rifiutare il consenso chiesto per il Ministro Lados e che Pilet-Golaz ha voluto soltanto affermare una tesi di principio. Alla Legazione di Polonia dicono infatti che il Lados partirà e che a reggerla resterà soltanto un incaricato d'affari.

(l) Non pubblicato.

(2) Vedi Documents on German Foreign Po!icy 1918-1945, Series D, vol. IX, cit., D. 189.

311

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. SEGRETO 3065/1459. Parigi, 6 maggio 1940 (1).

Mi riferisco al mio rapporto n. 2973/1420 del 1° maggio corr. (2).

Ad ogni buon fine credo utile avvertirVi che continuano a pervenirmi da

certi ambienti, i quali fanno capo al gruppo Rotschild-Mandel, generiche indi

cazioni circa la possibilità per l'Italia di compiere un'azione verso la Jugoslavia.

purché questa sia concertata previamente con la Francia.

312

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. S. N. (3). Mosca, 6 maggio 1940.

Ho già avuto l'onore di riferire circa il manifesto del Comintern pubbli

cato da questa stampa in occasione del 1° maggio (4).

Segnalo ora un lunghissimo articolo di Dimitrov pubblicato dalla Pravda

in data 4 maggio, dal titolo <Il 1° maggio e la, lotta contro la guerra capitalista».

Come ho già fatto presente tanto il manifesto quanto l'articolo di Dimitrov,

sono caratterizzati da una insolita moderazione di tono che riesce ancor più

evidente sopratutto se paragonata alle violentissime manifestazioni analoghe

degli anni precedenti.

Entrambi i documenti sono, ·in fondo, un pressante appello alla pace: un appello di stile comunista con la solita fraseologia demagogica, ma a differenza degli anni scorsi non si parla più apertis verbis di rivoluzione mondiale, non si incitano più i popoli all'insurrezione antifascista. Anzi si arriva fino a dichiarare che <la borghesia inganna le masse operaie con il mito della guerra antifascista».

Oggi H comunismo internazionale vuole ufficialmente la pace.

Ciò potrebbe sembrare in contraddizione con quanto è stato predicato sinora dal Comintern e profondamente desiderato dai dirigenti del Kremlino: cioè la guerra europea.

È evidente che questa violenta predicazione di pace tende a sconnettere i cardini, sopratutto e soltanto delle potenze imperialiste: Francia e Inghilterra. Infatti in entrambi i documenti gli attacchi contro il «blocco imperialista» « gli incendiari anglo-francesi » sono incessanti. La lotta di classe è oggi diretta contro la « guerra 'imperialista » cioè ad impedire che < gli imperialisti anglofrancesi » vincano. Ecco il nuovo verbo comunista.

Nell'articolo di Dimitrov ciò è confessato in tutte lettere: «La pace che desiderano i popoli significherebbe il colpo più importante inflitto all'imperialismo, la più grande vittoria della classe operaia sopra la borghesia~

E per giungere a tale scopo si risparmia oggi la Germania, non solo, ma la si difende contro «un ritorno alla pace di Westfalia » e si accusano i Blum e gli Attlee di esigere « svergognatamente » l'entrata in guerra contro la Germania dei piccoli Stati neutrali. Si arriva persino ad accusare i social-democratici tedeschi Helfering e Stampfer di essere diventati agenti dello spionaggio anglo-francese, per « riafferrare per il collo il proletariato germanico con l'aiuto delle baionette alleate ».

Quattro sono le conclusioni a cui arriva Dimitrov a nome del proletariato mondiale: l) gli imperialisti non rinunzieranno ad estendere la guerra, trasformandola in un macello mondiale; 2) perciò occorre creare un « vero fronte popolare » comunista che imdisca la guerra, predicando la pace; 3) occorre sopratutto schiacciare senza pietà la socialdemocrazia che ha tradito il proletariato;

4) e difendere i comunisti dai colpi degli imperialisti organizzando fortemente i «partiti comunisti» ·i quali devono, in duri combattimenti, conquistare la vittoria sulla borghesia.

In tal modo si rileva chiaramente che l'apparente predicazione di pace, che pervade dal principio alla fine tanto il manifesto quanto l'articolo di Dimitrov, non è altro che polvere negli occhi per le classi proletarie, ed il mezzo giudicato più efficace per spezzare le resistenze interne degli Stati capitalisti e giungere così alla rivoluzione mondiale.

I metodi cambiano ma il fine rimane lo stesso.

Ciò facendo il Kremlino protegge così i veri 'interessi dell'Unione sovietica che non può oggi sopportare il peso di un'altra guerra e, pur tentando in ogni modo di evitarla, cerca di trarre dalla incerta e mutabile situazione interna

zionale tutti i vantaggi possibili.

(l) -Manca l'indicazione della data d'arrivo. (2) -Vedi D. 269. (3) -L'miginale del presente documento ritrasmesso ad alcune nostre rappresentanzeall'estero con Telespresso da Roma 11/16894/C del 28 maggio 1940, non è stato rintracciato. (4) -Vedi DD. 250 e 264.
313

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 129-130. Belgrado, 7 maggio 1940, ore 0,55 (per. ore 4). Capo S.l.M. tedesco gen. von Kippelskirche, proveniente da Bucarest e Sofia ha sostato per due giorni a Belgrado, rientrando quindi Berlino. R. Addetto Militare riferisce che in tale suo «giro orientamento diretto» egl:i ha avuto contatti con questo Ministro di Germania cui ha partecipato anche Addetto Militare tedesco. Dopo primo colloquio Capo Uffic'io Informazioni jugoslavo ha detto al col. Bonfatti che ufficiali tedeschi prevedono ormai prossima entrata

forze alleate nel Mar Nero (con Turchia consenziente) avendo per obiettivo Varna e Costanza. In tal caso forze tedesche muoverebbero immediatamente

attraverso Ungheria consenziente, sulla Romania. Sarebbe prevista occupazione

Bessarabia da parte dell'U.R.S.S.

Valutazione situazione direttamente fatta giorno successivo dagli ufficiali

tedeschi al R. Addetto Militare è invece opposta. Essi hanno espresso decisa

volontà tedesca mantenere calma questo settore. Hanno indicato che ritenevano

concentramenti forze navali alleate in Mediterraneo un bluff destinato deviare

attenzione opionione pubblica da rovescio in Norvegia, ed esclusa azione alleati

a Salonicco o attraverso gli stretti.

Sola parte che coincideva con versione jugoslava era affermazione che

Fiihrer è pronto e deciso reagire con le armi qualora vi sia intervento militare

alleati in questo settore. Ufficiali tedeschi hanno anche indicato che è stata

loro espressa da parte jugoslava preoccupazione per possibilità intervento Italia

in Jugoslavia, specie attraverso Croazia verso Ungheria, e che essi hanno ras

sicurato su questo punto. Infine hanno avuto da Stato Maggiore jugoslavo for

male assicurazione che Jugoslavia si opporrà con la forza a qualsiasi pretesa

di passaggio sul suo territorio da parte alleati.

R. Addetto Militare mi riferisce ·inoltre che questo Ministro della Guerra gli ha fatto comunicare dal Capo ufficio informazioni che attuali misure militari hanno solo carattere precauzionale e non (ripeto non) sono dirette contro l'Italia. Gen. Nedié ha anzi preannunziato al col. Bonfatti diretti colloqui su tale argomento.

Circa questione concentramento truppe tedesche in Austria Addetto Militare indica da fonte che reputa molto attendibile entità diecina di divisioni fanteria con elementi motorizzati nella zona di Vienna e Bruck am der Leitha provenienti in parte da Hannover e in parte dalla Polonia.

314

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 312. Parigi, 7 maggio 1940, ore 1,10 (per. ore 10,20). Mi riferisco al mio telegramma 306 (1). Léger mi ha ripetuto assicurazioni che franco-inglesi non (dico non) intendono prendere iniziative nei Balcani e nel Mediterraneo. Secondo lui la concentrazione flotta Alessandria d'Egitto ha scopo unicamente difensivo determinato da preoccupazione per una imminente iniziativa balcanica della Germania che avrebbe come conseguenza altre iniziative tanto italiane che russe sia pure separate ma tutte conco~itanti ·con una prossima offensiva germanica in grande stile sul fronte occidentale. Léger tendeva quindi a sdrammatizzare situazione limitandosi rappresentarla come originata soltanto da misure precauzionali. Egli deplorava anche contegno .stampa francese e commenti cervel

lotici su false notizie circa Italia diffuse da propaganda straniera. Afferma però sfuggire al Quai d'Orsay controllo stampa.

(l) Non pubblicato.

315

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 87-88. Shanghai, 7 maggio 1940, ore 12 (per. giorno 8, ore 2,35). Questo Ambasciatore di Francia ritornato qui dopo un lungo soggiorno a Chung King mi ha detto avere constatato colà la ferma decisione di resistere ad oltranza. Cosme ha ammesso che dietro tale decisione vi è la volontà di Mosca e il desiderio di Washington, ma ha aggiunto che effettivamente Chiang Kai-shek è convinto della possibilità di una sua resistenza indefinita e di una stanchezza che progressivamente dovrebbe paralizzare il Giappone. In più egli difende posizioni personali oggi più importanti e più forti in quanto, eliminati più pericolosi oppositori, rimane solo arbitro della situazione. Ottenendo il massimo dalla Russia ha saputo .sino ad ora evitarne strette pericolose e tenere in rispetto i Capi del comunismo cinese. Domani forse la collaborazione sovietica diverrà insopportabile, ma oggi essa permette al Generalissimo di organizzare le provincie in suo possesso in una Cina autarchica che giuocando sugli interessi delle grandi Potenze interessate dovrebbe vivere di vita propria ed essere in grado di respingere ogni nuovo attacco militare e politico del Giappone. Cosme ha sogg.iunto avere personalmente constatato i notevoli risultati dello .sforzo: ogni sfruttamento grandi risorse locali era già importante non ostante limiti imposti dalle difficoltà di trovare sbocchi regolari. Si fabbricava già tutto o quasi per il consumo locale: le fabbriche di armi leggere e di munizioni lavoravano senza sosta. Cosme mi confessò di non vedere più come possibile quella soluzione che vedeva per certa sei mesi fa, riconciliazione tra Nanchino e Chung King che avrebbe assicurato la pace a tutta la Cina. Si delineava sempre più profondamente la divisione in due parti dell'immenso paese, protetta una e incoraggiata dalla Russia e dagli Stati Uniti d'America, ·controllata l'altra dal Giappone, non vedeva come si sarebbe potuto impedire dominio del Giappone sulla Cina occupata. Francia e Inghilterra pur pesandone gravi conseguenze non potevano fare assolutamente nulla perchè troppo impegnate in Europa. Egli non credeva ancora a un atteggiamento degli Stati Uniti spinto alle ultime conseguenze.

Il presente telegramma continua col numero successivo (l) ed è stato comunicato Roma e Tokio.

(l) Il T. 89 tratta di altro argomento. nè altri seguenti si riferiscono ancora alla presente conversazione, il cui resoconto, perciò, deve considerarsi concluso.

316

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 445. Berlino, 7 maggio 1940, ore 13,15. Segretario questa Ambasciata Belgio mi comunica a titolo strettamente

confidenziale quanto appresso: « Ho seria ragione di credere imminente una offensiva ad occidente che investirebbe Belgio ed Olanda».

317

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 319. Parigi, 7 maggio 1940, ore 14,55 (per. o1·e 16). Circola la voce a Parigi che Ungheria cederebbe alla Germania la ltutenia in modo da stabilire contiguità territoriale fra Germania e Romania attraverso

Slovacchia. Germania a sua volta cederebbe parte Carinzia e Slovenia all'Ungheria onde assicurare contiguità territoriale fra Italia e Ungheria.

318

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 447. Berlino, 7 maggio 1940, ore 19,45. Telegramma di V. E. n. 255 (1). Notizia di cui al telegramma di V. E. citato non è confermata da questo Ambasciatore del Giappone che la ritiene poco probabile tanto più che, al caso, Giappone non avrebbe mancato prendere contatti con l'Italia. Egli aggiunge comunque che dopo accordo russo-tedesco, difficilmente Giappone presterebbe orecchi a proposte del genere. Notizia era anche ignorata dal Sottosegretario di Stato per gli Affari Esteri Woermann che osservava come una missione così importante male avrebbe potuto

essere affidata a personalità di secondo piano quale il Duca di Coburgo. Si riservava 'in ogni modo ulteriori indagini su cui riferirà domani.

319

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER FONODISCO 375. Londra, 7 maggio 1940, ore 20. Questa stampa pomeridiana ha pubblicato oggi con titoli vistosi una notizia

secondo cui l'Ambasciatore Loraine avrebbe chiesto di vedere il Duce non appena rientrato a Roma. Si parlava al riguardo di una precisa richiesta al Governo

italiano perchè questo definisse la posizione dell'Italia: tale richiesta veniva posta in connessione con un precedente colloquio avuto dall'incaricato di Affari Charles con V. E. e si accennava alla data del 16 maggio quale ultimo termine previsto per la risposta italiana.

Nelle successive edizioni di questi giornali la notizia non è più riportata e viene invece pubblicata una smentita nei termini seguenti:

« I circoli ufficiali londinesi smentiscono che il Governo britannico abbia chiesto al Governo italiano di definire la sua posizione entro il 16 corrente. Nessun passo del genere è stato fatto. Il s'ig. Playfair, rappresentante britannico nei negoziati commerciali che furono recentemente sospesi, è ritornato a Roma per discutervi un accordo di clearing. Può darsi che egli sia latore di nuove proposte ma non si ritiene che queste ultime siano connesse con un più largo accordo commerciale.

L'Ambasciatore Loraine è ritornato al suo posto, ed egli vedrà fra breve secondo la procedura formale il Ministro degli Esteri italiano Conte Ciano».

(l) Vedi D. 307.

320

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 165. Sofia, 7 maggio 1940, ore 20 (per. giorno 8, ore 3,40).

Mi riferisco al mio telegramma n. 160 (1).

Oggi è venuto alla R. Legazione questo Presidente del Consiglio sig. Filov.

Mi ha parlato alquanto a lungo della situazione generale e particolarmente della visita Sofia Ambasciatore d'Inghilterra ad Angora.

Questo nelle ·conversazioni qui avute anche con Filov, ha, come del resto non era difficile prevedere, ribadito in tutto e per tutto in via privata e personale la tesi che da tempo Ministro d'Inghilterra qui residente va ripetendo alle orecchie bulgare e cioè:

l) Turchia -e Inghilterra se ne rende in certo modo garante -non nutrire alcuna intenzione aggressiva nei riguardi Sofia;

2) Inghilterra non intende provocare una crisi Balcani;

3) tutti devono collaborare per impedire che, per colpa della Germania, scoppi il conflitto in questi paesi.

Ambasciatore inoltre ha detto che situazione tra Russia e Turchia va migliorando non presentando più tensione di due o tre mesi fa e ciò perchè Mosca dà ora prova di una migliore volontà.

Quanto a spostamento flotta anglo-francese nel Mediterraneo, egli non ha fatto con Filov ;parola.

Aggiungo che la presenza a Sofia del diplomatico britannico suscita una certa apprensione in questi circoli tedeschi.

Mio collega germanico che è venuto vedermi stamane, appare esser rimasto sopratutto..... (2) da circostanza che ieri durante rivista militare Re Borts si è

un poco ostentatamente intrattenuto con Ambasciatore d'Inghilterra in presenza intero Corpo diplomatico, episodio al quale invece non mi sembra doversi attribuire soverchia importanza.

Segue rapporto (1).

(l) -Non pubblicato. (2) -Nota dell'Ufficio Cifra: • Manca».
321

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, GAMBARA

T. URGENTE 11295/153 P. R. Roma, 7 maggio 1940, ore 22,15.

Testi convenzioni convenuti con codesto Governo fanno luogo a molteplici osservazioni. Nondimeno non conviene prolungare ulteriormente discussioni e autorizzaVi procedere senz'altro firma accordi stessi. Per eliminare alcune preoccupazioni che destano clausole convenute è necessario che facciate tre dichiarazioni scritte secondo i testi seguenti:

«a) Protocollo complementare dell'accordo per regolare gli scambi commerciali reciproci ed i relativi pagamenti:

l) In rapporto al disposto dell'ultimo comma dell'art. l è inteso che la norma si riferisce al trasporto di merci formanti oggetto del traffico diretto tra l'Unione e la Spagna.

2) In rapporto all'ultimo comma dell'art. 3 è inteso che in primo luogo il riequilibrio dovrà senz'altro essere assicurato utilizzando eventuali disponibilità dei conti previsti dall'accordo per regolare gli scambi commerciali reciproci ed i relativi pagamenti.

b) Corsi di cambio.

Per quanto concerne l'applicazione dei corsi di cambio è inteso che l'applicazione degli accordi deve evitare il sorgere di rischi di cambio a carico del Banco Exterior de Espana sia dell'Istituto prenderanno gli accordi all'uopo necessari (2).

c) Assicurazioni. Il Governo italiano richiede che siano aperte al più presto trattative per la conclusione di un accordo speciale regolante la materia delle assicurazioni».

PregoVi poi far presente che per evidenti ragioni tecniche converrebbe fissare scadenze accordi al 30 giugno 1941. Nel caso che tale richiesta dovesse provocare ritardi procedete senza altro firma salvo a regolare successivamente quest'ultima questione con uno scambio di note. Trasmetto in chiaro autorizzazione firma.

322

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. SEGRETA PERSONALE 3058/1453. Parigi, 7 maggio 1940.

Ti informo ad ogni buon fine che Paul Reynaud, in una delle sedute segrete del Senato dell'aprile scorso, lesse un telegramma di François-Poncet, il quale

riferiva che tu gli avevi mostrato il telegramma inviatomi il 28 marzo col

n. 145 (l) diretto a stornare l'eventualità di una missione Laval in Italia. Lavai era presente ed accusò il colpo. Mi telefonò la sera stessa per avere chiarimenti; io ero fuori casa e quindi potei evitare una conversazione che sarebbe stata ormai inutile (mio rapporto n. 2202/1031 del 1° aprile u. s.) (2).

Ti riferisco quanto precede soltanto perchè ciò prova che la condotta di Paul Reynaud (almeno in questa prima incerta fase del suo Governo) è influenzata eccessivament€ da considerazioni di politica interna. Egli ha voluto mettere a tacere Lavai, battere l'inerzia di Daladier e così poter dimostrare che egli solo era sulla via giusta.

Questo «dinamismo» applicato ad una tela così consumata e sottile come è, specie in questi momenti, quella dei rapporti italo-francesi è vivamente deplorato al Quai d'Orsay, dove si dice che non si possono applicare alla politica estera i metodi di quella finanziaria in cui Reynaud si gloria di aver riportato grandi successi. Egli arrivando al Quai d'Orsay, si è circondato di gente appartenente appunto alla categoria di inspecteurs des fìnances ed ha isolato aìquanto i funzionari diplomatici che non vedono naturalmente la cosa di buon occhio.

Fatto sta che la lettera scritta da Reynaud al Duce è totalmente ignorata da detti funzionari e lo stesso Léger non ne fu previamente informato.

Egli ha molto deplorato il gesto di Reynaud, determinato tanto da scarsa comprensione della situazione italiana quanto forse anche dal personale desiderio di mettersi al coperto.

È propabile che dopo la doccia fredda ricevuta dal Duce, Reynaud non pensi più a sostituire con tanta fretta François-Poncet (3).

(l) Non rintracciato.

(2) Sic.

323

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI COMMERCIALI, GIANNINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 7 maggio 1940.

La base per gli interscambi commerciali con la Germania è rappresentata dall'Accordo di Roma del 16 aprile 1935 integrato dall'Accordo di Monaco del 20 dicembre dello stesso anno, in cui si prese come base per la fissazione dei

contingenti il movimento commerciale del 1934, mentre per quanto riguarda i pagamenti l'Accordo base è quello di Berlino in data 26 settembre 1934.

Si è contemporaneamente costituito un Comitato Misto itala-germanico, il quale si riunisce normalmente due volte l'anno (giugno e dicembre), per esaminare l'andamento degli Accordi apportandovi quelle modificazioni che si appalesassero necessarie a seconda delle contingenze.

Vi sono poi quattro Protocolli Segreti (14 maggio 1937, 18 dicembre 1937, 13 febbraio 1939, 24 febbraio 1940) (4), in cui i due Governi hanno convenuto di studiare lo scambio di determinati prodotti in regime normale ed anormale,

21 ...... Documenti diplomatici · Serie IX -Vol. IV.

nonchè di studiare le possibilità di trasporto fra i due Paesi in tempi normali ed anormali. Tutti questi problemi sono esaminati da una speciale Commissione chiamata «Comitato A>.

I prodotti previsti dai predetti Protocolli sono:

Importazioni in ItaLia:

Carbone; Benzolo; Toluolo; Acetone; Magnesio.

Importazioni in Germania:

Riso; Canapa; Tabacco; Sughero; Formaggio; Pelli; Bauxite; Minerali di zinco; Piriti; Ceneri di piriti; Mercurio; Zolfo; Cremore di tartaro; Acido borico; Estratto di legno di castagno; Oli essenziali di agrumi; Estratto di sommacco; Seta; Cascami; Filati.

Noi abbiamo le seguenti difficoltà nelle importazioni dalla Germania:

Nel 1939 abbiamo importato per circa 650 milioni di lire di macchine: nell'anno corrente abbiamo distribuito licenze di importazione per oltre un miliardo di lire, ma da parte dei tedeschi sorgono sempre più ostacoli per la consegna delle macchine commesse, tanto è vero che si è costituito un Ufficio speciale presso la Direzione Generale Affari Commerciali (Uff. II) per una specie di censimento generale delle macchine commesse in Germania, allo scopo di redigere una lista per ordine d'importanza da sottomettere allo speciale esame del Maresciallo Goering.

Altra difficoltà viene fatta dalla Germania nella importazione in Italia dei ferri ed acciai che nel 1939 abbiamo ·importato per un valore di circa 300 milioni di lire.

Questi due problemi che toccano direttamente sia la difesa nazionale sia il piano autarchico mostrano di per sé stessi la gravità dei rapporti economici dell'Italia col Reich.

Problema gravissimo che toccava anch'esso i gangli vitali della Nazione era quello del carbone: fortunatamente con l'Accordo segreto del 14 marzo corr. anno si è ottenuto che la Germania inviasse per terra tutto il contingente di carbone previsto negli Accordi (un milione di tonn. al mese). Secondo i dati forniti dal Ministero delle Comunicazioni l'Accordo funziona per il momento in modo perfetto.

Altri problemi di enorme importanza in corso di trattazione col Reich sono:

a) pratica attuazione degli Accordi relativi alla emigrazione degli allogeni dell'Alto Adige; b) sistemazione navi tedesche rifugiate in A.O.I.; c) definizione acquisto merci sui piroscafi tedeschi rifugiati in A.O.I.; d) facilitazioni richieste dall'Ambasciata di Germania in modo continuo

per quanto riguarda i traffici ed i rifornimenti con l'estero (es. linea aerea con la Spagna);

e) invio in Germania di prodotti petroliferi ecc.;

f) infine la risoluzione e la trattazione dei numetosi problemi che sorgono quasi giornalmente dato l'aumento continuo dell'intercambio economico commerciale fta i due Paesi nonchè dell'invio in Germania di forti nuclei d'i nostri lavoratori.

Da parte tedesca si fa però rilevare che anche essi hanno delle difficoltà nelle importazioni dall'Italia: per es. riso, canapa, ecc. di cui vorrebbero importare quantità molto maggiori dei contingenti da noi fissati con enorme nostro sacrificio.

Per un rapido sguardo d'insieme relativo all'intercambio commerciale fra i due Paesi si ricorda che nel 1939 noi abbiamo importato dalla Germania per 3 miliardi circa di lire, ed esportato per un miliardo e 900 milioni: la differenza è rappresentanza da partite finanziarie che saldiamo alla Germania (es. turismo, risparmi, lavoratori, ecc.).

(l) Vedi D.D.I., Serie IX, vol. III, D. 636.

(2) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. III, D. 678. (3) -Il presente documento reca il visto di Mussolini. (4) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. III, Appendice II.
324

L'AMBASCIATORE A BRUSSELLE, PAULUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO 57. Brusselle, 8 maggio 1940, ore 0,45 (per. ore 5,30). Questo Segretario Generale degli Affari Esteri mi ha detto in via confidenziale che secondo notizie difficilmente controllabili pervenute dalla Germania, il Governo tedesco starebbe allestendo i piani per una offensiva diplomatica militare contro il Belgio e contro l'Olanda. L'azione dovrebbe avere prossimo inizio con la presentazione di note ver

bali redatte in termini molto forti e dirette ad ottenere concessioni di carattere grave.

325

L'INCARICATO D'AFFARI A. l. A TOKIO, P. CORTESE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 256. Tokio, 8 maggio 1940, ore 4 (per. giorno 9, o1·e 4). Mio telegramma n. 213 (1). Questo Direttore Generale Affari Politici Orientali reduce Cina del Nord si è detto lieto potermi comunicare che autorità militari giapponesi gli avevano manifestato loro vivo apprezzamento per contegno amichevole tenuto da autorità e privati italiani nei territori occupati. Avendo io espresso fiducia che tali sentimenti venissero palesati anche attraverso facilitazioni da concedere agli italiani nello svolgimento attività professionali, Direttore Generale ha tenuto assicurarmi che italiani potevano contare su simpatia ed appoggio autorità giapponesi e che egli si augura vedere aumentare nostri affari commerciali e specialmente nostri investimenti. Ho preso atto con compiacimento sue dichiarazioni aggiungendo che le avrei comunicate a Roma. Ho poi portato il discorso sulla dichiarazione del nuovo Governo cinese. Direttore Generale ha detto che occorre ancora del tempo prima che questo si affermi tra i cinesi i quali sono soggetti all'ottima propaganda di Chung King. Ha spiegato essere fermo proposito del Governo giapponese di Wang Ching-wei nello sforzo per ricondurre Paese attraverso pace e ordine a condizione normale di vita e lavoro. A questo proposito mi ha fatto rilevare che esigenze militari aggravano spesso difficoltà da superare e per darmene esempio ha parlato dell'intenzione del Giappone di riaprire alla navigazione il Yang tze fino ad Han kou. Ciò darebbe lavoro e pane ai milioni di cinesi che popolano la regione del fiume a valle di Han kou attraendoli nell'orbita di Nanchino mentre nuocerebbe a Chiang Kai-shek allontanando da lui milioni di abitanti della zona a monte di Han kou che, per effetto della interruzione del traffico a valle di detta città, gravita oggi economicamente verso Chung King. Purtroppo eccezionali ragioni militari non consentono per ora attuazione tale piano del che egli si rammarica anche perchè ripresa navigazione nel Yang tze avrebbe giovato agli stranieri dimostrando che Giappone non intende chiudere Cina al loro commercio. Nuovo ordine Asia Orientale mira ad escludere dalla Cina solo influenze politiche potenze estere. Unica influenza politica deve essere quella giapponese. Avendogli chiesto se Tokio avrebbe atteso un certo tempo per riconoscere nuovo Governo mi ha risposto che, se da una parte poteva essere prudente non aver fretta, dall'altra non si poteva tralasciare di considerare che riconoscimento giapponese sarebbe stato di per sè stesso elemento di grande rilievo per influ.ire sul popolo cinese nel senso favorevole a Wang Ching-wei. Direttore Generale mi ha spiegato che linee generali del trattato Cina-Giappone erano state natu

ralmente fissate già prima della partenza della missione italiana, ma ha evitato indicarmi sia pure approssimativamente quando lo si sarebbe firmato. Dall'in

sieme del colloquio ho riportato impressione su tale punto non vi sia ancora nulla di deciso.

Infine ho chiesto al Direttore Generale se fra le misure progettate nell'interesse del nuovo Governo cinese vi siano quelle della rinunzia giapponese alle concessioni. Mi ha risposto affermativamente soggiungendo che ciò non potrebbe tuttavia aver luogo che molto più tardi e, naturalmente, solo ove si procedesse all'abolizione di tutte le concessioni straniere in Cina.

Comunicato Roma e Shanghai.

(l) Vedi D. 21.

326

L'AMBASCIATORE A MADRID, GAMBARA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PERSONALE 8540. Madrid, 8 maggio 1940, ore 17,45 (per. ore 21,10).

Proceduto firma noti accordi. Atmosfera inattesamente cordiale. Beigbeder con commosse parole rievocato innanzi funzionari e rappresentanti stampa contributo italiano guerra liberazione rivolgendo riconoscente pensiero nostri Caduti. Riferendomi odierno telegramma di V. E. (l) comunico avere ottenuto ades'ione seguenti punti: proroga scadenze accordo commerciale 30 giugno 1941, da effettuarsi con successivo scambio di note; nessuna difficoltà per apertura negoziati circa assicurazioni; accettazione punto di vista italiano per quanto riguarda garanzia cambio. D'accordo anche su tutto il resto. Invio per corriere originali testi accordi nonchè testo concordato comunicato stampa.

327

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 455. Berlino, 8 maggio 1940, ore 19,40.

Mio telegramma n. 447 (2).

Anche Ribbentrop smentisce.

328

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 450. Berlino, 8 maggio 1940, ore 20,10.

Mio telegramma n. 401 (3).

A questo Ministero Affari Esteri, per quanto in forma molto cortese, è stato risposto negativamente alla proposta ungherese relativa collaborazione fra tutti gli Stati rivieraschi per vigilanza di tutta la parte navigabile del Danubio. At

teggiamento tedesco è stato motivato dal fatto che da poco tempo vi è in materia un accordo soddisfacente e che quindi prima di fare modificazioni occorre conoscere risultati della sua pratica applicazione.

(l) -Vedi D. 321 che però è in data 7 maggio. (2) -Vedi D. 318. (3) -Vedi D. 233.
329

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE AEREO 67. Bucarest, 8 maggio 1940 (per. giorno 11). A seguito del mio telegramma stampa n. 112 in data odierna trascrivo qui di seguito la traduzione dell'editoriale apparso oggi sul quotidiano Timpul, organo di stampa di questo Ministro degli Affari Esteri, sotto il titolo « La Pace Balcanica » : «Da qualche giorno sono circolate all'estero, attraverso agenzie di stampa e giornali, voci circa certe azioni offensive che si preparerebbero nei Balcani. Queste voci sono assolutamente infondate. I Balcani non possono entrare in guerra senza che essi lo vogliano. Orbene, l'atteggiamento degli Stati balcanici è ben noto: separatamente prima ed insieme poi, alla conferenza di Belgrado, essi hanno affermato la propria volontà di conservare e rafforzare la pace e la decisione di evitare tutto ciò che potrebbe portare ad una estensione delle ostilità nel sud-est europeo. E da allora detti Stati hanno continuato a sottolineare incessantemente, con atteggiamenti e con fatti, il carattere fermo e definitivo della loro politica pacifica. Lo Stato romeno ha conservato un atteggiamento di leale neutralità, che è deciso più che mai a mantenere. Le recenti misure per la sorveglianza sul Danubio mostrano come la Romania e gli Stati balcanici difendono energicamente la pace in questo settore. Va aggiunto che, oltre agli Stati dell'Intesa balcanica, anche la Bulgaria ha fatto, tramite le voci autorizzate del Primo Ministro e del Ministro degli Esteri, dichiarazioni di neutralità e di pace che hanno dimostrato che fra gli Stati balcanici, anche se un accordo preciso manca, esiste tuttavia la tendenza di collaborare e di coordinare il loro atteggiamento, giusta H comune interesse. Questa tendenza rafforza l'attuale pace balcanica ed accresce le possibilità di una futura collaborazione amichevole e vantaggiosa. Tutte le grandi potenze hanno del resto dimostrato comprensione verso questa politica così chiara e precisa degli Stati balcanici. È necessario ricordare forse le ultime dichiarazioni di Chamberlain e di Reynaud che hanno mostrato che Francia ed Inghilterra intendono rispettare la neutralità degli Stati balcanici e desiderano che la pace sia mantenuta nei Balcani. Da allora non si è avuto nessuna pressione, nessun atto, nessun suggerimento capace di indebolire il senso così chiaro ed il valore così importante di dette dichiarazioni. Ecco perchè sono completamente infondate le voci che tendono a presentare i Balcani come possibile strumento di chissà quale scopo offens-ivo. Gli Stati balcanici sono decisi di seguire con tutta calma scopi pacifici e non intendono che questo atteggiamento, che serve non soltanto i loro interessi ma anche quello generale, venga turbato nè con fatti nè con voci». L'editoriale del Timpul è, evidentemente, una risposta ufficiosa alle pub

blicazioni di stampa tedesche che in questi ultimi tempi hanno insistito sull'argomento di una pace minacciata nei Balcani.

330

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 60. Belgrado, 8 maggio 1940 (per. giorno 11).

Mio telegramma per corriere n. 053 del 4 corrente (1).

In conversazione odierna Ministro Aggiunto Affari Esteri mi ha detto che trattative commerciali jugoslavo-sovietiche proseguono a Mosca regolarmente e che anzi sulle questioni generali (accordo commerciale) è stato già raggiuqto accordo di massima. Divergenze sono tuttavia ancora in atto a proposito organizzazione attività rispettive Delegazioni Commerciali nei due Paesi. Infatti commercio con l'estero essendo Monopolio di Stato 'in Russia per Delegazione a Belgrado si domandano poteri effettuare diretti acquisti: mentre analogo sistema non esistendo in Jugoslavia ciò creerebbe differenza situazione e poteri sia 'in questo paese, sia per Delegazione jugoslava a Mosca che dovrebbe limitarsi parte informativa, lasciando Ditte effettivo commercio. Ad ogni modo Smilianié mi ha detto che questo Governo non ha dubbio circa esito positivo. Ha ricordato che del resto sondaggi preliminari già avevano raggiunto ac.cordo di principio e che si tratta oggi solo di difficoltà tecniche. Mi ha detto infine che prevedeva conclusione negoziazioni entro tre o quattro giorni.

Nuovo Ministro di Bulgaria che ho visto oggi mi ha detto invece di sapere che trattative dovrebbero prolungarsi, Governo sovietico volendo mostrare con successive difficoltà a negoziazioni lurighe più del previsto rigidità che marchi sua poca soddisfazione per ritardo con cui Jugoslavia si è decisa iniziare rapporti. Segnalo ad ogni buon fine tale notizia, di cui non ho alcun'altra conferma né possibilità immediata di controllo, come mi è stata data.

331

IL MINISTRO A L'AJA, DIANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 21. L'Aja, 8 maggio 1940 (per. giorno 28).

Mio telegramma filo n. 20 del 6 corrente (2).

M'i viene assicurato che sono pervenute a questo Governo anche da altra fonte notizie circa una prossima anzi imminente azione tedesca verso l'Olanda. Inquietudine di queste autorità è andata aumentando nella giornata di ieri e specie in serata. Autorità militari hanno disposto ieri richiamo d'urgenza di tutti i militari in licenza, interruzione parziale del servizio ferroviario e telefonico, pattuglioni in perlustrazione, piazzamento di mitragliatrici, ecc.

Ieri sera e stamane hanno circolato voci di esigenze formulate dalla Germania e della presentazione di una nota comminatoria. Mio collega tedesco mi ha peraltro smentito queste voci, dicendomi che egli steso era stato sorpreso dal nervosismo diffuso in giro e ne aveva chiesto motiv~ al Segretario Generale di

questo Ministero degli Esteri, domandandogli se per caso non fosse stata formu

lata qualche esigenza da parte inglese; ne aveva avuto risposta che si temeva

invece -purtroppo -qualche azione da parte tedesca. Incidentalmente mio

collega di Germania mi ha detto che all'eventualità di un tentativo di sbarco

inglese in Olanda egli personalmente non crede: i punti dove un simile ten

tativo sarebbe possibile sono soltanto tre o quattro ed in essi gli olandesi hanno

già predisposto opportuni ed efficienti mezzi di difesa. La voce di qualche esi

genza, o profferta di assistenza, da parte inglese è stata raccolta anche dal

corrispondente Lilli del Corriere della Sera ad Amsterdam, ma in generale non

ha trovato credito, da tutti paventandosi soltanto qualche azione da parte tedesca,

che potrebbe effettuarsi anche via mare, ciò che spiega le nuove misure difensive

adottate lungo la costa della Frisia e nelle isole fra Texel e Harlingen.

In serata l'inquietudine di questi ambienti governativi sembrava legger

mente diminuita, ed il Ministro degli Affari Esteri nel consueto ricevimento

diplomatico del mercoledì ha voluto affettare una certa calma, dicendo che

non si era verificata nessuna particolare ragione d'allarme e che le nuove

misure disposte dalle autorità militari erano dovute all'aggravarsi della situa

zione generale in Europa, ed alla necessità quindi di essere sempre meglio

preparati e vigilanti.

Popolazione continua a mantenere un contegno calmo.

(l) -Vedi D. 297. (2) -Vedi D. 303.
332

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 4482/1306. Berlino, 8 maggio 1940 (per. giorno 11). Come segnalato nel bollettino stampa di questa R. Ambasciata tanto i giornali di ieri che quelli di oggi hanno riportato con marcato rilievo la notizia dello scambio di lettere intervenuto «nella seconda quindicina di aprile:. tra il Fiihrer ed il Re di Svezia (1). Pur non riportandosi il testo delle lettere in parola, si è tenuto a sottolineare che esse hanno avuto per oggetto di precisare da un lato che la Germania riconosceva e intendeva rispettare la neutralità svedese, dall'altro che la Svezia intendeva difendere strettamente e contro chiunque la propria neutralità. Sensibile com'è diventata l'attenzione di questi osservatori esteri e preoccupata di ricercare un secondo fine in ogni manifestazione un pò vistosa della stampa germanica, le anzidette pubblicazioni non hanno mancato di provocare una certa speculazione su quello che ne poteva essere il recondito significato. Sopratutto è sembrato strano che solamente oggi il Governo germanico abbia ritenuto opportuno rivelare questo scambio di lettere che risale ad oltre due settimane fa, mentre esso era stato completamente taciuto durante il periodo più acuto della crisi scandinava e quando, apparentemente, più direttamente avrebbe potuto giovare alla causa tedesca.

Il realtà, a mio avviso, la sp'iegazione è molto semplice. E precisamente che

al momento in cui lo scambio di lettere ha effettivamente avuto luogo, la Ger

mania non era affatto sicura che gli sviluppi della situazione in Norvegia non

avrebbero potuto portare, da una parte o dall'altra, ad una alterazione della

neutralità svedese. È stata solo la definitiva vittoria tedesca nella Norvegia

meridionale che, scoraggiando oltretutto le tendenze interventistiche di alcune

correnti svedesi, ha allontanato, per il momento almeno, la probabilità e neces

sità di una azione di forza tedesca nei confronti della Svezia. Quindi l'opportu

nità di non dare, prima d'ora, pubblicità a delle assicurazioni che avrebbero

potuto ad un certo momento diventare imbarazzanti.

Non è peraltro da escludere che un altro motivo della rivelazione delle lettere in parola sia da trovare nella pubblicazione del comunicato Tass del 4 corrente relativo allo scambio di informaz'ioni intervenuto a Mosca due settimane or sono, tra i rappresentanti dell'U.R.S.S. e della Germania « a seguito del quale si è constatato che ambedue gli Stati sono interessati al mantenimento della neutralità svedese». Tale comunicato, di cui non è apparso cenno nella st~mpa germanica, sembrerebbe 'invece aver avuto una certa diffusione all'estero. Ed è facile presumere che il Governo tedesco abbia quindi voluto indirettamente far risaltare che il rispetto della neutralità svedese da parte della Germania è stato la conseguenza non di una pressione di Mosca, bensì di una decisione 'indipendente e conforme ai normali ed amichevoli rapporti tra Stoccolma e Berlino.

(l) Vedi D. 209.

333

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 2012/958. Londra, 8 maggio 1940 (per. giorno 13).

Segnalo all'E. V. quanto mi ha riferito un Segretario di questa R. Ambasc'iata che è stato in questi giorni in contatto con un collega di questa Ambasciata giapponese.

Secondo quest'ultimo il Governo britannico avrebbe di recente svolto passi presso il Governo giapponese, per ottenere che esso rifiuti il transito per il Giappone delle merci dirette a Vladivostok che possono da quel porto essere riesportate 'in Germania. Nel corso di tali conversazioni il Giappone aveva fatto presente che esso intende mantenere « un atteggiamento di stretta neutralità con tutte le potenze belligeranti». Due alternative il Governo britannico avrebbe potuto adottare per impedire il traffico in questione: o istituire un controllo a mezzo di navi britanniche nei pressi di Vladivostok, o vietare le esportazioni in Giappone delle materie prime provenienti dai territori dell'Impero britannico (quali zinco, gomma, rame) per forzare il Giappone ad aderire alla richiesta britannica.

Per quanto concerne la prima alternativa, ha detto il Segretario giapponese, il Governo giapponese ha già fatto conoscere al Governo britannico che esso non potrebbe non considerare nel modo più serio la decisione di istituire una pattuglia di navi britanniche nel Mare di Vladivostok, anche se tali navi ope

reranno al di fuori delle acque territoriali giapponesi. Una simile decisione

avrebbe indubbiamente sfavorevoli ripercussioni sull'opinione pubblica giap

ponese che si sentirebbe lesa nel suo orgoglio nazionale e che considera le acque

tra il Giappone e 'il continente asiatico come un mare interno.

Quanto alla seconda alternativa, interruzione cioè di alcune esportazioni

britanniche al Giappone, il Segretario giapponese ha lasciato intendere che,

se la Gran Bretagna decidesse veramente di porre 'in atto un simile proposito,

il Governo giapponese si troverebbe seriamente imbarazzato e sarebbe forse

costretto a riconsiderare la questione dato che alcune delle materie prime che

vengono esportate dai Paesi britannici in Giappone hanno, specialmente nelle

circostanze attuali, un'importanza essenziale per l'economia giapponese.

Sembrerebbe inoltre, da quanto ha dichiarato il Segretario giapponese, che

sono ·in corso attivi negoziati sulla questione e che specialmente i problemi

economici avrebbero fatto oggetto del colloquio Lord Halifax-Shigemitsu del

26 aprile (vedi rapporto di questa R. Ambasciata n. 1803/872 del 26 aprile) (1).

Tali questioni (a cui è evidentemente connessa quella del transito per Vladi

vostok di merci dirette in Germania) verrebbero trattate esclusivamente qui

a Londra. Il Segretario giapponese ha anche confermato che l'Ambasciatore

britannico a Tokio ha rinunciato per ora a prendere il suo congedo: il sig. Craigie

si occupa però soltanto delle questioni connesse con l'azione giapponese in Cina.

334

IL MINISTRO A BANGKOK, CROLLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 541/121. Bangkok, 8 maggio 1940 (per. giorno 21).

Mio telespresso n. 531/116 del 4 corrente (2).

Questo Primo Ministro mi ha detto che i Ministri d'Inghilterra e di Francia

a Bangkok hanno ormai ricevuto pieni poteri di firmare gli accordi di non

aggressione con la Thailandia.

Poichè tuttavia il testo dell'analogo Patto col Giappone non è ancora pronto,

e d'altra parte il Governo thai intende firmare i tre Patti nello stesso giorno per

non dare impressione di preferenze e precedenze nei riguardi di una nazione

qualsiasi, il Primo Ministro ritiene che trascorrerà probabilmente qualche setti

mana prima che la firma abbia luogo.

Chiestogli se i pieni poteri accordati a questo Ministro di Francia impli

cassero l'accettazione francese delle controproposte thai relative alla modifica

della frontiera del Mekong, H Primo Ministro mi ha risposto affermativamente.

Ha aggiunto che, pertanto, la firma del Patto di non aggressione fra la Thai

landia e la Francia sarà accompagnata da uno scambio di note nel quale verrà

consacrata la decisione del Governo francese di aderire alla modifica di frontiera

richiesta dal Governo thai (thalweg del fiume anzichè linea mediana compresa

fra gli isolotti del fiume stesso e la riva thai).

(l) -Vedi D. 217. (2) -Non pubblicato.
335

IL CONSOLE GENERALE A ZAGABRIA, GOBBI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATO 2703/383. Zagabria, 8 maggio 1940 (1).

Con riferimento al telespresso n. 2405/338 in data 24 aprile scorso (2) ed in particolare all'ultima parte del telespresso stesso, mi pregio comunicare che alcuni deputati croati hanno insistito presso gli elementi dirigenti del Partito Rurale perchè venga considerata l'opportunità di iniziare un certo indirizzo di affiatamento con la Germania. Non mi risulta chi siano questi caldeggiatori, ma si sa che fra i maggiorenti rurali vi sono elementi piuttosto teneri per tale orientamento e fra i medesimi potrebbero annoverarsi H dott. Toth (direttore del Prizad), il Bicanio ed alcuni altri elementi della Gospodarska Sloga (l'organo economico del Partito), nonchè il Ministro del Commercio Andres. (Di derivazione comunisteggiante gli uni e di atteggiamento opportunistico quest'ultimo).

In una riunione in cui si trovano presenti il dott. Macek, i senatori Krnjevié e Kosutié, rispettivamente Segretario Generale e Vice Presidente del Partito, nonchè il Bano Subasié, unitamente ad alcuni fautori della tendenza su accenn;1ta, si è deliberato l'argomento senza però adottare decisioni. Il dott. Macek ne ha tenuto parola, a titolo informativo al Presidente del Partito Democratico Indipendente, Ministro Budisavljevié, che però si è dimostrato contrario ai prospettati suggerimenti.

Secondo i medesimi si dovrebbe tenere conto della opportunità di adottare la parte dei partiti rappresentanti la popolazione delle regioni ex austro-ungariche allo scopo di premunirsi contro sorprese che potessero derivare, nell'eventualità di una sconfitta dei franco-inglesi, all'avvenire delle regioni croate e del Partito Rurale (ed anche della Jugoslavia). Nella ventilata proposta viene prospettata la creazione in seno al Partito Rurale di una tollerata corrente germanofila, quale correttivo al tenore ufficiale anglo-francofilo del Partito e coll'intendimento di procacciarsi l'appoggio dell'elemento ed interessi germanici locali, di attirare a sè il gruppo dei na2;ionalisti croati a tendenza filo-tedesca, e di indebolire la maggior corrente nazionalista ispirata dal dott. Pavelié. Secondo le convenienze suggerite dalla piega degli avvenimenti internazionali, si darebbe in prosieguo, alla corrente politica di orientamento filo tedesco impronta più aperta ed ufficiale del Partito Rurale e della coalizione demo-rurale (ed eventualmente nell'ambito statale) in modo da salvaguardare, con gli opportuni adattamenti suggeriti dalle future circostanze, l'integrità croata e le sorti dei partiti al potere. Circa tali adattamenti si considererebbe un possibile sviluppo nel senso della formazione di una federazione statale jugoslava (sloveni, croati, serbi e bulgari) « quale vicendevole necessaria continuazione economica colla Germania».

A quanto mi risulta, gli elementi che hanno prospettato l'ordine di cose di cui sopra al dott. Macek avrebbero accennato che la base sarebbe bene

accetta nei circoli bulgari, specie dalla corrente stambulischiana. I medesimi

suggerimenti apparirebbero caldeggiati anche dai cap'i delle locali organizza

zioni di minoranza tedesca nonchè dai fattori economici intelaiati colla Ger

mania e non sarebbero ignorati dai dirigenti tedeschi.

Nessuna decisione è stata presa circa le suggestioni su accennate. Eviden

temente l'affiatamento proposto è in contrasto con l'orientamento dei capi del

Partito Rurale, ispirati alla linea degli Stati democratici e perciò fondamental

mente alieni da accostamenti con la Germania.

Per quanto la prospettiva sia soltanto lanciata e per ora non accolta dagli ·

elementi direttivi rurali croati tuttavia ritengo opportuno segnalarla.

(l) -Manca l'indicazione della data d'arrivo (2) -Non pubblicato.
336

IL SEGRETARIO DELL'UFFICIO II DELLA DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI TRANSOCEANICI, MACCHI DI CELLERE, AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI TRANSOCEANICI, PRUNAS

APPUNTO s. N. Roma, 8 maggio 1940.

A chiarimento dei telegrammi da Berlino n. 447 (l) e da Tokio n. 259 (2),

ho intrattenuto il Consigliere di questa Ambasciata del Giappone, Sakamoto,

sul presente e presumibile futuro atteggiamento del suo Paese nei riguardi dei

principali Stati belligeranti.

Sakamoto mi ha confermato:

a) una distensione nei rapporti del Giappone con i franco-inglesi (vedi

accordi di Tientsin); logica conseguenza dei sentimenti filo-britannici del Ga

binetto attualmente al potere;

b) un perdurare dello stato di incertezza e di sospetto da parte del Giap

pone nei riguardi della Germania verificatosi nel settembre u. s. in seguito

al noto riavvicinamento russo-tedesco.

Sakamoto mi ha escluso "infine qualsiasi possibilità di accordi tedeschi giap

ponesi che non abbiano carattere commerciale e che non siano in particolare

diretti a sottrarre al blocco inglese -attraverso Vladivostok -gli scambi

fra i due Paesi.

337

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 380. Lo11;dra, 9 maggio 1940, ore 2,17 (per. ore 7).

Riassumo schematicamente alcuni punti che interessa rilevare dopo la prima seduta del dibattito sulla condotta della guerra che si concluderà questa notte alla Camera dei Comuni.

l) Le critiche per la lentezza, indecisione e la mancanza di iniziativa del Governo sono state aspre e sono partite da quasi tutti i settori della Camera: prestigio del Governo è stato fortemente scosso.

2) Opposizioni laburista e liberale sono state messe in mora da diversi deputati conservatori, i quali hanno osservato che non basta criticare: gli oppositori devono accettare la loro responsabilità e dire chiaramente se sono disposti o no a partecipare al Governo.

3) Primo Ministro, per la seconda volta nel corso di una settimana, ha accennato esplicitamente al pericolo che rappresenta per l'Inghilterra minaccia di una possibile 'invasione tedesca. Ciò ha prodotto sensazione in questo paese, che dall'epoca dell'ultima invasione normanna di 9 secoli fa si è sempre ritenuto al riparo di una simile eventualità.

4) Rive'lazione fatta dall'Ammiraglio Keyes nel suo violento discorso in difesa della marina e di condanna del Governo, dalla quale risulta che Ammiragliato ha ammesso che non sarebbe stato difficile per la flotta di penetrare nel Fiordo di Trondheim, ma che ciò non è stato possibile di fare perchè «la situazione nel Mediterraneo » non consentiva di correre i gravi rischi dell'impresa. In altre parole, secondo l'Ammiraglio Keyes, è in definitiva a causa della tensione nel Mediterraneo che i tedeschi hanno potuto assicurare controllo della Norvegia meridionale.

5) Il riconoscimento delle gravi ripercussioni psicologiche e politiche che il rovescio inglese in Norvegia ha avuto nel mondo, e in particolare sui neutri in Europa. Le Nazioni neutrali confinanti con la Germania, ha detto un deputato, saranno ora governate da un solo sentimento: la paura dell'irresistibile macchina di guerra tedesca.

6) Infine la necessità, unanimemente riconosciuta, di intensificare lo sforzo bellico della Gran Bretagna dichiarato insufficiente e di accellerare il potenziamento che agli armamenti aerei di cui si riconosce il ruolo decisivo nella condotta di questa guerra.

7) Per quanto riguarda l'Italia, merita rilevare che nel corso del dibattito non è mancata ammissione imperdonabile errore compiuto nel passato e la dichiarata necessità di cercare di migliorare i rapporti italo-inglesi: un deputato, il conservatore Southby, ha apertamente accusato Eden, sul quale ha fatto ricadere la responsabilità della politica seguita verso l'Italia, di cui sono oggi chiare le ripercussioni e le conseguenze.

Riservomi riferire ulteriormente a dibattito compiuto.

338.

L'AMBASCIATORE A BRUSSELLE, PAULUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO 58. Bmsselle, 9 maggio 1940, ore 14,05 (per. ore 20). Mio telespresso 1748/378 del 4 corrente (1).

Mi è stato personalmente assicurato, da fonte sicura, che i documenti sequestrati nell'aeroplano tedesco, atterrato per errore a causa nebbia, a Mechelen

sur-Meuse il 12 gennaio scorso contengono effettivamente il piano dello Stato Maggiore germanico p€r l'invasione del Belgio.

Il Governo belga, che in un primo momento non disse nulla del sequestro de'i documenti, dopo giorni di consultazioni e di riflessioni, ritenne opportuno mettere le carte in tavola col Governo germanico. Furono chieste spiegazioni a Berlino e BrusseUe alle autorità tedesche. Si rispose che non si sapeva nulla in proposito e che non si comprendeva come mai quei documenti si trovassero nell'aeroplano tedesco. La risposta fu qui trovata poco abile e sconveniente.

Da parte belga si comunicò ai tedeschi che lo esercito si sarebbe opposto con tutti i mezzi alla invasione del Paese, ma che non si sarebbe fatto appello agli anglo-francesi se non al momento dell'eventuale attacco. Si informava inoltre il Governo germanico che copie fotografiche dei piani venivano 'inviati in luoghi diversi del Belgio in modo di poterli sicuramente divulgare in caso di pericolo e da poter simultaneamente denunziare al mondo la violazione premeditata della neutralità belga.

Tali piani non sarebbero stati fino ad oggi comunicati agli anglo-francesi.

(l) -Vedi D. 318. (2) -Vedi D. 305.

(l) Non pubblicato.

339

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER FONODISCO 388. Londra, 9 maggio 1940, ore 20,45. Oggi ai Comuni un deputato conservatore ha presentato una interrogazione per chiedere c quale stadio si sia raggiunto nei contatti formali tra Londra e Roma per l'apertura di nuovi negoziati commerciali fra l'Inghilterra e l'Italia». Ha risposto il Sottosegretario agli Affari Esteri Butler con la seguente dichiarazione :

c Le discussioni tra i rappresentanti dei due Governi continuano e il Governo britannico spera che esse possano condurre a buoni risultati».

340

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO 170. Sofia, 9 maggio 1940, ore 21 (per. giorno 10, ore 6). Ho veduto oggi nuovamente questo Presidente del Consiglio dei Ministri Filov. Argomento la visita britannica degli scorsi giorni e le sue ripercussioni. Egli s'i mostra soddisfatto che conversazioni abbiano servito a fissare e confermare punto astensionisti della Bulgaria e sua volontà tenersi estranea a nuove combinazioni. Avendo avuto inoltre sentore di qualche malumore tedesco egli stima ottima e fortunata la circostanza che durante visita dell'Ambasciatore

d'Inghilterra si sia trovato Sofia anche dott. Clodius in modo che con sapiente gioco equilibrio i bulgari hanno potuto trattare i due ospiti alla stessa stregua.

Prendendo lo spunto da qualche preoccupazione jugoslava in materia gli ho domandato fino a quale punto in realtà si fosse parlato di revisionismo nelle conversazioni anglo-bulgare.

Mi ha risposto « tema che era appena sfiorato e che unica zona nominata era stata la Bulgaria» (l) dato che del resto stessa Turchia per bocca di Saracoglu aveva più volte mostrato una buona volontà per vedere risolto quel problema. Questa conferma di Filov che effettivamente inglesi hanno qui parlato di possibili revisioni territoriali a favore Bulgaria anche se limitate alla Dobrugia mi sembra interessante.

Filov ha aggiunto che rappresentanti bulgari residenti nelle capitali balcaniche hanno avuto istruzioni di porre al corrente quei Governi della vera portata e del contenuto delle conversazioni anglo-bulgare. Egli infine ha concluso ripetendomi che tutto quanto ambasciatore aveva qui dichiarato non era che una controfirma alle argomentazioni e alle diffidenz.e più volte fatte al Governo bulgaro da questo Ministro Inghilterra e che nessuno elemento sostanziale nuovo era venuto fuori.

341

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 190. Mosca, 9 maggio .1940, ore 23,36 (per. giorno 10, ore 5,30).

Seguito mio telegramma n. 178 (1). Delegazione jugoslava è stata ricevuta ieri da Molotov. Colloquio durato circa 3 ore.

Comunicato ufficiale pubblicato stamane ha marcato importanza e lunghezza tale conversazione che evidentemente esorbita da scopi commerciali della commissione. Tale fatto nonchè notizia partenza per Mosca di una delegazione militare (lanciata dalla radio inglese) hanno suscitato forti commenti in questi circoli.

Capo della delegazione jugoslava ha dichiarato giorni fa a questo Ministro di Romania che negoziati commerciali erano maniera più elegante per procedere alla ripresa relazioni diplomatiche con U.R.S.S. U cui riconoscimento de jure seguirà immediatamente firma accordo economico. Sembra anzi che accordi entreranno in vigore ,soltanto dopo riconoscimento consigliere Markovié, segretario generale delegazione che con tutta probabilità sarà nominato in un primo tempo capo rappresentanza commerciale e poi assumerà carica Ministro di Jugoslavia a Mosca.

Riservomi telegrafare quanto mi sarà consentito raccogliere sul predetto colloquio con Molotov.

(l) -Sic. Si deve però sicuramente leggere c Dobrugia ». (2) -Vedi D. 292.
342

IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO PER CORRIERE AEREO 69. Bucarest, 9 maggio 1940 (per. giorno 11). Il nervosmismo di questa opinione pubblica, da me a più riprese segnalato con le mie precedenti comunicazioni, sebbene tuttora molto vivo, si è forse, in questi ultimissimi giorni, lievemente attenuato. Tale relativo miglioramento è probabilmente dovuto all'azione di questo Governo, il quale cerca di diffondere un senso di calma e di sicurezza, mostrando anche attraverso una serie di misure contro i propalatori di false notizie, contro il numero eccessivo di « turisti » stranieri, contro i tentativi di atti di sabotaggio sul Danubio o nel territorio romeno, contro le avverse azioni dei belligeranti sia nel campo economico che in quello della propaganda, di fronteggiare, per quanto in suo potere, la difficile situazione. Ma il reale stato d'animo dei dirigenti romeni perdura immutato. E ancor oggi questo Ministro degli Affari Esteri, in una conversazione che ho avuto con lui questa mattina mi ha nuovamente manifestato le sue gravi preoccupazioni per l'avvenire del suo Paese che egli teme destinato a divenire a breve scadenza oggetto di una « diversione » di uno dei belligeranti. Le preoccupazioni di Gafencu nei riguardi della Francia e dell'Inghilterra sembrano tuttavia soltanto relative, sia perchè egli, pure ammettendo che Alleati avrebbero interesse a veder cessare le forniture di petrolio romeno al Reich ed il traffico danubiano, ritiene che eventuali loro azioni si limiterebbero al massimo a qualche attentato o a qualche colpo di mano, che egli afferma lo Stato romeno sarebbe in grado di poter ad ogni momento sventare mercè la sua assidua vigilanza; sia perchè le sue intime simpatie e H suo radicato sentimento, lo portano a far fiducia nelle assicurazioni e gli affidamenti dei Governi di Londra e di Parigi, che l'Ambasciatore francese ed il Ministro britannico, di recente tornati dalle rispettive capitali, gli hanno nuovamente confermato. Le ansie e timori di Gafencu sembrano quindi appuntarsi essenzialmente verso la Germania (la Russia è per il momento meno temuta), in quanto egli, pure ritenendo che il Reich abbia maggiore convenienza a continuare i suoi importanti rifornimenti in Romania piuttosto che ad occupare un Paese immiserito dalla guerra dove troverebbe i pozzi di petrolio in gran parte distrutti, paventa tuttavia -a quanto ho creduto comprendere -che possano prevalere altre considerazioni politiche e strategiche che muovano il Governo germanico ad una azione militare nel Sud-Est europeo. Comunque, il Ministro degli Esteri ha tenuto a sottolineare ancora una volta con particolare rilievo la ferma intenzione del Governo romeno di proseguire nella sua politica di stretta neutralità, di opporsi a qualsiasi tentativo dei francobritannici e di sottrarsi ad ogni loro pressione, di continuar·e infine lealmente la sua collaborazione economica con la Germania, evitando ogni causa di risentimento o di reazione da parte del Governo del Reich.

Per quanto infine concerne l'Italia un certo senso d'allarme è stato naturalmente tenuto vivo dalle campagne giornalistiche di questi ultimi giorni e dalle

molteplici voci in circolazione, alle quali peraltro vengono a volta a volta con

trapposti chiarimenti e messe a punto della stampa italiana. Particolarmente

gradita è giunta pertanto la nota del redattore diplomatico della Stefani pub

blicata dalla stampa pomeridiana odierna e della quale questa mattina il Mini

stro degli Esteri mi ha parlato con compiacimento, seppure attribuendovi sol

tanto valore di esplicita conforma di una sua radicata convinzione.

Quest'opinione pubblica continua pertanto nel suo complesso a guardare

all'Italia con viva speranza, mentre per parte sua la stampa dedica all'odierna

giornata dell'anniversario della proclamazione dell'Impero una serie di articoli

altamente laudativi della potenza militare e politica dell'Italia fascista.

343

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 59. Belgrado, 9 maggio 1940 (per. giorno 11). Ministro Aggiunto Affari Esteri mi ha detto che attenzione di questo Governo era stata attirata dal fatto ·che recenti rapporti dei Capi missione jugoslavi all'estero sulle conversioni con i nostri Capi missione insistono sui seguenti tre punti, rilevati dai nostri Rappresentanti. Arresto Stojadinovié. Viene interpretato come mossa antitedesca e anche (sebbene in misura molto minore) antitaliana, benchè Governo jugoslavo abbia diramato comunicato affermante che fu unicamente dovuto a ragioni interne. Ho risposto che nonostante tale comunicato (venuto del resto a qualche distanza dall'internamento) basta aprire qualsiasi giornale o rivista francese e inglese per vedere di dove viene insistentemente diffusa tale interpretazione Era naturale pertanto che i nostri rappresentanti la rilevassero. Smilianié ne ha convenuto. Trattative commerciali jugoslavo-sovietiche. È stata notata interpretazione che attribuisce ad esempio valore o intendimento politico contrastante Italia. Anche qui ho fatto presente a Smilianié che interpretazione è stata diffusa non solo da stampa straniera, ma che vi sono stati accenni anche in articoli di questa stessa stampa, mentre considerevole attività per diffonderla in questo paese è stata in atto da parte dei consueti centri di propaganda. Ho ricordato che su tali fatti avevo dovuto io stesso attirare sua attenzione. Anche di ciò Smilianié ha convenuto. Manifestazioni antitaliane in Jugoslavia. Ha notato che in seguito reazione nostra stampa anche questione manifesti Lubiana era stata rilevata da nostri Rappresentanti. Nonostante nostre precedenti conversazioni mi ha ripetuto il vecchio argomento che polizia, malgrado indagini più diligenti non era riuscita impossessarsi di un solo esemplare del manifesto. Gli ho allora mostrato i due esemplari originali venuti frattanto in mio possesso, dandogli anche precise

notizie circa la diffusione (mio telespresso n. 1872/711 in data odierna) (1). Ciò ha definitivamente completato la documentazione dell'incidente.

22 ,----Dommenti diplomatici · Serie IX · Vol. IV.

Esposizione dei tre punti precedenti è stata fatta da Smilianié non solo

nel tono amichevole cui sono improntate nostre conversazioni, ma anche con

proposito evidente dissipare malintesi tra i due Paesi (e a parte un accenno

di manifestazioni da parte nostra in Albania, di cui riferisco separatamente) di

ripetermi assicurazioni intendimento questo Governo agire decisamente per

impedire crearsi atmosfera contraria amicizia fra due Paesi.

A questo proposito nuovo accenno di Smilianié a Vostro preciso messaggio

inviato a mezzo Christié conferma immediato effetto già riferito di riportare

questo Governo a realtà situazione.

Smilianié mi ha anche parlato con molta soddisfazione della corrispondenza

da Roma di Politika segnalata con fono-bollettino stampa di ieri.

Infine va notato in generale negli ultimi giorni, in questi ambienti, una

maggiore serenità. Non vi è dubbio che rovesci militari in Norvegia che diffon

dono nota potente realtà e disorientamento ambienti anglo-francesi, hanno fatto

almeno per un momento tacere caratteristiche fonti propaganda allarmistica

cui questo pubblico è anche troppo sensibile.

(l) Non pubblicato.

344

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 85. Budapest, 9 maggio 1940 (per. giorno 11). Conte Csaky mi ha detto che corso trattative economiche ungheresi con Londra questa ha affacciato tre pretese: l) impegno ungherese consentire controllo britannico su lavorazione industriale; 2) impegno ungherese consentire controllo britannico fabbricazioni militari per riarmo; 3) impegno ungherese escludere transito attraverso Germania merci qui destinate. Tale ultima esigenza sarebbe stata giustificata con eventualità Germania possa colpire embargo dette merci in transito. Da parte ungherese si è fatta opposizione dette richieste. Da parte britannica si sono lasciate cadere le due prime condizioni, ma si mantiene la terza. Conte Csaky mi dice temere che trattative economiche ·in corso possano perciò avere esito negativo. Mi ha soggiunto che da parte britannica si è qui impiantata succursale Eneo, mentre lavoro parallelo si proporrebbe sviluppare società diretta Whitehead. Mi ha detto tuttavia che non crede che detti organismi britannici, data nota condizioni questo mercato, potranno sviluppare facilmente propria azione. Egli avrebbe anzi parlato molto chiaramente con questo Ministro britannico precisando sua interpretazione totale obblighi neutralità per cui pur essendo disposto aumento traffici con alleati tenuto conto aumento subìto traffici ungheresi con

Germania, non potrebbe tuttavia consentire sviluppo azione economica Alleati diretta pregiudicare interessi economici Germania.

345

IL MINISTRO A COPENAGHEN, SAPUPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 951/259. Copenaghen, 9 maggio 1940 (per. giorno 18).

Data la mancanza di un corriere diretto e sicuro, a traverso telegrammi in cifra (vedi telegrammi n. 42, 43 (1), 44 (2), 45, 46, 51 (3), 54, 55 (4), 58, 59, 60 (5), 63 (6), 64, 69, 70 (7) ed i telegrammi stampa Stefani speciale ho cercato di tenere al corrente codesto Ministero dei principali avvenimenti che si son susseguiti dal 9 aprile e che han radicalmente mutato la situazione internazionale e la fisionomia di questo Paese.

A un mese di distanza le cose si vedon di scorcio e molti dettagli svaniscono. Con questo rapporto cercherò di precisare succintamente gli avvenimenti più salienti e quelle 'impressioni che hanno resistito al controllo del tempo.

l. -È indubbio che l'occupazione della Danimarca alle prime ore del 9 aprile non era attesa nè dalla massa della popolazione danese nè dalle rappresentanze degli Stati nemici della Germania qui accreditate, malgrado che già nel pomeriggio del giorno 8 si sapesse che navi da guerra tedesche e trasporti avevan traversato il Gran Belt dirette verso il Nord.

Per caso mi trovavo la sera del lunedì a una numerosa riunione mondana in casa di un ministro sudamericano e insieme a molti danesi ed alcuni diplomatici esteri, c'erano l'Addetto navale inglese e la figlia dell'ex Ministro d'Inghilterra Ramsay. L'Addetto navale inglese si faceva bello delle prime notizie di trasporti di truppe tedesche affondate nel Kattegat e a me ebbe la sfacciataggine di domandare se mi sentivo soddisfatto della soluzione data al fermo delle nostre navi che dovevan trasportare il carbone tedesco in ltal'ia. Ma il fatto è che io lasciai la casa ospitale dove regnava un'atmosfera troppo incosciente poco dopo mezzanotte mentre l'Addetto navale inglese e la figlia del Ministro non partirono che poco prima le cinque del mattino, e poche ore dopo erano caricati in un camion per andare a finire in una caserma tedesca!

L'occupazione tedesca dell'intero Paese ha costato poche vittime da ambo le parti dato che l'ordine di cessare le ostilità dato verso le 7 lh d'accordo col Sovrano non giunse alle truppe di frontiera in Jutlandia che verso le 9. Ufficialmente sono stati comunicati ·i nomi di 20 soldati danesi morti e di un aeroplano abbattuto; sembra che le perdite siano state superiori e che anche i tedeschi abbiano avuto le loro vittime. Lo strano è che v'è ora molta gente, sovrattutto dell'aristocrazia dell'alta borghesia e nell'ufficialità che rimprovera al Governo da un canto di non aver resistito ad oltranza e dall'altro di aver sacrificato vite umane per non aver prevenuto i diversi Comandi che il Paese sarebbe stato invaso a giorno e data fissa e che non bisognava resistere, senza pensare che i pochi militari morti hanno salvato l'onore del popolo danese. È infatti opinione

diffusissima che il Governo sapesse della invasione tedesca e il malanimo contro il Capo del Governo e il Ministro degli Esteri serpeggia tenace negli strati sociali più svariati. Gente pacifica che fino a ieri non avrebbe fatto male a una mosca parla di tradimento e invoca fuciliazioni. Non fu raro ai primi giorni dell'occupazione il caso a Copenaghen e in provincia di ufficiali e militari di truppa insultati per le vie come vigliacchi e traditori mentre l'odio maggiore si riversa sulla marina e sul primo Ammiraglio ·Che avrebbe dato l'ordine di non resistere e di lasciar entrare le navi tedesche nel porto di CoP.enaghen protetto da sbarramenti di mine a comando prima ancora della decisione sovrana.

2. -Corretto al contrario e dignitoso è stato il contegno della popolazione civile nei riguardi della uffi.cialità e delle truppe tedesche e questo si deve soprattutto al contegno correttissimo di esse.

Passata la curiosità dei primi giorni che ha avuto la più scandalosa manifestazione con il fermo di polizia di alcune ragazze sorprese in giro con solati tedeschi, quasi come se ci fosse stata una parola d'ordine il popolo danese fa come se non vedesse i soldati e gli ufficiali tedeschi, come se fossero ombre quelli che numerosissimi è dato incontrare a ogni ora o in formazioni militari o a spasso per le vie o nei pubblici locali. So che il Ministro di Germania si è lamentato con antichi amici di questo radicale mutamento del carattere di un popolo prima così bonario cordiale e spensierato. Il fatto è che la occupazione tedesca ha ridestato l'orgoglio di una razza che pur ha avuto il suo passato glorioso e che può vantarsi che mai prima di oggi e per un millennio le vie della sua capitale erano state calpestate da truppe straniere.

Il più radicale mutamento si è effettuato nella mentalità danese. Come ho avuto occasione di segnalare in alcuni telegrammi lo spirito antitedesco si è impadronito di tutti. Gente che era più tedesca dei tedeschi, come quel Rosting antico Alto Commissario a Danzica che ho avuto a diverse riprese occasione di menzionare, oggi ha ·Cambiato casacca. Al ricevimento dato in occasione del genetliaco di Hitler ci era sì un rappresentante del Ministero degli Affari Esteri: ma aveva la figura di un impiccato e si era presentato solo dopo che il Ministro Renthe-Fink, a ricevimento incominciato, aveva telefonato al Ministero degli Esteri, che dovevan comandare qualcuno a presentarsi da lui!

3. -Accludo alcuni documenti (l) che si riferiscono all'occupazione tedesca: l) un proclama «ai soldati e al popolo di Danimarca» lanciato da aeroplani tedeschi la mattina del 9 con relativa traduzione (alleg. A); 2) una nota dello 'stesso giorno del Ministero degli Esteri alle Missioni diplomatiche accreditate a Copenaghen (alleg. B);

3) un estratto di una comunicazione riservata consegnata dal Comando tedesco alle autorità danesi la sera del 9 a seguito del memorandum presentato la mattina dalla Legazione di Germania. Il documento che mi è stato possibile di avere per pochi istanti in visione è interessante se non altro perchè dimostra come tutto era stato previsto e prestabilito fin dal primo giorno dell'occupazione (alleg. C).

4. -La collaborazione tra le Autorità danesi e quelle tedesche procede apparentemente tranquillae volenterosa. Formalmente è il Ministro di Germania che rappresenta l'Autorità tedesca avendo ricevuto il titolo aggiunto di « Plenitenziario del Fiihrer », ed è il Ministero degli Esteri danese ,che dovrebbe sanzionare le richieste tedesche di provvedimenti di eccezione. Si sono tuttavia in questo campo verificati spiacevoli inconvenienti perchè per far presto l'Autorità militare tedesca ordina, e i funzionari danesi obbediscono senza che i provvedimenti stessi siano stati convenientemente studiati e valutati. I maggiori inconvenienti si sono verificati soprattutto nei riguardi del trattamento del Corpo diplomatico. Il fatto più clamoroso fu l'arresto nella mattina del 9 del Ministro di Gran Bretagna e di tutto il personale della Legazione caricati come delinquenti comuni su camions, trattenuti per ore e interrogati da ufficiali tedeschi subalterni. Il Ministro Howard Smith è stato oggetto di vivaci critiche per non aver saputo salvaguardare la dignità della sua ·carica, di essersi lasciato portar via, di essersi sottoposto a un interrogatorio in tedesco. Ma altri abusi vi son stati in seguito, soprattutto per quanto rigurda il diritto delle Legazioni estere di corrispondere liberamente. Abusi ai quali è stato posto riparo più o meno prontamente ma che hanno provocato una viva reazione e persuaso molti diplomatici -soprattutto sudamericani -, che convenisse piuttosto lasciare H Paese.

È mia impressione che vi sia in molti funzionari danesi una mentalità che chiamerei di «sabotaggio». Accrescere il sentimento di malessere perchè aumenti il risentimento contro l'occupazione tedesca.

5. -È questo un gioco che alla lunga può divenir pericoloso.

Mi risulta che il Ministro di Germania è dell'idea che sia conveniente lasciare al potere il Governo socialista di Stauning. Gente onesta, sperduta, sottomessa. Della stessa idea non sarebbe il partito nazionalsocialista che protegge lo sparuto e mal visto sedicente partito nazionalsocialista danese.

Dai dirigenti di quest'ultimo sono stato indirettamente informato che esso

prepara a non lontana scadenza un « colpo » per cacciar via Stauning e Munch

contando per lo meno sulla indifferenza delle truppe tedesche di occupazione.

Mi risulta personalmente perchè ogni volta che vado al Ministero degli Affari

Esteri per passare debbo mostrare ai poliziotti alla porta la mia tessera di rico

noscimento, che tutti i Ministeri sono guardati e che il Governo si aspetta

questo «colpo». Del come possan finire le cose non so prevederlo. Il Ministro

di Germania è partito giorni fa per Berlino, e si dice che sia andato a perorare

in favore del Ministero Stauning (1).

Il Consigliere della Legazione che nel frattempo è Incaricato d'Affari pro

prio ieri mentre gli parlavo accademicamente di alcune difficoltà che avevo

avuto da parte del Ministero delle Comunicazioni danese, mi ha detto in tono

significativo: « Sapuppo, un po' di pazienza, per qualche tempo ancora ». Ed è

risaputo che il Consigliere Hensel è quello che per le Legazioni di Russia si

chiama «l'occhio di Mosca».

Quale la vincerà delle due correnti? Io credo che ai tedeschi convenga lasciare al potere lo pseudo partito socialista attuale che non reagisce e fa quello

che può per non urtarsi a difficoltà. Un Governo nazionalsocialista di gente impreparata ma fanatica darebbero molto ma molto più filo da torcere. c: Dagli amici mi guardi Dio ~.

6. -Gente molto al ,corrente di quel che succede a Corte, mi assicura che S. M. il Re ha contatti quasi quotidiani col Ministro di Germania e col Comandante delle truppe germaniche di occupazione, e questo perchè mentre il Governo completamente disorientato non sa opporre alle esigenze tedesche la minima osservazione, solo Lui riesce a instradarne l'attività su di una via che concilii il minimo di dignità danese con le superiori necessità belliche dell'occupazione tedesca.

(l) -Non pubblicati. (2) -Vedi D. 52. (3) -Non pubblicati. (4) -Vedi D. 92. (5) -Non pubblicati. (6) -Vedi D. 178. (7) -Non pubblicati.

(l) Non pubblicati.

(l) Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. IX, cit., D. 231.

346

IL MINISTRO A TALLINN, CICCONARDI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 535/176. Tallinn, 9 maggio 1940 (per. giorno 27).

Negli ambienti ufficiali estoni si continua a mostrare ottimismo per quanto si riferisce alle eventuali reazioni russe, ai danni dei Paesi baltici, in seguito alle operazioni militari tedesche in Norvegia (telespresso della R. Legazione

n. 430/147 in data 12 aprile u. s.) (1).

Tale ottimismo è giustificato dal fatto che l'andamento di quelle operazioni

sembra escludere, per il momento almeno, il pericolo che la Svezia possa essere

coinvolta dalla guerra o che la sua neutralità possa essere violata.

Solo in tal caso, mi ha detto il Ministro Aggiunto agli Affari Esteri, signor Tofer, sarebbero logicamente prevedibili e possibili delle reazioni da parte del Governo di Mosca.

L'U.R.S.S. vuol premunirsi per l'avvenire col tenere in suo possesso i punti strategici più importanti nel Baltico orientale. Tale è stato lo scopo, che essa ha perseguito con l'occupazione militare dell'Estonia, della Lettonia, della Lituania e con la guerra in Finlandia. Se le operazioni belliche in questo settore dovessero determinare un indebolimento di quei punti soprattutto per effetto della partecipazione della Svezia, l'U.R.S.S. si vedrebbe spinta a prendere delle ulteriori precauzioni. Esse potrebbero importare l'occupazione di altri punti strategici, o in definitiva, l'annessione dei Paesi baltici, che permetterebbe sui loro territori una maggiore libertà d'azione e varrebbe come misura di prevenzione contro 'il pericolo di mancanza di lealismo da parte dei loro dirigenti.

Il sig. Tofer ha osservato che l'eventualità di una violazione della neutralità della Svezia potrebbe ammettersi solo nel caso, in cui la flotta inglese riuscisse a forzare i passaggi dello Skagerrak e del Kattegat, impedendo i rifornimenti alla Norvegia dalla Danimarca e costringendo la Germania a provvedervi attraverso la Svezia meridionale. Ma, tale tentativo da parte inglese appare di difficile attuazione. Se anche le truppe di occupazione inglesi riuscissero a fare indietreggiare quelle tedesche nella zona di Narvik, è presumibile che esse, anzi che verso la frontiera svedese, ripiegherebbero verso Trondheim, verso le loro posizioni

nel centro e nel sud della Norvegia. Sarebbe evitato, così, quello sconfinamento, che potrebbe spingere la Svezia alla resistenza.

Tuttavia, secondo notizie diffusesi in questi ultimi giorni, il fatto nuovo da parte sovietica esiste ed esso è rappresentato dalla richiesta al Governo estone dell'isola di Osmussaar, in direzione del porto di Rango, in Finlandia, recente. mente ceduto all'U.R.S.S. Su tale richiesta sono in corso trattative a Mosca. Il sig. Tofer mi ha detto che esse, presumibilmente, dureranno ancora una diecina di giorni. ll Governo estone è disposto a cedere. In compenso i russi si impegnano a sgombrare le loro truppe dalla citta di Raapsalu e da altre località di minore importanza dall'interno dell'Estonia. Ad Raapsalu rimarranno solo magazzini o depositi di rifornimenti. Quantitativamente non vi sarebbe nessuna variazione nel contingente militare di occupazione. Le basi della marina russa in Estonia saranno, così, accresciute; la posizione strategica viene rafforzata.

Il sig. Tofer mi ha detto che la richie·sta di quest'isola è anteriore all'inizio delle operazioni militari tedesche in Danimarca e Norvegia. Essa non andrebbe, pertanto, messa in relazione con i recenti avvenimenti nel Baltico. Le trattative erano, già, in corso. È vero solo che esse, per desiderio del Governo di Mosca, vennero rallentate. E, ciò fece sorgere il dubbio che, per effetto della nuova situazione, i Sovieti si preparassero a formulare maggiori richieste. Ma, non è stato così.

Almeno, mancano finora indizi al riguardo. Anche per quanto si riferisce alla situazione interna il Governo di Mosca continua a mostrarsi fédele al principio di non volersi immischiare in qualsiasi questione, che ad essa si riferisca.

(l) Vedi D. 72.

347

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. RISERVATO 2262. Sofia, 9 maggio 1940 (1).

La visita a Sofia dell'Ambasciatore britannico ad Ankara, Sir Rughe Knatchbull Rugessen, che è ieri, nel pomeriggio, rip.artito per raggiungere la sua residenza, mi sembra prestarsi, alla luce di altre informazioni qui raccolte, ad ulteriori considerazioni, a seguito di quelle che ebbi di esporVi, Eccellenza, nel mio rapporto n. 2231 dell'8 corr. (2).

Un comunicato pubblicato ieri sera dall'Agenzia Telegrafica bulgara ha ritenuto bene confermare come la visita del diplomatico inglese fosse stata unicamente di carattere privato e personale e ciò evidentemente a seguito del fiorire di supposizioni, di induzioni e di voci che qui ed oltre le frontiere la permanenza sofiota di Sir Rughe ha fatto sorgere. Ma la semplicistica affermazione ha lasciato il tempo che aveva trovato perchè a nessuno è sfuggito come quella visita, protrattasi per quattro giorni, con un seguito di udienze, incontri e conversazioni, abbia .finito per costituire una vera e propria presa di contatto anglo.:. bulgara.

Sir Rughe è partito esprimendo a tutti la sua profonda soddisfazione per aver

potuto constatare « in quelle sue conversazioni private e personali » come vera

mente 'il Governo bulgaro non intenda recedere dalla linea prefissasi di assoluta

e sicura neutralità, linea gradita a Londra, la quale, a sua volta, sempre secondo

le sue assicurazioni, ripugna da qualsiasi iniziativa capace di turbare l'atmosfera

balcanica.

Partito Sir Rughe in questa scia di ottimismo e di dichiarazioni pacifiche

e pacifiste, è qui rimasta una certa sensazione di euforia, sensazione che i Mini

stri di Inghilterra e di Francia, Rendel e Blondel, hanno voluto subito ancora

oggi aumentare facendo annunziare a destra e a manca, quasi a riprova delle

assicurazioni date dal loro illustre collega, la loro intenzione di far rientrare ora

a Sofia le loro famiglie che si trovano attualmente rispettivamente in Inghilterra

ed in Francia!

Ho detto « sensazione di euforia » perchè in fondo ai bulgari tutta quella

tattica precedente degli inglesi ·che, per mesi e mesi, hanno mostrato di giocare

unicamente sulla carta turca, a base di alleanze militari, e hanno fatto intrave

dere persino spedizioni armate, con lo spauracchio della così detta Armata

Weygand, verso il Caucaso o nel Mar Nero o addirittura in Tracia, evidente

mente non piaceva. Non che i bulgari, buoni e ,solidi soldati, ne avessero ecces

sivo timore: ma ad essi, sempre più convinti della bontà della loro politica

di astensione, molto sarebbe dispiaciuto di vedersi di colpo trascinati in un con

flitto non desiderato.

Un detto che corre in questo Paese dice: «Il Re è anglofilo, la Regina Ha

lofila, l'Esercito tedescofilo, il popolo russofilo ». In esso c'è indubbiamente

della verità. Ma occorre aggiungere che forse vi è un denominatore comune:

il desiderio di non intervenire nella guerra. Una visione quindi di una Inghil

terra sventolante il ramoscello di olivo non poteva dispiacere e non è dispiaciuta.

Questo è quanto soprattutto rimane della visita di Sir Rughe e questo, anche

se è in sostanza una sensazione egoistica bulgara, può trasformarsi in un senti

mento, più o meno profondo, di minore diffidenza nei confronti di Londra. Per il

resto, ossia per la parte pratica e conclusiva delle conversazioni anglo-bulgare,

ben poco sembra restare. Lo stesso Presidente Filov, come ho comunicato con

il mio telegramma n. 170 (1), mi diceva oggi « che la visita non ha portato asso

lutamente alcun elemento nuovo che non fosse precedentemente noto attraverso

le dichiarazioni e le conversazioni ·con il Ministro George Rendel ».

Di revisioni possibili si è fatto qualche accenno in tema dobrugiano. Ma l'in

glese, poco propenso, in materia, a prendere iniziative che avrebbero potuto

turbare, una volta note, la Romania, ha preferito fare un po' l'Ambasciatore

della Turchia, ripetendo come lo stesso Saracoglu, secondo quanto già aveva

ripetuto direttamente ai bulgari nello scorso febbraio, si era mostrato propenso

a compiere una qualche pressione sulla Romania per giungere ad una favorevole

soluzione della questione. Ed i bulgari appaiono essersi contentati della bella

assicurazione indiretta. Quanto a Jugoslavia e Grecia, silenzio completo.

In cambio Sofia, per bocca del Sovrano e dei suoi principali uomini di Governo, appare aver dato, come ho sopra accennato, l'assicurazione della sua volontà di rimanere neutrale, anche se un qualche conflitto dovesse scoppiare in paraggi non lontani.

Questo più o meno il bilancio politico della visita. Ma viene ora fatto di domandarsi innanzi tutto perchè mai l'Inghilterra abbia iniziato questi suoi assaggi balcanici proprio con la Bulgaria, che era ed è ritenuto il Paese meno sicuro nei confronti dell'amicizia inglese, ed in secondo luogo quale scopo lontano Londra persegua, dato che essa non può ignorare come il mantenimento della attuale situazione pacifi.ca nei Balcani costituisca, se non altro nel settore economico, un vantaggio per la Germania.

Con probabilità gli inglesi, che, checchè se ne dica e come dimostra l'infelice prova militare scandinava, non hanno affatto condotto a termine la loro preparazione, temono attualmente lo scopo prematuro di un conflitto in queste zone. Essi quindi devono aver compreso come giocare una carta balcanica, che oggi, con molta probabilità, potrebbe portare addirittura ad un ingresso in guerra, in funzione anti-inglese, tanto dell'Italia che della Russia, sarebbe troppo pericoloso. Meglio quindi attendere ed intanto eliminare innanzi tutto le cause di conflitto con Mosca, forse sempre con la tenace intima speranza, mai abbandonata, di potere un giorno allontanare ancora i Soviet dall'amicizia germanica.

Ora era ed è tuttora opinione corrente che nei Balcani la slava Bulgaria possa ancora costituire, in caso di crisi bellica, un'avanguardia della Russia sovietica. Perchè non adoperarsi a che questa Bulgaria abbandoni qualsiasi ultimo desiderio di darsi un giorno, per eventuali favorevoli circostanze, ad avventure capaci se non altro di invogliare la Russia ad intervenire? Una Inghilterra antirussa significa praticamente una Inghilterra antibulgara ed è forse anche vero, per quanto in quadro di ampiezza diversa il viceversa. Quindi molto meglio modificare taluni primitivi atteggiamenti.

Ciò spiega come Sir Hughe, nelle sue conversazioni di Sofia, abbia fatto scivolare nelle orecchie dei bulgari come la situazione tra Russia e Turchia vada migliorando, come l'Inghilterra non nutra alcuna intenzione aggressiva nei confronti dei Soviet e via dicendo: notizie ed assicurazioni che, anch'esse, qui non dispiacciono.

Evidentemente, in altre parole, l'Inghilterra deve aver compreso come una partita balcanica in avvenire potrebbe essere ancora giocata, ma ad una condizione: che la Russia non intervenga. Si può forse ancora pensare di fronteggiare Germania ed anche Italia ma non certo Germania, Italia e Russia unite. Quindi ritirata completa da qualsiasi programma di strombazzate offensive caucasiche sugli oleodotti di Batum o di attacchi ai Porti del Mar Nero e lavoro, invece, 'inteso a favorire una coscienza collettiva degli Stati balcanici a mezzo di formule assicurative e pacifiche.

La Germania ha già sentito il gioco e se ne è insospettita. E ha cercato di reagire, come mi è dato di constatare leggendo la stampa tedesca degli scorsi giorni, con rinnovate accuse all'Inghilterra di voler turbare l'ordine balcanico. I giornali germanici, anzi, sono andati troppo oltre, proclamando e « svelando » come Londra avrebbe, tra l'altro, per bocca di Sir Hughe, rivolto precise domande alla Bulgaria perchè questa permettesse il passaggio sul suo territorio di truppe turche, dirette chissà dove, e cose simili. Nel complesso ho avuto l'impressione, condivisa del resto dal mio collega di Germania, che questa campagna allarmistica di Berlino non sia stata delle più felici, innanzi tutto perchè in evidente contrasto con la realtà delle dichiarazioni eurofiche britanniche di Sofia, ed in secondo luogo perchè atta a favorire appunto il gioco di Londra, che, proprio in questi giorni, si è sforzata di qui mostrare come sia la Germania, e non gli alleati, quelli che, con lo sventolamento di ipotetici pericoli, vuole seminare turbamento nei tranquilli Paesi balcanici.

I bulgari d'altra parte, che poi, ad onta delle euforiche conversazioni con

Sir Hughe, non possono dimenticare taluni fatti essenziali e cioè come il loro

esercito sia oggi interamente armato con materiali tedeschi o come il loro com

mercio sia attualmente orientato per l'ottanta per cento verso la Germania,

hanno compreso il pericolo di questi sospetti germanici. E hanno cercato da un

lato di non disgustarsi il dott. Clodius, giunto proprio in questi giorni a Sofia,

e dall'altra di calmare le apprensioni del mio collega von Richthofen.

Questi, particolarmente impressionato, come mi è già stato dato riferire, da taluni aspetti formali della visita dell'Ambasciatore britannico, ha finito per andare ieri a chiedere al Ministro degli Esteri, Popov, perchè mai il Re Boris, durante la rivista militare del giorno di San Giorgio, avesse sentito la l}ecessità di intrattenersi con una certa ostentazione con l'ospite inglese. Domanda delicata e risposta evidentemente non facile. Popov se l'è cavata accortamente e balcanicamente fac~ndo presente al suo interlocutore come innanzi tutto il Sovrano sia persona estremamente compita e cortese ed in secondo luogo come c proprio perchè l'ospite se ne andava a mani vuote, occorreva abbondare in gentilezze con lui » (1).

Piccole, significative battute, che dimostrano come Sofia intenda, in defini

tiva, e finchè è possibile, salvare capra e cavoli per procedere su quel cammino

di astensione dal conflitto, del quale non fa ora più mistero con alcuno.

P. S. 10 maggio. -Anche il Ministro degli Esteri, Popov, mi ha stamane riparlato della visita britannica. Mi ha detto di avere, da parte sua, esposto lungamente all'Ambasciatore il punto di vista bulgaro per il quale, proprio per il mantenimento di quella pace e di quella tranquillità balcanica che sembrano stare oggi molto a cuore agli inglesi, la Bulgaria non pensa assolutamente di avvicinarsi all'Intesa balcanica e desidera invece mantenere piena la sua posizione di ·indipendenza. Un suo ingresso nella Intesa, infatti, darebbe a quest'ultima, oggi, l'aspetto di un blocco atto a suscitare diffidenze e reazioni, con imprevedibili conseguenze, da parte delle Grandi Potenze che sovrastano sui Balcani, Germania, Italia e Russia.

Quanto ai rapporti bulgaro-russi, Popov ha infine ripreso con Sir Hughe l'argomento, spesso caro a Re Boris, della possibilità, dimostrata e confermata anche da storia recente, di una piena indipendenza bulgara, politica e morale, da Mosca.

Il Ministro degli Esteri ha concluso che l'Ambasciatore alla fine della conversazione, e dopo aver ascoltato con attenzione le argomentazioni relative alla assoluta necessità per la Bulgaria di rimanare nella sua attuale situazione di astensione e nulla più, gli ha detto di esserne rimasto convinto «al novanta per cento».

(l) -Manca l'indicazione della data d'arrivo. (2) -Non rintracciato.

(l) Vedi D. 340.

(l) Vedi Documents on German Foreign Poticy 1918-1945, Series D, vol. IX, cit., D. 198, nota 8.

348

IL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

L. s. N. (TRADUZIONE) (1). Berlino, 9 maggio 1Y40.

Quando Voi riceverete questa lettera io ho attraversato il Rubicone.

La notizia che pochi giorni fa ci venne comunicata sul colloquio tra Chamberlain e Reynaud, è indubbiamente esatta. Essa proviene dalla stessa fonte che ci ha fornito la prima concreta informazione sulla imminente azione degli inglesi contro la Norvegia. Per l'esattezza del contenuto posso quindi rendermene personalmente garante.

Ciò nonostante si è rafforzata in me la convinzione che proprio come nel caso della Norvegia anche qui si tratti di una grandiosa falsa manovra che è certamente diretta a spingermi a togliere truppe dal fronte decisivo.

Negli ultimi giorni sono aumentate le notizie secondo le quali l'Inghilterra: -istruita dalle esperienze fatte in Norvegia -fosse ormai decisa ad occupare improvvisamente in Olanda un certo numero di punti di appoggio militarmente importanti. A tale scopo l'Inghilterra ha chiesto al Governo olandese che acconsenta sul suo territorio a sbarchi di truppe inglesi e all'occupazione di campi di aviazione. L'atteggiamento del Governo olandese è insicuro. Ad ogni modo non opporrà una seria resistenza. Sono troppo grandi i suoi legami con gli interessi britannici, come pure l'influenza che esercita il danaro inglese.

Il discorso di ieri di Halifax ci ha all'improvviso fatto conoscere che l'avventura norvegese era da considerarsi troncata, per poter continuare la lotta su di un altro punto. In numerose località costiere inglesi hanno già avuto luogo imbarchi di truppe o tali imbarchi sono in corso. È assolutamente da escludere che il loro luogo di destinazione sia il Meditez:raneo.

Potrete Voi stesso, Duce, desumere l'interna convinzione e l'atteggiamento dell'Olanda e del Belgio dai documenti che qui Vi accludo (2). Essi non sono ancora completati dei minacciosi avvenimenti degli ultimissimi giorni.

La situazione militare è chiara.

È impossibile serrare per l'avvenire la Germania dal nord e toglierle

rifornimenti di minerali.

È del pari da escludere un tentativo di attaccare la linea occidentale tedesca dal Reno fino alla frontiera del Lussemburgo. Ogni simile tentativo verrebbe soffocato in un mare di sangue.

Nemmeno il tagliare alla Germania le fonti di rifornimento del petrolio potrebbe far finire la guerra a favore degli Alleati in quanto che noi -a

12) Non pubblicati.

seguito dei provvedimenti interni autarchici e del nostro piano quadriennale saremo già nel corso di questo anno in grado di rifornirei da soli.

Unica possibilità per la Francia e per l'Inghilterra di sperare in un successo sarebbe data dalla distruzione o per lo meno da una paralisi produttiva del territorio della Ruhr.

Verso tale scopo si sono indirizzati fin dall'inizio tutti i piani militari anglofrancesi.

Poichè -a giudicare dalla situazione delle cose -ci troviamo da ieri sotto la minaccia di un immediato pericolo, così mi sono quest'oggi deciso ad ordinare per domani mattina alle ore 5,35 l'attacco sul fronte occidentale, ed ad assicurare anzitutto con mezzi militari la neutralità del Belgio e dell'Olanda.

Vi prego, Duce, al di sopra di ogni sentimento di comprendere la forza delle circostanze che mi costringe ad agire. Si tratta di questione di vita o di morte del mio popolo e del Reich per i prossimi cinquecento o mille anni. Verrei meno ai miei doveri se non compiessi quello che il giudizio e la necessità esigono da me. Spero che mi riuscirà di creare tra breve quella situazione cui accennavo nel nostro ultimo incontro (1).

Vi terrò al corrente dell'azione e Voi potrete essere così in grado di considerare e prendere in piena libertà le decisioni di cui crederete assumere .la responsabilità nell'interesse del Vostro Popolo (2).

(l) L'originale tedesco non è stato rintracciato.

349

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. RISERVATISSIMA 2092/918. Budapest, 9 maggio 1940 (3).

Il conte Csaky mi prega di comunicare in via affatto riservata all'E. V. che

fra il 20 e il 30 corrente il conte Teleki e lui si disporrebbero a recarsi per una

breve visita a Berlino. Mi preciserà la data esatta per cui a Berlino attende

indicazioni.

Il conte Csaky mi ha detto che uno dei principali, se non il principale

argomento dell'incontro sarà la Slovacchia, giacchè il problema slovacco, anche

a seguito dei più recenti atteggiamenti del Governo di Bratislava, starebbe assu

mendo nei confronti dell'Ungheria un carattere più urgente.

V. E. conosce, ed io ho avuto occasione di scriverne, il pensiero riconfermatomi anche oggi da questo Ministro degli Affari Esteri sul problema stesso; la Slovacchia sarebbe di gran lunga la più importante fra le rivendicazioni ungheresi, ed anche più urgente, giacchè appare evidente la preoccupazione del conte Csaky di giungere ad una soluzione prima che, rispetto a quei territori, Germania e Sovieti abbiano ad assumere posizioni definitive.

E che qui si speri sull'appoggio germanico appare evidente anche da quando mi accennava testè il conte Csaky; e doè che da tempo un messaggio del FUhrer al Reggente di Ungheria implicava una certa accettazione della tesi ungherese sulla Slovacchia, del che il Reggente non aveva poi mancato di prenàere atto esplicito nella propria risposta. Sarebbe 'in sostanza della portata di tale accettazione che andrebbero ora a sincerarsi a Berlino i Ministri ungheresi, tanto più fidenti che alle rimostranze ivi fatte in merito ai più recenti atteggiamenti slovacchi, il Governo germanico avrebbe qui risposto assicurando un proprio risoluto intervento presso il Governo di Bratislava.

Frattanto, come lo stesso conte Csaky mi ha pregato di segnalare a V. E., ed 'io con maggiori parHcolari riferisco riservatamente anche con mio telecorriere odierno, è stato formato con sede in Kassa 1'8° corpo di armata ungherese, comprendente unità di montagna e motorizzate, che a quanto mi ha detto il Ministro degli Affari Esteri, è serio monito per la Slovacchia. È probabile che anche le manovre verranno anticipate (1).

(l) Vedi D.D.I., Serie IX, vol. III, D. 578.

(2) Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. IX, cit. DD. 212 e 205.

(3) Manca l'indicazione della data d'arrivo.

350

LA LEGAZIONE DI DANIMARCA A ROMA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

NoTA VERBALE 6/A/35. Roma, 9 maggio 1940.

Se référant à la note du Ministre de Danemark du 22 avril 1940 (2) la Légation de Danemark a l'honneur de porter à la connaissance du Ministère des Affaires Etrangères les faits suivants, touchant la situation actu~lle en Danemark, qui lui ont été communiqués par télégramme du Ministère des Affaires Etrangères à Copenhague :

A la date du 10 avril, le Cabinet danois a été élargi de sorte qu'il comprend maintenant des représentants de tous les ,quatre grands partis poJitiques. Cet agrandissement a donc créé la base la plus large possible pour la gestion des affaires du pays dans les circonstances actuelles. Le Gouvernement allemand a déclaré, au moment de l'entrée des troupes allemandes, qu'il n'avait pas l'intention de « porter atteinte à l''intégrité territoriale ni à l'indépendance politique du Royaume de Danemark, ni maintenant ni à l'avenir »; il reconnait l'attitude en principe neutre du Danemark, et il assure de n'avoir pas l'intention de faire usage du territoire danois comme base d'opération contre l'Angleterre, aussi longtemps qu'il n'y est pas contraint par des mesures de la part de l'Angleterre et de la France. Sur cette base, les deux Gouvernements sont arrivés à s'entendre sur une collaboration sincère et loyale tendant à résoudre tous les problèmes qui résultent de la nuovelle situation. Le Gouvernement et le Parlement danois se trouvent d'accord que le maintien d'une coopération de bonne intelligence avec les représentants allemands est dans l'intél1É\t du Danemark.

Le Gouvernement danois a la direction de toutes les affaires dans le pays. Dans la mesure où des considérations relatives à la sùreté des troupes alle

mandes pendant la durée de leur séjour dans le pays le rendent nécessaire, il

sera conclu des arrangements spéciaux avec les autorités allemandes.

En conformité avec la proclamation du Roi et du Gouvernement au peuple

du 9 avril, les fonctionnaires danois pretent leur concours à la mise en exécu

tion la meilleure possible de la coopération avec les autorités allemandes. Cela

implique des égards et une bonne intelligence réciproques. Le traitement de

toutes les questions plus importantes ou de principe se fait par l'intermédiaire

du Ministère des Affaires Etrangères. Le calme et l'ordre complet continuent

à régner dans la pays. Les relations dano-allemandes se sont donc entièrement

déroulées d'une façon satisfaisante, et l'on est animé des deux cotés du désir

de voir se continuer cette évolution sati.sfaisante. Le Gouvernement danois

n'ignore pas qu'il c'ircule des rumeurs présentant l'état des choses sous un jour

contraire à la vérité, et l'on a prié la Légation ainsi que les Consulats ici de

combattre de semblables rumeurs confermément aux observations d-dessus.

La suspension des rapports commerciaux par la Mer du Nord et l'Atlan

tique, que les circostances ont amenée pour le Danemark ainsi que pour d'autres

pays nordiques, demandent un réajustement considérable du commerce extérieur

danois. Dans les négociations trimestrielles ordinaires au sein du Comité officiel

dano-allemand, qui ont eu lieu à Copenhague entre les 18 et 20 avril dernier,

on est tombé d'accord de chercher à élargir les exportations agricoles en Alle

magne, de telle façon que le Danemark puisse écoluer, par ce moyen, le surplus

de sa production de ces marchandises; les discussions se poursuivront cette se

maine à Berlin dans le but d'amener, autant que possible, un accroissement

correspondant dans les arrivées des marcandises provenant de l'Allemagne en

Danemark. Les négociations ont lieu avec les memes délégués allemands qu'au

paravant, et l'on s'efforce du cOté allemand pour tenir compte des besoins éco

nomiques danois dans la limite du possible. Il sera, cependant, nécessaire d'en

tamer en meme temps des négociations avec una série de pays neutres, touchant

les modes des payements, l'affermissement et l'agrandissement des échanges

commerciaux en ce qui concerne les pays avec lesquels les moyens de transport

ne le rendent pas impossible.

(l) -Il presente documento reca il visto di Mussolini. (2) -Vedi D. 167.
351

IL CONSIGLIERE LEGALE DELL'AMBASCIATA D'ITALIA A LONDRA, DINGLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. s. N. Londra, ... maggio 1940. Il 17 aprile trasmisi un resoconto primo del risultato degli abboccamenti che ebbi l'onore di avere con Voi il 7 e 9 aprile. Consultato in appresso ripetutamente insistetti perchè mi fosse consegnata una comunicazione in risposta con incarico di farla pervenire personalmente a Voi. La difficoltà che mi si disse motivo del lungo ritardo era che nuovi avvenimenti (Norvegia e Danimarca) di capitale importanza si erano verificati dopo il 9 aprile.

Non mi fu comunicata una decisione finale che il 3 corrente. Era del seguente tenore:

« Per la sopravven'ienza di gravi fatti nuovi dal tempo che D. ricevette dal Conte Ciano la comunicazione che trasmise, il Primo Ministro non ritiene possibile nelle attuali circostanze valersi di questo tramite di comunicazione allo scopo di rispondere alla comunicazione ricevuta. L'Ambasciatore Loraine è stato però generalmente informato del punto di vista del Primo Ministro circa ~e relazioni anglo-italiane, e gli sono state inoltre impartite istruzioni sul modo ·di rispondere a qualsiasi suggerimento che potesse essergli fatto su la base della comunicazione personale e confidenziale precedentemente trasmessa per mezzo di D. Loraine non è stato però, naturalmente, messo al corrente della ·circostanza che una comunicazione era stata ricevuta per il tramite di D. D. è autorizzato a comunicare questo al Conte Ciano».

A quanto mi risulta il Primo Ministro, sopratutto a seguito dei recenti avvenimenti sopra ricordati, ha ritenuto di non essere in grado di trattare attraverso questo tramite confidenziale questioni di così alta importanza. Sempre tenendo in vista il suo preciso desiderio di migliorare le relaziom fra l'Italia e l'Inghilterra, il Primo Ministro volendo dare un seguito alla comun:icazione fattagli pervenire da M. per Vostro tramite e che egli ha molto apprezzato, si è indotto a servirsi dell'unico tramite che gli rimaneva aperto, e cioè l'Ambasciatore Loraine, adottando naturalmente ogni necessaria cautela per ottemperare alla condizione che un'assoluta segretezza fosse mantenuta circa il tramite segreto.

Mi permetto di scriverVi, Eccellenza, perchè non vorrei che esistesse dubbio su la fedeltà con cui. ho compiuto anche in questa occasione la mia missione.

352

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A TOKIO, P. CORTESE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 266. Tokio, 10 maggio 1940, ore 2,34 (per. ore 11).

Vostro 90 (1).

Presso questo Ministero degli Affari Esteri mi è stato confidenzialmente confermato che il Governo giapponese sta considerando possibilità concludere un trattato politico con Siam. Si è però poco proclivi ai trattati di non aggressione e si pensa piuttosto ad un trattato di amicizia. Nulla si sa o si finge di non sapere circa negoziati che Siam starebbe concludendo con altri Stati.

Dai militari invece si sostiene che Giappone non ha intenzioni di stipulare un trattato di non aggressione con Thailandia. Suoi scopi sarebbero stati pienamente raggiunti con conclusione accordi di cui ai telegrammi n. 729 (2) e

n. 761 (3) del 1939 di questa Ambasciata. Militari si dicono informati dei negoziati per un trattato di non aggressione fra Thailandia e Inghilterra, che secondo loro sarebbero già stati condotti a termine. Essi ne attribuiscono iniziativa agli inglesi allarmati della presenza di tecnici militari e materiale di guerra giapponese in Thailandia, inviati colà in relazione con accordi segreti sopra ricordati.

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D.D.I.. Serie IX, vol. I, D. 454. (3) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. I, D. 698.
353

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, AL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER

(Pubbl. Hitler e Mussolini: Lettere e Documenti, cit., p. 42) (l)

MESSAGGIO PER TELESCRIVENTE (2). [Roma, 10 maggio 1940}.

Vi ringrazio del Messaggio che mi avete mandato nel momento in cui le vostre truppe ricevevano l'ordine di marciare ad Occidente (3). Come per la campagna di Norvegia la stampa e l'azione del Partito orienteranno lo spirito del popolo italiano verso la comprensione della necessità nella quale Vi siete trovato. Sento che i tempi incalzano anche per l'Italia e vi sono profondamente grato della Vostra promessa di tenermi informato sugli sviluppi dell'azione onde mettermi in grado di prendere le mie decisioni. Per quanto concerne le forze militari italiane, la Marina è pronta ed entro maggio saranno pronti due gruppi di armate ad ovest ed est così come l'aviazione e le formazioni antiaeree. Superfluo dirVi che io seguo l'azione delle Vostre truppe con fiducia e spirito ca

meratesco.

354

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. URGENTE 172. Sofia, 10 maggio 1940, ore 14 (per. ore 17).

Notizie circa azione tedesca in Belgio e in Olanda per quanto tuttora frammentarie e non ancora pubblicate dalla stampa producono naturalmente anche in Bulgaria viva impressione dando sensazione che ora veramente si comincia a guerreggiare.

Ho veduto in mattinata questo Ministro degli Affari Esteri Popov che aveva ricevuto copia del memorandum esplicativo tedesco. Nella conversazione si è mostrato tranquillo mettendo in rilievo che ancora una volta conflitto scoppia in zona lontana dai Paesi balcanici.

Ha aggiunto che naturalmente situazione dei Paesi dell'Europa Sud Orientale dipende in gran parte dall'atteggiamento che l'Italia assumerà nelle attuali circostanze.

Popov non ha fino a questo momento notizia che altri Paesi balcanici abbiano preso misure militari o di altre misure dinanzi nuova situazione.

n. -94/263 R. il 10 maggio 1940, alle ore 13,50, con istruzioni all'ambasciatore di farlo pervenire subito al Fiihrer e di assicurare dell'avvenuta consegna.

(l) Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. IX, cit., D. 232.

(2) -Il presente messaggio è stato trasmesso da Ciano ad Attolico con T. per telescrivente (3) -Vedi D. 348.
355

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERNA, SCOLA CAMERINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 70. Berna, 10 maggio 1940, ore 14,50 (per. ore 20,05).

Notizie entrata truppe tedesche Olanda Belgio Lussemburgo hanno prodotto impressione enorme. È in corso riunione del Consiglio Federale. Prevedesi mobilitazione generale. Ragioni portate da memorandum tedesco ai Governi belga ed olandese formano qui, specialmente per quanto ha tratto al punto primo, oggetto di particolare attenzione data evidente analogia con situazione Svizzera.

356

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 61. Ankara, 10 maggio 1940, ore 16,35 (per. ore 22).

Questo Ambasciatore di Romania mi ha detto ieri di aver ricevuto seguenti

notizie allarmanti:

l) Parecchie migliaia di presunti tedeschi sarebbero giunti Romania;

2) Ungheria avrebbe promesso non opporsi passaggio su suo territorio

truppe tedesche eventualmente dirette Romania.

Anche ieri Ministro-Consigliere dell'Ambasciata di Germania mi ha detto che considera la Turchia automaticamente legata dalle clausole del trattato tripartito; essa non potrà pertanto utilizzare partecipazione attiva al conflitto sempre più intensamente sollecitata dalle democrazie occidentali. Escludeva difatti che la Germania intendesse per ora occupare Romania.

Emozione per avvenimenti Lussemburgo, Belgio, Olanda è oggi vivissima in questi ambienti.

357

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. URGENTISSIMO PER TELESCRIVENTE 463. Berlino, 10 maggio 1940, ore 17.

Telegramma ministeriale n. 263 (1).

Messaggio del Duce è stato consegnato alle ore 17 al Ministro Ribbentrop, il quale ha assicurato di trasmettere subito per telefono al Fiihrer che si trova al Quartiere Generale. Nella serata Ribbentrop si recherà al Quartiere Generale e consegnerà così personalmente al Fiihrer il testo del messaggio. Nell'occasione egli ha detto che la guerra sarà ora condotta con la massima energia contro la Francia e l'Inghilterra. Il Fiihrer spera di poter far presto al Duce comunicazioni molto importanti (2).

23 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. IV.

(l) -Vedi D. 353. (2) -Il presente documento reca il visto di Mussolini.
358

L'AMBASCIATORE A BRUSSELLE, PAULUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 68. Brussel"Le, 10 maggio 1940, QITe 22,45 (per. giorno 11, ore 11,40). Ho visto alle ore 17 il sig. Spaak per avere notizie sulla situazione e per ringraziarlo di avere trasmesso a V. E. la nota verbale diramata stamane ai rappresentanti di questo Corpo Diplomatico. Il Ministro degli Affari Esteri mi ha espresso tutto il suo dolore per la brutalità dell'attacco tedesco al suo Paese, brutalità che sorpasserebbe quella subìta 25 anni or sono e che contrasterebbe con tutte le leggi giuridiche e morali del mondo civile. Per quanto egli avesse avuto alcuni giorni fa qualche notizia allarmante di cui al mio tel. 57 del 7 corrente (l) pure il colpo è stato quasi inatteso perchè pensavano ehe anche questo allarme fosse ormai passato. Il contegno altezzoso dei tedeschi in seguito ai suecessi norvegesi lasciava però sempre nell'animo del Governo belga una incertezza dato specialmente il temperamento tedesco che non conoscerebbe misura e non sopporterebbe freno specialmente nei momenti di euforia. Mi ha ripetuto che la nazione belga si sarebbe difesa con tutti i mezzi e faceva saldo assegnamento sulla potenza del proprio esercito e sulla efficienza delle predisposte misure difensive oltre che sull'aiuto degli anglo-francesi. Fino alle prime ore del pomeriggio tutte le misure difensive del paese avevano risposto bene all'aspettativa perchè l'esercito tedesco non era riuscito a vincerla e non era ancora in contatto diretto coll'esercito belga. Mi ha comunicato che nel pomeriggio un secondo attacco di aeroplani era stato sferrato su Anversa: temeva che quella città sarebbe stata destinata a subire gravi danni. Nel bombardamento della città di Brusselle i morti civili ammonterebbero a 16 e i feriti gravi a 30 persone. Egli sperava che la preghiera rivolta da Roosevelt a Hitler di evitare 'il bombardamento di Brusselle come città aperta fosse accolta dal Capo dello Stato tedesco in tal caso il Governo ed il Corpo Diplomatico avrebbero potuto continuare a risiedere nella capitale. Spaak mi manifestava poi la sua sorpresa che l'Ambasciatore tedesco fosse privo di istruzioni e non sapesse ancora a chi affidare la protezione degli interessi germanici nel Belgio; egli intanto stava pigliando accordi col Governo francese per il passaggio attraverso quel Paese del numeroso personale di questa Rappresentanza tedesca. Tutto il colloquio col Ministro degli Affari Esteri si è svolto sotto il crepitio della difesa anti-aerea che ha funzionato ininterrottamente quasi tutto il giorno. Avendo fatto un giro per la città ho constatato che in un raggio che varia dai 300 ai 500 metri attorno a questa Ambasciata vari palazzi sono stati sven

trati dalle bombe tedesche ed alcune strade laterali sono ricoperte dalle scheggie dei vetri delle finestre saltati in aria.

(l) Non pubblicato.

359

IL MINISTRO A STOCCOLMA, FRANSONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 90. Stoccohna, 10 maggio 1940, ore 23,30 (per. giorno 11, ore 2).

A questo Ministero degli Affari Esteri si considera che nuova situazione sul fronte occidentale possa determinare durevole distensione in questo settore. Tuttavia mi è stato detto che continuo affiuire truppe germaniche in Norvegia, come è a conoscenza di queste autorità, suscita preoccupazioni non sembrando che tali misure tedesche potrebbero essere ormai giustificate. Nel corso della conversazione e nell'esame della situazione generale nel Baltico, oltre (l) mi ha detto anche che è ormai da rilevare esistenza «attrito » tra Mosca e Berlino dal quale potrebbero derivare altre sorprese prossime o meno prossime in queste regioni.

Mio interlocutore mi ha dichiarato ritenere infida politica dei sovietici che con equivoche mosse tenderebbe prolungare conflitto spiando buona occasione da sfruttare a proprio vantaggio.

360

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATISSIMO PER CORRIERE 89. Budapest, 10 maggio 1940 (per. giorno 13).

A telegramma di V. E. n. 134 (2).

Della questione della contiguità territoriale fra Italia e Ungheria mi ha parlato anche ultimamente H Conte Csaky. Egli mi afferma di vederla come una fondamentale necessità per l'Ungheria a fine di costituire qui le basi indispensabili della influenza italiana, che bilanciando così su una delle frontiere ungheresi quella che sulle altre viene esercitata dalle due grandi Potenze, Germania e Sovieti, rispettivamente egemoniche nell'Europa Centrale. e Orientale, determinerebbe a suo giudizio una posizione di stabile equilibrio di questo paese. Non è dubbio però che il Conte Csaky in tali suoi discorsi considerava la pratica possibilità di conseguire tale contiguità, esclusivamente in funzione di una spartizione della Jugoslavia che egl'i crede inevitabile e che mi pare di intendere, secondo le sue previsioni, dovrebbe altresì poter assicurare all'Ungheria uno sbocco al mare. Il Conte Csaky mi ha fatto anzi anche esplicito accenno ad idee scambiate in proposito con V. E.

Quanto alle voci segnalate da Parigi ai sensi del telegramma di V. E. a cui rispondo, mi pare ragionevole allo stato degli atti di non ritenerle fondate. Ho già segnalato all'E. V. le favorevoli disposizioni ungheresi rispetto ad eventuali necessità di attraversamento tedesco verso la Romania, come ho segnalato le sempre più urgenti aspirazioni ungheresi in Slovacchia per una soluzione totale

qui considerata indispensabile. Tali elementi, di cui gli uni potrebbero concorrere all'eliminazione della indispensabilità dal punto di vista tedesco della contiguità territoriale con la Romania, costituirebbero se mai, io credo, premesse ben più attuali di una intesa ungaro-germanica.

361.

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 34. Londra, 10 maggio 1940 (per. giorno 15). Mio telegramma n. 385 dell'8 maggio u. s. (1).

Rispondendo ad alcune accuse che gli erano state mosse dal conservatore Baxter «per la parte da lui avuta nella intricata situazione degli ultimi tre

o quattro anni», Lloyd George ha fatto ieri ai Comuni nuove dichiarazioni, soffermandosi ad illustrare origini lontane attuale conflitto e pronunziando vera e propria requisitoria contro responsabilità Alleati.

Ne riassumo qui di seguito passaggi principali: «Un esame degli avvenimenti svoltisi negli anni tra la firma del trattato di Versaglia e l'inizio dell'attuale conflitto, rileverebbe che errori e colpe non sono stati affatto compiuti unicamente da una sola parte. Trattato Versaglia non è stato eseguito da coloro che lo avevano imposto. Molti degli inconvenienti attuali sono dovuti a questo fatto. Noi trattavamo allora la Germania con dei Governi democratici, guidati da uomini di Governo democratici, ed è perchè noi abbiamo mancato di seguire nostri impegni verso quei Governi che Hitler è poi venuto al potere. Promessa da noi fatta alla Germania, e non già semplicemente con il solo trattato di pace, ma in un documento alla cui elaborazione io presi parte e che fu firmato a nostro nome da Clemenceau, secondo cui, qualora Germania avesse disarmato, noi avremmo immediatamente seguito suo esempio, non è stata mantenuta. Nessun Governo è maggiormente responsabile del mancamento tale promessa del Governo nazionale venuto al potere nel 1931. Esso ne aveva avuto la possibilità: America era pronta disarmare, lo stesso la Germania (era l'epoca del Gabinetto Bruening), ma noi rifiutammo mantenere nostro impegno dopo che Germania aveva completamente disç~.rmato. Rapporti nostri Ambasciatori garantivano avvenuto disarmo tedesco, ma, malgrado ciò, non mantenemmo nostri impegni.

Lo stesso è da dire per problema minoranze. Ripetutamente ho richiamato attenzione del Governo su tale questione. In una conferenza tenuta a Parigi, Benes assunse impegno che, qualora sudeti fossero entrati far parte della Cecoslovacchia (ciò si applicava anche agli ungheresi e slovacchi), ad essi sarebbe stata accordata autonomia di cui godono in seno a Confederazione Elvetica uomini di razze diverse, ma uniti da una comune bandiera e da una stessa Costituzione federale. Questo impegno non venne mantenuto. L'ultima conferenza internazionale cui ho partecipato come primo Ministro fu quella di Genova del 1922, tre anni dopo firma Trattato Versaglia. Chiesi allora che promesse fatte a minoranze ungheresi e ted·esche (e lo stesso doveva avvenire per polacchi ed ucraini) fosse mantenuta. Non è stata colpa mia se ciò non è avvenuto.

Anche dopo uscito dal Governo, nell'azione svolta come semplice deputato ai Comuni, ho continuato ad ammonire grandi potenze vincitrici perchè usassero della propria autorità per costringere quei Governi a tener fede propri impegni. Più e più volte ho dichiarato che mancamento a quegli impegni avrebbe portato a conflitto europeo. Purtroppo mie previsioni si sono avverate, e quando potrà essere scritta la storia di questi avvenimenti, si constaterà che molti dei drammatici avvenimenti attuali trovano loro origine nel fatto che vincitori ultima guerra non hanno mantenuto impegni solennemente assunti con quello stesso trattato che da loro era stato imposto ai vinti. Ai vincitori non era tuttavia mancata la possibilità. La Germania era prostrata. La creazione della terribile potenza della Germania, dello spirito che tale potenza sorregge e che la rende tanto formidabile oggi è dovuta al fatto che noi siamo venuti meno ai nostri impegni. Quale ne è stato il risultato? La democrazia è stata travolta in Germania ed è ora attaccata dalla Germania. Quello spirito di rivincita è stato creato in Germania perchè le dominanti democrazie in Europa non hanno tenuto fede alle parole date. Oggi ci troviamo di fronte alla più terribile risposta che mai sia stata data a coloro che hanno mancato ai propri impegni e rotto i Patti solennemente conclusi~.

(l) Sic.

(2) Non pubblicato: contiene la ritrasmissione del T. 319 da Parigi, vedi D. 317.

(l) Non pubblicato..

362

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATO 3129/1480. Parigi, 10 maggio 1940 (per. giomo 12).

Mi riferisco al mio telespresso n. 3003/1437 del 4 corr. (1).

A quanto mi dice questo Ambasciatore di Spagna, i rapporti fra il suo Paese e la Francia sono alquanto peggiorati in questi ultimi tempi.

Dall'avvento al potere di Reynaud l'indisturbata attività dei rifugiati spagnoli in Francia si è accentuata ed è aumentato il numero degli spagnoli rossi che si sono stabiliti nelle zone di frontiera -ciò che ha dato occasione a Lequerica .di protestare più volte senza successo.

Il Maresciallo Pétain si adopera per calmare le acque, ma, a quanto mi ha detto lo stesso Lequerica, i suoi 84 anni cominciano a pesare sul suo cervello.

Il Governo spagnolo avrebbe mandato rinforzi alle Baleari, mostrando di credere più alla possibilità di un attacco anglo-francese che ad una eventuale occupazione italiana di quelle isole.

363

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. SEGRETO 961/562. Ankara, 10 maggio 1940 (per. giorno 27).

Si trasmette copia del rapporto n. 383 che in data 8 corrente questo R. Addetto Navale ha diretto al Ministero della Marina circa l'intensificarsi in queste ultime s·ettimane di preparativi militari in Turchia ed in particolare modo in Tracia.

Alcune delle notizie contenute in detto rapporto sono state raccolte dal Comandante Pontremoli durante un breve viaggio da lui fatto recentemente in Bulgaria. Quella del parag. 3, concernente il Comando della Marina turca che sarebbe stato già assunto dagli Inglesi, non è esatta. È esatto invece che nella Marina turca, come nell'Esercito e nell'Aviazione, vi siano istruttori e consiglieri tecnici anglo-francesi.

ALLEGATO

L'ADDETTO NAVALE AD ANKARA, PONTREMOLI, AL SOTTOSEGRETARIO DI STATO ALLA MARINA, CAVAGNARI

R. SEGRETO 383. Istanbul, 8 maggio 1940. Vari sintomi concordano nel mettere in evidenza un brusco aumento nella preparazione militare che si è verificata in questi ultimi giorni. l) Nella prima settimana di maggio sono arrivati ben cinque piroscafi inglesi carichi di materiale bellico. 2) Da fonte attendibile si ha che una febbrile attività si svolge attualmente in Tracia. Infatti una buona parte del materiale bellico sbarcato ad Istanbul viene fatto proseguire per tale regione, ove l'organizzazione aerea è diretta da personale inglese con l'jmpiego di materiale per la maggior parte inglese, mentre quella di terra è diretta dai francesi con impiego di materiale francese. Vi sarebbero inoltre, in Tracia, piloti inglesi e militari dell'esercito francese. 3) Da fonte attendibile vengo pure informato che il Comando della Marina turca è stato già assunto dagli inglesi. (Non ho avute indicazioni precise sulla forma con cui si sarebbe attuato questo provvedimento. È da ritenere però, data la suscettibilità turca, che si tratti solo di consiglieri posti magari nella veste di C.S.M. accanto ai Capi della Marina turca). 4) Le forze armate hanno messo in vigore le disposizioni disciplinari per il tempo di guerra. 5) Vengo informato che prossimamente verrà emanato lo stato d'assedio e che sono ultimati i preparativi per la mobilitazione generale che si ritiene prossima. Tutto ciò può essere messo in relazione colle informazioni Havas e D.N.B. e relative smentite da qua e da Sofia, di concentramenti di truppe turche in Tracia. I turchi, che continuano ad insistere sulla problematica amicizia bulgara, cercano di mettere in rilievo, sia pure in forma velata, come le truppe in Tracia siano più dirette contro eventuali calate italiane dall'Albania (via Grecia) che contro i Bulgari. Sintomatica la visita a Sofia dell'Ambasciatore d'Inghilterra in Turchia da mettere evidentemente in relazione coi rapporti turco-bulgari attraverso i quali gli alleati sperano costituire una testa di ponte più solida in Europa e trovare la strada, attraverso un eventuale soccorso alla Romania ed alla Jugoslavia, per estendere il conflitto a questa zona. Anche se ciò dovesse costare loro una nuova sconfitta militare, gli Alleati sperano di riuscire, colla guerra nei Balcani, a sconvolgere questo mercato di rifornimento per i tedeschi, viste le difficoltà di ottenere ciò per via economica. Ma, non ritengo che la Bulgaria si possa prestare a queste speculazioni. In una conversazione che ho avuto pochi giorni fa a Sofia col Ministro della Guerra bulgaro, gen. Deskalov, questi mi confermava che il suo Paese non desidera la guerra e farà ogni sforzo per restarne fuori. La speranza della Bulgaria, mi ha detto, è che questa guerra possa terminare senza vinti e vincitori, attraverso una pace di compromesso. Da quanto ho capito la Bulgaria conosce già il valore dell'egemonia degli alleati, che solo da qualche giorno sono diventati, nei suoi riguardi..... revisionisti, e teme un'egemonia tedesca. Il gen. Deskalov mi ha

poi confermato che anche la Turchia non ha nessuna voglia di fare la guerra ma che è ormai nelle mani degli inglesi e quindi non più padrona del suo destino.

In sostanza la Bulgaria continua a diffidare della Turchia e fra i popoli dei due paesi non c'è davvero simpatia. A titolo di semplice informazione posso citare le boriose affermazioni che un ufficiale superiore turco ha fatto in presenza di italiani dichiarando che il suo reggimento sarà il primo ad entrare a Sofia.

(l) Non pubblicato.

364

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. S. N. (1). Mosca, 10 maggio 1940.

Ieri la stampa sovietica ha pubblicato il seguente comunicato Tass:

«L'8 maggio 1940 il Presidente del Consiglio dei Commissari del Popolo e Commissario del Popolo per gli Affari Esteri, V. M. Molotov, ha ricevuto la Delegazione economica jugoslava composta dal Capo della Delegazione signor Giorgievié e dai membri della Delegazione -Vice Ministro del Commercio e dell'Industria ,sig. S. Obradovié; vice presidente della Banca Nazionale signor

L. Mikié; direttore dell'amministrazione del commercio estero del Ministero del Commercio e dell'Industria sig. R. Bicianié, membro del consiglio esecutivo della Banca Nazionale sig. l. Avsenek, Consigliere del Ministero degli Affari Esteri sig. V. Markovié.

Il colloquio è durato circa tre ore :. .

In questi nervosissimi ambienti diplomatici pronti ad interpretare qualsiasi briciola di notizia che pervenga da questi impenetrabili circoli governativi nei modi più svariati, un comunicato del genere nonchè, -come ho riferito con mio telegramma precedente -la notizia lanciata per radio da Londra, del prossimo arrivo a Mosca di una Missione militare jugoslava, avevano fatto sorgere le voci più inverosimili che, raccolte anche dai corrispondenti esteri qui residenti, sono state telegrafate in tutte le capitali interessate.

È fuori dubbio che un colloquio con il Capo del Commissariato degli Esteri -durato circa tre ore come sottolinea, precisando, il comunicato -non è una manifestazione che possa passare inosservata anche ammettendo che n ricevimento sia dovuto a pure ragioni di cortesia.

Tutti quindi sono stati concordi nel constatare che la trattativa è passata in questi giorni da uno stadio preliminare e di sfondo economico, al punto essenziale, cioè alla trattativa politica.

Questo Ambasciatore di Germania mi ha detto che la lunghezza del colloquio non lo impressiona affatto avendo egli stesso fatto la stessa esperienza con Molotov più volte.

Egli, ignorando come gli altri, il contenuto del colloquio ritiene che esso sia dovuto a difficoltà incontrate nella trattativa economica, la cui discussione è stata portata di comune accordo davanti a Molotov nella sua qualità di Presidente del Consiglio.

Questo Ministro di Romania invece, che è rimasto sino ad oggi in stretto contatto con la Delegazione jugoslava, ritiene che la vis"ita sia stata determinata

da ragioni di cortesia, spiegando poi la sua inconsueta lunghezza, con un invito

a colazione taciuto dal comunicato.

L'effervescenza poi dei commenti collegati all'annuncio del prossimo arrivo

di una Delegazione militare, è caduta quasi immediatamente dopo essere risultati

inesistenti e la notizia e i capisaldi dei ragionamenti che ne servivano di base.

Ad ogni modo questo Governo, di fronte alla possibilità di uno sfruttamento

politico da parte degli anglo-francesi di circostanze che egli stesso aveva in

parte contribuito a creare, ha sentito il bisogno di pubblicare stamane il seguente

comunicato Tass di smentita:

« Giornali ·inglesi e francesi pubblicano che la politica estera sovietica si

sta incamminando sulla via del panslavismo e che, partendo da questa premessa

-come comunica Daily Express -U.R.S.S. sta convincendo Romania a pre

stare aiuto alla Jugoslavia se quest'ultima venisse aggredita dall'Italia. La

Tass è autorizzata a dichiarare che tutte queste notizie sono non solo inesatte,

ma anche ridicole, poichè secondo opinione dei circoli responsabili sovietici,

il panslavismo in genere ed in particolare nel campo della politica estera è

corrente reazionaria assolutamente incompatibile con la politica dello Stato

sovietico ».

Questo comunicato è importante pel fatto che, per la prima volta questo

Governo raccoglie le voci circolanti 'in questi ambienti relative alla rinascita

della politica panslava per qualificarle come «ridicole» aggiungendo che il

panslavismo è una idea reazionaria, cioè del passato regime e «assolutamente

incompatibile con la politica dello Stato sovietico».

Ciò dovrebbe tagliar corto a tutte le speculazioni fatte in quest'ultimi tempi

circa gli sviluppi della politica sovietica con la Bulgaria, Slovacchia e oggi

Jugoslavia.

Dico dovrebbe, poichè a mio parere, il comunicato di oggi è una mossa

tipicamente transitoria e contingente.

Un fatto preciso rimane: e cioè l'interesse speciale di questo paese per

tutti i paesi slavi dei Balcani. Esso si concreta oggi in collaborazione economica

effettiva, mentre si affetta disdegno per la Romania e disinteresse per l'Un

gheria le quali non possono rappresentare, nella penisola balcanica, dei punti

di appoggio per ulteriori sviluppi. La politica sovietica nei Balcani d'ora innanzi

non si chiamerà più « panslava » ma potrà chiamarsi domani « pansovietica ».

Il contenuto però rimane lo stesso.

(l) L'originale di questo documento, ritrasmesso ad alcune nostre rappresentanze all'estero con telespr. da Roma 11/17280/C del 3 giugno 1940, non è stato rintracciato.

365

L'AMBASCIATA DEL BELGIO A ROMA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

NOTA VERBALE S. N. Roma, 10 maggio 1940.

A la suite de l'.agression commise par l'Allemagne contre la Belgique au

cours de la nuit dernière, le Ministre des Affaires Etrangères et du Commerce

Extérieur M. Spaak, a reçu ce matin la visite de l'Ambassadeur d'Allemagne,

M. von Bulow.

M. Spaak a fait à l'Ambassadeur d'Allemagne la déclaration suivante:

« Monsieur l'Ambassadeur, l'armée allemande vient d'envahir notre pays. C'est la deuxième fois en 25 ans que l'Allemagne commet contre la Belgique neutre et loyale, une criminelle agression. Celle qui vient d'etre accomplie est, peut-etre, plus odieuse encore que celle de 1914; aucun ultimatum, aucune note, aucune protestation n'ont été présentés au Gouvernement beige: c'est i)ar l'attaque meme que celui-ci a appris que l'Allemagne violait les angagements pris par elle le 13 octobre 1937 et spontanément renouvelés au début de la guerre.

« L'agressione de l'Allemagne, dépourvue de toute justification, heurtera violemment la conscience universelle: le Reich en portera la responsabilité dans l'Histoire.

«La Belgique est résolue à se défendre; sa cause, qui se confond avec celle du droit, ne peut etre vaincue »·

L'Ambassadeur d'Allemagne a alors remis à M. Spaak la note ainsi conçue:

«Le Gouvernement du Re"ich m'a chargé de déclarer ce qui suit:

« Afin de devancer l'invasion préparée de la Belgique, la Hollande et le

Luxembourg par l'Angleterre et la France, dirigée nettement contre l'Allemagne, le Gouvernement du Reich se voit obligé d'assurer la neutralité des trois pays précités, par les armes. A cet effet, le Gouvernement du Reich mettra en ligne une forte armée d'assez grande importance, de sorte que toute résistance sera inutile.

'

« Le Gouvernement du Reich garantit les territoires européen et colonia! de la Belgique ainsi que sa dynastie, pour autant qu'aucune résistence ne soit opposée. Dans le cas contraire, la Belgique risquerait la destruction de son pays et la perte de son indépendance.

« Il est donc de l'intéret meme de la Belgique d'adresser un appel à sa population et à son armée en vue de faire cesser toute résistance et de donner les ·instructions nécessaires aux autorités pour que ce1les-ci prennent contact avec le Commandement militaire allemand ».

M. Spaak a immédiatemente fait observer à l'Ambassadeur que la déclaration dont il venait de lui donner connaissance constituait déjà, par avance, une réponse négative aux demandes formulées.

M. Spaak a également fait savoir à l'Ambassadeur que le Gouvernement beige déclare que Bruxelles est une ville ouverte, qu'aucune troupe ne s'y trouve et qu'aucune troupe ne la traversera.

366

LA LEGAZIONE DEI PAESI BASSI A ROMA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

NOTA VERBALE 1895. Roma, 10 maggio 1940. D'ordre de son Gouvernement la Légation Royale des Pays-Bas a l'honneur de co.mmuniquer au Ministère Royal des Affaires Etrangères que depuis ce matin les Pays-Bas se trouvent en état de guerre avec l'Allemagne.

La Légation est chargée également de communiquer officiellement par cette occasion au Gouvernement Italien que quel que puisse etre le sort du territoire du Royaumme des Pays-Bas en Europe le Gouverneur Général des Indes Néerlandailses ainsi que les Gouverneurs du Surinam et du Curaçao sont non seulement complètement qualifiés mais aussi capables de poursuivre l'administration desdites parties du territoire et de conserver l'ordre public tant à l'intérieur que vis à vis de l'extérieur, en foi de quoi le Gouvernement Néerlandais repousse dès à présent chaque interventions du dehors en tant qu'il s'agit des Territoires d'Outre Mer sous son drapeau (1).

367

LA LEGAZIONE DEI PAESI BASSI A ROMA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

NoTA VERBALE 1897. Roma, 10 maggio 1940.

Se référant à Sa Note Verbale adressée au Ministère Royal des Affaires Etrangères en date de ce jour n. 1895, la Légation Royale des Pays Bas a l'honneur, d'ordre de son Gouvernement, de prier le Gouvernement Italien de ne pas vouloir prende de mesures restrictives à l'égard du trafic commerciai et monétaire avec les parties du Royaume non occupées par l'Allemagne et notamment avec les Indes Néerlandaises, le Surinam e le Curaçao qui selon le droit constitutionnel néerlandais constituent ainsi que les Pays Bas en Europe des parties distinctes du Royaume de sorte que l'occupation d'une superficie plus ou moins grande d'une de ces parties n'a pas de suites juridiques pour les autres parties.

La Légation est autorisée à déclarer qu'aux Indes Néerlandaises, au Surinam

et au Curaçao les mesures nécessaires ont été .prises pour prohiber le trafic

commerciai et monétaire avec le territoire des Pays-Bas en Europe qui serait

occupé par l'Allemagne.

Par cette meme occasion la Légation a l'honneur d'attirer l'attention du

Gouvernement Italien sur la loi néerlandaise du 26 avril 1940 parue dans la

Gazzette OffìcieHe des Pays Bas n. 200 en date du 30 avril.

Cette loi qui est maintenant entrée en vigueur assure la possibilité que le

siège de sociétés anonymes se trouvant aux Pays Bas en Europe, aux Indes

Néerlandaises, au Surinam ou au Curaçao, puisse etre transféré dans chacune

des parties du Royaume avec l'approbation du Ministre de la Justice des Pays

Bas, du Gouverneur Général des Indes néerlandaises, du Gouverneur du Surinam

ou du Gouverneur du Curaçao.

Par cette meme loi il est stipulé que la quantité de vaisseau néerlandais, de

vaisseau des Indes Néerlandaises, du Surinam ou du Curaçao ne se perd pour

un navir par le fait que ce navire appartient à une société d'armateurs dont le

siège est transféré dans l'un des autres territoires des Pays Bas, à condition que

ce déplacement soit approuvé respectivement par le Ministre des Ponts ed Chaus

sées des Pays Bas, le Gouverneur Général des Indes Néerlandaises, le Gouver

neur du Surinam ou le Gouverneur du Curaçao.

Le Gouvernement des Pays Bas est confiant que les autorités italiennes et

surtout les autorités judiciaire tiendront compte de !adite Loi.

{l) Vedi, anche per il D. 367, Foreign Relation of the United States, 1940, vol. II, cit., pp. 731-732.

368

LA LEGAZIONE DEI PAESI BASSI A ROMA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

NOTA VERBALE 1898. Roma, 10 maggio 1940. Se référant à sa Note Verbale adresse au Ministére Royal des Affaires Etrangères en date de ce jour, n. 1895, et d'ordre de son Gouvernement la Légation Royale des Pays-Bas a I'honneur de faire savoir au Ministère Royal que les Légations et les Consultas néerlandais excepté en Allemagne et en territoire non néerlandais occupé par l'Allemagne continueront à fonctionner normalement meme dans le cas où le territo-ire entier des Pays-Bas en Europe s·erait occupé. Les Gouvernements des Indes Néerlandaises, du Surinam et du Curaçao ont maintenant la faculté de donner indépendamment des instructions aux Ministres et aux Consuls néerlandais en ce qui concerne ces territoires.

369

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 394. Londra, 11 maggio 1940, ore 4 (per. ore 9,30). L'invasione dell'Olanda, del Belgio e del Lussemburgo è qui giunta come una sorpresa pressocchè completa. Nonostante avvertimenti del Primo Ministro e le ripetute previsioni avanzate dalla stampa circa i settori dove occorreva attendersi prossimo attacco tedesco dopo azione in Norvegia, questa opinione pubblica non aveva sino ad oggi realizzato imminenza del pericolo. La fulmineità dell'offensiva germanica, la notizia degli avvenuti bombardamenti di città francesi ed anche di quelli -non ancora confermati -di alcuni porti francesi della Manica, l'annunciata decisione dei Governi alleati di schierarsi a fianco del Belgio e dell'Olanda e l'annunzio ufficiale che in caso di bombardamento tedesco contro la popolazione civile la Gran Bretagna si ritiene sciolta dagli impegni a·ssunti precedentemente in proposito, hanno scosso l'apatia della massa di questo pubblico, facendogli realizzare crudamente che il conflitto assume gigantesche proporzioni e che esso è stato condotto alle porte dell'Inghilterra, mettendo in pericolo la sua stessa esistenza. È evidente in tutti gli ambienti, sotto la abituale apparente freddezza di questa gente, un senso di acuta preoccupazione per i pericoli e le incognite di questa che viene unanimemente definita l'ora più grave e decisiva che l'Inghilterra abbia attraversato nella sua storia. La crisi politica apertasi a seguito ultimo dibattito parlamentare (mio te

legramma n. 308) (l) ebbe una soluzione repentina, in contrasto con le svariate previsioni delineate fino a ieri in questi ambienti politici e parlamentari.

(lj l\on pubblicato.

Si presumeva infatti che Chamberlain, malgrado scossa subita per violente

crtiche rivoltegli, avrebbe conservato ancora almeno per qualche tempo direzione del Governo in attesa sia delle decisioni propria maggioranza, sia di quelle che opposizione laburista doveva prendere nel corso della prossima settimana circa la sua eventuale partec'ipazione al Governo.

L'incalzarsi degli avvenimenti ha invece imposto una azione immediata, superando tradizionale lentezza parlamentarismo britannico.

Così, di fronte rifiuto laburisti e liberali di collaborare con lui, Chamberlain ha dovuto cedere direzione Governo a Churchill cioè all'uomo che, malgrado critiche che gli sono state ripetutamente rivolte, è stato forse l'uomo più adatto per far fronte attacchi tedeschi e per imprimere alla condotta della guerra, alla testa di un Governo di unione nazionale, quella risoluta decisione di cui questo paese sente ora unanimemente la necessità.

Resta da vedere se Churchill -e dovrà darne la prova nei prissimi giorni sarà in grado di trovare gli uomini idonei a fiancheggiarlo nel campo assegnato al suo Governo: e cioè non soltanto di parare alla immediata minaccia nemica ma di riuscire a sfruttare pienamente le tuttora valide risorse dell'Impero e condurlo, anche a costo di una guerra lunga ed estenuante, a quella vittoria di cui ancora oggi gli inglesi, malgrado i recenti rovesci e gravi inferiorità fin qui

rivelate, mostrano di non volere dubitare.

370

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A TOKIO, P. CORTESE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 269-270. Tokio, 11 maggio 1940, ore 9,10 (per. ore 21,30).

Mio telegramma n. 254 (1).

Avuto colloquio con Console Generale Stahmer, esperto questioni Estremo

Oriente, che il Ministro Esteri tedesco, del quale gode particolare fiducia, ha

messo accanto al vecchio Duca di Coburgo nel viaggio in America e Giappone

incaricandolo di delicate missioni.

Opinione espressa da Stahmer, qualche sua confidenza e informazioni d'altra fonte anche tedesca di cui riferisco appresso, mi portano a concludere che proposta al Giappone di unirsi subito alla Germania nella guerra contro l'Ingh'il

terra deve essere stata effettivamente fatta e precisamente da Stahmer in questi

ultimi giorni. Parlando del Governo giapponese attuale ed in particolare del

Ministro degli Affari Esteri e delle correnti che prevalgono nel Gaimusho, egli

mi ha detto non potersi nulla sperare da loro. Si è invece espresso favorevol

mente nei riguardi dei militari cui avvento al potere vede possibile con mezzi

magari violenti nel caso di un grande successo germanico nello svolgimento

della guerra. A tale fatto bisogna prepararsi, egli ha concluso, mentre si deve

profittare dei buoni rapporti esistenti anche con l'attuale Governo per intensifi.care propaganda il cui compito qui non è difficile dati sentimenti nettamente anti-inglesi del popolo specie nei suoi strati più bassi. Ad un riavvicinamento dell'Inghilterra al Giappone Stahmer non crede perchè ritiene che la prima non possa rinunziare alla sua attuale politica in Cina senza inimicarsi America e dispiacere Australia, India ed altri Paesi.

Parlando dei rapporti n'ippo-russi ha detto poter fare assegnamento che entrambi gli interessati desiderino migliorarli ma ha aggiunto di credere che Giappone non si renda conto di ciò che occorre fare al riguardo.

Dopo un accenno alle quisquilie che sarebbero rappresentate dalle concessioni di pesca ecc., Stahmer ha espresso avviso che Giappone dovrebbe convincersi dell'opportunità di riconoscere alla Russia zona d'influenza in Cina. Avendo io accennato alle ragioni della diffidenza giapponese verso la Russia mi ha risposto non essere ciò giustificato e per darmene esempio ha citato rapporti russo-tedeschi che hanno potuto svilupparsi proficuamente malgrado diversa ideologia politica.

Avendolo 'interrogato sulle impressioni riportate America Stahmer mi ha risposto aver notato forte generale sentimento anti-giapponese specie nE:gli ambienti della Marina.

Nei riguardi guerra europea sarebbe unanime intenzione restarne fuori. Neutralità dovrebbe tuttavia permettere Stati Uniti d'America aiutare in ogni modo Inghilterra.

Avendo Stahmer detto che giorno dopo pranzava con gen. Terauchi, chiamandolo vecchio amico, ho collegato circostanza con sue vive insistenze su questo argomento e con informazioni di cui al telegramma su riferito avute da fonte militare giapponese ed ho incaricato Addetto Militare di tentare ottenere notizie da suo collega tedesco che parla giapponese per cui presumibilmente aveva fatto o avrebbe fatto da ·interprete a Stahmer. È stato cosi possibile accertare che Stahmer aveva fatto fine aprile proposte alleanza proprio a Te· rauchi e nella forma segnalata. Sarà un caso ma sta di fatto che pochi giorni dopo che ciò avveniva suddetto generale era ospite a colazione dall'Imperatore del Giappone presenti il Capo dello Stato Maggiore ed il Ministro della Guerra.

(l) Vedi D. 283.

371

IL MINISTRO DELLA CULTURA POPOLARE, PAVOLINI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

T. 11600/267 (1). Roma, 11 maggio 1940, ore 9,30.

Pregas'i inviare questa Direzione Generale Stampa Estera tre copie numero rivista Deutsches Wollen presumibilmente di febbraio contenente articolo « I Balcani spazio economico della Germania » ove sarebbe affermato che tutti Balcani sono «un campo avanzato vitale dello spazio tedesco».

(l) II presente telegramma, pur essendo stato spedito attraverso il Ministero degli Esteri, ha conservato la firma del ministro della Cultura Popolare.

372

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A TOKIO, P. CORTESE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 273-274. Tokio, 11 maggio 1940, ore 10 (pe1·. ore 21,40).

Seguito estensione guerra Olanda è stata qui tenuta oggi riunione straordinaria Consiglio dei Ministri durata tre ore nella quale si è concluso assolutamente necessario richiamare attenzione Potenze interessate su dichiarazioni fatte 15 aprile da Ministro Esteri ai fini mantenimento status quo Indie Olandesi.

Come è noto in detta dichiarazione Ministro Esteri dopo avere esposto importanza della situazione per Giappone e Indie Olandesi e contributo che esso rappresenta per prosperità Asia Orientale aveva segnalato pericolo che non solo per mantenimento e sviluppo di tali rapporti ma anche per pace e stabilità As'ia Orientale sarebbe derivata eventuale ripercussione sulle Indie Olandesi di una estensione ostilità europea all'Olanda. In vista tali considerazioni, aveva concluso Ministro Esteri, il Governo giapponese non può non essere profondamente preoccupato di qualsiasi sviluppo che possa seguire aggravamento guerra Europa e che possa alternare status quo Indie Olandesi.

Decisione Consiglio dei Ministri odierna è stata presa a conclusione di lunga discussione seguita a relazione Ministro Esteri su ultimi avvenimenti europei e possibile ripercussione Indie Olandesi.

Subito dopo venivano convocati singolarmente al Ministero Rappresentanti Potenze belligeranti interessate (1), l'Ambasciatore d'America (2) ed il sottoscritto.

Dopo aver premesso che considerava suo dovere informare il Governo italiano di quanto era stato stabilito dal Consiglio dei Ministri Arita mi ha detto di aver richiamato attenzione dei Governi di Germania, Inghilterra e Francia sulla nota dichiarazione e di aver loro comunicato che Governo giapponese era vivamente interessato al mantenimento dello status quo Indie Olandesi.

Ho ringraziato e assicurato che avrei subito trasmesso informazione R. Go

verno il quale avrebbe molto apprezzato cortesia.

Ho poi chiesto al Ministro degli Affari Esteri se motivo della comunica

zione odierna della dichiarazione di aprile fosse da ricercare nella circostanza

che tale dichiarazione non era stata finora portata ufficialmente a conoscenza

di tutti 'i Governi interessati. Arita mi ha naturalmente risposto che comuni

cazione era stata decisa in seguito avvenuta invasione Olanda ma la mia do

manda lo ha portato a darmi seguenti particolari di un certo interesse retro

spettivo: Governi inglese e francese pur avendo appreso punto di vista giap

ponese solo dalla stampa avevano informato questo Governo di essere favore

voli al mantenimento dello status quo Indie Olandesi; Governo tedesco non

aveva preso posizione ragione per cui gli è stata oggi consegnata copia scritta

della dichiarazione di aprile; comunicazione di quest'ultima al Dipartimento

di Stato americano da parte dell'Ambasciatore del Giappone a Washington non

era stata disposta dal Ministro Esteri ma fatta di propria iniziativa dall'Amba

sciatore.

Tenendo presente che nota dichiarazione è ambigua in quantochè richiesta di status quo in essa contenuta è generica ed è basata principalmente su interessi commerciali e quando vi si parla del pericolo costituito da eventuali ripercussioni della guerra europea nelle Indie Olandesi non ne viene indicata la natura, ho tentato accertare vero pensiero del Governo nipponico domandando ad Arita se con richiesta dello status quo egli avesse inteso assicurare mantenimento Governo colon'iale delle Indie. Ministro Esteri ha esitato un momento ma ha poi risposto affermativamente aggiungendo esser evidente che .permanere del regime attuale era cong'iunto con mantenimento relazioni commerciali esistenti. Ribadendo che rifornimento materie prime dell'arcipelago indispensabili per prosecuzione guerra Cina e per industria esportazioni sono almeno momento attuale vrincipali preoccupazioni di questo Governo.

A questo punto Ministro Esteri mi ha chiesto se avessi informazioni da Roma sulla posizione dell'Italia che gli sembrava sempre più delicata. Gli ho risposto negativamente al che egli ha parlato dei Balcani e dell'interesse di tutte le quattro Potenze ad impedire che guerra si estendesse quel settore. Mi ha domandato se non ritenevo che Russia potesse fare colpo in Bessarabia profittando assenza Germania impegnata Paesi Bassi. Gli ho risposto che nè l'Italia nè la Germania intendevano nè avevamo alcun tornaconto appiccare il fuoco nei Balcani ma che non potevano dire altrettanto dell'Inghilterra e Francia; c'irca Russia ho detto che tutto era possibile ma che dell'invasione Bessarabia si era parlato già tante volte che si stentava ormai a credere. Prima di prendere congedo ho pregato Ministro Esteri dire se fondata notizia stampa secondo la quale flotta americana si starebbe spostando dalle Hawai verso Pacifico Occidentale. Mi ha risposto che notizia non era vera che al contrario alcune navi da battaglia erano salpate per la costa americana. Gli ho allora domandato se decisione convocare Consiglio dei Ministri era stata presa prima che giungesse smentita in proposito flotta americana. Ministro Esteri mi ha risposto negativamente aggiungendo non esservi alcuna relazione fra movimento navi americane e riunione Gabinetto, la quale ultima sarebbe stata determinata esclusivamente dall'invasione tedesca in Olanda.

(l) Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. IX, cit., D. 234.

(2) Vedi Foreign Relations of the United States, 1940, vol. IV, p. 14, Washington, United States Government Printing Office, 1955.

373

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 147. Bucarest, 11 maggio 1940, ore 10,15 (per. giorno 12, ore 6).

Notizia ingresso truppe tedesche Belgio ed Olanda qui giunta prime ore di ieri ha naturalmente prodotto in questi ambienti la più profonda impressione. Rivista militare che ha avuto luogo ieri mattina in occasione festa nazionale romena si è svolta in atmosfera evidente depressione. Gafencu che ho visto in tale occasione mentre mi ha confermato che Romania non avrebbe modificato in alcun modo sua linea di condotta ferma neutralità, mi ha però ansiosamente manifestato suo'i timori che anche questo settore europeo finisca coll'essere trascinato nel conflitto ormai entrato nella sua fase decisiva. In particolare risorge preoccupazione che Russia approfitti sistemazione (l) in Occidente ove sono impegnate forze belligeranti per intraprendere azione regione del Danubio

balcanico. Stampa di ieri, data giornata festiva, !imitatasi alcune edizioni straordinarie con notizie Agenzie. Giornali di questa mattina si astengono parimenti dal commentare situazione, eccettuato Universal che riconferma tesi governativa vigilante neutralità.

Mentre telegrafo apprendo che Sovrano ha accettato dimissioni Governo confermando incarico a Tatarescu.

374

IL MINISTRO DEI PAESI BASSI A ROMA, HUBRECHT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. s. N. Roma, 11 maggio 1940, ore 10,45.

Suis chargé de transmettre le télégramme suivant adressé par Sa Majesté la Reine Wilhelmine à Sa Majesté le Roi d'Italie et d'Albanie Empereur d'Ethiopie :

« Monsieur mon frère, je fais appel aux nobles sentiments qui ont toujours animé la Maison de Savoie en invoquant la haute autorité de Votre Majesté à l'occasion d'un conflit auquel les Pays-Bas se trouvent melés malgré la stricte neutralité à laquelle ils étaient inconditionnellement attachés qu'ils n'ont jamais un instant cessé d'appliquer. J'espère que Votre Majesté usera de Son influence pour que les maux de la guerre soient épargnés aux populations civiles [et que les] règles élémentaires d'humanité soient respectées par tous les belligerants sans exception aucune. Wilhelmine ».

Je me permets de prier Votre Excellence de bien vouloir preter son obligeant intermediaire pour faire parvenir ce télégramme à Sa haute [observation] (2) (3).

375

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BUENOS AIRES, SERENA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 97. Buenos Aires, 11 maggio 1940, ore 15,23 (per. giorno 12, ore 2,40).

Occupazione Olanda Belgio Lussemburgo acuisce ostilità questa opinione pubblica contro Germania; stampa è tutta un coro in questo senso. Non fanno più eccezione neppure organi nazionalisti. A parte questione ideologica ha molto peso in tale atteggiamento ·Circostanza che Olanda e Belgio costituivano come è noto mercato primaria importanza per esportazione Argentina (nelle statistiche

anno 1939 figurano subito dopo Inghilterra e Stati Uniti America). Non vi sono state finora manifestazioni ufficiali del Governo ma Cantilo ha anticipato ai giornalisti che Argentina come per precedenti casi Polonia, Danimarca e Norvegia reitererà sua neutralità e suo principio non riconoscimento conquiste territoriali avvenute con la forza.

È stato emanato decreto che sospende trasferimento valori e fondi ai tre paesi suddetti mentre in materia viene conferita contemporaneamente a Banca Centrale autorizzazione eseguire operazioni improrogabili e non pregiudizievoli.

Altro decreto vieta senza autorizzazione preventiva passaggio bandiera navi straniere in porti argentini. Interesse per atteggiamento Italia diviene ansioso.

(l) -Sic, forse « situazione •. (2) -Le parole tra parentesi quadra non sono chiaramente leggibili nell'originale. (3) -Copia di questo telegramma fu trasmessa lo stesso giorno al Sovrano.
376

L'INCARICATO D'AFFARI A. l. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 194. Mosca, 11 maggio 1940, ore 16,58 (per. ore 19,15).

Seguito telegramma 192 (1). Questo Ambasciatore di Germania mi ha messo al corrente della conversazione avuta ieri alle 5 pomeridiane con Molotov (2).

Egli mi ha detto che Molotov ha ascoltato sua comunicazione senza fare osservazioni limitandosi dire che azione tedesca in Belgio e Olanda si era resa necessaria; ha soggiunto che Governo sovietico aveva notato che Inghilterra da parte sua aveva occupato Irlanda Paese indipendente e neutrale. Ambasciatore di Germania mi ha detto, inoltre, aver osservato a Molotov, a guisa di commento, che «tempesta era scoppiata altrove e non nei Balcani», aggiungendo che aveva ragione di credere che Molotov del pari di se stesso, senza dire nulla, «avevano tirato grosso spiro sollievo». Ambasciatore di Germania infatti mi ha riconfermato sua convinzione che Governo sovietico non ha alcuna inten

zione nè interesse per il momento prendere iniziativa militare nei Balcani. Molotov ha convenuto che in attuale circostanza settore balcanico aveva maggiore ragione di tranquillità. Dalla conversazione Ambasciatore di Germania, ho tratto impressione che a differenza della reazione russa per Scandinavia Molotov questa volta abbia usato maggiore circospezione nel rispondere ed abbia accolto comunicazione tedesca con prudente riservatezza.

Ambasciatore di Germania mi ha pregato vivamente non fare suo nome riferendo quanto precede anche per evitare possibili incresciose complicazioni come sembra sia già avvenuto nel serviz'io diplomatico tedesco.

24 -Documenti diplomatici · Serie IX · Vol. IV.

(l) Non pubblicato.

(2) Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, voL IX, cit., D. 226.

377

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 62. Ankara, 11 maggio 1940, ore 20,10 (per. ore 24).

La rapidità delle azioni e reazioni tedesche sconcerta ed allarma questi

dirigenti. Ci si rende conto che con inizio della vera guerra la Turchia non potrà

più ricevere aiuti e rifornimenti da nessuna parte. Mi dicono che stamane questo

Ministro Difesa Nazionale in colazione privata si sarebbe espresso nel senso

che la Turchia non si lascerà trascinare in guerra neanche se l'Italia intervenisse

nel Mediterraneo contro anglo-francesi.

Funzionari Ministero degli Affari Esteri dichiarano che avvenimenti occi

dente Europa sono qui seguiti con calma (ciò che non è vero) e ritengono che

vere difficoltà incominceranno ora per i tedeschi avendo di fronte esercito

francese.

Stampa ufficiosa deplora in termini moderati invasione Belgio Olanda ma

soprattutto mette in guardia contro avventati giudizt e prematuri prognostici.

378

IL MINISTRO DELLA CULTURA POPOLARE, PAVOLINI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA,

T. 11722/35 P. R. (1). Roma, 11 maggio 1940, ore 22,30.

In un bollettino di propaganda dell'Ufficio Stampa di questa Ambasciata

Britannica viene divulgato che gruppo Leningrado dell'Associazione dei Senza

Dio sovietica ha pubblicato: « dieci comandamenti per anno 1940 » fra i quali

il quinto ricorda che «Unione Sovietica e Germania Nazista sono le grandi

fondamenta nuovo ordine sociale».

Fregasi informare se informazione esatta, in caso affermativo inviare questa

Direzione Generale Stampa Estera al-cune copie detto decalogo (2).

379

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 195. Mosca, 11 maggio 1940, ore 22,45 (per. giorno 12, ore 3,10).

Mio telegramma n. 190 (3).

Da informazioni assunte su incontro Molotov Delegazione Jugoslavia è risul

tato che Commissario Affari Esteri ha offerto tè alla delegazione (il che spiega

in parte lunghezza incontro) ed ha lungamente interrogato Giorgievié e Con

sigliere Markovié sulle condizioni politiche, sociali ed economiche della Ju

goslavia.

Mi hanno detto che Molotov con tutta evidenza ha voluto mettersi al cor

rente situazione discutendo lungamente tutti i problemi. D'altra parte questo

Ambasciatore di Germania ha chiesto a Molotov informazioni su detto incontro e questo ha assicurato che conversazione si è limitata al campo commerciale spiegando sua insolita lunghezza dall'aver toccato tutti i problemi economici che pongonsi tra i -due paesi. Molotov ha aggiunto aver discusso anche il problema emigrazione russo-bianca in Jugoslavia. È significativo che Molotov abbia taciuto ad Ambasciatore di Germania dettagli dell'invito e della conversazione che evidentemente ha avuto carattere più politico che economico.

Delegazione sta discutendo ora problema dei contingenti e prevedesi firma serie accordi tra due o tre giorni. Notizia prossimo arrivo Delegazione militare non è stata confermata da questa Delegazione jugoslava.

(l) -Il presente telegramma, pur essendo stato spedito attraverso il Ministero degli Esteri, ha conservato la firma del ministro della Cultura Popolare. (2) -Vedi D. 555. (3) -Vedi D. 341.
380

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 196. Mosca, 11 maggio 1940, ore 22,45 (per. giorno 12, ore 1,45).

Miei telegrammi n. 185 e 193 (1).

Questo Ministro Ungheria ha ricevuto istruzioni telegrafiche dal suo Governo smentire ufficialmente voci sparse colà circa prossimi avvenimenti in Bessarabia.

Maggiori concentramenti sovietici sono avvenuti in Crimea, vicinanze Odessa e frontiera romeno-polacca.

Spiegamento di truppe è difensivo.

Forze aeree considerevoli sono concentrate Caucaso e in Crimea. Corriere funzionario ungherese proveniente da Bucarest ha riferito aver notato grande movimento truppe in Romania e scarsi (due di numero)· convogli sovietici trasportanti autocarri ancora verniciati bianco provenienti Finlandia.

Ambasciatore di Germania che ha visto Molotov ieri (vedi mio telegramma

n. 195) (2) mi ha ripetuto che questo Governo non si farà inziatore di alcuna azione militare che possa mettere fuoco Balcani. È tuttavia molto vigilante e sospettoso circa atteggiamento Turchia e possibile impiego armata Weygand.

Ha preso di conseguenza ogni precauzione.

Ad ogni modo dalla conversazioni Molotov con Ambasciatore di Germania, a quanto mi ha detto quest'ultimo, non è emerso nulla che possa far sorgere dubbi su prossime iniziative sovietiche.

381

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO ALL'INCARICATO D'AFFARI A. l. A MADRID, ZOPPI

T. 11717/161 P. R. Roma, 11 maggio 1940, ore 23.

Vorremmo istituire al più presto deposito di carbone di circa 10.000 tonnellate nelle isole Canarie, in località da precisare nonchè deposito nafta a Tenerife per rifornimento nostre navi.

Il) Non pubblicati.

PregaVi assumere presso codesto Governo riservate informazioni su possibilità provvedere impianti suddetti, sulla forma più opportuna da dare alla gestione dei depositi stessi e sulle formalità da svolgere per ottenere la licenza di esercizio ·in modo di assicurare il normale funzionamento dei depositi.

Questione ha carattere urgenza. Telegrafatemi.

(2) Vedi D. 379.

382

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 63. Belgrado, 11 maggio 1940 (per. giorno 14). Nuovo Ministro di Bulgaria Stoilov mi ha egli stesso precisato voci poste in giro dopo visita Ambasciatore britannieo in Ankara a Sofia, che sono state anche parzialmente riprodotte dalla stampa, con susseguente smentita. Domanda passaggio forze alleate attraverso territorio bulgaro. Ingresso Bulgaria in formazione Stati balcanici, sostanzialmente in allargamento unione balcanica, ma naturalmente raggruppamento assumendo netta funzione pro-alleati. Compenso alla Bulgaria con sbocco aJ Mediterraneo su Dede Agaé. Stoilov ha detto che Ministro Affari Esteri Popov gli aveva subito telegrafato precisanào che visita Sir Rughe Knatchbull Hugessen a Sofia, per quanto avesse visto Sovrano, Presidente Consiglio e Popov stesso, aveva avuto anche nelle conversazioni carattere unicamente privato. Tutte le voci predette quindi e a parte ben noto orientamento suo paese, erano senza fondamento. Dello stesso parere era anche questo Ministro Aggiunto Affari Esteri, il quale, parlandomene lla preciscato che per ciò che concerne sbocco al mare vi è non solo da considerare irriducibile opposizione Grecia, ma anche politica della stessa Inghilterra. La quale -ha precisato non senza qualche ironia piuttosto amara -è certamente amica della Jugoslavia e degli altri Stati balcanici. Ma se si tratta dello sbocco al Mediterraneo che uno di essi non abbia, la sua amicizia diventa di colpo inoperante e ,passa all'opposizione. Allo stato attuale, Smilianié, ha concluso, nel campo questioni tra gli Stati balcanico-danubiani, non vi sono in atto per quanto riguarda Bulgaria che affidamenti cui la Romania ha potuto essere indotta circa Dobrugia. Ma è anche

noto che dopo tali affidamenti vi è manifesta resistenza al lato pratico della Romania che si trincera nel rinvio della questione al dopoguerra.

383

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 64. Belgrado, 11 maggio 1940 (per. giorno 14). Faccio seguito al mio telegramma n. 135 in data odierna (1). Quadro ripercussioni in questi ambienti va completato in primo luogo con

naturale e consueta riconduzione ogni fase conflitto a conseguenze e analogie

per Jugoslavia. Così è evidente che attacco in Belgio Olanda e Lussemburgo

suscita profonda ansietà sul ben noto piano del noto motivo della « psicologia

dei piccoli stati incerti loro sorte dall'oggi al domani ». Inoltre parallelo storico

seconda invasione Belgio, attivamente agitato anch'esso da propaganda alleatl

trova innegabile rispondenza in molti ambienti dirigenti e in quella parte po

polazione tuttora come è ben noto simpati2;zanti o orientati Francia Inghilterra,

sia per tradizione (parte della Corte e dell'Esercito, non pochi elementi gover

nativi) come in tutti quei centri contrastanti Germania e Italia, cui sentimenti

sono accuratamente fomentati da stessa propaganda. A dimissioni Chamberlain

e aggiunte Gabinetto francese viene dato eccessivo rilievo benchè non manchino

voci buon senso che non bastano manovre parlamentari per fare la guerra.

In conversazione che ho avuto ieri sera con Smilianié erano evidenti impressioni

profonda emozione causata anche in questo Governo da nuovi avvenimenti pure

esposti in abile forma nel consueto tono misurato. Esse passavano da implicita

condanna per «nuova aggressione paesi neutrali » a soddisfazione contenuta

in limiti decenti ma: per questo non meno chiara che ~otta si centralizzi sempre

più nel nord, che abbia trovato suo naturale campo battaglia, e che sviluppan

dosi urto grandi masse vi rimanga e possa magari portare a rapida risoluzione

conflitto.

Ma punto centrale ogni argomento toccato da Smilianié era ancora una volta atteggiamento Italia seguito e studiato con tanta maggiore ansia nel momento in cui cade ultima illusione così tenacemente conservata che conflitto potesse essere ancora risolto senza guerra guerreggiata in pieno. Caratteristico è stato accenno ad 'informazioni pervenute alcuni giorni or sono dalla Svizzera secondo cui Italia nel momento azione decisiva Germania entrerebbe senz'altro in guerra a suo fianco. Accenno formalmente è stato ridotto ad una delle tante congetture da ogni parte formulate.

Conclusione Smilianié è stata ancora una volta riaffermazione precisa e si può dire ansiosa volontà jugoslava mantenersi neutrale, proposito difendere se necessario neutralità con tutti i mezzi; speranza che immutato atteggiamento Italia favorisca mantenimento pace nei Balcani.

(l) Non pubblicato.

384

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATISSIMO PER CORRIERE 65. Belgrado, 11 maggio 1940 (per. giorno 14). Seguito al mio telegramma per corriere n. 060 dell'8 corr. (1). Ministro Aggiunto Affari Esteri mi ha detto che negoziati commerciali jugoslavo-sovietici procedono favorevolmente e che si stanno redigendo testi dei tre accordi previsti:

Trattato commerciale generale; -Accordo pagamenti e scambi;

-Accordo per stabilimento delegazioni commerciali in Belgrado e Mosca. A questo proposito Smilianié ha precisato a mia domanda che sono stati previsti consueti privilegi: extraterritorialità delle sedi; uso della corrispondenza telegrafica in cifra; immunità diplomatica, limitata tuttavia a due persone per ciascuna delegazione.

A titolo strettamente confidenziale Smilianié mi ha anche detto che è sorta difficoltà, delegati sovietici avendo intavolato questione passaggio antica sede Legazione di Russia in Belgrado (ove abita tuttora Rappresentante emigrazione russa) alla Delegazione sovietica. Delegati jugoslavi hanno obiettato che loro Governo non era pronto esaminare ora tale questione che coinvolge fra l'altro complessa situazione di 'interessi patrimoniali, e che riteneva opportuno rimettere a più tardi, quando necessari accertamenti saranno compiuti, esame questione stessa.

Smilianié sperava che con tale risposta difficoltà potesse essere per il momento superata e riteneva firma accordi imminente.

È appena necessario rilevare che domanda fatta dai sovieti tocca quel complesso di questioni che sono più scottanti per Governo jugoslavo, data linea sinora tenuta nei riguardi della emigrazione russa, situazione qui esistente, e sentimenti e simpatie -nonostante decisione iniziare negoziati -dello stesso Principe Reggente.

(l) Vedi D. 330.

385

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 66. Belgrado, 11 maggio 1940 (per. giorno 14).

Ministro Aggiunto Affari Esteri a mia domanda ha precisato che questo Governo aveva smentito soltanto all'estero notizia offerta alla Jugoslavia di una garanzia da parte degli Alleati, notizia non essendo stata pubblicata all'interno.

Ha aggiunto che Jugoslavia non ha voluto e non vuole garanzie di tal

genere. Governo ha una sola linea di condotta che è quella della stretta neu

tralità.

386

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATISSIMO PER CORRIERE 67. Belgrado, 11 maggio 1940 (per. giorno 14).

Faccio seguito al mio telegramma n. 133 del 10 corrente (1).

Sino a nomina Jukié, alta direzione Ministero Affari Esteri jugoslavo era

costituita da Ministro Cincar-Markovié e da Ministro Aggiunto Smilianié, entram

bi diplomatici di carriera, collaborando per la parte economica l'altro Ministro

Aggiunto Pilja.

Come questa R. Legazione riferiva con telespresso n. 645/207 in data 17 febbraio u. s. (1), lo Jukié, da Capo di Gabinetto di Macek, veniva nominato in quell'epoca, Capo Ufficio Stampa Ministero Affari Esteri. Era quesa una soluzione minore in cui parte serba conservava sopravvento. Era noto infatti che Macek, secondando ambizione non meno nota di Jukié, lo avrebbe voluto addirittura, col nuovo Governo, dopo il patto, Ministro degli Affari Esteri. Ma un Ministro degli Affari Esteri croato era misura alla quale il Principe Reggente, anche nel suo fervore per accordo concluso, difficilmente avrebbe potuto essere persuaso. Lotta è continuata spostandola da parte serba sul campo amministrativo. Vi furono un tempo al Ministero degli Affari Esteri tre posti di Ministro aggiunto, poi ridotti a due. Fu allegato che per ripristinare terzo posto occorreva riportarlo in bilancio, ciò che non poteva essere fatto sino prossimo quadrimestre. Jukié non ha così potuto essere nominato che in maggio.

Anche tale nomina rappresenta soluzione di compromesso. Come essa sia stata accolta da parte serba può essere rilevato da parole stesse di Smilianié:

c: Non mancano certo croati nella carriera diplomatica; ma Macek ha probabilmente pensato che non ve ne era uno del suo esatto colore politico. Ciò che qui facciamo è molto semplice e molto chiaro, non abbiamo nessuna difficoltà a che sia osservato». Di qui a dire chiaramente, con parole meno scelte, che Jukié è considerato un controllo croato nel monopolio sinora tenuto dai serbi al Ministero degli Affari Esteri, breve è il passo.

Altro fattore importante è che funzioni nuovo Ministro Aggiunto non sono state esattamente definite, e che vi è ogni tendenza da parte di Cincar-Markovié e di Smilian'ié a non definirle tanto presto. Jukié continuerà ad occuparsi dell'Ufficio Stampa (che non è mai stato una sua seria preoccupazione) e di c: determinati affari politici». Evidentemente su questi particolari affari sarà impegnata la lotta tra la pattuglia di punta macekiana e l'elemento serbo. È da notare che tra i due serbi il più combattivo è certamente Smilianié, mentre il più manovriero è Cincar-Markovié, anche se la sua eterna ricerca di una linea di equilibrio lo porta ad una prudenza assai spesso inefficiente.

Per ciò che ci concerne va rilevato, come riferito nel rapporto sopracitato, che Jukié non tralascia occasione, parlandono con italiani, di ripetere suoi sentimenti amicizia per nostro Paese. Questi sentimenti ha ripetuto anche a me molto calorosamente quando ho avuto occasione di incentrarlo. Segnalazioni da fonte confidenziale e disinteressata hanno tuttavia recentemente confermato quanto da altri indizi era già pi.ù che un legittimo sospetto. E cioè che quando parla a stranieri che non sono italiani, i sentimenti dello Jukié verso il nostro Paese mutano singolarmente.

In complesso ritengo che trattasi di elemento di cui abbiamo ogni interesse a seguire accuratamente attività nei nostri riguardi.

(l) Non pubblicato.

(l) Non pubblicato.

387

IL MINISTRO AD OSLO, LODI FÈ, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATO 576/175. Oslo, 11 maggio 1940 (per. giorno 18). Da uno sguardo retrospettivo agli avvenimenti che hanno portato all'occupazione della Norvegia è oggi possibile trarre alcuni rilievi: a) Le truppe tedesche lasciarono il territorio germanico per la Norvegia ancor prima della posa delle mine britanniche, attendendo, per iniziare l'occupazione, che questa potesse venir legittimata da un'infrazione della neutralità da parte inglese. Basta infatti, a dimostrar ciò, considerare che per compiere il viaggio dai porti germanici del Nord a quelli norvegesi di Bergen, Trondheim e Narvik occorrono rispettivamente tre, quattro e sei giorni, mentre per contro, avvenuta l'occupazione in un primo tempo a mezzo di truppe trasportate per via aerea, giungevano già a rinforzarle dopo soltanto trenta ore dalla posa delle mine, navi-trasporto cariche di soldati. Comunque, è ancor discussa l'ipotesi avanzata nei Paesi Occidentali che i tedeschi abbiano ricorso all'astuzia di nascondere soldati "in navi-mercantili ancorate da tempo in detti porti. b) Il proposito del Reich di non usare la forza si palesava sin da principio e perdurava anche dopo che da parte norvegese si fece ricorso ad una ferma resistenza armata. Ciò spiega come l'incrociatore tedesco Blilcher, portatosi sino a 200 metri sotto le batterie da costa del fiordo di Oslo senza precauzione alcuna, sia stato affondato facilmente dai norvegesi. Esso aveva a bordo generali, ufficiali ed uomini di truppa destinati alla presa della capitale: la perdita di gran parte di loro fece sì .che la città potè poi essere conquistata solo per l'audacia di appena 96 uomini. Ad illustrare, comunque, gli intendimenti concilianti del Reich nel suo piano di occupazione, basta la lettura delle allegate istruzioni (l) dirette al Corpo di spedizione, da tempo preparate, nelle quali vengono messe in rilievo le virtù dei norvegesi: carattere, onestà e probità. E, mentre tuttora persiste la resistenza bellica nell'interno, 'il comportamento degli ufficiali e soldati tedeschi si mantiene invariabilmente corretto, discreto e cortese verso la popolazione. c) Il Governo del Reich aveva avuto assicurazione dal suo rappresentante in Oslo che nessuna resistenza sarebbe stata opposta: le probabilità, egli aveva detto, erano 95 su 100. Se pertanto 'i fatti dimostrano una notevole fiacchezza nella capitale e molta debolezza nel Governo, provarono per contro la fermezza delle masse dell'interno nel resistere, ad onta della impreparazione e della disorganizzazione dei militari. Fu comunque assurdo pretendere, creato il Governo rivoluzionario Quisling, di ottenere "in pari tempo un compromesso col Re ed il Governo fuggiasco. Queste trattative, su cui il Ministro di Germania insistette per più giorni, portarono a un ritardo delle operazioni militari, che avrebbero potuto "invece, se condotte senza tregua, aver facilmente ragione -si pretende -del Re e delle sue truppe.

La presunzione poi che il Governo Quisling sia stato preparato da tempo per opera dei tedeschi viene confortata da un dettaglio: il proclama in norvegese da lui diretto al popolo portava degli errori ortografici inammissibili se fosse stato stampato in Norvegia. Il Governo Quisling quindi, essendo apparso in modo troppo evidente una imposizione dello straniero per facilitare l'occupazione pacifica del territorio nazionale, doveva fallire allo scopo.

La resistenza di questo popolo spiritualmente continua tenace anche dopo la conquista militare. E, ad aggravare per i tedeschi lo stato delle cose, deve notarsi la quasi impossibilità da parte loro di risolvere il problema della vita economica, la quale, com'è noto era fondata in massima parte sui traffici marittimi, sui noli e sui redditi della grande flotta, nonchè sulle esportazioni: oggi i primi sono preclusi, mentre le esportazioni non trovano sufficiente capacità di assorbimento 'in Germania.

Il Governo legale del Nord pretende bensì di salvar la flotta -i cui 6/'7 sono tuttora fuori dell'influenza germanica -ma ne compromette invece profondamente gli interessi, avendo richiesto agli armatori connazionali la messa a sua disposizione dei redditi, privandone così i loro organismi centrali nelle regioni occupate.

Il fatto che gli interessi maggiori del Paese sono per la loro natura fuori dell'influenza dello Stato che ne occupa il territorio, fa sì che il Reich dovrà pensare a provvedere ai mezzi di sussistenza di gran parte della popolazione, mentre le fonti maggiori della ricchezza non soltanto gli sono sfuggite, ma sono anche controllate da un Governo che oltrechè nemico non è più in grado, per aver perduto il contatto col Paese, di rendersi conto delle nuove necessità.

Il problema è troppo grave per non esigere gli sforzi in comune degli occupanti e delle classi dirigenti, ad onta dell'avversione di queste verso la Germania. Si pretende che il Sovrano soltanto possa risolvere la situazione, permettendo un modus vivendi col Reich; ma l'ostinazione del vecchio Re (rifugiatosi ora nei pressi di Tromsi:i, nell'estremo Nord della Norvegia) ed il fatto che egli è consigliato da uomin'i di governo i quali sia per ragioni ideologiche che per il controllo di cui godono tuttora sulle ricchezze marinare nazionali hanno legato le fortune norvegesi a quelle degli Alleati, non lasciano intravvedere la possibilità del desiderato compromesso. Esso dovrebbe, ad ogni modo, consistere nell'approvazione di un Governo legale scelto dallo Storting, i cui membri vivono quasi tutti nel territorio occupato, e con la presenza se non precisamente del Re di un suo rappresentante.

(l) Non pubblicate.

388

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. 4547. BerUno, 11 maggio 1940 (1).

Con riferimento al mio rapporto n. 2871/882 del 30 marzo scorso (2) relativo alla fornitura di macchinario tedesco all'Italia, ed alle successive mie

segnalazioni del 27 aprile (n. 1202) e del 4 maggio (n. 1266) (1), Ti trasmetto qui unito il testo di una nota da me presentata a Ribbentrop il 24 aprile scorso (2), alla quale erano allegati quattro elenchi di macchinari già commissionati e la cui consegna era stata sospesa, malgrado essi fossero particolarmente necessari al nostro attrezzamento militare.

In risposta a tale nota il Direttore Ministeriale Wiehl mi ha fatto oggi pervenire una lettera di cui per Tua opportuna conoscenza Ti trasmetto qui un1ta la traduzione, nella quale egli fornisce generiche assicurazioni circa la soluzione del problema, informando tuttavia che sono stati concessi i necessari permessi di esportazione per un certo numero di macchine indicate nell'allegato elenco alla nostra nota del 24 aprile.

Il Direttore Ministeriale Wiehl fa tuttavia presente che allo scopo di giungere ad una soddisfacente soluzione delle questioni pendenti sarebbe necessario che i suoi uffici fossero in possesso di una lista con le seguenti indicazioni:

Ditta fornitrice; Ditta ordinatrice; nome degli agenti se l'ordinazione è stata fatta per loro tramite; esatta indicazione della macchina e del tipo di essa; data della ordinazione; data della conferma della ordinazione con il numero della commissione; termine di fornitura.

Ti sarò particolarmente grato se vorrai disporre, perchè la lista coi dati sopraindicati venga con la massima urgenza preparata e trasmessa a questa

R. Ambasciata.

.ALLEGATO (TRADUZIONE)

IL DIRETTORE GENERALE DEL DIPARTIMENTO DI POLITICA ECONOMICA GERMANICO, WIEHL, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

L. s. N. Berlino, 10 maggio 1940. Il sig. Ministro degli Esteri del Reich mi ha incaricato, dopo la conversazione che Voi avete avuto recentemente con lui, di badare a che si venga incontro nella maggiore misura possibile ai desideri italiani relativi alla fornitura di macchine. Già prima, in seguito alle richieste del sig. Consigliere di Ambasciata Zamboni, io mi ero occupato particolarmente di tale questione..Era alquanto difficile trovare il giusto metodo per trattarla, dato che naturalmente le liste italiane a noi consegnate non concordano con gli elementi a disposizioni presso le nostre autorità interne. Al Ministero degli Esteri e nei vari reparti interni competenti parecchi impiegati hanno avuto l'esclusivo incarico di chiarire il materiale. L'esame non è, però, nneora terminato; posso farVi tuttavia per il momento le seguenti comunicazioni: Per un certo numero di macchinari particolarmente importanti dal punto di vista militare è stato già concesso il permesso di esportazione nel secondo trimestre del 1940. Unisco un elenco al riguardo. Si tratta di oltre 600 macchine. Ritengo che in tal modo sia già soddisfatta una buona parte di desideri italiani quali sono contenuti nelle quattro liste inviate con nota verbale del 24 aprile. Abbiamo inoltre constatato che un non piccolo numero delle macchine elencate nelle dette liste è di per sè libero per l'esportazione e può venir fornito senza

particolare permesso. Ciò vale in prima linea per la • lista di macchinari, ecc. destinati a scopi di armamento italiani •. Le macchine elencate alle pagine 5 e 8

di tale lista sono, ad esempio, quasi tutte libere per l'esportazione. Più minuti particolari verranno ancora comunicati all'Ambasciata.

Verrà inoltre probabilmente consentita l'esportazione, senz'altro, di tutte le macchine indicate nelle liste come usate, anche se per di sè la loro esportazione è vincolata a permesso.

Perchè i nostri sforzi possano essere continuati, occorrono però, come fu già comunicato al sig. Notarangeli, che ci sia fornita ancora una lista con le seguenti indicazioni: ditta fornitrice, ditta ordinatrice (se l'ordinazione è stata fatta per tramite di agenti, anche il nome di questi), esatta indicazione della macchina e del tipo di essa, data dell'ordinazione, data della conferma dell'ordinazione e con il numero della Commissione, termine di fornitura. Sulla base di questa lista continueremo ad esaminare con urgenza, fino a che punto sia possibile stornare '>equestri già avvenuti o evitarli.

Spero di averVi dimostrato con le comunicazioni che precedono che ci sforziamo di tener conto dei desideri italiani per quanto ciò è in qualche modo possibile. Alle Vostre note verbali e ai Vostri appunti del 3, 16 e 24 aprile verrà del resto data ancora una risposta ufficiale.

(l) -Manca l'indicazione della data d'arrivo. (2) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. III, D. 661. (l) -Non pubblicate. (2) -Non pubblicata.
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IL CAPO DELL'UFFICIO GUERRA ECONOMICA, PIETROMARCHI, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

APPUNTO S. N. Roma, 11 maggio 1940.

Nella sua nota diplomatica del 3 marzo (l) il Governo fascista ha prospettato nelle sue linee generali la situazione creata al nostro armamento, alle nostre industrie ai nostri commerci dal vigente sistema di controllo sui traffici marittimi e ha messo in rilievo le limitazioni spesso arbitrarie, sempre gravissime, che essa arreca alla libertà della navigazione, alla sicurezza dei rifornimenti, al lavoro e alla produttività della nazione, n carattere saliente di tale organizzazione è di non rispondere ad alcun principio consacrato dalla legge internazionale, cosicchè tutti coloro che, per le esigenze della loro attività, sono costretti a passare sotto le forche caudine del controllo, non sanno mai con certezza a quale norma attenersi. Vettori, spedizionieri, importatori di merci sono costretti volta a volta a indagare quali formalità, garanzie e procedure debbano seguire per avere una certa probabilità che le merci giungeranno a destinazione. Ne consegue che la condizione essenziale per la vita de'i rapporti commerciali, e cioè la ·sicurezza delle contrattazioni, è stata completamente bandita daLla vita economica dell'Europa. Quando poi una determinata procedura, per essere ripetutamente applicata, accenna a cristallizzarsi e a divenire una prassi, nuove diffidenze e nuove esigenze fanno sorgere la pretesa di garanzie sempre più draconiane e di formalità sempre più vessatorie. Cosicchè questa macchina del controllo, per la complicazione del suo meccanismo, per l'arbitrarietà del suo funzionamento e soprattutto per la vastità del suo campo

d'applicazione si rivela non soltanto come un'arma di lotta tra belligeranti, ma come uno strumento di egemonia commerciale, destinato ad agire in settori che nulla hanno a che vedere col controllo sul contrabbando.

I reclami che ci vengono presentati dalle parti ingiustamente lese, la docu

mentazione che sistematicamente raccogliamo sui danni e sugli arbitri del siste

ma di controllo forniscono elementi dettagliati e precisi per avvalorare l'esat

tezza di quanto affermiamo. È pertanto sul fatti, e unicamente sui fatti più

eloquenti di qualsiasi dimostrazione, che io intendo richiamare l'attenzione per

dare il senso preciso della gravità della situazione. Nessuna nave nazionale, che

parta o che arrivi, può sottrarsi al controllo. Nessuna partita del carico sfugge

a una minuziosa sorveglianza eseguita sulle singole voci dei manifestini di

carico. Nonostante ·la minuziosità di tale controllo, la visita potrebbe, di regola,

essere effettuata in alto mare e terminata in qualche ora, grazie all'attrezzatura

perfetta delle nostre società di navigazione e alla regolarità scrupolosa della

loro documentazione. Ed invece le autorità di controllo, insensibili ai danni dei

ceti armatoriali, hanno elevato a norma abituale il dirottamento delle navi nei

porti di controllo e il loro fermo per periodi che si sono prolungati anche dei

mesi. Mi sia consentito citare alcuni casi tipici presi dalla lista completa dei

fermi e dei dirottamenti che, complessivamente, ammontano a 857 dall'inizio

delle ostilità al tre maggio corrente.

B piroscafo XXI Aprile della società GaribaLdi subì delle visite di controllo

a Aden 1'8, a Suez il 16 e a Porto Said il 17 settembre. Nonostante ciò, fu fermato

a Gibilterra dal 27 settembre al 6 ottobre, e successivamente a Weymouth il

12 ottobre, ove fu trattenuto fino al 21, benchè i noleggiatori avessero ottenuto

dall'Ambasciata inglese l'assicurazione del pronto disbrigo delle pratiche di

controllo.

Il piroscafo Voluntas della società I.N.S.A., proveniente da Buenos Aires

con ottocento tonnellate di cereali diretti a porti italiani, fu fermato a Gibilterra

il 6 ottobre e non fu rilasciato che il 22; in totale 16 giorni di fermata.

Il piroscafo Laura C. della società Italia, proveniente da Galveston e Houston,

fermato il 7 ottobre a Gibilterra, fu rilasciato il 5 novembre. Fermato successi

vamente a Marsiglia il lO novembre, vi fu trattenuto-fino al 13 dopo avere scari

cato tutta la merce. In totale oltre un mese di sosta.

Il piroscafo Agata, armatore Alfio di Napoli, fermato il 19 ottobre a Gibil

terra, proveniente da Siviglia e diretto a Genova con un carico destinato alla

Svizzera, fu trattenuto circa un mese. Esso fu rilasciato il 15 novembre.

Il transatlantico Augustus della società Italia è stato fermato a Gibilterra

otto giorni dal 21 al 30 ottobre; caso tipico di sosta eccessiva imposta ad una

nave di linea, che rappresenta da solo un danno di oltre un milione di lire

per gli armatori.

Il piroscafo Livenza della società Italia fu trattenuto a Gibilterra dal 25 ot

tobre al 15 novembre.

Il piroscafo Le Tre Marie, dell'armatore Tripcovich, fermato il lo novembre

a Gibilterra con carico generale nominativo, vi fu trattenuto ·fino al 23 novem

bre, nonostante avesse subito un precedente controllo a Casablanca ove gli era

stato perfino rilasciato un Jasciapassare.

La motonave Assiria è rimasta ferma a Malta per controllo ben 25 giorni,

dal 31 ottobre al 25 novembre.

Il piroscafo Foscolo, dirottato a Weymouth nel viaggio da Sussak a Rotter

dam, fu trattenuto per 34 giorni, dal 28 dicembre 1939 al 30 gennaio 1940, e

costretto a sbarcare parte del carico, nonostante fossero state svolte in precedenza tutte le pratiche necessarie presso le autorità inglesi per assicurare un viaggio regolare.

Era da supporre che delle soste così prolungate fossero da attribuirsi all'imperfetta organizzazione del sistema di controllo nei primi tempi del suo funzionamento. Viceversa, il perpetuarsi di tale sistema fa ritenere che il fermo, tutte le volte che è prolungato oltre ogni limite di tolleranza, costituisca una misura di rappresaglia per motivi dei quali non sempre si riesce ad intuire la natura.

Anche in questi ultimi giorni non sono mancati casi del genere. La nave petroliera Lucifero, che portava un carico di oli lubrificanti per la Romsa, è stata fermata n 31 marzo a Gibilterra e di lì dirottata a Malta, ove è stata fermata fino al 1° corrente. Nonostante le nostre reiterate insistenze non siamo riusciti a sapere il motivo del fermo, nè quando piacerà alle autorità di rilasciare 1a nave.

Alcune volte le navi sono rimaste interi giorni nei porti di controllo prima che le autorità si decidessero a eseguire la visita. Tale è il caso, tra gli altri, del piroscafo Enrico Costa, giunto ai Downs il 27 gennaio, ove attese quattro giorni prima che venisse effettuata la visita, il che dimostra incuria, o malvolere o insufficienza di personale addetto al controllo: in ogni caso, deficienza di organizzazione.

Nessuna norma regola il dirottamento. La nave di linea Campidoglio dell'Adriatica, diretta dal Pireo a Instanbul, il 10 febbraio u. s. è stata, all'entrata dei Dardanelli, dirottata su Malta, dovendo così retrocedere per circa 600 miglia. Analogamente il piroscafo Capo Orso, addetto alla linea Tirreno-Mar NeroDanubio, della Compagnia genovese di navigazione a vapore, nel viaggio PireoInstanbul venne dirottato il 16 febbraio u. s., presso l'entrata degli stretti, su Malta, dirottamento tanto più inspiegabile in quanto la nave era partita dall'Italia con carico interamente coperto da regolari certificati di origine e non aveva effettuato al Pireo nessuna operazione di carico. Altro caso tipico: il piroscafo di linea Fenicia anch'esso dell'Adriatica, nel corso di un viaggio da Instanbul a Brindisi, il 10 febbraio u. s. fu dirottato su Malta prima di effettuare lo scarico al porto greco di Calamata e venne immediatamente rilasciato. Recatosi allora a Calamata, fu un seconda volta dirottato su Malta, mentre si dirigeva da quel porto nell'Adriatico. Il piroscafo Bosforo della società Adriatica, in viaggio dall'Italia verso il Pireo e Instanbul, dopo avere subìto un primo contro1lo da parte di una nave britannica presso l'isola di Zante, è stato fermato una seconda volta 1'11 aprile e costretto a retrocedere su Malta sotto scorta. Successivamente, dopo avere già compiuto parte del viaggio verso Malta, il Bosforo è stato fermato una terza volta ed autorizzato a riprendere la rotta per Instanbul.

Si tenga presente che ogni dirottamento cagiona all'armatore spese ingenti. Non dovrebbe, perciò, essere imposto che per motivi gravissimi, soprattutto se il dirottamento costringe la nave ad un lungo percorso.

Un mezzo pratico per evitare il dirottamento è di rilasciare una speciale garanzia, in forza della quale il comandante della nave, pur di avere la possibilità di giungere senza ostacoli all'ultimo porto di destin~zione, si impegna a non consegnare le partite di merci eventualmente sospette fino a quando sia intervenuto ogni chiarimento da parte delle autorità di controllo. Che se poi le partite sospette dovessero esser oggetto di sequestro, il comandante si impegna, in virtù della stessa garanzia, a ritrasportarle alla base di controllo che gli verrà indicata. Tale garanzia è ben nota nei ceti armatoriali con il nome di garanzia hoLd back. Orbene, più di una volta il dirottamento non ha avuto altro scopo che quello di fare rilasciare dal comandante la garanzia hold back, cioè di far adempiere una formalità che avrebbe potuto, senza alcuna difficoltà, essere eseguita in alto mare.

Particolarmente gravosi risultano i dirottamenti imposti a navi di linea, adibite cioè a un regolare servizio. Ogni ritardo, in tal caso, obbliga a spostare le partenze, a modificare gli orari con perturbazione del servizio passeggeri e di quello merci. Talvolta a un dirottamento ne segue un secondo, talvolta un terzo. Così il piroscafo di linea Conte Biancamano, proveniente da Shiangai, dopo aver subito 1'11 gennaio il controllo ad Aden ed aver rilasciata la garanzia hold back, all'uscita da Porto Said fu dirottato una seconda volta su Caifa. Più recentemente il piroscafo Maria, recatosi per H controllo a Gibilterra il 22 aprile, vi ha sostato fino al 25 per poi ricevere l'ordine di dirottare su Marsa Scirocco (Malta), dove è stato trattenuto fino al 5 maggio.

Il doppio dirottamento è spesso dovuto alla mancanza di coordinamento tra i servizi di controllo inglese e francese. Accade così che una nave, dopo aver passato la visita in una base di controllo ed essere stata rilasciata, venga nuovamente dirottata in una seconda base appartenente all'altro paese. Cito il caso del piroscafo Maria Stella dirottato su Dakar il 14 dicembre, mentre già si dirigeva a Gibilterra; dell'Ariosto, dirottato in condizioni analoghe su Casablanca.

Ancora più significativo è il caso del piroscafo Libano, diretto a Genova,

dai porti del Portogallo. Questo piroscafo fu fermato a Casablanca il 21 feb

braio, dove subì una prima minuziosa visita di controllo determinata, a quanto

si seppe, da false informazioni inviate da delatori prezzolati. Il 26 dello stesso

mese, il comandante ricevette l'ordine dalle locali autorità marittime di scari

care tutta la merce imbarcata in Portogallo per poter procedere a una più pre

cisa verifica. Invano il comandante fece presente che la sua compagnia aveva

rilasciato la garanzia hold back all'Ambasciata britannica 'in Roma. Il 27 venne

iniziata la discarica; ma questa, per ordine delle stesse autorità, venne fatta

sospendere l'indomani. Fu necessario rimbarcare la merce sbarcata e il piroscafo

ricevette l'ordine di recarsi, senza scali intermedi, a Gibilterra per esservi visi

tato da quelle autorità di controllo. Il 29, il Libano è a Gibilterra e il lo marzo

le autorità di controllo salgono a bordo. Nella stessa giornata il Contraband

Control Office notifica al comandante che il piroscafo è detenuto. Il giorno 3

nuovo contrordine: il Libano può partire ma deve sottoporsi a una terza visita

di controllo a Marsiglia. Di nuovo il comandante fa sapere che è stata prestata

la garanzia hol.d back. Le autorità locali lo ignorano. Nel pomeriggio del 4 la

nave prosegue per la sua nuova destinazione. Il giorno 8 il Libano è a Marsiglia,

il 13 è costretto a scaricare le merci che le autorità di controllo considerano

sospette. Dopo ulteriori visite e accertamenti finalmente il 19 finiscono le pere

grinazioni della nave che, per compiere il tragitto Vigo-Genova, ha dovuto

impiegare 20 giorni.

Una nave che ha superato i rigori del controllo a Gibilterra non è mal sicura di non doverne subire un secondo a Casablanca o magari a Dakar. Una singolare odissea, doyuta alle 'interferenze e alla duplicità dei controlli da parte delle autorità francesi e britanniche, è stata quella di una comitiva di otto cittadini tedeschi rimpatriati dal Tanganika con biglietto di passaggio, sulla nave nazionale Rosandra, pagato dalle stesse autorità britanniche. Questi otto passeggeri, dopo aver effettuato la circumnavigazione dell'Africa, giunti il 30 dicembre a Dakar, vennero fatti sbarcare dalle autorità di controllo francesi. Imbarcati nuovamente sul Duchessa d'Aosta, vennero sbarcati, ancora una volta, ad Orano il 24 febbraio e dovettero subire una nuova sosta colà prima di poter riprendere il viaggio verso la patria.

Talvolta il secondo dirottamento è imposto arbitrariamente dalla stessa autorità che ha ordinato il primo, tanta è la disinvoltura di chi esegue il controllo e tanta l'indifferenza per i danni di chi ne è vittima. Spesso accade che, d'un tratto, si rimanga senza notizie di qualche nostra nave. È partita il giorno tale; era a tal punto il giorno seguente, e poi? Non se ne sa più nulla. Che cosa è successo? Apprensioni, radiotelegrammi di ricerca che si 'incrociano fra le compagnie di navigazione, le loro agenzie e le navi in alto mare. Nulla. Che cosa è accaduto? Semplicemente che gli agenti del controllo hanno dirottato la nave e vi hanno messo a bordo una scorta armata per ·impedire che si comunichi per radio. In tal modo il piroscafo resta per cinque, sei, sette giorni recluso dal mondo praticamente prigioniero delle autorità di controllo. I danni di tale arbitrario comportamento delle autorità di controllo, sia per quanto riguarda i fermi e i dirottamenti di navi, sia per i sequestri ingiustificati di merci, sia soprattutto per i ritardi che subisce tutta l'importazione-mare non navicertata sono valutati, in base ad elementi denunciati dall'armamento, dalle assicurazioni, dagli organi confederali e dai privati, in una cifra che ammonta a un miliardo.

Qualcuno domanderà: chi paga i danni di tale arbitrario comportamento? È evidente il nostro diritto alla loro piena rivalsa. Una documentazione precisa viene a tal fine tenuta a giorno dagli interressati, ai quali il Governo fascista non ha mancato, nè mancherà di dare prove efficaci e tangibili del suo interessamento. La questione è oggetto di attento studio. È, a tal riguardo, significativo che la giurisprudenza delle Corti delle Prede riconosca agli ufficiali del controllo poteri discrezionali cosi illimitati e arbitrarii da togliere loro ogni diretta responsabiiltà nell'esercizio delle loro funzioni. Si tratta, è ben noto, di una giurisprudenza che risale ai tempi della marina a vela nei quali le Corti delle Prede potevano considerare come « non irragionevole » un fermo di nave per la durata di tre mesi o considerare giustificato l'atto di un ufficiale del controllo, quando non ne fosse provata la completa follìa o la volontà di delinquere. Ma è evidente che con criteri ben diversi debbono oggi valutarsi i danni dei fermi e dei sequestri che immobilizzano le navi e i carichi anche per periodi di qualche giorno, tanto è veloce il ritmo degli affari e il movimento degli scambi. L'evidente solidarietà di ·interessi che lega il vettore al produttore merci e all'intermediario degli scambi rende comprensibile la collaborazione che si è stabilita tra queste tre categorie per la più efficace tutela dai rigori del controllo. Si è potuto, perciò, ottenere che, analogamente a quanto fu messo in atto nella passata guerra, venisse istituito una specie di passaporto per le merci, che attestasse la legittimità della loro destinazione e assicurasse la libertà dei loro movimenti. Tale documento è il navicert. Nulla passa SE;nza tale certificato. Le merci che ne sono prive sono elencate in documenti in base ai quali le autorità di controllo compiono una lunga inchiesta prima di procedere all'eventuale rilascio delle singole partite.

È avvenuto più volte che i passeggeri allo sbarco non abbiano potuto ritirare i loro bagagli personali senza il consenso del console straniero. Nè è valsa, in alcuni casi, la loro qualifica di agenti diplomatici, nè le immunità del loro grado. Un rigorismo cosi intransigente non ha mancato di dar luogo talvolta alle conseguenze più impensate e più assurde. In qualche caso di traslazione di salme, anche queste sono state iscritte tra le partite non nauicerta~e, delle quali, come tali; non è autorizzata la consegna; giacchè neanche per esse sono previste eccezioni; senza il benestare delle autorità di controllo, esse non sono ammesse nella pace della sepoltura.

A parte tali inconvenienze, si era sperato inizialmente che 'il sistema del navicert avesse per conseguenza di alleggerire i controlli, facilitare i servizi di navigazione e ridare ritmo ai traffici. Ma le prime disillusioni non tardarono a verificarsi. Il sistema del navicert funziona attualmente in soli tre porti dell'America e anche in questi porti le difficoltà per entrare in possesso di così prezioso documento sono infinite. I pretesti per il rifiuto del documento sono

i. più impensabili. Basta che il venditore della merce .figuri su una lista nera, che naturalmente nessuno conosce, perchè il documento sia rifiutato. In tal modo le possibilità di acquisti sugli stessi mercati neutrali vengono ristrette ad libitum delle autorità di controllo. Vi sono inoltre alcune categorie di merci (semi di ricino, gomma, lana, metalli) per le quali, senza che se ne conoscano i motivi, il navicert viene sistematicamente rifiutato. Anche quando però le merci sono coperte dal navicert le difficoltà non sono finite. Benchè si tratti di un documento ufficiale, rilasciato dalle stesse autorità di controllo, accade di frequente che le merci iscritte su tale certificato vengano, senza alcun comprensibile motivo, trattenute o sequestrate, il che determina un senso di profonda perplessità e di ben comprensibile disagio negli enti interessati.

Assai più precaria e delicata è la situazione delle merci che viaggiano senza navicert, esposte come sono a tutte le alee che derivano dalla mancanza di norme precise e dalla illimitatezza dei poteri discrezionali attribuiti agli agenti di controllo. Si aggiunga che il segreto più ermetico è deliberatamente mantenuto sui motivi che determinano una misura di sequestro. Molte volte, come è stato facile appurare successivamente, la decisione delle autorità di controllo è provocata da false informazioni, da errori di nomi, da intercettazioni male interpretate; talvolta da delazioni di ditte rivali; quasi sempre da uno zelo intemperante di autorità irresponsabili. Nel dicembre scorso i carichi di cotone dei piroscafi Maddalena Odero, Monbaldo, Monrosa, circa 5 mila balle, furono sequestrati dalla Corte delle Prede di Gibilterra e rilasciati solo tre mesi dopo perchè, in seguito a notizie risultate infondate, si suppose che i cotoni fossero merce di contrabbando.

Nessun senso di proporzione esiste tra l'entità del danno che un fermo o un sequestro cagiona a vaste categorie di interessati e l'importanza dello scopo

che, con tale misura, si vuol raggiungere. Valga per tutti il caso della nave Caldea, dirottata da Porto Said a Caifa e cioè costretta a un lungo percorso solo per il fatto che aveva imbarcato una, dico una, balla di cotone già fatta sbarcare da altro piroscafo.

Nei primi mesi della guerra le merci vincolate o sequestrate venivano fatte sbarcare nei porti di controllo. A Gibilterra e a Malta giacciono ancora merci sequestrate in questo primissimo periodo. Ricorderò fra le altre una partita di cotoni «linters » sbarcata a Malta nel novembre e per la quale pendono tuttora le trattative per lo svincolo. Così a Gibilterra una partita di molibdenite destinata all'Ammi, ente parastatale e come tale insospettabile, è ivi tuttora giacente, nè si riesce a venire a capo delle formalità da adempiere e tanto meno a comprendere attraverso quali cervellotiche considerazioni abbia potuto giustificarsi il fermo di tale merce. A tutti i nostri esportatori sono, per triste esperienza, ben noti i rischi che gravano sulle merci sbarcate nei porti di controllo. A parte i ritardi per rientrarne in possesso, a parte il costo delle pratiche occorrenti per muovere il lento e farraginoso meccanismo delle Corti delle Prede, pende spesso su tali merci il diritto, che talune autorità di controllo si sono arbitrariamente attribuito, di procedere alla loro requisizione o, senz'altro, di venderle, sotto lo specioso pretesto della loro deperibilità. Il che costituisce spesse volte un comodo e sbrigativo sistema per decongestionare le banchine, sulle quali continuano ad ammucchiarsi le merci sequestrate, rendendo ·impossibile lo svolgimento delle regolari operazioni portuali. Quando, infine, attraverso una lunga e penosa via crucis, il destinatar.io delle merci sequestrate riesce a dimostrare la sua perfetta lealtà e l'assoluta veridicità degli affidamenti dati, la riconsegna delle merci è subordinata a condi:doni cosi vessatorie da far rassomigliare strettamente la misura di controllo a un atto di pirateria. Mi riferisco a questo riguardo ad alcune partite delle quali si sta trattando lo svincolo con le autorità di controllo di Malta. Lo svincolo è subordinato all'assunzione dei seguenti impegni da parte dell'interessato:

rinuncia a chiedere il risarcimento dei danni sofferti; rimborso delle spese che la Corona britannica ha dovuto sostenere nel procedere al sequestro; rimborso delle spese portuali e cioè delle spe~:e di pilotaggio, tasse, ecc., subite dalla nave per essere stata costretta ad entrare nel porto di controllo; rimborso delle spese di discarico e di magazzinaggio.

Ogni parola di commento è superflua. È evident·e come il Governo fascista non possa tollerare disposizioni del genere. Esso non ha mancato di reagire nelle vie diplomatiche contro tali assurde pretese. Il fatto stesso di chiedere una dichiarazione dell'interessato, che tenga indenni le autorità di controllo da

ogni eventuale reclamo di perdite o di danno derivante dall'avvenuto sequestro, costituisce di per sè una implicita ammissione del danno che non s'intende risarcire. Ancora più contraria ad ogni elementare principio di equità è la pretesa di ottenere, da chi è già stato leso da un ingiustificato sequestro, anchE la spesa della ingiusta misura inflittagli.

Per tutte le misure ora accennate, si è cercato da parte nostra d'incoraggiare gli armatori ad abbondare nel rilascio della garanzia cosidetta hold back.

25 -Documenti àiplomatici -Serie IX -Vol. IV.

Le categorie produttrici ricevono la più valida assistenza da parte delle amministrazioni e degli organi corporativi nell'espletare le numerose, complesse e difficili pratiche per lo svincolo delle merci. Nonostante ciò, la situazione in alcuni nostri porti, e soprattutto a Trieste, è letteralmente intollerabile. Intere categorie di merci sono sistematicamente bloccate. Nei porti di Genova e Trieste sono giacenti carichi di olio di oliva per oltre 25 mila quintali. Trattamen.to non diverso è fatto alle importazioni di tonno e pesce sott'olio, di sughero, di metalli, di semi di ricino. Le stesse importazioni di cereali, ancorchè affidate a enti parastatali o sotto l'immediato controllo delle Amministrazioni pubbliche, come la C.I.S.C.L.A. e la Federazione italiana consorzi agrari, le quali, si badi bene, per le disposizioni stesse del loro statuto si limitano a rifornire il mercato interno, sono soggette a ritardi, a formalità e a difficoltà di ogni genere. Alcuni loro carichi sono stati trattenuti sulle banchine o sulle chiatte per periodi di oltre un mese, come è avvenuto per i piroscafi Remo, Città di Bari, Ossag, nonostante si trattasse di merce che, quando non sia convenientemente ricoverata, è facilmente deperibile.

Mi sia consentito di citare alcuni casi di merci giunte nei nostri porti e trattenute a disposizione delle autorità britanniche di controllo. Pochi esempi, presi a caso: il burro. Esiste da tempo in Italia il divieto di esportazione di tale prodotto. Le autorità di controllo possono, perciò, essere sicure che tutto il burro importato è esclusivamente destinato a coprire il fabbisogno nazionale. Tuttavia, non si sa perchè, nel febbraio scorso la burocrazia del Contraband Control Office si è accanita stranamente contro alcune spedizioni di questo pacifico alimento diretto dall'Argentina ad alcune ditte italiane (Ottogalli, Polenghi & ~ombardo, Cremerie italiane di Cavriago). A nulla vale il fatto che tali spedizioni siano regolarmente coperte da navicert e che gli 'interessati abbiano presentato ai consoli britannici le consuete garanzie avallate, per giunta, dalle Confederazioni interessate. Siamo vicini a Pasqua: il burro e richiesto insistentemente dalle nostre industrie dolciarie per preparare le innocenti colombe pas9uali. Invano: il burro deve restare sulle chiatte nel porto di Genova, esposto ai tepori del primo sole primaverile. Finalmente i burocrati del controllo si rendono conto dell'errore commesso e rilasciano i carichi. Ma è tardi. Pasqua è passata e i danni delle nostre industrie dolciarie e dei commercianti in tale ramo non sono rimborsati da alcuno.

Per restare nel campo degli alimentari, cito un altro caso recentissimo di una partita di carne giunta dal Sud-America con il piroscafo Mar Bianco per la S.A.I.B., l'ente italiano che si occupa dell'importazione della carne congelata per il fabbisogno del R. Esercito. Questo piroscafo aveva nel fondo delle sue stive 2500 tonnellate di carne caricate a Buenos Aires e sopra di esse altre 350 caricate a Montevideo e altrettante caricate in Brasile. All'arrivo a Genova, il controllo dichiara che quelle caricate in Argentina sono libere, mentre quelle caricate in Uruguay e in Brasile no. Perchè? Misteri della burocrazia del controllo. La provenienza è sempre neutrale. Altre partite sono giunte dalle stesse provenienze senza che siano state sollevate difficoltà e la destinazione è sempre la medesima: si tratta delle «scatolette » di carne per i nostri fanti. Nulla da fare: la partita è sequestrata.

Ancora sub judice è il caso di una partita di legname comperata in Romania da alcuni commercianti di Bengasi. È possibile pensare che per spedire del legname dalla Romania in Germania, mentre lo si può mandare comodamente per via fluviale o per via terra, lo si mandi a Bengasi? Eppure i cervelli del controllo possono anche concepire una cosa simile. Tanto vero che il piroscafo è stato dirottato su Malta, dove è stato trattenuto 15 giorni.

Passiamo ad altri. Un commeciante catanese compra un quantitativo di semi oleosi in Turchia. Al controllo a Malta, senza alcun motivo, viene fatta sbarcare una parte della merce mentre la restante viene lasciata proseguire liberamente. Perchè? Errore materiale o qelib~rato proposito d'inceppare i nostri traffici, di stringere cioè al collo· dell'Italia una corda di malaugurata memoria sanzionistica? Comunque sia, nonostante che i semi oleosi siano una merce di cui è vietata in Italia l'esportazione e malgrado che l'importatore e gli organi corporativi abbiano dato l'assoluta garanzia che .anche la malcapitata quota sbarcata a Malta, è destinata esclusivamente al consumo nazionale, questa viene lasciata marcire per quasi cinque mesi, esposta alle intemperie sulle banchine del porto di Malta. Finalmente un bel giorno il Ministero della Guerra Economica, confessando implicitamente l'equivoco preso, comunica che la quota trattenuta è stata finalmente rilasciata. Ma la tragi-commedia non è finita. Le autorità di Malta, quando sono sollecitate dall'interessato a consegnare la merce, fingono di cadere dalle nuvole: esse nulla sanno dell'ordine di rilascio.

È in ogni modo evidente che nell'eseguire un sequestro di merci le autorità di controllo astraggono da ogni considerazione sulla natura della merce stessa e sulla possibilità o meno di adibirla a fini bellici. Valga, come esempio tipico, il fermo effettuato nel dicembre scorso di trenta tonnellate di uva passita «sultanina » giunte dalla Turchia col piroscafo Quirinale. Alla sorpresa manifestata dagli importatori che una merce del genere potesse in qualche modo interessare le autorità di controllo, queste non hanno esitato a dichiarare esplicitamente che i destinatari avrebbero potuto tornare in possesso dell'uva « sultanina » a patto però che ne effettuassero la vendita sul mercato britannico. In altri termini, con o senza sequestro, non si voleva privare il pubblico britannico di questa tradizionale strenna natalizia.

Così come è stata sequestrata dell'uva passa «sultanina», in altri casi sono sequestrati, delle nocciuole, delle mandorle, dei fichi secchi, del pepe. Materiale bellico? Evidentemente no, e nemmeno alimenti di prima necessità da considerarsi base della resistenza militare di uno Stato. È chiaro che su merci di tal genere non dovrebbero essere sollevate pretese di sequestro, indipendentemente dalla loro destinazione. Per quanto, d'altro lato, in tutti i casi in esame la destinazione italiana delle merci fosse pienamente garantita, specialmente sul pepe si è impuntato il controllo: pepe proveniente dalle Indie Olandesi, col piroscafo Cortellazzo per la nota fabbrica di conserve alimentari Arrigoni & C., col Vulcania per la ditta Seppilli, col piroscafo Perla e con l'Himalaya per vari altri destinatari.

E nemmeno il carattere umanitario e l'etichetta ginevrina ed internazionale hanno potuto salvare certe spedizioni dal zelo miope e cocciuto del controllo. Voglio allu<lere agli invii effettuati dalla Croce Rossa di alcuni Stati americani alla Croce Rossa internazionale di Ginevra per mezzo di piroscafi italiani Beatrice, Sirio, ecc. Così tutti, naturalmente, in cui il controllo si è rivelato altrettanto pedante quanto inutile; poichè dopo una lunga e superflua sosta le spedizioni hanno dovuto essere rilasciate. Numerosissimi sono ancora i casi che potrei citare di merci sequestrate sebbene la loro destinazione non potesse dar luogo a dubbio, cosi il sequestro di 2 mila tonnellate di sabbia, per le nostre vetrerie, giunte a Napoli col piroscafo Petrarca dal Belgio; quello di macchine compositrici destinate ad un giornale di Roma, giunte col Conte di Savoia a Genova il 7 aprile, di cappelli di paglia giunti col Fella a Genova 1'11 aprile, di sarde salate giunte col Vutcania e il Saturnia per l'Ente Nazionale fascista per la Cooperazione; di acquaragia giunta col Cittd di Bari; di numerosi invii di uova lasciate marcire inutilmente, di stracci, di sughero, di cacao e di tanti altri tip"ici esempi che tralascio per brevità. La stessa distribuzione del caffè per il mercato interno era stata messa in pericolo per il fatto che gli invii di caffè erano stati trattenuti in attesa che arrivassero agli organi di controllo «delle informazioni».

Tutti questi casi e infiniti altri, che sarebbe troppo lungo enumerare, non possono che lasciare perplessi sul modo con cui il controllo è organizzato e sulle direttive secondo le quali esso viene applicato nei nostri riguardi. L'elemento più grave, è l'incertezza, la mancanza di norme precise, l'arbitrio. I sospetti si acuiscono e si moltiplicano di giorno in giorno. Inizialmente faceva piena fede l'affidavit, e cioè la garanzia rilasciata dall'importatore sulla destinazione della merce. Poi si è preteso il visto delle autorità di controllo, per convalidare la serietà della garanzia. Anche questo è apparso insufficiente. Si è aggiunto allora la garanzia di un organo corporativo. Ma anche questo non basta. Si vorrebbe ora il rilascio di analoghe garanzie da parte di tutta la catena dei commercianti al minuto che acquistano dall'importatore. Si è, cioè, considerata l'assurda possibilità di seguire la destinazione della merce sul mercato interno attraverso tutta la fila degli intermediari, quasi che fosse compatibile nello Stato fascista lasciare ad autorità straniere di dare il loro gradimento alle operazioni del commercio interno. La manovra, v'è appena il bisogno di dirlo, è stata stroncata sul nascere dalla sorveglianza delle nostre autorità di Governo.

Ho accennato finora alle difficoltà degli importatqri per rifornire il mercato

nazionale. La situazione non è affatto più rosea per quanto riguarda gli espor

tatori. Siamo in un settore nel quale tutte le disposizioni delle autorità di con

trollo sono in flagrante antitesi con quanto dispone la legge internazionale.

Il divieto di commerciare con il nemico è un atto d'imperio che un Governo è

nel suo diritto di esercitare verso i propri sudditi, ma che diventa imposizione

assurda, antigiuridica ed 'immorale quando si tenti applicarlo oltre le frontiere

del proprio Stato. Era perciò comprensibile che in questo settore le Autorità

di controllo avrebbero proceduto con particolare cautela. È invece soprattutto

in questo campo che si accumulano le più esose misure. Una merce non viaggia

via mare se non è accompagnata di un certificato di origine delle autorità di

controllo. Ma le condizioni per il rilascio di tale certificato sono le più estrose,

arbitrarie e mutevoli. Il certificato è rifiutato se sorga il sospetto che nella

società esportatrice esista la cointeressenza di altra ditta appartenente a Paese belligerante. Il certificato è rifiutato se Ja me:-ce è destinata a ditte che figurano sulla lista nera, che, naturaJmente, nessuno conosce. Il certificato è rifiutato se sorga il sospetto che nella merce da esportare sia incorporato più del 25 per cento di valore tedesco, quasi che sia un'operazione tecnicamente possibile accertare, ad esempio, come è stato preteso più volte, se nella tinteggiatura di stoffe nazionali siano state in parte adoperate materie coloranti di provenienza straniera. Il rifiuto del certificato d'origine equivale alla proibizione di esportare.

Mi affretto a chiarire che i casi sporadici di tal genere verificatisi finora, hanno provocato l'immediata reazione del Governo fascista, il quale, sia detto una volta per sempre, non è disposto ad ammettere che enti e società costituiti in Italia e che hanno, come tali, la personalità giuridica italiana, ricevano ordini e imposizioni da autorità straniere. Ma i fatti non hanno meno per questo il significato di sintomi, tanto più gravi in quanto non è mancata in alcuni casi la spudorata pretesa di ottenere dalle ditte la presentazione dei loro più gelosi documenti contabili. Il Governo fascista ha anche questa volta stroncato immediatamente tentativi del genere col far rigoroso divieto alle ditte di prestarsi a tali umilianti richieste e con l'esigere dalle autorità di controllo di restare nei limiti loro imposti dal rispetto della sovranità dello Stato.

Non meno arbitrariamente e con non minore disinvoltura si esercita il controllo alleato, soprattutto britannico, sulla corrispondenza postale e sui valori trasportati dalle nostre navi, e ciò a dispetto delle norme di diritto internazionale sancite dall'undicesima convenzione firmata all'Aja nel 1907, secondo la quale la corrispondenza, anche quella diretta al nemico, è inviolabile. Viceversa la censura anglo-francese, viene sistematicamente applicata non solo ai sacchi postali a destinazione della Germania ma anche a quelli diretti a paesi non belligeranti. Si è cercato perfino di estendere tale controllo alla posta diretta dall'Italia in A.O.I., alle Isole dell'Egeo e viceversa. Alle rimostranze mosse dal Governo fascista, nonchè da numerosi altri Governi di paesi non belligeranti, le autorità di controllo hanno cercato di giustificare il loro atteggiamento sostenendo che il sequestro non era diretto ad accertare il contenuto della corrispondenza, e cioè ad eseguire una veria e propria censura postale, bensl ad assicurarsi che i plichi e le lettere non contenessero oggetti di contrabbando. Resta però il fatto che i sacchi postali sequestrati vengono manomessi senza che il comandante o alcun ufficiale della nave che ha trasportato la posta assistano alle operazioni di controllo. Essi non sono perciò in grado di attestare se il segreto sia o no salvaguardato, nonostante che essi, quali consegnatari della posta stessa, ne siano, almeno in linea di principio, responsabili. Che non si tratti d'altro canto di semplice controllo sul contrabbando ma di vera e propria censura postale è provato da alcuni casi pienamente accertati nei quali il segreto postale fu pubblicamente violato. Citerò il caso del piroscafo Tevere, fermato in alto mare il 3 ottobre 1939, a bordo del quale alcune lettere furono aperte e lette da un interprete ad un ufficiale britannico che prendeva delle note.

Nessun chiarimento e nessun ragguaglio vengono forniti dalle autorità di

controllo sui plichi e sui valori da esse trattenuti. Esse si limitano a restituire

parte dei sacchi postali senza precisare se essi siano o no al completo; il più

delle volte la restituzione ha luogo in occasione del passaggio di un successivo

piroscafo, senza precisare da quale piroscafo detti sacchi siano stati sottratti. È evidente che tale mancanza di ragguagli precisi mette nella impossibilità tanto il comando delle navi a bordo delle quali è effettuato il prelievo, quanto l'amministrazione delle poste italiane, di rispondere dei plichi e dei valori ad essi affidati. A prescindere pertanto dall'inammissibilità di tale operazione è evidente il gravissimo danno che viene recato in tal modo agli innumerevoli e cospicui interessi privati che in nulla interferiscono con le ostilità in corso. Tale sbrigativo modo di procedere da parte dell'autorità di controllo ha soprattutto come conseguenza di rendere estremamente precarie le contrattazioni commerciali a distanza. Per di più esso molte volte mette i compratori nell'impossibilità di esibire in tempo le prove che queste richiedono sulla «'innocenza» della destinazione delle merci acquistate, dato che i documenti a riguardo giungono con estremo ritardo, quando non siano stati trattenuti e soppressi dalla censura postale. Nessun segreto, nè privato nè commerciale, viene perciò sal~ vaguardato. Talvolta la censura non ha neanche risparmiato dispacci ufficiali diretti ad Amministrazioni pubbliche nel Regno e neppure plichi diplomatici. Il Governo fascista non ha mancato di protestare più volte contro tale modo di procedere, sia sollevando la questione di principio, sia segnalando casi particolari.

Questi miei rapidi cenni sul funzionamento del controllo credo siano suffi

cienti a dare una idea approssimativa dei danni gravissimi che l'economia della

nazione subisce non solo dal fatto in sè del controllo, ma dal modo nel quale

esso è esercitato. A questo punto la questione esorbita dal campo strettamente

tecnico ed amministrativo per assumere aspetti e sviluppi di. ben diversa im

portanza. A me basti segnalare la gravità della situazione (1).

(l) Vedi D.D.T., Serie IX, vol. TII, D. 436, che però è datata 2 marzo.

390

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A TOKIO, P. CORTESE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 276. Tokio, 12 maggio 1940, ore 5,36 (per. ore 12).

Mio telegramma n. 260 (2). Al pranzo offerto da gen. Terauchi a Stahmer è stato invitato anche

R. Addetto Militare che ha avuto così modo scambiare impressioni con funzionario tedesco. Questi si è espresso in senso analogo a quello in cui aveva parlato con me.

Inoltre gli ha accennato alla richiesta che militari giapponesi gli avrebbero ora rinnovato di avere nei mari del sud alcuni sommergibili germanici (telegramma di questa Ambasciata n. 755 dell'anno 1939) (3) che potrebbero giungere via Transiberiana.

Stahmer si è riservato dare risposta da Berlino ove riferirà principio giugno a Ribbentrop.

n. -269-270 •. Vedi D. 370.

(l) Il presente documento fu diramato qualche giorno dopo alla stampa; per una sua pubblicazione integrale vedi Relazioni Internazionali, anno IV, n. 20, del 18 maggio 1940.

(2) -Nota dell'Ufficio Cifra: • Riferimento errato; trattasi probabilmente del telegrammà (3) -Vedi D.-D.l., Serie IX, vol. l, D. 661.
391

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 225. Washington, 12 maggio 1940, ore 13,05 (per. ore 22,25).

Segretario di Stato ha dichiarato che Governo americano si attende di vedere rispettato status qua Indie Olandesi secondo patto 9 Potenze.

Circa poi notizie pubblicate ieri che nuclei militari inglesi e francesi erano sbarcati a Curaçao e Aruba, Hull ha detto che Governo americano non considera sia stata violata dottrina di Monroe giacchè fatto non implica mutamento sovranità e Olanda ha chiesto tale aiuto agli Alleati.

392

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BUENOS AIRES, SERENA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 98. Buenos Aires, 12 maggio 1940, ore 13,57 (per. ore 21).

Mio telegramma n. 97 (1).

Presidente della Repubblica ha diretto Sovrani Belgio e Olanda messaggi che esprimono sentimenti simpatia del Governo e del popolo argentino. Ne invio testo integrale per Stefani speciale n. 62 (2). Lettere e spirito dei messaggi si ispirano evidentemente al principio neutra

lità, recentemente affermato in pubblico discorso da questo Ministro degli Affari Esteri, e trovano tranquilla eco nel già segnalato atteggiamento di questa opinione pubblica.

393

IL MINISTRO ALL'AJA, DIANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 27. L'Aja, 12 maggio 1940, ore 15,53 (per. giorno 13, ore 2,30).

Ieri sera, sollevando migliori impressioni, diffusasi voce che fosse pervenuta alla Regina risposta Sua Maestà con favorevole affidamento (3). Direttore Generali Affari Politici mi ha detto che si è trattato dell'iniziativa personale della Regina alla quale per ragioni delicatezza questo Governo ha voluto mantenersi estraneo ma naturalmente esso vedrebbe con vivo compiacimento una qualche azione favorevole di Sua Maestà e del Governo fascista. Iniziativa della Regina dettata soltanto da motivi umanitari invocando rispettare popolazione civile da parte di tutti i belligeranti, e non deve essere interpretata come diretta contro qualcuno in particolare o motivata da incidenti già verificatisi. Direttore Generale {nel cui giardino è caduta una bomba) ha dichiarato fino ad ora danni

agli edifici e vittime popolazione civile non sono stati gravi e si ritiene non siano stati intenzionali. Regina preoccupata soltanto per avvenire qualora aggravarsi situazione dovesse provocare inasprimento animi belligeranti e metodi guerra. Questo Governo lamenta invece energicamente abuso uniformi olandesi fatte di continuo dai tedeschi e di servirsi dei prigionieri come scudo.

(l) -Vedi D. 375. (2) -Non pubblicato. (3) -Vedi D. 374.
394

L'AMBASCIATORE A BRUSSELLE, PAULUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. URGENTE 82. Brusselle, 12 maggio 1940, o~Te 17.34 (per. giorno. 13, ore 1,10). Ore undici e trenta Nunzio come Decano del Corpo Diplomatico mi ha telefonato aver ricevuto comunicazione da questo Ministro Affari Esteri, con la quale veniva pregato informare tutti i Capi Missione che il Governo belga non avrebbe avuto nulla in contrario trasferimento Missioni Diplomatiche ad Ostenda ove lo avessero desiderato. Nunzio Apostolico ha aggiunto essere sua convinzione Governo belga avrebbe visto con piacere Rappresentanze Diplomatiche neutre e non belligeranti rimanere Bruxelles anche in caso occupazione germanica. Egli, ritenendo opera tali Missioni più utile ed efficiente a Bruxelles, per suo conto aveva informato questo Governo che sarebbe rimasto. Ministro d'Ungheria mi ha confermato telefonicamente aver avuto da Ministro degli Affari Esteri analoghe informazioni ed aver deciso rimanere Bruxelles. Ho creduto allora opportuno chiamare al telefono Ministro Soaak e, nella speranza interpretare pensiero V. E., gli ho chiesto se egli preferiva che restassi a Bruxelles o piuttosto mi recassi ad Ostenda. Spaak, nel dichiararmi che Governo belga almeno per ora non aveva intenz'ione allontanarsi dalla capitale,

mi ha detto che in ogni caso sarebbe stato felice se io fossi rimasto con personale Ambasciata. Gli ho risposto allora che salvo ordini contrari da parte di

V. E. non mi sarei mosso.

Mentre redigo presente telegramma Della Porta ritornando da Ministero degli Affari Esteri ove si era recato per mio incarico mi conferma predetto intendimento Governo belga, il quale sarabbe profondamente riconoscente per azione che Ambasciatore d'Italia potrebbe svolgere restando Bruxelles.

395

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO

T. PER CORRIERE 11839 P. R. Roma, 12 maggio 1940, ore 20. Secondo notizie pervenute da fonte fiduciaria risulterebbe che Imrédy in una conversazione con alcuni uomini politici avrebbe recentemente detto di avere avuto assicurazioni che, qualora l'Ungheria entrasse in guerra spontaneamente ed efficacemente o comunque aderisse senza obiezioni ai piani germanici.

otterrebbe uno sbocco nell'Adriatico. Riferite quanto vi potrà risultare al riguardo.

396

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL CONSOLE GENERALE AD INNSBRUCK, ROMANO

T. RISERVATO l'ER CORRIERE 11838 P. R. Roma, 12 maggio 1940, ore 23.

Secondo notizia confidenziale proveniente da oltre frontiera risulterebbe che nel mese di aprile u. s. il Gauleiter di Innsbruck nel parlare agli studenti altoatesini trasferitisi in Germania avrebbe fra l'altro detto: «La Germania vincerà sicuramente la guerra ed allora noi saremo i padroni dell'Europa e del mondo. L'Italia, quando noi lo vorremo, ci aiuterà per conseguire la nostra vittoria. All'interrogativo che vi agita, vi rispondo di restare fiduciosi e tranquilli. Quando sarà chiusa la presente partita sarà facile alla Grande Germania di fare un passo oltre il Brennero per raggiungero Salorno».

In relazione a quanto sopra recatevi da codesto Gauleiter ed in via amichevole informatelo di quanto ci è stato riferito attirando al tempo stesso la sua attenzione sul tentativo che vien fatto di attribuirgli delle dichiarazioni le quali potrebbero avere spiacevoli ripercussioni negli ambienti italiani.

Per conto vostro cercate contemporaneamente di controllare opportunamente la consistenza della notizia riferendone a questo Gabinetto.

397

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. SEGRETO 1929/737. Belgrado, 12 maggio 1940 (1).

Ho l'onore di inviare a V. E. l'unita copia del rapporto n. 801 in data 11 corrente con cui H R. Addetto Militare riferisce al proprio Ministero circa la situazione in Jugoslavia.

È da rilevare la parte che concerne l'acuirsi di sentimenti antitaliani nell'esercito e nelle masse. Per quanto la forma rapida e sintetica presenti un quadro a tinte acutissime, essa in massima risponde a quella realtà che, con differenze e sfumature particolari alle varie regioni del Paese e ai differenti strati sociali, è stata ripetutamente segnalata da questa R. Legazione, e ha dato luogo nell'ultimo scorcio di tempo ai noti fenomeni di allarmismo, come alla serie di incidenti e manifestazioni in Slovenia e Croazia.

ALLEGATO

L'ADDETTO MILITARE A BELGRADO, BONFATTI,

AL SOTTOSEGRETARIO DI STATO ALLA GUERRA, SODDU

R. SEGRETO 80l. Belgrado, 11 maggio 1940. Gli avvenimenti in occidente, passato il primo momento di stupore e di emozione, hanno dato l'impressione in questi circoli e nel popolo che per il momento

il pericolo per il sud-est europeo è scongiurato perchè i due belligeranti sono impegnati in una partita decisiva in Belgio e in Olanda.

I circoli militari però meno partecipano a queste opinioni per l'incognita dell'atteggamento italiano sul quale insinua la propaganda franco-inglese.

Tutti gli avvenimenti di politica interna sono passati in seconda linea e ogni possibile attenzione è concentrata sullo sviluppo delle vicende di guerra in occidente.

Dopo l'allarme provocato dalla propaganda franco-inglese a Belgrado che denunciava le intenzioni italiane nei Balcani, in Jugoslavia era subentrata, come accennammo, una diminuzione nella tensione; questa però si riprese ben tosto in seguito all'acuirsi dei rapporti fra Roma e Londra per il concentramento della flotta anglo-francese nel Mediterraneo.

Le misure militari adottate dalla Jugoslavia in conseguenza di questi stati. di allarme portarono, nel corso di poco più di un mese, la forza alle armi a salire da 200 mila uomini ai primi di aprile, ai 300 verso la metà, ai 400 sul finire di aprile ed ora con la chiamata delle reclute ad oltrepassare il mezzo milione, di questi 300 mila sono riservisti e lavoratori.

È da osservare però che ancora incerta è la costituzione di grandi unità bis. Tutti i reggimenti delle armate Ia-3a-4a-6a, hanno avuto notevoli rinforzi di effettivi e in sostanza hanno raggiunto la forza di guerra con aumento vario di battaglioni

o batterie. Coi richiamati affluiti si crearono però essenzialmente gruppi di militari in gran parte accampati con incarichi di lavoro. !ndubbamente le frontiere considerate più minacciate sono state dapprima il litorale, le albanese e bulgara, poi frontiere occidentale ed ungherese. Completamente mobilitata la difesa contraerea. Attivissima la ripartizione di

materiali verso le regioni di maggiore interesse come anche il movimento di battaglioni mobilitati verso le regioni stesse. Ciò che ha dato motivo al diffondersi della presenza di varie unità in corrispondenza di più settori.

Non si ritiene che la forza mobilitata dalla .Jugoslavia superi le cifre sopra riportate ed infatti su questa valutazione concordano -per diretto controllo di dati personalmente compiuto -gli addetti militari germanico, greco, ungherese.

Anche l'addetto militare francese giudica la forza sui 480.000. In proposito mi viene riferito -da fonte attendibile -che il Ministro di Francia avrebbe, in contrasto col giudizio espresso dal generale Nerson addetto militare, comunicato a Parigi che la Jugoslavia ha mobilitato 700 mila uomini.

Ho fatto accurate indagini per appurare la esattezza di questa cifra ma sono atTivato alle conclusioni sopra riportate. In proposito il Capo Ufficio I. mi faceva osservare essere da escludere una cifra dell'entità di 700.000 perchè comporterebbe la mobilitazione di tutto l'esercito di pace ciò che egli asserisce assolutamente non rispondente alla realtà.

Comunque i controlli sono tuttora in corso essendo ben note le difficoltà per la raccolta notizie: però sicuri controlli alla frontiera ungherese confermano le conclusioni di cui sopra.

Si è riferito man mano sulle misure adottate nella Serbia meridionale, in

Dalmazia, alla frontiera albanese, e le altre varie notizie emerse.

Ma ciò che è da porre ~n luce è il raffiorare del sentimento di anti-italianità

nella massa. Non vi è dubbio che lo hanno riacutizzato il decorso degli avveni

menti, la propaganda franco-inglese e gli accordi con la Russia.

Si è di.ffuso il senso fatale del pericolo della guerra e con esso la volontà di

difendere il passo dalla minaccia italiana.

Il pericolo italiano è passato al primo posto e l'animosità contro l'Italia, per

quanto le sfere ufficiali si sforzino indubbiamente con buona volontà per porvi

rimedio, si va estendendo dappertutto. Un attento osservatore notava che l'animo

sità contro di noi ha ormai superata quella che era verso i tedeschi per quanto

l'aggressione germanica in occidente abbia sollevato una enorme impressione. E

questo sentimento è diffuso prevalentemente nelle forze armate.

È necessario porre in rilievo che soprattutto è alla propaganda franco-inglese che si deve questo estendersi di sentimento così a noi contrario.

La visita recente delle personalità ufficiali ecclesiastiche anglicane a Belgrado ha voluto premere anche sul clero ortodosso per farlo fiancheggiare nelle chiese alla propaganda verso gli alleati.

Nuove misure militari a tutt'oggi non sono segnalate eccetto quella dello sgombero di taluni campi d'aviazione reputati troppo vulnerabili, ma non v'ha dubbio che la Jugoslavia vigili con la massima attenzione. Un clima morale per la guerra si è ormai infiltrato e con esso forse una maggior coscienza dell'obbligo militare di quanto fosse fatto rilevare nella mobilitazione del settembre scorso.

L'essenziale però è il seguire fino a quale punto questo sentimento possa neutralizzare la crisi congenita che grava sulla compagine nazionale e militare jugoslava.

(l) Manca l'indicazione della data d'arrivo.

398

IL MINISTRO AD ATENE, E. GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 103. Atene, 13 maggio 1940, ore 19,50 (per. ore 21,50).

In una comunicazione che ho avuto con lui stamane Mavroudis mi ha detto che il Governo greco ha la sicurezza assoluta che le Potenze occidentali non hanno la minima intenzione di intraprendere azione di sorta nei Balcani. Egli mi ha detto pure constargli che anche se in passato abbiano potuto essere state tenute pressioni sulla Turchia, queste sarebbero ormai da tempo interamente cessate.

399

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 410. Londra, 13 maggio 1940, ore 21,15 (per. giorno 14, ore 2,45).

Nuovo Governo di unione nazionale formato da Churchill e di cui si annunzia per domani 3° elenco dei vari titolari, si è presentato oggi al Parlamento, convocato appositamente. Andamento seduta, su cui riferisco a parte (mio telegramma n. 404) (l) ha mostrato chiaramente volontà di tutti i partiti unirsi nell'attuale critico momento e collaborare agli ordini dell'uomo ritenuto il più adatto per esperienza e per energia, a fronteggiare minaccia tedesca ed a condurre paese a qualunque costo alla vittoria.

Si può dire che Gabinetto Churchill dia alla Gran Bretagna la soddisfazione di avere finalmente quel Governo di guerra che era nei voti di tutti fin da quando il conflitto è scoppiato. Churchill il quale ha riunito nella sua persona poteri molto vasti che gli provengono dall'unione delle cariche di Primo Ministro e di Ministro Coordinatore Difesa, ha voluto differenziare nettamente Gabinetto di Guerra, avente speciali funzioni cervello politico e militare della Guerra, dal resto del Governo nel quale singoli Ministri devono soltanto adempiere loro specifiche attività amministrative.

Liberali ortodossi indipendenti e laburisti sono andati al Governo accettando prontamente compito loro assegnato, così come Conservatori fedeli Cham

berlain e quelli del gruppo agitato di Duff Cooper e compagni. Si può dire che

quasi tutti gli uomini, giudicati come i migliori dall'opinione pubblica britan

nica, sono oggi membri del Gabinetto Churchill, e questa è una cosa che ha

ridato fiducia al Paese. Ciò non ha impedito per altro che affiorasse stamane

anche qualche più o meno velata critica circa alcuni dei nomi scelti da Churchill.

Dei tre Ministri Militari, mentre Alexander (che già ricoprì carica primo Lord

Ammiragliato) riscuote unanime consenso, si rileva che sia Sinclair che Eden

non hanno ancora potuto dare prova di speciali qualità amministrative. Altri

dubbi vengono espressi su attribuzioni Cancellierato Scacchiere a Wood e Mini

stero Informazioni a Cooper. È invece concorde e vivissima l'approvazione per

mantenimento Halifax agli Esteri e entrata nel Governo del noto organizzatore

e leader laburista Morrison.

Si ammette comunque necessità per Churchill tener conto delle esigenze dei

vari partiti e principalmente della maggioranza dei Conservatori, nel costituire

il suo Gabinetto coalizione in cui si ravvisa vero e proprio comitato salute

pubblica: e si dichiara che nulla verrà tralasciato per facilitare « tremendo

compito~ che incombe nuovo Primo Ministro, a cui Nazione intera, disposta

per parte sua consentire qualsiasi sacrificio, confidando poter essere guidata

con massima energia e decisione nel proseguire guerra sino alla conclusione

vittoriosa.

(l) Non pubblicate.

400

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BUENOS AIRES, SERENA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 99. Buenos Aires, 13 maggio 1940, ore 21,19 (per. giorno 14, ore 3,30). Mio telegramma n. 98 (1). Giornali pubblicano comunicato diramato stanotte questo Ministero Esteri: in sostanza Governo argentino dopo aver rilevato che ultimi avvenimenti guerra europea hanno dimostrato che neutralità non viene rispettata lancia proposta che Stati Americani rivedano loro posizione «sostituendo alla concezione puramente giuridica di neutralità una politica circostanziale e coordinata di vigilanza». Con telegramma stampa 64 trasmetto testo integrale comunicato. Iniziativa Argentina di cui già si erano avuti prodromi nel recente discorso in cui Cantilo affermò principio che neutralità non è indifferente, oltre essere nuova manifestazione nota tendenza questo Paese, di attribuirsi parte direttiva nella politica estera Sud America, pare risponda diversi moventi: l) vivissime pressioni inglesi che hanno trovato fertile terreno nell'atteggiamento di questa opinione pubblica sempre più ostile alla Germania; 2) timore ora diffuso anche in ambienti responsabili che Stati totalitari

se vittoriosi in Europa possono rivolgere loro mire a Paesi del centro e del Sud America;

3) reazione suscitata in questi ambienti economici da forzata interruzione loro traffici con importanti mercati europei costituiti dai Paesi invasi dalla Germania;

4) sensazione che gli Stati Uniti d',America presentiti dall'Argentina subito dopo l'occupazione della Danimarca e della Norvegia siano ora propensi esaminare revisione neutralità americana e conseguenti misure adottate Panamà.

Non è possibile fare previsioni circa seguito concreto della proposta la quale apre intanto campo ad una laboriosa serie di consultazioni tra i Paesi di questo Continente. Impressione è che per ora e salvo ulteriori sviluppi guerra, essa possa portare ad una consacrazione più o meno giuridica di una neutralità benevola verso gli alleati cosa del resto già esistente di fatto. Non è da escludersi la possibilità di accordo di collaborazione militare già ventilato in passato e la cui conclusione sarebbe ora facilitata da più recente atteggiamento Argentina nella politica panamericana.

(l) Vedi D. 392.

401

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A TOKIO, P. CORTESE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 277. Tokio, 13 maggio 1940, ore 22 (l) (per. ore 12).

Miei telegrammi n. 226 e 273 (2). Questa Legazione d'Olanda ha pubblicato lungo comunicato in cui dopo aver riepilogato avvenimenti questi ultimi giorni conferma che Governo olandese respingerà qualunque <>fferta protezione gli venga da qualunque Potenza nei riguardi suoi possedimenti coloniali essendo stesso perfettamente in grado e pronto mantenere indipendenza territori oltremare quali che siano condizioni nella madrepatria.

402

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A TOKIO, P. CORTESE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 282. Tokio, 13 maggio 1940, ore 22,14 (3) (per. ore 15).

Mio telegramma n. 277 (4). In seguito allo sbarco reparti anglo-francesi isole Curaçao e Aruba questa Legazione di Olanda che con il comunicato di cui al mio telegramma sopracitato aveva esteso a tutti i possedimenti coloniali olandesi assicurazione già data circa mantenimento status quo Indie olandesi ha inviato primo Segretario al Ministero Esteri per dichiarare quanto segue: «Lo sbarco di reparti anglo-francesi è avvenuto allo scopo di prevenire possibili atti sabotaggio operai tedeschi addetti alle raffinerie petrolifere come pure sobillazione indigeni da parte tedeschi residenti isole. Reparti saranno ritirati non appena pericolo svanito.

Governo olandese si è visto costretto prendere misure a causa mancanza forze adeguate garantire sicurezza isole, circostanza che non può verificarsi Indie olandesi largamente munite di forze militari. Primo Segretario ha aggiunto credere fermamente che Governo olandese manterrà status quo Indie olandesi ».

A giudicare da notizie diramate stampa da Agenzia Domei spiegazione e assicurazione data da questa Legazione olandese non avrebbero affatto tranquillizzato questo Ministero degli Affari Esteri, che, preoccupato da contraddizione constatata fra dichiarazione ed atti Governo olandese, si proporrebbe dare istruzioni rappresentanti diplomatici Londra, Parigi e Aja accertare esatta situazione, mettendo così governo giapponese in grado decidere proprio atteggiamento.

(l) -Ora locale. (2) -Vedi DD. 122 e 372. (3) -Ora locale. (4) -Vedi D. 401.
403

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 91. Budapest, 13 maggio 1940 (per. giorno 15).

Mio OB3 del 9 corrente (1).

Voci che circolano insistentemente circa misure militari prese alla frontiera slovacca, movimenti truppe, richiami alle armi, partenza parecchi ufficiali per detta zona confinaria e la notizia diffusa da giornali esteri sospensione delle licenze nell'esercito, hanno creato un certo nervosismo nel pubblico, circa tensione rapporti magiaro-slovacchi.

Si conferma, come ho già avuto occasione di riferire a V. E. che l'Ungheria ha effettivamente rinforzato l'Bo Corpo d'Armata alla frontiera slovacca, portandone gli effettivi almeno nell'organico di guerra, e nello stesso senso avrebbe provveduto per il 2° Corpo cui dislocamento costituisce rincalzo all'Bo. Per quanto invece riguarda l'aviazione, questo Addetto aeronautico asserisce che non sarebbero state prese fino ad ora disposizioni speciali, salvo l'invio di una mezza squadriglia da caccia all'aeroporto di Kassa. Tali misure ridotte, dato le distanze dei campi e degli obiettivi eventuali, come anche l'inconsistenza dell'aviazione slovacca, non contrasterebbero però con i provvedimenti di cui sopra.

Da fonte certa mi viene riferito secondo indicazioni risultanti dal S.l.M.

ungherese che tre apparecchi germanici tipo Henckel 108-109, si troverebbero

attualmente nel capannone n. l al campo di aviazione di Budapest. Piloti dei

detti apparecchi sarebbero ufficiali dell'Aeronautica tedesca attualmente dimo

ranti in un grande albergo della capitale. Sembra altresì che due generali tede

schi, di cui non si fa il nome, si sarebbero recati circa 15 giorni fa a Szeged,

centro principale, come è noto, interessante gli apprestamenti militari alla fron

tiera romena. Mi riservo eventuali ricontrolli.

(l) Non pubblicato

404

IL MINISTRO A LISBONA, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE AEREO 124/03. Lisbona, 13 maggio 1940 (per. giorno 16). Ho visto oggi il sig. Salazar. È stato con me molto cordiale e mi ha detto subito che avrei potuto contare nell'assolvimento della mia· missione sul suo appoggio pieno e sincero. È entrato poi immediatamente nel vivo della questione politica chiedendomi se data la campagna della stampa italiana e i discorsi fatti da alcuni uomini politici nostri nonchè le manifestazioni avvenute a Roma era da considerarsi come probabile o imminente la nostra partecipazione al conflitto. Ho risposto che il Duce aveva fatto grandi sforzi finora per salvare la pace nel Mediterraneo e nei Balcani e che se una « zona di pace » tuttora permaneva in Europa lo si doveva certo all'azione diplomatica italiana. Ma esistevano due ragioni essenziali per cui ad un certo punto la nostra posizione di neutralità armata che avevamo assunto ,fin dall'inizio del conflitto avrebbe potuto divenire difficilmente sostenibile. La prima era che gli eventi precipitavano; un nuovo mondo sarebbe sorto da questo immane conflitto ed era quindi necessario per una grande potenza europea di prendere posizione. N o i non dimenticavamo l'adagio di Waldek Rousseau che« la vie d'un pouple est faite de quarts d'heure ». In secondo luogo la situazione che si era venuta determinando nel Mediterraneo, come avevamo ampiamente documentato, era deventata intollerabile. Le vessazioni, le angherie, le limitazioni di ogni sorta alla libertà del nostro commercio marittimo avevano assunto una misura tale che il Duce non le avrebbe più sopportate. Io stesso ero stato presente a bordo del Roma, nella rada di Gibilterra, a procedimenti polizieschi e inquisitori, da parte degli inglesi, che ricordavano agli italiani sul mare, i metoai adottati nel Lombardo Veneto dall'Austria-Ungheria un secolo fa. Salazar mi ha interrotto dicendomi: «Avete perfettamente ragione. Anche noi subiamo lo stesso trattamento ed io lo sopporto come posso ma me ne dolgo profondamente. Aggiungo che 'i danni che noi risentiamo sono ancora più sensibili dei vostri perchè voi avete una grande flotta commerciale mentre la nostra è modesta e ci viene continuamente arrestata paralizzando così il traffico tra le nostre colonie e la Madre Patria. Tuttavia mi chiedo se a voi non convenga di discutere e trattare con l'Inghilterra. Se l'Italia dovesse entrare in guerra ne avrei un profondo dolore perchè la Turchia seguirebbe inevitabilmente il movimento e i Balcani finirebbero per essere coinvolti anche essi nel conflitto. La mia speranza sinora è stata che il Duce potesse conservare le sue forze intatte per agire col peso di esse ed organizzare così la pace e la nuova Europa. Se tutta l'Europa sarà presa nel rogo della guerra la sola potenza che veramente profitterà dell'avvenire sarà la Russia che si guarderà bene dal lasciarsi trascinare nella mischia e propagherà su un'umanità sanguinante e minorqta il veleno del bolscevismo. Io mi chiedo -ha proseguito Salazar -quale convenienza abbiate a favorire lo stabilimento di un'egemonia continentale tedesca che ~arà d'un ter

ribile peso per voi. A mio avviso la funzione dell'Italia dovrebbe essere quella di equilibrare le forze, tenendo presente che i tedeschi hanno la guerra e la con

quista nel sangue. La guerra è una fatalità storica che pesa nel destino della

razza germanica. Hitler vi ha garantito che la frontiera tra i due popoli sarà

eterna ma questa dichiarazione lascia il tempo che trova e 'il Duce ha risposto

con una massima veramente eterna e valida per tutti, che le frontiere si difendono

e non si discutono~.

Ho risposto che il Duce aveva fatto durante 17 anni sforzi immensi, che

saranno riconosciuti meglio un giorno dalla storia, per svolgere l'azione equili

bratrice di cui egli parlava. La conferenza del disarmo, la parità dei diritti alla

Germania, Stresa, il Patto a Quattro erano state le grandi tappe di questa mira

bile funzione diplomatica che se fosse stata accettata avrebbe garantito la pace

dell'Europa per una generazione. La responsabilità della rottura d'un equilibrio

che si era cercato di stabilire con una straordinaria perseveranza spettava unica

mente ai governi di Parigi e di Londra ed alle loro ideologie antitotalitarie. Noi

non avevamo alcun interesse a favorire un'egemonia continentale tedesca futura

ma volevamo sottrarci ad una egemonia marittima attuale. La nostra vita e il

nostro destino erano nel Mediterraneo. Le porte di casa nostra erano chiuse.

Noi non avevamo comunicazioni dirette con l'Impero. Ogni possibilità di libera

espansione verso il Sud ci era vietata dalla situazione paradossale del Mediter

raneo. Il Duce pensava che un popolo che non avesse possibilità di sbocco sul

l'Oceano non potesse considerarsi pienamente indipendente. Quanto al bolsce

vismo dovevano soprattutto temerlo i popoli che non avevano fatto la loro rivo

luzione sul terreno sociale e spirituale non quelli che come il tedesco e l'italiano

l'avevano affrontata e già avevano realizzato una più larga giustizia per i lavo

ratori e le classi meno abbienti. L'Italia non temeva il bolscevismo e voleva

affrancarsi da certe forme di schiavitù politica quale derivavano dalla situazione

presente nel Mediterraneo.

Salazar mi ha cortesemente detto che trovava fondato questo ragionamento.

Quando all'idea del Duce che i popoli che non s'i affacciavano sull'Oceano non

potevano considerarsi pienamente indipendenti osservava che il suo paese pur

essendo tutto sull'Oceano non poteva a sua volta considerarsi indipendente e se

ne rammaricava. Ma ha obiettato che tale limitazione nasceva da un rapporto

di forze non da una insostenibile situazione geografica e che quindi il principio

dell'indipendenza non veniva infirmato.

Salazar è venuto quindi a parlare della Spagna dicendomi che egli sperava

vivamente che il Governo spagnolo non si sarebbe lasciato trascinare nel con

flitto qualora questo si fosse propagato al Mediterraneo. «La Spagna -egli ha

detto -ha problemi 'interni assai gravi da risolvere. È uscita prostrata dalla

guerra civile e ha bisogno assoluto di riprendere respiro. In fondo la rivendica

zione di Gibilterra è soltanto una rivendicazione sentimentale perchè la Spagna

ha una costa oceanica ed ha quindi l'indipendenza piena cui accenna il Duce,

Quanto alle sue rivendicazioni marocchine non credo che esse valgano il prezzo

di una guerra~.

Ho chiesto nettamente a Salazar, visto la confidenza con cui mi parlava, quale sarebbe stato l'atteggiamento del Portogallo qualora la Spagna si fosse trovata nella necessità di partecipare ad un conflitto nel Mediterraneo e ho domandato se gli impegni del Portogallo nei confronti dell'Inghilterra erano tali che lo avrebbero obbligato ad intervenire a sua volta a fianco della Gran Bretagna.

Salazar mi ha testualmente risposto: «Nessun impegno ci obbliga ad 'intervenire in un conflitto armato, anche se la Spagna dovesse prendere posizione. La nostra alleanza con l'Inghilterra è puramente dif€nsiva e noi contiamo su di essa soprattutto per la difesa delle nostre colonie. Questa alleanza è talmente elastica che ci ha permesso di stipulare un patto con la Spagna che costituisce una garanzia reciproca per i due paesi. Io farò di tutto, anche nel caso che la Spagna sia coinvolta nella guerrà per tenerne lontano il Portogallo. Questo popolo ha troppo sofferto negli ultimi S€coli ed ha bisogno di lavoro e di raccoglimento. D'altra parte un nostro intervento -ha concluso Salazar -non sarebbe di nessuna utilità pratica per l'Inghilterra».

Il sig. Salazar non è parso molto sincero e deciso in queste sue dichiarazioni. Il problema è però di sapere -nel caso in cui veramente la Spagna dovesse prender posizione contro l'Inghilterra-se quest'ultima non manovrerebbe all'interno per rovesciare il regime salazariano e sostituirlo con un altro gov€rno ligio alla volontà britannica.

Il sig. Salazar ha terminato il colloquio, che è stato cordialissimo, pregandomi di trasmettere un messaggio di saluto a Voi riaffermandomi con calde parole la sua vecchia fed€le e sincera ammirazione .per il Duce.

405

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 9. Teheran, 13 maggio 1940 (per. giorno 19). Questo Addetto Militare tedesco mi ha detto che l'esercito del gen. Weygand si starebbe concentrando nella regione di Mosul, ove giungerebbero pure truppe indiane e neo-zelandesi. Scopo della concentrazione sarebbe di sferrare un attacco verso la frontiera russa passando su territorio 'iraniano ed evitando quello turco, €d in particolare percorrendo l'ottima strada asfaltata che da Mossul, traversando Ruwandiz, giunge alla frontiera iraniana a Rayat, per traversarla e percorrere poi la cattiva' strada che scende al lago d'Urmia fino a Tabriz. Questo Ministro di Germania, nel confermarmi la notizia predetta, ha aggiunto di averne parlato a questo Ministro degli Esteri, che ha risposto che l'Esercito iraniano saprebbe difendere la frontiera soprattutto in quella regione quanto mai difficile. Lo stesso Ministro di Germania mi ha poi parlato di forti concentrazioni di truppe sovietiche che si starebbero effettuando sulla frontiera iraniana, e particolarmente nell'angolo Nakhiéevan-Dzulfa, con lo scopo non solo di fronteggiare qualsiasi avanzata di Weygand, ma di prevenirla entrando in Iran in forza dell'art. 6 del Trattato irano-sovietico del 1921 di cui al mio telegramma per corriere n. 05 del 4 aprile u. s. (1). Egli ritiene che Weygand non effettuerà per ora alcun movimento in Iran in attesa delle decisioni dell'Italia, ma che

indubbiamente i grandi giacimenti petroliferi di Baku sono oggetto principale della sua missione.

2S - Dowmenti diplomatici · Serie IX · Vol. IV.

D'altro canto lo stesso Ministro di Germania ammette che le idee sovietiche nei riguardi dell'Iran sono molto oscure, ma che tutto lascia supporre che il Governo di Mosca abbia abbandonato il sogno zarista di Santa So·fia e del libero accesso al Mediterraneo, mare chiuso, e che molto più praticamente tenda verso il Mare aperto, a nord verso Narvik ed a sud allo Shatt-al-Arab, ed al Golfo Persico, sulle cui rive ci è anche il miraggio degli immensi giacimenti petroliferi.

Mi risulta che lo Scià non abbia finora data la sua sanzione al trattato di commercio irano-sovietico del 25 marzo u. s. e che ciò abbia determinato una nuova tensione nei rapporti fra Iran e U.R.S.S.

Mi risulta pure però che lo Scià sia tutt'altro che soddisfatto della politica di r~fiuti finanziari alle richieste dell'Iran seguita da Londra, ed in particolare dalla Anglo-Iranian-Oil-Company e che abbia lasciato trapelare la sua simpatia per la Germania e per una sua eventuale vittoria, che schiacci la Gran Bretagna, per poter egli impadronirsi della Anglo-Iranian-Oil-Company.

Debbo infine segnalare che da due mesi questo Ambasciatore di Turchia ha chiesto di essere ricevuto dallo Scià che ha rifiutato finora di vederlo.

(l) Vedi D.D.I., Serie IX, vol. III, D. 703.

406

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. 1842/769. Mosca, 13 maggio 1940 (1).

Con un leggero anticipo sul previsto gli accordi commerciali tra U.R.S.S. e Jugoslavia sono stati firmati a Mosca 1'11 maggio corr. Il 12 maggio i giornali sovietici ne hanno dato l'annuncio con il seguente comunicato:

«L'll maggio 1940 è stato firmato a Mosca fra l'Unione Sovietica e la Jugoslavia un Trattato di Commercio e di Navigazione, un Protocollo al medesimo circa la Rappresentanza Commerciale dell'U.R.S.S. in Jugoslavia e circa una provvisoria Delegazione Commerciale di Jugoslavia nell'U.R.S.S. ed un Accordo per gli scambi ed i pagamenti per il 1940-41.

Il totale degli scambi di merci fra l'U.R.S.S. e la Jugoslavia per il 1940-41, in base all'accordo per gli scambi e pagamenti, ammonterà a 176 milioni di dinari.

L'Unione Sovietica intende importare dalla Jugoslavia rame, concentrati di minerali di piombo e di zinco, lardo di maiale ed altre merci e fornire alla Jugoslavia macchine agricole ed altre, petrolio, cotone ed altre merci.

Dalla parte sovietica i suddetti accordi sono stati firmati dal Commissario del Popolo per il Commercio Estero dell'U.R.S.S., A. I. Mikoyan, e dalla parte jugoslava dall'ex Ministro delle Finanze sig. Giorgievié e dal vice Ministro del Commercio e dell'Industria sig. S. Obradovié » (2).

Le prime notizie desunte dal predetto comunicato hanno immediatamente confermato l'opinione prevalente in questi circoli diplomatici che cioè la mis

sione commerciale della Delegazione jugoslava altro non era che una copertura per poter riprendere normali contatti con questo Governo. Infatti lo stesso comunicato informa (e poteva benissimo .tacerlo) che l'ammontare complessivo degli scambi si aggirerà sui 176 milioni di dinari pari a 78 milioni di lire e cioè 39 milioni di esportazioni ed altrettanti di importazioni.

L'esiguità delle cifre conferma l'inesistenza di ragioni di commercio e l'impossibilità di crearne delle nuove. Da informazioni fornite dallo stesso capo della Delegazione jugoslava sono risultati i seguenti dettagli:

l) sono stati firmati tre atti:

a) un atto di commercio e di navigazione;

b) un protocollo circa la rappresentanza commerciale sovietica in Jugoslavia e una provvisoria delegazione commerciale di Jugoslavia in U.R.S.S.;

c) un accordo per gli scambi ed i pagamenti.

Lo stesso comunicato quindi .informa che la delegazione commerciale jugoslava in U.R.S.S. è soltanto provvisoria cioè fino alla sua trasformazione in Legazione di Jugoslavia, fatto che avverrà subito dopo il riconoscimento de jure. La ratifica degli accordi avrà luogo immediatamente e lo scambio delle ratifiche avverrà a Mosca.

2) Più dell'SO % delle importazioni jugoslave dall'U.R.S.S. saranno costituite da cotone, per un ammontare di un milione di dollari. Il resto sarà costituito da asbestos. Petrolio e macchine agricole in quantità nominali. Lo stesso Giorgievié ha però ammesso ritenere molto improbabile che la quantità di cotone promessa possa essere consegnata dall'U.R.S.S.

3) L'accordo clearing prevede che la Jugoslavia non potrà coprire con le sue importazioni l'ammontare delle esportazioni sovietiche. La differenza quindi dovrà essere pagata in valuta; cioè dollari americani, la sola moneta qui accettata come tale.

Il mio informatore mi faceva però osservare che lo stesso Giorgievié una settimana prima gli aveva comunicato che Mikoyan, con grande comprensione per la posizione economica jugoslava, aveva accettato il pagamento in dinari.

Riteneva quindi che l'accordo di clearing contenesse bensì una clausola per il pagamento in valuta, ma che, in realtà, il Governo sovietico aveva accettato, in un accordo rimasto segreto, il pagamento 'in dinari. Il mio informatore aggiungeva che tale apparente concessione era stata accettata dal Governo sovietico perchè esso si proponeva di pagare le spese della sua Rappresentanza a Belgrado, e soprattutto le spese della propaganda comunista in Jugoslavia. Nell'accordo però il Governo sovietico ha preteso che figurasse la clausola fittizia del pagamento in valuta, per non pregiudicare la sua posizione in eventuali futuri negoziati con altri Stati.

4) Il Capo della Delegazione jugoslava ha infine comunicato che l'elemento politico principale da lui tratto nella sua lunga conversazione con Molotov era costituito dalla insistenza con la quale il Commissario per gli Affari Esteri aveva esposto il desiderio e la necessità di pace dell'Unione Sovietica e la speranza che tale convinzione fosse divisa anche dal Governo jugoslavo.

Per quanto ciò possa apparire in contraddizione con gli scopi segreti del Kremlino pure il Giorgievié è stato categorico in questa sua affermazione. È evi

dente che il Governo sovietico vuole forse per ragioni interne e contingenti,

forse e soprattutto per ragioni di propaganda -di grande efficacia sulle masse

in questi momenti -avvalorare nel mondo l'idea che, oggi, l'Unione Sovietica

è l'unico grande paese d'Europa che desideri veramente la pace.

Dal complesso delle notizie raccolte, si è potuto desumere che la Delegazione

jugoslava è venuta a Mosca con lo scopo apparente di negoziare un accordo

commerciale che, in pratica, si è dimostrato pressochè irrealizzabile, in realtà

il suo vero scopo è stato quello di riannodare i contatti interrotti dalla guerra

del 1914 e permettere così un successivo ristabilimento di normali relazioni

diplomatiche. Tale procedura è stata forse ritenuta indispensabile dalle condi

zioni dell'opinione pubblica interna e dalle esigenze della Corte. Ma su ciò

non sono certo il migliore giudice.

Da parte sovietica invece è apparso evidente che tale apertura della Jugo

slavia è stata accolta con grande soddisfazione. In primo luogo perchè dimo

strava la crescente importanza che va assumendo l'Unione Sovietica nella poli

tica internazionale e specialmente nello scacchiere balcanico.

In secondo luogo perchè il ristabilire le relazioni diplomatiche con l'ultimo

ed il più forte degli Stati slavi della penisola balcanica significa riguadagnare

posizioni perdute con la guerra che, se non importantissime oggi, possono diven

tarlo domani permettendo ulteriori sviluppi, e nuove possibilità di penetrazione

politica, econç>mica ed ideologica.

Questo Governo ha scartato ufficialmente ogni idea di panslavismo, pervaso

cosi come è dalla febbre di proselitismo ideologico universale. Le necessità sto

riche però che imposero una politica imperiale panslavr. nei Balcani, con mèta

ultima Constan"tinopoli, rifanno ora breccia al Kremlino sotto il duplice aspetto

della sicurezza e della propaganda politica e sociale.

La Delegazione jugoslava è ripartita il 12 maggio corrente.

(l) -Manca l"indicazione della data d'arrivo. (2) -Vedi Foreign Re!ations of the United States, 1940, vol. I, p. 465, Washingion, United States Government Printing Office, 1959.
407

IL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

L. s. N. (TRADUZIONE) (1). Quartiere Generare der Fiihrer, 13 maggio 1940. Ricevete prima di tutto il mio riconoscente ringraziamento per la comprensione da Voi mostrata (2) di fronte alle necessità che mi hanno costretto ad agire. Il Vostro personale atteggiamento, che corrisponde --come ben so -a quello del Vostro Partito, della stampa, e dell'opinione pubblica, è per noi un elemento di sollievo di straordinaria efficacia. Io posso oggi, Duce, darVi un quadro generale dei risultati della nostra azione. Prima di ogni ·cosa debbo dirVi che sono sicuro che naturalmente, anche

questa volta, come in Polonia e in Norvegia, i nostri avversari, in mancanza di effettivi successi, ricorreranno alla diffusione delle più assurde menzogne.

Io considero sciocco questo sistema, perchè in ,poco tempo viene smentito dalla

verità dei fatti.

Gli avvenimenti di questi giorni sono i seguenti:

L'attaco si è iniziato sul fronte tra Groninga e l'estremità meridionale del

Lussemburgo cioè su una lunghezza di circa 450 chilometri in linea d'aria.

A partire da ieri mattina, anche sul fronte tra il Reno e la Mosella agiscono

alternativamente, in diversi punti, truppe di avanguardia.

I primi tre giorni di offensiva sul fronte anzidetto di 450 chilometri hanno

dato come risultato lo sfondamento di tutte le posizioni fortificate di frontiera.

Queste erano costituite, in parte, da opere straordinariamente forti, le cui pos

sibilità di resistenza erano accresciute da un insieme di fiumi e canali collegati

fra loro.

Tuttavia, ormai è occupata tutta l'Olanda del Nord, cioè la Provincia di

Groninga; la linea di resistenza della Issel è nel suo complesso sfondata e

aggirata; la linea di Grebbe rotta in alcuni punti importanti.

Indipendentemente da ciò, sono scesi reparti di paracadutisti e truppe aero

trasportate anche nella zona tra l'Aja, Rotterdam, Dordrecht e Norddeich. Questi

elementi di collegamento che hanno preso piede a circa 120-130 chilometri avanti

le nostre linee, si sono battuti con incredibile valore; i ponti che essi hanno

occupati sono sicuri; le zone da essi occupate si allargano; tutti gli attacchi

degli olandesi e verosimilmente anche quelli di piccoli reparti inglesi sono

stati respinti.

Fino da ieri sera, dopo aver superato gravi ostacoli e resistenze, le avanguardie delle prime formazioni corazzate e motorizzate hanno preso contatto con loro. Divisioni di fanteria procedono a marce forzate nella stessa direzione. In tal modo si è stabilito il collegamento e la linea fortificata olandese è ormai spezzata dall'interno.

A sud di essa sono stati attraversati in vari punti il Canale Giuliana, la Mosa, il Canale Guglielmo, 'il Canale Mosa-Schelda e il Canale Alberto. Le truppe tedesche muovono da queste posizioni concentrandosi nella direzione di Anversa.

Il problema più difficile, Duce, era il passaggio della Mosa e del Canale Alberto presso Maastricht. Questa posizione è difesa dalia fortezza di Liegi che è stata fortificata in modo straordinario dopo la guerra mondiale. Già la Mosa è di per se stessa un grave ostacolo. A occidente di tale posizione, poi, il Canale Alberto, che arriva in quei dintorni a profondità di circa 60 metri, rappresenta una fortificazione artificiale di primissimo ordine. Le vie per attraversarlo si trovano sotto il fuoco del forte Eben-Emael, che è l'opera militare più importante di tutto il fronte occidentale. La stessa linea Maginot non possiede infatti alcuna fortezza così estesa e così armata. Questo forte e i vicini ponti -che non si possono sostituire in breve tempo -vennero fulmineamente attaccati alle ore 5,30 del mattino del 10 maggio. Dopo pochi minuti il forte era messo a tacere. Dei tre ponti sul Canale Alberto, due completamente intatti sono stati occupati da noi, il terzo veniva danneggiato lievemente dai belgi.

Agli olandesi però, a causa di un malaugurato contrattempo, riusciva a far saltare in aria i ponti in Maastricht. Ma ciò rappresentava cosa di poca importanza, poichè si potettero subito sostituire con ponti di fortuna. Le nostre truppe, quindi, mantenendosi in stretto contatto fra di loro, incominciarono l'attacco contro la fortezza di Liegi, occupando progressivamente casamatta dopo casamatta, forte dopo forte. Proprio ora ricevo la notizia che sulla cittadella di Liegi sventola la croce uncinata. Intanto le divisioni che avevano attraversato la Mosa e il Canale Alberto hanno ricacciato indietro le formazioni belghe e respinto contrattacchi francesi. Tali divisioni, dopo aver ricevuto i previsti rinforzi, incominceranno l'attacco verso occidente.

A sud di Liegi si è dovuto attraversare con forza un territorio ricco di foreste, fortificato straordinariamente e da mesi preparato ,per ostacolare l'avanzata. Lo spazio da occupare aveva dal confine tedesco fino alla Mosa, a sud di Namur, una profondità in linea d'aria di circa 100 chilometri. In questa zona è stato cosi aspramente combattuto che già ieri sera alcune delle nostre avanguardie giungevano alla Mosa ed altre si accampavano a pochi chilometri dal fiume. Da stamattina comincia lo spiegamento del grosso delle divisioni. Il Lussemburgo è stato occupato velocemente nel primo giorno.

Distaccamenti francesi avanzati nella parte meridionale del Lussemburgo e del Belgio sono stati attaccati e ricacciati sulla linea Maginot. In tal modo, Duce, è stata creata la necessaria garanzia per le ulteriori operazioni dell'ala settentrionale dell'esercito contro la costa belga-olandese.

Questi sono i risultati territoriali dei primi tre giorni.

Conseguenze materiali: è stato attacccato un gran numero di Divisioni belghe ed olandesi che sono state in parte rovesciate, in parte distrutte. Dappertutto sono stati respinti i tentativi francesi di ritardare od impedire con le unità avanzate dei loro reparti corazzati o motorizzati, lo svolgimento delle operazioni. Il numero dei prigionieri si calcola già in diecine di migliaia.

Nell'aria: nella mattina del 10 maggio sono stati attaccati 72 campi di aviazione francesi che sono stati in parte danneggiati e parzialmente distrutti. Da quel momento la nostra arma aerea con ininterrotte irruzioni ha colpito lo spiegamento strategico avversario distrutto gradualmente i campi di aviazione e si è assicurata nel corso del primo giorno l'assoluta supremazia nell'aria. Se si fa astrazione dai singoli e disorganizzati bombardamenti operati durante la notte, non è ormai più possibile un efficace attacco da parte delle forze francesi ed inglesi, specialmente di giorno. Vi posso dare un esempio: al momento del ristabilimento dei ponti di fronte a Maastricht si iniziò un enorme afflusso di unità tedesche avanzanti su questo ponte e su quelli del Canale Alberto. Qui le forze aeree inglesi e francesi eseguirono effettivamente e per due volte attacchi diretti ad impedire l'avanzata. La prima volta su sedici aeroplani ne vennero abbattuti sedici e doè otto da nostri aeroplani da caccia e otto dall'artiglieria antiaerea. Poche ore dopo ebbe luogo un secondo attacco operato con venti aeroplani che vennero tutti abbattuti, sedici dai nostri caccia, quattro dall'artiglieria antiaerea. L'aviazione nemica non ha potuto in alcun modo impedire o semplicemente disturbare lo schieramento strategico e l'avanzata delle nostre unità. Singoli attacchi operati su città tedesche nonchè sul territorio della Ruhr -attacchi che sono stati del resto negati dagli inglesi per codardo timore di rappresaglie -sono stati dolorosi per le singole vittime colpite ma assolutamente senza importanza dal punto di vista economico o militare. Le perdite dei primi tre giorni di combattimento per l'armata franco-anglo-belga, ammontano a un minimo oscillante tra 1100 e 1400 apparecchi. Numerosi campi d'aviazione sono distrutti e i fabbricati annientati. L'organizzazione terrestre dell'aviazione può essere considerata come danneggiata ed in parte come spezzata.

SuL mare: in questo campo soprattutto i nostri aviatori hanno causato nuove gravi perdite agli inglesi con continui attacchi. La Marina britannica si assottiglia visibilmente in ispecie per quanto riguarda cacciatorpedinieri ed incrociatori. Le nostre perdite per terra e nell'aria sono state straordinariamente ridotte. Non si possono paragonare a quelle dell'avversario.

Questa, Duce, è la situazione così come oggi si presenta. Gradite ancora una volta il mio ringraziamento per la Vostra lettera che mi avete diretta in questi storici giorni, e ricevete il mio saluto cameratesco (1).

(l) -L'originale tedesco non è stato rintracciato. (2) -Vedi D. 353.
408

IL MINISTRO A MONTEVIDEO, BELLARDI RICCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 43. Montevideo, 14 maggio 1940, ore 0,50 (per. ore 6,45).

Previa richiesta telegrafica scorsa notte al Presidente Panamà di avviare urgenza di fronte invasione Belgio Olanda consultazioni previste da dichiarazioni Panamà 1939, questo Governo ha inviato stasera a vari governi sud americani progettate dichiarazioni di protesta e solidarietà continentale.

Mi si afferma a questo Ministero degli Affari Esteri che dichiarazioni non pregiudicheranno tuttavia in alcun modo mantenimento neutralità. Si prevedono riserve da parte del Cile e Messico.

409

L'AMBASCIATORE A BRUSSELLE, PAULUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATISSIMO 94. Brusselle, 14 maggio 1940, ore 2,30 (per. ore 10).

Gran Maresciallo della Corte mi ha chiesto se è vera la voce secondo cui Duce avrebbe fatto passi Fuehrer per pregarlo di evitare bombardamenti aereo e terrestre città aperta Brusselle.

Ho risposto di non avere alcuna informazione ufficiale in proposito, ma che l'avrei chiesto a V. E.

Ho creduto comprendere che tale notizia interessa particolarmente Sua Maestà.

(l) Vedi Documents an German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. IX, cit., DD. 239 e 242.

410

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 411. Londra, 14 maggio 1940, ore 14. Mio 404 (1). Il Segretario di Stato per gli Affari Esteri Halifax presentato ieri ai Lords identica mozione a quella presentata contemporaneamente da Churchill alla Camera dei Comuni. Halifax ha accompagnato presentazione mozione breve esposizione c"ircostanze che provocato formazione nuovo Governo, ha detto che Primo Ministro Chamberlain, dopo dibattiti avvenuti in settimana scorsa alla Camera dei Comuni, aveva ritenuto che una qualche azione dovesse immediatamente essere presa come essenziale per assicurare nella maggiore misura possibile l'unità nazionale. Anche prima avvenimenti bellici dopo gli ultimi giorni era evidente che ci si avvicinava ad una delle più gravi fasi del conflitto, ed è in particolare per tale motivo che Chamberlain aveva sentito come non si dovesse frapporre tempo nell'attuare l'unità politica che era, ad avviso unanime, necessaria per esprimere con massima efficacia la comune intenzione della Nazione. Chamberlain giudicò quindi che, date le particolari circostanze del momento, egli dovesse recare al comune obiettivo il contributo di rassegnare le proprie dimissioni, facendo noto contemporaneamente di essere pronto a collaborare con Churchill ove quest'ultimo fosse stato richiesto dal Sovrano di formare il nuovo Gabinetto. Dopo aver reso omaggio all'esempio di disinteresse personale e di patriot-tismo offerto da Chamberlain verso cui, Halifax ha detto, il Paese è grandemente debitore, Halifax ha continuato dicendo che il nuovo Primo Ministro ha gradito affidargli un compito di immensa responsabilità. Churchill potrà dare al Parlamento ed alla Nazione quella netta decisione che sarà necessaria per poter portare la guerra fino alla vittoria. Riferendosi agli ultimi sviluppi conflitto, Halifax ha dichiarato che una volta di più la Germania aveva tentato di travolgere due dei minori Stati limitrofi con un cinico e completo sprezzo dei trattati, delle assicurazioni date e perfino dei più elementari principi dell'ordine internazionale. Tale crimine, fa seguito a così breve distanza agli altri recentissimi compiuti contro la Norvegia e la Danimarca, pone una volta di più chiaramente dinanzi al mondo intero quali siano le forze contro cui gli alleati combattono, e quale sia il prezzo che il mondo dovrebbe pagare in caso di una vittoria tedesca. Dopo avere succintamente esposta l'attuale fase delle operazioni militari in corso nell'Olanda e nel Belgio, Halifax si è riferito alla situazione in Norvegia dicendo che nella zona di Narvik le truppe britanniche si spingono verso il sud e sono ormai entrate in contatto con i reparti tedeschi e che avanzano da Namses. Quanto alla recente visita a Londra del Ministro norvegese Koht,

Halifax ha dichiarato che egli aveva assicurato il Ministro norvegese che il fatto che la Gran Bretagna doveva ora fronteggiare la nuova minaccia risultante

dalla nuova aggressione tedesca contro l'Olanda ed il Belgio, non alterava in

alcun modo la determinazione britannica di fornire in cooperazione con i propri

alleati ogni possibile assistenza al Governo norvegese ed al popolo norvegese

nelle zone settentrionali di quel paese. Riferendosi inoltre allo sbarco di truppe

britanniche in Islanda, Halifax ha detto che tali contingenti di sbarco sono stati

festosamente accolti dagli abitanti, i quali sapevano che le truppe britanniche

erano state inviate soltanto per far sì che potesse essere evitato al popolo islan

dese il fato che aveva colpito la popolazione danese e quella della Norvegia

meridionale.

Halifax ha concluso affermando che tutta la dottrina e la prassi della Ger

mania Nazista erano state 'intese negli ultimi anni ad esaltare il valore della

forza fisica e materiale ad esclusione di ogni altra, deridendo tutte le virtù e

gli ideali britannici, che erano stati soffcati o minacciati di annichilimento;

è contro questo vangelo del materialismo, con quelle forme di 'inciviltà che pos

sono risultare, che la Gran Bretagna sta ora combattendo. Indubbiamente gli

alleati dovranno sopportare 'in questa lotta gravi danni materiali, ma è ugual

mente indubbia la loro vittoria finale. La formazione del nuovo Governo cui

sono stati inclusi tutti i partiti politici ingles'i, costituisce la immediata risposta

alla minaccia tedesca.

Dopo Halifax ha preso la parola il capo dell'opposizione laburista ai Lords, Snell, che ha portato l'appoggio del proprio partito alla mozione governativa. Questi giorni sono giorni non lieti -egli ha detto -per il popolo britannico, ma esso è del tutto risoluto a continuare l'opera iniziata. Il popolo britannico non ha nessun sentimento di odio per quello tedesco di cui non intende impedire il naturale legittimo sviluppo; ma esso non tollererà la sua sete di predominio nè la brutalità di metodo del suo attualè Governo.

Analoghe dichiarazioni della mozione governativa e di intero appoggio al Governo, in nome della necessaria unità nazionale, sono fatte per i liberali da Lord Grewe che riprendendo l'accenno di Snell, ha nuovamente affermato che la Gran Bretagna non nutre alcuna animosità contro la Nazione tedesca, ma che d'altra parte la pace non può essere raggiunta nel mondo se non viene sradicato il veleno nazista.

Dopo altri brevi analoghi interventi dell'Arcivescovo Canterbury, Lord Salisbury e Lord Sankey, è stato proceduto alla votazione sulla mozione governativa, che è stata approvata alla unanimità assoluta.

(l) Non pubblicato.

411

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 231. Washington, 14 maggio 1940, ore 14,14 (per. giorno 15, ore 5,30). Offensiva tedesca nei Paesi Bassi e Belgio ha posto primo piano in questa opinione pubblica questione «difesa » Stati Uniti e continente americano da possibile aggressione. Da varie parti si chiede che forze navali ed aeree vengano

aumentate al più presto e che si dia sviluppo a forze terrestri anche stabilendo se necessario per queste ultime una forza di coscrizione obbligatoria.

Preoccupazioni ordine pubblico commerciale e sociale vengono prospettate a seguito di un eventuale predominio Potenze totalitarie giacchè tale evenienza restringerebbe influenza americana nel mondo, ne minaccerebbe organizzazione sociale e distruggerebbe principi e leggi economico-finanziarie su cui è basata prosperità e vita americana.

Dato carattere di guerra combattuta che conflitto europeo ha ora assunto e conseguente possibilità di importanti risultati a scadenza relativamente breve, opinione prevalente è che un diretto aiuto americano agli alleati non potrebbe essere praticamente più efficace di quello che viene ora dato.

Comincia intanto però ora prospettarsi nella stampa quello che potrebbe essere compito Stati Uniti in seguito eventuale estendersi della guerra e cioè difesa democrazie nel settore del Pacifico, opponendosi ad ogni iniziativa giapponese nei riguardi Indie Orientali Olandesi la cui produzione stagno gomma petrolio è indispensabile Stati Uniti d'America, Francia e Inghilterra.

In relazione tale evoluzione psicologica del paese di fronte ad un possibile estendersi della guerra si prevede un indebolimento delle forze che opponevasi finora in omaggio tradizione politica americana, ad un terzo termine presidenza Roosevelt. Sta di fatto che cominciasi affermare apertamente influenza che esito della guerra in Europa potrebbe avere su interessi vitali continente americano. In relazione gravità avvenimenti internazionali viene riconosciuta alta importanza fattore italiano sia per suo peso diretto nel conflitto sia per conseguenze politico-militari che intervento Italia è destinato determinare.

412

IL MINISTRO AL CAIRO, S. MAZZOLINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. URGENTE 255. n Cairo, 14 maggio 1940, ore 18 (per. ore 22,45). Nel corso della conversazione di questa mattina Presidente del Consiglio mi ha detto essere stato informato di un dispaccio che Ambasciatore d'Inghilterra a Roma avrebbe inviato al Foreign Office dopo il colloquio con il Conte Ciano giorno 8 corrente (1), nel quale avrebbe detto che Italia strettamente unita alla Germania, entrerebbe in guerra quando questa fosse realmente cominciata. In seguito a tale notizia, che Ali Maher Pascià mi ha fatto intendere di aver ricevuto dall'Ambasciata, sarebbero stati presi i recenti provvedimenti di eccezione in Egitto. Presidente del Consiglio ha soggiunto che qualora l'Italia dichiarasse guerra agli Alleati, Egitto, come già ha fatto nel conflitto con la Germania, non seguirebbe l'Inghilterra e non dichiarerebbe la guerra non ritenendosi vincolato farlo dal Trattato. Ove per altro l'Italia attaccasse territorio egiziano, dichiarazione di guerra sarebbe inevitabile.

Ali Maher Pascià mi ha detto che Egitto intende conservare e consolidare rapporti amichevoli che lo uniscono all'Italia, che il suo Governo riconosce

legittime aspirazioni nostre sull'Amministrazione Canale di Suez, i diritti sullo Statuto degli Italiani di Tunisia e nessun ostacolo porrebbe mai alla loro realizzazione.

Ha quindi posto in rilievo la sua politica volta ad affermare personalità Egitto che dovrà uscire dal conflitto svincolato da ogni legame e riferendo quanto già mi aveva detto ieri, ha auspicato giorno in cui Egitto, libero dalla presenza di esercito straniero, potrà dedicarsi ai vincoli di naturale amicizia con le Nazioni del Mediterraneo che deve tornare ai Paesi che lo circondano.

(l) Vedi GALEAZZO CIANO, Diario (1939-1943), vol. l, pp. 259-260, Milano, Rizzoli, 1946.

413

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 412. Londra, 14 maggio 1940, ore 20.

Con mio telegramma n. 404 (l) ho già segnalato a V. E. annunzio dato ieri ai Comuni da portavoce partito laburista circa avvenuta approvazione con

2.143.000 voti favorevoli contro 170.000 contrari, di una mozione di fiducia del nuovo Governo votata lo stesso giorno della conferenza del partito laburista a Bournemouth.

Mozione presentata da Attlee era redatta come segue: «La conferenza approva l'unanime decisione presa dal Comitato esecutivo nazionale, se partito laburista dovesse assumersi la sua parte di responsabilità attraverso una piena partecipazione al nuovo Governo che, sotto il nuovo Primo Ministro, non può non riscuotere la fiducia del Paese. La conferenza s'impegna inoltre a dare tutto il proprio appoggio al nuovo Governo nei suoi sforzi per assicurare una vittoria rapida ed una pace giusta».

Il Congresso inziatosi con dichiarazioni suo Presidente Ayrton Gould, che ha identificato il nazismo con negazione libertà di pensiero e parola; una vittoria tedesca avrebbe avuto come conseguenza uno stato di schiavità per la Gran Bretagna. Il movimento laburista tendeva a rispondere alla inequivicabile attesa dell'opinione pubblica per sua partecipazione all'organizzazione della vittoria decisiva sul nemico.

Ha parlato quindi Attlee dichiarando che di fronte crisi più grave che abbia mai colpito eiviltà e mentre si svolge forse la più grande battaglia che storia conosca è necessario che ciascuno si assuma propria responsabilità. Partito laburista ha pertanto agito in conseguenza: di fronte ad avvenimenti di tale drammacità nulla è più vano che oziose discussioni sul pacifismo, o sulla distinzione tra guerre imperialistiche e guerre non imperialistiche. Laburisti avevano criticato Governo precedente considerando che esso fosse venuto meno proprio compito.

Una volta deciso di provocare votazione di fiducia ai Comuni, il Partito ha sentito di doversi assumere le conseguenze del proprio .atto e pertanto dichiara di essere pronto ad accettare la propria parte di responsabilità se fosse avvenuto l'aspicato mutamento ministeriale. Di qui la decisione presa dall'esecutivo del

partito, anticipando deliberazioni della conferenza del partito sotto la pressione

del rapido svolgersi degli eventi. Accennando sue conversazioni con Churchill

circa composizione Governo, Attlee ha aggiunto aver detto nuovo Primo Mini

stro che rappresentanti partito laburista potevano entrare far parte nuovo

Gabinetto solo se sorretti dall'appoggio dell'intero Partito, vale a dire in veste

di veri e propri collaboratori e non già di semplici ostaggi. Attlee ha terminato

dicendo che nuovo Governo voleva essere segno di unione per tutte le energie

nazionali ed ha riaffermato ,fiducia nella vittoria malgrado gravità circostanze

che dovranno essere superate.

Mozione presentata da Attlee ha raccolto quasi unanime favore oratori

succedutisi e tra l'altro assicurato l'esecutivo del parito dell'appoggio delle

maggiori organizzazioni operaie.

Dopo dichiarazioni laburiste Macdonald ha presentato mozione per affer

mare che conflitto attuale è semplicemente guerra imperialistica e che pertanto

il movimento laburista e Trade Unions dovevano condurre la più rigorosa lotta

per imporre cessazione ostilità, ha riassunto discussione Greenwood che ha vio

lentemente criticato bizantine distinzioni tra guerra imperialistica ed ogni altro

genere di guerra più o meno santa, mentre il nemico è alle porte. Se imperia

lismo vi era, egli ha aggiunto, d'imperialismo poteva parlarsi soltanto nei riguar

di Germania e in ogni caso il partito laburista si impegnava combattere qualsiasi

forma d'imperialismo che potrà risultare dall'attuale conflitto.

(l) Non pubblicato.

414

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 117/14 Budapest, 14 maggio 1940, ore 21,03 (per. ore 22,30). Vice Ministro Affari Esteri mi ha letto telegramma circa conversazione Ministro Ungheria Belgrado con Smilianié. Questi avrebbe manifestato serissime preoccupazioni verso noi, alludendo altresì a «notizie sicure» trasporti militari, che staremmo allestendo in porti Adriatico in vista operazioni contro Jugoslavia. Avrebbe nondimeno dichiarato che il Governo jugoslavo conserva la calma dando prova buona volontà per il mantenimento rapporti con l'Italia e avrebbe

espressamente citato notizia manifestazioni antijugoslave in Italia, che la censura Belgrado avrebbe soppresso per non eccitare opinione pubblica.

415

IL PRESIDENTE. DEGLI STATI UNITI D'AMERICA, ROOSEVELT, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

MESSAGGIO PERSONALE S. N. Washington, 14 maggio 1940, ore 24.

I do not know what Your Excellency plans or proposes but reports reaching

me from many sources, to the effect that you may be contemplating early entry

into the war, bave given me grave concern.

I send you this appeal as the head of a peaceful nation and as a close friend of twenty other American Republics. AH of us in the Americas feel in our hearts that tonight the whole world faces a threat which opposes every teaching of Christ, every philosophy of ali the great teachers of mankind over thousands of years.

Forces of slaughter, forces which deny God, forces which seek to dominate mankind by fear rather than by reason seem at this moment to be extending their conquest against a hundred million human beings who have no , desire but peace.

You whom the great Italian people cali they leader have it in your own hands to stay the spread of this war to another group of 200,000,000 human souls in the Mediterranean Area.

I have sent word to Your Exceliency before that I am a realist. As a realist you also will, I know, recognize that if this war should extend throughout the world it would pass beyond the contro! of heads of States, would encompass the destruction of millions of lives and the best of what we cali the liberty and culture of civilization. And no man, no matter how omniscient, how powerful, can foreteli the result either to himself or to his own people.

Therefore, I make the simple piea that you, responsible for Italy, withhold your hand, stay wholiy apart from any war and refrain from any threat of attack. So only can you help mankind tonight and tomorrow and in the pages of history (1).

TRADUZIONE

Io non so, Eccellenza, quali siano i Vostri piani o le Vostre intenzioni ma le notizie che mi giungono da varie fonti, secondo le quali Voi stareste contemplando una prossima entrata in guerra, sono ragione per me di grave preoccupazione.

Io Vi indirizzo questo appello quale Capo di una Nazione pacifica e quale intimo amico di venti altre Republiche AmericanE:. Tutti noi nelle Americhe sentiamo nei nostri cuori che stanotte l'intero mondo affronta una minaccia che è contraria ad ogni insegnamento di Cristo, ad ogni concezione filosofica dei grandi Maestri della umanità da mille anni in qua.

Forze di distruzione, forze che negano Dio, forze che tentano di dominare l'umanità con il terrore piuttosto che con la ragione, sembra che in questo momento stiano estendendo la loro conquista contro cento milioni di esseri umani il cui solo desiderio è la pace.

Voi, che il grande Popolo Italiano chiama suo Condottiero, avete nelle Vostre mani la possibilità di arrestare il dilagare di questa guerra ad un altro gruppo di duece11to milioni di anime nel settore mediterraneo.

Vi ho fatto sapere, Eccellenza, in altra occasione, che sono un realista. Come realista anche Voi, lo so, riconoscerete che se questa guerra dovesse estendersi a tutto il mondo essa non potrebbe essere più controllata dai Capi di Stato e importerebbe con sé la distruzione di milioni di vite e della parte migliore di quella che noi chiainiamo la libertà e la cultura della civiltà. E nessun uomo, per quanto onniscente, per quanto potente, può prevedere le conseguenze, sia per sé, che per il suo popolo.

Io Vi rivolgo pertanto il semplice appello che Voi, che siete responsabile

dell'Italia, tratteniate la Vostra mano e restiate completamente estraneo da ogni

guerra e Vi asteniate da ogni minaccia di attacco. Cosi soltanto Voi potete aiutare

l'umanità stanotte, domani e nelle pagine della storia.

(l) Vedi Foreign Retations of the United States, 1940, Il, cit., pp. 704-705 e Documents on German Foreign Portcy 1918-1945, Series D, vol. IX, cit., D. 255.

416

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MADRID, ZOPPI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 26. Madrid, 14 maggio 1940 (per. giorno 16).

Vostro telegramma n. 137 del 29 aprile u. s. (1). Ministero Affari Esteri

spagnolo comunica che i noti 158 mila quintali di grano saranno avviati, non

appena possibile, ai porti di Napoli, Castellammare di Stabia e Torre Annun

ziata, in tre partite uguali di 50 mila quintali.

Mi riservo comunicare a suo tempo i nominativi dei piroscafi su cui verrà

trasportato detto grano ed i rispettivi porti di destinazione.

417

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 92. Budapest, 14 maggio 1940 (pe1·. giorno 17 ).

Mio telegramma per corriere n. 083 (2).

Nel confermarmi già segnalate misure militari specialmente prese per 8°

e 2° Corpo Armata ungherese, Vice Ministro Affari Esteri mi ha detto che comu

nicazioni sono state fatte da questo Governo .sia a Bucarest che a Belgrado,

spiegando misure stesse con esigenze tecniche richiamo alle armi per istruzione

militare classi delle nuove provincie annesse (3). Mi ha soggiunto che non di

meno questo Ministro di Romania gli aveva espresso preoccupazione.

Vice Ministro Affari Esteri nel prospettarmi tesi ufficiale Governo unghe

rese mi ha detto che in realtà misure militari hanno scopo preventivo ed anche

di monito Governo slovacco che avrebbe per sua parte preso anch'esso provve

dimenti rafforzamento forze armate. Mi ha soggiunto tuttavia che questione

slovacca non è a suo avviso affatto imminente e che allarmi corsi come segna

lato ieri sarabbero da considerarsi ingiustificati.

418

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 68. Belgrado, 14 maggio 1940 (per. giorno 18).

Mi riferisco al mio telegramma per corriere o. 065 (4) e al telegramma

Stefani speciale rispettivamente dell'll e 12 corrente.

In conversazione odierna Ministro Aggiunto Affari Esteri mi ha confermato

avvenuta firma dei tre accordi previsti nelle negoziazioni con i Sovieti.

Ha indicato che delegati sovietici non avevano insistito per ora su domanda passaggio a Delegazione Commerciale sovietica sede antica Legazione di Russia in Belgrado, e che difficoltà era stata pertanto, per il momento, superata.

Ha precisato che negli accordi è stipulata entrata in vigore non appena rispettivi Governi li abbiano approvati. Smilianié prevedeva pertanto che dopo atto interno approvazione di ciascun Governo vi sarà scambio comunicazioni avvenuta approvazione attraverso tramite già adoperato per sondaggi preliminari e cioè Ministro jugoslavo e Ambasciatore sovietico in Ankara. Tale scambio è previsto a breve scadenza.

Smilianié ha smentito voci che ha qualificato assurde di ogni maggiore portata accordi che sono precisamente quelli già specificati. Così sono assolutamente fantastiche notizie alleanza militare, come quelle di speciale patto tra Jugoslavia, Bulgaria e U.R.S.S.

Tutto ciò è certo attualmente esatto. Tuttavia Smilianié a mia domanda ha ammesso che passo innanzi con stabilimento normali relazioni non è escluso e che dipende da esame approfondito negoziati e documenti che questo Governo potrà fare al ritorno Delegazione da Mosca. Sintomatica è stata indicazione che ciò potrebbe avvenire tra poche settimane come fra qualche mese.

Nell'attuale situazione è evidente che questo Governo dopo aver rotto antica barriera antisovietica, cerca ora contenere portata nuove relazioni nei limiti fissati, ma che malgrado tali precisi intendimenti (molto presumibilmente dello stesso Principe Reggente, ma con contrasti nella stessa composizione governativa) già prevede sua incapacità arginare pressione determinata dall'avere incautamente lasciato dilagare ripetutamente segnalata esaltazione a fondo panslavo provocata in vasti strati popolazione dall'apertura stessa dei negoziati.

(l) -Non pubblicato. Vedi D.D.I., Serie IX, vol. III, D. 446. (2) -Non pubblicato. (3) -Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. IX, cit., D. 250. :4J Vedi D. 384.
419

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 137-138. Belgrado, 15 maggio 1940, ore 3,50 (per. ore 7). Ministro aggiunto Affari Esteri mi ha stamane intrattenuto lunga conversazione situazione. Ha cominciato azione militare in corso Belgio Olanda Lussemburgo (aveva notizie da buona fonte di innegabili successi tedeschi) in cui accenno principale riportato possibile futuro Jugoslavia era il deprecare attuale sistema guerra che non risparmia popolazione civile tutto il territorio dello Stato. Ha fatto ripetuti accenni situazione Mediterraneo e relazioni Italia Alleati menzionando dimostrazioni anti-britanniche Roma e dichiarazioni fatte ieri da Churchill. Ha riconosciuto portata rapporto capo Ufficio Guerra Economica (l) ed ha ammesso che anche Jugoslavia è lesa dal blocco ma facendo tentativi, benchè

senza eccessiva persuasione nè validi argomenti, per giustificare illegalità dal punto di vista internazionale con stato necessità di fronte potenza bellica

Germania. Nota principale era tuttavia che per grande potenza come Italia

problema è limitato lesioni per quanto gravi suoi interessi economici mentre

essa è pronta militarmente o invece per piccoli paesi come Jugoslavia guerra

Mediterraneo porrebbe in gioco sua esistenza stessa.

Ho risposto a Smilianié che il blocco incide su tutte le questioni, ha anche

carattere prettamente politico, e coinvolge nello stesso ordine idee che mi espo

neva interessi economici politici ai quali Jugoslavia, considerando situazione

Italia, dovrebbe essere tutt'altro che insensibile.

Pur convenendone Smilianié mi ha per la prima volta fatto notare aperta

mente che «Italia è alleata Germania e che in Germania si va con troppa

insistenza ripetendo che l'Italia invaderà quanto prima Jugoslavia».

Ho replicato che non conoscevo tali affermazioni tedesche, ma che potevo

ricordargli quante volte avevo dovuto attirare sua attenzione su voci simili sparse

da fonte alleata e ho domandato se ad esempio aveva letto articoli Ward Price

su Daily Mail che indicano da quale parte vengano lanciate in forma pubblica

e sensazionale tali affermazioni. Smilianié ha risposto affermativamente ed ha

lasciato cadere argomenti per menzionare subito dopo che nelle recenti dimo

strazioni contro Francia e Inghilterra a Roma vi erano state grida anche per la

Dalmazia e che dimostrazioni irredentismo erano avvenute anche a Zara. Ho

ancora una volta dal canto mio ricordato numerose incessanti dimostrazioni

ostili Italia in Slovenia e ripetute proteste in proposito per sottolineare che egli

stesso mi aveva assicurato ad esempio che ordini all'uopo erano stati diramati

Comandi truppe specialmente per ciò che concerne canzoni irredentistiche. Ciò

nonostante dovevo attirare l'attenzione su nuove manifestazione Ragusa (rapporto

quel Conosolato n. 185 del 6 corr.).

Smilianié ha ripetuto a questo proposito sfogandosi contro le autorità mili

tari che non sanno mantenere necessario controllo.

Menzione dimostrazioni Zara e Roma è stata fatta senza drammatizzare,

tuttavia da ogni argomento del discorso come da tutto il contesto è certo siamo

di fronte ripresa allarmi nostro riguardo in molti ambienti già acuta alla quale

stesso Governo è tutt'altro che insensibile.

(l) Vedi D. 389.

420

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 139-140. Belgrado, 15 maggio 1940, ore 3,50 (per. ore 7).

Mio telegJ;amma n. 137 in data odierna (1). Ministro aggiunto Affari Esteri nella stessa conversazione mi ha parlato con visibile ansia della mobilitazione ungherese aggiungendo che questo Ministro Ungheria aveva comunicato trattarsi di due corpi d'armata. Successive notizie indicherebbero maggiore portata. Smilianié ha aggiunto che tali notizie hanno prodotto grandissima perplessità

in questo Governo che mentre viene annunziata mobilitazione anche in Slovacchia non riesca ad avere precise ragioni di tali movimenti.

Questo mio collega ungherese che ho visto successivamente (e ·che parte questa sera per Budapest, a quanto mi ha detto, a causa di alcune trattative in corso di cui riferisco per corriere) mi ha informato che aveva comunicato a Smilianié mobilitazione di detti corpi d'armata spiegando che era dovuta a necessità manovre nei territori nuovi acquistati ove non erano mai state fatte e che mobilitazione stessa non aveva ·alcun carattere ostile per Romania. A domanda (fatta in tono conversazionale e scherzoso ma non meno preciso) se aveva anche anche istruzioni comunicare che non era diretta neppure •contro Jugoslavia, ha risposto non ne aveva esplicite istruzioni ma che tenore stesse sue comunicazioni lo escludeva.

Il mio collega di Ungheria ha anche detto a titolo confidenziale ritenere personalmente -·a prescindere esasperazione ufficiale -mobilitazione ungherese corrispondente quella Slovacchia fosse dovuta al crescente atteggiamento ostile Slovacchia ed oscura quanto preoccupante attitudine tedesca in tale questione, Germania non ·intervenendo per frenare aperta campagna anti-ungherese della Nazione sotto il suo protettorato.

Dalla conversione Smilianié, Ministro d'Ungheria aveva avuto dal canto suo precisa impressione che è in atto nuova crisi anche presso questo Governo (segnalata con mio telegramma succitato) di acuto allarme nostro riguardo. Ha concluso anzi che impressione finale era stata che in fondo pensiero Ministro Affari Esteri aggiunto non fosse lontano il timore che la mobilitazione ungherese significasse Ungheria doveva agire di concerto con l'Italia contro la Jugoslavia.

(l) Vedi D. 419.

421

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 347. Parigi, 15 maggio 1940, ore 15,50 (per. ore 18). Memorandum ufficioso UGE (l) ha prodotto presso questo Ministero degli Affari Esteri, del Blocco e della Marina viva irritazione e anche malcontento perchè ritengono che Francia si è comportata molto meglio degli inglesi nei riguardi Italia. Reazioni dei predetti dicasteri sono diverse. Quelle del Ministero Affari Esteri e del Blocco riscontrano nel Memorandum anche scopi tatticopolici e si preoccupano più che per requisitoria in sè stessa per la possibilità che pubblicazione nella stampa italiana del documento sia un gesto foriero di più gravi decisioni. Ma predetti Ministeri fanno di tutto per evitare che tale interpretazione possa trovare credito presso opinione pubblica e sono state impartite categoriche istruzioni alla stampa perchè le risposte in tono polemico

siano tutte mantenute in sordina ed ispirate a dolorosa meraviglia. Ritengo però doveroso informare che « colpo di spugna » per olii colofonia ecc. fu deciso prima

27 -Documenti diplomatici -Serie IX • Vol. IV.

di conoscere importanza Memorandum che François-Poncet si sarebbe studiato di sminuire. Al Ministero Blocco si dichiara anche che gli incidenti più importanti citati nel documento sono quelli avvenuti nell'ottobre scorso, facendo paragone con i trattamenti usati alle marine neutre ed attirando attenzione sull'aver finora tollerato che nostri aerei trasportassero regolarmente in Spagna e oltre oceano corrispondenza e persone nemiche. Si citano pure trasporti su nostre navi di sudditi germanici in Spagna nonchè sacchi posta, malgrado assicurazione data all'Italia. Ammiragliato invece si dichiara profondamente offeso dalla requisitoria, cita tentativo di una nave nazionale speronare sottomarino francese che le intimava il fermo e richiede adeguata reazione. Non ho mancato di lasciare intendere che iniziativa del genere sia pure da parte ufficiali comandanti le vedette del Blocco avrebbero potuto originare inctdenti di portata illimitata. Mi è stato detto che istruzioni per evitare tali possibilità sarebbero state impartite.

(l) Vedi D. 389.

422

IL CONSOLE GENERALE A GINEVRA, L. CORTESE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. URGENTE 24. Ginevra, 15 maggio 1940, ore 16,40 (per. ore 20),. Signor Vejarano, diplomatico spagnolo funzionario Segretariato Generale Società Nazioni, mi ha informato che ieri sera in una riunione del Consiglio Federale è stato discusso pericolo che rappresenta in questo momento per la Svizzera attività di Avenol che pare stia brigando con Repubbliche sud-americane per cercare di varare una protesta societaria alla Germania . In seguito deliberazione presa in proposito dal Consiglio Federale, Presidente della Confederazione Svizzera sig. Pilet-Golaz (Consigliere Federale) ha invitato Avenol a provvedere allo sgombero della Società delle Nazioni dalla Svizzera. Questa mattina Avenol ha chiesto al Governo francese di voler raccogliere la Società delle Nazioni in Francia. Governo francese ha accettato, mettendo a disposizione un albergo di Vichy. Ha messo però la condizione che la permanenza della Società delle Nazioni in Francia sia temporanea, e cioè fino a quando essa non sia riuscita a trovare un altro Governo disposto ad ospitarla. Intanto ha già cominciato lo sgombero degli archivi ed è in corso compilazione la lista dei funzionari della Società delle Nazioni che intendono seguirla nella nuova sede. Signor Vejarano mi ha detto probabilmente egli resterà a Ginevra addetto al Consolato spagnolo. Avenol sta trattando con Delegazioni sud-americane per ottenere che qualcuno degli Stati da essi rappresentati si assuma compito custodia archivi che non

sia possibile trasportare in Francia. Trasloco avverrà al più presto possibile. Comunicato a Berna.

423

IL MINISTRO A MONTEVIDEO, BELLARDI RICCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 46. Montevideo, 15 maggio 1940, ore 18,55 (per. giorno 16, ore 0,40). Mio telegramma n. 43 (1). Da 'informazioni pienamente attendibili risulta oltre che da continue pressioni inglesi iniziativa Uruguay proposta dichiarazione collettiva Nazioni americane è stata suggerita e fortemente appoggiata presso questo Ministro degli Affari Esteri da Ministro degli Stati Uniti previo consenso assicurato da parte dell'Argentina e Brasile. Si ritiene presumibile che Stati Uniti abbiano voluto non apparire come iniziatori di questo primo passo manifestante atteggiamento

americano in vista dei possibili sviluppi politici nord americani di fronte aggravamento conflitto europeo.

424

L'AMBASCIATORE A SANTIAGO, BOSCARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 48. Santiago, 15 maggio 1940, ore 19,05 (per. giorno 16, ore 3,30). Proposta Argentina tendente a trasformare neutralità Stati americani in « non belligeranza » accolta senza entusiasmo da Governo cileno che si è riservato di rispondere dopo aver consultato suoi organi costituzionali. Da quanto mi ha detto questo Ministro degli Affari Esteri, deduco che Governo c'ileno riaffermerà sua dichiarazione neutralità di fronte conflitto europeo aderendo eventualmente a proposta dell'Uruguay di una protesta collettiva. In ogni modo Camera dei Deputati e Senato sono separatamente convocati

in seduta segreta per ascoltare relazione Ministro degli Affari Esteri e stabilire linee generali atteggiamento Cile di fronte estendersi conflitto europeo.

425

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 241. Washington, 15 maggio 1940, ore 19,48 (per. giorno 16, ore 5). Governo Uruguay, tramite Presidente Panamà, ha sottoposto approvazione e adesione dei Governi delle Repubbliche americane rappresentate alla Conferenza panamericana del Panamà, progetto dichiarazione comune con cui protestasi contro violazione paesi neutrali e ricorso forza in soluzione conflitti internazionali, auspicando ripristino relazioni fra i popoli « fondate su morale e civiltà cristiana». Dipartimento di Stato ha comunicato tanto al Panamà quanto a Uruguay

che Governo Stati Uniti approva il testo e aderisce alla dichiarazione comune 'in esso contenuta cui verrà pertanto dato seguito.

(l) Vedi D. 408. •

426

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 65. Ankara, 15 maggio 1940, ore 20,45 (per. giorno 16, ore 8,30). Nei primi giorni dopo invasione Belgio e Olanda gli anglo-francesi hanno tastato qui terreno per vedere se fosse possibile decidere la Turchia almeno a rompere relazioni diplomatiche con Germania ed ottenere così una dichiarazione di ordine politico e morale in mancanza di successi militari. Dirigenti turchi, senza rispondere in modo categoricamente negativo, si sono destreggiati cercando guadagnare tempo. Di poi pressioni degli alleati non si sono rinnovate, di modo che la clausola di cui all'articolo 5 del Trattato Tripartito non ha giocato questa volta, come non aveva giocato in seguito alla invasione della Norvegia. Subito dopo Ambasciatori franco-inglesi si è recato al Ministero degli Affari Esteri Ambasciatore dell'U.R.S.S. il quale ha attirato attenzione Governo turco sul fatto che qualunque concessione agli alleati avrebbe potuto portare come conseguenze la richiesta da parte di questi del passaggio attraverso gli Stretti, ciò che avrebbe complicato i rapporti tra Turchia e U.R.S.S. (von Papen dice che è stato lui a spingere Terentiev a fare questo passo). Allo stato attuale, la Turchia fa sapere per bocca dei suoi più autorevoh esponenti della politica estera che essa resta in attesa dello sviluppo operazioni militari in corso sulla Mosa, a meno che non si verifichi intanto un fatto nuovo determinato dall'atteggiamento dell'Italia. L'ansia con cui si segue ogni notizia dall'Italia, ogni movimento di opinione pubblica nel nostro Paese, ogni parola o gesto di uomini di Governo e Parlamentari, ha assunto, in questi giorni di stato allarmistico, forma di parossismo. Mi risulta che anche questo Ambasciatore dei Sovieti, Terentiev, cerca con ogni

mezzo indiretto di conoscere quello che si sa e si pensa in questa R. Rappresentanza.

427

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO 151. Bucarest, 15 maggio 1940, ore 21 (per. giorno 16, ore 3,30 ). Voci e notizie circa ... (l) italiano e varie ·illazioni e previsioni che se ne ricavano dominano oggi attenzione di questi ambienti politici e di Governo creando viva apprensione alla quale contribuiscono altresì informazioni circa misure militari in Ungheria. Nel manifestarmi tali apprensioni questo Ministro degli Affari Esteri m1 ha detto secondo quanto gli riferiscono rappresentanti diplomatici romeni in Francia ed in Inghilterra che intervento italiano sarebbe ritenuto imminente e

parimenti in Jugoslavia regnerebbe a riguardo più viva agitazione mentre in Grecia si riscontrerebbe molta maggiore serenità.

A sua volta questo Ministro della Corte che ho incontrato iersera mi ha

svolto nota tesi dell'interesse che integrità di questo paese presenta per Italia

e Germania sia perchè Romania fornisce materie prime essenziali sia perchè

essa costituisce ante-murale contro penetrazione sovietica nel sud-est europeo.

Ministro della Corte ha aggiunto che Romania è decisa conservare neutra

lità limitandosi vegliare con armi ogni aggressione e che nell'ipotesi Italia ricor

resse alle armi per risolvere ingiusta situazione Mediterraneo nostra entrata in

guerra contro gli Alleati ed anche nostra eventuale azione in Jugoslavia ed in

Grecia, sempre che Ungheria non colga prima o poi occasione per assalire

Romania, non modificherebbe atteggiamento romeno nei nostri rapporti.

Ministro della Corte ha concluso che tale linea di condotta costitmva l'unico

punto fermo politica romena guidata dal Re indipendentemente dagli uomini

che potessero avvicendarsi al Governo.

(l) Nota dell'Ufficio Cifra: « Manca •,

428

L'AMBASCIATORE A SANTIAGO, BOSCARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 49. Santiago, 15 maggio 1940, ore 21 (per. giorno 16, ore 5). Mio telegramma n. 48 (1). Apprendo da ottima fonte che grandi linee della proposta Argentina alle altre Nazioni americane sarebbero le seguenti: In seguito agli ultimi avvenimenti europei t franco-inglesi hanno occupato le isole di Curaçao e di Aruba nelle Antille. Tale occupazione viola non solo la dottrina di Monroe ma i principi fissati nella Conferenza di Panamà; gli Stati americani dovrebbero pertanto esigere l'evacuazione delle due predette isole il che potrebbe creare delle gravi difficoltà negli Alleati. Per evitare ciò l'Argentina propone che gli Stati Uniti d'America in rappresentanza degli altri Stati americani prendano parte anche essi all'occupazione di Curaçao e di Aruba. Gli Stati Uniti d'America avrebbero fatto sapere di essere disposti ad aderire alla proposta argentina. Il Cile ed altri Stati Americani tra i quali il Brasile ed il Messico esiterebbero ed avrebbero obiettato che l'intervento degli Stati Uniti d'America nell'occupazione delle due isole provocherebbe delle violente reazioni non solo da parte delle numerose colonie tedesche ed italiane esistenti nei loro territori, ma anche da parte partito comunista che nel Cile appoggia il Governo. Sarebbe stato inoltre fatto osservare all'Argentina che l'esecuzione della sua proposta avrebbe potuto provocare l'occupazione da parte del Giappone delle

altre colonie olandesi del Pacifico, il che avrebbe fatto sorgere gravi complicazioni fra Giappone, Stati Uniti d'America ed Inghilterra.

the Italian Government and people. I may add that the possibilities of simpli

fying the administration in a direction agreable to the Italian Government was

already under active consideration by the competent British autorities for some

time before the publication oft the Pietromarchi report; and the conclusion that

this could be done on a number of points had likewise been submitted to the

Government in London similarly before the pubblication of the Pietromarchi

report.

If your Excellency thought that such a discussion could usefully be under

taken, my Government would at once send to Rome representatives of the

Min'istry of Economie Warfare, probably including Mr. Francis Rodd, as soon

as was convenient to the Italian Government.

(l) Vedi D. 424.

433

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AGLI AMBASCIATORI A RIO DE JANEIRO, SOLA, A SANTIAGO, BOSCARELLI, E AI MINISTRI A MONTEVIDEO, BELLARDI RICCI, A LIMA, CAPANNI, AD ASUNCION, TONI, A CARACAS, DI GIURA, A QUITO, AMADORI, A BOGOTA' BERTELE', A LA PAZ, MARIANI, A CITTA' DEL MESSICO, MARCHETTI

T. 12139/P. R./c. Roma, 16 maggio 1940, ore l. Ministero Esteri argentino ha diramato ieri comunicato per proporre che Stati americani rivedano loro posizione nei confronti conflitto europeo, sostituendo alla concezione puramente giuridica di neutralità una politica coordinata di vigilanza. Secondo R. Ambasciata Buenos Aires iniziativa Argentina potrebbe portare alla ·consacrazione concordata di una neutralità benevola verso gli Alleati, del resto almeno in parte già esistente di fatto ed, anche, a tentativi di accordi per collaborazione militare già ventilati in passato.

Interessa conoscere reazioni suscitate costì da predetta iniziativa e successive fasi consultazioni fra Governi americani.

434

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 429 .. Londra, 16 maggio 1940, ore 1,20 (per. ore 6,30). Questo Sottosegretario per gli Affari Esteri Butler che è stato ora nominato anche Presidente del Comitato Controllo Contrabbando ha chiesto stasera di vedermi e l'ho ricevuto all'Ambasciata. Egli mi ha detto che era stato incaricato da Lord Halifax di comunicarmi che il Governo britannico ha deciso di riconsiderare interamente questione contrabbando e relativo controllo per quanto riguarda l'Italia, nella determinazione di darvi d'accordo con noi una soluzione radicale e definitiva. Sir Percy Loraine aveva ricevuto istruzioni di informar

Vene (1), ma a sottolineare maggiormente quanto Vi sarebbe stato comunicato Butler mi precisava e mi pregava di farVi sapere che il Governo britannico

intende raggiungere una soluzione tale da eliminare ogni inconveniente da noi

lamentato.

Fin qui la comunicazione di Butler. A quanto mi risulta pol in via indiretta,

soluzione che questo Governo proporrebbe contemplerebbe accettazione della

nostra richiesta per un totale colpo di spugna circa le merci giacenti nei porti

italiani; sistema del navicert applicato soltanto alle merci provenienti dalle due

Americhe; abolizione di ogni forma di controllo sulle ... (l) italiane nel Medi

terraneo.

(l) Vedi D. 432.

435

L'AMBASCIATORE A SANTIAGO, BOSCARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 51. Santiago, 16 maggio 1940, ore 13 (per. ore 20,20).

Mi è stato assicurato da ottima fonte che in relazione alla proposta argentina il Governo del Cile ha fatto insistentemente chiedere a quello degli S.U.A. di fargli sapere quanto gli risulti circa atteggiamento e l'eventuale intervento dell'Italia nella guerra europea. La risposta del Governo di Washington sarebbe stata di non avere alcun opinione nè in un senso nè nell'altro.

436

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A RIO DE JANEIRO, U. GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 58. Rio de Janeiro, 16 maggio 1940, ore 14 (per. ore 20).

Telegramma di V. E. n. 12139 (2). Ho riferito con aereo 310 del 15 corrente (3). Brasile ha aderito soltanto a proposta dell'Uruguay di protesta collettiva. Riferirò ulteriormente.

437

IL MINISTRO A MONTEVIDEO, BELLARDI RICCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 49. Montevideo, 16 maggio 1940, ore 16 (per. ore 22,25).

Telegramma circolare 12139 (4).

Questo Ministro degli Affari Esteri mi dice di fronte iniziativa presa da Argentina simultaneamente a quella Uruguay di cui al mio telegramma n. 43 (5) fare osservare suo collega argentino essere disposto studiare proposta ma data estrema complessità questione ritiene necessario sottoporre ponderato esame ad apposita riunione vari Ministri Affari Esteri americani.

Durante nostra conversazione Guani mi ha manifestato di non aderire scopi iniziativa Argentina. Mi ha dichiarato non concepire adozione neutralità benevola. Per lui non esiste che neutralità o belligeranza. Ha lasciato comprendere

gramma n. 49 si è infine concretato in proposta a tutti gli Stati americani che presero parte alla Conferenza di Panamà di riunirsi nuovamente per « rivedere » lo statuto della neutralità americana colà stabilito; 2) che Stati Uniti d'America che un primo momento sembravano propensi aderire proposte Argentina hanno in seguito rifiutato di farlo·; 3) che da notizie sicure giunte 'ieri a questo Governo, risulta che Senato Argentina, consultato da Presidente Ortiz su proposta Cantilo dopo che questi era già stato comunicato se non c'è altri Stati americani (1), ha lasciato chiaramente intendere sua disapprovazione, diffidando Presidente Ortiz ad «agire con ogni cautela» in tale materia; 4) che tale opin'ione contraria del Senato Argentina, seppure espressa larvatamente, insieme obiezioni altri Stati americani -fra i quali Stati Uniti e Brasile -non solo ha tolto ogni valore a proposte Cantilo ma ha seriamente scosso la posizione di quest'ultimo come Ministro degli Affari Esteri. Che Camera dei Deputati e Senato Cile, riunite ieri in Comitato segreto, pur « deplorando » nuova aggressione Germania hanno confermato questo Ministro degli Affari Esteri in sua decisione di non « dico non » aderire proposta Argentina; 6) che Ministro degli Affari Esteri Cile interrogato circa seguito che Cile avrebbe dato proposte Cantilo ha detto ad un diplomatico straniero che tali proposte sarebbero state « archiviate »; soggiungendo che gli stessi argentini non volevano sentire parlare_ e che, ad obiezioni di quest'ultimo circa occupazione franco-inglese delle due isole di Curaçao e di Aruba, ha replicato che detta occupazione non ledeva nè dottrina di Monroe nè neutralità giacchè trattavasi di colonie di Stati indipendenti; 7) che quanto proposte Uruguay di protesta collettiva, Ministro degli Affari Esteri Cile avrebbe domani riferito in Consiglio dei Ministri ma che difficilmente avrebbe aderito a passo o fatto dichiarazioni che potessero compromettere neutralità Cile.

(l) -Nota dell'Ufficio Cifra: • Manca un gruppo •. (2) -Vedi D. 433. (3) -Non pubblicato. (4) -Vedi D. 433. (5) -Vedi D. 408.
443

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA

T. 102/40 R. Roma, 16 maggio 1940, ore 22. Secondo quanto pubblica Evering Standard Russ'ia sarebbe alla vigilia di un nuovo orientamento politico. In seguito ad invasione Olanda e Belgio verrebbero esercitate pressioni su Stalin da parte del Comintern perchè abbandoni

sua politica pro tedesca. Pregov1 riferire quanto vi risulti in proposito.

444

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 152. Bucarest, 16 maggio 1940, ore 23,40 (per. giorno 17, ore 9,25). Questo Ministro Affari Esteri mi ha pregato recarmi urgentemente da lui.

Dopo avermi accennato ad aggravamento situazione internazionale, Gafencu mi ha intrattenuto innanz'i tutto circa misure militari Ungheria, le quali, mal

grado che Governo di Budap·est avesse qui fatto pervenire chiarimenti al riguardo, erano peraltro di natura da suscitare preoccupazioni, tanto che Romania provvedeva completare organico reparti stanziati direzione frontiera ungherese. Ministro Affari Esteri mi ha quindi parlato voci finora non confermate di mobilitazione in Jugoslavia, ed ha infine accennato a Russia che, sebbene non avesse m questi ultimi tempi dato luogo speciale motivo allarme, restava pure sempre incognita molto minacciosa.

Gafencu ha proseguito dicendo che in tali difficili circostanze questo Governo, basandosi amichevole atteggiamento Italia per Romania, atteggiamento sul quale esso aveva essenzialmente fondato propria linea di condotta questi ultimi tempi, sarebbe stato molto grato al Governo fascista se avesse creduto fargli conoscere proprio modo di vedere circa situazione questo settore, facendogli pervenire indicazioni al riguardo.

Comunicazioni che ho sopra riassunto e che senza dubbio sono state suggerite dal Re al Ministro degli Affari Esteri, mi sono state fatte da questo ultimo in farma calma e molto misurata.

Ma esse in realtà traducono, ed esprimono anzi, timori e speranze questo Governo, il quale vede sopratutto nell'Italia possibilità conservazione pace e sua ·integrità.

Quanto a garanzia franco-inglese, essa è più che mai passata sotto silenzio e viene tenuta riservata come credito a scadenza lontana, cui possesso è oggi forse più che utile pericoloso, ma che utile potrà essere in un lontano avvenire, nel quale si continua credere, sebbene oggi questa scadenza sia ormai più sostenuta sentimento e speranza che realmente materiata di convinzione e fede.

(l) Sic.

445

IL PRIMO MINISTRO DI GRAN BRETAGNA, CHURCHILL, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

L. PERSONALE S. N. (1). Londra, 16 maggio 1940.

Now that I have taken up my office as Prime Minister and Minister of Defence, I look back to our meetings in Rome and feel a desire to speak words of goodwill to you as Chief of the Italian nation across what seems to be a swiftly-widening gulf. Is it too J.ate to stop a river of blood from flowing between the British and Italian peoples? W e can no doubt inflict grievous injuries upon one another and maul each other cruelly and darken the Mediterranean with our strife. If you so decree, it must be so; but I declare that I have never been the enemy of Italian people (2) nor ever at heart the foe of the Italian lawgiver. It is idle to predict the course of great battles now raging in Europe, butI am sure that whatever may happen on the Continent, England will go on to the end, even quite alone, as we have done before, and I believe with some

assurance that we shall be aided in increasing measure by the United States of America and, indeed, by all the Americas.

I beg you to believe that it is in no spirit of weakness or of fear that I make this solemn appeal which will remain an record. Down the ages above all other calls comes the cry that the joint heirs of Latin and Christian civilisation must not be ranged aga'inst one another in mortai strife. Hearken to it, I beseech you in all honour and respect, before the dread signal is given. It will never be given by us (1).

TRADUZIONE

Ora che ho assunto l'ufficio di Primo Ministro e Ministro della Difesa torno con la memoria ai nostri incontri a Roma e sento il desiderio di rivolgere parole di buona volontà a Voi come Capo della Nazione Italiana attraverso quello che sembra divenire un baratro rapidamente allargantesi. È troppo tardi per impedire che scorra un fiume di sangue fra i popoli britannico ed italiano? Non v'è dubbio che entrambi possiamo reciprocamente infliggerei gravi danni e massacrarci l'un l'altro duramente e oscurare il Mediterraneo con la nostra lotta. Se voi così decidete bisogna che sia così; ma io dichiaro che non sono stato mai il nemico del popolo italiano, nè mai sono stato nel mio cuore l'avversario di colui che dà le leggi all'Italia. Sarebbe fuor di luogo far previsioni sul corso delle grandi battaglie che ora divampano in Europa, ma sono sicuro che qualunque cosa possa accadere sul continente l'Inghilterra proseguirà fino alla fine, anche se completamente sola, come abbiamo già fatto altre volte, ed io ritengo con qualche buon motivo che saremo aiutati in maniera crescente dagli Stati Uniti d'America e anzi da tutte le Americhe.

Vi prego di credere che è senza alcun spirito di debolezza o di paura che io

Vi rivolgo questo solenne appello, di cui rimarrà memoria. Attraverso tutte le

epoche, sopra tutti gli altri richiami, ci giunge il grido che gli eredi comuni delle

civiltà latina e cristiana non debbono affrontarsi l'un gli altri in una lotta mortale.

Ascoltatelo, ve ne scongiuro con tutto l'onore e con tutto il rispetto, prima che

lo spaventoso segnale sia dato.

Esso non sarà mai dato da noi.

(l) -Una nota che precede il testo avverte: « Personal message from Mr. Winston Churchill which Sir Percy Loraine has been instructed to deliver urgently to Signor Mussolini •. Vedi, WINSTON S. CHURCHILL, The Second World Wa,r, vol. II: Their Finest Hour, p. 107, London, Casse!, 1949. (2) -Nel testo riprodotto nel volume di Churchill, sopra citato, qui si legge c Italian greatness •.
446

IL CAPO DELL'UFFICIO COORDINAMENTO GERMANIA, DEL BALZO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 16 maggio 1940.

Secondo gli accordi commerciali con la Germania abbiamo il diritto di importare un contingente annuo di macchine per oltre un miliardo.

In questi ultimi mesi le autorità tedesche frappongono crescenti difficoltà all'importazione in Italia delle macchine commesse e spesso requisiscono macchine già pronte per essere spedite.

Nel marzo 'il col. Teucci ebbe un colloquio con Goring (2), il quale assicurò che avrebbe fatto riesaminare la questione allo scopo di autorizzare la spedizione delle macchine non strettamente indispensabili alla produzione di guerra della Germania, raccomandando però che le nostre richieste fossero limitate ai reali bisogni della nostra produzione bellica.

Il col. Teucci ha rimesso da un mese un primo elenco alle Autorità tedesche che lo stanno tuttora esaminando.

Per redigere una lista definitiva, la Direzione degli Affari Commerciali ha dall'aprile iniziato H lavoro di raccolta. Si tratta tuttavia di un'indagine lunga e complessa che, secondo il Commissariato Fabbricazioni Guerra implica mesi di lavoro.

Ove Voi, Eccellenza, approviate, si potrebbe intanto:

l) fare nuovamente presente al Governo tedesco che i contingenti fissati negli accordi commerciali rappresentano un obbligo di fornire la merce stabilita, tanto che le Autorità del Reich esigono da noi la consegna integrale delle nostre merci i cui contigenti sono stati fissati con grave sacrificio della nostra economia;

2) ricordare che da alcuni anni abbiamo su richiesta dello stesso Governo tedesco, polarizzato l'ordinazione di macchinari in Germania trascurando altri mercati;

3) redigere e comunicare a Berlino una lista provvisoria delle macchine per le quali gli importatori hanno fatto maggiori premure presso questo M'inistero, il Cogefag, gli Scambi ecc., pregando di considerare tale lista come della massima urgenza.

* * *

La questione del macchinario è molto importante ai fini della nostra produzione bellica e dei piani autarchici.

(l) Vedi Documents on German Foreign Po!icy 1918-1945, Series D, vol. IX, cit., D. 266, 1° capoverso.

(2) Vedi D.D.I., Serie IX, vol. III, D. 657.

447

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 243. Washington, 17 maggio 1940, ore 0,22 (per. ore 3,35).

Questa stampa ha dato notizia del messaggio personale diretto avantieri da Presidente Roosevelt al Duce (1).

Funzionari Dipartimento di Stato interrogati da giornalisti hanno risposto

non essere a conoscenza che tale invio abbia avuto luogo. Stamane al Diparti

mento di Stato mi è stato detto che indisçrez'ione stampa sorprendeva in quanto

si era desiderato non dare pubblicità alla cosa.

448

L'INCARICATO D'AFFARI A. l. A TOKIO, P. CORTESE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PERSONALE 292. Tokio, 17 maggio 1940, ore 12,25 (2) (per. ore 12,20).

Decifri Ella stessa. Mio telegramma n. 260 (3).

Questo Direttore Generale Affari Politici Europa mi ha detto avere codesto

Ambasciatore del Giappone riferito che Italia non entrerà per ora in guerra.

Egli ha aggiunto che Voi avete ........ ( 4) aprile scorso all'Ambasciatore del

Giappone che quando data intervento sarà fissata ne informerete Germania e Giappone. Direttore Generale ha espresso supposizione che questa Ambasciata riceva istruzioni carattere preventivo che lascino comprendere imminenza nostra partecipazione guerra e mi ha pregato tenerlo informato. Gli ho risposto di ignorare se istruzioni di tale natura mi verranno inviate.

(l) -Vedi D. 415. (2) -Ora locale. (3) -Non pubblicato. (4) -Nota dell'Ufficio Cifra: c Manca •,
449

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A TOKIO, P. CORTESE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 295. Tokio, 17 maggio 1940, ore 18 (per. giorno 18, ore 3).

Mio telegramma n. 248 (1).

In questi ultimi giorni stampa ha dedicato nuovamente attenzione a rap

porti economici con Inghilterra. Vi ha contribuito principalmente una notizia

diramata dalla Domei che questo Ministero degli Affari Esteri avrebbe dato

istruzioni Ambasciata Londra aprire negoziati con Governo britannico per ot

tenere:

l) allentamento restrizioni all'importazione merci Inghilterra e Commonwealth Giappone e all'importazione materie prime dall'Inghilterra Commonwealth;

2) conclusione accordo valutario o di un accordo per regolazione cambi

commerciali;

3) appianamento difficoltà causate dal blocco inglese al commercio giap

ponese con la Germania.

Favorevoli commenti che hanno seguito pubblicazione notizia rilevano grande preoccupazione ambienti industriali commerciali per caduta sterlina che compromette gravemente posizione giapponese immenso mercato consumo costituito dai paesi bloccati sterlina. Recente iniziativa presa dal ....... (2) di Londra col proporre accordo commerciale e difficoltà sempre maggiori nelle quali si dibatte Inghilterra per effetto della guerra fanno ritenere a questi ambienti interessati essere oggi per entrambi paesi utile venire ad una intesa.

Informazioni da Londra riportate da questa stampa secondo la quale Am

basciatore del Giappone avrebbe avuto entro 13 corr. lungo colloquio con Segre

tario di Stato per gli Affari Esteri ha indotto giornalisti chiedere portavoce

questo Ministero degli Affari Esteri se negoziati già avviati. Risposta è stata

che questioni con Inghilterra non limitansi campo economico ma essere possibile

che Ambasciatore abbia discusso anche questioni commerciali.

A mia volta ho interrogato Direttore Generale Affari Commerciali il quale

mi ha detto sforzi Ambasciatore Londra sono da mesi diretti conseguire libero

passaggio per materiale macchinari tedeschi destinati Giappone rimasti fermi

Genova.

Scorso anno si sarebbe riusciti imbarcare carico per due oppure tre vapori

e di analogo quantitativo sarebbe questione ora.

Prevale ottimismo su risultati azione. Conversazione di cui al mio telegramma suddetto sarebbe invece ancora lontana.

(l) -Vedi D. 230. (2) -Nota dell'Ufficio Cifra: • Manca •.
450

IL MINISTRO A CARACAS, DI GIURA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 27. Caracas, 17 maggio 1940, ore 21,15 (per. giorno 18, ore 16,20).

Telegramma di V. E. n. 12139 (1).

Ministro degli Affari Esteri mi ha riferito che questo mio collega di Argentina si è limitato leggergli una comunicazione di Cantilo circa neutralità Stati americani senza però domandargli alcuna opinione in merito. Mi ha soggiunto risultargli che il Governo degli Stati Uniti cui proposta Argentina sarebbe stata espressamente rivolta avrebbe risposto negativamente. Ha concluso che non vede utilità alterare concezione politica neutralità mentre ritiene più che mai necessario aggiornamento norme neutralità risultando anacronistiche quelle esistenti. Questo Governo ha aderito invece protesta collettiva Stati americani proposta dall'Uruguay per violazione Olanda Belgio Lussemburgo, mentre ha testè adottato speciali misure di vigilanza coste occidentali Venezuela particolarmente vicinanza isole olandesi Aruba Curaçao Bonaire per evitare sia infrazioni neutralità sia verosimilmente indesiderati interventi stranieri in difesa prerogative nazionali.

451

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, BASTIANINI E A PARIGI, GUARIGLIA

T. 12475 P. R. (2). Roma, 17 maggio 1940, ore 21,15

(Per Parigi) Ho telegrafato a Londra quanto segue:

(Per Londra) Vostro 429 (3).

(Per tutti) Quest'Ambasciatore d'Inghilterra mi ha rimesso una nota (4) nella quale mi conferma desiderio codesto Governo avviare trattative a mezzo di una delegazione da inviarsi qui da codesto Ministero Guerra Economica per riesaminare tutta la questione del controllo. Ho risposto che siamo disposti ad entrare in trattative. Vogliate far presente che intendiamo che lo scopo di dette trattative sia di arrivare ad una sollecita soluzione, effettivamente radicale e definitiva e che ad evitare che si ripeta quanto avvenne nel gennaio scorso delegati abbiano istruzioni ben precise nel senso di eliminare gli inconvenienti attuali in modo da giungere all'abolizione di ogni forma di controllo sui nostri traffici nel Mediterraneo. Urge intanto che si addivenga al colpo di spugna promesso del quale vorrete confermare preliminare assoluta necessità.

2!l -Documenti diplom<~tici -Serie IX -Vol. IV.

(l) -Vedi D. 433. (2) -Il numero di protocollo particoJ.are per Londra è 611 e per Parigi è 301. (3) -Vedi D. 434. (4) -Vedi D. 432.
452

L'AMBASCIATORE A SANTIAGO, BOSCARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 53. Santiago, 17 maggio 1940, ore 21,42 (per. giorno 18, ore 5,45).

Mio telegramma n. 52 (1).

Mi è stato assicurato da ottima fonte che stamane è giunto a questo Ministro degli Affari Esteri un telegramma dell'Ambasciatore del Cile a Washington nel quale quel diplomatico comunica di essere stato convocato da Cordell Hull che gli ha chiesto di fare sapere al Governo Cile che gli Stati Uniti d'America desiderano vivamente che il Cile aderisca alla formula di protesta contro l'aggressione del Belgio e dell'Olanda, proposta Uruguay.

Cordell Hull avrebbe insistito con l'Ambasciatore del Cile facendogli presente H grande interesse che gli Stati Uniti d'America hanno a che la protesta dell'Uruguay sia presentata a nome di tutti gli Stati americani senza eccezione.

In seguito tale comunicazione il Ministro del Cile degli Affari Esteri ha nuovamente convocato in seduta segreta Commissione degli Esteri Senato la quale gli avrebbe suggerito di aderire alla protesta degli altri Stati americani con una formula molto vaga nella quale non fosse chiaramente indicato l'aggressore e che potesse eventualmente essere applicata anche all'occupazione dell'Islanda e delle due isole olandesi delle Antille.

D'altro canto Incaricato d'Affari Cile Berlino avrebbe telegrafato a questo Governo di essere stato chiamato alla Wilhelmstrasse dove gli sarebbe stato fatto «da parte Cancelliere del Reich :~> una assai energica raccomandazione sotto minaccia di rappresaglia economica affi.nchè il Cile non aderisca alla protesta dell'Uruguay.

Si sta tenendo in questo momento un Consiglio dei Ministri per stabilire la linea di condotta del Cile.

453

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 146. Belgrado, 17 maggio 1940, ore 21.50 (per. ore 24).

Vostro 106 in data oggi (2).

In relazione particolareggiato notiziario precedentemente inviato confermo che dalla seconda metà aprile u. s. notevoli misure militari furono prese in territorio terza armata (Serbia meridionale).

Interessanti misure adottate hanno assicurato rafforzamento vari presidi esistenti costituzione nuovi e l'incremento di lavori fortificati sulla frontiera bulgara e specialmente su quella albanese. Sono segnalati reclutamenti comitagi. Non sono state adottate misure eccezionali frontiera Grecia. Richiamo (mio telegramma n. 069 per corriere aereo in data di ieri) (3) maggiore attività mi

sure militari che è in ritmo crescente, pur essendo smentita voce mobilitazione generale, e diretta piuttosto zona frontiera della Venezia Giulia ed altre misure di s-icurezza sono in corso anche a frontiera tedesca e ungherese.

(l) -Vedi D. 442. (2) -Non pubblicato. (3) -Non pubblicato.
454

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO AL CAIRO, S. MAZZOLINI

T. 103/105 R. Roma, 17 maggio 1940, ore 22.

Vostro n. 255 (1).

Potete dire a codesto Presidente Consiglio che prendiamo volentieri atto dichiarazioni fatteVi. È anche nostro proposito conservare e consolidare rapporti amichevoli tra Italia e Egitto.

455

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MADRID, ZOPPI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 28. Madrid, 17 maggio 1940 (per. giorno 19).

Gli sviluppi politico-militari del conflitto nell'Europa nord-occidentale, pur non cogliendo di sorpresa questo Governo e questa opinione pubblica, hanno qui prodotto preoccupazione anche più profonda di quella causata dall'azione germanica in Scandinavia e a suo tempo segnalata da questa R. Ambasciata coi telegrammi n. 105, 110 e 025 (2). Hanno contribuito ad accentuare tale preoccupazione notizie contemporaneamente qui pervenute circa le manifestazioni antibritanniche in Italia e circa possibilità imminenti sviluppi conflitto al Mediterraneo. Anche per tranquillizzare opinione pubblica Franco ha esaminato decreto neutralità Spagna (telegramma di questa R. Ambasciata n. 150) (3) nel conflitto tedesco-belga-olandese. Stampa si limita per ora seguire e riferire notizie operazioni belliche ponendo in rilievo successi e superiorità militare germanica, ma astenendosi da qualsiasi commento e considerazione di carattere politico.

456

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 75. Sofia, 17 maggio 1940 (per. giorno 21).

Miei rapporti n. 2231 (4) e 2262 (5) de11'8 e 9 maggio u. s.

A qualche giorno di distanza dal ritorno a Ankara, dopo la sua visita a Sofia, dell'Ambasciatore britannico Sir Hughe Knatchbull Hugessen e a seguito di altre informazioni raccolte in ambienti responsabili bulgari, è possibile riassumere nei seguenti punti origini, significato e risultati della missione:

l) Alla Bulgaria venne data notizia della progettata visita subito dopo la chiusura della conferenza presso il Foreign Of]ìce de'i rappresentanti diplomatici britannici residenti nelle capitali dell'Europa sud-orientale e cioè verso il 20 aprile. Ciò fu fatto evidentemente da parte inglese per calmare subito le apprensioni che erano qui sorte circa i risultati di quella Conferenza.

2) La visita aveva per primo scopo di testimoniare autorevolmente presso i Bulgari le intenzioni non aggressive di Ankara verso Sofia e di porre in luce come ciò fosse conseguenza dell'azione conciliatrice dell'Inghilterra. Secondo scopo era di constatare quali fossero le vere intenzioni della Bulgaria e se questa fosse disposta a dare assicurazioni circa la sua intenzione di mantenere a qualunque costo la sua neutralità in caso di conflitto in zone vicine.

3) La visita infine doveva servire anche a dis5ipare le apprensioni bulgare circa i metodi e i sistemi che l'Inghilterra intenderebbe adottare per intensificare la sua attività economica nei Pae5i balcanici.

4) In altre parole la visita doveva raggiungere scopi piuttosto di carattere negativo in quanto che essa non doveva presentare a Sofia un piano positivo di accordi o di intese ma sgombrare soprattutto H terreno dalle preoccupazioni bulgare e aprire così la via per eventuali nuove future prese di contatto.

5) Data questa molto limitata premessa, la visita appare avesse avuto un qualche successo, anche se modesto, perchè essa da una parte ha migliorato a Sofia la situazione morale degli Inglesi, accusati fino a 'ieri di voler prendere a qualunque costo iniziative, militari o economiche, atte a portare la guerra nei Balcani e dall'altra ha dato agli Inglesi sensazione che la Bulgaria, 'in caso di crisi bellica in terre non lontane, farebbe di tutto, almeno in un primo momento, per mantenere la propria neutralità. In compenso, naturalmente, gli Inglesi hanno fatto intravedere possibilità di revisioni future, a favore della Bulgaria, con accenni maggiormente precisi circa la Dobrugia meridionale.

6) Oggi, dopo la visita, si ha qui l'impressione che i Bulgari, che appaiono avere in certi momenti preoccupazioni veramente un po' esagerate circa gli eventuali sviluppi del conflitto europeo, ne hanno un ricordo non cattivo in quanto che con essa e per essa Sofia si sente oggi maggiormente «sollevata» e pensa che iniziative pericolose nei Balcani non dovrebbero, almeno per un certo tempo, venire dalla parte di Turchia e di Inghilterra.

7) In questo stato di cose sono sopravvenuti però con i successi militari

tedeschi nel Belgio e in Francia che hanno naturalmente fatto rialzare qui subito le azioni germaniche e hanno quindi fatto impallidire e svalutare l'importanza di questo primo contatto anglo-bulgaro.

(l) -Vedi D. 412. (2) -Non pubblicati. (3) -Non pubblicato. (4) -Non rintracciato. (5) -Vedi D. 347.
457

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. SEGRETO 3276/1540. Parigi, 17 maggio 1940 (per. giorno 18). Qui si è convinti che la Germania non indietreggerà dinanzi a qualsiasi sacrificio pur di ottenere una soluzione rapida della guerra.

E ciò principalmente a causa della scarsezza dei suoi rifornimenti in nafta, della grande diminuzione della propria produzione di acciaio e .delle difficoltà dei trasporti ferroviari.

Si dice che a Rotterdam vi erano circa un milione di tonnellate di nafta, di cui gli olandesi sarebbero riusciti a bruciarne 800.000.

Si dice pure che i danni che l'aviazione tedesca avrebbe apportato negli ultimi bombardamenti al sistema ferroviario francese sarebbero stati poco importanti. Ciò a causa dell'ignoranza da parte tedesca della mobilità e della vera efficienza di tale sistema. Si dice invece che l'aviazione britannica ha raggiunto sensibili risultati nel bombardamento della Ruhr.

Abbondano le fucilazioni di spie in Belgio e in Francia : alcune ne sono state trovate fra i rifugiati belgi qui affluiti (1).

458

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. SEGRETO 3278/1542. Parigi, 17 maggio 1940 (per. giorno 31).

Naturalmente in questi ultimi giorni, coll'aggravarsi del pericolo, gli ambienti politici francesi sentono vieppiù il bisogno di una assicurazione italiana e sarebbero disposti a maggiori concessioni.

Si sente assai più spesso attribuire all'Inghilterra la colpa dei cattivi rapporti italo-francesi e non manca chi afferma, come il Ministro de Monzie, che la Francia sarebbe pronta ad affrontare insieme con l'Italia la questione della libertà degli sbocchi del Mediterraneo tanto a Suez come a Gibilterra ed a chiedere agli inglesi di rinunziare a quest'ultima.

Si afferma pure che Daladier (il quale è tuttavia l'uomo tenuto in riserva per il caso che gli avvenimenti futuri rimuovessero dal potere Paul Reynaud) sostiene ora a spada tratta la necessità di dare all'Italia tutte le possibili soddisfazioni in quanto concerne la sua situazione mediterranea.

Riferisco quanto precede per opportuna Vostra informazione, assicurando che io rimango perfettamente agnostico nei riguardi di siffatte aperture che mi s'i fanno giungere all'orecchio e che certamente aumenteranno d'ampiezza coll'eventuale peggioramento della situazione militare, come diminuiranno in caso contrario.

459

IL CONSOLE GENERALE A PRAGA, CARUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. SEGRETO S. N. Praga, 17 maggio 1940 (per. giorno 24).

Seguito rapporto n. 675/280 del 26 aprile (2).

Con precedenti rapporti ho avuto l'onore di riferire in merito alle riper

cussioni che si -ebbero in Boemia e Moravia in seguito all'andamento delle

operazioni in Norvegia ed all'occupazione della Danimarca.

Il rapido evolversi, a vantaggio del Reich, della situazione nel Mare del

Nord ha, nei giorni scorsi, rapidamente fatto sparire speranze ceche e preoccu

pazioni di qualche elemento tedesco meno sicuro.

La situazione del Protettorato è oramai, dopo l'inizio delle operazioni 'in

Belgio ed Olanda, in constante rapporto diretto con i bollettini di guerra dei

Paesi in conflitto, fino al punto che lo svolgersi degli avvenimenti potrebbe se

guirsi sul volto degli abitanti.

I cechi ascoltano le diverse radio del mondo notte e giorno, sia pur-e con

le massime cautele.

Essi esitano ancora nel valutare gli avvenimenti 'in senso del tutto pessi

mistico p-er il loro Paese, ma danno in genere una impressione di panico e di

prostrazione profonda di fronte al profilarsi di una sempre più probabile vittoria

totalitaria da parte tedesca.

Nei nostri riguardi, salvo alcuni che confidano in una azione moderatrice

dell'Italia di fronte ad un avvenire per essi assai oscuro, va rilevato da parte

ceca un raffreddamento progressivo, il quale non è però proporzionato al suc

cedersi degli eventi. Dato che il nostro atteggiamento che è seguito con ansia

ma, pur essendo naturalmente sgradito, è da molti compreso.

Nei riguardi del Reich si ha attualmente una spinta al riavvicinamento,

come dimostrano alcun-e dichiarazioni fatte ieri dal dirigente della Comunità

Nazionale, il quale ha assicurato che «la nazione ceca farà tutto il possibile per

contribuire alla vittoria del Reich, specialmente col lavoro al fronte economico»

poichè « il popolo ceco sa oggi che la vittoria finale recherà al popolo tedesco

come ad esso una pace duratura, il benessere e 'il progresso sociale».

Tale riavvicinamento deve, però, almeno p-er ora, considerarsi del tutto

superficiale e pieno, certo, di ostili riserve mentali.

Gli elementi tedeschi del Protettorato considerano in genere con serietà

e raccoglimento l'inizio di un periodo che sperano debba essere sollecitamente

risolutivo.

La fiducia in una rapida schiacciante vittoria finale si è in questi ultimi

giorni enormemente accresciuta anche negli elementi meno accesi.

Il nostro atteggiamento è seguito col più vivo interesse ed è in genere

molto apprezzato.

Riferisco quanto precede sempre per quell'eventuale interesse che può presentare il conoscere, negli attuali momenti, lo stato degli an'imi di questo Paese.

(l) -Il presente documento reca il visto di Mussolini. (2) -Non rintracciato.
460

IL MINISTRO DEI PAESI BASSI A ROMA, HUBRECHT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. 2111. Roma, 17 maggio 1940.

J'ai l'honneur de communiquer à V. E. que je viens de recevoir un télégramme de mon Gouvernement me confirmant que S. M. la Reine et le Gouvernement néerlandais resteront provisoiremente à Londres.

Les armes ont été déposées dans la plus grande partie des Pays-Bas. Toutefois les Pays-Bas restent en guerre avec l'Allemagne. De ce fait résulte que les forces navales et que toutes les autres forces armées en dehors de la partie susnommée des Pays-Bas persévèrent dans la lutte.

461

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 204. Mosca, 18 maggio 1940, ore 2,25 (per. ore 9).

Telegramma di V. E. n. 40 (1).

Con tutta probabilità Evening Standard ha interpretato informazioni telegrafiche questa stampa hel commentare operazioni in corso come un senso di incertezza di questo Governo ed un sintomo che esso era alla vigilia di un nuovo orientamento politico.

Commenti pubblicati ieri (vedi miei telegrammi 200 (2), 202 (3), 203) (4) dimostrano che tale incertezza anche se c'è stata è ora senza motivo, poichè è indubbio che stampa riflette oggi pensiero di questo Governo sostanzialmente favorevole azione tedesca nelle Fiandre.

Parlando di pressioni del Comintern su Stalin giornale dimostra poi essere completamente all'oscuro sulla situazione interna di questo Paese. Comintern e uomini che lo compongono eseguono ordini di Stalin senza osare discutere od obiettare. Avvenimenti svoltisi dall'ultimo discorso di Molotov ad oggi non risultano aver cambiato rotta della politica sovietica. Amicizia col Re'ich ha permesso a Stalin di approfittare delle vittorie tedesche in Polonia per risolvere tutti i problemi nel settore nord.

Oggi numerosi articoli apparsi in questa stampa sul Mediterraneo (miei telegrammi nn. 165 (5), 182, 189) (6) rivelano che Stalin sta osservando con ogni attenzione, e si direbbe quasi con impazienza, che conflitto scoppi nel Mediterraneo per approfittare della disfatta anglo-francese per risolvere, con l'economia di una guerra, il problema degli Stretti e in generale quello ·della sicurezza delle frontiere meridionali e del Mar Nero.

I capisaldi tuttavia della politica del Cremlino rimangono sempre gli stessi: evitare di essere coinvolto nella guerra europea e conservare in nieno libertà d'azione e di manovra.

(l) -Vedi D. 443. (2) -Non pubblicato. (3) -Vedi n. 438. (4) -Non pubblicato. (5) -Vedi D. 231. (6) -Non pubblicati.
462

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 460. Londra, 18 maggio 1940, ore 6,08 (per. ore, 9,15).

Ripercussioni della battaglia in corso in Belgio ed in Francia e le notizie che trapelano sia pure attraverso reticenze dei comunicati ufficiali ... (l) se ispirano viva ansietà nella massa della popolazione inglese non rivelano però nel pubblico britannico la tendenza a deflettere dalla linea di assoluta decisione che s'i è imposto di proseguire la lotta fino a quella vittoria finale che ogni inglese considera assiomatica.

Successi dell'esercito tedesco vengono considerati come il non inatteso favorevole inizio per la Germania di una guerra alla quale esso si era potentemente preparata ma che dovrebbe mutare di carattere non appena preparazione degli alleati sarà completata, 'il che dovrebbe avvenire, si dice, entro un periodo di tempo non molto lungo.

Ma se l'opinione pubblica animata come è dalla sua fede cieca nella invitta ... (l) è nettamente orientata in questo senso e se Churchill esponente di questa fede e di questa tradizione si mostra tuttora non meno rigido assertore della vittoria ad ogni costo, da documenti di cui sono venuto in possesso (analoghi a quelli trasmessivi con mia lettera personale partita col corriere del 14 corr. e con altra affidata al corriere partito da qui stasera) (2) situazione dopo lo sfondamento delle linee difensive francesi si presenterebbe come segue: Churchill è andato ieri a Parigi per risollevare il morale francese molto depresso. Spirito di decisione e valore combattivo dei francesi sarebbero stati fortemente scossi anche a seguito dei nuovi bombardamenti aerei. Se la Francia non riprendesse tono, Churchill riterrebbe molto probabile una disfatta degli alleati, e di questo ha già avvertito personalmente Roosevelt, facendogli presente che qualsiasi iniziativa da parte sua per scongiurare una tale catastrofe dovrebbe avere esecuzione immediata, non potendosi escludere un crollo improvviso (3).

La situazione fa sentire le sue ripercussioni anche nei rapporti degli alleati fra loro. Francesi hanno chiesto di urgenza due «Corpi d'Armata» all'Inghilterra, che li avrebbe rifiutati temendosi una invasione tedesca dell'Inghilterra. Hanno anche chiesto un sostanziale invio di aeroplani, che Churchill promise ieri a Parigi ma che il Governo britannico si è invece rifiutato di mandare per non lasciare il proprio territorio troppo scarsamente difeso. Dopo discussione vivacissima in seno al Gabinetto, si è giunti al compromesso di inviare in Francia soltanto quatto squadriglie. Mi risulta dalla stessa fonte che 'in questo particolare momento i contatti tra Roosevelt e Inghilterra sono così stretti che gli atteggia

menti di Roosevelt devono essere giudicati ispirati dall'unico desiderio di aiutare nel modo più efficace, ove se ne presenti l'opportunità in forma indiretta e velata, la causa dell'Inghilterra e della Francia.

Roosevelt, richiesto da Churchill di inviare sostanziali rinforzi navali, ha promesso, non potendo per il momento fare di più senza l'approvazione del Congresso, di disporre l'immediato riarmo di un certo numero di cacciatorpediniere vecchio modello della flotta americana, riservandosi di esaminare in modo migliore di farli giungere sotto un qualsiasi pretesto nelle vicinanze nell'Inghilterra; ed ha intanto dato ordine per un immediato invio agli alleati degli aeroplani di più recenti tipi di cui aeronautica americana dispone.

Per quanto riguarda Italia dalla stessa fonte mi risulta che la possibilità dell'entrata in guerra del nostro Paese ha costituito oggetto di numerosi scambi di vedute fra Londra e Washington, ed anche proprio negli scorsi giorni tale eventualità sarebbe stata prospettata a Roosevelt come un avvenimento che nelle attuali circostanze aumenterebbe notevolmente la gravità della situazione e questo nonostante che qui si consideri il nostro attuale atteggiamento equivalente in pratica, per gli alleati, ad un altro effettivo fronte, non potendo essi distogliere dalle nostre frontiere terrestri e marittime quelle forze di cui avrebbero bisogno altrove, e di cui già alleati poterono misurare tutto 'il valore.

Se questa è la situazione quale risultava qui stamane dopo le notizie giunte ieri dal fronte, credo dover d'altra parte riferire che stasera circolavano a Londra voci non escludenti possibilità per l'Alto Comando francese di riprender in mano la situazione mediante una manovra intesa tagliare le divisioni motorizzate germaniche dalle loro basi.

Continuerò riferire ogni elemento di cui potrò venire in possesso.

(l) -Nota dell'Ufficio Cifra: c Gruppi indecifrabili •. (2) -Non rintracciate. (3) -Vedi WINSTON CHURCHILL, Their Finest Hour, cit., pp. 49-50.
463

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A TOKIO, P. CORTESE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 298. Tokio, 18 maggio 1940, ore 8,14 (per. ore, 16,20).

Miei telegrammi nn. 254 (l) e 269 (2).

Impressionati da successi germanici questi a,mbienti mil:itari starebbero esplicando fortissime pressioni su Governo per indurlo assumere linea decisiva nella sua politica e verso belligeranti.

464

L'AMBASCIATORE. A WASHINGTON, COLONNA AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 252. Washington, 18 maggio 1940, ore 9,53 (per. giorno 19, ore 6,15).

Successi offensiva tedesca Olanda Belgio e Francia sono seguiti con ansia da questo Governo ed opinione pubblica. Dopo drammatico messaggio Roosevelt al Congresso per imponenti stanziamenti straordinari allo scopo di provvedere

«difesa Paese», hanno avuto luogo consultazioni Presidente con i Ministri Militari e Stato Maggiore allo scopo di stabilire piano pratico per riarmo e difesa. Cominciasi discutere apertamente sulle conseguenze eventuale sconfitta degli alleati. Pericolo ultimo per America come conseguenza di una vittoria tedesca non vedesi tanto in un possibile prossimo aumento pericolo delle azioni militari a questo emisfero bensì alla fine della concezione democratica di vita che porterebbe fatalmente al sovvertimento dei principi stessi della organizzazione sociale americana. A ciò si aggiunge timore che dottrine totalitarie possano prendere piede in alcuni Stati America Latina dove un controllo politico da parte dei governi « dittatoriali » verrebbe a costituire futura effettiva minaccia alla dottrina di Monroe ed alla stessa sovranità degli Stati Uniti d'America.

Va generalizzandosi convinzione che armamenti e solidarietà America alla causa degli alleati non possono più valere a modificare esito della partita militare che giuocasi oggi in Belgio e Francia. Nel campo della politica interna parlasi di possibile collaborazione di personalità partito repubblicano all'opera del Governo sotto forma di ·COalizione per difesa Paese. Delineasi poi probabilità che alla prossima convenzione partito democratico in luglio Roosevelt venga designato unanimità come candidato democratico alla presidenza. Avversione ed opposizione di principio a 3° termine presidenza diminuisce in ragione dell'atmosfera allarmante che avvenimenti europei stanno creando.

(l) -Vedi D. 283. (2) -Non pubblicato.
465

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 356. Parigi, 18 maggio 1940, ore 12>15 (per. ore 12,30).

Baudouin che ho visto stamane mi ha detto testualmente che « Francia è sicura che il Duce non (dico non) vorrà approfittare della gravità della situazione militare attuale per darle colpo di grazia. Duce sa che scopo da raggiungere è una nuova Europa basata su equilibrio forze e non su completa distruzione di uno dei fattori di tale equilibrio quale la Francia. Duce porterà tutto il suo sforzo geniale ricostruzione detto equilibrio che è veramente grande missione Italia fascista. Momento in cui tale opera potrà essere iniziata è forse più vicino di quanto si creda». Baudouin mi ha aggiunto essere tanto sicuro di tutto ciò che se fosse Capo Militare sarebbe pronto ritirare truppe francesi da Alpi e Nord Africa (1).

466

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO AL CAIRO, S. MAZZOLINI

T. SEGRETO 104/107 R. Roma> 18 maggio 1940, ore 13.

Seguito telegramma n. 105 (2).

Dichiarazioni fattevi da codesto Presidente del Consiglio sono di ovvia importanza. Loro concreto valore è tuttavia in relazione a effettiva possibilità di una azione politica autonoma di codesto Governo nei confronti delle Autorità britanniche in Egitto.

Osservo che, almeno sinora, Governo egiziano non ha dimostrato capacità

o volontà di opporsi alle richieste di codeste Autorità Militari britanniche. Vedi ad esempio richiesta di chiusura R. Vice Consolato di Sollum nonchè inibizione sorvoli aerei stranieri anche se già autorizzati.

Nel parlare con Ali Maher Pascià tenete presenti considerazioni suesposte. Gradirò d'altra parte che mi telegrafiate Vostro pensiero su effettiva possibilità di codesto Governo di svolgere in caso conflitto azione politica autonoma.

(l) -Il presente documento reca il visto di Mussolini. (2) -Vedi D. 454.
467

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 69. Ankara, 18 maggio 1940, ore 16,45 (per. giorno 19, ore 1). Le smentite pervenute da Atene e Belgrado alle notizie di mobilitazione e dislocamento di forze e le smentite dal Cairo e da Istambul alle notizie di affrettata partenza di italiani, hanno alquanto rassicurato questi ambienti. Permane tuttavia una diffidenza di fondo sulle prossime decisioni dell'Italia, aggravata dal senso di panico da cui sembrano invase alcune rappresentanze diplomatiche estere e specialmente quella svizzera e quella romena. Anche la presente neutralità della Russia appare qui sospetta e si crede ancora ad un piano di spartizione dei Balcani in virtù del quale la Russia prenderebbe la Bessarabia e l'Italia la Dalmazia. Questa Ambasciata di Germania benchè sfrutti in ogni modo le schiaccianti vittorie tedesche e l'impressione senza dubbio profonda che queste producono in Turchia, fa credere ad una possibile definitiva partenza. Forse perchè nonostante la notizia datami da von Papen il 25 aprile scorso e confermata anche da altre fonti che la Turchia si asterrebbe dal partecipare alla guerra anche nel caso in cui l'Italia attaccasse gli Alleati senza attaccare i Balcani, l'Ambasciata di Germania condivide in sostanza l'opinione molto più diffusa che l'entrata in

guerra dell'Italia significherebbe l'estensione del conflitto ai Balcani ed anche l'a-ltra che l'entrata in guerra dell'Italia sia 'imminente.

468

L'AMBASCIATORE A SANTIAGO, BOSCARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 55. Santiago, 18 maggio 1940, ore 18,23 (per. giorno 19, ore 2).

Mio telegramma n. 50 (1). Giornali stamane pubblicano formula con la quale Governo cileno aderisce a proposta uruguayana.

Formula è effettivamente vaga e non menziona alcun Paese, anzi specifica che Cile aderisce a proposta in quanto essa è conforme allo spirito della riunione Panamà che cioè « niente può giustificare che gli interessi dei belligeranti prevalgano sui diritti dei neutri» dopo aver aggiunto che il Cile è disposto ad unirsi agli altri Paesi americani per studiare ogni mezzo tendente a rinforzare ed a fare più effettiva la sicurezza di questo emisfero, Governo cileno riafferma esplicitamente il suo deciso proposito di «pace e di neutralità».

(l) Non pubblicato.

469

L'AMBASCIATORE A SANTIAGO, BOSCARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 56. Santiago, 18 maggio 1940, ore 18,30 (per. giorno 19, ore 2,15).

Nella formula adottata dal Cile per aderire alla proposta Uruguay è fatto

cenno alla disposizione del Governo cileno di unirsi agli altri Paesi americani

per studiare la maniera di rendere più effettiva la sicurezza delle nazioni di

questo emisfero.

Secondo quanto mi ha detto riservatamente questo Direttore Generale degli Affari Politici tale accenno sarebbe stato fatto perchè essendo abortita la primitiva proposta argentina di « trasformare » la neutralità americana il Governo argentino cercherebbe ora di fare apparire il suo passo come inspirato «unicamente » alle decisioni di Panamà. Ciò allo scopo salvare posizione personale di Cantilo.

Giornali di stamane parlano infatti di dimostrazioni che erano state prepa

rate a Buenos Aires contro politica estera di quel Ministro degli Affari Esteri

e che furono proibite per ordine del Presidente Ortiz.

470

IL REGGENTE LA LEGAZIONE A QUITO, BACCINETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 18. Quito, 18 maggio 1940, ore 18,30 (per. giorno 19, ore 6,15).

Telegramma circolare di V. E. n. 12139 (1).

Questo Governo non ha ricevuto finora via ufficiale nessuna richiesta nei

riguardi comunicato diramato Ministero degli Affari Esteri Argentina.

Da una conversazione avuta stamane con questo Ministro degli Affari Esteri

mi risulta che attitudine Equatore sarà quella di seguire quanto sarà stabilito

da una eventuale riunione 21 paesi americani.

Invasione tedesca Belgio Olanda ha allarmato questi ambienti politici i quali

si fanno influenzare come sempre da politica nord americana e mostrano cre

dere ad eventuale pericolo aggressione a Stati continente americano.

Non si ... (2) ... qui che in eventuale riunione Stati americani sl possa appli

care articolo 9 Patto Panamà nei riguardi misure politiche non solo caso aggres

sione a Stati americani ma anche caso aggressione in altri continenti.

(l) -Vedi D. 433. (2) -Nota dell'Ufficio Cifra: c Manca •·
471

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELEFONO 363. Parigi, 18 maggio 1940, ore 20,10.

Reynaud mi fa sapere in questo momento a mezzo Baudouin che dichiarazione che Halifax fa a Londra oggi circa riconoscimento giuste proteste italiane per nostra situazione in Mediterraneo è stata redatta d'accordo con Governo francese. Reynaud desidererebbe tuttavia che assicurazione data da Halifax che l'Italia, quantunque non belligerante, sarà chiamata Conferenza pace prendere parte decisione necessaria cambiamento detta situazione, non fosse interpretata dal Duce come desiderio anglo-francese rimandare a tale epoca accordo con Italia. Per parte sua Francia vi sarebbe disposta anche, nel caso, subito pur rendendosi conto difficoltà per noi esistenti.

472

IL MINISTRO AD ASUNCION, TONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 32. Asunci6n, 18 maggio 1940, ore 20,10 (per. giorno 19, ore 6,15).

Mi riferisco al telegramma di V. E. n. 12139 (1).

Nello scorso mese di aprile, in seguito all'azione mil:itare tedesca in Danimarca e Norvegia, questo Governo fu già una prima volta interessato da quello Argentina circa il progetto di una eventuale revisione della neutralità americana e circa la comp'ilazione di una dichiarazione comune fra gli Stati del continente. Ma all'iniziativa Argentina mancò allora l'appoggio nord-americano ed il Paraguay, che travasi attualmente sotto la piena influenza degli Stati Uniti d'America, lasciò cadere la cosa. Dacchè il territorio olandese, belga e lussemburghese, è stato invaso dalle truppe tedesche, dense conversazioni si succedono fra questo Governo ed i rappresentanti americani qui accreditati, con speciale riguardo al nord-americano, all'argentino ed all'uruguayano. Ciò lascia prevedere che il Governo di Washington sta orientandosi all'iniziativa Argentina dello scorso aprile ed infatti il Paraguay si mostra oggi conseguentemente più propenso ad aderirvi. Riferirò circa i successivi sviluppi.

473

IL CONSOLE GENERALE A GINEVRA, L. CORTESE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 26. Ginevra, 18 maggio 1940, ore 21,50 (per. giorno 19, ore 1,50).

Mio telegramma n. 24 (2).

Notizie fornitemi dal sig. Vejerano, dal delegato Edmondo Pardo e da Console Spagna consentono tratteggiare come segue attuale stadio questione sgombero Società delle Nazioni: Avenol, che aveva già deciso partenza, iniziato sgombero archivi compilato lista funzionari che seguiranno Società delle Nazioni e

diramato circolari invitandoli tenersi pronti partenza, ha improvvisamente dato impressione voler tornare su propri passi.

Allora delegati guidati dal finlandese Holsti gli ha chiesto stamani di voler

comunicare sue intenzioni. Avenol ha tergiversato.

Ha confermato decisioni di massima riservandosi stabilire momento partenza.

Messo alle strette ha dichiarato che probabilmente questa avverrebbe allcr

chè intervenisse una crisi quale invasione Svizzera ovvero intervento Italia.

Ha anche accennato opportunità che per momento si trasferisca a Vichy

esclusivamente Segretario e che delegati si riuniscano invece Parigi ner decidere

circa sorte futura Società delle Nazioni.

Insomma ha dato sensazione incertezza e più ancora ambiguità.

Opinione miei interlocutori è che ciò debbasi:

l) a sopravvenute istruzioni del Governo francese;

2) a resistenze opposte da delegati al trasferimento della sede Società

delle Nazioni in Paesi belligeranti;

3) a desiderio espresso da Governo svizzero di non aumentare panico

popolazione con partenza precipitata.

È anche possibile che Governo svizzero si preoccupi di non generare impres

sioni che sia stato lui a mettere alla porta la Società delle Nazioni.

Intanto consta che molti funzionari della Lega delle Nazioni hanno fatto

vistare i loro passaporti.

La l:ista dei funzionari che seguiranno il Segretario Generale della Società

delle Nazioni comprende venti inglesi diciotto francesi due nord-americani due

norvegesi due olandesi due svizzeri un belga uno svedese un cecoslovacco un

greco un cileno un turco un iraniano.

Comunicato Berna.

(l) -Vedi D. 433. (2) -Vedi D. 422.
474

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 463. Londra, 18 maggio 1940 (l) (per. giorno 19, ore 10).

Sottosegretario Affari Esteri Butler consegnatomi testè Nota qui di seguito trascrivo nella traduzione letterale:

c: Il Governo britannico ha esaminato il promemoria che V. E. ha consegnato al Sottosegretario di Stato per gli Affari Esteri questo pomeriggio, ed è lieto di constatare che il Governo italiano è disposto ad esaminare la questione del controllo. Il Master of the Rolls, presidente della Delegazione britannica del Comitato anglo-italiano, partirà per Roma il 21 maggio. Egli avrà pieni poteri per negoziare un rapido regolamento che, pur tenendo conto dei diritti e delle esigenze di entrambe le Parti, è inteso a rimuovore le difficoltà derivanti dall'attuale sistema di controllo del contrabbando.

Nel frattempo, il Governo britannico è pronto a rilasciare immediatamente le merci trattenute nei porti italiani con la hold back guarantee e destinate all'Italia. Tale decisione, che è stata già comunicata telegraficamente ai Consoli

britannici competenti, si applica a tutte le merci sbarcate in Italia entro la mezzanotte di oggi, ad eccezione quelle poche partite per le quali è già pendente un giudizio di sequestro"·

(l) Manca l'indicazione dell'ora di spedizione.

475

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 464. Londra, 18 maggio 1940, ore 22 (per. giorno 19, ore 4).

Vostro 611 (1).

Ho fatto oggi a questo Sottosegretario di Stato per gli Affari Esteri Butler comunicazione da Voi prescrittami e gli ho consegnato promemoria nel quale ho riprodotto esattamente vostre istruzioni. Butler ha subito convocato Commissione del blocco la quale ha preso seguenti decisioni che egli stesso mi ha comunicato stasera: è stata accettata la nostra richiesta per il colpo di spugna, e ordini sono già stati dati per il rilascio di tutte le merci giacenti nei porti italiani sotto la holdback o che vi arriveranno entro mezzanotte di oggi, salvo le poche partite per le quali è pendente un giudizio di sequestro.

Green partirà col primo aereo disponibile per l'Italia e cioè martedl mattina accompagnato da due esperti e muniti di pieni poteri per iniziare immediatamente le conversazioni per una pronta soluzione delle questioni del controllo.

Trasmetto con fonogramma n. 463 (2) traduzione della nota consegnata da Butler.

476

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 365. Parigi, 18 maggio 1940, ore 22 (per. giorno 19, ore 0,15).

Per debito di ufficio Vi informo che questi ambienti governativi tengono a farmi giungere notizie di premure che da qualche tempo a questa parte Mosca rivolgerebbe più insistenti a Parigi ed a Londra a scopo riavvicinamento.

Tali premure sarebbero determinate non solo da generiche preoccupazioni di una schiacciante vittoria tedesca ma specialmente da timori di un'azione italiana nei Balcani d'accordo o non con la Germania.

477

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 205. Mosca, 18 maggio 1940, ore 23,50 (per. giorno 19, ore 2,15).

In un colloquio avuto dal Capo Delegazione Commerciale svedese con Molotov questo gli ha dichiarato che è interesse precipuo dei due Paesi tenere

lontani dal Baltico del Nord tanto Inghilterra quanto Germania. Capo Delegazione svedese ha risposto che il Governo svedese si difenderà con le armi da qualsiasi tentativo inglese di violare neutralità svedese per impadronirsi miniere ferro Kiruna.

Conversazione è stata delle più amichevoli.

(l) -Vedi D. 451. (2) -Vedi D. 474.
478

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 96. Budapest, 18 maggio 1940 (per. giorno 20).

Mio telegramma n. 094 del 14 corrente (1). Questo Governo ritiene conflitto entrato fase decisiva, certa vittoria germanica, imminenti determinazioni 'italiane.

Nel farmi analoghe dichiarazioni oggi questo Vice Ministro Affari Esteri mi ha soggiunto ritenere nostra azione destinata svilupparsi Mediterraneo, forse segnatamente Mediterraneo occidentale, per cui a meno conseguenti immediate ed attualmente non prevedibili ripercussioni sud-oriente, questa regione dovrebbe verosimilmente mantenersi per ora estranea conflitto.

Circa attitudine Ungheria mi ha detto essa è pronta ad ogni evenienza, e seguirà quanto Asse le indicherà: sarebbe però intendimento Germania che avrebbe anche testè ridotto di almeno due divisioni già segnalato concentramento a nord frontiere ungheresi, continuare a mantenere qui pace nell'interesse propri rifornimenti. Mi ha soggiunto che pertanto questione slovacca attivatasi questi ultimi tempi sarebbe destinata rientrare per ora fase sospensiva: e nonostante si notino qui evidenti movimenti truppe attività militare, mi ha smentito vi siano da parte ungherese misure altre che quelle già note, attribuendo detti movimenti già previsto spostamento Corpo d'Armata Székesfehérvar verso nord.

Mi ha accennato misure militari in Jugoslavia, rilevando peraltro che passo sovietico nell'interesse protezione neutralità jugoslava di cui era corsa voce ampiamente diffusa dalla stampa, risultava insussistente. Ritiene invece sempre prevedibile azione sovietica per Bessarabia.

479

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 97. Budapest, 18 maggio 1940 (per. giorno 20).

Telegramma di V. E. n. 11839/PR del 12 corrente (2).

Anche data la temporanea assenza di Imrédy da Budapest, dove sembra farà ritorno da Pécs martedi prossimo, mi riservo di accertare quanto meno con sufficiente approssimazione le segnalate affermazioni dell'antico Presidente del Consiglio, tenendo nondimeno opportuno conto di una certa ben nota facilità

di linguaggio di quest'ultimo e del suo spesso ansioso desiderio di accreditare il più possibile la sensazione dei suoi rapporti con i tedeschi.

Circa però il pensiero dominante nei circoli governativi anche i più responsabili, sulla questione dello sbocco al mare dell'Ungheria, mi riferisco a quanto già segnalato, e specialmente a quanto ebbe ultimamente ad accennarmi, come da mio telecorriere n. 089 in data 10 corrente (1), lo stesso Conte Csaky i cui legami con le destre più o meno orientate verso la Germania sono stati varie volte affermati.

Che l'Ungheria ponga fra le sue aspirazioni non ultime il problema del suo sbocco al mare non credo si possa dubitare; che nell'attuale congiuntura possa anche ricercare qualche consenso tedesco è possibile. Sotto questo aspetto non sarebbe da escludersi che Imrédy possa saperne qualcosa.

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D. 395.
480

L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 15. Roma, 18 maggio 1940 (per. giorno 20).

Telegramma di V. E. n. 11091/PR (2).

Ho fatto presente alla Segreteria di Stato quanto il R. Ambasciatore a Shanghai ha riferito sull'atteggiamento attribuito tendeziosamente al Vaticano nei confronti di Chung King.

Sono stato assicurato che verrà provveduto, per mezzo delle Autorità ecclesiastiche locali a dissipare ogni possibile malinteso ed a chiarire opportunamente la posizione di assoluta imparzialità che la Santa Sede intende mantenere nei riguardi del conflitto cinese.

481

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 83. Parigi, 18 maggio 1940 (per. giorno 21).

Dicesi che candidati a successione Maresciallo Pétain all'Ambasciata Madrid siano Coulondre e Malvy.

Da elementi politici che hanno responsabilità di Governo sono state fatte e continuano a farsi tuttora vive premure a questo Ambasciatore Spagna per indurre Franco intervenire presso Duce scopo evitare entrata in guerra Italia contro Francia.

Si è ora abbandonata idea formare corpo d'esercito con rifugiati rossi spagnoli (di cui al mio telegramma per corriere n. 079) (3) e tutte richieste questo Ambasciatore Spagna per reprimere propaganda politica che rossi continuano svolgere con la tolleranza delle autorità francesi, vengono ora facilmente accolte.

29 -Dorumenti diplomatici · Serie IX · Vol. IV.

Lequerica è stato ricevuto ieri da Reynaud e questi gli ha detto essere

« il più grande amico della Spagna ».

Intanto iersera è partito per la Spagna il nuovo Cardinale di Parigi con 600 pellegrini. Nello stesso .treno è partito pure il noto ballerino russo naturalizzato francese Sergio Lifar con il corpo di ballo dell'Opera di Parigi.

(l) -Vedi D. 360. (2) -Vedi D. 306. (3) -Non pubblicato.
482

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO PER CORRIERE 72. Belgrado, 18 maggio 1940 (per. giorno 21).

Vostro telegramma n. 39 in data 16 corrente (1).

Mio telegramma per corriere n. 068 in data 14 corrente (2).

Ministro Aggiunto Affari Esteri ritornando su argomento voce Patto tra

Jugoslavia, Bulgaria e U.R.S.S. ha indicato che questo Governo non aveva rite

nuto di smentire pubblicamente in quanto trattavasi, per ciò che concerne Jugo

slavia, di cosa cosi evidentemente falsa da non meritare tale pubblicità.

Si potrebbe aggiungere che voce era stata già seccamente smentita dalla

Tass, e che Governo jugoslavo ha preferito con ogni probabilità di non seguirne

pedissequamente esempio che mentre nulla avrebbe aggiunto a parte sostan

ziale, poco avrebbe giovato a quella euforia a fondo panslavo ripetutamente

segnalata e che una parte stessa del Governo, con evidente contrasto continua

incautamente a favorire. Cosi l'altro non meno secco comunicato della Tass

circa panslavismo (Vostro telegramma corriere n. 11887/P.R./C. in data 14

maggio) (3) non è stato neppur esso pubblicato da questa stampa.

A proposito formale smentita bulgara è caratteristico che Smilianié mi ha detto a titolo strettamente confidenziale che essa poteva forse essere posta in relazione con partenza Ministro sovietico a Sofia. E cioè che recente partenza da Sofia per Mosca di quel Ministro sovietico accompagnato da Addetto Militare fosse da porre in relazione con sondaggio che sarebbe stato fatto da Governo bulgaro circa eventuale concessione garanzia sovietica alla Bulgaria.

483

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

f. PER CORRIERE 73. Belgrado, 18 maggio 1940 (per. giorno 21).

Mio telegramma per corriere aereo n. 069 in data 16 corrente.

Mio telegramma n. 148 -in data odierna ( 4).

Ho attirato Ieri sera attenzione Ministro Aggiunto Affari Esteri su sistema

tica campagna che va intensificandosi non solo in Belgrado ma che trova riscon

~) Vedi D. 418.

pubblicato perchè il suo testo è riprodotto nel D. 364.

tro nei vari centri del paese (telespresso del R. Consolato in Sussak n. 970/156 in data 7 maggio; telespresso del R. Consolato in Ragusa n. 1324/192 in data 6 maggio (l); articoli dello Slovenco e dello Jutro del 14 maggio) di voci allarmistiche, propaganda e incitamenti contro l'Italia.

Smilianié ha ammesso immediatamente che Gov-erno ne era informato, e che sempre nell'intento impedire formarsi atmosfera contraria relazioni due Paesi, aveva considerato tale propaganda tra principali ragioni ch-e l'avevano indotto a due decreti per controllo stampa e per controllo spettacoli e riunioni (miei telespressi n. 750 e 752 in data 17 e 18 corrente) (2).

Da conversazione con Smilianié, come da altri contatti è ora evidente presso parte di questo Governo una maggiore tranquillità nei nostri riguardi, n-el senso che, diffusosi non senza profonda ansietà concetto che ormai entrata in guerra Italia è inevitabile (in bas-e a notizie ricevute da Roma viene posta a non prima del 25 maggio), si va facendo tuttavia strada idea o speranza che ciò non significherà necessariamente attacco alla Jugoslavia.

Ma in relazione a tale orientazione maggiore tranquillità, nessuno sforzo viene compiuto dal Governo per diffonderla in altri ambienti ove acuto allarmismo continua.

D'altra parte travolgente succ-esso armi tedesche desta profondo sgomento e disorientamento in questo paese, in cui simpatie per alleati sono, come è ben noto, così radicate, mentre smentisce fonti propaganda e scompagina posizioni in cui particolarmente ambienti dirigenti, Stato Maggiore e larghi strati popolazione avevano così tenacemente creduto. Sinora insistenza Ministro Gu-erra Nedié, fautore misure militari pronte e complete avevano trovato resistenza e segnato alti e bassi. Da tre giorni, come segnalato, misure militari sono in pi-eno sviluppo. Esse non hanno raggiunto ancora mobilitazione generale, ma marina e aviazione sono già mobilitate, mentre per l'esercito tutte le misure nec-essarie sono già in atto per ulteriori immediati richiami che R. Addetto Militare giudica rappresentare previsti effettivi di prima linea (750.000 uomini). A tale misure difficilmente potrebbe essere attribuito altro caratter-e se non difensivo, nel quadro preservazione stretta neutralità. Va tuttavia notato che incitamento ostilità popolazioni contro Italia, nonostant-e manifesta volontà Governo centrale e misure ordinate, lungi dal cessare, e, ,.c;econdo tutte le segnalazioni che pervengono dai R. Consolati dipendenti, in aumento, con caratteristiche di qualità e intensità particolari alle differenti regioni.

Va anche ricordato (come ripetutamente riferito da R. Legazion-e e da

R. Addetto Militare) che quadri esercito, non solo non reprimono tale propaganda e tali incitamenti contro di noi, ma anzi la fomentano in molti casi apertamente, dando luogo ai noti incidenti. Della propaganda antitaliana notoriamente e incautissimamente si servono per tentare di galvanizzare in unità spiritualmente pronte e combattive massa uomini che per ben nota situazione interna non ha di per se stessa coesione apprezzabile.

Non trascuro occasione per attirare opportunamente ma precisamente attenzione di questo Governo su tale stato di cose -manifesta ad ogni osser

(2} Non pubblicati.

vatore imparziale, continuamente commentato dagli stranieri e largamente sfruttato da quelli che vi hanno interesse -rilevando di quale serietà e gravità tali elementi siano nelle relazioni tra i due Paesi.

(l) -Non pubblicato. (3) -Non pubblicato: contiene la ritrasmissione del T. 191 da Mosca del 10 maggio, non (4) -Non pubblicati.

(l) Non pubblicati.

484

IL CONSOLE A TETUAN, LO FARO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 6. Tetuan, 18 maggio 1940 (per. giorno 25). Riferimento telespresso n. 43/102 del 7 c. m. (1). L'Alto Commissario Asensio -recatosi a Madrid al primo delinearsi della manovra tedesca nelle Fiandre, per prospettarvi la necessità di affrettare gli apprestamenti militari nel Marocco spagnolo (mio telespresso citato) è rientrato oggi pomeriggio dopo aver conferito col Caudillo e con Beigbeder. Stasera ho avuto con lui una conversazione confidenziale che riassumo. Asensio mi ha detto che, per quanto l'offensiva germanica, sia impostata con mezzi e su linee che le conferiscono aspetti di azione decisiva, a Madrid non si ha ancora l'impressione che essa possa portare -come pare il Fiihrer abbia asserito -una pace vittoriosa fra tre o quattro mesi. La Spagna non potrebbe prima di due anni fare un nuovo sforzo bellico (Asensio si è dilungato a descrivermene le attuali deficienze, specie nel campo alimentare); quindi per essa, in questo momento, il problema militare va posto nei limiti suggeriti dalla eventualità che l'offensiva tedesca -da sola o con l'intervento italiano -arrivi effettivamente a sboccare in una decisione della guerra. Si tratta per ora di concentrare gli apprestamenti difensivo-offensivi nel Marocco, nelle Baleari e attorno a Gibilterra. L'aviazione verrebbe adunata negli aeroporti della Spagna mediterranea in corrispondenza di questi tre settori. II Marocco spagnolo riceverebbe subito altro materiale e scorte di viveri, forse anche gli effettivi di un'altra divisione.

Nel compenso dalla conversazione ho tratto l'impressione che presso i dirigenti spagnoli prevalga l'idea dei «colpi di mano» finali.

485

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 51. Ankara, 18 maggio 1940 (per. giorno 1° giugno). Questo Ambasciatore di Grecia, sig. Raphael, ritornato in sede da un congedo trascorso parte in patria parte in Egitto è venuto a farmi visita e mi ha detto che in Grecia la tensione degli animi è alquanto diminuita. Mi ha poi parlato del preteso fronte di Salonicco escludendo in modo assoluto sia che gli

alleati pensino ora di costituirlo sia che la Grecia lo permetta. Fra altri argomenti per lui probanti, c'è che un esercito da Salonicco per portarsi sul Danubio

dovrebbe passare attraverso la Jugoslavia la quale intende invece mantenersi strettamente neutrale.

In conversazione con altri colleghi il sig. Raphae! ha peraltro aggiunto che il fronte di Salonicco sarebbe molto probabimente costituito se l'Italia entrasse 'in guerra.

Circa la notizia di origine tedesca già più volte da me segnalata che la Turchia non entrerebbe in guerra se l'Italia pur partecipando al conflitto si astenesse dall'attaccare i Balcani, il sig. Raphael si è espresso nel senso che ciò è da escludersi; l'entrata in guerra dell'Italia trascinerebbe automaticamente la Turchia.

Ho creduto opportuno riferire quanto precede poichè questo Ambasciatore di Grecia è per ragioni di politica geografica in frequente e diretto contatto con Saracoglu.

(l) Non pubblicato.

486

IL CAfO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, AL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI D'AMERICA, ROOSEVELT

L. s. N. Roma, 18 maggio 1940.

Rispondo al messaggio che m'avete mandato alla mezzanotte del giorno

14 c. m. (1).

Comprendo perfettamente i motivi dai quali è ispirato e li giudico molto rispettabili e degni della più grande considerazione ma al Vostro spirito di politico realista non possono sfuggire due motivi fondamentali dell'attuale situazione italiana e cioè che l'Italia è ed intende essere alleata della Germania e che l'Italia non può rimanere assente in un momento in cui è in gioco l'avvenire dell'Europa.

Non posso quindi che riconfermarVi la sostanza del mio primo messag

gio (2) (3).

487

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, AL PRIMO MINISTRO DI GRAN BRETAGNA, CHURCHILL

L. PERSONALE S. N. Roma 18 maggio 1940.

Rispondo al messaggio che mi avete mandato (4), per dirvi che vi sono

certamente noti i gravi motivi di carattere storico e contingente che hanno schie

rato in campi opposti i nostri pue paesi.

Senza risalire molto indietro nel tempo, vi ricordo l'iniziativa presa nel 1935 dal vostro governo per organizzare a Ginevra le sanzioni contro l'Italia, 'impegnata a procurarsi un po' di spazio al sole africano senza recare il minimo danno agli interessi e ai territori vostri e altrui. Vi ricordo anche lo stato di schiavitù vero e proprio nel quale l'Italia si trova nel suo stesso mare. Se è

per fare onore alla vostra firma che il vostro governo ha dichiarato guerra alla Germania, voi comprenderete che lo stesso senso d'onore e di rispetto agli impegni assunti col trattato italo-tedesco guidi oggi e domani la politica italiana di fronte a qualsiasi evento (1).

(l) -Vedi D. 415. (2) -Vedi D. 263. (3) -Vedi Foreign. Relation.s of the Un.ited States, 1940, vol. Il, cit., p. 706 e Documen.ts on. German. Foreign. Policy 1918-1945, Series D., vol. IX, cit., D. 266, ultimo capoverso. (4) -Vedi D. 445.
488

IL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

L. s. N. (TRADUZIONE) (2). Quartiere Generale .del Fiihrer, 18 maggio 1940.

È passata una settimana da quando s'è iniziata l'offensiva. Vorrei darVi

qui appresso una breve illustrazione della situazione così come si presenta oggi.

l) Mediante l'attacco avvenuto fra il Lussemburgo e Groninga in Olanda

siamo oramai riusciti a sfondare sull'intero fronte tutti gli importanti sistemi

di fortifi-cazione e di posizione, con l'eccezione di quella parte che si trova fra

Maubeuge e Dunkerque.

Quest'ultimo tratto è però senza interesse perchè già fin da ora privo di

collegamento.

2) L'Olanda è completamente occupata da truppe tedesche. Le isole della

Zeelanda sono quasi tutte nelle nostre mani, l'isola di Walcheren, l'ultima posta

di fronte ad Anversa, ha offerto la capitolazione stanotte.

3) Belgio: il Belgio ha periduto tutto il suo sistema di canali, la posizione

della Dyle, posta di fronte a Bruxelles e che collega Anversa con Namur, è

completamente crollata, gli inglesi ed i francesi indietreggiano ovunque a rotta

di collo, Bruxelles è stata raggiunta stanotte dalle prime truppe, mentre a sud

della città l'accerchiamento è quasi completo; Anversa sta per arrendersi. L'in

vasione della fortificazione sudorientale di Anversa avvenne nella giornata di

ieri; parecchie opere fortificate sono già nelle nostre mani. A Liegi ne resistono

ancora tre, che non ci mettono però nell'imbarazzo e che sono sorvegliate da

poche compagnie. Non impiego nè tempo nè materiale per occuparmene oltre.

Lo stesso vale di Namur. Ad ovest di Namur ci siamo già spinti fino a Charlcro'i,

accerchiando questa città da nord a sud.

4) Il territorio belga situato a sud di Charleroi e di Liegi è completamente

occupato da noi, come pure il Lussemburgo. Le truppe francesi furono respinte

da tutte queste parti fino alla Linea Maginot.

5) La Linea Maginot stessa, nel suo prolungamento dal sud di Carignan fino

ai pressi di Maubeuge, è stata sfondata su un fronte di oltre 100 km. e odi gran

lunga sorpassata.

6) L'arma aerea tedesca ha conquistato il completo dominio dell'aria e

di giorno gli aeroplani nemici non osano quasi più attaccarci. Di notte hanno

luogo pochissime incursioni con pochi lanci di bombe. Il danno militare o eco

nomico è quasi zero. A parte le vittime del bombardamento francese della città

di Friburgo in Brisgovia nemmeno 40 persone sono state uccise nelle retrovie

da attacchi aerei del nemico.

7) L'armata olandese ha cessato di esistere. L'armata belga è quasi completamente annientata. Molte divisioni francesi ~d inglesi sono gravemente attaccate ed in parte talmente disorientate da non rappresentare più nessuna vera forza combattiva.

8) Per quanto lo consentano le distruzioni subite dalle retrovie fmncesi di comunicazione i francesi cercano di costruire un nuovo fronte difenslvo ed offensivo che io osservo attentamente. Il miracolo della Marne del 1914 non si ripeterà più!

Tenendo conto dei successi raggiunti le nostre perdite, Duce, sono straordinariamente basse.

È cosi che si presenta, in breve sintesi, la situazione attuale, risultato di 8 giorni di lotta. Lo spirito dell'esercito e .dell'arma aerea, nonche l'audacia e la disciplina di essi, sono eccellenti (1).

(l) -Vedi WINSTON CHURCHILL, Their Finest Hour, cit. pp. 107-108. (2) -L'originale tedesco non è stato rintracciato.
489

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO D'UNGHERIA, TELEKI, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

L. RISERVATISSIMA S. N. Budapest, 18 maggio 1940.

J'ai l'honneur de porter à titre confidentiel à Votre connaissance le contenu de la lettre que S. E. le Chancelier de l'Empire a bien voulu m'adresser par suite de ma lettre en date du 17 Avril (2), dont V. E. a eu déjà connaissance.

V. E. se souviendra de notre conversation de l'année dernière au mois d'avril, quand j'ai souligné ma convinction absolue de la nécessité de collaborer avec l'axe Rome-Berlin, toujours et avant tout par la voie de Rome Le Gouvernement Hongrois se conformait jusqu'à présent à ce principe fondamenta! et il fera de meme à l'avenir.

Dans cet esprit je saisis l'occasion de prier V. E. de me faire tenir au courant de tout ce qu'elle juge nécessaire afin que l'armée hongroise ne soit pas surprise par de événements qui pourraient surgir en Yougoslavie ou dans ses environs.

Quant à la lettre du Chancelier de l'Empire, j'attire l'attention de V. E. tout particulièrement sur la phrase qui se trouve à la deuxième page et qui dit..... « auch der Sovietunion diirfte unserer Auffassung nach an irgendwelchen gewaltsamen Verandetungen auf dem Balkan nicht gelegen se:n ».

Les informations à ma dispostion ne semblent pas tout à fait confirmer cette thèse. Nous avons des renseignements dignes de confiance selon lesquels la concentration des troupes russes à la frontière de la Hongrie et de la Roumanie prend des proportions considérables (voire la carte ci-annexée). Il se peut toutefois que la Russie Sovietique ne veut qu'exercer une pression sur la Roumanie en faveur de la rétrocession pacifique de certains territoires auparavant russes.

Mais, que la Russie ait recours à la violence ou qu'elle tàche seu-· lement d'obtenir par la menace armée des satisfactions territoriales le Gouvernement Hongrois se trouverait également dans une situation bien em~

barassante, puisque dans tous les cas cela produirait siìrement une effer

vescence sinon une secousse en toute la Roumanie, vis-à-vis de laquelle le

Gouvernement Hongrois ne pourra pas rester indifférent. Je pense donc qu'il

serait tout de meme utile d'échanger des idées et à ce sujet et au sujet des

possibilités de la réorganisation nécessaire de l'Europe Orientale entre le Gou

vernement d'Italie, du Reich et celui de la Hongrie par n'importe quelle voie

pourvu qu'elle soit la plus courte possible, afìn que les événements ne nous

surprennent pas de ce céìté-là dans la forme plus dangeureuse qu'on puisse

s'imaginer.

Je sais 'bien que certains dirigeants de l'Allemagne ne croient pas aux dan

gers panslavistes et bolchévistes, mais ceux qui ont eu l'occasion de connaitre

plus profondément les système soviétiques en pensent tout autrement.

Je me permets de faire remettre à V. E., sous ce pli, un aide-mémoire à ce

sujet.

Je serais extraordinairement obligé à V. E. si Elle aussi voulait attirer

l'attention du Gouvernement Allemand sur l'attitude changée de la Russie, en

en signalant les répercussions vraissembables sur la Hongrie, pour faciliter

ma tache de convaincre le Gouvernement allemand de l'existence réelle de ce

danger auquel le Gouvernement Hongrois doit parer aussi militairement autant

que cela lui soit-possible.

Quand j'aurai le plaisir de connaitre les conseils toujours si utiles et pré

cieux de l'Italie, je m'adresserai au Gouvernement de l'Empire pour que per

sonne ne puisse interpréter d'une façon erronée les mesures militaires préven

tives que nous seront peut-etre obligés à prendre (1).

ALLEGATO

IL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER,

AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO D'UNGHERIA, TELEKI

L. Berlino,

In esito alla Vostra lettera del 17 aprile u. s. ho incaricato il Ministro degli Affari Esteri del Reich a prendere in esauriente esame la proposta del Reale Governo Ungherese, da Voi comunicatami, intesa a far riunire i rappresentanti dell'Ungheria, dell'Italia e della Germania per discutere in merito all'atteggiamento delle tre Potenze di fronte ad eventuali sviluppi della situazione nei Balcani, e di prendere al riguardo contatto col Governo italiano. In base a tale esame desidero ormai comunicarVi il pensiero del Governo del Reich su tale questione. I punti di vista generali, che determinano la politica tedesca nei confronti degli Stati balcanici, si desumono per sé stessi dalla considerazione che la Germania -come è del resto naturale -nulla farà che sia in contrasto con i propri interessi, che pertanto essa nulla intraprenderà nei Balcani senza l'alleata Italia, e che infine essa è decisa a restare fedele ai patti di non aggressione e di amicizia stipulati nel decorso autunno coll'Unione Sovietica. È interesse ora come sempre della Germania -che nella lotta per l'esistenza che le è stata imposta intende concentrare tutte le sue forze sull'unico scopo di vincere i propri nemici -quello di non vedere disturbata -fino a quando sia possibile -la pace e la tranquillità nei Balcani. Gli interessi dell'Italia sono completamente sulla stessa linea, come

a Roma •.

ciò è stato ripetutamente accertato in occasione di comuni scambi di vedute. E, a nostro avviso, neppure l'Unione Sovietica annette importanza a cambiamenti violenti nei Balcani. In conformità a ciò la Germania -la quale persegue nei Balcani interessi esclusivamente economici -desidera mantenere ottimi rapporti politici ed economici con tutti quegli Stati. Sono completamente false le voci, messe in giro dalle Potenze nemiche, che tentano sempre di addossare alla Germania l'intenzione di agire militarmente nei Balcani. È chiaro che gli avversari della Germania tentano tali manovre unicamente per immobilizzare le truppe tedesche nei Balcani, sia pur col creare una atmosfera di nervosismo, e per favorire atti di sabotaggio in danno dei collegamenti economici vitali per le Potenze dell'Asse, oppure per mascherare all'occorrenza propri propositi di aggressione. Io sono però convinto che la politica delle Potenze dell'Asse, rivolta come è al mantenimento della pace nei Balcani, corrisponde alla fine dei conti anche agli interessi dell'Ungheria. Come credo che l'aver fatto causa comune colla Germania e coll'Italia ha portato finora all'Ungheria vantaggi non disprezzabili, cosi mi sembra che anche in avvenire una politica ungherese, di piena rispondenza coll'atteggiamento italo-tedesco, non soltanto non imporrà all'Ungheria alcun sacrificio, ma avrà effetti sicuri a vantaggio del popolo ungherese. Di una politica, che cercasse di promuovere o favorire nuovi sviluppi nella situazione attuale nei Balicani, aumentando la tensione generale già esistente, è possibile forse intra

vedere l'inizio ma non l'esito.

In tale stato di cose nutro seri dubbi sull'opportunità di organizzare un convegno di rappresentanti italo-tedeschi ed ungheresi per discutere sulle questioni balcaniche, convegno che non mancherebbe di eccitare fortemente l'opinione pubblica internazionale. Tali dubbi sono condivisi dal Governo italiano. Anche esso è dell'oponione che sia nell'interesse comune delle tre Potenze l'evitare che un simile convegno, il quale non potrebbe non avere che un solo chiaro significato, abbia luogo nelle attuali circostanze.

Sono però molto lieto di apprendere come V. E. si proponga di venire a Berlino assieme al Signor Ministro degli Affari Esteri di Ungheria, Conte Csaky. Pur non essendo ora in grado di prevedere, a causa dei sopraggiunti avvenimenti, l'epoca in cui mi sarà dato di poterVi salutare, ho tuttavia incaricato il Ministro degli Affari Esteri del Reich di tenersi in contatto con Voi e di prendere al dato momento i necessari accordi in proposito (1).

(l) -Vedi nocuments on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. IX, cit., D:·.Z72. (2) -Vedi D. 190.

(l) La copia del presente documento trasmessa dal Gabinetto del Ministro alla Direzione Generale degli Affari d'Europa e del Mediterraneo il 23 maggio 1940 è accompagnata dal seguente appunto : • l) Il Governo italiano concorda con il punto di vista espresso dal Fiihrer nella sua lettera qui allegata. 2} Di ciò è stato verbalmente informato il Ministro di Ungheria

490

IL MINISTRO AL CAIRO, S. MAZZOLINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 279. n Cairo, 19 maggio 1940, ore 0,42 (per. ore 5).

Ho fatto a questo Presidente del Consiglio le comunicazioni di cui al telegramma di V. E. 105 (2). Alì Maher le ha accolte con soddisfazione e mi ha pregato di rendermi interprete del suo ringraziamento presso V. E.

491

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. PERSONALE S. N. Berlino, 19 maggio 1940, ore 10.

Torno ora da Bonn dove ho avuto -ieri -un molto lungo e molto cordiale colloquio con Ribbentrop, di cui ti riferirò oggi.

Poichè il corriere parte fra pochi minuti, mi limito a dirti che Ribbentrop ha la convinzione che la guerra si avvii (è attualmente in corso una grande battaglia) alla conclusione vittoriosa, prima di quanto egli stesso prevedesse. Mi ha detto che il Ftihrer è molto soddisfatto dell'atteggiamento dell'Italia e che ha inviato al Duce un rapporto dettagliato informativo sulla situazione (1). Circa il nostro intervento, ho avuto la precisa impressione che -almeno per ora -non lo sollecitino.

Ambiente ed atmosfera generale di serenità e di grande fiducia.

Ti ringrazio ancora per tutte le tue cortesie cosi amichevoli. Ricordami

agli amici.

(l) Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. IX, cit., D. 271.

(2) Vedi D. 454.

492

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 496. Berlino, 19 maggio 1940, ore 11;20.

Nel corso di una conversazione Woermann ha oggi confidenzialmente informato che 12 corrente Governo ungherese nel dare comunicazione alla Legazione di Germania della mobilitazione di 2 Corpi d'Armata alla frontiera slovacca aveva spiegato che misura adottata era stata decisa « al semplice scopo di esercitazione».

Successivamente invece, e precisamente il 15 corrente Vice Ministro ungherese Affari Esteri dichiarava al Ministro di Germania che mobilitazione era stata decisa « per permettere all'Ungheria di essere pronta a rispondere ad eventuali richieste da parte germanica ».

In relazione a quanto precede, Woermann, su istruzioni di Ribbentrop, ha fatto presente ieri a questo Incaricato d'Affari d'Ungheria che dichiarazione predetta aveva in certo modo sorpreso Governo gennanico in quanto non solo esso non aveva in progetto alcuna « richiesta » all'Ungheria ma aveva anzi sempre e chiaramente espresso al governo ungherese proprio interesse a che non venisse turbata la pace in quel settore.

493

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, AL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER

MESSAGGIO TELEGRAFICO (2). [Roma, 19 maggio 1940].

Vi ringrazio che abbiate trovato durante una pausa della formidabile vittoriosa battaglia il tempo per trasmettermi una comunicazione sullo svolgi

n. -12714/302 P. R. il 19 maggio 1940, alle ore 13, con istruzioni di farlo pervenire subito al Fiihrer e di assicurare dell'avvenuta consegna.

mento delle operazioni (1). Vi ripeto che tali operazioni sono seguite non solo con interesse ma con entusiasmo dal popolo italiano il quale è ormai convinto che il periodo di non belligeranza non può durare molto a lungo. A questo proposito mi riprometto di darvi importanti notizie nei prossimi giorni. Ritengo che H nostro Ministero degli Esteri vi abbia già comunicato i messaggi che mi sono stati recentemente mandati da Roosevelt e da Churchill e le mie risposte (2) ma tutto ciò ha ormai una molto relativa importanza. Vi mando i miei più camerateschi saluti (3).

(l) -Vedi D. 488. (2) -Il presente messaggio è stato trasmesso da Ciano ad Alfieri con T. per telescrivente
494

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 254. Washington, 19 maggio 1940, ore 15.,48 (per. giorno 20, ore 0,30).

Preoccupante situazione militare Francia e Inghilterra disorienta questi circoli politici circa convenienze e modi recare efficace aiuto agli alleati nonchè circa misure più urgenti per difesa Stati Uniti d'America. Al Senato si è cosi sentita discutere opportunità stabilire qualche forma di coscrizione obbligatoria, iniziativa cui però si è opposto stesso Presidente del Comitato Affari Militari. Alcuni senatori hanno poi manifestato opinione che tanto partito democratico quanto quello repubblicano dovrebbero, in vista della campagna elettorale, impegnarsi a non entrare in guerra a meno che la guerra non sia portata nell'emisfero occidentale. Il sig. James Kemper, Presidente Camera di Commercio Stati Uniti America ha poi espresso convinzione che eventuale entrata Stati Uniti d'America nel conflitto condurrebbe alla bancarotta nazionale e che conseguente crollo del credito del paese imporrebbe misure autoritarie che porterebbero fatalmente il paese verso la dittatura. È opinione generale che esito attuale battaglia in Francia e Belgio avrà peso preponderante circa orientamento Stati Uniti d'America nei riguardi di lotta in Europa.

495

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 366. Parigi, 19 maggio 1940, ore 19,45.

Vengo informato che Baudouin sarebbe nominato Ambasciatore a Roma in sostituzione di François-Poncet.

(l) -Vedi D. 488. (2) -Vedi DD. 415, 445. 486 e 487.

(3) Vedi Documents on German Fareign Policy 1918-1945, Series D, vol. IX, cit., D. 276.

496

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MADRID, ZOPPI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 160. Madrid, 19 maggio 1940, ore 21,45 (per. giorno 20;, ore 2,15).

Vostro n. 171 (1).

Beigbeder mi ha detto che a quanto gli risultava Governo britannico aveva qualche tempo fa progettato inviare qui Sir Samuel Hoare però come Ambasciatore (in sostituzione Petersen) e non in missione speciale. Progetto non ha fino ad ora avuto seguito.

497

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. SEGRETO S. N. BerLino, 19 maggio 1940 (2).

Il colloquio con von Ribbentrop che, contrariamente a quanto avevo sentito dire, ho trovato in ottima salute, si è iniziato con le consuete battute di carattere protocollare.

Ho cercato, e mi è riuscito facilmente, di portarlo su un tono amichevole;

ed esso si è concluso in una atmosfera di spontaneità e di cordialità.

Naturalmente la conversazione si è subito portata sullo svolgimento delle

operazioni militari.

Le mie congratulazioni per la metodica rapidità con cui è stato realizzato

il programma e per il successo· delle armi tedesche, gli sono riuscite particolar

mente gradite.

Ribbentrop ha convenuto che gli eventi si sono sviluppati più rapidamente

di quanto egli stesso non avesse sperato. Considera che la guerra sia già per

metà vinta; e prevede che in un giro di tempo non precisato, ma certamente

non lungo, l'Inghilterra sarà costretta a chiedere la pace.

Dopo avermi fatto una lunga esposizione per dimostrare come egli avesse

ragione nel sostenere la necessità di far guerra ai franco-inglesi, e soprattutto

all'Inghilterra e ciò allo scopo di approfittare dell'attuale superiorità germanica,

Ribbentrop illustra come il successo delle armi tedesche dipenda non soltanto

dalla vasta e complessa organizzazione capillare dell'esercito dal punto di vista

tecnico, ma anche e soprattutto dalla preparazione materiale e morale del

singolo soldato. Ciò spiega come le perdite tedesche siano assolutamente esigue

ed appaiono assolutamente sproporzionate ai grandiosi risultati conseguiti ed

alle ingenti perdite avversarie.

Si è cercato di ottenere, come si è ottenuto, il massimo dei risultati col

minimo dei sacrifici; e ciò fu dovuto al fatto che ogni singolo soldato, la cui azione

era coordinata con quella degli altri, anche se votato al sacrificio, dava ogni

possibile rendimento. Così si spiega come singoli episodi eroici abbiano spesse

volte determinato importanti successi.

Ribbentrop ha confermato che un contributo particolarmente efficace è stato dato dall'arma aerea e che straordinariamente redditizie si sono dimostrate le azioni combinate fra gli aeroplani e i reparti terrestri. È stato largamente appli

cato il metodo con lanci in picchiata di bombe di grandissimo calibro e successivo sbarco di paracadutisti.

I bombardamenti eseguiti su larga scala hanno dovunque prodotto forti danni materiali e causato un gravissimo choc in mezzo alle truppe alleate. Il rapido e progressivo sopraggiungere delle colonne motorizzate che dilagavano contemporaneamente nei vari settori, ha dovunque determinato un vero e proprio scompiglio fra gli avversasi che, opponendo una scarsa resistenza, si sono facilmente arresi.

Le perdite alleate, anche nell'arma aerea, sono molto forti. Ribbentrop calcola che non meno di 1500 apparecchi nemici siano andati distrutti in azioni aeree o negli aeroporti.

Ritenendo di avere già raggiunto la superiorità aerea e di essersi quindi assicurato il dominio del cielo, Ribbentrop conferma l'assoluta convinzione che la guerra sarà rapidamente e vittoriosamente conclusa.

Mi ha detto che si sta svolgendo una grande battaglia, che segnerà una nuova disfatta degli alleati.

Non ostante io abbia cercato di saperlo, non sono riuscito a capire se la

direttrice sia verso Parigi o verso Calais. Ho constatato che circa lo svolgimento

strategico delle operazioni sono estremamente riservati.

Avendo io accennato all'importanza della presa di Saint Quentin e ricor

dato come già nella grande guerra i tedeschi avessero conquistato questa posi

zione, Ribbentrop ha subito precisato che la situazione di adesso è molto diversa

da quella di allora; in quanto allora vennero a mancare le comunicazioni, men

tre oggi l'esercito tedesco è nella sua massima efficienza (egli ha rilevato come

il grosso delle fanterie non sia ancora stato assolutamente impegnato) e già si

manifestano dalla parte avversaria segni evidenti di disgregazione e di un assai

scarso collegamento fra gli Stati Maggiori francese, inglese e belga.

Poichè tutto il colloquio è stato nettamente dominato da argomenti di

carattere militare, da riferimenti polemici contro l'Inghilterra e la Francia, io

non ho ritenuto opportuno di portare la conversazione su altri temi che, in

questo contingente momento, erano evidentemente meno presenti allo spirito

del mio interlocutore.

Di sfuggita mi ha informato della risposta negativa data dal Fiihrer alla

proposta avanzata da Teleki; della sua convinzione che l'America non si deci

derà ad una effettiva partecipazione alla guerra; che non ritiene attuale il

problema dei rapporti fra Germania e Vaticano, lasciando capire che la sua

visita al Papa è stata fatta soprattutto per ragioni di carattere interno.

Valendomi della specifica autorizzazione del Duce, ho detto a Ribbentrop

che l'opinione pubblica italiana si sta sempre più orientando verso l'intervento

e che il Duce si riserva la decisione della scelta del momento. Evidentemente

queste mie parole sono riuscite gradite a Ribbentrop; ma non ho avuto affatto

l'impressione che egli volesse :forzare la situazione nel senso di accelerare i

tempo della decisione italiana.

Mi ha dichiarato che la sorte dei due paesi è strettamente legata, ed ha aggiunto che il Fiihrer intende che -secondo quando stabilito al Brennero il Duce sia assolutamente libero di prendere al momento opportuno le sue decisioni nell'interesse del popolo italiano.

* * *

Durante la colazione che è seguita, ed alla quale hanno partecipato i suoi ed i miei collaboratori, Ribbentrop ha ripreso a parlare dell'andamento delle operazioni. A giudizio dei miei collaboratori, si è dimostrato insolitamente discorsivo ed espansivo e di buon umore.

Nel corso della conversazione ha ricordato gli incontri avuti con Voi; mi ha chiesto se il Duce era contento dello sviluppo della situazione; ha fatto dei simpatici riferimenti al periodo della nostra guerra in Abissinia (ciò che mi ha dato modo di ricordare e di illustrare come il metodo della Blitzkrieg sia stato fin da allora imposto dal Duce ai suoi generali, dando ordini decisi e precisi e mettendo a disposizione molto di più di quello che essi non richiedessero); ed ha concluso che questa, che appare una guerra di sterminio, ha in fondo lo scopo di risparmiare molte vite e molti sacrifici, evitando il prolungarsi della guerra stessa.

Mentre prendevamo il caffè, un suo ufficiale è venuto a comunicare la presa di Anversa. La notizia è stata accolta con quella normale soddisfazione con cui si accolgono notizie gradite, ma attese.

Prima che io prendessi congedo, Ribbentrop ha tenuto di dichiararmi che si tiene a disposizione per tutte comunicazioni che io intendessi fargli o per le notizie che desiderassi di avere.

In mia presenza, ha dato ordine ad un suo aiutante di fare in modo che un aeroplano sia sempre a mia disposizione per raggiungerlo (1).

(l) -Non pubblicato. (2) -Manca l'indicazione della data d'arrivo.
498

L'AMBASCIATORE DI GRAN BRETAGNA A ROMA, LORAINE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. URGENTE S. N. Roma, 19 maggio 1940.

I am happy to be able to inform you that in order to create the most favourable atmosphere for the discussions about the simplification of Contraband Contro! administration, to which the Italian Government have agreed, I have been authorised by my Government to release forthwith all goods detained in Italian ports under the holdback guarantee and destined for Italy. Instructions in this sense have already been sent to His Majesty's Consular officers.

This ruling applies to ali goods landed in Italy prior to midnight on May

19/20th with the exception of such consignments as may before that hour have

already been directed to be seized (2).

(2} n presente documento reca il visto di Mussolini.

(l) Il presente documento reca il visto di Mussolini.

499

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO (Pubbl. MARIO ToscANo, Una mancata intesa itala-sovietica nel 1940 e 1941,

p. 23, Firenze, Sansoni, 1953)

APPUNTO S. N. Roma, 19 maggio 1940.

È venuto stamane l'Ambasciatore di Germania per informarVi, Eccellenza, che nel corso di un colloquio che l'Ambasciatore Schulenburg ha avuto a Mosca con Molotov, si è discusso sull'opportunità di addivenire ad un miglioramento dei rapporti itala-sovietici.

Ribbentrop sarebbe disposto ad essere l'intermediario per queste migliorate relazioni e Mackensen chiede di conoscere preventivamente, Eccellenza, il Vostro pensiero al riguardo.

500

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MADRID, ZOPPI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 162. Madrid, 20 maggio 1940, ore 1,35 (per. ore 5,30). Decifrate di persona.

Ministro Affari Esteri Beigbeder mi prega trasmettervi urgenza seguente telegramma personale di Franco al Duce: Inizio telegramma che trasmetto nella sua traduzione letterale: «L'Ambasciatore di Spagna a Parigi mi aveva comunicato d'urgenza di avere ricevuto visita di due ex Presidenti del Consiglio, inviati sicuramente dall'attuale Governo, allo scopo di sollecitare approvazione per visita in Spagna Ministro Ybarnegaray per trattare possibilità regolamento Mediterraneo. Questa proposta era stata respinta facendoci presente non convenienza di tale visita dato atteggiamento Spagna.

In data di oggi Ambasciatore a Parigi mi telegrafa richiesta ufficiale del Governo francese che insiste per visita di detto Ministro per sottomettermi proposta trattare situazione Mediterraneo considerando che Spagna è elemento preciso e unico per stabilire contatti tra Francia .e Italia.

Dice il Ministro francese che sua proposta sarebbe la libertà del mare latino che deve essere unico per la navigazione scomparendo servitù Gibilterra Suez. Inghilterra, secondo il Ministro, non necessitando del Mare Mediterraneo per sue comunicazioni come lo sta ora dimostrando utilizzando rotta del Capo {1).

Sopra questa base di libertà si potrebbe ristabilire possibile solidità pace per Europa, in quanto che in altro modo, con vittoria o senza, altre guerre ricomincerebbero.

A questi ho risposto che pur essendo gradito alla Spagna il proposito di pace che persegue viaggio Ministro predetto, come il riconoscimento della necessità presenza Spagna in ciò che interessa Mediterraneo, la visita di un Ministro francese durante la guerra deformerebbe dinanzi al mondo situazione neutralità Spagna e potrebbe essere accettata solo se si potesse fare assegnamento sulla sicurezza di un risultato nell'alto fine che tale visita persegue; ciò che è difficile nell'attuale momento della lotta.

Di tutto ciò vi informo per l'alto interesse che comporta, desiderando conoscere attitudine italiana dinanzi a tale proposito in relazione all'attuale situazione in Europa e all'interesse dei Vostri progetti. Sottometto alla Vostra considerazione convenienza di dare conoscenza Hitler di tale situazione. Franco».

Invio per corriere aereo domani testo telegramma consegnato da questo Ministro degli Affari Esteri (1).

(l) Sic.

501

IL MINISTRO AL CAIRO, S. MAZZOLINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO 286. n Cairo, 20 maggio 1940, ore 1,50 (per. ore 4,30).

Telegramma di V. E. n. 107 (2). Questo Presidente del Consiglio mi ha confermato oggi che per ora si soprassederà richiesta chiusura nostro Vice Consolato Sollum (mio telegramma

n. 281 (3). Ha aggiunto che richiesta da lui fatta autorità inglesi per ottenere revoca divieto sorvolo aeroplani militari non (dico non) ha avuto risultato favorevole.

Generale Wilson e Ambasciatore d'Inghilterra gli avrebbero detto che il Governo Sudan adottata stessa misura richiesta al Governo egiziano in virtù Trattato allo scopo tutelare forze armate.

Generale Wilson avrebbe affermato risultargli aeroplani militari italiani avrebbero tratto fotografie porto Alessandria d'Egitto e eseguiti rilievi territorio egiziano sudanese.

Ho naturalmente recisamente smentito veridicità tali affermazioni ed ho fatto ancora rilevare al Presidente del Consiglio gravità misura che insieme alle numerose precedenti (miei telegrammi nn. 243 e 249) (4) sono in contrasto con dichiarazione intenzione del Governo consolidare amicizia con l'Italia.

Ali Maher Pascià mi ha risposto, malgrado la sua migliore buona volontà nei riguardi nostri, egli deve rispondere alleati ogni volta che questi, come nel caso attuale richiedono l'applicazione di clausole del Trattato. Poichè questo impegna l'Egitto ad entrare in guerra solo se il suo territorio sia effettivamente minacciato, Presidente del Consiglio mi ha ripetuto che il suo Governo si opporrà ad ogni azione offensiva e, sempre che l'Italia non attacchi, seguirà, la stessa linea di condotta già adottata nei riguardi della Germania.

Ciò gli riuscirà tanto più facile in quanto che le relazioni di amicizia fra

i nostri due Paesi e l'interesse per l'Egitto di conservarle e consolidarle sono

note agli stessi inglesi. Queste le dichiarazioni di Ali Maher Pascià.

Ritengo che non (dico non) debba farsi assegnamento su effettive possibilità per questo Governo di svolgere politica autonoma in caso di conflitto.

Lo stesso Ali Maher Pascià mi ha detto più volte -e lo ha ripetuto anche oggi -che fino a quando sarà qui esercito inglese sua azione di Governo dovrà necessariamente subire continuo intralcio.

(l) -Il presente documento reca il visto di Mussolini. (2) -Vedi D. 466. (3) -Non pubblicato. (4) -Non pubblicati.
502

IL MINISTRO A KABUL, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 44. Kabul, 20 maggio 1940, ore 12 (per. ore 18).

Notizia pubblicata dalla stampa egiziana circa evoluzione patto Saad-abad verso una alleanza militare è per quanto concerne Afghanistan inesatta.

Mentre non mi risulta che pressioni di nessun genere siano state fatte a Kabul da parte inglese o turca non è certo in questo momento in cui azioni inglesi sono qui più che mai in ribasso che il Governo afghanistano possa essere suscettibile lasciarsi deflettere dalla sua politica di stretta neutralità.

503

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

FoN. 367. Parigi, 20 maggio 1940, ore 12,10.

Mio fonogramma n. 366 (1). Notizia mi viene oggi smentita.

504

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A. l. A MADRID, ZOPPI

T. RISERVATO 105/174 R. Roma, 20 maggio 1940, ore 14,10.

Decifrate voi stesso.

Vostro 162 (2). Fate subito pervenire a Franco assicurando dell'avvenuta consegna il messaggio del Duce che qui di seguito trascrivo:

« Approvo la vostra comunicazione al Governo francese circa viaggio in Spagna Ministro francese Ybarnegaray. Viaggio è da considerarsi intempestivo sotto ogni punto di vista. Colgo occasione per mandarvi i miei più fervidi amichevoU saluti. Mussolini ».

505

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA

T. 12818/312 P. R. Roma, 20 maggio 1940, ore 15.

Vostra lettera 16 corrente (3).

In caso di occupazione tedesca della capitale resterete a Parigi distaccando al seguito del Governo francese un funzionario dell'Ambasciata con il personale strettamente necessario.

30-Documenti diplomatici • Serie IX · Vol. IV.

(l) -Vedi D. 495. (2) -Vedi D. 500 (3) -Non rintracciata.
506

IL MINISTRO A LA PAZ, MARIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 45. La Paz. 20 maggio 1940, ore 16,10 (per. ore 23,50).

Telegramma circolare n. 12139 (1). Questo Governo ha aderito 17 corr. iniziativa Uraguay che la stampa democratica aveva molto sostenuto.

Come ho riferito 16 corr. per corriere (2) occorre tener presente che azione internazionale Bolivia è sempre ispirata preoccupazione permanente attacco esterno.

507

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AGLI AMBASCIATORI A WASHINGTON, COLONNA, A RIO DE JANEIRO, SOLA, A BUENOS AYRES, VINCI, A SANTIAGO, BOSCARELLI, E AI MINISTRI A MONTEVIDEO, BELLARDI RICCI, A LIMA, CAPANNI, AD ASUNCION, TONI, A CITTÀ DEL MESSICO, MARCHETTI, A BOGOTÀ, BERTELS, A CARACAS, DI GIURA, A QUITO, AMADORI, A LA PAZ, MARIANI

T. 12828 P. R./c. Roma, 20 maggio 1940, ore 21,30.

Governo tedesco avrebbe fatto un passo presso Stati Americani, ad eccezione Stati Uniti, Argentina, Uraguay, Panamà, per far presente che sua azione in Belgio ed Olanda ha avuto carattere escusivamente difensivo ed avrebbe per conseguenza considerato protesta come atto non amichevole (3).

508

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 370. Parigi, 20 maggio 1940, ore 21,45 (per. giorno 21, ore 1).

Mio telegramma n. 363 (4). A quanto mi dice Baudouin dichiarazione Halifax sarebbe stata rimandata perchè rinviata seduta parlamentare.

509

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 371. Parigi, 20 maggio, 1940, ore 21,45 (per. giorno 21, ore 0,30).

Baudouin mi dice essergli stata bensì offerta Ambasciata Roma ma averla egli rifiutata rendendosi conto difficoltà influire su situazione presente.

(l) -Vedi D. 433. (2) -Non pubblicato.

(3) Vedi Documents on German Foreign Policy, 1918-1945, Series D, vol. IX, cit., D. 256.

(4) Vedi D. 471.

510

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 369. Parigi, 20 maggio 1940, ore 22 (per. giorno 21, ore 1,30)

Ho fatto stasera visita cortesia Daladier che ha assunto Ministero degli Affari Esteri. Mi ha detto che pur considerando situazione molto grave vi erano oggi alcuni elementi più favorevoli come avvenuto sganciamento quasi due terzi forze alleate in Belgio da armata tedesca attaccante. Queste forze anglo-francesi in collegamento con altre unità operanti zona della Somme hanno già ottenuto qualche successo locale come riconquista Lecateau. D'altra parte francesi resisterebbero fortemente all'Aisne e a Montmédy.

Ho l'impressione che Governo francese voglia orientare attuali operazioni ad un concetto manovra tendente battere avversario con forze provenienti da Belgio ed altre riserve per cercare così di impedire o ritardare avanzata verso mare ma nello stesso tempo coprire la capitale.

Daladier ha vivamente lamentato intervento militare franco-inglese nel Belgio dicendo esservisi sempre opposto perchè conscio delle difficoltà di ogni genere che tale intervento avrebbe incontrato e che realmente ha trovato malgrado esso siasi svolto in un primo tempo anche meglio di quanto era previsto (mio telegramma n. 334) (1). Mi ha detto pure che i tedeschi trovarono intatti i ponti sulla Mosa perchè ufficiali incaricati distruggerli non osarono farli saltare dato che essi erano ingombri di profughi.

Quanto conseguenze politiche della situazione militare che si va formando,

si è dimostrato comprensivo e moderato.

Naturalmente ha auspicato possibilità mantenere buoni rapporti con l'Italia

pur rendendosi conto delle necessità politiche e deplorando gesti inopportuni ed

improvvise azioni pericolose.

511

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 207. Mosca, 20 maggio 1940 ore 22,02 (per. giorno 21, ore 2,30).

Mio telegramma n. 196 (2).

Da vari giorni circolano in questi circoli notizie di nuovi ed importanti

concentramenti truppe sovietiche verso la Bessarabia. Queste notizie lanciate

da Addetto Militare turco trovano conferma anche presso l'Ufficio militare di

questa Ambasciata di Germania. Tutti questi Ministri balcani si mostrano evi

dentemente allarmisti; alcuni le pongono persino in relazione con la mobilita

zione ungherese. Questo Ambasciatore di Germania affetta molta calma, spie

gando tali concentramenti come misure precauzionali del Governo sovietico per

eventuale azione nel Mar Nero. Infatti secondo lui nuove truppe inviate nel

(lì Non pubblicato.

Sud sarebbero tutte concentrate nella zona di Kiev Kharkov Crimea. Servizi passeggeri ferrovie sovietiche tra Mosca e Odessa da ieri sono ridotti un solo treno giornaliero.

(2) Vedi D. 380.

512

IL MINISTRO A STOCCOLMA, FRANSONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 103. Stoccolma, 20 maggio 1940, ore 23,50 (per giorno 21, ore 5).

In questo momento ho potuto avere da fonte ufficiale che sabato Ribbentrop a mezzo Ministro di Svezia a Berlino ha chiesto a questo Governo passaggio attraverso territorio svedese di alcuni vagoni carichi cannoni destinati Narvik ed inoltre permesso transito di 600 uomini della marina da guerra tedesca che da Narvik dovrebbero ritornare in Germania. Governo svedese ha risposto negativamente circa passaggio armi facendo presente che ciò sarebbe addirittura contrario onore stesso della nazione, ma ha acconsentito transito marinai pur vedendo in ciò trasgressione neutralità (1). Finora nessuna reazione da parte di Berlino.

Mi è stato nell'occasione confermato quanto segnalato con mio telegramma

n. 102 (2) che già finora è stato concesso abbondante transito viveri ed altro materiale.

Al Ministero degli Affari Esteri si commenta osservando che Berlino mostratosi inquieto e desideroso liquidare situazione a Narvik. Da altra fonte attendibile so che danni arrecati da aeroplani britannici nella regione di Kiruna (mio telegramma n. 100) (3) sono abbastanza rilevanti. Nuovo invio di truppe svedesi è avvenuto verso quella regione; mentre maggior parte unità Marina da guerra svedese è stata concentrata ad isola Graddo nel porto settentrionale dell'arcipelago Stoccolma. Ministero degli Affari Esteri ritiene in complesso, che circostanze attuali fronte occidentale rendano meno probabile e non imminente azione in questo settore.

513

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO PER CORRIERE 82. Sofia, 20 maggio, 1940 (per. giorno 23).

Ho avuto oggi conversazione, in talune battute alquanto animata e piut

tosto agrodolce, dato suo non piccolo nervosismo in questi giorni, con mio

collega britannico, George Rende!.

Sue idee circa Bulgaria possono così riassumersi:

l) Bulgaria vive oggi in uno stato d'animo di vera e propria « paura »

circa eventuali possibili complicazioni nei Balcani.

2) Sovrano bulgaro è decisamente e nettamente orientato su necessità di mantenere attuale linea di astensione dal conflitto.

3) Bulgaria sarebbe anche disposta ad avvicinarsi a talune forme di collaborazione con gli altri Paesi balcanici se Germania non compiesse opera contraria seminando dubbi e sospetti e facendo circolare voci e notizie circa pretesa azione dei Paesi limitrofi ai danni di Sofia.

4) Qualora dovesse scoppiare in uno qualsiasi dei punti della Penisola balcanica un conflitto, tutta la sfiuazione precipiterebbe come un castello di carte. Con ogni probabilità allora, e particolarmente se Jugoslavia e Bulgaria fossero subito coinvolte, Russia non potrebbe non intervenire direttamente. Precedenti secolari infatti fanno ritenere che Mosca ammette di vedere nella Penisola balcanica stati slavi indipendenti, di limitata importanza, quali Jugoslavia e Bulgaria, ma non potrebbe accettare di vederli divenire vassalli di un'altra Potenza non slava, quale la Germania o l'Italia. Essa quindi, in caso di sconvolgimento, preferirebbe precedere gli altri e si spingerebbe senza indugio nel cuore della Penisola. Venendo infine a parlare degli attuali rapporti anglo-italiani, che egli considera cattivi come non mai, ha aggiunto che da parte inglese si è esacerbati nel vedere come oggi, mentre i tedeschi premono con tutte le loro forze nel territorio francese, l'Italia obblighi, con il suo atteggiamento, mezzo milione di soldati della Repubblica a rimanere a guardia della frontiera meridionale, e gran parte della flotta anglo-francese a stazionare nel Mediterraneo.

(l) Vedi Documents on German Foreign Policy, 1918-1945, Series D, vol. IX, cit., DD. 259 e 268.

(2) -Non pubblicato. (3) -Non pubblicato.
514

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 99. Budapest, 20 maggio 1940 (per giorno 23). Mio telecorriere n. 092 (1). Nonostante quanto dettomi da questo Vice Ministro Affari Esteri circa non estensione misure militari ungheresi, questo Stato Maggiore lascia intendere, come riferitomi R. Addetto Militare, possibilità prossima mobilitazione altri due corpi d'armata. Sembra potersi trattare quinto e sesto corpo dislocati frontiera romena, e potersi anche porre provvedimento in relazione creduta prossima minaccia sovietica Berssarabia cui frontiere calcolansi qui forze sovietiche da 28 a 30 divisioni fanteria, 7 od 8 cavalleria, da 6 ad 8 motorizzate. Caso azione sovietica che riterebbesi certa ove sorgessero complicazioni Balcani e probabile ove Germania e anche Italia si trovassero massimamente impegnate conflitto, questi ambienti militari esprimono convinzione Germania dovrebbe intervenire e Ungheria affiancarla quanto meno per premunire Carpazi. Questo Stato Maggiore afferma altresì riscontrare crescente nervosismo

in Romania e vari movimenti truppe verso frontiere, fra cui trasferimento Bessarabia una divisione già di seconda linea in Transilvania.

Circa Jugoslavia stesso Stato Maggiore ritiene che misure militari ivi in corso manterrebbero carattere difensivo specie nei riguardi temuta azione italiana, nondimeno questo Direttore Affari Politici affermavami stamane recenti accordi Jugoslavo-sovietici avrebbero per quanto qui credesi contenuto politico assai più preciso di quanto finora manifestato, e che accordi medesimi dovevano essere considerati nel quadro ripresa panslava da parte Sovieti nei Balcani. Analoghe preoc cupazioni sonomi state questi ultimi tempi ripetutamente espresse questi ambienti politici e governativi.

(l) Non pubblicato. . '

515

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 52. Ankara, 20 maggio 1940 (per. giorno lo giugno). Ho parlato con questo Ministro di Bulgaria delle voci diffusesi in questi giorni di aumento degli effettivi turchi in Tracia. Egli era al corrente delle voci ma non ancora in grado di confermarle o smentirle. Il sig. Kirov mi ha poi accennato alla recente visita a Sofia da questo Ambasciatore di Inghilterra che egli aveva visto al suo ritorno in Ankara. Secondo il mio interlocutore, l'Ambasciatore Knatchbull Hugessen non avrebbe ottenuto -e non poteva ottenere -nulla. Se era andato a Sofia in veste intermediario fra la Turchia e la Bulgaria, aveva perduto il tempo, perchè in Bulgaria si sa che Ankara fa il doppio gioco e inganna i bulgari promettendo appoggio alle loro rivendicazioni mentre poi rinnova per 7 anni il patto balcanico e non smobilita alla frontiera tracica; se si era proposto lo scopo di attirare la Bulgaria nell'orbita degli alleati si era anche completamente ingannato perchè la politica bulgara rimane ferma sui suoi postulati e l'Inghilterra non ha mezzi sufficienti per esercitare una pressione efficace. I vecchi debiti di cui la Gran Bretagna potrebbe offrire la cancellazione -mi ha infatti detto Kirov -si è cercato di pagarli nella misura ·del possibile, ora di essi non si corrispondono più neanche gli interessi; quanto alle lusinghe o alle minacce per il dopo guerra, nessuno oggi

crede più all'Inghilterra e comunque esse presuppongono una vittoria degli alleati cosa che appare per lo meno dubbia.

516

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO,

R. SEGRETO S. N. Berlino, 20 maggio 1940 (1). La stessa sicurezza manifestata da Ribbentrop è -con diverse gradazioni e sfumature -condivisa dai Ministri e dalle personalità con cui mi sono incontrato in occasione delle visite protocollari.

Il Segretario di Stato Weizsacker che, nella lunga assenza di Ribbentrop, dirige il Ministero ed è quello che in definitiva segue molto da vicino gli sviluppi

della situazione politica internazionale, mi è sembrato p_iù riservato (a cio contribuisce evidentemente la circostanza che egli, appartenente alla corrente in un primo tempo contraria alla guerra, ha perduto un figliolo nella campagna di Polonia).

Weizsacker si è molto interessato alla descrizione che gli ho fatto dell'orientamento antibritannico nell'opinione pubblica italiana (anch'egli, come già von Ribbentrop, si è molto compiaciuto nel modo reciso e preciso con cui Voi, Signor Ministro, avete reagito alle proteste dell'ambasciatore inglese). Non ha manifestato preoccupazioni circa la situazione nei Balcani, dove i movimenti di truppe, nei vari paesi, sono -a suo avviso -indice di nervosismo di inquietitudine senza un preciso scopo.

In occasione di una successiva visita, che io ho dovuto fargli, presso la sua residenza privata, per la consegna del messagio del Duce al Fiihrer -messaggio il cui contenuto è stato particolarmente apprezzato -si è accennato con molta discrizione alt'opportunitd che, in considerazione dell'imminenza degli tmnunziati avvenimenti, i due Stati Maggiori si mettono in contatto.

Poichè condivido appieno il pensiero dell'Addetto Militare, nel senso che, se i tempi stringono, è necessario che avvenga presto un primo contatto fra i. due Stati Maggiori, pregherei di avere, al più presto possibile, notizie e norme di linguaggio su questo argomento, anche perchè ho l'impressione che ne sarò, a mia volta, richiesto.

* * *

La conversazione che ho avuto col Reichsminister Meissner, Capo della Cancelleria presidenziale si è principalmente svolta, dopo poche battute di carattere generale riferentesi alla situazione, sulla soddisfazione dell'opinione pubblica germanica nel constatare come i rapporti di amicizia e di solidarietà fra i due paesi divengano sempre più saldi ed operanti. Egli mi ha detto come il Fiihrer (cosa che d'altronde avevo avuto io stesso occasione di personalmente constatare nei miei precedenti incontri) abbia una grande e sincera ammirazione e simpatia per il Duce; e mi ha precisato che, di ritorno dall'incontro al Brennero, il Fiihrer, durante alcuni giorni seguenti, ha parlato molto spesso del Duce, esprimendo ai più direttì collaboratori la sua viva soddisfazione e contentezza per avere personalmente parlato col Duce, col quale -hi dichiarato -si troverà sempre in pieno e perfetto accordo.

* * *

Particolarmente interessante ed informativo· è stato il mio incontro col

Goebbels. Evidentemente hanno favorevolmente influito i rapporti precedente

mente intercorsi fra di noi, in modo che la conversazione è stata aperta ed

esauriente.

Dopo aver premesso che, per incarico espresso del Fiihrer, egli desidera

mantenersi al di fuori di ogni protocollo, in stretti rapporti con me e con la

mia famiglia onde creare anche in Berlino la più calda atmosfera di simpatia

attorno all'Asse, Goebbels ha tenuto a manifestare la sua viva soddisfazione e

la sua contentezza per.alcune direttive che io avevo dato e di cui egli era già

stato messo al corrente. (Il giorno stesso del mio arrivo a Berlino ho riunito

tutti i funzionari dell'Ambasciata, del Consolato e del Fascio per dichiarare

subito, a scanso di equivoci, che io non avrei mai sopportato che nei rapporti coi

connazionali e con i tedeschi vi potessero essere riserve; nel senso che l'atteg

giamento dell'Italia, stabilito dal Duce, deve essere sentito e praticato sopratutto

dagli italiani in Germania. Altra circostanza di cui Goebbels si è mostrato subito

al corrente, era costituita dal fatto che, riservatamente, io avevo fatto fare dal

Protocollo degli Esteri un controllo per evitare che nel grande ricevimento che

darò il giorno 22, fra il migliaio di persone che vi interverranno, possano intruf

folarsi elementi tedeschi non graditi al nazismo).

Goebbels ha tenuto a manifestare la sua viva soddisfazione per l'atteggia

mento della stampa e della radio italiana, che hanno efficacemente fiancheggiato

l'opera di propaganda tedesca. Si è mostrato convinto che l'Asse è destinato

a sempre più rafforzarsi, concludendo la sua esposizione col dichiarare che pros

simamente Inghilterra e Francia dovranno definitivamente rinunciare al dominio

dell'Europa, per lasciare il posto alla Germania e all'Italia.

Mentre gli altri Ministri sono stati piuttosto riservati sullo svolgimento delle

operazioni militari -vi è infatti una norma precisa che proibisce rigorosamente

la divulgazione di notizie che non siano di .stretta emanazione del Comando

militare -Goebbels, avendo di fronte una grande carta geografica, mi ha

precisato la zona fra Saint Quentin e Lille, dove si sta svolgendo una grande

battaglia che dovrà concludersi con la disfatta delle armate francesi ed inglesi

che ivi combattono. Secondo che si svilupperà e procederà la manovra a tenaglia

da parte delle truppe tedesche, .sarà presa la direttiva verso Parigi o verso

Calais.

Ho avuto l'impressione che, se gli eventi lo permetteranno, i tedeschi punte

ranno principalmente su Calais per agire direttamente sull'Inghilterra, nella

convinzione che, piegata Londra, anche Parigi sarà costretta a sottomettersi.

Parlando con Goebbels dell'imminenza di importanti avvenimenti in Italia,

e ciò allo scopo di sentire il suo pensiero, egli mi ha detto apertamente che

l'Italia dovrebbe intervenire per dare il colpo finale alla Francia e all'Inghil

terra: « Per assalirle alla gola -egli ha detto -nel momento stesso in cui

esse cercassero di avere un movimento di ripresa».

* * *

Alcuni degli Ambasciatori che oggi ho visitato, mi hanno manifestato il loro

convincimento che la Germania vincerà.

«Oramai nessuno più li ferma» -ha concluso un'amichevole conversazione il Nunzio, Monsignor Orsenigo -e con una espressione caratteristica ambrosiana ha aggiunto: «Oramai i francesi e gli inglesi hanno perso la corsa; hanno avuto due o tre bucature di gomma e si affannano ad aggiustare le camere d'aria, non accorgendosi che gli altri corrono rapidi alla meta » (1).

4(}8

(l) Manca !"indicazione della data d'arrivo.

(l) 11 presente documento reca il visto di Mussolini.

517

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 208. Mosca, 21 maggio 1940, ore 13,10 (per. ore 18). Articolo Trud intitolato: « Roma » brandisce armi riferendosi campagna antiinglese stampa italiana e particolarmente recente articolo Ministro Bottai osserva che in qualsiasi paese apparizione tale articolo significherebbe decisione Governo agire immediatamente. Senonchè in Italia cose stanno altrimenti e quantunque articolo Bottai indubbiamente ispirato sua pubblicazione non significhi decisione entrare guerra. Articolo mira soltanto convincere Inghilterra Francia circa serietà situazione e possibilità intervento italiano. Italia cerca entrare guerra soltanto quando rischio intervento ridurrassi minimo. Soltanto situazione catastrofica eserciti alleati fronte occidentale o sbarco truppe alleate Balcani susciterebbe immediato intervento Italia. Senonchè prima condizione non ancora verificatasi mentre seconda è momento presente assai improbabile poichè alleati dovendo fare tutti sforzi per fermare avanzata tedesca mai decideransi mossa Balcani. Riferendosi recenti proposte Reynaud assestare tutte questioni controverse con Italia articolo osserva essere indubbio che concessi·oni proposte adesso da Parigi sono maggiori quelle precedenti ma insufficienti per Roma in cambio non belligeranza. Riferendosi proposta Gringoire circa cessione parte Jugoslavia a Grecia nonchè zone influenza Ungheria Romania articolo osserva che durante prima guerra mondiale Italia fu comperata con promesse territori altrui ma poi alleati ingannaronla dandole molto meno di quanto promessole. Ecco perchè Italia esige oggi non territori terzi Paesi bensì territori appartenenti Francia stessa. Conclude ripetendo che ostentato baccano sollevato in Italia non significa ancora sua immediata entrata guerra e soltanto categorico rifiuto Francia deci

dersi concessioni territoriali e sfacelo definitivo alleati potrebbero spingere Italia ad immediata mossa.

518

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATISSIMO PER TELESCRlVENTE 514. Berlino, 21 maggio 1940, ore 13,30.

Questo Ministero degli Esteri informa che le operazioni militari procedono con successo e che l'avanzata verso il mare ha fatto notevolissimi progressi. È in tale direzione che si accentua l'azione tedesca per separare le armate francoinglesi del Nord da quelle francesi del Sud.

L'll maggio è stato convocato da Arita l'Ambasciatore del Reich a Tokio, per comunicargli l'atteggiamento giapponese circa le Indie olandes'i (1). Il Ministro Arita, riferendosi alla comunicazione fatta dal Governo giapponese 1'11 aprile ha detto essere desiderio del Governo stesso che nessuna modificazione avvenga

nella situazione delle Indie olandesi. Oltre che alla Germania tale comunicazione è stata fatta ai Paesi Bassi, all'Inghilterra, alla Francia è agli Stati Uniti d'America (l). Tutti questi Paesi hanno risposto essere d'accordo con il Giappone per il mantenimento dello status quo nelle Indie olandesi. La Germania invece, a mezzo di un telegramma inviato nella scorsa notte a Tokio e di una comunicazione fatta all'Ambasciatore del Giappone a Berlino stamane, ha risposto che è disinteressata ai problemi di quella zona. È stato però aggiunto che si comprendono le preoccupazioni del Giappone, dato che altri possedimenti dell'Olanda sono stati occupati dagli alleati (2). Si è avuto notizia di maltrattamenti subìti dal Console Generale tedesco a Batavia, ma si ritiene che tale notizia si riferisca ai primi giorni dell'azione tedesca in Olanda. La protezione degli interessi tedeschi nelle Indie olandesi è stata affidata alla Svizzera. Il Ministro Cincar-Markovié ha convocato iL 19 corrente il Ministro tedesco a Belgrado per dargli una risposta, che è considerata qui molto soddisfacente, alle note rimostranze germaniche. Cincar-Markovié ha detto che il 17 corrente si è riunito il Consiglio dei Ministri, al quale ha partecipato anche il Prefetto di Polizia di Belgrado, e ha deciso di adottare disposizioni molto rigorose per impedire ogni azione di propaganda e la diffusione di fogli volanti e per salvaguardare i cittadini germanici da ogni molestia. In tale riunione è stata inoltre decisa la soppressione del giornale Jrgovinski Glasnik. Cincar-Markovié ha inoltre assicurato il Ministro di Germania che non si procederà più ad alcuna espulsione di tedeschi senza consultare prima la Legazione del Reich. Circa le notizie di stampa relative a richieste tedesche alla Svezia per invio di aiuti a Narvik alle mie domande di informazioni mi è stato risposto di non essere in grado di fornirle. Dal tono della risposta si può dedurre chiaramente che le richieste sono state avanzate ma che le trattative

in merito si svolgono in forma amichevole.

(l) Vedi Documents on German Foreign Poticy, 1918-1945, Series D, vol. IX, cit., D. 234.

519

IL MINISTRO A LIMA, CAPANNI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

'f. 61. Lima, 21 maggio 1940, ore 13,30 (per. ore 21,25).

Telegramma circolare di V. E. 12139 (3).

Questo Ministro degli Affari Esteri mi ha detto che il Governo peruviano

non prenderà in considerazione iniziativa Argentina che gli appare alquanto con

fusa, se non dopo suo maggiore sviluppo e in seguito risposta su atteggiamento

altri Stati americani interpellati al riguardo.

Stampa ufficiosa e ultra democratica appoggia incondizionatamente inizia

tiva Argentina.

(l) -Vedi Fo?'eign Re!ations oj the United States, 1940, vol. IV, cit., pp. 14-15. (2) -Vedi Documents on German Foreign Po!icy 1918-1945, Series D, vol. IX, cit. D. 280.

(3) Vedi D. 433. '

520

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A TOKIO, P. CORTESE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 304. Tokio, 21 maggio 1940, ore 19,25 (per. giorno 22, ore 14,30).

Miei telegrammi n. 266 (l) e 293 (2).

Questo Vice Ministr·o Affari Esteri mi ha convocato per comunicarmi da parte suo Ministro ed a prova amicizia verso il Governo italiano che Giappone sta per stipulare patto di neutralità con Thailandia. Negoziati sono quasi ultimati e firma prevista entro il mese corrente Bangkok. Patto stabilisce che parti contraenti mantengano neutralità nel caso una di esse sia in guerra con terza potenza e prevede consultazioni in questioni di comune interesse. Testo ci verrà comunicare subito dopo firma.

A mia domanda ha risposto che patto non ha nulla in comune né è in alcun rapporto con trattato in gestazione fra Thailandia Inghilterra e Francia. Ho ringraziato assicurando che Vi avrei subito informato.

521

IL MINISTRO A LIMA, CAPANNI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 62. Lima, 21 maggio 1940, ore 20,04 (per. giorno 22, ore 6).

Telegramma circolare di V. E. 12828 (3).

Nel corso della conversazione con questo Ministro degli Affari Esteri (mio telegramma 61) (4) ho accennato adesione Perù iniziativa Uruguay per protesta collettiva.

Egli mi ha lasciato comprendere che Perù vi ha aderito formalmente è automaticamente senza annettere grande importanza alla questione.

Questo Ministro di Germania ha fatto effettivamente passi indicati e questo Governo gli avrebbe risposto che Perù non poteva esimersi aderire ma che sua adesione sarebbe stata puramente formale.

Ministro di Germania riterrebbe veritiere tali affermazioni.

522

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 210. Mosca, 21 maggio 1940, ore 20,10 (per. giorno 22, ore 3,45).

Telegramma di V. E. n. 42 (5). È possibile che queste Ambasciate Inghilterra e sopratutto Francia abbiano riferito ai loro Governi su atteggiamento più riservato assunto da U.R.S.S. nei

riguardi Germania deducendolo da numerosi piccoli sintomi su cui ho riferito

ampiamente.

Non mi risulta tuttavia vi siano state a Mosca premure per un avvici

namento ai franco-inglesi. Questi Incaricati di Affari francese ed inglese non

hanno visto Molotov da più di un mese.

Effettivamente da studio oggettivo avvenimenti osservati a Mosca si può

dedurre desiderio Sovieti evitare di essere coinvolti nella guerra. Precauzioni

difensive generali e concentramenti truppe nel sud (miei telegrammi 185, 193 (l)

196, 207) (2) provano però che in caso di intervento italiano o tedesco o alleati,

nei Balcani U.R.S.S. è pronta ad intervenire per salvaguardare propri interessi.

D'altro canto stampa sovietica anche in occasione attuali operazioni approva

sostanzialmente azione tedesca e continua suo ininterrotto atteggiamento a

favore della Germania.

(l) -Vedi D. 352. (2) -Non pubblicato. (3) -Vedi D. 507. (4) -Vedi D. 519. (5) -Non pubblicato: contiene la ritrasmissione del T. 365 da Parigi, vedi D. 476.
523

IL MINISTRO A CITTÀ DEL MESSICO, MARCHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 34. Città del Messico, 21 maggio 1940, ore 22,55 (per. giorno 22, ore 11,45).

Questo Ministro tedesco ha fatto oggi presso Ministro degli Affari Esteri

passi di cui al telegramma di V. E. n. 12828 (3).

Gli è stato risposto che nell'associarsi protesta collettiva repubbliche ameri

cane Governo messicano non ha inteso compiere mossa specifica contraria alla

Germania come tale, ma ha voluto mantenersi linea sempre seguita in casi

analoghi (Etiopia, Cina, Finlandia, Norvegia, ecc.) di protesta contro invasioni

armate (vedere tra l'altro telespresso in questa Legazione 7 dicembre scorso

515 (4) e 26 aprile scorso 174) (5).

524

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 87. Sofia, 21 maggio 1940 (per. giorno 25).

Parlandomi della situazione esistente alle frontiere di Bessarabia, questo Ministro di Romania mi ha detto che in queste ultime settimane non appare essersi verificato alcun incidente degno di rilievo. Anche la presentazione, avvenuta, come è noto, alcune settimane fa al Governo romeno, dell'elenco degli incidenti da parte di Mosca non ha avuto seguito, data anche circostanza che passo sovietico è apparso diretto non soltanto alla Romania ma ad altri Stati confinanti con l'U.R.S.S. Un sintomo in certo modo tranquillizzante può essere anche trovato nel fatto che Molotov ha anche recentemente fatto presente al rappre

sentante romeno a Mosca come la mancata nomina di un Ministro sovietico a Bucarest sia causata sopratutto dalla difficoltà di trovare un elemento adatto alla missione anzichè da una decisione di principio del Governo di Mosca.

(l) -Non pubblicati. (2) -Vedi DD. 380 e 511. (3) -Vedi D. 507. (4) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. II, D. 508. (5) -Non pubblicato.
525

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 88. Sofia, 21 maggio 1940 (per. giorno 25)

Mio telecorriere n. 83 del 20 u. s. (1). Accordo economico russo-jugoslavo anche oggi non è oggetto di particolari commenti da parte di questa stampa.

È interessante in proposito notare come nel complesso negli ambienti bulgari si sia più volte messo in rilievo, durante la permanenza della delegazione jugoslavia nella capitale sovietica, come la Russia sia stata piuttosto riservata e non abbia mostrato alcun particolare entusiasmo per affrettare la conclusione delle conversazioni. In altre parole i bulgari hanno dato l'impressione di voler credere che sia stata Belgrado e non Mosca a sollecitare, a qualunque costo, la stipulazione di un accordo economico capace di dare corpo ad un riavvicinamento russo-jugoslavo.

526

IL MINISTRO A LA PAZ, MARIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE AEREO 13. La Paz, 21 maggio 1940 (per giorno 28).

Passo di cui al telegramma circolare 12828 (2) è stato fatto qui. Mio collega

tedesco mi disse allora che il Ministro gli fece osservare che la Bolivia non

poteva esimersi dall'aderire alla proposta Uruguay ma che non aveva nè avrebbe

preso l'iniziativa. Adesione questo governo non doveva quindi essere conside

rata come atto non amichevole.

Mi richiamo a questo ho fatto presente con mio telegramma n. 45 (3).

527

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 4815/1406. Berlino, 21 maggio 1940 (per. giorno 24).

Come nel caso della Danimarca e della Norvegia, l'occupazione dell'Olanda,

del Belgio e del Lussemburgo da parte della Germania non rappresenta per

quest'ultima, dal punto di vista economico generale, un vantaggio sensibile,

in quanto i paesi occupati non sono autonomi per la loro sussistenza. Il vetto

vagliamento di essi è reso possibile unicamente mediante una considerevole

importazione che viene pagata con le esportazioni, particolarmente, per quanto riguarda l'Olanda, di prodotti agricoli e dell'allevamento, e per quanto riguarda il Belgio ed il Lussemburgo di prodotti di un'industria altamente sviluppata. La passività della bilancia commerciale ha raggiunto nel 1938 per il Belgio ed il Lussemburgo (che costituiscono, come è noto, un'unica regione dal punto di vista doganale) un totale di 101,1 milioni di RM.; per l'Olanda, lo sbilancio è passato fra il 1938 ed il 1939 da 375,6 a 550,5 milioni di fiorini.

L'inclusione dei tre paesi nello spazio economico del Reich ha tuttavia

praticamente, nelle circostanze attuali, un grande valore, poichè il Belgio ed il

Lussemburgo possiedono una considerevole industria metallurgica, che potrà

venire utilizzata per le fabbricazioni di guerra tedesche. Il Belgio produce circa

3 milioni di tonnellate di acciaio all'anno, mentre la produzione del Lussem

burgo raggiunge 2 milioni di tonnellate. È da notare però che il Belgio si trova

m~lla necessità di importare annualmente circa 10 milioni di tonnellate di mine

rali di ferro, che provenivano finora per 9 milioni dalla Francia e per un milione

dalla Svezia. Soltanto il Lussemburgo, con una produzione annuale di circa

8 milioni di tonnellate di minerali di ferro (minette), possiede una base auto

noma per la propria industria pesante, nonostante il fatto che il contenuto in

metallo di tali minerali raggiunge appena la metà di quello dei minerali svedesi.

Il Belgio d'altra parte ha sufficienti disponibilità di carboni e quindi di coke

per la propria industria metallurgica, mentre il Lussemburgo è obbligato ad

importare notevoli quantità di coke dalla Germania. Per quanto riguarda

l'Olanda, essa ha invece un eccesso di importazioni di prodotti siderurgici, per

circa 1,3 milioni di tonnellate annue, e non rappresenta quindi un attivo in

questo campo. Anche per il carbone, benchè le miniere del Limburgo abbiano

una produzione elevata, l'Olanda rimane paese importatore.

Date le diminuite possibilità di importazione, non è da ritenere che l'indu

stria siderurgica belgo-lussemburgo possa venir mantenuta al suo alto livello

di produzione attuale. Però essa costituirà senza dubbio per la Germania un

prezioso complemento della sua potenzialità bellica. Sopratutto poi rimane il fatto

importante che t mercati belga e lussemburghese vengono sottratti alle Potenze

occidentali, le quali attualmente vi fanno ampio ricorso per i loro approvvi

gionamenti in materiali d'armamento, come è dimostrato ad esempio dal fatto

che mentre nel mese di luglio 1939 le· esportazioni complessive belgo-lussem

burghesi verso la Francia salivano alla cifra di 272 milioni di franchi belgi,

nel mese di marzo 1940 esse erano già salite a 542 milioni.

Sopratutto sensibile sarà poi per il mercato inglese la mancanza dei prodotti agricoli e di allevamento che gli venivano forniti in grandi quantità dall'Olanda. Per contro, la Gran Bretagna si potrà valere della più gran parte della flotta mercantile olandese, che comprende navi per una stazza complessiva di circa 3 milioni di tonnellate.

Si deve aggiungere che lo sviluppo ulteriore delle operazioni militari e !'·occupazione della regione settentrionale della Francia vengono a privare gli alleati dell'ingente produzione carbonifera dei dipartimenti del Nord e del Passo di Calais. La presa di Saint-Quentin ha privato la Francia del ricco bacino minerale di Lens-Arras che contiene i più ricchi giacimenti di carbone della Francia, capaci di una produzione annuale di 45 milioni di tonnellate. L'approvvigionamento delle J>otenZ<e occidentali in carbone viene dunque ad essere colpita in modo sensibile dall'avanzata tedesca, ed il danno cosi subito potrà venire difficilmente compensato dalla Spagna, la cui produzione è appena sufficiente a coprire il consumo interno, o dagli Stati Uniti, per ragioni di trasporto e per la diversità delle qualità da essi prodotte.

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D. 507. (3) -Vedi D. 506.
528

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELSPR. 4819/1410. Berlino, 21 maggio 1940 (per. giorno 25).

Per quel conto che si crederà tenerne, ho l'onore di trascrivere qui appresso quanto ha testé riferito questo Consigliere Commerciale circa una sua conversazione con il funzionario di questo Ministero degli Affari Esteri competente per le questioni commerciali con l'Italia.

«Nel corso di una conversazione, il Legationsrat Junker dell'Auswiirtiges Amt ha fatto comprendere come da parte del Governo del Reich si sarebbe particolarmente apprezzata una concreta collaborazione italiana nel controblocco della Gran Bretagna in corso di attuazione come conseguenza delle recenti operazioni militari germaniche.

Come è noto, da parte tedesca si cerca di impedire o rendere difficile all'Inghilterra i rifornimenti di prodotti alimentari.

In particolare, dopo l'occupazione della Danimarca, della Norvegia, dell'Olanda e del Belgio e il blocco delle esportazioni svedesi, finlandesi e baltiche, l'Inghilterra può rifornirsi di viveri soltanto o dai paesi balcanici o dai suoi possedimenti d'oltremare.

Per quanto riguarda i paesi balcanici risulterebbe alle autorità tedesche

che l'inoltro in Inghilterra di tali prodotti alimentari verrebbe effettuato, per

la quasi totalità, via Italia, anzi una Società italiana avrebbe a tale scopo noleg

giato tutti i suoi vagoni frigoriferi.

Da parte germanica si gradirebbe che tale transito venisse, se non vietato,

reso difficile ed incerto provocando " difficoltà tecniche " che possono intral

ciare od almeno rendere irregolari i trasporti in questione.

Inoltre gli acquisti inglesi nei paesi balcanici danneggerebbero notevolmente,

specie in Romania, la politica tedesca di accaparamento di prodotti alimentari

destinati al consumo del Reich ».

529

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. S. -N. (1). Mosca, 21 maggio 1940.

Avevo già segnalato l'impressione che aveva prodotto in questi ambienti

diplomatici la mancanza assoluta di commenti della stampa sovietica sulle ope-·

rappresentanze all'estero con Telespr. da Roma 11/17563/C del 7 giugno 1940, non è stato rintracciato.

razioni tedesche in Belgio ed in Olanda. I giornali per circa sei giorni hanno

riportato, molto imparzialmente, tutti i comunicati ufficiali astenendosi scrupo

losamente dal commentarli.

Di tutta evidenza il Kremlino era incerto.

La fulminea occupazione dell'Olanda, e lo svolgersi delle operazioni mili

tari in senso favorevole ai tedeschi, determinarono poi la presa di posizione

avvenuta con l'editoriale della Pravda del 16 maggio.

Tutto il resto della stampa sovietica il giorno dopo si profuse in commenti

sulla falsariga dell'editoriale predetto. Gli ordini dell'Ufficio Stampa del Partito

erano stati evidentemente impartiti.

È significativo tuttavia questo ritardo.

Per il caso scandinavo i commenti vennero due giorni dopo, si può dire

non appena passata la sorpresa. Ciò era quasi prevedibile dopo la buona acco

glienza fatta da questo Governo alla comunicazione ufficiale tedesca delle ragioni

che avevano spinto il Governo del Reich all'azione.

Per il Belgio e l'Olanda l'attitudine di Molotov, alla analoga comunicazione

del Conte Schulenburg, era stata molto più riservata. La stampa ha quindi

risentito di questo riserbo.

L'editoriale della Pravda però rivelò che, anche in questa circostanza, il

Governo dei Soviet aveva assunto un atteggiamento decisamente favorevole

alla Germania. L'articolo espone sostanzialmente la tesi tedesca e ne appro

fitta per lanciare l'ennesimo monito «per quei piccoli paesi, cui i Governi

danzano al piffero dei loro garanti brandendo le fiaccole della guerra, e condu

cono, con ciò stesso, una politica che non può essere chiamata altrimenti che

una politica di suicidio».

L'allusione, per forza d'abitudine, deve essere ascritta alla Turchia e Ro

mania benchè, i loro Governi, in questi ultimi tempi, abbiano fatto tutto il loro

possibile, per dare assicurazioni reiterate al Governo dell'U. R. S. S. del loro

attaccamento alla pace ed alla neutralità.

(l) L'originale del presente do.cumento, ritrasmesso per conoscenza ad alcune nostre

530

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. RISERVATO 4814. Berlino, 21 maggio 1940 (1). Il Console Generale Renzetti ha avuto da una personalità tedesca le seguenti notizie: Lo sfondamento delle linee avversarie è opera sopratutto dei corpi d'armata motorizzati e degli Stukas (apparecchi da bombardamento). Nella zona di Namur, Sedan, sarebbero stati impiegati circa 600 aeroplani di tale tipo. Il Comandante dei corpi motorizzati, Guderian (è anche il loro ideatore e organizzatore), avrebbe dichiarato di voler giungere a Parigi alla fine della

settimana. Le divisioni nemiche nella zona di San Quintinc fino al mare, sarebbero 65, molte delle quali però già provatissime.

Le masse nemiche non sono in grado di muoversi agevolmente. a causa della formidabile attività degli aerei tedeschi che hanno bombardato e bombardano colonne, linee ferroviarie, ecc., e della velocità delle truppe tedesche, le quali avanzano senza preoccuparsi dei centri di resistenza che lasciano alle loro spalle.

Gli Stukas adoperano oltre alle bombe di medio e grosso calibro, delle bombe speciali (Heulbomben = bombe ululanti), le quali avrebbero prodotto gravi effetti morali sulle truppe nemiche. Si tratta di proiettili ululanti che scendono in grandi quantità dal delo, carichi di un· esplosivo che esplode con un rumore fortissimo. Oltre a tali bombe, sarebbe stato impiegato, in piccola quantità, un tipo di gas esilarante. A Rotterdam sarebbero stati trasportati circa

20.000 uomini, ivi compresi i paracadutisti.

Le perdite nemiche sarebbero fortissime e le truppe in parte apparirebbero demoralizzate, tanto più che nelle zone dove esse sono concentrate, affluiscono a migliaia i profughi, i quali rendono i movimenti delle truppe ancora più difficili.

Hitler avrebbe già dato disposizioni per la preparazione del congresso annuale del Partito a Nodmberga. Tale notizia è stata data alcune settimane or sono anche da un'altra personalità tedesca.

L'entrata in guerra dell'Italia sarebbe stata fissata per il 24 maggio (U.

(l) Manca l'indicazione della data d'arrivo.

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IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO

L. PERSONALE RISERVATA 2033. Belgrado, 21 maggio 1940 (per. giorno 28). Il Presidente del Consiglio Cvetkovié ha preso occasione di un incontro casuale ad una colazione nella Legazione di Ungheria, per prendere l'iniziativa di intrattenermi lungamente e piuttosto ansiosamente della questione dell'internamento di Stojadinovié. Ha cominciato col dire che gli rincresceva molto che fosse stata con insi· stenza sparsa la voce «che tale fatto avesse gettato un freddo nelle relazioni tra Italia e Jugoslavia». Ha insistito che egli ricordava che vi erano state relazioni di cordialità e di buona amicizia tra l'Eccellenza il Ministro Conte Ciano e Stojadinovié naturalmente sorte nei loro incontri e che gli rincresceva che le circostanze non gli avessero ancora dato modo di stabilire anche da parte sua tali personali relazioni come sarebbe suo vivissimo desiderio. Ma il fatto Stojadinovié è questione di esclusiva politica interna (è arrivato a dire anzi che vi è una nota avversione personale tra lui e Stojadinovié), che non ha rapporto di sorta con l'attività dello stesso Stojadinovié nelle circostanze della sua carica passata per ciò che concerne !'·estero. Difatti non solo la politica estera jugoslava non è mutata, ma egli Cvetkovié, particolarmente in ciò che concerne l'Italia,

l'aveva, data anche i suoi sentimenti personali, rafforzata, cercando di_ rinsaldare in ogni modo possibile le amichevoli relazioni esistenti.

3I --Dommenti diplomatici -Serie IX -Vol. IV.

Come ho detto Cvetkovié si esprime con un'ansia palese e con non meno visibile premura e insistenza. Fra l'altro mi ha ripetutamente invitato a recarmi direttamente da lui per intrattenerlo di qualsiasi questione, ogni volta che lo reputassi opportuno e necessario.

Mentre ;per questo invito ho come doveroso ringraziato il Presidente del Consiglio, dinnanzi agli altri argomenti della esposizione mi sono attenuto alla parte di attento interlocutore. Per ciò che concerne la preoccupazione per le voci « di un freddo gettato nelle relazioni tra 'i due Paesi », gli ho fatto tuttavia incidentalmente rilevare -come possibile visto che Cvetkovié appartiene a quella categoria di persone che molto parla e pochissimo ascolta -che in verità bastava uno sguardo alla stampa estera di quei giorni per non aver dubbio sulle fonti che avevano ampiamente diffuso in forma sensazionale le affermazioni di una mossa antitedesca e anche antitaliana con larghissimo corredo di commenti, deduzioni e vasta serie di fotografie.

Cvetkovié ha, di sfuggita, accennato anche ad un recente articolo di Gayda senza insistere nè precisare quale. Era tuttavia evidente che assai più che della fonte delle notizie, era preoccupatissimo del peso e della portata che da parte nostra si fosse sostanzialmente attribuita all'avvenimento.

Ho ritenuto preferibile riferirvi direttamente sull'argomento di tale esposizione di Cvetkovié.

(l) Il presente rapporto reca il visto di Mussolini.

532

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 470. Londra, 22 maggio 1940, ore 0,13 (per ore 7,25).

Le notizie che giungono oggi dal fronte francese con l'annuncio di nuovi e forse decisivi successi da parte tedesca non hanno mancato produrre vivissime impressioni nel pubblico inglese. Mentre però Primo Ministro francese ha fatto oggi una .aperta e drammatica ammissione della estrema gravità del momento, riconoscendo tra l'altro la caduta di Arras e di Amiens, da parte di questo Governo non vi è stata qui nessuna analoga dichiarazione suscettibile di mettere l'opinione pubblica di fronte alla cruda realtà degli avvenimenti. Dal canto suo la stampa di questa sera presenta la situazione militare come « confusa » e afferma che notizie di fonte tedesca vanno accolte «con riserva». In conseguenza la pur grave preoccupazione che è qui apparente non presenta ancora i caratteri di un acuto e vivissimo allarme quale dovrebbe essere provocato dalla effettiva e immediata vicinanza della minaccia avversaria.

Nei circoli responsabili si mostra in realtà di essere pienamente edotti delle gravissime prevedibili ripercussioni degli avvenimenti militari in Francia. Si continua ad ostentare d'altra parte fiducia nelle possibilità di resistenza dell'Inghilterra e dell'Impero britannico, resistenza che non sarebbe scossa, si afferma, nemmeno nel caso si verificasse completa occupazione tedesca costa francese della Manica, con l'immediata possibilità di un attacco diretto contro l'Inghilterra.

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IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI COMMERCIALI, GIANNINI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, ALFIERI E A LONDRA, BASTIANINI

T. 13051 P. R. (1). Roma, 22 maggio 1940, ore 9,30.

Questo Ministro di Svezia è stato incaricato da suo Governo di comunicare che sono in corso trattative con Germania e fra poco se ne inizieranno altre con Inghilterra per regolare traffici marittimi svedesi.

Poichè è nostro interesse che commercio italiano con Svezia prosegua nelle proporzioni del passato anche via mare, pregavi far presente questo nostro giusto desiderio a codesto Governo, onde faciliti libertà navigazione con Svezia.

Telegrafato Berlino, Londra.

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IL MINISTRO A MONTEVIDEO, BELLARDI RICCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 55. Montevideo, 22 maggio 1940, ore 11 (per. ore 18).

Telegramma circolare 12828 (2). Di fronte iniziativa Uruguay per protesta collettiva Governo tedesco non ha effettivamente compiuto alcun passo oui.

Ministro di Germania mi dice di aver soltanto fatto presente a titolo personale a questo Ministro degli Affari Esteri che iniziativa costituisce in confronto Germania atteggiamento ben differente da quello assunto in altre occasioni da Uruguay nei riguardi Inghilterra.

Collega tedesco mi aggiunge essere d'altra parte convinto che il Governo Uruguay presentò sua proposta per controbattere iniziativa Governo Argentina di portata più estesa e nello stesso tempo procurare calma partiti opposizione e opinione pubblica grandissima prevalenza parte anti-nazista e invocante abbandono neutralità.

Anche iniziativa Argentina sarebbe stata ispirata da Governo Stati Uniti America che a Buenos Ayres e Montevideo avrebbe agito per avviare presa posizione nazioni americane contro Germania.

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L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI. CIANO

T. 72. Ankara, 22 maggio 1940, ore 14 (per. ore 20).

Mio telegramma n. 71 (3). Von Papen mi ha detto risultargli che da parte questa Ambasciata Francia sarà offerta al Maresciallo Cakmak di assumere il comando delle forze alleate nel v1cino Oriente. La lusinghiera offerta avrebbe avuto per scopo di stabilire (4) definitivamente la Turchia.

Il Maresciallo Cakmak avrebbe rifiutato il comando in capo delle forze alleate ma sarebbe disposto assumere comando degli eventuali reparti che gli alleati invierebbero in Turchia in caso di conflitto nel Mediterraneo, ciò che finora era controverso.

Von Papen mi ha detto anche che Smilianié Saracoglu gli hanno chiesto avantieri in quale settore si verificherebbe l'intervento dell'Italia. Egli avrebbe risposto che per Quanto risultargli, nella sua qualità di Ambasciatore di Germania, l'Italia è assolutamente libera di intervenire dove e come vorrà.

(l) -Il numero di protocollo particolare è per Berlino 319, per Londra 668. (2) -Vedi D. 507. (3) -Non pubblicato. (4) -Sic.
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L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A TOKIO, P. CORTESE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 307. Tokio, 22 maggio 1940, ore 14,10 (per. gi01·no 23 ore 10).

Mio telegramma n. 300 (l) e telegramma di questa Ambasciata 654 del 5 settembre 1939 (2). Secondo militari questo Governo chiederebbe in caso di nostra entrata in guerra ritiro forze armate Nazioni belligeranti da tutte concessioni Cina, adducendo necessità impedire nuove possibili complicazioni. Militari considerano che potenze accolgono domanda Giappone ma sono fiduciosi che entrata in guerra Italia gravi comunque loro interessi in Cina nel senso che ritengono prima o dopo inevitabili incidenti fra forze armate italiane e quelle anglo-francesi particolarmente a Tientsin. Autorità militari giapponesi avrebbero già disposto segretamente affinchè in caso di disordini truppe nipponiche sostengano quelle italiane allo scopo farsi trascinare nel conflitto e così impossessarsi delle concessioni anglo-francesi. Se ritiro da queste dovesse scaturire partecipazione del Giappone alla guerra itala-tedesca contro anglo-francesi militari giapponesi vedrebbero finalmente attuate e in tempo ancora utile loro speranze. Non mancherò indagare maggiormente su proposte ambienti militari giapponesi in unione Addetto Militare. Comunicato Roma e Shanghai.

537

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A TOKIO, P. CORTESE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 303. Tokio, 22 maggio 1940, ore 17,10 (3) (per. ore 11,45).

Mio telegramma n. 302 (4). Questo ambasciatore di Germania ha ricevuto istruzioni questa notte ed ha fatto visita stamane al Ministro degli Aff'ari Esteri (5). Dopo lungo preambolo consistente nella esposizione situazione militare sulla Manica in bas·e ultime notizie. Ambasciatore è venuto a parlare della comunicazione giapponese dell'll corrente circa le Indie Olandesi: Go

verno J'(ermanico non aveva espresso fino ad ora suo pensiero in proposito perchè non aveva creduto che qui si attendesse una risposta. Discussione conferenza stampa nella quale si era ripetutamente manifestato vivo interesse conoscere punto di vista tedesco lo aveva tuttavia indotto incaricare Ambasciatore comunicare in via ufficiale e verbalmente che... (l) fra Germania e Olanda, originat... come è noto da violazione neutralità olandese da parte inglese, era... (l) della situazione europea e non si estendeva a territori oltre mare. Che il governo tedesco comprende atteggiamento giapponese giustificato da mancato mantenimento impegni Olanda Francia e Inghilterra le quali si erano accordate con Stati Uniti per occupazione Indie Olandesi occidentali e che perciò mentre non riteneva necessario fare da parte sua alcuna dichiarazione pubblica, fedele alla politica d'amicizia seguita verso Giappone, si rendeva conto posizione Governo giapponese e non trovava inconvenienti a che quest'ultimo, senza riprodurre in extenso parole dell'Ambasciatore, rendesse noto

« che il Governo tedesco aveva fatto sapere non essere interessato alla Questione dominio Indie Olandesi». Ambasciatore di Germania che è venuto a comunicarmi Quanto precede subito dopo visita del Ministro degli Affari Esteri mi ha confidato che Questo Governo aveva fatto esprimere all'Auswiirtiges Amt per mezzo Ambasciatore Berlino desiderio ricevere risposta.

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. I, D. 31. (3) -Ora locale. (4) -Non pubblicato.

(5) Vedi Documents on German Foreign Po!icy 1918-1945, Series D, vol. IX, cit., D. 280.

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IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 161. Bucarest, 22 maqqio 1940. ore 19,40 (2) (per. ore 18,45).

Mio telegramma 152 (3).

Questo Ministero degli Affari Esteri mi ha comunicato, con preghiera di informare V. E., che importanti movimenti di truppe sovietiche in direzione da nord a sud segnalati a questo governo suscitano viva preoccupazione circa intenzioni del governo di Mosca. Gafencu ha detto che governo romeno mantiene decisione difendersi colle armi ove venga assalito ed ha preso nuove misure difensive alla frontiera russa, ma che esso ripone sue speranze nell'atteggiamento dell'Italia e Germania.

Analoga comunicazione Ministro degli Affari Esteri mi ha detto aver fatto a Questo Ministro di Germania.

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L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MADRID, ZOPPI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 170. Madrid, 22 maqgio 1940, ore 22 (per. giorno 23, ore 1,30).

A 10 giorni di distanza dall'inizio delle operazioni militari nell'Europa nord-occidentale atteggiamento di questo Governo ed opinione pubblica di

fronte avvenimenti rimane quello indicato nel mio telegramma per corriere 028 del 17 corrente (1). Permane viva impressione per rapidi successi militari germanici nonchè preoccupazione per eventuali sviluppi conftitto altri settori. Stampa, pur considerando gravità situazione militare alleati come inevitabile e meritata conseguenza lunga serie errori commessi dalle democrazie sia in politica interna che estera, peraltro, mentre mantengono atteggiamento assolutamente indifferente nei riguardi Gran Bretagna, giornali lasciano trasparire qualche simpatia nei riguardi Francia, deplorando che il popolo francese sia stato condotto, per colpa di male consigliati governanti, nella difficile situazione presente. Massima attenzione continua a prestarsi in tutti gli ambienti favorevoli attitudine italiana.

(l) -Nota dell'Ufficio Cifra: • Manca •· (2) -Ora locale. (3) -Vedi D. 444.
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IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 101. Budapest, 22 maggio 1940 (per. giorno 24).

Mio telegramma per corriere n. 097 del 18 c. m. (2).

Persone appartenenti ambiente Imrédy che ho fatto avvicinare da persone mia fiducia negano che antico Presidente del Consiglio possa essersi espresso nel senso segnalato.

541

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T PER CORRIERE 102. Budapest, 22 maggio 1940, ( per. giorno 24).

A telegramma di V. E. n. 143 (3).

A differenza Maifeier qui tenuto 5 corrente, con intervento anche elementi ungheresi, intorno cerimonia 1° maggio destinata esclusivamente nazionali germanici si è mantenuta manifesta riservatezza per quanto credo in omaggio disposizioni restrittive qui in vigore ogni manifestazione in quella data. Stesso foglio coloniale tedesco non ne ha parlato, nè stampa locale.

Riunione per quanto risultatomi ha avuto luogo in una sala Ridotto Muni

cipale Budapest ore 20 e 30, richiedendosi dai presenti, circa 1300 persone,

esibizione passaporto germanico all'ingresso.

Presente questo Ministro di Germania che avrebbe pronunziato brevi parole, avrebbe avuto luogo cambio guardia Gauleiter Budapest, fra Grab uscente e Esp entrante proveniente da Estonia, ii quale dicesi a suo tempo avrebbe operato quale agente politico Polonia e alcuni Paesi nordici.

Avrebbe preso indi parola oratore ufficiale ex Sottosegretario Stato Rein

hardt giunto da Berlino, che passate in rassegna conquiste nazionalsocialismo,

dopo parallelo fra vecchia e nuova Germania, avrebbe esaltato figura Fi.ihrer

esortando contenuti disciplinata fiducia.

Circa espressioni contro Italia, persona attendibile di cui mio precedente telecorriere n. 098 (l), ha ottenuto indicazioni segnalate da suo conoscente tedesco presente alla cerimonia, e che espressioni non favorevoli all'Italia sarebbero state pronunciate risulterebbe altresì da altra fonte che avrebbero appreso da funzionario Ufficio Stampa questo Ministero Affari Esteri.

Viceversa a persona mia fiducia, Capo Ufficio Politico questa Polizia pur con qualche imprecisione ,quanto alle circostanze non solo ha detto nulla risultargli in proposito, ma sentiti poi due agenti ungheresi, soli non germanici presenti riunione, ha escluso che alcunchè sia stato pronunciato contro Italia designata soltanto di trascorso con le espressioni «fedele amica » e «fedele alleata».

Ritengo perciò che ragionevolmente dovrebbe giungersi sola conclusione attendibile: che cioè nel discorso ufficiale nulla effettivamente sarebbe stato detto contro Italia, come è oltre tutto credibile di fronte a un pubblico di 1300 persone, ma che nel successivo corso della medesima riunione stesso oratore avrebbe potuto poi esprimersi con più di uno dei presenti in quel modo insolente verso l'Italia, chè anche altre volte sarebbe accaduto di constatare qui in taluni ambienti germanici specie della stampa.

(l) -Vedi D. 455. (2) -Vedi D. 479. (3) -Non pubblicato.
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IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 79. Belgra,do, 22 maggio 1940 (per. giorno 25).

Ministro Aggiunto Affari Esteri Smilianié iniziando conversazione odierna per altri argomenti mi ha informato che domenica scorsa bandiera Consolato jugoslavo in Tirana era stata strappata e bruciata da gruppo quarantina persone. Legazione jugoslava in Roma aveva già ricevuto istruzioni protestare. Smilian'ié ha aggiunto quindi non poteva nascondere che Governo jugoslavo era rimasto molto impressionato anche da coincidenza che fatto fosse potuto avvenire nell'imminenza visita Eccellenza Ministro in Albania.

Mi ero dal canto mio recato presso Smilianié per protestare -come ho fatto -per nuovo manifesto diffuso a Zagabria che contiene anche frasi dirette contro Italia e Duce (ne trasmetto traduzione con telespresso n. 791 in data odierna) (2). Ho posto in rilievo che serie tali manifestini non accenna cessare nonostante assicurazioni datemi. Del pari ho attirato attenzione su stampa che ha pubblicato articoli tendenziosi o addirittura malevoli contro di noi anche dopo disposizioni restrittive, menzionando corrispondenza Vreme di domenica e lunedì. Smilianié mi ha ripetuto consuete assicurazioni circa istruzioni date e confermate ad autorità civili e miltari.

A proposito esercito Smilianié, di sua iniziativa mi ha con insistenza ripetuto

che misure in corso (di cui ha cercato diminuire reale entità) hanno carattere pre

cauzionale e scopo unicamente dHensivo.

A proposito della Stampa mi ha detto che alcuni articoli di nostri giornali avevano nei giorni scorsi preoccupato questo Governo, menzionando un articolo del Giornale d'ItaLia e uno del Resto del Carlino.

M.inistro Aggiunto ha quindi lungamente parlato situazione generale. Da .<;ua conversazione emergono seguenti impressioni principali che del resto trovano generale riscontro in ambienti responsabili come in larghi strati popolazione.

Rapidità successi tedeschi, situazione in cui sono venuti a trovarsi francomglesi desta enorme angosciosa depressione e disillusione, sviluppo avvenimenti essendo come di solito riportato a situazione Jugoslavia e sua sorte futura. Nonostante attitudine stretta neutralità così spesso proclamata, affiora tenacemente concetto che guerra non è vinta nè finita ed è evidente che ripresa alleati viene ansiosamente attesa e sperata.

Atteggiamento Italia è ansiosamente seguito; ogni sintomo di esso, reale

o inventato è minutamente scrutato e analizzato. Convinzione che ormai entrata in guerra Italia è inevitabile dà luogo due stati d'animo che si alternano a seconda dei momenti. Il primo è che entrata in guerra Italia non significherà necessariamente attacco alla Jugoslavia. Il secondo è che invece tale attacco ne sarà prima e diretta conseguenza. È evidente che in questo momento prevale il secondo.

(l) -Non pubblicato. (2) -Non pubblicato.
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IL MINISTRO A BUDAPEST. TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 2307/1026. Budapest, 22 maggio 1940 (per giorno 27).

A quanto risulta a questo Stato Maggiore, il principale argomento che verrebbe trattato a Beyrut durante la permanenza del maresciallo turco in quella località sarebbe quello dei mezzi più idonei ])er fronteggiare il pericolo itaJiano, nel Mediterraneo Orientale. Questo S. I. M. non attribuisce però alla Turchia intenzione offensiva, tanto più che essa non sarebbe in grado di sostenerne il peso; ma esso ritiene che saranno fatte press.ioni perchè l'armata del vicino oriente sia sopratutto orientata a fronteggiare una eventuale azione italiana.

544

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 212. Mosca, 23 maggio 1940. ore 0,45 (per. ore 6).

Vostro 42 (1).

Lungo e importante comunicato Agenzia Tass pubblicato stamane di cui ho inviato brevissimo riassunto telegrafico (mio telegramma 211) (2) presumendo che Agenzia Tass lo abbia inviato integralmente a Agenzia Stefani e. relativo «a andamento e carattere dei negoziati preliminari» commerciali

(1 J Vedi D. 522, nota l.

anglo-russi conferma che ora non si può parlare di possibilità o premura per un riavvicinamento sovietico con alleati. Pubblicazione unilaterale degli sviluppi trattative Maisky-Halifax prova:

l) che trattative commerciali sono per il momento interrotte; 2) che esse hanno peggiorato, per eccessive pretese inglesi, stato già assa: precario delle relazioni anglo-russe; 3) che U. R. S. S. intende rispettare e adempiere impegni commerciali assunti con la Germania; 4) dal comunicato risulta che iniziativa è stata sempre presa da parte inglese. Invio per posta aerea testo completo comunicato predetto.

(2) Non pubblicato.

545

IL MINISTRO A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 264. Washington, 23 maggio 1940, ore 8,20 (per. giorno 24, ore 6). Sondaggi da parte di Roosevelt continuano campo repubblicano circa eventualità ,coalizione del Governo per difesa nazionale (mio telegramma n. 252) (l) si sono concretati mediante presa di contatto Roosevelt con Landon candidato repubblicano alla presidenza nel 1936. Colloquio avvenuto ieri, dietro invito Presidente, non ha avuto esito positivo. Landon in dichiarazione data alla stampa dopo colloquio ha infatti detto che possibilità collaborazione da parte repubblicani potrebbe essere contemplata solo qualora Roosevelt facesse conoscere sua rinunzia ad ogni intenzione di essere rinominato per terzo termine. Al che Roosevelt ha replicato dichiarando con comunicato stampa: «Presidente è spiacente non aver tempo ora da dedicare alla preparazione di dichiarazioni politiche ». Anche ex-Presidente Hoover ha espresso parere contrario a eventuale coalizione giacchè ciò sarebbe, egli ha detto, sospensione di ogni procedimento democratico basato su sistema 2 Partiti e passaggio alla dittatura. Critiche circa efficienza amministrazione Roosevelt nel provvedere, durante sette anni Governo, alla difesa nazionale segnano un arresto nel movimento opinione pubblica che,

come reazione ad ultimi avvenimenti militari in Europa, manifestavasi in favore terzo termine presidenziale Roosevelt.

546

IL MINISTRO A RIGA, ROGERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 18. Riga, 23 maggio 1940, ore 16 (per. ore 20,40'. Munters mi ha detto che relazioni fra Soviet ed Autorità lettoni non lasciano

nulla a desiderare salvo qualche difficoltà che ha definito di natura burocratica da parte russa inerente a servitù militari.

D'altra parte certe disposizioni militari che il Governo sovietico starebbe prendendo in vari punti delle proprie frontiere occidentali (vedi anche mio telegramma n. 17) (l) sembrerebbero, secondo Munters, indicare abbastanza chiaramente che formidabile spiegamento potenza militare tedesca dà motivo seria preoccupazione a Mosca.

Munters sembra attribuire a Governo sovietico timore, che giustifica e condivide, non lontano conflitto fra Germania vittoriosa e U.R.S.S. per vero spazio vitale Bacino Mar Nero, e paventarne implicitamente conseguenze anche per sorte futura Paesi Baltici.

Continuano qui richiami riservisti non necessari a lavori agricoli e si annunzia visita questo Ministro della Guerra a Mosca.

(l) Vedi D. 464.

547

IL MINISTRO A STOCCOLMA, FRANSONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 107. Stoccolma, 23 maggio 1940, ore 19,45 (per. ore 23).

Nuovo Ministro del Giappone sig. Matsushima che raggiunge questo posto dopo la lunga permanenza a Mosca quale delegato per trattative commerciali che non hanno poi potuto essere concluse, in una visita di presentazione mi ha detto che Governo dell'U.R.S.S. sta adempiendo con buona volontà suoi impegni commerciali verso Germania e che sola difficoltà è costituita dalla mancanza vagoni ferroviari per il trasporto. Egli ha affermato che Mosca sta agendo con lealtà verso Berlino. Ha però aggiunto che ai sovieti non dispiacerebbe prolungamento conflitto per poter trarne al momento opportuno vantaggi propri.

548

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 196. Sofia, 23 maggio 1940, ore 20 (per. giorno 24) (2).

Mio collega jugoslavo rientrato da Belgrado mi dice ·che effettivamente conclusione dell'accordo economico tra suo :paese e Mosca sarà seguito con probabilità da contatti di natura politica. Allo scopo Belgrado si prepara inviare un suo rappresentante nella capitale sovietica.

549

L'AMBASCIATORE A PARIGI. GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 386. Parigi, 23 maggio 1940, ore 20,50 (per. ore 23,30).

Ieri Charles-Roux si mostrò meco scevro di eccessivo pessimismo nei riguardi di una imminente entrata in guerra dell'Italia contro Francia, ma in realtà

ogni giorno che passa questi ambienti politici militari hanno maggiormente sensazione che Italia non (dico non) resterà ancora molto tempo spettatrice dell'attuale conflitto e che si deciderà assai presto ad assumere energico atteggiamento per realizzare proprie aspirazioni.

Molti sperano che tale atteggiamento non debba necessariamente condurre ad una vera e propria dichiarazione di guerra da parte Italia, soprattutto perchè una minacciosa pressione italiana, specialmente se esercitata in modo da non mettere troppo in gioco prestigio ed onore della Francia, potrebbe avere in un momento ben scelto, risultati pratici favorevoli alle nostre richieste. Altri credono nella possibilità che esigenze italiane si rivolgano più verso Inghilterra che verso Francia, di modo che a quest'ultima sia possibile rimanere anche in caso ostilità, in atteggiamento poco attivo. Che l'Italia potrebbe porre sue esigenze

concomitamente con una offerta di pace per conto della Germania in modo da dare a sua mediazione armata un carattere di ultimatum. Altri infine fanno ipotesi che azione italiana sia condotta verso obiettivi per i quali non esistono garanzie politiche anglo-francesi e che pertanto la Francia non sia costretta ad una dichiarazione di guerra o per lo meno che tale inevitabile dichiarazione possa rimanere formale.

Certo è che, malgrado segnalazioni che giungono da parecchie parti circa passaggio di truppe francesi da sud a nord, alleggerimento delle forze francesi nè sulla nostra :frontiera alpina, nè su quella libica, sembra abbiano raggiunto finora proporzioni degne di nota.

(l) -Non pubblicato. (2) -Manca l'indicazione dell'ora d'arrivo.
550

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PERSONALE 495. Londra, 23 maggio 1940, ore 21,50 (per. giorno 24 ore 5,30).

Apprendo oggi da alta fonte che decisione della Spagna di rimanere neutrale nel presente conflitto è stata riconfermata da questo Ambasciatore di Spagna a Lord Halifax in occasione di un colloquio avvenuto ieri.

551

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 500. Londra, 23 maggio 1940, ore 21,50 (per. giorno 24, ore 5,30).

Oggi ai Comuni Sottosegretario Affari Esteri Butler richiesto in sede interrogazioni «se Governo stia prendendo immediate misure per migliorare relazioni con U.R.S.S. » ha risposto affermativamente.

552

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 91. Sofia, 23 maggio 1940 (per. giorno 26). Questo Ministro degli Affari Esteri Popov, che è oggi venuto alla R. Legazione, mi ha nuovamente parlato della situazione turco-bulgara che è quella che, in sostanza, continua veramente a preoccupare Bulgaria. Dopo aver premesso che, persino nell'insegnamento nelle scuole e nella educazione della gioventù turca, la Bulgaria viene considerata il «nemico n. l », Popov mi ha confermato che le informazioni che giungono dalla Tracia rivelano come le unità turche colà dislocate continuano ad aumentare i loro effettivi. Tra i soldati però le notizie provenienti dalla Francia circa le vittorie tedesche comincerebbero a produrre un certo effetto deprimente mentre la fiducia nella forza militare di Francia e Inghilterra starebbe di conseguenza subendo una certa scossa. Popov, nell'accennarmi ad eventuali complicazioni, e nell'esprimermi, per dir così, le ipotesi più pessimiste, mi ha, tra l'altro, fatto presente come una possibile azione turca, su suggerimento franco-inglese, potrebbe anche essere

mossa dalla speranza che un conflitto balcanico ponesse di necessità una contro l'altra Russia e Italia.

553

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. SEGRETO S. N. Berlino, 23 maggio 1940 (1). Nella serie degli avvenimenti di questi giorni, che sono costretto a registrare molto rapidamente perchè il ritmo della mia vita di lavoro è angustiante, dato che sono stato violentemente immerso (io stesso l'ho voluto) nella mia nuova attività senza poter prima orientarmi sulla situazione e predisporre un metodo di lavoro -d'altronde qui è tutto urgente e necessario, anche certe piccole procedure protocollari a cui non ci si può sottrarre -la visita più piacevole ed interessante è stata quella fatta al Maresciallo Goering: più piacevole per le cose che ho. viste, più interessante per le cose che egli mi ha detto. Partito nel suo apparecchio personale alle ore 7 di ieri da Tempelhof, sono arrivato alle ore 9,30 all'aeroporto di Coblenza. (La destinazione la ho appresa solo durante il viaggio: qui sanno tenere la riservatezza in modo ammirevole). Mi hanno condotto, con una delle grosse automobili a sei ruote con copertoni rinforzati (Geliindewagen), in una p'iccola ridente vallata. Vicino ad un piccolissim.o gruppo di case circostanti ad una piccola stazione, è apparsa una lunga vettura ferroviaria -molto efficacemente mascherata -dal cui tetto appari

vano tre o quattro mitragliatrici servite da soldati che scrutavano il cielo. Era la piccola squadra di difesa antiaerea del lungo treno di Goering che, a circa

(I) Manca l'indicazione della data d'arrivo.

200 metri di distanza, mt e apparso in una zona -:ircondata tutta da alberi e guardata da numerose sentinelle. Il treno è molto lungo, fornito di tutti i mezzi di comunicazione e di comodità per rendere più piacevole la vita e più redditizio il lavoro al Maresciallo ed al suo numeroso stato maggiore.

La consegna delle insegne del Collare dell'Annunziata è avvenuta nella parte centrale di una grande vettura salone, dove ho preso posto avendo dietro di me gli Addetti Militari e i funzionari dell'Ambasciata.

Preceduto da uno scattare di attenti e da un breve annuncio successivamente trasmesso da ufficiali, Goering è apparso, rubicondo ed elegante, in una giubba bianca, col bastone da Maresciallo nella destra.

Secondo istruzioni che avevo precedentemente dato, abbiamo, con simultanea precisione militare, salutato romanamente: quindi, in rigida posizione di attenti, gli ho rivolto -con voce chiara e ferma --le seguenti parole:

«Eccellenza, Sua Maestà il Re d'Italia e d'Albania, Imperatore d'Etiopia, mi ha fatto l'onore di incaricarmi di rimetterVi il Collare della Santissima Annunziata.

Il gesto del mio Augusto Sovrano vuol essere il più alto riconoscimento delle benemerenze che Voi, Maresciallo, Vi siete acquistato nei confronti dell'Italia. Voi avete, infatti svolto fin dai tempi lontani intelligente, efficace ed appassionata opera per rendere sempre più stretti i rapporti fra 'i nostri due paesi, che hanno dalla Provvidenza la fortuna di essere guidati da due grandi Capi, il Fiihrer e il Duce.

Il conferimento dell'altissima onorificienza trae speciale importanza e significato dal fatto che esso avviene nel primo anniversario dell'alleanza, e nel momento in cui le poderose armate tedesche, e fra di esse l'eroica armata aerea che Voi comandate con tanto valore e fortuna, ottengono formidabili successi dimostrando al mondo di quale tempra siano fatti i comandanti ed i soldati del Terzo Reich.

Permettetemi, Maresciallo, di manifestarVi la mia viva soddisfazione dì Ambasciatore e di fascista per l'onore ,che oggi mi tocca, e di esprimerVi i miei sentimenti di alta considerazione e di devota amicizia».

Gli ho quindi consegnato l'astuccio e la copia, tradotta in tedesco, del telegramma del Re, che, come Voi, Signor Ministro, avevate previsto, non era ancora arrivato.

Il Maresciallo ha risposto che era particolarmente grato per l'altissimo onore, di cui valutava tutta la particolare importanza, e perchè gli era attribuito nella ricorrenza anniversaria del patto. Ha aggiunto che nel gesto sovrano egli amava vedere non solamente il riconoscimento della sua opera per creare atmosfera di compressione e stretta amicizia fra i due Paesi, ma anche un apprezzamento all'armata aerea tedesca per i rapporti di utile e reciproca collaborazione che essa aveva sempre avuto con la nostra aviazione. Ha concluso le

sue parole manifestando la sua riconoscenza al Sovrano ed esprimendo i suoi voti sicuri per l'Italia fascista così saggiamente e valorosamente guidata dal Duce.

Mi ha quindi detto che desiderava conferire con me; e mi ha invitato nel suo salotto, dove si è svolto un colloquio che è durato oltre due ore e di cui riferisco in seguito.

Durante tale colloquio egli si è manifestato particolarmente cordiale, espan. sivo ed amichevole, assicurandomi che posso personalmente contare su di lui per il più efficace svolgimento della mia opera.

Il conferimento del Collare lo ha molto soddisfatto. Dopo un'ora di conversazione, si è avvicinato ad un tavolo su cui era l'astuccio azzurro; voltandomì le spalle, ha trafficato un poco; e quando è ritornato verso di me aveva sull'uniforme -lasciata intenzionalmente libera -la placca dell'Ordine. L'ho nuovamente complimentato: ed allora egli, come se avesse preso coraggio ha tolto dall'astuccio il Collare, si è assentato un momento ed è ritornato avendolo al collo, dicendo compiaciuto e soddisfatto che voleva una fotografia.

La conversazione è ripresa, sempre molto interessante. Alla fine mi ha invitato a scendere dal treno su di una grande terrazza-balconata di legno: mi ha detto che alterna il lavoro con qualche passeggiata o breve partita di caccia nei dintorni; e con aria divertita e bonacdona mi ha mostrato un particolare che mi era sfuggito. Ha allegramente indicato a cento metri dalla testa del treno l'imboccatura di una galleria dove la notte -ed anche il giorno, in caso di allarme aereo -il treno si ricovera con assoluta facilità e sicurezza, in barba a tutte le minaccie od allarmi di incursioni aeree nemiche.

Mi ha incaricato di far pervenire i suoi più calorosi saluti al Duce, manifestando la speranza di rivederVi presto; ed essendomi io congedato, mi ha accompagnato all'automobile, dove è rimasto con cameratesca signorilità fino a quando io sono partito.

.ALLEGATO COLLOQUIO CON IL MARESCIALLO GOERING

Riassumo il colloquio con Goering, a cui è stato presente anche l'Addetto Aeronautico, col. Teucci, che ha fatto da interprete.

Circa Io svolgersi delle operazioni sul fronte occidentale, il Maresciallo ha detto che il Comando interalleato si attendeva che i tedeschi avrebbero ripetuto il piano di Schliffen con la famosa conversione dell'ala destra; viceversa i tedeschi hanno sorpreso gli avversari irrompendo sul prolungamento della Maginot da Sedan con una fortissima ala sinistra, la quale aveva il compito di marciare in direzione di occidente e, per San Quintino, Cambrai, Amiens e Arras, raggiungere il mare.

Questa avanzata è stata operata da tre colonne, alla cui testa marciavano i due corpi corazzati, ossia un totale di dieci divisioni blindate; seguivano nove divisioni motorizzate dell'esercito più due divisioni motorizzate delle S. S. Da aggiungere a queste forze i due corpi autoportati di artiglieria antiaerea composti ciascuno di 5 reggimenti antiaerei, i quali non avendo da operare contro l'aviazione:! nemica grazie al tiro radente e veloce dei pezzi da 88, sono stati impiegati con grande: successo a rincalzo delle forze corazzate.

In questo momento le forze corazzate stanno operando una conversione verso il nord allo scopo di serrare la morsa sulle forze alleate separate dal resto dell'esercito francese, forze che il Maresciallo valuta a circa 50-60 divisioni fra le quali sarebbe compresa la parte preponderante delle divisioni operativ~ di cui dispone la Francia.

Il Maresciallo Goering si attende che i francesi, i quali stanno tentando di concentrare un'armata nella regione a nord di Parigi, procedano nei prossimi giorni a forti attacchi nella zona Amiens-San Quintino.

Però egli, data la grande superiorità di forze tedesca guarda a questa possibilità con piena fiducia. I tedeschi dispongono sul fronte occidentale di un totale di 160 divisioni, più che suffi.ciente quindi a rintuzzare ogni velleità del nemico. Dietro le forze motorizzate e corazzate stanno infatti già prendendo posizione

le divisioni normali dell'esercito che hanno l'incarico di contenere sia verso sud

come verso settentrione gli eventuali sforzi tendenti alla riunione dei due corpi

di esercito alleati.

Al Maresciallo Goering risulta ormai in modo chiaro che l'esercito francese non si batte con convinzione: il poilu non avrebbe compreso la reale necessità di questa guerra e soprattutto, si sarebbe ormai persuaso della invincibile superiorità tedesca.

Oltre ciò, il Comando francese avrebbe commesso l'errore di sminuzzare le forze motorizzate, di cui dispone, fra tutti i corpi d'armata anzichè concentrarle in una armata di assalto e di manovra come operato da parte del Comando tedesco.

Allorchè lo schieramento in corso sarà terminato, cinque armate tedesche fronteggieranno l'esercito francese da Longwy ad Abbeville, mentre altre quattro armate più l'armata di .assalto (corpi blindati) si incaricheranno di far capitolare le forze alleate del nord.

Il Maresciallo dichiara che l'areonautica, dopo aver svolto nella guerra di Polonia un ruolo di primissimo piano ed essere stata l'elemento preponderante del successo nella campagna di Norvegia (la quale sarebbe stata potuta condurre a termine vittoriosamente per suo merito) ha ora dimostrato di essere addirittura l'arma decisiva.

Egli tiene ad illustrare l'azione svolta dei paracadutisti:

In Olanda: 2000 paracadutisti e 3000 fanti dell'aria hanno tenuto testa per quattro giorni a forze preponderanti, armate anche di artiglieria campale; hanno tenuto isolata l'Aia e presidiati i ponti di Mordyk, Dordrecht e Kinderdijk,. rendendo così possibile l'accesso al cuore del • ridotto olandese • che, se dovuto attaccare di fronte, avrebbe costato enorme perdite di uomini e di tempo.

Gli olandesi avevano bensì preso delle misure precauzionali quale ad esempio quella di costruire ai margini dei campi di aviazione delle postazioni blindate fornite di armi leggere in grado di tenere sotto il loro fuoco tutta la superficie del terreno d'atterraggio, gli olandesi intendevano così premunirsi contro lo sbarco di fanterie aeree, ma non hanno previsto l'impiego di paracadutisti, i quali, scesi nei pressi dei vari campi, si sono facilmente impadroniti delle postazioni fortificate che erano indifese alle spalle.

In Belgio: Il Maresciallo non è ancora in grado di poter rilevare la natura del nuovo mezzo che sarebbe stato escogitato dal gen. Udet e col quale 90 paracadutisti tedeschi si sono impadroniti del più munito forte del mondo (il forte Eben Emael), la cui guarnigione di 1200 uomini, dopo avere subito circa 200 morti, si è loro arresa.

Egli mi ha mostrato alcune fotografie, dalle quali chiaramente si nota quasi tutte le cupole corazzate, sotto l'effetto del nuovo mezzo, siano state diroccate e divelte. Aggiunge che in questo momento il • reparto ricerche • dell'aeronautica del Reich sta continuando le sue esperienze sui forti di Liegi, che resistono ancora. Si deve pure all'opera dei paracadutisti se dei tre ponti esistenti sulla Mosa e nel Canale Alberto nei pressi di Liegi due sono caduti intatti in mano tedesca.

Il Maresciallo fa rilevare che, ove questi tre ponti fossero tempestivamente saltati, dato che il Canale Alberto e la Mosa scorrono in quel punto incassati in scarpate di circa 80 metri di profondità, l'intero primo corpo corazzato avrebbe avuto il passaggio impedito con conseguenze incalcolabili sullo svolgersi dei successivi avvenimenti.

Circa l'aviazione, il Maresciallo fa risalire ad essa la rapidità con cui l'Olanda si è decisa a capitolare. Mi mostra alcune fotografie del quartiere nord di Rotterdam, dalle quali chiaramente risultano l'entità delle devastazioni compiute dai bombardamenti aerei. Questa prova, egli dice, è stata troppo forte per gli olandesi; sotto l'impressione del disastro di Rotterdam, il gen. Winkelmann decise senz'altro la resa.

In Francia: l'aviazione tedesca dedicò i primi tre giorni alla conquista del dominio dell'aria, bombardando senza tregua le basi aeree dell'avversario.

Dagli accertamenti potuti fare ora, in seguito alla avanzata delle forze tedesche, risulta che non 300-400 apparecchi nemici furono distrutti o messi fuori combattimento al suolo come annunziato il primo giorno, bensì almeno il doppio. Le perdite nemiche successive si possono ragguagliare a una media di 200 apparecchi al giorno.

Sta di fatto che, ad eccezione di due casi (uno nella regione di Sedan e l'altro in quella di Namur, ove le formazioni di apparecchi alleati, attaccanti, furono quasi per intero abbattute), nessuna formazione da bombardamento ha osato agire sui cieli della battaglia di pieno giorno, e che il cielo è rimasto incontrastato dominio dell'aviazione tedesca.

Dal terzo giorno in poi essa opera con spaventevole efficacia contro le truppe nemiche e sulle vie di rifornimento e di manovra del territorio francese, rendendo quasi vano ogni tentativo di movimento dell'avversario.

Il Maresciallo ha tenuto ad attirare la mia particolare attenzione sulla circostanza, determinante dei successi, che l'aviazione ha provveduto e provvede sempre con mezzi aerei, al trasporto di tutto ciò che era ed è necessario alle truppe operanti: munizioni, approvvigionamenti. medicamenti, uniformi, armi, ecc. Ciò naturalmente ha reso possibile ai reparti di procedere così rapidamente, avendo la sicurezza dei servizi logistici aerei.

Goering dichiara che le poche forze aeree rimaste all'avversario, a parte quelle che ancora possono trovarsi in Inghilterra, sono ormai concentrate attorno alla zona di Parigi.

Gli inglesi si accaniscono ancora con insignificanti risultati ad operare con gli 30-100 ottimi piloti dell'Imperia! Air Ways, di cui ancora dispongono, nella Germania nord-occidentale; e ciò allo scopo evidente di indurre lo stato maggiore dell'aeronautica tedesca a ritirare aliquote delle proprie forze aeree dalla battaglia. Ma il Maresciallo non si presterà al giuoco e non ritirerà un apparecchio dal fronte sino a che le armate alleate del Nord Francia non avranno capitolato.

Ben altro certo sarebbe stato lo svolgersi degli eventi, qualora gli anglo-francesi avessero seriamente bombardato le masse di truppe tedesche addensate in ristretto spazio nella regione della Ruhr in attesa di poter defilare sui ponti della Mosa.

Goering conferma che le perdite tedesche sono assai poco rilevanti: nei primi giorni di combattimento, che hanno determinato i noti successi, esse sono state cosi esigue, che egli ha dichiarato di avere un senso di ritegno a denunciarle.

Gli domando se e quando lo stato maggiore tedesco si proponga di marciare su Pal'igi. Mi risponde che non è ancora stato deciso nulla al riguardo; perchè ciò dipende in gran parte dallo sviluppo, non sempre prevedibile, delle operazioni attualmente in corso.

Per ora il piano immediato consiste nell'attacco oà annientamento delle forze alleate in ritirata sui porti della Manica. A tale proposito dichiara che tutti i porti del Nord Francia e del Belgio sono sottoposti ad intensi bombardamenti da parte dell'aviazione tedesca. Giudica che le forze su accennate non potranno resistere più lungamente di un periodo di 8-10 giorni; e ciò -aggiunge -perchè ci sono di mezzo gli inglesi; se si trattasse solamente dei francesi, si potrebbe venirne a capo in tre giorni.

Crede che i francesi difenderanno strenuamente Parigi per molte ragioni intuiti.ve, ma senza positivo risultato; anche perchè è convinto che fra non molti giorni in Parigi stessa si manifesteranno disordini e dimostrazioni popolari. Allora sarà il momento della stretta finale,

Padrona di tutta la costa ed avendo occupata Parigi, per la Germania verrà la

volta dell'Inghilterra.

Dopo una breve pa·usa nella conversazione, Goerinq mi pone la precisa domanda circa la data dell'entrata in g-uerra dell'Italitl. Dichiaro di non conoscerla; ed aggiungo che tale decisione sarà comunicata dal Duce quando egli crederà opportuno

o necessario di prenderla.

Ho avuto l'impressione che, forse in considerazione dell'andamento così cordiale ed amichevole del colloquio, durante il quale egli mi ha messo al corrente

di notizie riservate e mi ha aperto completamente il suo pensiero, sia rimasto un poco interdetto della mia risposta. (Evidentemente egli era al corrente del messaggio del Duce annunciante l'imminenza di avvenimenti importanti). Ho allora aggiunto che evidentemente la data non può essere molto lontana, anche perchè ormai l'opinione pubblica in Italia è entrata in un atmosfera ardente; ed il Duce ha l'abitudine di bruciare le tappe.

Allora il Maresciallo mi ha espresso la sua opinione personale -parlando da alleato, ha aggiunto -che il momento ottimo per la nostra entrata in guerra sarebbe immediatamente quello susseguente alla capitolazione delle forze francoinglesi che attualmente sono già tagliate fuori, ed all'investimento di Parigi. Il passato insegna che i francesi nei momenti tragici della loro storia sono propensi ad insorgere contro le autorità costituite. È da attendersi che i due avvenimenti producano tra i parigini un'atmosfera di panico e che la coincidenza dell'entrata in guerra dell'Italia determini quindi una rivoluzione interna. (In ciò il Maresciallo Goering conferma l'opinione di Ribbentrop e di Goebbels).

Dal diario di guerra del gen. Giraud, recentemente caduto in mano tedesca, risulta che già il 15 maggio si sono verificati degli ammutinamenti fra le truppe francesi. Ed è certo in ogni modo che il morale del soldato francese è oggi molto depresso.

Date le caratteristiche della frontiera alpina, Goering giudica che, anche se

•.ale frontiera costituisce per i francesi un elemento molto forte di difesa, una nostra avanzata in quel settore potrà o potrebbe avvenire con buon successo e senza eccessive perdite, solamente se sarà sfruttato il fattore sorpresa. Tale azione avanzata dovrebbe comunque essere preceduta da un intensa azione della nostra arma aerea contro le basi aeree della Francia meridionale, per la conquista, a suo giudizio indispensabile, del dominio dell'aria.

Al servizio informazioni tedesco, mentre nei giorni scorsi risultava un certo afflusso verso il nord, prelevato dalla frontiera alpina, risulta ora qualche indizio di movimenti in senso inverso.

Circa l'aviazione francese nel sud del paese, al Servizio Informazioni tedesco risulterebbe unicamente l'esistenza di forze da ricognizione e di qualche unità da caccia nella regione di Marsiglia.

Il Maresciallo è d'avviso che, in coincidenza con l'entrata in guerra dell'Italia, sia necessario uno stretto collegamento delle armate aeree tedesca ed italiana e mi chiede anzi fin da ora di avere presso di sè il col. Teucci.

Dalle sue osservazioni di carattere generale risulta evidente che egli ritiene opportuno un contatto, magari preventivo, fra i due Stati Maggiori. (Su questo argomento già mi sono permesso di attirare precedentemente la vostra attenzione).

Avendogli richiesto la sua opinione circa la possibilità concreta di un effettivo intervento dell'America, il Maresciallo dichiara che ciò non ha nessuna speciale importanza.

L'America per potere esercitare una diretta influenza in Europa, abbisogna di una testa di ponte che, nel caso in oggetto, sarebbe la Francia. Tolta questa di mezzo, non si vede dove e come l'America potrebbe sbarcare i suoi uomini ed i suoi apparecchi. Da non trascurare poi il fatto che i porti francesi dell'Atlantico cadono oggi entro il raggio di azione dei bombardieri tedeschi.

Il colloquio, sempre molto animato e cordiale, ha largo svolgimento; e questa parte, di carattere dirò così tecnico-militare, si chiude con alcune precise affermazioni di natura politica da parte di Goering. il quale dichiara che il FUhrer e il Duce hanno ormai incontestabile il diritto di regolare la nuova civiltà dell'Europa.

* * *

Il Maresciallo quindi mi intrattiene, con un inatteso e insospettato interesse, sui rapporti fra Chiesa e Stato in Italia. Mi chiede lungamente del Papa, desidera sapere che cosa mi ha detto durante la mia visita di congedo e dimostra di conoscere assai bene la situazione.

32-Doc!imenti diplomatici · Serie IX -Vol. IV.

Gli accenno all'acuirsi deì rapporti fra Governo e Santa Sede negli ultimi tempi della mia permanenza a Roma, a causa soprattutto dell'atteggiamento dell'Osservatore Romano; gli preciso la contrarietà del Duce per l'invio dei tre noti telegrammi del Papa, e il passo di cui ero stato incaricato dal Duce ispirato soprattutto alla solidarietà con la Germania.

Nel giro delle conversazione Goering si manifesta convinto dell'opportunità che durante la guerra Italia e Germania cerchino di barcamenare la situazione nei confronti del Vaticano. A questo propos~to egli dichiara che il clero italiano è, nella sua grandissima maggioranza, favorevole alla buona causa dell'Italia e del fascismo; ciò avviene in scala minore in Germania, dove -egli dice -vi sono tre altissimi prelati decisamente contrari al nazismo, prelati che vengono ugualmente trattati bene, e ciò per evitare complicazioni. Recentemente vi è stata in Germania una riunione di importanti ecclesiastici, i quali hanno fatto sapere al Ftihrer che auspicavano buoni successi per le armi tedesche e pregavano per lo stesso Ftihrer; al che egli ha fatto rispondere che prendeva atto di ciò con riconoscenza, augurandosi che in volgere di tempo i rapporti si sarebbero sempre migliorati.

Goering mi ha chiesto se gli consentivo di dirmi -sempre parlando da alleato, egli ha aggiunto -che a Roma le Ambasciate di Francia e di Inghilterra presso il Quirinale e presso la Santa Sede erano dei veri e propri centri di spionaggio, che esercitavano una intensa propaganda anti-Asse soprattutto nei circoli così detti intellettuali ed aristocratici. Gli ho subito risposto che eravamo al corrente di ciò; ho aggiunto che la cosa non aveva una particolare importanza e che, comunque tali Ambasciate erano tenute sotto una severa sorveglianza. Ho fatto notare che l'opinione pubblica popolare ha fatto rapidamente giustizia di alcuni piccoli rimasugli, e gli ho anzi raccontato l'episodio della bastonatura dell'Addetto inglese a causa dei noti manifesti e dell'atteggiamento molto duro che Voi, Signor Ministro, avete avuto coll'Ambasciatore inglese. Ciò lo ha divertito ed interessato enormemente.

Ancora Goering mi ha chiesto se e quali provvedimenti noi pensiamo di prendere, dopo la nostra entrata in guerra, nei confronti delle Ambasciate straniere presso ·la Santa Sede. Gli ho potuto solo rispondere che avevo già posto con precisione il problema al Ministero degli Esteri, il quale si era riservato di proseguire in seguito.

Concludendo la conversazione generale su questo argomento, al quale, ripeto, Goering ha mostrato di interessarsi particolarmente, forse per i riflessi che esso può avere in Germania, il Maresciallo ha chiesto la mia opinione su questo preciso quesito: se cioè ritenessi possibile che il Papa in concidenza con l'entrata in guerra dell'Italia, possa prendere un atteggiamento così contrario da indurlo ad emanare una specie di scomunica contro il Duce per essersi irrimediabilmente legato in azioni di guerra con la nazione in cui si propaganda ufficialmente I'antireligione cattolica, e mi ha invitato a dire il mio pensiero circa le conseguenze che un tale provvedimento avrebbe potuto avere nell'opinione pubblica italiana.

Ho risposto facilmente che non avevo assolutamente ragione di ritenere nè probabile nè possibile un tale evento (egli stesso allora ne ha convenuto, aggiungendo che il Papa è italiano e romano); e che, in ipotesi tale evento si fosse verificato, la parte ufficiale non vi avrebbe attribuito particolare importanza, mentre invece io pensavo che ciò avrebbe esercitato una dannosa influenza sull'elemento popolare.

Da tutto il complesso del colloquio mi sono reso conto che il Maresciallo

Goering, che, come è noto, è particolarmente popolare in tutta la Germania, non

ha semplicemente qualità e capacità di organizzatore e di comandante militare,

ma ha anche un fine senso politico che lo porta a seguire con particolare interesse

i problemi politici europei a vasta portata (1).

(l) Il presente documento reca il visto di Mussolini.

554

IL CAPO DEL GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 23 maggio 1940.

L'Ambasciata britannica ha inviato il Primo Segretario Scrivener per chiedere al Ministero degli Esteri se il 24 e il 26 corrente, nella ricorrenza dell'Empire Day e del compleanno della Regina Maria, l'Ambasciata e i Consolati di Gran Bretagna avrebbero potuto esporre o meno la bandiera nazionale, così come viene fatto normalmente ogni anno. Nel caso che la risposta del Ministero degli Esteri fosse stata negativa, l;Ambasciata 1britannica, trattandosi di due solennità nazionali, avrebbe dovuto informare telegraficamente il Foreign Office del motivo della mancata esposizione.

Il Duce, cui il Caoo di Gabinetto ha sottoposto il quesito, ha autorizzato l'esposizione della bandiera britannica, incaricando il Ministro Anfuso di informarne il Ministero dell'Interno per gli opportuni provvedimenti di ordine pubblico.

Il Capo di Gabinetto ha pertanto comunicato quanto precede all'Eccellenza Buffarini Guidi ed ha informato l'Ambasciatore di Inghilterra del superiore nulla osta.

555

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 215. Mosca, 24 maggio 1940, ore 14 (per. ore 15,55).

Telegrammi di V. E. 35 (l) e 43 (2). Da indagini eseguite presso questi giornalisti inglesi è risultato che notizia mandata al gruppo Associazioni senza Dio di Leningrado non, dico non, è stata inviata da Mosca. Mi risulta inoltre che questa Ambasciata d'Inghilterra invia tutte le pubblicazioni cui è abbonata a Londra, ove avviene spoglio.

Questa Ambasciata Germania (munita di attrezzatissimo ufficio stampa) ignora completamente pubblicazioni. Ritengo trattarsi un numerosissimo opuscolo propaganda che si pubblica in tutti i territori U. R. S. S.

Nulla è stato pubblicato dai giornali di questa Capitale.

Continuo indagini e riservomi riferire.

556

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 502. Londra, 24 maqqio 1940, ore 14,15 (per. ore 17,20).

Viene annunziato stamane prossimo invio ex Ministro Aeronautica Samuel Hoare a Madrid 'in qualità Ambasciatore oppure Inviato speciale.

(l) -Vedi D. 378. (2) -Non pubblicato.
557

IL MINISTRO AD ATENE, E. GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 116. Atene, 24 maggio 1940, ore 15,35 (per. ore 18,30).

Mavroudis mi ha detto essere più che mai sicuro che franco-inglesi non (ripeto non) tenteranno in nessuna eventualità prendere basi o punti di appoggio in Grecia. Allontanamento di Weygand dal Levante è stato accolto da questo Governo con grande soddisfazione inquantochè presenza in questo settore di una così spiccata individualità militare costituiva un pericolo adesso eliminato.

558

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 270. Washington, 24 maggio 1940, ore 20,10 (per. giorno 25, ore 6,10).

Continua intensa propaganda allarmistica intesa scuotere paese e a attenerne consenso per politica armamenti. Thompson e Lippmann, i due più autorevoli e popolari giornalisti americani, si fanno strumento della campagna interventista.

Inoltre, ha leggermente guadagnato terreno anche corrente favorevole modifica legge sulla neutralità nel senso dell'assistenza economica agli alleati mediante cessione materiale bellico a credito. Studio fatto dal noto Istituto Americano di Opinione pubblica segna coefficiente 51 % popolazione Stati Uniti d'America favorevole tale tesi.

559

L'AMBASCIATORE A SANTIAGO, BOSCARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 59. Santiago, 24 maggio 1940, ore 20,45 (per. giorno 25, o1·e 6,10).

Ad ogni buon fine ... (l) che da altri telegrammi giunti da Berlino a questo Ministero degli Affari Esteri risulterebbero confermate le notizie comunicate col mio telegramma n. 57 (2) circa possibile offerta di pace della Germania. Tali telegrammi precisano:

l) che offerta sarebbe avanzata dopo la decisione grande battaglia che si sta svolgendo Nord Francia. 2) che in Germania vi sarebbe una forte corrente contraria all'intervento dell'Italia.

(l) -Nota dell'Ufficio Cifra: < Manca •· (2) -Non pubblicato.
560

IL MINISTRO A STOCCOLMA, FRANSONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 110. Stoccolma, 24 maggio 1940, ore 21,45 (pe?". giorno 25, ore 2,50). Mio telegramma n. 108 (1). Sono in grado di confermare notizia telegrafata ieri. Segretario generale di questo Ministero degli Affari Esteri, ad un discreto

accenno che gli ho fatto, do])O essersi mostrato sorpreso che la notizia fosse a conoscenza di terzi, mi ha di buon grado dichiarato quanto segue: « Iniziativa è partita da una personalità norvegese ed il Ministero degli Affari Esteri svedese accoltala subito e con vivo piacere sta cercando di svolgerla per una possibile attuazione pratica. Secondo la proposta della personalità norvegese le truppe alleate e tedesche dovrebbero ritirarsi sgombrando così tutta la Norvegia settentrionale. Tale regione restituita ai norvegesi che ne garantirebbero in modo assoluto la piena neutralità di fronte ai belligeranti e, pare, (ma questo non mi è stato espressamente dichiarato dal Segretario generale) che anche la Svezia offrirebbe garanzie e assicurazioni di appoggio nello stesso senso. ::>erobrando meno facile poter regolare la cosa nei riguardi di tutta la Norvegia settentrionale, Stoccolma cercherebbe, nel caso, limitare le trattative ad una zona oiù ristretta intorno a Narvik. In via di massima la Germania è d'accordo con un tale regolamento della situazione, ma non si ha ancora risposta da Londra».

All'Inghilterra questo Ministero Affari Esteri non ha fatto un'l proposta vera e propria, ma ha diretto comunicazione di carattere esplorativo ed in via non del tutto ufficiale a personalità del Foreign Offìce. Si pensa quì che sarebbe questa una onorevole uscita per tutti onde sottrarsi ad una scabrosa situazione. E per Stoccolma, come è evidente, significherebbe liberarsi da un vero incubo. Sulla risposta che si attende da Londra, il Segretario generale per gli Affari Esteri si è mostrato però molto dubbioso.

Superfluo osservare che la iniziativa di cui si tratta ha davanti a sè difficoltà di varia natura e di non lieve entità.

561

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 390. Parigi, 24 maggio 1940, ore 22,30 (pe1·. gio1·no 25, o1·e 1,35). In generale ritienesi che, come Bruxelles, Parigi non sarà difesa per evitare distruzione ma decisioni militari non sono ancora note.

In ogni caso Governo non intende per ora lasciare Capitale nè finora ci ha pensato; provvedendo soltanto all'evacuazione di alcuni uffici ed archivi.

Spesseggiano le visite di questo Ambasciatore di America a Reynaud e

Daladier. Ritengo che egli prosegua nella sua opera illusionistica finora così nefasta. Bullitt dice anche che in caso di evacuazione Parigi egli resterà seguendo

«tradizioni americane».

(l) Non pubblicato.

562

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE AEREO 84. BeLgrado, 24 maggio 1940 (pe·r. giono 25). Come nuovo caratteristico indice atmosfera Belgrado in questi giorni riferisco che ieri notte si è sparsa insistentemente in questi ambienti giornalistici notizia che ieri mi sarei recato da Ministro Affari Esteri e a nome R. Governo avrei « completa.mente rassicurato Cincar-Markovié su intenzioni Italia nei riguardi Jugoslavia». Sono informato che notizia ha avuto eco considerevole e che corrispondenti stranieri -particolarmente francesi --l'avrebbero telegrafata ai loro giornali. Ad abundantiam, come dato circostanziale posso aggiungere che non ho

avuto alcuna occasione neppure incidentale di parlare ieri con Cincar-Markovié nè di recarmi al Ministero Affari Esteri.

563

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 93. Sofia, 24 maggio 1940 (per. giorno 26). Negli ambienti bulgari Accordo economico russo-jugoslavo, per quanto passato quasi sotto silenzio dalla stampa, continua ad essere oggetto di particolare attenzione oltre che per il suo significato anche per i suoi possibili sviluppi. Me ne ha parlato ora il Ministro degli Affari Esteri Popov che in esso vede un tentativo della Jugoslavia di trovare a qualunque costo negli attuali momenti una qualche protezione. Da parte bulgara si nota come l'avvicinamento russo-jugoslavo, per il quale Belgrado sembra mostrare maggiore entusiasmo che non Mosca, si sia iniziato e si sviluppi in un quadro non già di allargamento degli accordi o almeno della linea politica che uniscono in certo modo Berlino, Roma e Mosca ma quasi, anzi, in quello opposto, in quanto Belgrado sembra cercare nella capitale sovietica proprio protezione nei confronti di eventuali azioni tedesche o italiane ai suoi danni. In questo senso andata jugoslava alla Canossa sovietica appare niente affatto osteggiata da Londra e da Parigi che possono persino vedere in essa un inizio di qualche dissenso tra Berlino, Roma e Mosca.

Da parte bulgara, infine, d'altro lato, non si vede, sostanzialmente, di troppo bugn occhio il riavvicinamento perchè, se è vero che da parte moscov'ita si ironizza il panslavismo quasi come formula trapassata, caratteristica della politica della Russia zarista, è altrettanto esatto che, in caso di crisi balcanica, i Paesi slavi della Penisola non possono non tenere massimo conto dell'atteggiamento sovietico. In questo senso Sofia, che è stata la prima ad iniziare con Mosca nuovi rapporti di amicizia, non vorrebbe che ora Belgrado, forte della sua maggiore importanza, per popolazione e per superficie, quale Stato, cercasse di strapparle questa sua proprietà.

564

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 103. Budapest, 24 maggio 1940 (per. giorno 28).

Stampa a cominciare da quella governativa con editoriali ufficiosi Pester Lloyd e Esti Uj-sag, ha dato ampio risalto annuale Patto Italo-tedesco riportando altresì commenti stampa italiana, parimenti sottolineata è stata notizia conferimento Collare Maresciallo Goering. Anche da tali elementi questi ambienti tentano desumere prossimi sviluppi atteggiamento Italia la cui attiva partecipazione già in atto al conflitto europeo, si è qui unanimi ravvisare nell'immobilizzo importantissime se non nel momento attuale decisive forze alleate.

Stessi ambienti Legazione germanica esprimonsi in questo senso, poco celando tuttavia ansiosa attesa determinazioni italiane, universalmente qui giudicate come decisive e risolutive situazione.

Anche alcuni comunicati agenzia telegrafica germanica Transcontinent Press rivelano evidente preoccupazione anticipare sviluppi atteggiamento italiano.

565

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 3397/1597. Parigi, 24 maggio 1940 (per. giorno 31).

Allego un appunto concernente alcune dichiarazioni fatte a Giobbe da Lavai. Per parte mia continuo ad astenermi dall'avere contatti diretti con il predetto parlamentare.

GIOBBE, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA

APPUNTO S. N, Parigi, 24 maggio 1940

Lavai ritiene più che mai indispensabile e urgente un contatto con Roma,

• unica strada per parlare con Hitler •·

Esclude che possa farlo il Governo attuale. Dubita che possa farlo un Governo Reynaud con Lavai agli Esteri. Considera invece possibile un contatto con un Governo Pétain-Laval, onde ottenere da Mussolini un intervento presso Hitler.

Quali sono gli obiettivi principali di Roma? Espulsione degli inglesi dal Mediterraneo e quindi dall'Africa.

Secondo Laval, il problema francese si riassume così: l) radicale trasformazione governativa; 2) contatto con Roma; 3) nuova impostazione dei rapporti franco-inglesi; 4) soluzione dei problemi continentali, mediterraneo e africano.

566

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERV..UO 1138/275. Teheran, 24 maggio 1940.

(per. giorno 9 giugno).

Mio telegramma per corriere n. 09 del 13 corrente (1).

Faccio seguito al mio telegramma per corriere sopra citato.

Gli ultimi avvenimenti e l'annunzio delle clamorose vittorie tedesche hanno

avuto il doppio effetto di suscitare nella popolazione correnti di viva simpatia

verso la Germania e di gettare ancora più questi ambienti ufficiali in uno stato

di rassegnata aspettativa degli eventi futuri.

A prova dell'entusiasmo della popolazione per la Germania, citerò il fatto che

le notizie diffuse dagli altoparlanti della neo stazione radio di Teheran hanno

dato luogo a dimostrazioni pro Germania, con relative dispersioni dell& folla da

parte della polizia.

Le proporzioni prese dal conflitto europeo e la minaccia che incombe sulla

Gran Bretagna sono tali, che qui non si vede altra via di scampo ad un'eventuale

mossa sovietica verso il Golfo Persico o verso l'India attraverso il territorio ira

:r:iano che nel cercare di ammansire l'orso moscovita col non dare luogo al minimo

appiglio di dissidio.

Svanito anche il mito Weygand e poca o nulla essendo la fiducia di questi

circoli dirigenti verso l'esercito e la diplomazia della vicina Turchia, questo

Governo è entrato in una specie di immobilità ipnotica, ed anche quei pochi

programmi di difesa del paese che hanno affiorato in passato sono svaniti.

Si guarda con dileggio alla Gran Bretagna, con compassione alla Francia,

con ammirazione alla Germania, con paura all'U.R.S.S., con intensa aspetta

tiva all'Italia, dalle cui mosse dipende la sorte di tutto il Medio 01 iente, Iran

compreso.

Questa Legazione britannica, oggi prevalentemente accaparrata dall'lndian

Of]ìce (sono rimasti due soli funzionari del Foreign Of]ìce), seguita ad ostentare

il più puro assenteismo. N o n si vuole dare occasione allo Scià di approfittare

del momento per intavolare trattative circa vecchie questioni rimaste in sospeso,

principalmente quella della delimitazione della zona petrolifera della AngLo

Iranian Oil Company, dell'aumento della quota fissa delle royalties ecc., e nello

stesso tempo si cerca da parte inglese di non provocare l'U.R.S.S.

Da parte tedesca, la propaganda, benissimo organizzata, batte in pieno,

con effetto visibile di trascinare ogni giorno più il grosso della popolazione ira

niana all'ammirazione della Germania. Nello stesso tempo i numerosi cornmer

il) Non pubblicato.

cianti, professionisti, impiegati ecc. che la Germania ha lasciato indisturbati qui, ed il cui numero va anzi aumentando (con l'introduzione in Iran di una sessantina di automobili tedesche sono giunti ancora ultimamente una quarantina fra rappresentanti delle case esportatrici, ingegneri, chauffeurs e meccanici), lavorano assiduamente con grande oculatezza per non perdere il terreno già conquistato e per accaparrare nuovi rami del commercio e dell'industria. il tutto con grande difficoltà, non essendo attualmente la Germania in condizione né di fare fronte agli impegni già assunti né a quelli futuri.

Dal lato sovietico, i rapporti con l'Iran continuano ad essere avvolti in quel certo pauroso mistero, che nè questa silenziosa Ambasciata sovietica nè i riservatissimi ambienti iraniani tendono a diradare. A questa Legazione di Germania ancora ultimamente si è insistito sulle intenzioni poco chiare del Governo di Mosca verso l'Iran e sulla sua tendenza, per ora del tutto platonica, verso un porto « caldo », ossia verso il Golfo Persico.

Io ritengo che vi sia qualcosa di vero in queste affermazioni, pur accogliendole con una certa riserva, dato l'interesse che hanno i Tedeschi a mantenere questo ambiente in uno stato d'orgasmo per meglio dominarlo.

Il trattato di commercio irano-sovietico del 25 marzo u. s. continua a rimanere inoperante sebbene abbia ormai ricevuto la sanzione dello Scià, ed 'i bazar, ,sprovvisti di merci, continuino a riporre in esso grandi a,spettative. Appare ormai chiaro che detto trattato ha costituito per l'U. R. S. S. uno strumento politico e non commerciale e che esso rappresenta il cavallo di Troia che permette ai Sovieti di rimettere piede in Iran con tutto lo schieramento degli organi del commercio estero, che cominciano a colmare i vuoti del passato con un numero in continuo aumento di agenti e di subagenti, che per ora si istallano e non fanno commercio.

Nessuna conferma ho potuto avere circa la notizia datami da questo Ministro di Germania di forti concentramenti di truppe sovietiche in prossimità della frontiera iraniana nel Caucaso. Risulta però esatto che l'U. R. S. S. sta febbrilmente fortHìcando Baku per difendere i pozzi contro qualsiasi attacco aereo.

Altro fatto sintomatico è quello che, precisamente da due mesi a questa

parte, ossia dopo la firma del trattato di commercio con l'U. R. S. S., l'Iran ha

iniziato una serie di lavori per preparare o migliorare i principali campi d'avia

zione, costruendo hangars in qualità tale, che non ha alcuna proporzione con la

rudimentale aviazione iraniana.

Mi risulta infine che la novità che più ha colpito in senso peggiorativo lo

Scià e questi uomini di governo è stata quella dell'impiego largo e proficuo di pa

racadutisti da parte della Germania nell'attuale guerra. Si è subito pensato qui

che in un paese tanto vasto, spopolato e privo di mezzi di accertamento rapido,

come l'Iran, sarebbe facilissimo che qualche Stato vicino facesse la poco lieta

sorpresa di scaricare qualche migliaia di paracadutisti in qualche angolo deserto,

non tanto lontano da Teheran, ad esempio, che non potrebbe presentare alcur;a

serie resistenza, nonostante i 40.000 e più soldati che sono qui di guarnigione.

L'apatia, anzi l'inesistenza di alcuno stimolo reattivo in questo Sovrano e

nelle sfere ufficiali, fa sì che oggi l'Iran appare veramente aperto al primo

occupante.

567

L'ADDETTO MILITARE A BERLINO, MARRAS, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

R. SEGRETO 54 (1). Berlino, 2r4 maggio 1940.

Sono stato ieri presso la sede base del Quartier Generale dell'esercito, sul

Reno, per conferire col generale von Tippelskirch, capo del reparto situazione.

Egli aveva espresso il desiderio di darmi verbalmente risl)osta circa alcuni

quesiti di carattere organico presentati dal nostro Stato maggiore. Con l'occa

sione egli mi ha dato qualche notizia sulla situazione attuale e mi ha fatto

compiere un rapido giro attraverso il Limburgo olandese e da Maastricht in

territorio belga, al Canale Alberto, in direzione di Hasselt: al ritorno sono

passato presso il forte di Eben Emael. che per altro non mi è stato fatto visitare.

Al riguavdo mi è stato detto che il Fiihrer ha dato ordini molto severi per il

mantenimento del massimo segreto circa i nuovi mezzi di guerra, deL quali

ha fatto cenno il comunicato ufficiale. Per mia parte ho ancora qualche dubbio

circa l'effettivo ·impiego di tali mezzi, salvo forse l'impiego di sostanze chimiche

stupefacenti; l'occupazione del forte può spiegarsi anche senza l'impiego di

nuovi mezzi; nuovo può essere stato soltanto il procedimento.

Riassumo quanto mi è stato detto e quanto ho potuto osservare:

l) I Francesi hanno commesso gravi errori di carattere organico, stra

tegico e tattico. Dal punto di vista organico non hanno dato suffidente impor

tanza allo sviluppo dell'aviazione e dei nuovi mezzi; dal punto di vista stra

tegico hanno ritenuto che lo Stato maggiore germanico applicasse la manovra di

von Schlieffen, eseguendo ancora una volta conversione verso Sud, perno nella

regione di Longwy; dal punto di vista tattico sono rimasti legati ai procedi

menti metodici della guerra di posizione e hanno ritenuto che i Tedeschi avan

zassero con le unità affiancate e in contatto; inoltre non hanno avuto idea del

l'impiego dei carri a massa.

La Stato maggiore tedesco invece si è distaccato dalle vecchie concezioni

e dai vecchi procedimenti e ha sorpreso il nemico. Tale sorpresa si è mani

festata in particolar modo nel sollecito sfondamento delle posizioni fortificate,

che la Francia e con essa il Belgio avevano ritenuto insuperabili.

2) Lo Stato maggiore tedesco intende ora liquidare al più presto la

situazione nella Fiandra e nel Belgio, mettendo fuori combattimento tutte le

forze nemiche che sono ormai strette fra la Schelda, la Somme e la costa. Si

tratta di una massa di circa 60 divisioni, (2) in grande parte già assottigliate

negli effetti, ma comprendenti certamente da 700.000 uomini a l milione. La

situazione degli alleati è aggravata dalla presenza di numerosi profughi che

ingombrano le comunicazioni. È dubbio che gli inglesi possano imbarcare anche

una parte delle loro forze perchè porti e navi da trasporto sono continuamente

bombardati dell'aviazione tedesca.

3) I Francesi insaccati nel Nord stanno compiendo disperati tentativi per

aprirsi la strada verso Sud, in concorso con le forze francesi dislocate a Sud

della Somme, ma ogni tentativo sarà vano, perchè le divisiono di fanteria tede

sche sono già sul posto, a rincalzo di quelle motorizzate.

In ogni caso i Francesi tenteranno di ricostruire una fronte continua e in

ciò seguono le vecchie concezioni.

Risulta che molte forze sono state ritirate dalla Linea Maginot, nulla risulta

circa il ritirÒ di forze dalla frontiera alpina e, per quanto riguarda le forze del

Nord Africa, si Sé\ che soltanto una divisione è stata ritirata dal Marocco.

4) Lo Stato maggiore tedesco, non appena liquidata la situazione a Nord

-ciò che si ritiene possa avvenire in pochi giorni -concentrerà i suoi sforzi

verso Sud. L'idea sembra essere quella di mettere prima a terra la Francia e

pensare poi all'Inghilterra.

Non viene escluso che la Francia chiede la pace, ma dal complesso

di quanto ho potuto sentire, credo domini l'idea di ottenere prima una vittoria

completa sulla Francia. Pare si calcoli di potere ottenere ciò in sei settimane

al massimo.

La guerra dovrebbe essere ultimata prima dell'inverno.

Per quanto riguarda l'intervento dell'Italia non mi è stata rivolta alcuna do

manda, ma soltanto accennato alla voce corsa in questi giorni che l'Italia volesse

dichiarare la guerra per il 24 maggio.

Mi è stato anche accennato al vantaggio comparativo che acquistano le

forze italiane rispetto a quelle francesi, per effetto delle gravi perdite subite,

e ai buoni obiettivi che le forze navali anglo-francesi nel Mediterraneo possono

offrire ai « 2000 apparecchi» dell'aviazione italiana.

5) Francesi e Inglesi si battono bene, ma i francesi hanno dato in alcune

circostanze segni di inatteso cedimento; tipico caso di una formazione di carri

pesanti, che si è arresa dopo la distruzione di cinque carri.

Si può affermare -mi è stato aggiunto -che in generale i Polacchi hanno dato prova di maggiore tenacia. I prigionieri francesi, multicolori, sono generalmente molto depressi, mentre quelli inglesi marciano a testa alta.

Il gen. Giraud trovavasi ieri in un castello presso Bonn trattato con molto riguardo, con una guardia che gli rende gli onori. È molto stimato anche dallo Stato Maggiore tedesco. Come è noto, egli fu già prigioniero durante la guerra mondiale, ma allora riuscì a fuggire.

È stato rilevato che la propaganda in lingua francese svolta dalla stazione di Stoccarda nei mesi scorsi è stata molto proficua. Risulta dall'interrogatorio dei prigionieri che le notizie di Stoccarda venivano diffuse molto rapidamente e ritenute veritiere. Molti prigionieri avevano con sè manifestini di propaganda lanciati dagli aerei tedeschi.

6) Circa lo sviluppo ulteriore degli avvenimenti, gli ufficiali con i quali ho parlato si sono espressi con molta riserva. Si pensa alla possibilità che l'Inghilterra prolunghi la guerra anche se perderà le isole britanniche, ma si osserva che non si vede come l'Impero britannico possa reggersi senza la Gran

Bretagna.

Per quanto riguarda il futuro assetto europeo qualcuno mi ha detto che la Germania si contenterebbe di riprendere alla Francia l'Alsazia-Lorena, anche per distaccarla così dal Reno, e di riavere le proprie colonie; ma un ufficiale di S. M. di idee più decise, mi ha detto che i piccoli Stati avranno un regime di protettorato e che non vi sono differenze sostanziali fra tedeschi, olandesi e fiamminghi del Belgio, lasciando così capire che potrebbero venire annessi. Egli vede poi una nuova sistemazione dell'Africa; per il Nord Africa pensa che il Marocco francese possa andare alla Spagna, mentre la Tunisia e l'Egitto andrebbero all'Italia.

7) Nel mio giro in zona di operazioni ho potuto vedere· Maastricht e un piccolo tratto di territorio belga dalla frontiera presso detta città a Bilsen e al Canale Alberto.

Tutti i ponti nel tratto da me percorso sono stati interrotti, ma sulle principali vie di comunicazione è stato riattivato il transito.

Quasi nessuna traccia di combattimento nel territorio olandese; non così invece nel territorio belga, dove la resistenza si è manifestata fin dal confine. Le tappe di questa resistenza sono messe in evidenza dal materiale e dai fabbricati distrutti o gravemente danneggiati dall'artiglieria e dall'aviazione. Bilsen è stata particolarmente danneggiata in un quartiere del centro.

8) Di fortificazioni olandesi nessuna traccia nel Limburgo. Le fortificazioni belghe al confine col Limburgo e sul Canale Alberto sono di scarsa consistenza, prive di profondità e assolutamente inferiori a quanto potevo attendermi. Sul Canale Alberto ho osservato una sola linea di appostamenti per mitragliatrici in calcestruzzo sulla riva meridionale, poco robusti, molto visibili, aventi azione limitata e dietro ad essi trincee campali primitive in terreno sabbioso con reticolati bassi e poco efficienti.

Uno di questi appostamenti da me osservato era stato messo fuori combattimento con pochi colpi da 37 e probabilmente anche con l'azione di un lanciafiamme. Da notare che il terreno sulla riva opposta consentiva facilmente l'avvicinamento e la presa di posizione al coperto da parte delle artiglierie.

Il sistema era ancora in costruzione. Un vasto cantiere con molti materiali

travasi presso il Canale.

Debbo concludere che il passaggio del Canale deve essere stata impresa di

scarsa difficoltà.

9) L'atteggiamento della popolazione olandese e belga è calmo e rispettoso, ma è evidente nel Belgio una repressa ostilità. Gli abitanti del Limburgo olandese si sentono probabilmente liberati da un incubo che gravava su di essi da parecchi mesi.

Il cont_egno della truppa tedesca mi è sembrato molto corretto. In Olanda sono stati introdotti appositi buoni di cassa in marchi per reparti tedeschi, per impedire la fuoriuscita di valuta tedesca. 10) Il grosso delle truppe tedesche deve essere ormai quasi tutto oltre. In movimento colonne di rifornimento e autocolonne di aviazione. L'aspetto della truppa è eccellente.

11) Mi è stato confermato che le perdite tedesche sono limitate. I reparti carri armati, che sono molto esposti, hanno avuto circa il 2 % di perdite. Alquanto superiori quelle della fanteria motorizzata e dei pionieri.

12) Gli alleati compiono ancora qualche bombardamento aereo durante la notte. Nella notte dal 21 al 22 è stata bombardata Bonn; è stato interrotto un binario e sono stati distrutti o gravemente danneggiati alcuni fabbricati nei pressi della stazione. Le vittime sono una cinquantina. Altro obiettivo è st".ta una fabbrica di alluminio tra Bonn e Godesberg.

(l) -Questo rapporto fu ritrasmesso a Palazzo Chigi, con Telespresso segreto 4990/1461del 25 maggio 1940, firmato Alfieri, non pubblicato. (2) -Nota del testo: « Un comunicato ufficioso di oggi parla invece di sole 20 divisioni •.
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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, A TUTTE LE RAPPRESENTANZE DIPLOMATICHE ALL'ESTERO

T. 13469 P. R./c. Roma, 25 maggio 1940, ore 4,15. (I). Per tutti ad eccezione RR. Rappresentanze diplomatiche indicate al (Il). Trasmetto seguente telegramma del Ministero Marina « ... ». (Il) Solo per RR. Ambasciate in Washington, Madrid, Buenos Aires e R. Legazione in Santiago. Trasmetto per opportuna conoscenza e norma seguente telegramma del Ministero Marina che ho già inviato direttamente ai Consolati di (Pe1· Washington) Baltimora, New Orleans, New York. S. Francisco, Filadelfia, Boston. (pe1· Madrid) Siviglia, San Sebastiano, (per Buenos Aires) La Plata, Rosario, (per Santiago) Valparaiso. (III). (Per tutti). «Comunicate capitani navi nazionali presenti o prossimo approdo porti giurisdizione seguenti direttive relazione situazione politica. Se nave in porto capitano resti contatto Console per eventuali ordini. Se nave in navigazione intensifichi ascolti stazione Coltano e bollettini stampa riducendo minimo inderogabile impiego radio-trasmittente. Avuta notizia conflitto imminente capitano abbandoni abituali rotte commerciali intensifichi servizio vedette riduca illuminazione navighi acque territoriali neutrali e se possibile raggiunga Mediterraneo o Mar Rosso. Avuta notizia della avvenuta apertura ostilità capitano lasci immediatamente porto nemico spenga fanali navigazione e altre luci diriga porto italiano o amico o neutrale. In presenza nemico tenga contegno atto ad evitare sospetti. Se non possibile sfuggirli comunichi avvenuto incontro onde corte

massima potenza bruci documenti segreti e affondi nave piuttosto che cederla a nemico. Assicurate».

569

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

T. PER CORRIERE 110 R. Roma, 25 maggio 1940, ore 8. Lo Svenska Dagbladet, 'in una corrispondenza da Berlino, riferisce che Germania è ormai disinteressata ad un intervento italiano. Dopo grandi successi delle scorse settimane essa ritiene di poter liquidare da sola Potenze Occiden

tali e teme che intervento italiano crei complicazioni nei Balcani ed altrove. Stampa berlinese appoggia fortemente bellicoso atteggiamento italiano che mantiene impegnate grandi forze franco-britanniche nel Mediterraneo mentre, per lealtà verso alleata, non fa menzione sua inquietudine c'irca intervento italiano nei Balcani che Germania non impedirebbe pur non vedendolo di buon occhio. Negli ambienti tedeschi si farebbe intendere che un intervento o meno dell'Italia è questione che riguarda esclusivamente nostro paese e la Germania vuole rimanervi estranea. Ciò significherebbe, sempre secondo predetto giornale, che Germania non intende dare aiuto militare all'Italia.

Corrispondenza conclude: « Sembra che Berlino preferisca che Italia rinvii intervento fino a che Potenze Occidentali siano ulteriormente colpite».

D'ordine del Duce Vi prego di voler possibilmente accertare quali siano stati gli spunti che hanno potuto dare origine alla pubblicazione del predetto giornale e farmi conoscere il Vostro punto di vista circa la effettiva esistenza di uno stato d'animo di questo genere in codesti ambienti (1).

570

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 549. Berlino, 25 maggio 1940, ore 15.

In seguito telegramma piuttosto allarmante del Ministro tedesco a Montevideo, We'izsacker ha intrattenuto questa mattina Ministro Uruguay a Berlino. Sembra che su iniziativa Uruguay si stia formando movimento fra i Paesi americani per rompere in blocco relazioni diplomatiche con Germania. Tale movimento avrebbe già ottenuto adesione diversi Stati americani.

Data evidente importanza di evitare che tale rottura avvenga sono state impartite istruzioni alle rappresentanze tedesche in America perchè, pur mantenendo atteggiamento fermo linea generale della politica germanica, cerchino di non 'inasprire la situazione.

571

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 512. Londra, 25 maggio 1940, ore 17,40 (per. ore 21,35).

Mio telegramma n. 500 (2).

Ha avuto luogo ieri l'altro nuovo colloquio tra Maisky e Halifax, nel quale Ambasciatore sovietico ha dato comunicazione risposta del suo Governo ai vari punti indicati a suo tempo da Governo britannico quale necessaria premessa favorevole svolgimento trattative in corso.

Risposta sovietica, che è stata preceduta da noto comunicato radio-trasmesso 21 corrente da Mosca e nel quale veniva riaffermato esplicitamente proposito del Governo sovietico di non assumere alcun ·impegno in relazione particolari interessi di uno dei belligeranti viene qui presentato sia nei commenti

della stampa che in quelli dei circoli ufficiosi come suscettibile di lasciare ancora la porta aperta a ult€riori negoziati. È evidente desiderio di questo Governo di fare il possibile per non «peridere contatto » Mosca, anche se si mostri di non nutrire speranze se non assai modeste sui possibili risultati. Si rileva anche chiaramente una pressione in tal ,senso -ovviamente accentuata a seguito dei r€centi rovesci sul fronte francese -sia da parte opinione pubblica, sia da parte elementi delle sinistre parlamentari ora largamente rappresentati nell'attuale Governo di concentrazione nazionale. Sintomatica a tale riguardo è la partenza che mi risulta prossima, del Deputato Lor'd Cripps incaricato ·di «missione speciale » presso il Governo sovietico.

(l) -Non si è trovata traccia della risposta. (2) -Non pubblicato.
572

IL MINISTRO A DUBLINO, BERARDIS, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 12. Dublino, 25 maggio 1940, ore 21,45 (per. giorno 26, ore 6,35). Ipotesi che Germania possa eventualmente trasferire operazioni militari in Irlanda non app€na terminata occupazione costa settentrionale francese, è stata prospettata, dopo i primi rovesci alleati in occidente, dal Governo inglese presso Governi di Dublino e di Belfast. Se ingl€si non avevano profondamente sentito fino a qualche settimana fa dura realtà guerra, gli ulsteriani ancora meno e quasi affatto gli irlandesi che fieri loro n€utralità hanno continuato agitare loro problema nazionale unitario. Tuttavia invasione Belgio dove clero irlandese attinse per secoli cultura religiosa per sua missione spirituale, ha prodotto sensibile ripercussione specie nelle ,sfere ecclesiastiche al punto che De Valera ha dovuto protestare pubblicamente benchè in modo blando e per prima volta durante conflitto (Stefani n. 85 del 12 corr.) (l) contro sorte toccata ad un paese

neutrale. Il che ha provocato controprotesta di questo Ministro di Germania che ne aveva ricevuto espressamente incarico dal proprio Governo.

573

L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 18. Roma, 25 maggio 1940 (per. giorno 26). Mi risulta che il Cardinale Segretario di Stato ha inviato una lettera a tutti i Rappres€ntanti diplomatici presso il Vaticano con la quale invita coloro che credono di potersi trovare in guerra con l'Italia a dare risposta immediata se intendono tornare in patria oppure avere alloggio entro la Città del Vaticano. In quest'ultimo caso la Santa Sede ospiterebbe soltanto il Capo Missione ed un Segretario. Nelle circostanze credo .sarebbe opportuno affrettare la convocazione del

contenzioso diplomatico per la pronta definizione della nostra posizione in materia.

(l) Non pubblicato.

574

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 95. Sofia, 25 maggio 1940 (per. giorno 28). Dato che le ratifiche degli Accordi di Salonicco del 1938 non sono state a tutt'oggi scambiate, si sono intensificate le richieste a Sofia da parte soprattutto di Grecia e di Jugoslavia perchè questa formalità avvenga al più presto. Da parte bulgara, secondo quanto mi ha detto il Ministro Popov, non si ha Invece altrettanta fretta e si pensa che in certo modo possa essere anche utile per la Bulgaria, la quale, praticamente ha per altro già applicato quegli Accordi nel campo del suo riarmo, fare ancora attendere quei suoi vicini. Popov quindi, per rinviare ancora le cose alle calende greche, ha risposto ai richiedenti che egli desidera, prima di procedere allo scambio delle ratifiche,

attendere il ritorno a Sofia del suo predecessore Kiosseivanov che fu lo stipulatore di quegli Accordi e che attualmente si trova, come è noto, in Italia.

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IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER coRRIERE 85. Belgrado, 25 maggio 1940 (per. giorno 28). Nelle quotidiane segnalazioni trasmesse con fonobollettino stampa questa

R. Legazione ha riferito eco destata da' discorso Eccellenza Ministro a Milano e quindi da viaggio in Albania.

Nell'attenzione tesa e profonda con cui atteggiamento Italia è costante

mente seguito da opinione pubblica jugoslava, due avvenimenti sono stati posti

in primo piano ed è stato dato ad essi massimo rilievo.

Nella popolazione, cui stato d'animo è noto, discorso Milano ha avuto eco vastissima. Vi si è vista nuova conferma decisa volontà Italia riconoscimento suoi diritti e risoluzione sue questioni vitali. È da rilevare che se molta parte opinione pubblica oscilla sempre nella speranza, continuamente prospettata dalla stampa, e tenuta viva anche da altre fonti, che Italia potrà raggiungere suoi obiettivi senza uscire da non belligeranza, in massima parte è tuttavia radicata convinzione che entrata in guerra Italia è inevitabile e imminente. Viaggio in Albania è stato seguito con profonda attenzione ·da Governo come da popolazione nella particolare sensibilità per tutto ciò che concerne Regno confinante. Primo momento è stato indubbiamente di perplessità e di ansiosa ricerca scopi viaggio. Svolgimento di esso, e in particolare entusiastiche manifestazioni tributate all'Eccellenza il Ministro in grandiosa sintesi fedeltà all'Italia, al Re Imperatore e al Duce hanno prodotto e continuano produrre comprensibile, profonda 'impressione in questo Paese e netto richiamo realtà situazione.

Oggi due avvenimenti collegati e valutati come chiare manifestazioni fermissima lineare politica Governo fascista indubbiamente contribuiscono in primo piano ad una migliore comprensione realtà situazione da parte Governo e popolazioni jugoslave di cui non mancano sintomi.

576

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 86. Belgrado, 25 maggio 1940 (per. giorno 28).

In questi ultimi giorni si viene manifestando in questi ambienti una sensibile distensione dallo stato di acuto allarmismo dei giorni precedenti.

Per quanto tali alternative siano state frequentissime, come precedentemente riferito, negli ultimi tempi, si può registrare che nella fase attuale contribuiscano molteplici elementi fra i quali principalmente:

-fermissimo atteggiamento italiano cosi attentamente e ansiosamente seguito;

-azione svolta da Governo italiano (e parallelamente da Governo tedesco per ciò che lo concerne) che attirando in modo preciso attenzione su incidenti susseguentisi, su manifestazioni varie e infine su crearsi atmosfera contraria, sviluppandosi situazione, sembra aver finalmente convinto Governo jugoslavo che non basta dare disposizioni ma occorre anche adoperarsi affinchè autorità competenti le eseguano;

-rigido controllo stampa locale in base ai recenti provvedimenti;

-controllo non meno rigido degli stranieri. Inoltre dopo i successi delle armi tedesche, sono improvvisamente venute a tacere fonti di propaganda anglofrancesi;

-realtà situazione che ormai, nonostante orientamento ben noto maggior parte simpatie questo Paese deve essere ammessa anche da elementi più restii e induce a visione più moderata e più consona possibilità e necessità paese;

-doccia fredda gettata su velleità panslavistiche da reale contenuto attuale accordo con U.R.S.S. e da secco comuni.cato Tass che non è stato riprodotto da questa stampa; ma che non è perciò meno conosciuto.

Altri elementi .che non tutti hanno diretta rispondenza con situazione, sono dovuti a sensibilità locale e spesso ·imponderabili o passeggeri (1).

Va notato tuttavia che nelle relazioni attuali si manifestano sintomi di maggiore comprensione nei nostri riguardi. Fra l'altro è oda registrare segnalazione che viene da varie parti secondo la quale in alcuni ambienti meno xenofobi e più realisti comincia ad affiorare concetto per quanto sinora sporadico e tutt'altro che diviso o lasciato trapelare da ambienti responsabili « che sarà necessario cedere all'Italia qualche cosa». Ciò vale naturalmente per ora come indice di uno stato d'animo.

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IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. URGENTISSIMO PER CORRIERE 104. Budapest, 25 maggio 1940 (per. giorno 28). Mio telespresso odierno n. 2354/1028 (2). Conte Csaky mi ha stamane lungamente intrattenuto della situazione espri

mendomi sua viva preoccupazione azione sovietica in Romania ritenuta da lui

33 - Documenti diplomatici • Serie IX · Vol. IV.

e anche più da questo Stato Maggiore imminente. Mi ha anzi persino indicato

data presumibile inizio ostilità prevista da parte sovietica forse in supposta coin

cidenza nostra entrata in conflitto, domenica 26 corrente.

Sondaggi per accertarsi intenzioni sovietiche aveva fatto compiere a Mosca

presso stesso Molotov, e con tali passi, come ho potuto rilevare, sono da mettersi

in rapporto istruzioni a quel Ministro di Ungheria segnalate con telecorriere di

V. E. n. 11957/C (1). Nonostante buoni rapporti che, come Conte Csaky ha tenuto a farmi rilevare, intercorrebbero attualmente fra Ungheria e Sovieti, Commissario agli Affari Esteri erasi mantenuto alquanto riservato, limitandosi dichiarazioni rassicuranti nei confronti Ungheria, ,che sarebbero confermate in fatto, mi ha osservato Conte Csaky, da quasi totale decompressione militare sovietica su frontiere carpatica ungherese.

Nondimeno informazioni Conte Csaky sarebbero tassative e di azione contro

Romania non si farebbe mistero stessi ,ambienti militari Mosca. Mi ha confermato

elementi che ho già comunicato risultanti questo Stato Maggiore, segnatamente

concentramento 44 divisioni sovietiche frontiera romena, soggiungendomi che,

nonostante diffidenze germaniche verso sovieti manifestamente crescenti specie

ambienti militari, a Mosca solo Schulenburg pareva dare poco credito imminenza

azione sovietica. Tuttavia stesso Fiihrer suo recente messaggio, costì confiden

zialmente comunicato da questo Governo, sebbene nella forma evasiva « aver

ragione ritenere di poter credere», pareva qui escludere eventualità azione

medesima.

Pure, mi affermava conte Csaky, sarebbe fin troppo evidente sovieti sono

ormai pronti realizzare propri progetti nei Balcani in previsione impegnamenti

italiano e germanico, ciò che osservo però subordinerebbe azione sovietica a

condizioni che sembrami poter contrastare con assoluta imminenza dianzi segna

latami da questo Ministro Affari Esteri.

Conte Csaky non mi escludeva infine connivenze sovietiche con Jugoslavia,

ove .secondo egli afferma, riavvicinamento a Mosca sarebbe stato desiderato da

stesso Principe Paolo, e m:i ha accennato in proposito passo che sarebbe stato

fatto da Smilianié presso quel Ministro di Bulgaria Stoilov per conoscere dispo

sizioni bulgare in vista eventuale richiesta attraversamento forze jugoslave, caso

azione sovietica Romania. Conte Csaky interpretava tale passo, cui Stoilov

avrebbe obiettato stretta neutralità bulgara, nell'interesse ,congiunzione forze

sovietico-jugoslave, ed osservo peraltro che informazioni che risultanmi per

venute questo Stato Maggiore riferiscono tentativi sovietici ottenere consenso

romeno attraversamento militare forze da destinarsi in aiuto Jugoslavia. Per

sua parte Turchia, come Conte Csaky ritiene su informazioni pervenutegli da

quel Ministro Ungheria, difficilmente risolverebbesi oppure reazione caso tur

bativa balcanica, essendosi a quanto parrebbe pronunciato per rafforzamento

neutralità Consiglio Ministri Ankara, seguito riunione militare Beirut.

Ho chiesto al Conte Csaky nella evenienza prospettatami azione sovietica cosa Ungheria avrebbe fatto e cosa egli riteneva proporsi Germania. Mi ha

risposto non sapere se quest'ultima non avrebbe dovuto in definitiva lasciar correre, e che quanto a Ungheria, specie in caso collasso romeno che anche attuale situazione interna farebbe prevedere, essa non potrebbe assistere indifferente avanzata sovietica senza premunirsi su posizioni transilvane. Osservava tuttavia che anche per consigli prudenziali Roma Berlino, apprestamenti militari avevano avuto finora qui ritmo graduale ritardato, e che sole operazioni mobilitazione generale prevista 34 divisioni comporterebbero una dozzina di giorni. Mi ha soggiunto di tutto aveva informato con messaggi Duce e Fiihrer, come anche non aveva mancato porre in guardia Romania.

(l) Sic.

(2) Non pubblicato.

(l) Non pubblicato: contiene la r!trasmissione del T. 196 da Mosca, vedi D. 380.

578

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATISSIMO PER CORRIERE 105. Bu,dapest, 25 maggio 1940 (per. giorno 28). Mio telecorriere odierno 0104 (1).

Il Conte Csaky nel confermarmi in termini piuttosto generici ed evasivi la già segnalata momentanea decompressione della questione slovacca, mi ha fatto comprendere che la questione stessa passerebbe per ora in seconda linea di fronte alla minaccia che si delineerebbe a sud, come ho riferito con mio telecorriere odierno sopracitato.

Evasivo egli è stato anche sul contegno di Berlino nella recente fase ungaroslovacca, ma le sue parole non sembravano escludere invece un interessamento sovietico, che dai suoi accenni fino a un certo punto reticenti mi è parso intendere si sarebbe esercitato piuttosto direttamente a Bratislava che mediatamente a Berlino.

È chiaro anche per quanto ho precedentemente segnalato a V. E. che il Conte Csaky lega, ed oggi più che mai, la questione slovacca alle sorti della espansione sovietica nella regione danubiano-balcanica. Egli mi ha ancora ripetuto le sue note tesi al riguardo, e non escludeva una ripresa della questione stessa in connessione con gli sviluppi della situazione nei Balcani espostimi ai sensi del mio telecorriere surriferito.

Poichè gli ho osservato che la situazione per l'Ungheria avrebbe potuto in tal caso manifestarsi complessa, forse impegnativa su due fronti, mi ha replicato che anche a giudizio di esperti militari germanici le forze ungheresi ad assetto completo avrebbero comunque potuto fronteggiare una pressione sovietica allo stato attuale di quelle forze militari.

Mi ha detto che anche sulla questione slovacca aveva inoltrato nuove comunicazioni al Fuhrer, e che ad ogni modo il viaggio di cui riservatamente informavo V. E. con mia lettera n. 2092/918 in data 9 c. m. (2) non sarebbe caduto, ma rimesso probabilmente al principio del giugno entrante.

(l) -Vedi D. 577. (2) -Vedi D. 349.
579

IL MINISTRO A BAGHDAD, GABBRIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 30. Baghdad, 25 maggio 1940 (per. giorno 29).

Sono stato informato che questa Ambasciata di Inghilterra esercita continue pressioni su questo Governo perchè proceda alla mobilitazione generale ed appresti contingenti dell'esercito iracheno da inviare in Egitto.

Governo di Rashid Gailani, dato atteggiamento di opposizione delle masse, avrebbe rifiutato e manifestato proposito presentare sue dimissioni. Questa voce circola in città da vari giorni ma non trova per ora conferma.

580

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. SEGRETO 4971/1449. Berlino, 25 maggio 1940 (per. giorno 29).

Con riferimento alla precorsa corrispondenza sull'argomento e da ultimo al rapporto di questa R. Ambasciata n. 3667 del 20 aprile (1), ho l'onore di informare V. E. che, secondo quanto mi comunica il R. Addetto Militare, gen. Marras, il Ministero germanico della Guerra ha approvato il contratto con la Ditta Krupp per la fornitura delle prime tre batterie contraeree da 88 mm. Una Commissione per il controllo quantitativo è giunta il 24 corrente ed Erfurt ed i materiali partiranno fra alcuni giorni alla volta dell'Italia.

11 gen. Marras ritiene altresl probabile che una seconda fornitura di 3 bat

terie venga fatta dalla Ditta Krupp nella prossima settimana (2).

581

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 2356/1030. Budapest, 25 maggio 1940 (per. giorno 30).

Telespresso ministeriale n. 12/15587 dell'H c. m. (3).

Questo R. Addetto Commerciale mi riferisce quanto segue:

« In un colloquio da me avuto ieri con un funzionario della sezione econo

mica di questo Ministero Esteri ho cercato di sapere qualche cosa in merito

all'ingresso in Ungheria di cittadini tedeschi che, secondo alcune voci, si farebbe

ogni giorno più preoccupante.

Tale funzionario mi ha detto che effettivamente le domande per il rilascio

di visti sono abbastanza numerose e, grosso modo, raggiungono una media di

venti al giorno. Bisogna però aggiungere che molti tedeschi ripartono dopo una

breve permanenza.

(ll Vedi D. 153.

Le autorità ungheresi sono molto severe per il rilascio del visto di entrata ma ben poche volte possono giungere a negarlo po'ichè i richiedenti sono sempre in possesso di tutti i requisiti richiesti. L'unka cosa che si può fare e si fa è di sorvegliare continuamente ed attentamente l'attività degl'i stranieri».

Aggiungo poi, per opportuna conoscenza che, a quanto mi consta, il numero dei funzionari ed impiegati di questa Legazione di Germania supera attualmente il centinaio.

(2) -Il presente documento reca il visto di Mussolini. (3) -Non rintracciato.
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IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, ,AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATO 2150/808. Belgrado, 25 maggio 1940 (per. giorno 3 giugno).

Ho l'onore di trasmettere qui acclusa copia di un interessante rapporto con il quale il R. Console Generale in Lubiana riferisce circa la situazione politica in Slovenia e, in particolare modo, circa lo stato d'animo di quelle popolazioni nei nostri riguardi.

È interessante notare che, salvo naturalmente le particolari circostanze locali, l'evoluzione dell'atteggiamento dell'opinione pubblica nei nostri riguardi in Slovenia corrisponde, nelle sue linee generali, a quella già ripetutamente segnalata nei miei rapporti per quanto concerne gli ambienti della capitale.

Due elementi meritano di essere particolarmente rilevati:

l) le speranze suscitate dal «riavvicinamento » con la Russia, cioè dall'invio di una missione commerciale a Mosca e dalla conclusione dei noti accordi, agiscono tuttora, quale generatore di fiducia e di conforto nell'incertezza dell'ora presente, tra la massa dell'opinione pubblica. Il comunicato Tass che, come è noto, ripudia nettamente ogni politica panslav'istica della Russia sovietica sebbene questa stampa si sia ben guardata dal pubblicarlo, è stato risaputo negli ambienti giornalistici e in vasti strati dell'opinione meglio informata della capitale -e ha naturalmente prodotto una impressione disastrosa. Del resto mi risulta, da fonte sicura, che Molotov aveva già dichiarato a Mosca ben nettamente al Capo della delegazione jugoslava, che la Jugoslavia non avrebbe potuto contare sull'aiuto della Russia.

2) Per quanto concerne la frequenza all'Istituto Italiano di Cultura, sono stato informato che anche a quello di Belgrado si è notata una fortissima rarefazione nei corsi superiori di cultura; tale rarefazione è stata assai minore nei corsi primari di lingua.

.ALLEGATO

IL CONSOLE GENERALE A LUBIANA, GUERRINI MARALDI, AL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI

TELESPR. RISERVATO 570. Lubiana, 18 maggio 1940. Lo stato d'animo di questi ambienti politici e l'opinione pubblica di questa popolazione, improntati fino a poco tempo fa ad una certa simpatia e ad una sensibile cordialità, che trovavano la loro espressione nei buoni e cordiali rapporti

personali e nell'accoglimento favorev{}le di ogni nostra manifestazione stanno subendo un profondo mutamento e avviandosi verso un crescente raffreddamento.

Ho la precisa sensazione che questo cambiamento debba attribuirsi a più fatti, e cioè all'aperto ed oramai inequivocabile atteggiamento del nostro Paese a favore della Germania, all'avvicinamento della Jugoslavia, sia pure fino ad oggi cGntenuto nel terreno economico, alla Russia sovietica, alle misure drastiche di controllo adottate da questo Paese nei confronti degli stranieri in genere ed infine alla intensa e subdola propaganda anglo-francese, che è riuscita a far apparire in ogni straniero residente in Jugoslavia un elemento di quella • quinta colonna • che viene agitata come uno spauracchio particolarmente temibile di fronte agli occhi della popolazione slovena, che, per la sua posizione geografica, è soggetto di una speciale ipersensibilità.

L'inizio di questo evidente raffreddamento dell'opinione pubblica slovena nei riguardi del nostro Paese desta (l) infatti. a mio modo di vedere, dai primi giorni dell'aprile scorso, da quando cioè la nostra stampa ha posto in chiaro la nostra precisa presa di posizione al fianco della Germania. Per lungo tempo infatti l'atteggiamento moderato della nostra stampa nei confronti della Francia e dell'Inghilterra si era prestato ad una erronea interpretazione della nostra non belligeranza ed in questi ambienti si era accarezzata l'idea che l'Italia, più incline ad accomodamenti che ad atti di ostilità contro le Potenze occidentali, non sarebbe mai uscita dalla sua posizione di attesa armata. Si ravvisava cosi allora nell'Italia un elemento potente e sicuro da contrapporsi alle temute mire aggressive della Germania.

La ripresa di contatti con la Russia sovietica è valsa a ridare una certa fiducia a questa popolazione, sopratutto agli ambienti liberali, panslavi ed a quelli inclini alle idee estremiste, portati a vedere cosi nella Russia una grande potenza pronta ad intervenire nel caso di minacciosa iniziativa da parte delle potenze dell'Asse.

Le rigorose misure di controllo adottate recentemente nei confronti degli stra

nieri, che particolarmente sono rivolte contro le minoranze tedesche e contro i

pochi italiani qui residenti, non disgiunte da chiari ammonimenti della stampa

invitanti questa popolazione a guardarsi da contatti con forestieri e anche da

velate pressioni da parte di elementi sokolisti esercitate su coloro che intrattengono

rapporto con essi, hanno validamente contribuito a creare un'atmosfera di sfiducia

e di diffidenza verso ogni straniero e quindi anche verso di noi.

Valga come esempio di questo mutamento l'Istituto di Cultura italiana che credo di poter considerare come il termometro di questa atmosfera: apertosi ai primi di aprile col concorso-cordiale di tutte le autorità, con un afflusso di iscritti superiore a qalsiasi aspettativa e col pieno consenso di questa stampa, sia liberale che clericale, registra oggi un'improvvisa rarefazione, sperabilmente momentanea, nella frequenza, fatto che trova la sua spiegazione negli ammonimenti rigorosi rivolti alla popolazione e nelle pressioni esercitate su di essa perchè si guardi dai contatti con stranieri, pressioni che, in un ambiente ristretto come Lubiana ove tutti si conoscono quasi per nome, riescono tanto più efficaci in quanto tutti hanno le possibilità di controllarsi a vicenda e d'influenzare quindi anche coloro che nel loro intimo conservano sentimenti non avversi a noi.

A completare poi questo raffreddamento nei nostri riguardi non è estranea

sia la stampa della Francia e dell'Inghilterra qui largamente letta, sia l'opera

della propaganda anglo-francese intesa a mettere in cattiva luce i buoni rapporti

esistente fra i due Popoli e ad agitare nella loro fantasia secondi fini che anime

rebbero in questo momento e particolarmente in questa regione sia l'Italia che la

Germania.

(l) Sic. Forse: • data ...

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. s. N. Berlino, 25 maggio 1940 (per. giorno 31). Un lungo colloquio con Hess che ho trovato di aspetto piuttosto sofferente -egli stesso mi ha detto di non stare completamente bene -si è svolto nella consueta atmosfera di grande simpatia e cordialità. Egli non mi ha dato particolareggiate notizie sullo svolgimento delle operazioni ma si è limitato a farmi un'esposizione di carattere generale, confermando la sua convinzione che la guerra avrà un rapido svolgimento vittoriosamente conclusivo. È stato particolarmente vivace nei confronti dell'Inghilterra e mi ha intrattenuto sul fatto che questa guerra soprattutto combattuta dal popolo, costituisce un elemento di rafforzamento sociale del nazismo. Parlando con molto fervore e con evidente sincerità, Hess si è lungamente intrattenuto sull'unità di concomitanza dei due regimi, dichiarandomi che egli si tiene a mia disposizione per facilitare la mia opera al fine di raggiungere sempre più da vicino quegli scopi che sono ben chiari e precisi nella volontà dei nostri due Capi. Devo mettere in rilievo come, durante il colloquio egli abbia ricordato con sincero entusiasmo e con parole di viva ammirazione lo spettacolo, anche per lui indimenticabile, della rivista navale a Napoli, che gli diede la piena convinzione della grande efficienza della Marina italiana. C'iò che mi ha dato graditissima occasione di illustrargli come la sua lusinghiera constatazione non sia che il risultato e la conseguenza della volontà del Duce. Il dott. Ley, che gode attualmente di un grande prestigio, e per la carica importante che egli ricopre e per i legami di amicizia che notoriamente ha per lui il Fuehrer, si è molto e sinceramente interessato alla sommaria illustrazione che io gli ho fatto della situazione politico-sociale in Italia con speciale riferimento al crescente orientamento dell'opinione pubblica verso una nostra entrata in guerra. Il dott. Ley ha perfettamente convenuto con me che il sempre maggior rafforzamento dell'Asse deve essere costituito non sempl:icemente da scambi di carattere culturale ma anche dallo scambio di numerose Commissioni di studio, che abbiano il compito di favorire contatti e relazioni personali tra i Capi delle organizzazioni sindacali italiane e tedesche. Su questo. punto, quello cioè della penetrazione 'in profondità nelle sezioni sociali dei due paesi, lo ho trovato particolarmente sensibile. Mi ha parlato lungamente del Duce, manifestando per lui una grande e sincera ammirazione. Ha aggiunto che il Fueher ha per il Duce una viva simpatia ed un'altissima considerazione. Mi ha ricordato come recentemente il Fuehrer, ridicolizzando gli uomini politici delle grandi democrazie, quali Reynaud, Chamberlain, Churchill, abbia detto che un solo uomo al mondo avrebbe potuto

fargli paura, ma che quest'uomo -H Duce -era per fortuna un vero e grande amico della Germania.

Chiedendomi di mantenere il segreto, il dott. Ley mi ha infine mostrato

il regalo che egli, a nome del Fuehrer, avrà presto l'onore di consegnare perso

nalmente al Duce. Si tratta di una completa raccolta -riunita in un magnifico

cofano di pergamena -di manoscritti, documenti, piani di battaglia, ordini

di operazione, carte geografiche, diari di compartimenti, ecc., appartenuti al

Maresciallo italiano Palombino che, agli ol'dini di Napoleone, ha comandato le

truppe italiane in !spagna. Il dott. Ley ha avuto l'idea di tale raccolta in seguito

all'accenno che il Duce ebbe a fare in un suo discorso al Maresciallo Palom

bino e all'affermazione di Napoleone che i soldati italiani, se ben guidati, sono

i migliori del mondo. Il documento che porta scritto tali parole di Napoleone fa

pure parte della collezione.

Anche il dott. Ley si è messo a mia disposizione per tutto ciò che riguarda

la facilitazione del mio lavoro.

Mi sono incontrato con il dott. Clodius durante un pranzo a casa di von

Tschammer und Osten, che è, anch'egli, una personalità importante, ben voluta

da tutti, e che esercita un'efficacissima influenza su tutto l'elemento giovanile

tedesco. Non avendo avuto precise direttive al riguardo, ho creduto di sfiorare ap

pena il problema delle forniture. Mi sono reso conto che egli è persuaso delle

nostre necessità, ma che d'altra parte vuole evidentemente impedire che l'esau

dim~mto di tali necessità torni a svantaggio del suo paese.

Mi son comunque tenuta aperta una porta per tornare su questo orgo

mento.

Ho ritenuto opportuno di accompagnare mia moglie, vestita anch'essa in

unforme fascista, alla visita da lei fatta alla Reichsfrauenfilhererin Sholtz

Klinck. Dalle conversazioni ho tratto le seguenti notizie che mi paiono inte

ressanti:

La Rechsfrauenfiihrerin ha tenuto soprattutto a far notare come il Partito abbia affidato alle organizzazioni femminili una importantissima parte nel forgiare la resistenza del fronte interno. Tutti i provvedimenti specie quelli di carattere economico e quelli inerenti alla situazione alimentare, sono prima di essere applicati, discussi con lei personalmente o con le sue incaricate.

Per quel che riguarda poi provvedimenti che potrebbero suscitare qualche malcontento fra la popolazione, prima di metterli in vigore, si incarica l'organizzazione femminile di preparare il terreno attraverso tutti gli organismi capillari di cui dispone e soprattutto attraverso l'opera di propaganda spicciola fatta personalmente da ogni membro della organizzazione stessa in seno alla propria famiglia ed in seno alle famiglie di amici, parenti o conoscenti.

Una delle attività cui si è principalmente dedicatai in questi ultimi mesi l'organizzazione femminile, è la creazione di un gruppo di propagandiste incaricate di visitare regolarmente le famiglie più povere in ogni Gau, tanto nelle città che nelle campagne per impartire alle massaie necessari insegnamenti onde, tanto nella preparazione dei cibi quanto nella confezione di oggetti di vestiario, siano evitati sperperi nocivi sia all'economia domestica che all'economia bellica del Reich.

Allo scopo di rendere più facile e più convincente quest'opera di propaganda fra le classi lavoratrici, sono stati affittati dall'organizzazione femminile una casa ed un piccolo podere nel villaggio industriale sorto in questi ultimi tempi intorno alle miniere del Salzgitter.

Incaricate dell'organizzazione stessa vi passano a turno una o più settimane, onde rendersi conto personalmente, conducendo sul posto la stessa vita delle mogli degli operai, delle necessità e dei bisogni delle classi lavoratrici in relazione al periodo bellico attuale.

Passando poi a parlare delle organizzazioni all'estero, la Scholtz Klinck mi ha accennato che una delle più interessanti è quella per i Votksdeutsche (tedeschi di razza, non di nazionalità). Anche fra questi sono stati creati prima della guerra degli uffici di assistenza femminile e quindi di propaganda, dai quali venivano indetti, per esempio, frequenti viaggi di donne Votksd.eutsch in Germania.

Tale organizzazione si mostrò particolarmente importante nel caso della Polonia, dove più numerose erano le minoranze tedesche. All'occupazione della Polonia occidentale l'ossatura dell'organizzazione femminile era già pronta in base a tale sistema, ed essa ha potuto subito funzionare in pieno con grande utilità.

In Norvegia, invece, ha funzionato un altro ramo dell'organizzazione femminile, quello creato in seno alla locale collettività tedesca, che ha iniziato immediatamente a favore dei soldati germanici la sua opera di assistenza morale e materiale, fornendo pure agli ospedali militari fin dall'inizio dell'occupazione abili infermiere, accompagnatrici per convalescenti, ecc. ecc.

Uffici di assistenza femminili del genere sono stati creati fra le comunità tedesche di tutti gli Stati di Europa, ove essi funzionano regolarmente. Ogni anno le dirigenti locali ed altre donne designate dalle locali gerarchie vengono in Germania a seguire corsi di istruzione pratica e teorica, ed in certi paesi sono già state create apposite scuole onde permettere a tutte le organizzate di seguire gli sviluppi ed i progressi fatti ·in Germania dall'organismo in parola.

La Reichsfrauenfilhrerin, facendomi rilevare con garbo che precedenti suoi tentativi sono rimasti senza risultato, mi ha proposto di adoperarmi affinchè le organizzazioni femminili dei due regimi siano maggiormente messe a contatto, in modo che esse svolgano, per quanto è possibile, lo stesso piano di azione, e portando la sua proposta su un terreno di carattere pratico, ha suggerito l'idea che, tanto per cominciare, utili contatti avvengano a Berlino.

Avendo la Reichsfrauenfilhrerin, al momento in cui mia moglie ed io abbiamo preso congedo, insistito su tale sua proposta, gradirei avere direttive di massima.

584

IL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

L. s. N. (TRADUZIONE) (1). Quartier Generale del Filhrer, 25 maggio 1940.

Dall'ultima lettera che Vi ho inviata (2), sono trascorse giornate di un grande contenuto storico. Io non Vi ho ancora scritto nulla al riguardo perchè

(l} L'originale tedesco non è stato rintracciato.

le difficili e gravi dicisioni che ho dovuto prendere comportavano la possibilità

di contraccolpi. Ma questo pericolo è ormai passato.

Il numero dei reparti di fanteria che si precipitano attraverso le falle pro

dotte dalle Divisioni corazzate e da quelle motorizzate è ormai grande -ed esso

aumenta ogni ora di più -da far si che qualsiasi tentativo di cercare di mutare

le sorti avrebbe come sola conseguenza per il Comando anglo-francese di con

durre ad un nuovo e più grande disastro. Prima che io dessi l'ordine di rompere

nella direzione del Canale, io fui dell'opinione che doveva farsi una pausa al

nostro movimento in avanti anche se vi fosse il pericolo di un arrivo o di un ritor

no di forze anglo-francesi. Nei due giorni che si guadagnarono, si riuscì ad esempio

a riaccomodare così bene le strade che erano state tremendamente rovinate,

che non vi sono da temere difficoltà nel traporto delle grandi unità. Del pari

le divisioni di fanteria poterono con marce forzate unirsi di nuovo ai reparti

corazzati e motorizzati ·che irrompevano velocemente. I dilettanti militari della

stampa delle nostre Potenze Occ'identali videro subito in ciò un segno della

diminuzione della pressione tedesca. Duce, solo una piccola parte del numero

delle divisioni di fanteria germaniche è venuta a contatto col nemico. Dei reparti

corazzati soltanto tre divisioni hanno avuto finora combattimenti che si pos

sono definire di scarsa importanza; due altre divisioni corazzate non sono venute

a contatto col nemico. Un gran numero di reparti di élite delle divisioni moto

rizzate non è entrato in azione. Oggi o forse domani parteciperanno al combat

timento. Del resto il successo ha avuto piena ragione di tutte le misure che

erano state prese contro di noi. Per il momento il fronte verso sud è salda

mente coperto, mentre verso nord già puntiamo decisamente su Calais. Da sta

mane tutte le Armate ricominciano il loro attacco contro un nemico che già

mostra di essere fiaccato nella sua capacità di resistenza. Nella zona che si

restringe sempre di più si trovano:

l) 20 divisioni belghe, o per meglio dire, i loro resti,

2) 13-14 divisioni britanniche, e cioè i loro resti,

3) per lo meno 28 divisioni francesi di prima linea ed altre 10 e forse

più divisioni di riserva.

Si calcola quindi che le forz.e unite olando-belgo-franco-inglesi hanno in

pochi giorni perduto circa il 60 % dei loro effettivi totali.

Delle truppe britanniche, dovrebbero rimanere ormai sul continente appena

due divisioni, oltre ad alcune riserve assai male ·istruite che si trovano a sud

del nostro sbarramento. Delle francesi dovrebbero esservene al massimo 60,

delle quali però una gran parte già duramente provate. Contro queste 60 divi

sioni complessive di cui Francia e Inghilterra possono ancora disporre, e una

parte delle quali sono immobilizzate sulla vecchia frontiera (linea Maginot) e

sulle Alpi, sarà in linea, tra poco, un fronte d'attacco tedesco di circa 165

divisioni.

Il dominio dell'aria è totalmente assicurato per quanto concerne l'aviazione

francese. Per quanto concerne quella britannica la nostra superiorità si è affer

mata abbastanza per garantire ad ogni momento la difesa del continente contro

attacchi aerei da parte inglese.

Quanto allo spirito combattivo dei nostri avversari, posso dirVi, Duce, quanto segue:

l) Olandesi. Hanno opposta una resistenza molto più forte di quello che dapprima avevamo creduto. Molti reparti si sono battuti con valore, ma mancava loro un adeguato addestramento e ogni esperienza di guerra. Così è stato possibile sopraffarli impegnando forze tedesche spesso assai inferiori di numero.

2) Belgi. Il soldato belga si è battuto, in generale, con molto valore. La sua esperienza militare deve essere considerata come sostanzialmente superiore a quella degli olandesi. La sua resistenza era, all'inizio delle ostiUtà, eccezionale. Adesso però diminuisce visibilmente, man mano che i belgi si rendono conto di essere 'in realtà solo destinati a coprire -ove sia possibile la ritirata degli inglesi.

3) n soldato inglese. Il soldato inglese presenta le medesime caratteristiche che ebbe nella guerra mondiale: molto valoroso e tenace nella difesa, incapace nell'attacco, deplorevole come comando. Armamento e attrezzatura eccellenti, organizzazione scadente nel complesso.

4) n francese. Nella valutazione delle qualità militari dei francesi si riscontrano grandi differenze. Accanto a reparti eccellenti se ne incontrano dei pessimi. In generale, è oltremodo sensibile la differenza tra le divisioni attive e quelle non attive. Molte delle unità attive si sono difese disperatamente, mentre le unità della riserva non sono, per la maggior parte, moralmente in grado di affrontare le prova del combattimento.

A parte tali considerazioni per i francesi come per i belgi e gli olandesi si deve naturalmente tener presente che essi ·combattono per scopi che in realtà hanno ben poco da vedere con i loro propri interessi. Sul morale delle truppe influisce anche, in senso negativo, la constatazione che gli inglesi tendono, dovunque è possibile, a risparmiare 'i loro reparti e preferiscono lasciare le posizioni più difficili ai loro alleati.

Quanto all'esercito tedesco, i successi ottenuti sono, Duce, la miglior riprova della fiducia che ho sempre riposto in esso. Ciò vale in modo rilevante per la nostra arma aerea, per gli eccellenti reparti corazzati e specialmente per la fanteria, sempre eroica e fedele. Anche l'artiglieria ha risposto pienamente alle aspettative.

L'esercito tedesco e l'aeronautica germanica escono da questi combattimenti non indeboliti nel personale nè nel materiale. Essi si sono anzi arricchiti della esperienza acquisita e di un sentimento straordinariamente forte di fiducia e coscienza di sè.

A tale proposito desidero aggiungere che a Narvik, fin dal 9 aprile un pugno di eroi combatte contro un nemico di gran lunga più forte, in condizioni particolarmente difficili, fra le nevi e nel ghiaccio, con scarse vettovaglie, dovendo risparmiare le munzinioni ·fino all'estremo. Siamo tuttavia riusciti a far avanzare al nord i nostri punti di appoggio per l'aviazione in modo da poter portare con ininterrotti attacchi aerei effettivo aiuto a quella piccola schiera di eroi. Sarà nostra cura di rendere i fiordi norvegesi dei veri cimiteri per le navi britanniche. Anche per la via di terra i nostri uomini saranno sorretti dall'azione dei più moderni apparecchi di picchiata.

Non si può prevedere quanto ancora durerà la resistenza degli alleati nella zona accerchiata. Le grandi quantità colà trasportate di artiglieria pesante e pesantissima, le possibilità di munzionamento largamente assicurate e l'accorrere di sempre nuove divisioni di fanteria consentiranno ormai di avanzare su tale fronte a viva forza. Fra pochi gioil'ni, con tutta probabilità, il fronte dovrà crollare sotto l'impeto degli attacchi che si stanno iniziando.

II gen. Weygand non potrà portare alcun cambiamento nella situazione. Egli riceverà dalle losche figure parlamentari quel ringraziamento, col quale è già stato ricompensato il suo predecessore Gamelin. Se penso, Duce che il sig. Reynaud è precisamente uno dei principali colpevoli dell'attuale catastrofe e se vedo il trattamento e la sorte, che riserbano e riserberanno in avvenire questi democratici parlamentari ai soldati che sono pur sempre dei patrioti, provo un infinito disprezzo per un sistema e per un'epoca, che lasciano la sorte di grandi Nazioni nelle mani di simili prodotti inferiori della natura. Gli arresti e le fucilazioni di veri patrioti in quei Paesi non possono condurre che allo sfacelo di questi. Comprendo che uno si debba difendere dalla propria opposizione. II pensiero però che patrioti, appartenenti alla opposizione, i quali col loro comportamento hanno soltanto dimostrato di amare appassionatamente il proprio popolo, vengano .consegnati a Potenza estera unicamente nell'intento di liberarsi di essi e col tacito accordo di farli uccidere dai senegalesi, mi fa tanto ribrezzo che provo un profondo sentimento di solidarietà con quelle vittime, nonostante la ragione mi dica che sono questi stessi popoli che con la volontaria distruzione del proprio sangue conducono se stessi alla rovina. Sembra anche che Degrelle e Mussert siano stati fucilati, nella cittadella di Lille l'uno, e l'altro ad Abbeville, insieme a molti altri. Se questa notizia sarà confermata non potrà che costituire una prova che per questi Regimi è giunta l'ora del tramonto. Allo stesso modo l'uccisione di Codreanu fu, per la Romania, più che la fine di un oppositore.

Duce, Voi comprenderete questi miei sentimenti, giacchè al di sopra della

comunanza dei mediocri esiste anche una solidarietà o per lo meno una simpatia

degli esseri di eccezione (1).

(2) Vedi D. 488.

585

IL MINISTRO A DUBLINO, BERARDIS, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 13. Dublino, 26 maggio 1940, ore 1,45 (per. ore 7,30).

Smentita circa pretesa cessione basi navali 'irlandesi all'Inghilterra che

De Valera ha pubblicamente fatta nel corso trattative commerciali fra Londra

e Dublino bruscamente sospese trova nuova conferma nelle dichiarazioni di

questi giorni di rappresentanti del Governo secondo cui Irlanda intenderebbe

mantenere ferma sua posizione di neutralità nè permetterebbe che suo territorio

potesse servire base per difesa o attacco da parte uno od altri belligeranti.

D'altra parte Governo britannico, cui pesa problema partizione, non avreb

be interesse suscitare vespaio irlandese e disperdere percentuale sue forze per

apparecchiare vecchie basi da esso evacuate nel 1938. Al riguardo rappresentan

te britannico a Dublino avrebbe confidato a questo Nunzio Apostolico che al

presente sarebbe da escludere eventualità operazioni militari pr&auzionali difesa britannica in Irlanda. Situazione risulta pertanto subordinata atteggiamento Germania ne'i confronti della neutralità irlandese ed a riguardo scambi di vedute ebbero luogo in questi giorni tra i due Governi ma non se ne conosce momentaneamente risultato.

(l) Vedi Docu.ments on German Foreign Poticy 1918-1945, Series D, vol. IX, cit.. DD. 317 e 320.

586

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 217. Mosca, 26 maggio 1940, ore 1,57 (per. ore 6,05)

Seguito telegramma n. 212 (1).

Sorprendente risposta data da Sottosegretario di Stato Butler a interrogazione ai Comuni (2) e diffusa ieri da radio Londra che Governo inglese dopo aver ricevuto nota sovietica avrebbe preso immediate mi.sure per migliorare suoi rapporti con Mosca ha molto colpito questo Ambasciatore di Germania che aveva difatti ritenuto che relazioni anglo-russe fossero state fortemente compromesse dopo dura :risposta di questo Governo sulle trattative commerciali.

Ambasciatore di Germania mi ha detto che ne avrebbe parlato con Molotov nel suo prossimo colloquio.

587

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A TOKIO, P. CORTESE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 313. Tokio, 26 maggio 1940, ore 9 (per. giorno 27, ore 6,30)

Mio telegramma n. 284 (3).

Apprensione giapponese per possibili restrizioni rifornimento materie prime da Indie Olandesi ha subito vari alti e bassi che vi sono stati segnalati con telegramma Stefani speciale.

A rassicurare opinione pubblica aveva contribuito in un primo tempo dichiarazione portavoce Ministero Affari Esteri secondo la quale Governo giapponese aveva motivi di ritenere che rapporti commerciali fra Indie Olandesi e Giappone non avrebbero subìto alterazioni e che Governi belligeranti si sarebbero astenuti dall'interferire in tale relazione.

Giorno 20 Ministro olandese faceva visita a questo Ministro Esteri e indomani giornale Kokomin (organo nazionale estremista) rilevava aver Ministro suggerito iniziare trattative per fissare contingenti materie prime da esportare Giappone e spiegato con necessità Olanda mobilitare tutte le sue risorse per continuare con alleati guerra contro Germania.

Nella conferenza stampa giorno successivo portavoce Ministero Affari Esteri riteneva opportuno calmare opinione pubblica smentendo nettamente Kokomin e confermando proprie dichiarazioni della settimana precedente.

Allarme stampa è ora cessato ma da informazioni confidenziali che ho avuto

presso questo Ministero Affari Esteri la verità è molto diversa da quella procla

mata dal portavoce suddetto.

Ministro olandese che era stato precedentemente pregato comunicare suo

governo desiderio Giappone di una assicurazione mantenimento rifornimento ma

terie prime, ha fatto visita 21 corrente a questo Ministro Esteri per intrattenerlo

su scottante argomento. Egli non è stato latore di una risposta ma di ben due

risposte che per giunta sono in contraddizione tra loro. Governatore Generale

Indie Olandesi ha dato assicurazione completa incondizionata. Governo centrale

invece si è dichiarato d'accordo in principio ma ha fatto presente necessità ·in

cui si trova di dare precedenza alle esigenze della guerra che Olanda combatte

contro Germania.

Governo giapponese ha espresso disappunto e pregato questo Ministro olan

dese comunicare suo governo a Londra che esso desidera assicurazione scritta e

incondizionata.

(l) -Vedi D. 544. (2) -Vedi D. 551. (3) -Non pubblicato.
588

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 408. Parigi, 26 maggio 1940, ore 14,40 (per. ore 16,20) Mio telegramma corriere 083 (1). Noto deputato basco Ybarnegaray, ora Ministro senza portafoglio ha manifestato giorni fa a questo Ambasciatore di Spagna desiderio recarsi Madrid conferire con Franco sui rapporti franco-spagnoli e sull'atteggiamento spagnolo nei riguardi attuale conflitto. Gli è stato risposto da Madrid che non si vedeva opportunità nè utilità tale viaggio. Mi risulta d'altra parte che abbandono progetto utilizzare militi rifugiati rossi spagnoli è dovuto appunto iniziativa predetto Ministro il quale in intervista concessa stampa di ieri ha dichiarato anzi che verranno prese necessarie disposizioni per reprimere attività separatisti baschi e catalani attualmente stabiliti presso frontiera spagnola. Essi sarebbero avviati verso campi di concentramento.

Informo infine che questo Ambasciatore di Spagna ha ricevuto ordini suo Governo seguire Governo francese in caso di evacuazione Parigi.

589

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 530. Londra 26 maggio 1940, ore 22 (per. giorno 27, ore 5,20). Ho veduto, a sua richiesta, questo Ministro degli Affari Esteri il quale mi ha detto, pregandomi di informarvene, che il governo inglese era intenzionato,

a seguito della sistemazione delle questioni del controllo contrabbando, di fare a Roma degli approcci in vista di un esame delle questioni politiche esistenti tra

i due Paesi. Di questa sua intenzione questo governo aveva messo al corrente quello francese, chiedendogli se sarebbe disposto ad associarsi a tale passo.

Risultando ad Halifax che il Primo Ministro francese aveva informato il nostro Ambasciatore a Parigi di tale intenzione del Governo inglese, egli pensava ora che a Roma potesse essere sorto qualche malinteso dato che il proposito di questo governo non aveva poi avuto alcun seguito. Halifax riteneva quindi opportuno di precisare che il suo Governo si era astenuto dal fare progettato approccio avendo considerato scoraggiante risposta giunta a Churchill ad un messaggio che questo avrebbe fatto pervenire al Duce una diecina di giorni fa (l).

Halifax ha aggiunto che però, qualora egli avesse potuto avere la impressione che da parte nostra una simile iniziativa non sarebbe stata respinta, questo Governo vi avrebbe tuttora dato seguito, entrando in maggiori dettagli sulle questioni che avrebbero dovuto essere risolte con soddisfazione delle due parti, nel pieno riconoscimento delle reciproche giuste necessità. Vi erano intanto due punti che egli riteneva essenziali e che desiderava mettere in chiaro subito; e cioè che l'Inghilterra riconosceva pienamente gli speciali rapporti tra l'Italia e Germania, e che nelle intenzioni del Governo inglese si era sempre considerato ovvio che l'Italia avrebbe dovuto in ogni caso, anche se non belligerante, partecipare futura conferenza della pace sullo stesso piede dei Paesi belligeranti.

Halifax ha concluso dicendo che egli personalmente ed il governo inglese con lui speravano tuttora che, a seguito del favorevole andamento de'i negoziati ora in corso a Roma sulle questioni del blocco, si sarebbe potuto procedere all'esame di tutte le questioni interessanti i due Paesi. Per parte mia ho risposto ad Halifax che non avrei mancato di riferire al mio Governo la conversazione da lui fattami, sulla quale non ero per altro in grado di esprimermi, tanto più che non ero a conoscenza del tenore delle comunicazioni scambiate tra il Duce ed il sig. Churchi:ll: la mia opinione personale era però che il problema àei rapporti italo-inglesi non avrebbe potuto essere considerato, allo stato attuale della situazione e date le speciali relazioni italo-tedesche, se non nel quadro più vasto di quella durevole e giusta sistemazione europea per la quale il Duce si era sempre ed instancabilmente adoperato.

Lord Halifax ha risposto che egli mi autorizzava a farVi sapere che nè lui nè il governo britannico si sarebbero certamente rifiutati di prendere in esame tale possibilità se e quando una favorevole e autorevole occasione si fosse presentata (2).

(l) Vedi D. 481.

590

R. 4980.

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

Berlino, 26 maggio 1940 (per. giorno 28).

A seguito del rapporto di questa R. Ambasciata n. 4547 dell'll corrente (3), trasmetto qui unito la traduzione di una Nota Verbale con la quale l'Auswiirtiges Amt, a seguito della lettera del Direttore Ministeriale Wiehl del

10 maggio, trasmette una lista delle macchine utensili che possono essere esportate senza particolare permesso o che sono libere per :l'esportazione perchè già usate.

Con tale nota verbale l'Auswiirtiges Amt, basandosi da un lato sulla cifra presunta di 90 milioni di marchi corrispondenti alle ordinazioni italiane per l'anno 1940, e, dall'altro, sulle cifre relative alle esportazioni verso l'Italia durante i mesi di gennaio e di febbraio, si propone di dimostrare che di fatto il Governo del Reich ·sta soddisfacendo nel loro pieno volume, gli impegni assunti nel febbraio.

Sto attualmente facendo compiere dagli Uffici di questo Consigliere Com

merciale nonchè del R. Addetto Aeronautico un riscontro tra i dati forniti

nella lista trasmessami dall'Auswiirtiges Amt e gli elenchi di fonte italiana a

disposizione della R. Ambasciata. Al riguardo mi riservo riferire in un prosieguo

di tempo. Particolarmente utile, agli effetti di detto riscontro, sarebbe tuttavia

poter avere la lista richiesta dal mio predecessore con il rapporto già c'itato.

Per intanto mi è d'uopo rilevare la riserva contenuta nella Nota Verbale dell'Auswiirtiges Amt relativa alla fornitura di quelle macchine, particolarmente di macchine utensili, di cui il Reich ha urgente bisogno per le proprie necessità belliche.

ALLEGATO (TRADUZIONE)

IL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI DEL REICH, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

NOTA VERBALE W/III B/2784. Berlino, 18 maggio 1940. Il Ministero degli Affari Esteri del Reich ha l'onore di accusare ricevuta dell'appunto n. 2938 del 3 aprile 1940 (l) nonchè delle note verbali n. 3559 del 16 aprile e n. 3802 del 24 aprile 1940 (2) relative all'esportazione di macchinario in Italia, e di trasmettere, a seguito della lettera ìndirizzata il 10 maggio 1940 dal Direttore ministeriale Wiehl a S. E. l'Ambasciatore Attolico (3), qui acclusa (4) una lista delle macchine utensili che possono essere esportate senza particolare permesso o che sono libere per l'esportazione perchè già usate. A complemento di ciò, il Ministero degli Affari Esteri ha l'onore di osservare a proposito di quanto esposto al punto 3) della nota verbale n. 3559 del 16 aprile di codesta Ambasciata, che negli accordi delle Commissioni governative del 24 febbraio di quest'anno, corrispondentemente al punto 3) del protocollo riservato, era previsto per l'esportazione di macchine ed altri apparecchi, di strumenti scientifici, di materiale vario per impianti industriali e forniture speciali, un valore di circa 30 milioni superiore a quello del 1938. A quanto risulta dallo specchietto sulla esportazione di macchine utensili in Italia, qui accluso esso pure, e dalle ordinazioni note a questo Ministero, ciò importerebbe per l'anno 1940 un valore di 90 milioni di marchi in cifra tonda. Le cifre dell'esportazione nei mesi di gennaio e febbraio permettono di desumere, anche tenendo conto del fatto che da esse non si possono trarre sicure deduzioni per quanto riguarda l'esportazione totale di tutto l'anno che il Governo del Reich è assolutamente intenzionato a soddisfare nel loro pieno volume gli impegni assunti nel febbraio. Le cifre dell'esportazione dimostrano inoltre che le migliaia di ordinazioni italiane di macchine e macchine utensili sono state eseguite in una misura note

volmente superiore di quanto si possa vedere dalla corrispondenza tra i rispettivi funzionari incaricati di trattarne.

Difficile resterà sempre soltanto la fornitura di quelle macchine, particolarmente di macchine utensili, di cui il Reich ha urgente bisogno per le sue proprie necessità belliche, perchè la loro costruzione non può essere intensificata a volontà. Il Ministero degli Affari Esteri sarà anche in avvenire volentieri pronto a collaborare con impegno al superamento delle difficoltà da ciò derivanti.

(l) -Vedi D. 445. (2) -Questo documento reca il visto di Mussolini. (3) -Vedi D. 388. (l) -Non pubblicato. Vedi D. 694. (2) -Non pubblicate. (3) -Vedi D. 388. (4) -Non pubblicata.
591

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

(Pubbl. GALEAZZO CIANO, L'Europa 11erso la catastrofe, cit., p. 556)

L. 1/03388. Roma, 26 maggio 1940.

L'ambiguo atteggiamento della Jugoslavia è certamente ben noto a code.sti ambienti. Se la necessità la obbliga ad ostentare simpatia ed amicizia verso le Potenze dell'Asse, i suoi sentimenti sono orientati in realtà in tutt'altro senso e frequenti ne sono le manifestazioni, ancorchè prudenti e controllate.

Si ritiene ora opportuno che tu ti adoperi per attivare e consolidare nei eircoli politici e militari berlinesi la convinzione che la Jugoslavia è un paese sostanzialmente ostile e va pertanto considerata come un nemico potenziale dell'Asse.

Non ti mancheranno argomenti ed esempi da citare a questo fine. Dalla notoria e spiccata anglofilia del Regg·ente e dei circoli di Corte alle frequenti manifestazioni francofile degli ambienti più diversi, il vero animo deHa Jugoslavia appare sempre più nettamente alla luce degli incalzanti avvenimenti europei. Occorre mettere tutto ciò in opportuno rilievo e rafforzare nell'opinione ted·esca la persuasione della profonda, radicale ostilità della Jugoslavia verso la Germania e l'Italia.

Tienimi informato dell'attività che avrai svolta in questo senso e dei suoi risultati.

592

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 562. Berlino, 27 maggio 1940, ore 13,10.

Mio telegramma n. 549 (1).

Wilhelmstrasse mi informa che, secondo comunicazione testè giunta da Montevideo, la situazione si presenterebbe, in seguito un coHoquio avuto dal Ministro di Germania con il Ministro degli Affari Esteri Uruguay, sensibilmente più tranquilla. Ministro degli Affari Esteri stesso è giunto fino a dichiarare che darebbe dimissioni qualora ambienti contrari alla Germania riuscissero a forzare il Governo per ottenere una rottura relazione diplomatiche con essa. La questione poi rimarrebbe solo limitata all'Uruguay, non assurgendo nulla di concreto a iniziativa per un passo collettivo.

34 -Dowmentj diploma!ici • Serie IX · Vol. IV.

(l) Vedi D. 570.

593

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 563. Berlino, 27 maggio 1940, ore 13,55. In occasione di una recentissima conversazione Ambasciatore di Germania a Mosca ha chiesto a Molotov cosa ci fosse di vero nelle persistenti voci di ammasso di truppe russe alla frontiera romeno-ungherese e di una alleanza russo-bulgara. Molotov ha risposto che tali voci mancano completamente di fondamento. Tale smentita è accolta dalla WiUhelmtrasse con evidente riserva.

Si ammette invece che tali misure militari derivino anche dall'atteggiamento della Russia di fronte ad una eventuale azione italiana nei Balcani.

594

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 411. Parigi, 27 maggio 1940, orre 15,10 (per. ore 16,30). In risposta al mio passo di sabato con il quale ho fatto presente a questo Governo opportunità addivenire a un « colpo di spugna » analogo almeno a quello che sta praticando Londra, Segretario Generale al Quai d'Orsay mi comunica che il suo Governo ha aderito immediatamente alla richiesta predetta. Istruzioni in tal ,senso sono state 'impartite sabato stesso a codesto Ambasciatore di Francia. Capo di Gabinetto del Blocco ha aggiunto poi stamane verbalmente che il « coipo di spugna » ha maggiore estensione di quello britannico perchè sono

state date istruzioni rilasciare anche merci dirette in Italia attualmente ferme in porti francesi.

595

IL MINISTRO A RIGA, ROGERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 19. Riga, 27 maggio 1940, ore 16,15 (per. ore 18). Mio telegramma n. 18 (1). Quali ulteriori indizi mutato atteggiamento sovietico verso Germania s'i noterebbero qui: diminuzione spedizioni in transito forniture russe alla Germania; rapido aumento riserve carburanti oltre ai bisogni normali guarnigioni

sovietiche; rilevanti ordinazioni sovietiche articoli abbigliamento militare ad industrie Lettonia.

(l) Vedi D. 546.

596

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 538. Lon.dra, 27 maggio 1940, ore 20,16 (per. giorno 28, ore 2,20).

Mio telegramma n. 512 (1).

È qui attesa risposta Governo .sovietico circa proposta invio di Stafford Cripps a Mosca in missione ufficiale: risposta si prevede favorevole dato che il deputato laburista viene ritenuta «persona grata» a Mosca.

In merito alle immediate possibilità di tale missione, da cui si attende in primo luogo conclusione accordo commerciale tra i due paesi, si afferma qui che Governo Churchill ha deciso riprendere negoziati su nuove basi, annullando precedente richieste e condizioni formulate da parte britannica nel noto memorandum a suo tempo consegnato da Halifax a Maisky, e a cui si riferiva recente risposta di Molotov.

Decisione presa dal Governo britannico viene apertamente presentata come utile gesto inteso a facilitare riavvicinamento con U.R.S.S.

597

L'INCARICATO D'AFFARI A. l. A TOKIO, P. CORTESE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 315. Tokio, 27 maggio 1940, ore 21,03 (per. giorno 28, ore 1,30).

Mio telegramma n. 309 (2).

Mentre la politica di non involgimento viene ogni giorno più combattuta da importanti frazioni questa stampa e mentre associazione nazionale votato fiero ordine del giorno invitando Governo giapponese cambiare rotta circoli governativi rimangono almeno per ora fermi nelle loro idee.

Infatti in un recente commento alla radio portavoce Ministero Esteri ha risposto alle critiche ed ha ripetuto per la ennesima volta che politica di non involgimento mantiene guerra europea lontana dall'Asia Orientale e consente al Giappone raggiungere obiettivi di guerra. Stamane alla conferenza stampa stesso portavoce ha dichiarato che politica Giappone è di marcato non involgimento e che egli non ritiene che essa muterà nell'attuale congiuntura.

A sua volta Primo Ministro ha detto in una riunione pubblica dedicata esame situazione in Cina che Giappone controlla attentamente sviluppi internazionali e prende misure per far fronte situazione da un punto di vista indipendente. Ha concluso esortando Nazione non rifuggire da alcun sacrifi·cio pur di risolvere questione cinese.

Questa dichiarazione pubblica e opinione espressa da uomini politici e da funzionari del Ministero Affari Esteri in frequenti conversazioni che ho avuto con loro sull'argomento fanno supporre che Governo giapponese non saprà cogliere favorevole occasione offerta dalle vittorie tedesche per far partecipare

paese alla guerra ed alla costruzione del nuovo ordine mondiale nel quale potrebbe forse rientrare quel nuovo ordine asiatico che Giappone non riesce da solo a edificare. Probabilmente Governo teme che intervento Giappone possa provocare entrata in guerra dell'America con conseguenti pericoli di fallimento completo impresa Cina e preferisce accontentarsi dei vantaggi indiretti che vittoria itala-tedesca su Inghilterra e Francia non potrà non provocare al Giappone in Cina.

Resta a vedere come si adatteranno militari. Loro prestigio ha peraltro molto risentito dell'incidente cinese che oggi sembra addirittura paralizzare azione internazionale del paese.

(l) -Vedi D. 571. (2) -Non pubblicato.
598

IL MINISTRO A BOGOTA, BERTELÈ, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 16. Bogotd, 27 maggio 1940, ore 21,39 (per. giorno 28, ore 19,15).

Rispondo telegrammi di V. E. n. 12139 e 12828 (1).

Questo Ministro degli Affari Esteri mi ha detto che questo Governo non ha risposto alla proposta argentina perchè essa è stata ritirata. Per quanto riguarda proposta Uruguay questo Governo avrebbe voluto apportare alcune varianti

al testo proposto che finì per accettare dietro insistenze. Intervento Ministro di Germania per prevenire adesione Colombia ottenne risposta evasiva. Opinione pubblica si interessa molto più della possibilità futuro intervento Stati Uniti d'America nel conflitto ritenendo che esso coinvolgerebbe anche la Colombia in vista della posizione strategica di essa rispetto al Canale di Panamà e delle necessità che avrebbero forze armate nord-americane di disporre dei porti e degli aeroporti di questo paese.

Frattanto seguendo inspirazione nord-americana questi giornali hanno cominciato violenta campagna allarmista contro la cosidetta «quinta colonna tedesca» che viene fra l'altro accusata preparazione atti sabotaggio contro pipelines columbiani. Ministro di Germania ha fatto rimostranze senza risultato.

599

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 223. Mosca, 27 maggio 1940, o1·e 21,50 (per. giorno 28, ore 0,30).

Telegramma di V. E. n. 44 (2).

Sono informato che questo Amba,sciatore di Germania ha visto Molotov

avantieri e gli ha espresso preoccupazione sorta in questi circoli in seguito

concentramenti truppe sovietiche nel sud. Molotov gli ha risposto trattarsi di

rafforzamento divisioni ivi esistenti ma che tali misure avevano soltanto carat

tere precauzionale e difensivo e che non erano dirette contro alcun Stato vicino

-o lontano. Molotov ha inoltre nettamente smentito voce sparsa con molta insi

stenza di negoziati segreti politico-militari con Bulgaria qualificando presenza Ministro dell'U.R.S.S. e Addetto Militare in Bulgaria a Mosca come puramente casuale.

In questo senso Ambasciatore di Germania telegrafato al suo Governo. Mi risulta però che egli desiderava essere categorico e reciso circa sincerità suddette dichiarazioni di Molotov ma ha leggermente modificato tenore suo dispacc'io in seguito premure fatte dai suoi collaboratori (1).

Vedrò Ambasciatore di Germania domani e mi riservo fornire notizie ulteriori (2).

(l) -Vedi DD. 433 e 507. (2) -Non pubblicato: contiene la ritrasmissione del T. 161 da Bucarest, vedi D. 538.
600

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 157. Belgrado, 27 ma.ggio 1940, ore 22,20 (per. giorno 28, ore 4,30 ).

Mio telegramma per corriere n. 080 in data 22 corrente (3) e fonobollettino Stefani odierno.

Ministro Affari Esteri mi ha informato che accordo commerciale essendo stato approvato anche dal governo sovietico, scambio ratifiche avverrà in Belgrado presumibilmente entro questa settimana. Ministro prevede che a tale scopo sarà qui 'inviato diplomatico sovietico presumibilmente Ministro Sofia.

Cincar-Markovié ha aggiunto concludendo che è prevedibile -in base tendenza mostrata Governo sovietico durante trattative a Mosca -che in tale occasione da parte dello stesso Governo sia posta questione ripresa regolari rapporti diplomatici tra i due Paesi e non ha escluso che trattative in proposito possano in tal caso sortire esito positivo.

601

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI COMMERCIALI GIANNINI, AGLI AMBASCIATORI AD ANKARA, DE PEPPO, A MADRID, GAMBARA, ALL'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AI MINISTRI AL HELSINKI, BONARELLI, A KAUNAS, CASSINIS, A TALLINN, CICCONARDI, A RIGA, ROGERI, A STOCCOLMA, FRANSONI, AD OSLO, LODI FÈ, A COPENAGHEN, SAPUPPO, A BELGRADO, MAMELI, A BUCAREST, GHIGI, AD ATENE, E. GRAZZI, A BUDAPEST, TALAMO, A SOFIA, MAGISTRATI, A BRATISLAVA, RONCALLI, A LISBONA, BOVA SCOPPA

13777 P. R./C. Roma, 27 maggio 1940, o're 23.

Prego comunicarmi con maggiore approssimazione possibile quantitativi massimi disponibili su codesto mercato oltre contingenti in vigore con noi ed esportabili Italia di prodotti e merci che hanno rappresentato corrente abituale esportazione verso di noi.

Intt!resserebbe poi conoscere se fosse possibile acquistare costà anche se poi effettivamente disponibili in altri luoghi i prodotti sottindicati e in caso affermativo indicare prezzi e ogni utile notizia al riguardo: cereali, cotone, lana, minerali (es. rame, nickel, stagno ecc.), petrolio, gomma, grassi, pesce secco, ecc.

(l) Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D. vol. IX, cit.. D. 322.

(2) -Vedi D. 622. (3) -Non pubblicato.
602

IL MINISTRO A DUBLINO, BERARDIS, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 17. Dublino, 27 maggio 1940, ore 23,47 (per. giorno 28, ore 5,40). Direttore Generale questo Dipartimento degli Esteri informami che per il caso entrata in guerra Italia codesto Ministro Irlanda ha avuto istruzioni continuare sua missione rappresentante Stato neutrale indipendentemente suo legame al Commonwealth britannico.

Gli è stato opportunamente risposto che non si era in grado potersi pronunciare circa eventualità prospettata.

603

IL MINISTRO A DUBLINO, BERARDIS, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 19. DubHno, 27 maggio 1940, ore 23,48 (per. giorno 28, ore 6,55). Questo Ministro d'America recatosi scorsa settimana Belfast ne è ritornato impressionato per la constatazione colà fatta di un'aspra intransigenza da parte ulsteriana nei riguardi degli anti-partizionisti irlandesi del sud. Conversazioni da lui avute con membri quel Governo lo avrebbero reso edotto difficoltà soddisfare aspirazioni unitarie Governo Dublino, anche nell'ipotesi che Inghilterra dovesse risolversi a concessioni territoriali favore Irlanda. Azione svolta questo Ministro d'America (sposato -come noto -ad una cugina della pres'identessa Roosevelt) dimostra particolare interessamento anche alle sorti dell'Eire anche per le ripercussioni quali potrebbero derivare sulle imponenti masse irlandesi residenti in quella confederazione. Voci circolanti ambienti britannici secondo cui 'invasione germanica Irlanda potrebbe determinare intervento Stati Uniti d'America presente conflitto va posta in relazione questa

peculiare posizione politica dell'E'ire che non si manca qui di porre in rilievo nelle riaffermazioni della « neutralità per l'unità ».

604

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 107. Sofia, 27 maggio 1940 (per. giorno 30). Riferisco, sempre per la cronaca, che oggi si è qui diffusa la voce che mi

risulta risalire, almeno in parte, al rappresentante in Sofia del Deutsches Nachrichten Bureau, e della quale mi ha oggi intrattenuto lo stesso Ministro di Germania, che l'Italia offrirebbe alla Bulgaria la garanzia per le rivendicazioni future qualora essa si dichiarasse pronta ad un intervento contro la Jugoslavia se questa venisse da noi attaccata.

Al mio collega tedesco ho smentito la voce aggiungendo che sarebbe opportuno che il rappresentante dell'Agenzia ufficiosa tedesca si astenesse dal diffondere simili informazioni.

605

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 108. Sofia, 27 maggio 1940 (per. giorno 30). Da informazioni raccolte in ambienti vicini a questa Legazione sovietica risulterebbe che la partenza per Mosca, avvenuta un mese fa, di questo Ministro dell'U.R.S.S., Lavrentiev, sarebbe stata occasionata particolarmente dalla constatazione che l'accordo commerciale russo-bulgaro aveva cominciato a non dare i frutti sperati. Durante il soggiorno di Lavrentiev nella Capitale sovietica, il Governo di Sofia avrebbe fatto comprendere di essere disposto ad iniziare nuove conversazioni allo scopo di completare e rendere maggiormente utile quell'accordo. Mosca avrebbe accolto tale proposta e tra breve dovrebbero iniziarsi a Sofia nuove

prese di contatto tra la Legazione sovietica e i Ministeri bulgari maggiormente interessati.

606

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 109. Sofia, 27 maggio 1940, (per. giorno 30). Da notizie raccolte presso persone che hanno seguiti contatti con questa i.egazione sovietica risulterebbe che Mosca, pur essendo convinta della necessità di osteggiare una ulteriore espansione italiana nei Balcani e pur facendo quindi comprendere a Belgrado l'opportunità di una resistenza, non sarebbe giunta al punto, desiderato da Belgrado stessa, di assumere la garanzia della Jugoslavia.

La Russia inoltre non tralascerebbe alcuno sforzo per non essere trascinata in una guerra ne'i Balcani.

607

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 53. Ankara, 27 maggio 1940 (per. giorno 13 giugno). Con riferimento a precedenti comunicazioni sull'argomento si informa che da notizie avute da questo Ministero del Commercio ed in parte confermate da questa Ambasciata di Germania risulta che trattative sono tuttora in corso per la

stipulazione di un accordo che permetta uno scambio di merci fra Germania e Turchia per un valore complessivo di cìrca 40 milioni di lire turche.

Da parte di queste Autorità si dovrebbe assicurare l'esportazione in Germania

di merci turche per un valore di circa 20 milioni di Lit. che dovrebbe costituire

la contropartita di merci tedesche già formanti oggetto di forniture ad Enti

pubblici e di contratti precedentemente stipulati e non eseguiti dopo la decadenza

degli accordi economici turco-tedeschi (31 agosto 1939) e la relativa sospensione

dei rapporti commerciali fra i due paesi.

Le trattative incontrerebbero notevoli difficoltà derivanti soprattutto dalle

pretese della Turchia di ottenere la consegna di merci e di materiali che la

Germania non vorrebbe oppure non sarebbe in grado di fornire. Anche da parte

della Turchia si farebbero difficoltà a fornire alcune merci richieste dalla Ger

mania, fra le quali il minerale di cromo.

Si cercherebbe intanto, al di fuori dell'accordo di massima di cui sopra,

di ristabilire una corrente di traffici fra i due Paesi attraverso un sistema di

compensazione privata che verrebbe gestito e regolato dalla Takas Limited

ente parastatale turco che monopolizza le compensazioni private.

608

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. RISERVATISSIMO 2206/834. Belgrado, 27 maggio 1940 (per. giorno 3 giugno). Ho l'onore di far seguito al mio telegramma n. 156 in data odierna (1). Il sig. Cincar-Markovié ha iniziato la conversazione alla quale di sua iniziativa mi aveva convocato, senza cercare nelle frasi introduttive cortesi e banali, ragioni più originali di quelle con le quali mi aveva convocato: opportunità di mantenere regolari contatti. Era tuttavia evidente che aveva uno scopo preciso. Dato il suo carattere e i suoi sistemi Io ha raggiunto con la consueta cautela, pur mantenendo con frasi cortesissime e vaghe nelle quali sempre abbonda, il tono amichevole al colloquio. Ha cercato in conclusione di essere un ·interlocutore quanto più cordiale e quanto meno preciso gli fosse possibile. Sostanzialmente -sorvolando su ogni precedente come se, da un mese e mezzo almeno a questa parte non vi fosse stata la più piccola nube nelle relazioni itala-jugoslave -mi ha espresso grandissimo compiacimento per tutte le dichiarazioni rassicuranti (guardandosi bene dal precisare quali) ricevute dall'Italia. Repentinamente ha citato un articolo di Gayda, sul Giornale d'Italia (esso pure assai «rassicurante») ma senza volere o potere, neppure a domanda citarne la data. Infine ha affrontato senz'altri passaggi il punto che, dopo il panico imperante sino a pochi giorni fa, le voei lasciate spargere o sparse deliberatamente, l'animosità quasi apertamente fomentata in tutti gli strati della popolazione·, particolarmente nell'esercito contro di noi tutti i vari incidenti avvenuti, segna realmente dopo alcuni giorni di maggiore tranquillità, la svolta precisa da registrare in questo momento.

Sino a pochi giorni fa come riferito si era qui passati alla « neutralità assoluta da difendere contro tutti». Oggi Cincar-Markovié con frasi forbitissime

mi ha ricordato « la politica italiana di appoggio amichevole per il mantenimento della pace nei Balcani » aggiungendo anche che « in molti casi positivi si deve all'Italia se la pace è stata mantenuta» ed assicurandomi nel modo più formale e categorico che sull'amicizia e collaborazione del Governo italiano, quello jugoslavo ha contato e' conta ora più che mai. Subito dopo mi ha detto tutto d'un fiato, e anche qui senz'alcuna precisione che analoghe «dichiarazioni rassicuranti» aveva ricevuto dalla Germania.

Nella sua timorosa ricerca di non compromissione Cincar-Markovié è pérò anche un 'interlocutore assai responsivo e sensibile a ogni accenno. È bastato un tocco lievissimo e incidentale nella conversazione sull'argomento delle misure militari perchè ansiosamente mi assicurasse -e avevo l'impressione per poco che avessi insistito me l'avrebbe .senz'altro giurato -che non avevano alcuna portata speciale se non di « rotazione a scopo istruttivo » -che si era semplicemente tornati allo stato precauzionale del settembre scorso con circa 35.000 uomini sotto le armi. Continuamente avevo la sensazione nettissima che CincarMarkovié mi dicesse tutto ciò perfettamente convinto che sapevo esattamente la reale situazione. La quale -come riferito precedentemente e come risultanza dei dati controllati e vagliati con questo R. Addetto Militare -era, sino a tre giorni fa, scartate le esagerazioni di un milione di uomini sotto le armi, che effettivamente era stata raggiunta una cifra fra 750 e 800 mila. Senza contare i lavori alle frontiere, le dislocazioni e tutte le misure prese con carattere di estrema urgenza. Nei suoi molteplici timori Cincar-Markovié non manca tuttavia di finezza quando si arrischia a mostrarla. L'ha mostrata per un istante accennando che la Jugoslavia è circondata da paesi che mobilitano, e che il male è contagioso. È a questo punto che mi ha manifestato l'impressione del Governo jugoslavo per la notizia che l'Ungheria aveva mobilitato altri due Corpi d'Armata.

Superato il punto critico di ciò che « doveva » dirmi il Ministro degli Affari Esteri in un evidente desiderio di mostrarmi il suo spirito di amicizia e collaborazione, ha cercato egli stesso gli argomenti o le altre notizie che potevano interessarmi. Ha scelto cosi quello degli accordi commerciali jugoslavo-sovietici, per dirmi che lo scambio delle ratifiche avverrebbe in questa settimana, e che presumibilmente verrebbe a Belgrado a tale scopo il Ministro sovietico a Sofia. Credo che si sia immediatamente pentito di aver scelto tale argomento alla mia domanda se allora rimaneva per ora deciso lo stabilimento delle due Delegazioni commerciali, senza nulla più. Dopo una visibile esitazione Cincar-Markovié mi ha risposto che a Mosca la Delegazione jugoslava aveva avuto la « sensazione» che i Sovieti desiderassero il ristabilimento completo delle normali relazioni. Se il plenipotenziario sovietico riprenderà la questione giungendo a Belgrado, è prevedibile che i negoziati raggiungeranno esito positivo (mio telegramma n. 157 in data odierna) (1). È anche da rilevare che uno dei funzionari di questo Ministero degli Affari Esteri che faceva parte della predetta Delegazione, in una conversazione alla quale ho assistito ha dichiarato che gli accordi conclusi già implicano il riconoscimento de jure.

Sin qui la conversazione con Cincar-Markovié. Le ragioni della svoltata nei nostri riguardi sono ovvie nella realtà fermissima del nostro atteggiamento e del crollo continuato delle posizioni cui, nonostante tutto, classi dirigenti e popolo erano rimasti qui tenacemente e spesso astiosamente attaccate.

Credo che esse possano essere utilmente inquadrate, per documentazione e maggiore chiarimento anche per gli sviluppi futuri, in un breve esame degli uomini che oggi hanno il potere in Jugoslavia.

Il potere effettivo è sempre nelle mani del Principe Reggente. Non vi è bisogno di illustrare ancora una volta le sue simpatie verso l'esterno. Ma deve essere constatato che dall'inizio delle operazioni belliche in grande stile, dal 9 aprile, il Principe Paolo appare incerto ed esitante più che mai nel suo-gov·erno. La sua mano s'indovina di tratto in tratto in alcuni provvedimenti in alcune decisioni secche e improvvise, nella coercizione di alcuni uomini, nella improvvisa mano libera lasciata e poi subito ritolta ad alcuni altri (caso del Ministro della Guerra Nedié). Alcuni provvedimenti evidentemente subisce con acute crisi di coscienza (accordi con i Sovieti -caso Stojadinovié). La situazione con l'Italia entra e vi rimane per almeno un mese con alterne vicende, in una fase seria, a giudizio del Governo jugoslavo addirittura allarmante. Mentre da parte nostra con calma, con precisione, con fermezza, ogni incidente, ogni dato di una crescente sistematica volontà ostile jugoslava è segnalato debitamente, non conosco un solo gesto verso di noi in tale fase da parte di chi dirige le sorti di questo paese o del suo Governo.

Non mi appartiene naturalmente nè il giudizio nè tanto meno la critica.

Compio il dovere di riferirVi i dati come qui mi risultano e quanto più fedel

mente mi sia possibile.

Il Presidente del Consiglio Cvetkovié è un vecchio politicante. Ha la fur·

beria un pò spessa del contadino serbo e la superficiale giovialità. È sopratutto

preoccupato della sua instabilissima situazione al potere, cerca il favore del

Principe, che sa circondato da consiglieri assai più influenti di lui, non è alieno

dal tentare situazioni che compromettano il suo Capo. Poco comprende e poco

si occupa di politica estera se non in quanto non può in questo momento sfug

girvi. È proclive a rancori e vendette politiche.

Il Vice-Presidente del Consiglio Macek è il vecchio e conosciuto capo

partito croato. Uomo di lotta, di parte e di espedienti (non certo di primissimo

piano anche se oggi ne ha la situazione). Astutissimo e preparato di lunga mano.

È prevalentemente, e si potrebbe dire esclusivamente preoccupato dei problemi

croati e sopratutto di quelli della sua parte. Fa ·incursioni irruente in politica

estera quando gli salta l'estro che coincidono con interessi croati, e gli altri

contengono come possono. È in conclusione la bomba con miccia accesa nella

compagine ministeriale. Ma la minaccia è lunga. Pochi mesi fa sembrava che

lo scoppio potesse avvenire da un momento all'altro. Oggi Maéek è una specie

di vestale che tiene acceso il fuoco e la minaccia. Ma gli avvenimenti esterni

sono per ora più forti di lui.

Cincar-Markovié, Ministro degli Affari Esteri è un diplomatico di carriera

nettamente vecchio stile e della sua carriera è essenzialmente preoccupato. Ha

quindi ·inibizioni e suscettibilità che paralizzano qualsiasi sua azione diretta,

senza parlare di iniziative che non ha per temperamento. È un uomo di frasi

vaghe e inconcl~dentemente co1:1diali. È un esecutore di ordini del Principe raremente posto nella confidenza del suo Capo -e li esegue con costante preoc-· cupazione della propria incolumità. In tale funzione in cui è rigidamente tenuto non è mai esatto, e scarsamente in tale situazione potrebbe essere fedele esecutore.

Smilianié, Ministro Aggiunto degli Affari Esteri, anche egli diplomatico di carriera, è quello che è meglio preparato e documentato, che ha un'idea chiara e una linea di politica estera, anche se non gliela lasciano sempre seguire. A parte il fatto che è decisamente in favore della Francia (ciò che tuttavia non gli toglie un minimo di netta visione), e non lo nasconde, poco può fare. Ma lo fa con impegno e buona volontà. Ha per noi sincera simpatia, sinchè non si trova in crisi di coscienza con i suoi sentimenti francofili. La francofilia generalmente diffusa in queste classi dirigenti, -anche se oggi disorientata e depressa -è cosa troppo nota perchè occorra insistervi. Ora a Smilianié è stato contrapposto da Macek il terzo Ministro Aggiunto degli Affari Esteri Jukié e la lotta è già in atto in quello che sin qui era rimasto il santuario serbo della politica estera.

Questo il quadro degli uomini dirigenti com'è possibile a larghe linee tratteggiarlo. S'innesta il problema ben noto della situazione interna. Oggi è contenuto dagli avvenimenti esterni. Ma è in sviluppo e in fermento. Dove e quando sboccherà non è possibile prevedere. Quale sarà la coesione all'urto eventuale di queste masse diverse e contrastanti è l'interrogativo preciso e drammatjco dell'ora, e solo l'esperienza potrà risolverlo.

Debbo completare questo quadro insistendo su un altro dato ripetutamente segnalato.

Oltre un mese di seria crisi con l'Italia ha mostrato che la compagine eteroclita che forma lo stato jugoslavo nelle sue differenze e nei suoi contrasti può essere sospinta ad un sentimento generalmente diffuso -anche se in forme e intensità diverse a seconda delle diverse regioni, razze e popolazioni -quello dell'astio, del timore e dell'avversione contro di noi. Rimarranno certo nei determinati punti ben noti le tradizionali posizioni a noi fedeli, ma sarebbe illusione pensare che di per se stesse possano prevalere o avere sensibile influenza.

Come oggi, troveremo ancora il Governo Centrale pronto a una svolta faticosa e a mostarsi condiscendente e amichevole verso di noi sempre quando realizzi la precisa ineluttabilità della situazione. Non credo sarebbe prudente attualmente attenderci di più.

(l) Non pubblicato.

(l) Vedi D. 600.

609

COLLOQUIO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO CON L'AMBASCIATORE DEGLI STATI UNITI A ROMA, PHILLIPS

(Pubbl. GALEAzzo CIANO, L'Europa verso la catastrofe, cit., pp. 557-558) VERBALE. Roma, 27 maggio 1940.

Ho ricevuto questa mattina l'Ambasciatore degli Stati Uniti che chiedeva di conferire urgentemente col Duce per incarico del Presidente Roosevelt. A seguito della disposizione impartitami dal Duce di non volere contatti personali

coi rappresentanti stranieri ho pregato il sig. Phillips di voler fare a me la ·comunicazione. II messaggio del Presidente Roosevelt era ad un di presso del seguente tenore:

A nome del popolo americano il Presidente teneva a confermare il deside

rio che la guerra fosse mantenuta lungi dal Bacino del Mediterraneo. Però egli

si rendeva conto del desiderio e della necessità per l'Italia di ottenere la sod

disfazione di alcune eque aspirazioni.

Ciò premesso, il Presidente Roosevelt proponeva al Duce di fargli conoscere

quali fossero i desideri e le aspirazioni dell'Italia. Il Presidente Roosevelt a sua

volta ne avrebbe dato conoscenza ai Governi francese ed inglese. Qualora un

accordo avesse potuto venir raggiunto sulla base di queste proposte il Presi

dente Roosevelt avrebbe richiesto alla Francia ed alla Gran Bretagna l'impegno

di mantenere tali condizioni alla fine della guerra, nonchè la garanzia per

l'Italia di partecipare alla Conferenza della pace in posizione uguale a quella

dei belligeranti. Da parte di Mussolini, si sarebbe dovuto dare garanzia di

non aumentare in seguito le proprie pretese nonchè di mantenere la neutralità

per tutta la durata del conflitto (1).

Dopo aver preso ordini dal Duce ho comunicato all'Ambasciatore degli

Stati Uniti che, pur ringraziando per la cortese profferta, il Governo italiano non

riteneva possibile di avvalersene. In realtà mentre è yero che da un lato esi

stevano dei desideri e delle aspirazioni nazionali da soddisfare, bisognava anche

tener presente che l'Italia è legata da un patto di alleanza nei confronti della

Germania e che non intende comunque entrare in negoziati che possano 'intral

ciare la possibilità di tener fede ai suoi impegni.

L'Italia intende quindi mantenere la propria libertà di giudizio e di azione

e fa presente che eventuali profferte future del genere di quelle fatte oggi non

potrebbero che, per ovvie ragioni, avere risultato negativo (2).

610

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 224. Mosca, 28 maggio 1940, ore 12 (per. ore 16,20).

Telegramma di V. E. n. 44 (3). In una conversazione con questo Ministro di Romania, questi mi ha esposto tutte le ragioni per le quali era costretto giudicare situazione allarmante.

l. -Notizie concentramenti sovietici avevale desunte dalla relazione fattagli da questo Addetto militare aggiunto francese che recentemente aveva attraversato frontiera.

Quantità e qualità truppe erano preoccupanti (specialmente 12 divisioni cavalleria, 600 carri armati, pontoni, forti contingenti artiglieria pesante) e che esorbitano da funzioni di frontiera proclamate da questo Governo.

Anzi secondo lui forze militari avevano oltre eventuale obiettivo limitato come occupazione Bessarabia (1).

2. --Davidescu inoltre non crede assicurazione datagli da questo Ministro di Bulgaria che viaggio Ministro e Addetto militare sovietico a Mosca e addetto militare Bulgaria a Bucarest non nascondono negoziati segreti. 3. --Mio collega ha inoltre giudicato strano che questo Ministro di Ungheria abbia portato a conoscenza del Governo sovietico misure mobilitazione recentemente adottate. 4. --Egli mi ha detto infine che da mesi relazioni diplomatiche con l'U.R.S.S. non accennano a migliorare malgrado tutti tentativi da lui fatti che non avevano sortito alcun effetto.
(l) -Vedi Foreign Relations of the United States, 1940, vol. li, cit., pp. 710-711. (2) -Vedi Foreign Relations ot the United States, 1940, voJ. II, cit., pp. 712-713. Nella copia del presente verbale rimessa all'ambasciatore von Mackensen si legge in calce la seguente aggiunta manoscritta: « Insistere sulla questione significa non conoscere l'Italia fascista •. Vedi Documents on German Policy 1918-1945 Series D, voJ. IX, cit., D. 339. (3) -Vedi ù. 599, nota l.
611

IL MINISTRO A LISBONA, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 115. Lisbona, 28 maggio 1940, ore 13,17 (per. ore 16,20). Questo Ministro di Germania, parlandomi dei disperati sforzi che sta facendo l'Inghilterra per impedire che la Spagna possa essere trascinata nel conflitto e che saranno intensificati da Sir Samuel Hoare, mi ha detto che, secondo informazioni in suo possesso, gli inglesi avrebbero già ottenuto dagli spagnoli la promessa che l'attuale stato di neutralità non verrà modificato -anche se le ostilità scoppiassero nel Mediterraneo -«a condizione che la penisola iberica

non diventi teatro di ostilità per opera di terzi». Comunico con ogni riserva.

612

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 84. Ankara, 28 maggio 1940, ore 13,30 (per. ore 22). Questo Ambasciatore sovietico che ho incontrato iersera ha voluto avere con me una conversazione di carattere politico, per la prima volta da quando ci conosciamo. Ha cominciato col dirmi che la stampa turca non sempre riproduce con esattezza le notizie da Mosca e non sempre interpreta con fedeltà pensiero del Governo turco. Per esempio, egli mi ha detto, la notizia apparsa su alcuni fogli turchi relativa ad una emissione della radio di Mosca che suonava avvertimento al

l'Italia e tacciava di sogno l'idea di far rivivere nel Mediterraneo un Impero romano, è completamente inventata.

Terentiev ha soggiunto risultargli invece che un giornale moscovita dei giorni scorsi ha trattato della situazione dell'Italia nel Mediterraneo considerandola molto più forte di quella degli alleati. Ha proseguito compiacendosi della tensione che sempre si aggrava tra l'Italia e le Potenze democratiche occidentali ed assicurando che la Turchia non si muoverà e troverà il modo di sottrarsi agli impegni del Trattato tripartito; tuttavia, egli mi ha chiesto: « perchè non date qualche assicurazione alla Turchia? ». A questa domanda ho risposto evasivamente chiedendo a mia volta che cosa significassero i viaggi del Capo di Stato Maggiore turco in Siria e in Palestina. Egli non vi attribuiva importanza e mi ha ripetuto che la Turchia non ha intenzione di battersi per conto degli altri.

Fin qui la conversazione con Terentiev. Aggiungo che l'azione di Terentiev per staccare la Turchia dagli anglo-francesi è stata ed è qui attivissima e condotta con diversi metodi a seconda delle circostanze.

Senza dubbio un nostro specifico affidamento alla ... (l) di non aggressione gioverebbe ora a rinforzare atteggiamento difensivo dei turchi di fronte alle pressioni anglo-francesi; nelle parole di Terentiev ho interpretato sopratutto il desiderio della Russia di vedere alimentato il conflitto con la partecipazione dell'Italia pur allontanando minaccie dalla zona degli Stretti.

Può anche darsi che sia stato von Papen a dire a Terentiev di parlarmi in questo senso, dato che anche von Papen da qualche tempo insiste perchè l'Italia dia alla Turchia l'assicurazione di non attaccarla.

E non è da escludere che il linguaggio di Terentiev sia stato direttamente

inspirato dagli alti... (1).

(l) Soc.

613

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 572. Berlino, 28 maggio 1940, ore 13.50. Questo Ministro degli Affari Esteri mi comunica che secondo informazioni qui giunte sembra che la Russia e la Turchia s'i siano scambiate assicurazioni di non aggressione. Tale notizia non è qui gradita perchè si contava sul mantenimento della pressione altra Potenza verso Turchia, che avrebbe lasciato a quest'ultima minore libertà di movimento. Mi viene inoltre smentita notizia del

l'United Press di un passo sovietico allo status qua nei Balcani, ma si ricono!:'ce d'altra parte che è evidente l'aumentato interessamento russo nei Balcani.

614

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 423. Parigi, 28 maggio 1940, ore 15 (per. ore 18,15).

Trasmetto ad ogni buon fine riassunto alcune dichiarazioni fatte da Addetto Navale degli Stati Uniti d'America a quello della R. Ambasciata:

«Opinione americana sarebbe ormai decisamente orientata contrastare con qualunque mezzo vittoria tedesca che significherebbe minaccia insopportabile concezione politica sociale americana. Data possibilità rapido successo armi tedesche, Stati Uniti America del Nord sarebbero decisi intervenire conflitto probabilmente entro mese prossimo con immediate forniture materiale di guerra terrestre navale. Accordo sarebbe già intervenuto per concedere alle flotte inglese e francese ospitalità basi navali americane Atlantico e ritiro esercito francese sulla linea Loira-Saona-Rodano permetterebbe difensiva e riorganizzazione truppe finchè unitamente apporto americano suddetto si raggiungesse possibilità reazione. Da parte americana si esclude pace di compromesso che consacrerebbe vittoria tedesca. Sarebbe prevista eventualità azione giapponese nei riguardi Indie Olandesi e Filippine e si ammetterebbe fin da ora impossibilità contrastarla rinviando regolamento della questione dopo che alleati avessero sistemato affari europei».

Addetto Navale ha aggiunto che il Duce sarebbe al corrente di tali intenzioni americane in seguito dichiarazioni Ambasciatore Phillips e conversazioni telefoniche avute qualche giorno fa col Presidente degli Stati Uniti.

Argomentazioni illusorie di questo genere vengono esposte con la consueta leggerezza dall'Ambasciatore Bùllitt al Governo francese.

(l) Nota dell'Ufficio Cifra: c Manca •.

615

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 424. Parigi, 28 maggio 1940, ore 16,20. Secondo notizia incontrollabile questo Ambasc'iatore Giappone avrebbe tele

fonato stamane suo Governo risultargli che Weygand nel Consiglio dei Ministri iersera ha espresso parere opportunità addivenire pace separata.

616

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 545. Londra, 28 maggio 1940, ore 21 (per. giorno 29, o1·e 2). Oggi ai Comuni Sottosegretario Esteri Butler ha dato seguente risposta scritta ad interrogazione circa andamento rapporti anglo-italiani: «Colgo volentieri l'occasione di dare qualche indicazione circa discussioni ora in corso fra Governi britannico e italiano in materia di controllo contrabbando. Signor Green arrivò Roma 22 corrente con poteri discutere questione con Governo italiano. Egli è ritornato ora a Londra latore proposte delle Autorità 'italiane che sono considerati tali da costituire una soddisfacente base

per accordo. Delegati britannici e italiani stanno ora definendo particolari in Roma e non sono in grado dichiarare altro finchè durano tali conversazioni».

617

L'AMBASCIATORE A SANTIAGO, BOSCARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 61. Santiago, 28 maggio 1940, ore 21,12 (per. giorno 29, ore 5,25).

Telegramma circolare 12828 (1).

Da notizie giunte questo Ministero degli Affari Esteri risulta che dopo protesta collettiva americana, Ministro degli Affari Esteri Reich avrebbe convocato quel Ministro Uruguay per minacciargli rottura relazioni diplomatiche se non fosse cessata campagna che il Governo Montevideo sta continuamente svolgendo contro Germania. A quanto mi viene riferito, minaccie avrebbero avuto effetto e Governo Montevideo avrebbe dato a quello di Berlino assicurazione nel senso desiderato.

Nel comunicarmi riservatamente quanto precede questo Direttore Affari Politici ha aggiunto che «specialmente in nota ultimi successi militari tedeschi» si consolida l'atteggiamento di stretta neutralità di tutti gli Stati Sud America.

618

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE AEREO 89. BelgrUjdO, 28 maggio 1940 (per. giorno 30).

Mio telegramma per corriere n. 086 in data 25 maggio (2) e mio telegramma n. 156 del 27 maggio corrente (3).

Parallelamente ad evidente distensione stato d'animo questo paese e netto passaggio ad atmosfera maggiore tranquillità, negli ultimi giorni affluiscono notizie decrescente ritmo misure militari. R. Addetto Militare ne ha avuto oggi diretta conferma che riferisce suo Ministero.

Va segnalata per contro impressione qui prodotta da notizia che Ungheria ha mobilitato altri due corpi d'armata. Di tale impressione mi ha parlato questo Ministro Affari Esteri e dal canto suo R. Addetto Militare l'ha riscontrata molto evidente presso questo Stato Maggiore.

Sinora tale impressione non appare tuttavia aver influito su diminuzione sopra riferite misure militari jugoslave.

619

IL MINISTRO A LISBONA, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 149/05. Lisbona, 28 maggio 1940 (per. giorno 30).

Il drammatico precipitare degli eventi nel nord della Francia e del Belgio è seguito con profonda ansia da questa opinione pubblica e da questo Governo. Le ragioni sono facilmente spiegabili. Nel giro di pochi giorni una delle piccole

potenze che hanno grandi imperi coloniali -l'Olanda -è stata sommersa

dalle armate tedesche. L'altra, il Belgio, sta per esserlo. È questione di giorni,

forse di ore. Di questi paesi sono scomparse le metropoli e restano in vita nel

momento gli imperi coloniali come corpi acefali. Il Portogallo, terzo dei piccoli

paesi europei con vasti domini transoceanici, assiste stupito e pavido a questa

fase della storia europea che sta svolgendosi con un ritmo fulmineo. Il dramma

si svolge proprio mentre questo Paese sta facendo uno sforzo considerevole per

esaltare attraverso le feste centenarie la sua indipendenza e il suo impero colo

P.iale che è condizione essenziale della sua vita e del suo benessere. Finora

questo impero, che la Madre Patria sarebbe stata incapace di difendere da

sola ha avuto la sua polizza di assicurazione nella potenza inglese. Ma all'improvviso, nel giro di poche settimane, questi uomini politici si accorgono che la secolare garanzia britannica che dava al popolo portoghese una sensazione di assoluta tranquillità e inspirava ad essi la convinzione che l'impero era al sicuro di ogni sorpresa, minaccia di divenire inoperante. La polizza di assicurazione può diventare da un momento all'altro un foglio di carta straccia. Ed ecco che le preoccupazioni e le ansie che fino al 10 maggio erano state di carattere vago e generico cominciano a prendere corpo e fissarsi. L'opinione pubblica, pur sentendo aumentare la carenza del garante, accentua con un moto impulsivo spiegabile le sue simpatie verso gli alleati e la stampa rispecchia tale stato d'animo, aiutata nella sua azione parziale dagli argomenti convincenti della propaganda britannica.

Ma Salazar e la sua èquipe vedono il problema con freddezza e compren

dono che se l'Inghilterra e la Francia non riusciranno ad arrestare l'invasione

tedesca il Portogallo si troverà all'improvviso allo scoperto.

Il problema che ha assillato lo spirito di Salazar durante questi ultimi anni del suo Governo è stato quello di conciliare i suoi personali orientamenti e le sue simpatie filo-totalitarie con la necessità di una politica d'alleanza subita senza entusiasmo ma destinata -come egli stesso mi disse -«a salvaguardare l'Impero». Durante il conflitto spagnuolo tale contrasto ebbe aspetti drammatici per la coscienza dell'uomo di governo. Ma oggi il problema gli si presenta sotto un altro aspetto. Naturalmente qui non si considera che l'Inghilterra corra pel momento un pericolo mortale. Il Portogallo appartiene a quel gruppo di piccoli popoli marinai tipo Norvegia, Grecia etc. che hanno sempre creduto all'onnipotenza britannica come ad un dogma che non si discute. Scuotere convincimenti radicati nelle coscienze da secoli e sempre vivi nella tradizione non è cosa facile. Tuttavia gli avvenimenti parlano chiaro e la situazione può precipitare da un'ora all'altra.

Se gli alleati saranno clamorosamente battuti, se la Francia si staccherà dalla schiavitù dell'alleanza britannica il problema per Salazar e il Governo portoghese si porrà in forme d'urgenza. Può il Portogallo, qualora l'Inghilterra venga --come dice stamani lo stesso organo di Salazar Diario da Manhà ridotta ad un'isola di valore secondario in una futura comunità di popoli anglosassoni diretta dagli Stati Uniti, assistere impassibile a questo formidabile evento senza cercare fin d'ora possibili nuove garanzie che lo mettano al riparo d'ogni sorpresa e gli valgano di affrontare la nuova situazione europea con un minimo di serenità?

48l

3} --Dowmmti diplomatici · Serie IX -Vol. IV.

Se questo è il problema che si pone pel Portogallo, oso pensare che un altro se ne ponga per l'Italia. Esso ha un presupposto essenziale e cioè: se l'impero coloniale portoghese deve nel pensiero italiano concorrere a fare le .spese della guerra, allora il problema si liquida da solo. Se viceversa il Governo italiano ritiene che l'impero coloniale portoghese ha una sua ragione di essere nel quadro dell'equilibrio africano e che sia nostro interesse che sopravviva, allora il detto problema si pone in tutta la sua attualità. E precisamente v'è da chiedersi se qualora la situazione inglese divenga sempre più grave a noi non convenga prima ancora di altri interessati, far abilmente comprendere a Salazar verso quale direzione egli può orientarsi per possibili intese sempre più strette e per stabilire fin d'ora la futura politica del Portogallo su altre basi. Insomma qui si può porre da un momento all'altro un problema di successione protettiva. Mi sembra che occorra essere preparati a raccoglierlo dato che il Portogallo per le leggi stesse della natura e delle forze non è in condizioni di svolgere una politica d'indipendenza. È evidente che per poter svolgere un'accorta azione in tal senso è necessario conoscere il Vostro pensiero sti questi precisi punti:

l) Interesse del Governo fascista al mantenimento o meno dell'impero coloniale portoghese. 2) Solo nel caso che la risposta a tale quesito sia affermativa, se inte

ressi porre fin d'ora, col dovuto tatto, la candidatura ad una eventuale successione più rapidamente ,di altri. È evidente che in questo secondo caso l'impostazione del problema ha carattere d'urgenza. Le simpatie note di Salazar e

del suo gruppo per il Duce e il Fascismo, le antipatie di questo popolo per la Germania, le affinità di razza, di lingua, di religione, di tradizioni tra l'Italia e Portogallo renderebbero relativamente agevole quest'azione.

Ma ripeto, tutto ciò presuppone che non si consideri preferibile come anche le colonie portoghesi entrino a far parte domani della « massa ereditaria », da dividersi fra i beneficiari della guerra.

Se lo crederete utile Vi sarò grato di istruzioni urgenti.

(l) -Vedi D. 507. (2) -Vedi D. 576. (3) -Non pubblicato, vedi D. 608.
620

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MADRID, ZOPPI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 30. Madrid, 28 maggio 1940 (per. giorno 30). Mio telegramma n. 170 (1). Andamento operazioni belliche contrassegnato oggi da cessazione ostilità da parte esercito belga e progressivo disfacimento resistenza alleati lungo la Manica, ritiene generale attenzione di questa stampa e di questi organi governativi e opinione pubblica, che dimostrano vivo interessa

mento per ulteriore sviluppo che assumerà azione militare Germania dopo eliminata sacca Fiandre.

Stampa riporta anche ampi notiziari circa preparazione militare italiana e rivendicazioni 'italiane che vengono presentate e sostenute con commenti ispirati a solidale simpatia.

Merita di essere rilevato il fatto che da qualche giorno questi giornali (e particolarmente Arriba organo della Falange) hanno iniziato pubblicamente serie articoli (di evidente ispirazione governativa), il cui motivo principale è neutralità a tutti i costi, ma come neutralità a occhi aperti e intesa a vigilare e tutelare i diritti e dvendicazioni Spagna che per ora, tuttavia non vengono pubblicamente specificate.

(l) Vedi D. 539.

621

L'INCARICATO D'AFFARI A. l. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 226. Mosca, 29 maggio 1940, ore 0,35 (per. ore 5,25).

Seguito telegramma 217 (1). Annunzio partenza precipitosa per Mosca di Stafford Cripps ha suscitato in questi circoli politici esteri grande disparità commenti e impressioni.

Mentre taluni giungono persino affermare che tale nomina potrebbe preludere cambio di indirizzo di questo Governo altri ritengono che rappresenta estremo tentativo fatto dal Governo inglese sopratutto per giustificarsi davanti sua opinione pubblica. Questo Ambasciatore di Germania che ho visto stamane giudica complessivamente situazione con molta calma: Egli mi ha detto che il Governo sovietico non ha ragione e interesse opporsi questo nuovo tentativo dell'Inghilterra riannodare fili commerciali interrotti benehè non veda che cosa

U.R.S.S. dopo accordo concluso possa oggi esportare in Inghilterra.

Se proposte di cui sarà latore Stafford Cripps saranno conformi principi enunciali ultima nota sovietica questo Governo non avrà difficoltà di discutere.

R. Ambasciatore di Germania ha detto risultare che Maisky aveva chiesto al Governo inglese inviare a Mosca personalità politica primo piano.

Scelta invece di un nuovo messo sul tipo Hodson e Strang a suo avviso non potrà riuscire gradito Kremlino che giudica severamente laburismo influenzato da menscevichi (2).

622

L'INCARICATO D'AFFARI A. l. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 227. Mosca, 29 maggio 1940, ore 1,45 (per. ore 3,35).

Questo Ambasciatore di Germania mi ha sostanzialmente confermato notizia telegrafata ieri con telegramma n. 223 (3) sottolineando sorpresa Molotov nell'udire tutte le voci di questi circoli.

Ambasciatore di Germania mi ha riferito sua convinzione ferma che questo Governo non intendeva prendere inziativa modificare attuale situazione Balcani. Naturalmente ha soggiunto qualora in questo settore si verificassero avvenimenti che verrebbero modificare attuale equilibrio -come potrebbe essere entrata in guerra dell'Italia con eventuale azione militare nella penisola balcanica -situazione sarebbe totalmente nuova e non era possibile oggi, con gli elementi in suo possesso, poter prevedere futuro atteggiamento della Russia in simile circostanza.

Egli ha tuttavia continuato dicendomi che dalle conversazioni Molotov nel corso quest'ultimi mesi aveva potuto dedurre questi punti fermi:

l) che il Governo sovietico non avrebbe di sua iniziativa attaccato Romania ma che sarebbe certo intervenuto nella spartizione delle spoglie nel caso di attacco contro le Potenze (Ungheria Bulgaria);

2) che Governo sovietico non avrebbe potuto permettere schiacciamento Bulgaria.

(l) Vedi D. 586.

(2) Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. IX, cit., D. 347.

(3) Vedi D. 599.

623

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A TOKIO, P. CORTESE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 318. Tokio, 29 maggio 1940, ore 1,45 (per. ore 12).

Mio telegramma n. 317 (1). Militari attribuiscono decisione costituzione

Consiglio Interno del Gabinetto loro pressioni ed a notizie che sarebbero giunte

da Roma circa imminente entrata in guerra dell'Italia.

Compito del Consiglio sarebbe preparare Nazione specie forze armate per

qualsiasi evenienza in modo da porre Governo in grado prendere senza ritardo

e senza esitazioni tutte misure che possano essere imposte dall'interesse na

zionale.

Prime misure prese riguardano Marina che ha ricevuto ordini completare

armamento unità navali ed aeree.

Flotta composta (2) sembra sia in intenso periodo esercitazione mare del Sud.

Addetto Navale prega darne comunicazione Ministero della Marina.

624

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 229. Mosca, 29 maggio 1940, ore 13 (per. ore 14,30).

Telegramma di V. E. circolare 13777 (3). Dato monopolio statale del com

mercio qui esistente è impossibile a questa Ambasciata fornire elementi anche

approssimativi quantità disponibili delle merci indicate.

Possibilità esportazioni ancora esistenti di cereali, cotone, petrolio, manga

nese sono esclusivamente e strettamente collegate ragioni politiche e ottenibili

solo per mezzo negoziati che diano contropartite economiche e politiche.

Impegni assunti o in corso negoziati commerciali con Germania e Bulgaria, Jugoslavia, Stati Baltici, Svezia, Finlandia lasciano supporre però scarsa disponibilità oggi esistente sopratutto petrolio e cotone.

(l) -Non pubblicato. (2) -Sic. (3) -Vedi D. 601.
625

IL MINISTRO A LISBONA, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 116. Lisbona, 29 mllggio 1940, ore 13,56 (per. o1·e 15,45).

Ambasciatore di Spagna Franco mi ha assicurato che la notizia datami da Ministro Germania relativamente agli affidamenti che avrebbe fornito il Caudillo all'Inghilterra (mio telegramma n. 115) (l) è infondata.

In questi ultimi tempi Inghilterra ha intensificato sua azione diplomatica a Madrid con nuova offerta di prestiti che sono stati ricusati prima e con offerte vantaggiose di scambi commerciali e di condizioni di pagamento che vengono esaminate dal solo punto di vista dell'interesse spagnolo senza contropartite di carattere politico.

Il Caudillo -ha concluso l'Ambasciatore -non ha preso alcun impegno

con l'Inghilterra e non ne prenderà.

626

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 203. Sofia, 29 maggio 1940, ore 14 (per. ore 17).

Apprendo, e la notizia viene confermata da Ministro Affari Esteri, che

Ministro dell'U.R.S.S. rientrato in questi giorni da Mosca partirà ora per Bel

grado per procedere allo scambio ratifiche dell'accordo economico russo jugo

slavo recentemente stipulato.

Si conferma in pari tempo in questi ambienti jugoslavi imminente invio a Mosca di una delegazione jugoslava destinata iniziare conversazioni di carattere politico.

627

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 438. Parigi, 29 maggio 1940, ore 21,15 (per. ore 23,05).

Mi si assicura che codesto Ambasciatore di Francia presso il Vaticano

avrebbe dovuto ricevere istruzioni di pregare il Pontefice compiere passo presso

il Duce in favore pace offrendo sistemazione questioni italiane.

Istruzioni sono state poi annullate in attesa ulteriori determinazioni di

questo Governo (2).

(l) -Vedi D. 611. (2) -n presente documento reca il visto di Mussolini.
628

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 231. Mosca, 29 maggio 1940, ore 21,44 (per. giorno 30, ore 6).

Articolo Trud intitolato: «Umori romani» osserva che tono stampa italiana e dichiarazioni Farinacci, Riccardl permettono attendersi ogni momento entrata Italia in guerra. Questo momento arriverà evidentemente quando Italia sarà definitivamente convinta vittoria una o altra parte. Pretendendo egemonia Mediterraneo Italia comprende però difficoltà attuarla e attività forze marittime anglo-francesi nel Mediterraneo suscita grande inquietudine a Roma nonostante stampa italiana sforzasi nasconderla. Dopo aver citato articolo Tevere affermante forze navali italiane insieme con otto milioni baionette rendono Italia invulnerabile, giornale sovietico osserva che lasciando da parte considerazioni Tevere circa possibilità difesa marittima italiana sorge quesito quanto magro erario italiano possa mantenere otto milioni soldati.

629

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, BASTIANINI, A RIO DE JANEIRO, SOLA

T. 14170 P. R. (1). Roma, 29 maggio 1940, ore 23,30.

(Solo per Rio Janeiro).

Ho telegrafato R. Ambasciata Londra quanto segue:

(Per tutti).

In caso eventuale conflitto affiderete tutela interessi italiani in Gran Bre

tagna e Paesi sotto controllo britannico a codesta Rappresentanza diplomatica

brasiliana e a Consolati brasiliani in detti territori.

Informate telegraficamente dipendenti Consolati in tutti i territori sotto

controllo britannico.

Ove per alcuni di essi convenga affidare tutela interessi italiani a Rappre

sentanze di altri Stati, avanzate proposte telegraficamente.

(Solo per Londra).

Provvedo comunicare presente telegramma R. Ambasciata Rio perchè si

interess'i opportunamente presso Governo brasiliano.

(Solo per Rio Janeiro).

Agite in conseguenza e telegrafate (2).

(l) -Il telegramma diretto a Londra porta il numero di protocollo 751, quello diretto a Rio il n. 79. (2) -Un telegramma IT. 14171/359 P.R.) del medesimo tenore fu inviato contemporaneamente anche all'Ambasciata di Parigi.
630

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI

T. 113/128 R. Roma, 29 maggio 1940, ol!"e 24.

Il D. N. B. pubblica notizia da Belgrado secondo la quale in Consiglio di Gabinetto tenutosi costà ieri sera sarebbe stato deciso di mettere in congedo le classi riservatiste recentemente chiamate sotto le armi. Il provvedimento sarebbe stato adottato soprattutto in vista della situazione agricola.

Riferite telegraficamente quanto Vi risulti al riguardo.

631

L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 22. Roma, 29 maggio 1940 (per. lo stesso giorno). Il Cardinale Segretario di Stato, Eminenza Maglione, mi ha oggi, a nome del Sommo Pontefice, pregato di interessare vivamente l'E. V. perchè l'Italia ottenga dalla Germania di risparmiare quanto più possibile -in caso di occupazione tedesca -la città di Parigi. Pratiche a questo fine saranno opportunamente svolte dal Nunzio Apostolico

a Berlino. Si tratterebbe, da parte nostra, di appoggiare l'opera del Nunzio. Sarebbe particolarmente apprezzato un cenno di assicurazione in proposito.

632

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 109. Budapest, 29 maggio 1940 (per gioll"nO 31 ). Tutta la stampa riproduce comunicato Agenzia Telegrafica ungherese che afferma non essere a conoscenza questo Governo asserite imminente trattative ungaro-romene. Nel parlarmi della cosa, questo Ministro Romania mi ha detto constare anche a lui che nulla risultava in proposito nè al Ministro ungherese degli Affari Esteri nè a questa Rappresentanza romena. Rispondendo ad una mia domanda, mi ha detto riteneva la notizia delle presunte trattative, originata a quanto pare da una corrispondenza del Messaggero potesse essere fondata sulla supposizione di una possibilità di contatti fra i due paesi dipendenti dalla identità delle situazioni che potrebbero svilupparsi nel caso di una minaccia sovietica. Pur affermando di non essere incline a credere all'attualità di tale minaccia. che del resto non sarebbe molto creduta neppure a Bucarest, mi ha riferito di aver detto al Conte Csaky, che viceversa continua a mostrare di preoccuparsene

vivamente, che Romania ed Ungheria sembrano essere ormai « della stessa parte della barricata». Il Conte Csaky avrebbe approvato.

633

IL MINISTRO A BERNA, TAMARO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 32. Berna, 29 maggio 1940 (per. giorno 30).

Come ho avuto l'onore di telegrafare gio\"edì arriverà a Berna quale

Ambasciatore di Francia Coulondre. È diviso anche da qualcun altro il mio

dubbio che l'ex Ambasciatore di Berlino sia mandato in Svizzera per l'eventua

lità che l'andamento della guerra costringa la Francia a cercare contatti coi

Tedeschi.

Egli avrà come consigliere il ministro Arnal, che fu consigliere d'Amba

sciata a Berlino, e come addetto militare il colonnello de la Foret-Divonne, che

coprì egual carica nella stessa Ambasciata.

.L'Ambasciatore Alphand ricevette lunedì l'ordine di lasciare Berna giovedì,

giorno indicato per l'arrivo in sede di Coulondre.

634

IL MINISTRO A BERNA, TAMARO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 33. Berna, 29 maggio 1940 (pe1·. giorno 31).

Le notizie che arrivano in Svizzera dalla Francia e concernono lo stato

dell'opinione pubblica sono tutte pessimiste. Anche tra gli ufficiali ci sarebbe

forte malcontento per una guerra di cui non comprendono le ragioni e vedono

i danni. Nelle classi borghesi si noterebbe molto diffusa la paura d'una rivolu

zione comunista. Tra le voci qui arrivate due vanno rilevate:

a) che in Francia si parlerebbe molto della necessità di cercare la pace

con la Germania per evitare l'attacco dell'Italia;

b) che la propaganda comunista guadagnerebbe terreno perchè si diffon

derebbe la convinzione che se la Francia facesse la rivoluzione otterebbe subito

l'appoggio e forse anche l'alleanza della Russia contro la Germania.

635

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 111. Budapest, 29 maggio 1940 (pe1·. giorno 31).

Mio telecorriere n. 0104 (1). È venuto ad intrattenermi lungamente della situazione questo Ministro di Germania (2) Conte Csaky si è espresso anche con lui in termini non diversi da quanto ha avuto a dire a me e io ho segnalato a V. E.

Erdmannsdorff inclina a credere che preoccupazione ungherese verso Sovieti per quanto sincera in tesi, lo sia molto meno in senso attualistico. Sembra perciò disposto ritenere a Budapest si desideri precostituire verso Roma Berlino ragioni ungheresi nei riguardi talune eventuali future iniziative di cui sviluppi situazione dessero destro. Parmi che valutazioni Ministro germanico al riguardo non siano prive di fondamento, giacchè improvvisa insistenza posta da questo Governo segnalare imminente minaccia sovietica in Romania è molto evidente. Erdmannsdorff mi soggiungeva che comunque con ancora imprecisati progetti ungheresi di azione andrebbero messi 'in rapporto recenti provvedimenti militari qui adottati, e tanto più mobilitazione terzo e quarto corpo segnalata con mio telecorriere numero 0107 (1), il cui dislocamento lungo frontiera jugoslava non potrebbe giustificare a suo giudizio ragioni rappresentate di minaccia ad oriente. Osservava altresì che spiegazioni date in proposito da Governo ungherese oltre Italia e Germania, Belgrado Bucarest e come pare anche Ankara, non collimavano esattamente fra loro, avendo questo Governo talvolta addotto ragioni precauzionali dipendenti da situazione generale, talaltra, segnatamente Bucarest, minaccia sovietica Bessarabia che Governo romeno avrebbe di rimando svalutato.

In definitiva Erdmannsdorff non mi ha nascosto scarsissima soddisfazione Berlino per tale condotta Ungheria atta, come considera, provocare allarmi e turbamento, e ha tenuto a riconfermarmi intendimento tedesco che ritiene da noi condiviso, evitare in ogni caso turbativa regione danubiano balcanica. In tale affermazione mi è parso riporre parte più sostanziale colloquio.

Nè crede turbativa possa per ora essere provocata da Sovieti che non sarebbero, come afferma, in condizioni prendere iniziative di qualche ampiezza. Di ciò Berlino sarebbe perfettamente informata e comunque Erdmannsdorff ha tenuto farmi rilevare interessi germanici in Romania che non devono essere pregiudicati. Non esclude tuttavia intrighi sovietici specie in Jugoslavia possano essere in cor,so e mi ha segnalato contatti che gli risulterebbero fra Ministro sovietico e jugoslavo Budapest.

Suo esposto manifestava estrema diffidenza verso Sovieti e mi ha concluso

che a Germania occorreva « fare presto ».

(l) Vedi D. 577.

(2) Vedi Documents on German Foreign Po!icy, 1918-1945, Series D, vol. IX, DD. 321 e 325.

636

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 113. Sofia, 29 magg·io 1940 (per. giorno Io giugno). Ministro Popov mi ha ,detto di aver ieri ricevuto questo Ministro sovietico Lavrentiev reduce da Mosca. Oggetto principale della conversazione l'andamento, nel complesso non molto favorevole, degli scambi commerciali bulgaro-russi. Il cotone, infatti, sovietico appare essere ora nuovamente in viaggio verso la

Bulgaria ma nelle altre correnti di prodotti si è prodotta una stasi. Da parte russa si è fatto presente come ciò sia soprattutto imputabile alla Bulgaria la

quale effettivamente non ha provveduto, a causa principalmente delle attuali oscillazioni dei prezzi, alle sue promesse forniture di tabacco alla Russia.

Circa la situazione politica Lavrentiev, che peraltro è elemento che appare non eccessivamente al corrente di taluni sviluppi, ha confermato come a Mosca si dia oggi prova e sensazione di calma e che anche nei confronti della Romania la circostanza che Bucarest continua a mantenere circa un milione di uomini sulle frontiere non produce colà alcuna visibile reazione.

Lavrentiev, come ho comunicato telegraficamente, si prepara ora a raggiungere Belgrado, dove i Sovieti non hanno alcun rappresentante, per procedere allo scambio delle ratifiche dell'Accordo commerciale russo-jugoslavo. La sua permanenza nella capitale jugoslava è prevista di breve durata.

(l) Non pubblicato.

637

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRRIERE 115. Sofia, 29 maggio 1940 (per. giorno lo giugno). Sono pervenute anche qui, a mezzo soprattutto di corrispondenze fornite da Agenzie, informazioni circa una decisione del Governo jugoslavo di provvedere ad inviare nuovamente in congedo alcune classi, ma fino a questo momento la Legazione di Bulgaria a Belgrado nulla ha comunicato al riguardo. Ministro Popov mi ha in proposito detto che da parte bulgara ci si sarà molto grati se da parte nostra vorremo far conoscere a Sofia cosa effettivamente ci risulti circa questi pretesi congedamenti di contingenti jugoslavi. Aggiungo, in argomento, che oggi a Sofia si è diffusa la voce che questa

semismobilitazione jugoslava sia stata la conseguenza di un « perentorio » consiglio dato da Berlino a Belgrado.

638

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATISSIMO PER CORRIERE 103. Parigi, 29 maggio 1940 (per. giorno lo giugno).

Mi riferisco al mio telegramma n. 386 (1).

Mentre Governo, giornali e parlamentari cercano addossare al saggio Sovrano del Belgio responsabilità di fatti unicamente imputabili all'insufficienza politico-militare della Francia, rivelatasi in misura difficilmente prevedibile, malcontento del pubblico va crescendo ma tuttora in sor.dina. Esso non trova ancora possibilità di esteriorizzarsi e tanto meno di produrre subito conseguenze pratiche apprezzabili ma induce Governo a rafforzare misure precauzionali e cercare accreditare illusioni su possibilità difesa linea Somme-Aisne. Forse

solo quando illusioni cadranno ed insieme cadrà Parigi, appariranno chiare ai francesi le colpe di coloro che li hanno spinti in una situazione senza uscita e potranno aver luogo serie reazioni.

Per ora corrono voci vaghe e contraddittorie che non sembrano aver molta consistenza. Si parla, come al solito, di cambiamenti di governo: un Ministero Pétain, destinato a fare accettare una pace a più o meno breve scadenza .

Per ciò che concerne atteggiamento Italia, alcuni gfà credono che una ritirata francese, dopo caduta Parigi, sulla linea Loira-Rodano non tanto darebbe occasione quanto imporrebbe all'Italia la necessità di occupare i dipartimenti francesi di frontiera dove noi arriveremmo prima dei tedeschi e che non potrebbero, dopo la partenza delle truppe francesi restare res nullius.

Questa occupazione italiana potrebbe farsi, secondo siffatta ipotesi, senza una vera e propria dichiarazione di guerra dell'Italia alla Francia, ma costituirebbe in ogni caso per noi un pegno decisivo da far valere al momento della pace generale.

La caduta di Parigi sembra ad ogni modo il fatto che potrebbe avere una influenza sulle decisioni francesi, pur dovendosi, allo stato attuale delle cose, fare riserve anche su queste possibilità.

È augurabile quindi, da molti punti di vista, che i tedeschi non trascurino questo obiettivo al quale, per la diversa natura dei mezzi da imp·iegare, le loro forze potrebbero rivolgersi nello stesso tempo che contro l'Inghilterra.

(l) Vedi D. 549.

639

IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 78. Bucarest, 29 maggio 1940 (per. giorno 2 giugno).

Si ha il pregio di trascrivere per opportuna notizia, quanto mi ha testè conoscere questo R. Addetto Aeronautico: «Comunico le seguenti informazioni ed impressioni tratte dalla odierna mia visita all'Addetto Aeronautico tedesco. Il col. Gerstenberg è rientrato il giorno 23 corrente da Berlino ove si è recato "per una breve corsa" come egli afferma.

Durante la nostra conversazione egli ha voluto d1rmi che la Germania non ha nessuna intenzione di attaccare la Romania ed è poi usc'ito nella seguente esclamazione: " Gli ungheresi sono dei pazzi. Hanno concentrato 2 o 3 corpi d'armata sulle frontiere con la Germania e con la Slovacchia ". Concludendo: " La Slovacchia non si tocca perchè è Germania ". Ciò mi è sembrato tanto più sintomatico in quanto egli appariva interessato a !asciarmi intendere che è l'Ungheria che minaccia.

Parlandomi dall'intervento dell'Italia ha voluto spiegarmi, senza che io glielo chiedessi, che i nostri obiettivi sono il Marocco francese e Gibilterra mentre ha lasciato cadere, di proposito, qualsiasi accenno ai Paesi balcanici».

49t

640

IL MINISTRO A L'AJA, DIANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 1514/431. L'Aja, 29 maggio 1940 (per. giorno 13 giugno).

Oggi a mezzogiorno, con una cerimonia che i giornali locali hanno definito sobria, H Commissario del Reich per i territori olandesi occupati, Ministro Seyss-Inquart, ha preso possesso delle sue funzioni.

Nella storica Ridde1·zaal del Binnenhof, il gen. von Falkenhausen, sinora capo dell'esercito tedesco in Olanda, ha consegnato i suoi poteri al successore, generale aviatore Christiansen, mentre il sig. Seyss-Inquart assumeva l'alto potere civile. Erano presenti alla cerimonia tutti i segretari generali dei Ministri olandesi, con a capo il sig. Snouck Hurgronje, Segretario Generale del Ministero degli Affari Esteri. Può avere qualche interesse riferire che i segretari generali suddetti erano già stati ricevuti in udienza privata il giorno prima dal sig. Seyss-Inquart, che li aveva richiesti di prestare la loro collaborazione nell'interesse comune della buona amministrazione dei territori occupati. I segretari generali avevano risposto che prima di consentire dovevano chiedere l'autorizzazione dell'ex comandante in capo olandese gen. Winkelman, al quale la Regina partendo aveva affidata una specie di reggenza, e dal quale essi ritenevano dipendere tuttora. Ottenuta l'autorizzazione del gen. Winkelman i segretari generali avevano dichiarato che essi, e tutte le autorità amministrative olandesi, erano disposti a prestare la loro collaborazione nell'interesse del paese, ed a condizione beninteso che non si richiedesse da loro nulla in contrario con il giuramento di fedeltà alla costituzione.

Il gen. Winkelman non ha assistito alla presa di possesso del nuovo Commissario civile, ma è stato rilevato che il gen. Falkenhausen prima di lasciare l'Olanda si è recato a far visita di commiato all'ex comandante in capo olandese, il quale appare conservare ancora alcune funzioni ed una certa autorità, difatti continuano ad essere pubblicate disposizioni ed· ordinanze con la sua firma.

Il sig. Seyss-Inquart, che ha assunto il titolo di « Commissario del Reich per i territori olandesi occupati», ha diretto alla popolazione un proclama, qui unito in traduzione (1), nel quale dichiara di voler « tutelare gli interessi del Reich nei territori olandesi, che sono sotto la tutela delle truppe tedesche». Egli ha ·inoltre pronunziato un lungo .discorso d'occasione, qui egualmente unito in traduzione (2), nel quale ha ricordato come la Germania non avesse mai voluto la guerra ed il conflitto attuale essere una conseguenza di Versaglia, ha spiegato che l'occupazione del paese è stata provocata dalla necessità di prevenire un'aggressione degli alleati, ha ricordato la comunanza di sangue fra tedeschi ed olandesi, ha lodato il comportamento dell'esercito olandese, ed ha

infine promesso di voler rispettare la popolazione, le libertà e le convinzioni politiche del paese.

Il discorso ha suscitato una buona impressione, e viene giudicato una conferma del proposito tedesco di mantenere un atteggiamento amichevole nei riguardi della popolazione dei territori occupati.

L'organizzazione degli uffici del Commissariato civile è stata subito iniziata, ed i nuovi uffici cominceranno a funzionare fra pochi giorni.

Il sig. Se~ss-Inquart avendo fatto conoscere che, occupatissimo in questi primi giorni, non gli era possibile ric-evere nessuno, ho creduto opportuno fare una visita di cortesia al Ministro Bene, venuto al suo seguito col titolo di « Delegato speciale del Ministero degli Affari Esteri » e col quale anche altri pochi colleghi hanno preso contatto. Il Ministro Bene, che è da tre anni Console Generale a Milano, mi ha accolto con cameratesca cordialità, e mi ha detto che egli continua egualmente nelle sue funzioni a Milano, dove conta di recarsi periodicamente per il disbrigo delle pratiche di ufficio.

(l) -Non pubblicato. (2) -Non pubblicato.
641

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. RISERVATO 2597. Sofia, 29 maggio. 1940 (per. giorno 14 giugno).

Questo Ministro degli Affari Esteri, Popov, mi ha oggi nuovamente, e a lungo, parlato dei rapporti tra Bulgaria e Jugoslavia.

Occasione è stata data da una mia domanda intesa a conoscere quale atteggiamento Sofia intendesse realmente assumere nei confronti della imminente riunione economica dell'Intesa balcanica indetta, come è noto, per il primo giugno a Belgrado.

Popov, nel confermarmi, come ho comunicato -telegralficamente, che la Bulgaria intende rimanere del tutto assente, sotto qualsiasi forma, dalla riunione stessa, ha aggiunto, relativamente a talune voci, di recente diffusesi, di possibili future collaborazioni balcaniche, che egli non prevede alcuna prossima iniziativa e deliberazione della Intesa balcanica destinata a promuovere una qualche adesione di Sofia.

Ciò premesso, il Ministro degli Affari Esteri mi ha 'imianzi tutto accennato alla circostanza che non sono ormai mistero per nessun viaggiatore che transiti tra Belgrado e Sofia la costruzione da parte jugoslava di talune opere di fortificazione di campagna alla frontiera tra i .due Paesi ed un certo rinforzamento delle unità jugoslave dislocate in quella zona. Popov ha ritenuto opportuno attirare in questi giorni su questi concentramenti, che non trovano motivo nella situazione politica esistente tra la Bulgaria e la Jugoslavia, l'attenzione di questo Ministro di Jugoslavia, Milanovié, il quale pur avendo promesso che avrebbe telegraficamente e senza indugio richiesto spiegazioni a Belgrado, non si è più, fino a questo momento, fatto vivo.

In questa situazione è giunta ora, a mezzo di telegrammi di Agenzie, la

notizia che la Jugoslavia avrebbe di colpo deciso di effettuare una certa smobi

litazione di taluni contingenti. Da parte bulgara, come ho comunicato con il mio

telegramma per corriere odierno n. 0115 (1), non si hanno notizie dirette sui

motivi di una tale deliberazione che potrebbe essere motivata o da rinnovate

assicurazioni ,di Roma nei confronti di Belgrado, o, come ho riferito, per dovere

di cronaca, circa le voci qui oggi circolanti, da un preteso « perentorio » con

siglio dato da Berlino a Belgrado di non insistere sulle precedenti misure di

mobilitazione.

Popov ha poi aggiunto di avere avuto proprio ieri una lunga conven;a

zione con un giornalista serbo, che ha da poco assunto la direzione dell' Echo de

Belgrade, già tenuta fino a poco tempo fa da un francese. Questo giornalista,

per ragioni di parentele e per conoscenza di ambienti appare essere elemento

molto bene 'informato sulla situazione interna della Jugoslavia e sugli orienta

menti di Belgrado.

Ora egli ha accennato a Popov come a Belgrado continui a manifestarsi,

anche se velatamente, il disagio tuttora esistente nella situazione tra Serbi e

Croati e come si parli ora persino della rinascita di una questione montenegrina.

Ha aggiunto inoltre che Korosec appare essersi recato recentemente in Germania

insieme con un altro uomo politico, già Ministro di Stato nel Gabinetto Stoja

dinovié e che, in questi ultimissimi giorni, sono apparse a Belgrado voci che

farebbero pensare alla possibilità di un mutamento ministeriale ed alla crea

zione di un Gabinetto Cincar-Markovié, maggiormente orientato verso il Reich.

Causa di questa situazione va in certo modo ricercata nei successi militari germanici in terra di Francia che hanno finito per deprimere gli elementi militari serbi, tradizionalmente francofili, i quali oramai hanno rinunziato a qualsiasi programma espansionista jugoslavo e dichiarano ad ogni momento di preoccuparsi oggi unicamente delle conservazione delle attuali posizioni jugoslave. La stessa Missione militare francese che si era installata a Belgrado appare avere molto diminuito la sua attività.

Belgrado ha avuto un momento, che ha praticamente concordato, in certo modo, con la tensione nei riguardi dell'Italia, nel quale ha rivolto gli sguardi verso Mosca. Ora all'Accordo commerciale dovrebbe tener dietro un qualche riavvicinamento di natura politica che potrebbe anche culminare con la ripresa delle normali relazioni. In tutto ciò Mosca ha mostrato sostanzialmente un atteggiamento piuttosto riservato e prudente ed è stata senza dubbio Belgrado quella delle ,due parti che si è lanciata più innanzi e ha dato prova di voler giungere al riavvicinamento a qualunque costo. Da parte bulgara non si ha però in proposito alcuna conferma della voce, circolata ad un certo momento e che pretendeva che la Jugoslavia si sarebbe spinta a chiedere addirittura una garanzia sovietica per le sue frontiere.

O) Veèi D. 637.

642

RIUNIONE PRESSO IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, DEL CAPO DI STATO MAGGIORE GENERALE, BADOGLIO E DEI CAPI DI STATO MAGGIORE, DELL'ESERCITO, GRAZIANI, DELLA MARINA, CAVAGNARI, DELL'AERONAUTICA, PRICOLO

(Pubbl. Hitler e Mussolini: Lettere e Documenti, cit., pp. 43-47)

VERBALE SEGRETO (1). Palazzo Venezia, 29 maggio 1940, ore 11.

Duce: Vi ho convocati questa mattina per comunicarvi quanto segue: Nel mio memoriale del 31 marzo (2) ho spiegato con una logica che La Maestà il Re ha trovato « geometrica » :

-che non possiamo assolutamente evitare la guerra;

-che non possiamo farla con gli alleati;

-che non possiamo farla che con la Germania.

Rimaneva la data, cioè H problema più importante da risolvere in relazione al ritmo di guerra. Questa data era stata, in un primo tempo, fissata per la primavera del 1941. Dopo la facile conquista della Norvegia e la dominazione della Danimarca io avevo già accorciato questa data ai primi di settembre del 1940. Adesso, dopo la conquista dell'Olanda, la resa del Belgio, l'invasione della Francia e la situazione generale che si è determinata io ho ancora accorciata questa distanza e considero tutti i giorni, buoni per entrare in guerra, dal 5 giugno prossimo venturo.

La situazione attuale non permette ulteriori indugi perchè altrimenti noi corriamo dei pericoli maggiori di quelli che avrebbero potuto essere provocati con un intervento prematuro. D'altra parte, a mio avviso, la situazione -per quello che riguarda i così detti alleati -è definita. Nell'ultima lettera che mi ha mandato Hitler (3) e che ho letta ieri al Maresciallo Badoglio, sono contenute queste affermazioni:

-la Germania ha mobilitato 220 divisioni; di queste, 10 sono in Norvegia; 15 in Polonia; 15 o 20 sono da considerarsi provate. Restano 165 divisioni intatte che la Germania può lanciare nella mischia quando vuole, contro 70-80 divisioni francesi, perchè su quelle inglesi non si può ormai contare come apporto di masse;

-oltre a ciò, superiorità schiacciante dell'aviazione germanica sulla francese; meno schiacciante su quella inglese. Comunque superiorità indiscutibile.

Questa realtà può essere alterata? No. Non può essere alterata con la produzione della Francia perchè i Tedeschi bombarderanno tutti i centri di produzione, nè con la produzione dell'America perchè anche se fossero inviati i 2500 appare,cchi esistenti attualmente -secondo il discorso di ieri del Presidente Roosevelt -il portare questi apparecchi in Europa sarebbe già un'impresa. difficile, ed avendo i Tedeschi oc,cupato i punti delicati della costa francese, anche

le operazioni di sbarco sarebbero problematiche, almeno nella fascia settentrionale.

Lo stesso Re del Belgio ha giustificato -ed a mio avviso è pienamente giustificabile -il suo atteggiamento anche a causa delle enormi sofferenze della popolazione civile. Il sig. Pierlot è meno importante del Re del Belgio; è un mediocre politicante venuto fuori dalla fiducia dei regimi parlamentari.

Tutte le informazioni, che sono unanimi nel constatare questo stato di fatto, (è chiaro che la strategia tedesca si dirigerà verso Parigi e Londra) pongono la domanda se il popolo potrà resistere successivamente sulle linee dei fiumi della Francia.

Ora mi domando se questa resistenza non sarà fiaccata quando noi interverremo. La Francia non può sperare in niente prima del 1942, ed a quell'epoca le cose saranno liquidate.

Precisato che dal 5 giugno in poi l'ora X può arrivare da un momento all'altro, io confermo -per quel che riguarda le direttive politico-strategiche la mia memoria del 31 marzo. Sul fronte terrestre non potremo fare nessuna cosa di spettacolare; ci terremo sulla difensiva. Si può prevedere qualcosa sul fronte Est: caso Jugoslavia.

Le nostre forze si dirigeranno verso l'Inghilterra, cioè verso le sue posizioni e forze navali in porto e,d in navigazione nel Mediterraneo. Come previdi il 26 maggio 1939, la guerra aereo-marittima su tutte le frontiere.

Questo ho confermato all'Ecc. Graziani l'altro giorno quando mi metteva sott'occhio la situazione dell'Esercito. Considero questa situazione non ideale ma soddisfacente. D'altra parte se tardassimo due settimane od un mese non miglioreremmo la nostra situaz·ione, mentre potremmo dare aHa Germania l'impressione di arrivare a cose fatte, quando il rischio è minimo, oltre alla considerazione non essere nel nostro costume morale colpire un uomo che sta per cadere. Tutto ciò infine può essere grave nel momento della pace definitiva.

Per quel che riguarda la situazione del popolo italiano, di cui bisogna tener conto, dico: il popolo italiano, sino al primo di maggio, temeva di andare in guerra troppo presto e tendeva ad allontanare questa eventualità. Ciò è comprensibile. Ora due sentimenti agitano il popolo italiano: primo, il timore di arrivare troppo tardi in una situazione che svaluti il nostro intervento; secondo, un certo stimolo all'emulazione, di potersi lanciare col paracadute, sparare contro i carri armati ecc. Questa è una cosa che ci fa piacere perchè dimostra che la stoffa della quale è formato il popolo italiano è soda.

Fatta questa premessa da oggi nasce l'Alto Comando che de jure sarà reso noto quando la Maestà del Re mi darà il documento che affida a me il Comando delle Forze Armate.

Il mio Capo di Stato Maggiore Generale è il Maresciallo Badoglio. Io do a Lui le direttive che saranno applicate sul terreno esecutivo attraverso i tre Capi di Stato Maggiore dell'Esercito, della Marina e dell'Aeronautica.

Così la cosa è definita. Resta tuttavia un punto che può essere oggetto di chiarimento, ed è questo: tanto il gen. Pricolo che l'amm. Cavagnari ricoprono le due cariche di Sottosegretario di Stato e di Capo di Stato Maggiore. Ora mi

domando se, per avventura, queste due cariche non debbano essere sdoppiate per creare una situazione analoga a quella dell'Esercito.

Aggiungo che l'Alto Comando non avrà che funzioni operative; sarà ridotto all'essenziale; non bisogna creare dei ministeri numero due. L'Alto Comando è formato da un gruppo di uomini che hanno compiti operativi; tutto il resto dell'amministrazione non riguarda questi uomini che devono dirigere forze armate.

Badoglio: Chiede di conoscere se, oltre l'ordinamento stabilito dal Duce, siano previsti altri Comandi.

Duce: Nessun altro Comando.

Badoglio: Dichiara di non avere nulla da osservare nei riguardi dell'ab

binamento, nella stessa persona, delle due cariche di Capo di Stato Maggiore e di Sottosegretario di Stato per la Marina e per l'Aeronautica. Anzi preferirebbe che le cose rimanessero come sono attualmente, data la giornaliera pratica che ha con Cavagnari e Pricolo.

Cavagnari: Fa presente che allo stato attuale dell'ordinamento dell'amministrazione della Marina la funzione di Sottosegretario potrebbe essere considerata una sinecura. Il lavoro procede bene con i Direttori Generali e può essere disbrigato in due ore al giorno. Viceversa lo Stato Maggiore ha compiti molto più vasti e funziona come un vero ministero.

Pricolo: Si associa a quanto è stato detto dall'Ecc. Cavagnari, ma propone la nomina di un altro Capo di Stato Maggiore, in modo che ve ne sia uno per le operazioni ed uno per i servizi; ciò soltanto per divisione di lavoro.

Graziani: Per quanto riguarda l'Esercito ritiene opportuno non mutare nulla dell'attuale ordinamento. Lascerebbe le cose come sono: gen. Roatta sotto Capo di Stato Maggiore unitario che tratta tutta la materia.

Duce: Non ho detto che si debba fare la separazione delle cariche; ho soltanto voluto porre il problema, in considerazione che per l'Esercito era stata riconosciuta questa opportunità. D'ora innanzi Badoglio, sentite anche Starace nelle questioni di sua competeneza come Capo di Stato Maggiore della M.V.S.N.

Graziani: Fa presente che per la sede dell'Alto Comando dell'Esercito sono state requisite due ville a Frascati. Queste due ville potranno forse servire, ma pensa di non muoversi da Roma.

Badoglio: Comunica che il suo Comando non supererà venti ufficiali, lui compreso.

Duce: È bene aver previsto questo trasferimento, ma non credo che ci sarà bisogno di muoversi da Roma. Si guarderanno bene dal bombardarla. Data la situazione è meglio che gli alti Comandi stiano a Roma. D'accordo?

(l) -Documento proveniente dall'Archivio Centrale di Stato, Fondo « Segreteria particolare del Duce •· (2) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. III, D. 669. (3) -Vedi D. 584.
643

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 565. Londra, 30 maggio 1940, ore 2,37 (per. ore 1),55).

Decisione presa da Re del Belgio deporre le armi (alla quale taluni ritengono non sia estranea una qualche azione italiana), se è stata presentata da

-Documenti diplomatici . Serie IX · Vol. IV.

Churchill in termini assai più moderati di quelli usati... (l) pronunciato da Reynaud, continua ad essere bollata da questa stampa come aperto tradimento non solo della causa degli alleati ma anche dalla stessa nazione belga. Ritorna cosi in evidenza il noto sentimento cosi radicato in questa gente, per cui tutti coloro che non sono disposti a sacrificarsi fino all'ultimo nell'interesse inglese, sono senz'altro definiti traditori delle immortali cause libertà e democrazia.

Ciò non toglie che sia profondamente sentita sempre crescente gravità situazione militare di cui si temono anche gravi ripercussioni in Francia.

Una acuta preoccupazione traspare dalle pur controllate e mascherate dichiarazioni ufficiali del Governo, il quale, mentre si affretta a sfruttare capitolazione belga come un prezioso alibi per attribuire al cosidetto tradimento, quella rotta del corpo di spedizione britannico che era invece ormai chiaramente inevitabile, si aggrappa qualsiasi argomento ritenuto idoneo strumento di propaganda per la resistenza ad oltranza. Tipica a tale riguardo è presentazione fatta dell'imbarco truppe inglesi a Boulogne sotto la pressione tedesca; imbarco che viene definito un modello di ritirata ordinata e impavida e tale da confermare una volta di più virtù militari soldati britannici.

Massa del pubblico tiene fino ad ora atteggiamento calmo passivo nel quale hanno uguale parte due elementi: l'esistenza di un Governo di militari con poteri dittatoriali e dal quale si può attendere ancora con fiducia miracolo vittoria e la convinzione assiomatica che anche in questa guerra Inghilterra vincerà ultima battaglia. Progressivo e rapido avvicinarsi minaccia nemico (oggi si ammette qui apertamente possibilità di sbarchi in forza) è argomento di cui il Governo -che ha come sempre presa certa e immediata su questa opinione pubblica -si serve per cercare di imprimere più fattiva energia al paese affermando che l'Inghilterra deve ormai trasformarsi in una vera e propria « fortezza », capace arrestare l'impeto del nemico e provocarne in una lotta, che si desidera e si spera prolungare, la sconfitta finale.

Malgrado tali affermazioni e la innata orgogliosa sicurezza britannica, è

però evidente nei circoli del Governo la sensazione che forse proprio su queste

rive si giocheranno le sorti della Gran Bretagna e dell'Impero.

644

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELEFONO 444. Parigi, 30 maggw 1940, ore 13.

Mi riferisco al mio telegramma n. 438 (2). Ministro Ybarnegaray è venuto a vedermi stamane per dirmi che Governo francese spera ancora sia possibile evitare guerra tra l'Italia e la Francia se si

accetteranno da parte nostra offerte concrete che qui si farebbero per darci soddisfazioni anche di carattere territoriale. Codesto Ambasciatore Francia dovrebbe esporre se non ha già esposto a V. E. offerte di questo Governo il quale afferma avere ormai solidi argomenti per persuadere Londra nei riguardi Gibilterra e Suez. Da parte sua Francia, mi ha detto Ministro, ha « una ben diversa concezione del protettorato tunisino ». Ministro ha invocato argomento solidarietà Mediterraneo che dovrà affermare anche dopo la guerra quale che sia esito, ed altre ragioni intuitive circa equilibrio europeo. Naturalmente mi sono limitato ascoltare non senza però rievocare le dolorose esperienze della storia dei nostri rapporti con la Francia. Certo al momento del supremo pericolo la verità si fa strada in questi cervelli più facilmente che nelle orgogliose teste britanniche.

Ministro mi ha detto infine che Francia è disposta dare mediante accordi all'Italia «tutto quello che noi possiamo desiderare di ottenere mediante una guerra:..

È difficile dire in questo primo momento di resipiscenza verso di noi limiti reali a cui questo Governo potrebbe arrivare nelle sue concezioni della nuova situazione itala-francese nel Mediterraneo e altrove. Certo è però che tali limiti sono in questo momento « realmente » vasti e suscettibili di sempre maggiori sviluppi a misura che situazione militare peggiora (1).

(l) -Nota dell'Ufficio Cifra: c Manca •· (2) -Vedi D. 627.
645

L'INCARICATO D'AFFARI A. LA MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 234. Mosca, 30 maggio 1940, ore 15,55 (per. ore 23).

Mi riferisco ai telegrammi 226 (2) e 232 (3).

Comunicato ufficiale odierno conferma quanto avevo telegrafato con m1e1 telegrammi 204, 210 e 212 (4) circa relazioni russo-franco-inglesi e pone termine a tutte le speculazioni interessate su «inesistente svolta » della politica sovietica.

Dichiarazioni poi che Governo sovietico non può accogliere come delegato speciale nè Cripps nè nessun altro, quando era ben noto a tutti che questo ultimo travasi già in viaggio, è qui considerato come schiaffo senza precedenti a Governo britannico.

Comunicato inoltre sottolinea cattivo umore di questo Governo per assenza Ambasciatore d'Inghilterra da Mosca.

(l) -Il presente documento reca il visto di Mussolini. (2) -Vedi D. 621. (3) -Non pubblicato. (4) -Vedi DD. "461, 522 e 544.
646

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, AL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER

(Pubbl. Hitler e Mussolini: Lettere e Documenti, cit., pp. 49-50)

MESSAGGIO TELEGRAFICO (1). [Roma, 30 maggio 1940].

Ancora una volta vi ringrazio cordialmente per il messaggio (2) che mi

avete mandato e nel quale ho trovato assai interessanti le notizie concernenti

il valore dei soldati dei diversi eserciti.

Nel frattempo mi è giunta notizia della capitolazione del Belgio e vi mando

le mie felicitazioni.

Ho tardato qualche giorno a rispondervi perchè volevo darvi l'annunzio

della mia decisione di entrare in guerra dal prossimo 5 giugno (3).

Se voi riterrete che per una migliore sincronia con vostri piani io debba

ritardare ancora qualche giorno, me lo direte; ma ormai il popolo italiano è

impaziente di schiararsi al fianco del popolo germanico nella lotta contro

nemici comuni.

Durante questi nove mesi lo sforzo compiuto nella preparazione militare è

stato veramente considerevole.

Oggi sono in stato di buona efficienza circa 70 divisioni, delle quali 12 sta

zionanti oltre mare (Libia, 220 mila uomini; Albania 100 mila).

L'Africa Orientale Italiana dispone di 350 mila uomini fra italiani e indi

geni che non entrano in questo conto.

Come già vi ho detto marina ed aviazione sono già sul piede di guerra.

Il Comando di tutte le forze armate sarà assunto da me.

Avendone i mezzi potrei formare altre 70 divisioni, perchè non sono gli

uomini che mancano in Italia.

Dal punto di vista politico ritengo necessario non estendere il conflitto al

bacino danubiano e balcanico, dal quale anche l'Italia deve trarre quei riforni

menti che non le verranno più da oltre Gibilterra.

Considero che una dichiarazione in tal senso, che farò al momento oppor

tuno, avrebbe un eff·etto calmante presso quei popoli e li renderebbe del tutto

refrattari a eventuali tentativi degli alleati.

Ciò stabilito, i nostri Stati Maggiori prenderanno le misure necessarie per

quanto riguarda lo sviluppo delle operazioni.

Nell'attesa di una vostra risposta, accogliete, Flihrer, le espressioni della

mia cameratesca amicizia (4).

n. -14337/363 P. R.. il 30 maggio 1940, alle ore 16, con istruzioni all'ambasciatore di consegnarlo subito al Fiihrer.
(l) -Il presente messaggio è stato trasmesso da Ciano ad Alfieri con T. per telefono (2) -Vedi D. 584. (3) -Vedi D. 642.

(4) Vedi Documents on German Foreign PoUcy 1918-1945, Series D, vol. IX, cit., DD. 356,343 e 350. ·

647

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 585. Berlino, 30 maggio 1940, ore 16,01. Questo Ministero Esteri dimostra vivo compiacimento per rifiuto Russia accogliere missione Cripps. Si trova ora ciò costituisce netta smentita alle voci corse recentemente sull'atteggiamento Mosca. Questo Ministero Affari Esteri ha inviato iersera circolare alle sue Rappresentanze all'estero per precisare che rapporti russo-tedeschi non hanno subito

cambiamento e che quindi sono completamente tendenziose notizie di un preteso avvicinamento sovietico agli Alleati.

648

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. URGENTE 87. Ankara, 30 maggio 1940, ore 16,15 (per. giorno 31, ore 5,20). Questo Ministro di Egitto si è recato dal Ministro dell'Ungheria. Ha chiesto al sig. Mariassy la sua opinione se l'Italia attaccherà a causa del Canale di Suez ed anche la sua opinione su quello che l'Italia si propone di ottenere nei riguardi di Suez, e cioè sua preponderanza politica ed una forte posizione amministrativa. Mariassy ha risposto cortesemente ma evasivamente. Il Ministro d'Egitto ha allora manifestato il suo parere che l'Italia potrebbe avere soddisfazione se facesse valere i suoi desiderata al momento della pace, astenendosi Egitto. Il Ministro di Egitto ha detto poi a Mariassy che la Germania non dovrebbe avere interesse acchè la guerra venga portata sul Canale di Suez perchè avrebbe invece interesse a conservare la libertà di quella via di comunicazione e perchè in definitiva può essere utile alla Germania che deliberatamente diventi nel dopo guerra uno Stato semi-neutrale quas'i come la Svizzera. Il Ministro di Egitto ha continuato confidando a Mariassy che il suo Paese nello stato di grande inquietudine in cui si trova avrebbe vivo desiderio di conoscere il punto di vista sulla questione ed ha sondato Mariassy se fosse disposto a chiederlo a von Papen. A questa richiesta del Ministro d'Egitto Mariassy ha risposto affermativamente in via di massima. Tuttavia è subito venuto da me per concertare sul seguito da dare alla cosa. Siccome il Ministro d'Egitto mi ha annunziato una sua visita per oggi alle ore 17, siamo restati d'accordo con Mariassy che egli attenderebbe il risultato di questa mia conversazione prima di fare qualche passo presso von Papen. Mariassy è anche disposto ad attendere 48 ore per i suggerimenti che io potrei dargli in seguito ad eventuali istruzioni di V. E. Benchè il Ministro d'Egitto abbia parlato a Mariassy in nome proprio, Ma

riassy ha avuto la netta impressione che egli agiva in base ad istruzioni del suo Governo.

649

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 235. Mosca, 30 maggio 1940, ore 19,05 (per. ore 23).

Questo Ambasciatore di Germania mi ha dato lettura di un telegramma ricevuto stamane da Ribbentrop in cui è detto che Governo italiano è pronto normalizzare sue relazioni con il Governo sovietico e rinviare Ambasciatore a Mosca purchè Governo dell'U.R.S.S. faccia altrettanto.

Rientro sede degli Ambasciatori già accreditati dovrebbe essere effettuato nei prossimi giorni e notizia annunziata con brevissimo comunicato. Ribbentrop ha dato istruzioni all'Ambasciatore di Germania di interessarne d'urgenza Molotov lasciando libero AmbasciatoJ;"e di Germania concordare data comunicato e partenza degli Ambasciatori.

Ribbentrop termina dicendo informare Incaricato d'Affari d'Italia a Mosca.

Ambasciatore di Germania vedrà Molotov domani ma ritiene non gli sarà possibile dare una risposta precisa a Berlino perchè Molotov dovrà evidentemente riferire a Stalin. Egli conta poter rispondere dopo il secondo colloquio.

Dalla lettura del telegramma fattami dall'Ambasciatore di Germania ho tratto impressione che comunicato che egli intende proporre a Molotov è formulato in modo da fare apparire essere iniziativa italiana inviare per prima proprio Ambasciatore a Mosca (1).

650

IL MINISTRO A STOCCOLMA, FRANSONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 113. Stoccolma, 30 maggio 1940, ore 19,55 (per. giorno 31, ore 1,40).

Questo Ministro degli Affari Esteri non ritiene che l'occupazione del porto Narvik da parte truppe inglesi abbia per ora rilevante valore dal punto di vista militare. Data la natura del posto e attuale posizione dei tedeschi sulle alture circostanti, Narvik potrà servire come base alla marina britannica soltanto se a mezzo di altre operazioni potrà essere completata quella odierna dell'occupazione del porto. A sud di Narvik, sull'altro lato dello stesso Fiordo, gli inglesi avrebbero anche sbarcato truppe, mentre un importante campo di aviazione starebbero completato nella regione di Tromso, secondo quanto sa questo Ministro degli Affari Esteri. La pressione più forte e più pericolosa è esercitata dalle truppe norvegesi rafforzate da contingenti di alpini francesi; sulla linea tedesca schierata fra Narvik ed il confine svedese a protezione linea ferroviaria si susseguono accaniti combattimenti. I tedeschi molto inferiori di numero sono tuttavia decisi a non cedere.

Se nuovi avvenimenti a Narvik non hanno dato al Governo norvegese eccessive preoccupazioni, queste permangono sempre gravi per possibili sviluppi eventi.

Tentativi di cui al mio telegramma n. 110 (l) devono considerarsi falliti.

Ho ragione di ritenere che questo Governo continua a mostrarsi per quanto possibile più condiscendente verso Berlino. I 600 marinai di cui al mio telegramma n. 103 (2) avrebbero già raggiunto la Germania in Svezia.

(l) Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. IX, cit., DD. 344 e 349.

651

L'AMBASCIATORE A RIO DE JANEIRO, SOLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 68. Rio de Janeiro, 30 maggio 1940, ore 20,03 (per. giorno 31, ore 1,40).

Vostro telegramma n. 79 e 80 (3).

Ministro Affari Esteri presso il quale ho compiuto stamane passi prescrittimi, mi informa ora, dopo aver preso gli ordini del Presidente della Repubblica, che Brasile accetta assumere protezione interessi italiani in Francia, Gran Bretagna, domini e colonie eccezione fatta del protettorato Tunisia, nell'eventualità partecipazione Italia conflitto.

652

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. URGENTISSIMO PER TELEFONO 449. Parigi, 30 maggio 1940, ore 20,15.

Mio telegramma n. 444 (4). Ministro de Monzie mi fa sapere che è ·in preparazione nota contenente concrete offerte francesi all'Italia. In proposito si starebbe tuttora discutendo con Londra (5).

653

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 88. Ankara, 30 maggio 1940, ore 21 (per. giorno 31, ore 2,50).

Mio telegramma n. 87 (6). Ministro d'Egitto venuto oggi da me, mi ha detto approssimativamente stesse cose che a Mariassy, riferite nella prima parte del citato telegramma. In sostanza voleva persuadermi che l'Italia nel suo interesse stesso dovrebbe battere la Francia sulle Alpi e realizzare poi nella pace le sue aspirazioni mediterranee.

Un attacco da parte nostra sul Canale di Suez, secondo l'opinione del Mini

stro di Egitto, estenderebbe immediatamente il conflitto ai Balcani ed al vicino

Oriente. Poichè mi chiedeva il mio avviso sull'eventualità e il destino dell'in

tervento 'italiano, gli ho detto che in proposito potevo soltanto ripetergli le frasi

del discorso di V. E. a Milano. Ministro d'Egitto che sembrava molto preoccu

pato per le sorti del suo Paese ha ricordato ad ogni buon fine i secolari vincoli

di amicizia fra l'Italia e l'Egitto. Gli ho risposto che l'Italia ne aveva dato sem

pre le prove, ma che la questione oggi investiva tutto il problema del Mediter

raneo nel quale Egitto non è sempre arbitro delle sue decisioni.

A mia volta gli ho domandato che cosa pensasse dell'atteggiamento della

Turchia.

Mi ha risposto che la Turchia cercherebbe di non entrare in guerra anche

se conflitto si estendesse in qualche zona dei Balcani, per esempio in Jugoslavia,

ma che non potrebbe sottrarsi all'obbligo di assistenza previsto dal patto tri

partito se la guerra scoppiasse nel Mediterraneo Orientale.

A Mariassy ho comunicato che il Ministro di Egitto mi ha parlato nello

stesso senso che a lui con esclusione beninteso della parte che riguarda von

Papen e la Germania.

(l) -Vedi D. 560. (2) -Vedi D. 512. (3) -Vedi D. 629. (4) -Vedi D. 644. (5) -Il presente documento reca il visto di Mussolini. (6) -Vedi D. 648.
654

IL MINISTRO A DUBLINO, BERARDIS, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 21. Dublino, 30 maggio 1940, ore 21,05 (per. giorno 31, ore 1,15).

Seguito miei telegrammi 13 (l) e 19 (2) del 25 corrente e del 27 corrente.

Nel corso della conversazione avuta con il Vice Direttore Generale irlandese

Affari Esteri, questi ha detto che «suggestioni di natura politica fatto recente

mente Londra durante le trattative commerciali non hanno dato (dico non

hanno dato) alcun approdo ad alcun concreto risultato». Ciò che del resto era

apparso quasi evidente attraverso tono questa stampa questi ultimi giorni nei

confronti britannici (vedi telegramma Stefani ultimi giorni). Interlocutore non

ha voluto specificare carattere tali suggestioni ma tratterebbesi forse di formule

escogitate da Londra allo scopo di addivenire intesa fra Irlandesi e Ulsteriani

per comune difesa militare 'in cambio promessa di unità politica favore Eire.

Impossibilità mettere d'accordo Belfast e Dublino avrebbe impedito accordo

prospettato.

655

IL MINISTRO A DUBLINO, BERARDIS, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 22. Dublino, 30 maggio 1940, ore 21,10 (per. giorno 31, ore 0,45).

Questi circoli governativi escludono eventualità che comando germanico possa 'indursi estendere in Irlanda operazioni militari contro Inghilterra. Qui si afferma che germanici sono troppo precisi nei loro obiettivi per non commettere errore politico di uno sbarco nell'isola, anche se pensano alla partizione.

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D. 603.
656

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 164. Belgrado, 30 maggio 1940, ore 22,45 (per. giorno 31, ore 0,45).

Telegramma di V. E. n. 128 (l) in data odierna. Notizia pubblicata da D.N.B. non risulta esatta. Stesso corrispondente predetta Agenzia da Belgrado ha dichiarato a corrispondente Stefani che aveva raccolto tale notizia ufficiosa e l'aveva segnalata «per informazione».

R. Addetto Militare conferma dal canto suo che nessuna misura di tale

portata risulta in atto sino questo momento. Nessuna conferma esiste neppure di un Consiglio di Gabinetto iersera. Sta di fatto che da circa sei giorni misure militari appaiono stazionarie

con tendenza decrescente (mio telegramma per corriere 089 in data 28 corrente)

(2) vi sono anche in via di congedo o meglio predisposti per congedo alcune categorie richiamati, sempre ciò ambito rotazione ma con tendenza progressivo deflusso. Circa esatta entità e portata tali misure mi riservo riferire non appena possibile.

657

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. URGENTISSIMO PERSONALE PER TELEFONO 452. Parigi, 30 maggiO 1940, ore 22,50.

Daladier mi ha pregato recarmi da lui stasera alle ore 20,15. Mi ha detto Governo francese da tutte le informazioni ricevute doveva ritenere fosse imminente entrata guerra Italia, avvenimento che egli non riusciva a qualificare nella sua gravità storica attuale e per avvenire nostri due popoli. La Francia alleata dell'Inghilterra faceva quindi a piena conoscenza di quest'ultima un appello supremo all'Italia alleata della Germania; passo che veniva cosi compiuto nel quadro delle alleanze esistenti.

Daladier mi ha consegnato quindi nota di cui trasmetto traduzione letterale con telegramma che fa seguito al presente (3) (4).

(l) -Vedi D. 630. (2) -Vedi D. 618. (3) -Il presente documento reca il visto di Mussolini. (4) -Vedi D. 659.
658

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AI CONSOLI GENERALI AD ALGERI, ARRIVABENE, A BASTIA, MOSCATI, A GIBUTI ARNO', A TUNISI, SILIMBANI, A RABAT, CALISSE, A BEIRUT, SBRANA, ED AI CONSOLI A DAKAR, LO SAVIO, A CASABLANCA, DE FRANCHIS, AD ALEPPO, ZASSO, A DAMASCO, ZECCHIN

T. 14514 P. R. Roma, 30 maggio 1940, ore 23.

R. Ambasciata Parigi ha avuto istruzioni di affidare, in caso eventuale conflitto, tutela interessi italiani 'in Francia e paesi sotto controllo francese e Rappresentanze diplomatiche e consolari del Brasile (1).

È stato al riguardo opportunamente interessato Governo brasiliano.

Ove non esista costi Consolato del Brasile, prego avanzare proposte telegrafiche circa Consolato di altro Stato neutro cui potrebbe essere affidata, nel caso anzidetto, tutela interessi italiani in codesta circoscrizione consolare.

659

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PERSONALE PER TELEFONO 453. Parigi, 30 maggio 1940, ore 23,25.

Mi riferisco al mio telegramma 452 (2).

Ecco testo Nota consegnatami da Daladier:

« Governo francese affida all'Ambasciata d'Italia la cura di trasmettere al Capo del Governo italiano la solenne comunicazione che gli dettano i suoi doveri storici ed il voto della Nazione francese.

Noi non possiamo più ignorare che una minaccia di conflitto pesa sui rapporti franco-italiani. Questa minaccia non è condizionata dalla guerra di cui noi abbiamo assunto rischio pn dal settembre 1939 poichè da quella data stessa l'Italia non ha associato le sue armi alle armi della Germania. Inoltre in ogni circostanza il sig. Mussolini ha proclamato che l'Italia si preoccuperebbe unicamente di servire il proprio destino quando essa avesse definito i suoi scopi e manifestato le sue volontà.

Si tratta dunque di una rivendicazione italiana che prima di esprimersi in scritti si tradurrebbe in atti e che avrebbe per effetto di incamminare i nostri due popoli verso ciò che il popolo francese ha sempre considerato come una guerra impossibile. In questo stadio preliminare e di fronte ad una eventualità spaventevole per le nostre coscienze noi teniamo a dichiarare:

che non esiste tra la Francia e l'Italia alcuna incompatibilità risultante dalla differenza dei regimi interni dei due Paesi; che noi siamo disposti a considerare tutte le misure suscettibili di conferire forza e durata a questa mutua indipendenza dei due paesi;

che egualmente noi siamo disposti esaminare fin da ora tutto l'insieme delle questioni Mediterraneo interessanti sviluppo Italia;

che nello sviluppo tali negoziati a dei fini generali la Francia, decisa a non rinnegare nè sua alleanza nè suoi impegni, accoglierebbe tutte le soluzioni utili allo stabilimento di un nuovo statuto di collaborazione mediterranea;

che allo scopo di pervenire non già ad un regolamento particolare e precario ma ad un accordo definitivo di sicurezza, noi desideriamo aver ricorso ai negoziati diretti fra le parti interessate.

È tempo ancora di evitare fra noi il peggio, cioè l'abolizione del nostro passato comune e la rovina della nostra comune civiltà. Il nostro passo verso l'Italia non potrebbe essere interpretato come un segno di debolezza in un momento in cui il nostro patriottismo riunisce le passioni e le energie unanimi della Nazione.

Esso tende semplicemente a marcare che noi avremo accettato sollecitare tutto ciò che poteva avvicinare e salvaguardare gli interessi delle nostre Patrie (1).

(l) -Vedi D. 629. (2) -Vedi D. 657.
660

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 589. Berlino, 30 maggio 1940, ore 23,30 (per. giorno 31, ore 1,30).

Weizsacker mi ha oggi comunicato un telegramma dello Ambasciatore di Germania a Mosca relativo al colloquio con Molotov.

Ambasciatore riferisce che avendo chiesto chiarimenti circa voci concentramento truppe sovietiche frontiera russo-romena e circa un trattato militare con Sofia aveva ricevuto nettamente smentita.

Schulenburg tuttavia affermava risultargli che per motivi precauzione erano state effettivamente rafforzate truppe dislocate in Crimea e Caucasla. Weizsacker mi ha comunicato che analoga comunicazione era stata fatta a Budapest.

661

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO PERSONALE PER TELEFONO 454. Parigi, 30 maggio 1940, ore 24.

Dopo lettura della Nota consegnatami Daladier mi ha detto che tale documento veniva affidato soltanto a me perchè lo portassi a conoscenza di V. E. e che non (dico non) ne sarebbe stata fatta comunicazione a mezzo di codesto Ambasciatore di Francia. Mi ha detto che il Governo britannico vi aveva fatto recentemente delle comunicazioni per il tramite di Bastianini (2) ma aveva ricevuto da

Roma un assoluto rifiuto, che questo Ambasciatore d'Inghilterra qualificava « non troppo cortese». Malgrado ciò Governo francese aveva ritenuto dover fare da parte sua il presente passo considerando la particolarità degli interessi e dei rapporti itala-francesi.

Ho ragione di ritenere che documento in questione è stato comunicato a questo Ambasciatore d'America per conoscenza di Roosevelt (l) (2).

(l) -Il presente documento reca il visto di Mussolini. (2) -Vedi D. 589.
662

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE AEREO 79. Bucarest, 30 maggio 1940 (per. giorno 2 giugno).

Questo Ministro degli Affari Esteri mi ha testè dato lettura di un telegramma di istruzioni da lui inviato a codesto Ministro di Romania.

Con tale telegramma il sig. Gafencu informa anzitutto H sig. Bossy delle gravi preoccupazioni suscitate in questo Paese dalle misure militari adottate dall'Ungheria, che avrebbe praticamente proceduto alla mobilitazione generale, nonchè dall'Unione sovietica, che starebbe ammassando ingenti quantitativi di truppe alla frontiera romena: prosegue quindi dicendo che il Governo romeno ha portato quanto precede a conoscenza del Governo tedesco, ritenendo che questo, date le strettissime relazioni economiche che intercorrono fra i due Paesi, annetta importanza preminente alla conservazione dello status quo per quanto concerne la Romania: conclude infine dando istruzioni al sig. Bossy di cercare di essere ricevuto da Voi, Eccellenza, per farVi analoga comunicazione, sottolineando l'importanza che questo Governo annette all'interessamento dell'Italia nei riguardi della Romania ed al suo vivo desiderio di uniformarsi alle direttive politiche italiane e di vedere l'influenza italiana riaffermata in questo settore.

II sig. Gafencu, terminata la lettura di tale dispaccio. ha aggiunto che tanto il Ministro d'Ungheria quanto l'Incaricato d'Affari dei Soviet gli hanno dato esplicite assicurazioni circa il carattere dei concentramenti in questione e circa le intenzioni dei rispettivi governi ma che nondimeno la realtà delle misure militari e dei movimenti di truppe pesa assai più fortemente delle assicurazioni verbali.

Le maggiori preoccupazioni del sig. Gafencu, come egli mi ha confermato.

concernono naturalmente l'atteggiamento della Russia sovietica.

Per quanto invece concerne l'Ungheria egli, dopo avermi ripetuto considerazioni del genere di quelle riassunte alla fine del suo telegramma al sig. Bossy circa le relazioni itala-romene, ha aggiunto che anche nel campo della futura sistemazione dei rapporti romeno magiari la Romania è particolarmente desiderosa di seguire il consiglio e le direttive politiche del Governo fascista.

(l) -Il presente documento reca il visto di Mussolini. (2) -Vedi Foreign Re!ations of the United States, 1940, vol. II, cit., p. 714.
663

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 30 maggio 1940.

L'Ambasciatore Alfieri telefona che partirà domattina, con aeroplano messo a sua disposizione, per consegnare il messaggio del Duce al Fiihrer (1). Egli ritiene di poter effettuare la consegna tra le 16 e le 17.

Appena tornato alla capitale egli riferirà telegraficamente, rimanendo dall'altra parte in attesa di eventuali istruzioni di V. E. per una sua venuta a Roma (2).

664

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELEFONO 455. Parigi, 31 maggio 1940, ore 0,55.

Dopo mia intervista con Daladier Ministro de Monzie mi ha ripetuto personalmente quanto qui ho riferito col mio telegramma n. 449 (3) e cioè che questo Governo ha già studiato concrete offerte da fare all'Italia ove il Duce credesse poter entrare nella via di conversazione. Egli mi ha aggiunto che è stato proprio dietro sua proposta che di tale offerta non è stata fatta menzione nel documento consegnatomi stasera da Daladier.

E ciò per non dare al Duce impressione che la Francia ricerchi accordo soltanto al momento di pericolo e voglia mercanteggiare durante battaglia.

Mi ha detto pure che gli 'inglesi avrebbero voluto fosse messo nella nota Daladier la parola sosterrebbe invece accoglierebbe tutte le soluzioni utili allo stabilimento nuovo statuto di collaborazione Mediterraneo. Ma 'i francesi hanno tenuto duro per accoglierebbe. Mi ha detto infine che la nota Daladier al punto in cui dice: «È tempo ancora di evitare il casus belli» conteneva una frase che ricordava la proposta fatta dal Duce al primo settembre scorso di convocare una conferenza per evitare lo scoppio della presente guerra. Gli inglesi hanno voluto la soppressione di tale frase temendo che essa potesse essere interpretata come una illusione alla possibilità di convocare ancora oggi una conferenza a quattro con la Germania e quindi come un suggerimento francese di pace (4).

(l) -Vedi D. 646. (2) -Questo appunto reca il visto di Mussolini. (3) -Vedi D. 652. (4) -Il presente documento reca il visto di Mussolini.
665

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELEFONO 456. Parigi, 31 maggio 1940, ore 11,20.

Mio telegramma n. 455 (1).

In base informazioni ricevute stamane posso assicuraVi in modo assoluto che il Governo francese ha già studiato proposte concrete da fare all'Italia nel caso che il Governo fascista accettasse di entrare nella via delle conversazioni (2).

666

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 592. Berlino, 31 maggio 1940, ore 15,35 (per. ore 16).

Questo Ministro degli Affari Esteri informa secondo notizie qui pervenute

da Belgrado che il Governo jugoslavo sarebbe in crisi e ciò soprattutto in con

seguenza delle recenti vittorie tedesche.

Fra i probabili successori alla Presidenza del Consiglio si fa il nome di

Maximovié. Agli esteri resterebbe Cincar-Markovié. La partecipazione croata

rimarebbe invariata.

Il cambiamento significherebbe un rafforzamento delle tendenze favorevoli

all'Asse.

Da colloquio avuto con questo Ministro di Jugoslavia, alla Wilhelmstrasse

si è riportata impressione che l'inquietudine registrata a Belgrado nei giorni

scorsi, circa i possibili sviluppi della situazione internazionale, dia segni di una

certa distensione.

667

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 593. Berlino, 31 maggio 1940, ore 16,40.

A proposito tensione fra Russia e Lituania, questo Ministero degli Affari Esteri, nel mettermi al corrente delle informazioni pervenute da Mosca e da Kaunas, ha sottolineato il tono perentorio usato da Molotov nel fare la prima rimostranza al Ministro Lituano a Mosca e il contegno tenuto dal Vice Commissario alla Difesa Nazionale Loktionov, il quale, giunto a Kaunas il 27 corr. per fare una inchiesta sugli incidenti segnalati dal Governo sovietico. si è rifiutato di svolgerla in collaborazione con le Autorità locali.

Mentre si mette in evidenza la premura dimostrata da parte lituana per dare

soddisfazione alla Russia, si nota una voluta intenzione sovietica di dare carattere

di gravità ad incidenti che di per sè apparirebbero di facile soluzione.

I rappresentanti diplomatici tedeschi a Mosca e a Kaunas hanno avanzato la supposizione che l'U.R.S.S. intenda: cercare pretesto per giustificare nuove richieste alla Lituania, come ad esempio la destinazione di sovietici nei Ministeri lituani. Tale supposizione è anche motivata dal fatto che l'U.R.S.S. non ha sino ad ora chiaramente indicato quali provvedimenti dovrebbero essere presi dal Governo lituano per la soluzione della crisi.

Questo Ministero degli Affari Esteri non crede tuttavia che la Russia voglia in questo momento modificare sostanzialmente lo stato dei rapporti con la Lituania.

Notizie relative a movimento di truppe sovietiche alla frontiera lituana sono risultate infondate.

(l) -Vedi D. 664. (2) -n presente documento reca il visto di Mussolini.
668

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

.APPUNTO S. N. Roma, 31 maggio 1940, ore 17.

Ha telefonato l'Ambasciatore Alfieri, rientrato ora a Berlino, per informare di avere stamane rimesso al Fiihrer il noto messaggio (1). Esso è stato accolto da Hitler con viva soddisfazione e con caloroso entusiasmo e il Cancelliere germanico ha. espresso il desiderio di rispondere immediatamente per iscritto.

A tale riguardo l'Ambasciatore Alfieri partirà stasera da Berlino alle 18,30 (ora italiana) in treno -essendo le condizioni atmosferiche sulle Alpi proibitive per un volo -e riceverà al suo passaggio da Monaco, domattina, il messaggio di risposta del Ftihrer.

Qualora possibile l'Ambasciatore Alfieri ripartirà domattina per Roma da Monaco in aereo. Diversamente proseguirà col treno ordinario giungendo a Roma domani sera alle ore 22 circa. In questo secondo caso il Ftihrer ha già predisposto che il suo messaggio sia contemporaneamente telegrafato all'Ambasciata del Reich in Roma.

669

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PERSONALE PER TELESCRIVENTE 599. Berlino, 31 maggio 1940, ore 19,15.

Assicuro avere oggi alle 11 consegnato personalmente messaggio del Duce al Ftihrer al suo Quartier Generale.

Messaggio stato accolto con viva soddisfazione.

Prima di rispondere relativamente alla data Hitler ha voluto consultare suoi generali.

Risposta perverrà entro mezzogiorno domani (2).

(l) -Vedi D. 646. (2) -Il presente documento reca il visto di Mussolini.
670

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 86. Teheran, 31 maggio 1940, ore 21 (per. ore 22).

Voci concentramento truppe sovietiche frontiera Caucaso vengono confermate. Circolano voci che questo Ambasciatore dell'U.R.S.S. avrebbe presentato a questo Governo sette richieste fra cui occupazione di alcuni punti strategici nonchè aerodromi da Tabriz a Meshhed e esclusività su concessioni petrolifere nella zona del Caspio offrendo in cambio protezione politica ed economica dell'U.R.S.S. Scià avrebbe accettato soltanto tre fra le sette richieste e questo Ambasciatore dell'U.R.S.S. si sarebbe riservato riferire al suo Governo. Questo Ministro Germania, pur ignorando passo predetto conferma che intenzioni sovietiche verso Persia sono poco rassicuranti e che non appena sorga un pretesto,

U.R.S.S. applicherà sesto ... (l) del trattato 1921 ed entrerà in Persia. Mentre mi riservo indagare e riferire, è mia impressione che U.R.S.S. approfitti attuale situazione per cercare in Persia stesse garanzie sicurezza imposte agli Stati Baltici e che Gran Bretagna non farebbe seria opposizione a condizione che tali garanzie si riferiscano alla parte settentrionale della Persia seguendo vecchia divisione di questo paese in sfera di influenza russa e inglese. Quando alla Turchia sembra molto dubbio che essa voglia muoversi alla difesa della Persia se U.R.S.S. limiti sua azione alla realizzazione del vecchio programma di occupazione delle Provincie persiane del Nord.

671

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 237. Mosca, 31 maggio 1940, ore 21,45 (per. giorno Io giugno, ore 1,20).

Seguito telegramma 229 (2).

In tutti articoli su Italia e sue posizioni Mediterraneo da me segnalati questi ultimi giorni ritorna con insistenza concetto della debolezza economica del nostro Paese e soprattutto quella dell'impossibilità ottenere rifornimenti materie prime in caso guerra. Questo atteggiamento riflette evidentemente convinz:one questo Governo e certezza che prima o poi Italia dovrà rivolgersi U.R.S.S. per ottenere quei rifornimenti che non potrà più importare dal Mediterraneo. Dal telegramma di V. E. n. 13777 (3) risulta possibilità di un negoziato commerciale con questo Paese. Nell'eventualità di un tale negoziato è mio dovere far presente seguenti punti:

l) che la politica commerciale U.R.S.S. è strettamente collegata con la sua azione politica generale; Governo sovietico si vale delle sue possibilità rifornimenti per ottenere contropartite politiche reali (vedansi abbandono te

desco della sua posizione nel Baltico e odierno atteggiamento Svezia) oltre naturalmente ad adeguati compensi commerciali specialmente in quanto (l) industriale marittimo e armamenti;

2) che eventualmente importanti rifornimenti materie prime non possono oggi essere ottenuti che parzialmente a scapito altri impegni e cioè soltanto nel caso che questo Governo constatasse suo precipuo interesse politico aiuto economico Italia per ottenere vantaggio già prestabilito;

3) che negoziatore previsto accordo economico è esclusivamente Commissario Commercio Estero Mikoyan, armeno furbissimo membro influente Politbureau.

Qualora quindi non si possa essere precisi, premessa la politica specialmente nel settore balcanico, possibilità concludere sostanziale accordo economico si può considerare estremamente difficile.

(l) -Nota dell'Ufficio Cifra: • Manca •. (2) -Vedi D. 229. (3) -Vedi D. 601.
672

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 601. Berlino, 31 maggio 1940, ore 22,10.

Ho nuovamente parlato telefonicamente con Ribbentrop il quale avendo appreso che io non sono partito per Roma mi ha promesso che allo scopo far pervenire la nota risposta entro mezzogiorno di domani invierà un corriere speciale.

673

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AI MINISTRI AL CAIRO, S. MAZZOLINI, E A BAGHDAD, GABBRIELLI

T. 14513 P. R. (2). Roma, 31 maggio 1940, ore 23.

Per il caso di eventuale conflitto o di interruzione di rapporti diplomatici con codesto Paese, prego telegrafare proposte circa rappresentanza diplomatica neutrale, alla quale potrebbe essere affidata tutela interessi italiani in codesto Stato.

674

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 580. Londra, 31 maggio 1940, ore 23,52 (per. giorno 1o giugno, ore 5,40).

Questo Ministro Guerra Economica Dalton mi ha oggi pregato di passare a vederlo e mi ha detto di aver avuto notizia da codesto Ambasciatore d'Inghilterra che. le conversazioni In corso a Roma sulla abolizione del controllo alle navi italiane nel Mediterraneo erano state interrotte, avendo Governo italiano fatto conoscere propria decisione di non proseguire nelle trattative.

37 -Dowmenti diplom.ttici -Serie IX -Vol. IV.

Dalton ha soggiunto di non conoscere motivi della decisione italiana che

gli era giunta inattesa, in quanto conversazioni a Roma si erano fin qui svolte

in modo cosi soddisfacente che il Governo britannico considerava l'accordo vir

tualmente raggiunto.

Avendomi infine Dalton chiesto se potessi fornirgli qualche delucidazione

al riguardo, gli ho risposto che non ero a conoscenza di quanto da lui dettomi e,

a sua successiva richiesta, l'ho assicurato che ve ne avrei ·informato, riservan

domi comunicargli eventuale risposta mio Governo.

(l) -Sic, forse • campo •· (2) -Il telegr,.mma diretto al Cairo porta il numero di protocollo 137, quello diretto a Baghdad il n. 13.
675

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 115. Budapest, 31 maggio 1940 (per. giorno 1° giugno). Nonostante segni distensione chiarificazione situazione sudorientale, nuove assicurazioni sovietiche, secondo notizie raccolte presso questo Stato Maggiore, qui fornite anche tramite Governo germanico, e stessa espressione ufficiale pensiero questo Governo odierno articolo Conte Csaky, si continuano qui manifestare segnalate preoccupazioni verso Sovieti. Presidente Partito Governativo, Barone Vay, antico prefetto, mi ha lungamente intrattenuto situazione in Rutenia, ove a suo dire da qualche settimana propaganda comunista sovietica andrebbe spesso sostituendosi propaganda autonomista dianzi avvertita. Si rilevano contemporaneamente movimenti truppe romene verso Bessarabia, mentre, come risulta presso Stato Maggiore ungherese, questi presta per ora moderata fede notizie smobilitazione jugoslava, di cui fino questo momento non si avrebbero elementi sufficienti controllo. Scontansi altresì nuovi richiami classi anche in Slovacchia. Seguono pertanto qui loro corso già comunicate misure militari, che, se

condo questo Stato Maggiore, Governo jugoslavo avrebbe mostrato nondimeno accogliere con piena comprensione.

676

IL MINISTRO AD ATENE, E. GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 79. Atene, 31 maggio 1940 (per. giorno 2 giugno). Gli avvenimenti che si sono susseguiti, con ritmo travolgente, negli ultimi giorni sui campi di Fiandra hanno suscitato qui la più viva e profonda emozione in tutte le sfere dell'opinione pubblica, ed hanno inferto al prestigio inglese in Grecia un colpo veramente terribile. Anche i più fervidi anglofili non hanno potuto non rendersi conto che ben poco vi è da attendersi in Levante da una Gran Bretagna, che non è stata nemmeno in grado di difendere i Paesi Bassi,

cardine secolare e fondamentale della sua politica europea. L'allarme dell'opinione pubblica per l'estensione, che ognuno ormai prevede prossima, della guerra al Mediterraneo e per il timore che in essa la Grecia nolente possa esservi coinvolta, è addirittura acuto. Il Governo per contro ostenta la più assoluta calma, insieme con la più ferma decisione di mantenere il paese estraneo al conflitto e di difenderlo contro ogni attacco o violazione da qualsiasi parte provenga, Inghilterra compresa. Su quest'ultimo punto osservo che mentre nessuna speciale misura precauzionale è stata presa alla frontiera dell'Epiro, qualche provvedimento, se pure di non grande portata, è stato adottato per la difesa costiera, specialmente nel settore del Peloponneso e nel Golfo di Salonicco.

Secondo le apprenstoni di questa opinione pubblica, il pericolo che la Grecia possa essere trascinata in un conflitto si affaccia da tre lati: Italia, Inghilterra e Turchia. Anche per ciò che riguarda quest'ultima Potenza, il Governo si mostra pienamente fiducioso che essa non solo metterà in pericolo la neutralità greca, ma anzi farà tutto il possibile per mantenersi essa stessa fuori del conflitto, riducendo al minimo immaginabile i casi nei quali dovrebbero trovare applicazione l'accordo di Angora.

Non manca qualche sintomo di un leggero intorbìdamento nei rapporti greco-turchi. Si dice che alla richiesta turca se la Grecia, in caso di una aggressione contro la Jugoslavia, sarebbe intervenuta in difesa di quest'ultima, il Governo ellenico avrebbe risposto che le truppe greche si batteranno soltanto in difesa della Grecia. È sommamente difficile controllare l'esattezza di questa voce, della quale però non può negare l'estrema verosimiglianza, corrispondendo essa totalmente alle ripetute e inequivocabili dichiarazioni del gen. Metaxas. È certo che da qualche giorno i giornali turchi non sono più stati in vendita ad Atene.

Quali che possano essere i destini della Grecia nell'eventualità di conflitto mediterraneo, una cosa è certa, ed è che, a differenza da quanto accadde nel 1916, non esiste in Grecia un partito fautore dell'intervento a fianco dei francoinglesi. Non vi è un solo greco, neppure tra i più fanatici venizelisti, che non sia per la più assoluta neutralità, e nemmeno i numerost elementi che per sentimento, per interesse, per snobismo o per qualsiasi altra ragione vedono con rammarico il rapido tramonto dell'astro inglese, pensano che, dopo la esperienza della Norvegia, dell'Olanda e del Belgio, la Grecia possa seguire tale tramonto con sentimenti che vadano al di là di un platonico rimpianto.

677

IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE AEREO 81. Bucarest, 31 maggio 1940 (per. giorno 2 giugno). Questo Ministro Affari Esteri ha tenuto a darmi comunicazione confidenziale di un telegramma col quale l'Ambasciatore di Romania a Parigi gli dà conto di una sua recente conversazione con il Maresciallo Pétain. Secondo il sig. Franssovié, il Vice Presidente del Consiglio francese, si sarebbe dichiarato contrario, fin dall'inizio, alla guerra in corso ed avrebbe mani

festato la sua convinzione che la Francia, qualora l'Italia prima di entrare in azione intendesse avanzare proposte di pace o di mediazione, dovrebbe acco

glierle e svolgere, presso il governo britannico, opera di persuasione per indurlo

ad accoglierle.

Il Maresciallo Pétain avrebbe aggiunto che egli aveva già espresso tale

avviso in seno al Gabinetto e che lo avrebbe nuovamente ribadito.

Nel comunicarmi quanto precede il sig. Gafencu ha aggiunto che sebbene

si rendesse conto che il Maresciallo Pétain, data la sua età avanzata, rappre

sentasse in seno al Governo francese piuttosto un simbolo che un elemento

politico di reale autorità, aveva tuttavia ritenuto che tale conversazione potesse

presentare per Voi, Eccellenza, un certo interesse, e mi pregava pertanto di

portarla a Vostra conoscenza con preghiera di voler mantenere la sua comuni

cazione strettamente segreta.

678

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 5267/1510. Berlino, 31 maggio 1940 (per. giorno 4 giugno). Segnalo che nel corso di un colloquio da me avuto con questo Ministro dell'Agricoltura, dott. Darré, quest'ultimo, riferendosi anche al viaggio che egli si propone di compiere imminentemente in Italia su invito dell'Eccellenza Tassinari, ha tenuto a porre in evidenza l'utilità della collaborazione itala-tedesca per la risoluzione dei problemi economic-i sorti in conseguenza dell'attuale situazione europea. In particolare Darré ha svolto il concetto che il problema degli approvvigionamenti dei cereali dopo l'occupazione della Danimarca, della Norvegia, dei Paesi Bassi e del Belgio da parte delle forze armate del Reich non intressa soltanto l'economia germanica ma anche quella dell'Italia. I Paesi sopra indicati, infatti, sono importatori di grano e il loro fabbisogno cerealicolo può nell'attuale situazione essere soddisfatto solamente attivando e promuovendo il flusso delle importazioni provenienti dall'est e dal sudovest europeo. E poichè la regione dei Balcani rientra nella sfera dei comuni interessi itala-tedeschi, è comune interesse dei due Paesi -ha osservato il Ministro -di addivenire ad un'intesa nei riguardi di quei mercati di approvvigionamento, evitando ogni inutile e dannosa ragione di concorrenza. (Darré ha sottolineato a questo punto che le difficoltà alimentari di cui si tratta sono determinate dall'occupazione dei nuovi territori, l'economia germanica propriamente detta non destando alcune preoccupazione). Venendo a parlare dell'avvenire, Darré ha espresso la convinzione che questa stessa collaborazione itala-germanica sarà inoltre particolarmente utile a superare le inevitabili gravi difficoltà che sono da attendersi dopo la vittoriosa conclusione della guerra; l'obbiettiva consapevolezza di tali ostacoli -egli ha soggiunto -non deve implicare tuttavia alcun senso di pessimismo. Nel prendere congedo da me, il Ministro Darré ha infine tenuto ad esprimere H proprio compiacimento per l'efficace contributo portato dai lavoratori italiani in Germania all'economia del Reich, facendo inoltre presente che le difficoltà iniziali per l'organizzazione dei vari gruppi di rurali nelle aziende locali fanno oggetto del più attento studio degli organi germanici competenti, e sono state nella quasi totalità dei casi già felicemente superate.

679

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. SEGRETO 5212. Berlino, 31 maggio 1940 (1).

Avendo avuto occasione di visitare Weizsacker alle diciassette di ieri, l'ho prevenuto che era in corso di trasmissione un importante messaggio cifrato del Duce per H Fiihrer, messaggio che avrei dovuto recapitare personalmente ed il più rapidamente possibile. Lo pregavo quindi di 'interessarsi preventivamente affinchè io potessi assolvere l'incarico nel più breve tempo.

Weizsacker ha ritenuto più opportuno di aspettare la ricezione e decifrazione del messaggio prima di mettersi in rapporto con Ribbentrop.

Dopo uno scambio di telefonate, alle venti e trenta mi sono recato nella casa privata di Weizsacker e allo scopo di evitare di dargli un'anticipazione sia pupre ridotta del messaggio (che egli avrebbe voluto trasmettere subito a Ribbentrop) gli ho consegnato la seguente nota con la preghiera di passarla immediatamente al Ministro degli Esteri:

« L'Ambasciatore Alfieri mi comunica in questo momento di avere ricevuto un messaggio urgentissimo del Duce con l'incarico di consegnarlo immediatamente e personalmente al Fiihrer.

Il messaggio si riferisce alla preparazione militare dell'Italia, alla data dell'entrata in guerra dell'Italia e agli sviluppi che si intende dare all'azione. L'Ambasciatore prega di volergli far conoscere al più presto possibile quando

il Fiihrer potrà riceverlo e di facilitargli il viaggio. Secondo gli ordini ricevuti, l'Ambasciatore Alfieri è d'ora in poi sempre a disposizione, pronto a partire~.

La trasmissione ha avuto luogo in mia presenza. Dopo di che Ribbentrop ha desiderato parlare con me al telefono, riservandosi di farmi sapere più tardi dove e quando sarebbe stato possibile incontrare il Fiihrer.

Infatti alle 21,30 egli mi ha telefonato all'Ambasciata per avvertirmi che alla mattina per tempo un aeroplano militare mi avrebbe portato a Bonn, per proseguire poi verso la destinazione dove avrei incontrato prima Ribbentrop e quindi il Fiihrer.

Partito alle ore sette, accompagnato da un funzionario del Protocollo del Ministero degli Esteri del Reich e da due Segretari dell'Ambasciata, sono arrivato alle ore nove e trenta a Bonn, da dove ho proseguito per il Rheinhotel Dreeser di Godesberg in cui si svolsero a suo tempo i colloqui con Chamberlain. Quivi mi sono incontrato con Ribbentrop, il quale, dopo alcune battute di carattere generale relative al brillante svolgimento dell'offensiva, al nervosismo che in questi giorni si è diffuso nei Balcani, mi ha detto che di li a poco sarebbe giunto il Fiihrer, al quale avrei potuto consegnare personalmente la lettera del Duce. Poichè era evidente in lui il desiderio di esserne preventivamente messo al corrente, gli ho consegnato una copia del messaggio. Egli lo ha letto

con particolare attenzione ed ha concluso la lettura ripetendo per due volte di seguito: «Molto interessante.».

Ho subito constatato che egli attribuiva grande importanza -e non ho mancato di manifestarlo -al fatto che il Duce avesse deciso di prendere un'altra direzione che non quella dei Balcani, nei confronti dei quali la WiZhelmstrasse in questi ultimi giorni era preoccupata.

Mentre si svolgeva il colloquio con Ribbentrop, è arrivato il Fiihrer, accompagnato dal gen. Bodenschatz, da Dietrich e da altri suoi collaboratori. Ribbentrop mi ha chiesto di aspettarlo un momento perchè doveva andare ad incontrare il Fiihrer. Sono trascorsi dieci minuti, dopo i quali sono stato chiamato dal Fiihrer, col quale si è svolto il colloquio, presente Ribbentrop.

Di buon aspetto fisico e molto vibrante, Hitler mi ha accolto con molta · cordialità. Egli si è subito scusato di non avermi potuto vedere il giorno fissato per la presentazione delle credenziali a causa dello sviluppo dell'offensiva, aggiungendo che era ben lieto di vedermi nella giornata di oggi, che segnava la conclusione della prima fase vittoriosa delle operazioni di guerra.

Gli ho risposto che il mio rammarico di non avergli potuto presentare quelle credenziali, che avevano esclusivamente un carattere protorollare, era largamente compensato dal compiacimento e dall'orgoglio che provavo nel potergli presentare, come Ambasciatore fascista, la lettera del Duce, che costituiva per me la vera e significativa credenziale e che dimostrava in modo tangibile la già provata solidarietà del popolo italiano con la Germania e l'amicizia cameratesca del Duce per il Fiihrer.

Dal calore con cui egli ha manifestato il suo compiacimento per la lettera, ho subito capito che Ribbentrop gliene aveva dato già preventiva comunicazione. Il Fiihrer ha rinnovato le espressioni della sua viva soddisfazione, aggiungendo che era doppiamente lieto della determinazione del Duce in quanto era stata presa senza che egli avesse menomamente cercato di influire sull'animo di Lui. Ha dichiarato inoltre che al momento opportuno la notizia sarà appresa con grande gioia da tutto il popolo tedesco.

Ha desiderato quindi mettermi al corrente dell'andamento e dello svol

gimento delle operazioni e della circostanza che è imminente il congiungimento

della morsa delle armate germaniche. Dopo avere insistito sulla schiacciante

superiorità aerea tedesca rilevando che gli apparecchi germanici possono oramai

scorazzare come vogliono nei cieli di Olanda e del Belgio senza imbattersi in

apparecchi nemici, il Fiihrer ha messo in rilievo come all'inizio dell'offensiva

vi fossero 215 divisioni tedesche contro 110 divisioni alleate. Ora queste sono

ridotte a 60 e le migliori, motorizzate e corazzate, sono andate perdute. Che

cosa potranno fare quando l'urto tedesco si rivolgerà sulle Somme con la stessa

violenza spiegata sul fronte del nord?

La sua esposizione sull'andamento e sui risultati dell'offensiva è stata piut

tosto ampia; quindi ha fatto delle deviazioni di carattere politico, polemizzando

fortemente contro la Francia e contro l'Inghilterra e denunciando i sistemi asso

lutamente brutali e bestiali che le truppe alleate hanno usato e di cui egli ha

testimonianze e documentazioni.

Avendo io portato il discorso sulla lettera del Duce, il Fiihrer ha messo

in rilievo la saggezza della determinazione del Duce di non alterare l'attuale equilibrio nei Balcani: ciò non solo dà alla Germania e all'Italia la possibilità di continuare a rifornirsi delle materie prime indispensabili, ma permette altresì alla Germania di tenere a bada la Russia togliendo ad essa il pretesto ed il motivo di intervenire in seguito a un conflitto nei Balcani.

Su questo argomento il Fiihrer si è particolarmente intrattenuto, mettendo inoltre in rilievo come un'azione nei Balcani, dato lo stato attuale di nervosismo di tutti quei piccoli paesi, avrebbe fatalmente condotto a delle estensioni difficilmente prevedibili della guerra.

Dopo alcuni momenti di silenzio e dopo avere nuovamente scorso parte della lettera, il Fiihrer mi ha detto che egli si sarebbe subito recato al Quartier Generale e che mi avrebbe fatto pervenire la risposta da trasmettere al Duce.

Avendogli io chiesto di volergli indicare quando avrei potuto avere questa risposta, che mi premeva di trasmettere subito al Duce, egli mi ha detto che desiderava consultarsi prima con i suoi generali. (Evidentemente questa circostanza diventava per lui necessaria in relazione sopratutto alla precisione della data).

Poichè io gli dichiaravo che mi tenevo a completa disposizione, ha soggiunto che mi avrebbe fatto rimettere la risposta per il Duce domattina a Monaco, ragione per cui ho deciso di partire questa sera da Berlino.

Alla fine del colloquio, che è durato quaranta minuti, il Fiihrer ha tenuto a ripetere le espressioni del suo vivo e profondo compiacimento e della sua emozione per avere ricevuto il messaggio del Duce; ed ha manifestato la più assoluta certezza che Germania ed Italia riporteranno assieme una grande vittoria.

Prendendo lo spunto dalle ultime parole, ho portato il discorso sulla situazione europea che si verrà a creare dopo la guerra e sulla supremazia che l'Asse verrà ad esercitare sul continente. Approvando, il Fiihrer ha dichiarato che le zone della nostra rispettiva influenza possono essere grosso modo determinate dalla latitudine segnata dalle Alpi (concetto questo che dal Fiihrer mi sono già sentito esporre altra volta).

Nel momento di congedarmi, il Fiihrer mi ha nuovamente incaricato di fare pervenire al Duce i suoi cordiali camerateschi saluti (1).

(l) Manca l'indicazione della data di arrivo.

680

IL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

L. s. N. (TRADUZIONE) (2). Quartiere Ge?terate del Filhrer, 31 maggio 1940.

La comunicazione che mi avete fatta con la Vostra ultima lettera (3) mi ha profondamente toccato. Se qualche cosa poteva esistere che mi rafforzasse ancora di più nella mia incrollabile fede nell'esito vittorioso di questa guerra, ciò non poteva essere che la Vostra dichiarazione. I nostri due regimi non solo

formeranno la fisionomia della nuova Europa, ma soprattutto saranno anche

abbastanza forti, insieme, per assicurarsi e conservare per lungo tempo i risul

tati della loro lotta.

Voi desiderate, Duce, che io Vi comunichi ancora il mio pensiero sulla data

prevista per la Vostra entrata in guerra, se cioè una posticipazione di qualche

giorno sia nel nostro comune 'interesse.

A tal riguardo debbo anzitutto farVi un quadro riassuntivo dell'attuale

situazione delle operazioni belliche.

La lotta contro il Corpo di spedizione inglese come contro i resti della I,

VII e IX Armata francesi sarà terminata oggi, domani o al più tardi dopodomani.

Dalla catastrofe sono state colpite per lo meno 52 divisioni francesi e inglesi,

non tenendo conto dell'Armata olandese e di quella belga. Una Divisione del

Corpo di spedizione inglese non era nelle Fiandre, ma era stata ammassata a

nord di Saarbriicken sulla linea Maginot. È stata però ritirata da tale posizione

ed è ora l'unica Divisione britannica in Francia semi-intatta. Di una divisione

corazzata britannica che si trovava nelle Fiandre, una parte si è salvata e si

trova attualmente a sud dell'Aisne o della Somme. Tutto il resto di quello che

l'Inghilterra ha inviato sul continente è stato battuto e distrutto. Da alcuni

giorni essi tentano di salvare quanti più uomini è possibile facendo ricorso ad

ogni specie di imbarcazioni, finanche ai battelli a remi. Le loro perdite sono

incalcolabili. Soltanto una piccola percentuale di uomini sconfitti, senza difesa

e senza armi raggiungono la costa inglese.

Subito dopo l'inizio della battaglia sarebbe stato forse possibile salvare

una parte delle divisioni francesi che si trovavano in quella zona. Ma oramai

la grande massa di tutte le divisioni attive francesi si devono ritenere come

completamente distrutte e lo stesso deve dirsi della maggior parte delle divi

sioni di riserva.

Non è ancora possibile avere notizie precise sul numero dei prigionieri o

sul quantitativo di materiale di guerra catturato. Potrete farvene un'idea appros

simativa, Duce, se pensate che per il trasporto di questa infinita massa di pri

gionieri abbiamo dovuto impiegare 5 intere divisioni di fanteria.

Non ho bisogno di assicurarVi, Duce, che le successive operazioni militari

avranno luogo entro brevissimo tempo, tenendo però conto che esse richiedono

ancora qualche giorno per le misure di organizzazione necessarie a causa del

l'enormità del territorio.

Se Vo'i, Duce, poteste posticipare la vostra data al massimo di 3 giorni, cw avrebbe il seguente vantaggio: la nostra aviazione ha potuto identificare abbastanza esattamente i nuovi campi di aviazione di fortuna francesi e stabilire le loro forze. I nostri aerei, di concerto con le altre misure adottate, attaccheranno nei prossimi giorni queste basi aeree francesi e le distruggeranno, se possibile, completamente. Se invece la Francia, a causa della già iniziata azione italiana o sotto il timore dell'azione bellica da noi condotta contro di essa, decidesse all'ultimo momento di mettere al riparo le sue forze aeree, ciò avrebbe come conseguenza di togliere valore alla nostra azione senza che Voi, Duce, poteste avere subito conoscenza dei nuovi campi di fortuna, nei quali si potrebbero ancora rifugiare, in parte, i resti dell'aviazione francese. Io spe-ro invece di porre fuori combattimento l'aviazione francese nel corso delle prossime settimane. Ma se gli apparecchi nemici spariscono, sono necessarie lunghe ricerche per rintracciare i loro nascondigli.

Questi sono i motivi per i quali io vorrei pregarVi di considerare se Vi sembri possibile un rinvio della Vostra entrata in guerra verso la fine della prossima settimana, cioè verso il 6 o 1'8 giugno. Il 7 andrebbe egualmente, ma è un venerdi, giorno che forse da molti (nel popolo tedesco vi è tale credenza) non è ritenuto adatto per un inizio fortunato. Comunque, qualunque cosa Voi decidiate sta bene, Duce, dato che per il solo fatto della Vostra entrata in guerra si avrà un momento di enorme sgomento sul fronte del nostro nemico.

A tal riguardo vorrei anche dirVi che sono felice che Voi stesso assumiate il Comando Supremo delle Vostre forze armate. In base alle mie stesse esperienze ritengo ciò la più essenziale premessa per il successo.

Sono egualmente del tutto d'accordo col Vostro parere che per noi è desiderabile di tener possibilmente lontani dal conflitto 'i Balcani ed il bacino danubiano. Sono anche del parere che una dichiarazione fatta da Voi, Duce, potrà allontanare tale pericolo. Una totale sconfitta della Francia -e questo mi sembra essere il punto decisivo -assicurerà a Voi, Duce, ed al Vostro Paese, 'il predominio geografico e politico nel Mediterraneo.

Io Vi prego, Duce, di volermi comunicare la data definitiva da Voi scelta, che io conserverò come il più geloso segreto. Io potrò dare subito l'ordine al mio Stato Maggiore -tranne per quanto riguarda l'aviazione -di prendere le ulteriori misure e di entrare in immediato contatto con i Vostri ufficiali.

Io devo tuttavia, Duce, ancora una volta richiamare la Vostra attenzione sul fatto che se Voi, per determinati motivi, come la segretezza della data ecc., preferite scattare 'il 5, anche tale data è naturalmente di mio gradimento.

Se prossimamente, Duce, dovesse sorgere per Voi la necessità oppure anche soltanto l'utilità di vedermi o di parlarmi personalmente, io sono pronto naturalmente a mettermi subito d'accordo con Voi per un incontro.

Vi saluto, Duce, con fedele cameratismo e con la sicura certezza del comune grande successo (1).

(l) -Il presente documento reca il visto di Mussolini. (2) -L'originale tedesco non è stato rintracciato. (3) -Vedi D. 646.
681

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 31 maggio 1940.

Conformemente alle Vostre istruzioni ho detto al Ministro di Ungheria che si è tutt'altro che contrari all'eventuale contatto sollecitato dal Conte Teleki e dal Conte Csaky, ma che si ritiene opportuno di prendere la cosa in considerazione tra alcuni giorni non consentendolo adesso le presenti circostanze.

(l) Vedi Documents on German Foreian Policy 1918-1945, Series D, Vol. IX, cit., DD. 357 e 360.

682

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 581. Londra, 1° giugno 1940, ore 3,20 (per. ore 7,45).

La grav1ss1ma sconfitta subita dalle armate franco-inglesi ormai inesorabilmente serrate nella tenaglia tedesca, ha suscitato qui ovvie ed immediate reazioni, come già ho riferito con mio telegramma n. 565 (1).

L'attenzione e la preoccupazione di questi ambienti si moltiplicano ora appuntando in modo particolare verso temute conseguenze che la vittoria tedesca potrebbe avere sui rapporti dei due Paesi alleati.

Fin dall'inizio della battaglia sul fronte occidentale si era qui messa in rilievo come la critica posizione in cui veniva trovarsi corpo di spedizione britannico era conseguenza del collasso della linea tenuta dai francesi, di fronte primo urto tedesco. E in questo senso si era sfruttata l'accusa di impreparazione e di inettitudine lanciata da Reynaud ai suoi stessi generali.

Col progressivo aggravarsi della sconfitta e col conseguente profilarsi di una immediata minaccia tedesca contro questo Paese, ci si è successivamente resi qui conto quanta importanza abbia il mantenimento della più stretta solidarietà fra i due Paesi alleati. A tale sentimento non è certo estranea qualche preoccupazione per le notizie che specie giorni scorsi sono qui giunte dalla Francia. Si diceva che oltre ad una certa demoralizzazione derivante dalla sconfitta i francesi manifestassero più precisi sintomi di malumore nei riguardi dell'alleata, il cui aiuto militare, sotto durissimi colpi dell'offensiva tedesca che cadevano contro verità di più sulla Francia, si era rilevato insufficiente.

Poichè dar corso reciproche recriminazioni sarebbe stato estremamente pericoloso si è decisa una immediata reazione nel senso di presentare in modo più equanime sforzo francese, attraverso una serie di argomentazioni svolte in modo uniforme da tutti i giornali e riprese con grande enfasi alla radio anche da personalità governo e politiche.

Si approva cosl senza altro e la ,si esalta come condotta degna dei due Paesi, la decisione di Weygand sacrificare divisioni alleate tagliate fuori, pur di poter consolidare linea resistenza predisposta sulla Somme: e si mette in rilievo che truppe francesi rimaste accerchiate -superiori di numero ad inglesi ed in posizioni più esposte -si battono eroicamente fino all'ultimo per poter permettere a Weygand attuare suo piano, che, si afferma, consentirebbe agli alleati ristabilire ancora sorti guerra. Tale atteggiamento, che contrasta con tradizionale neutralità britannica sempre pronta a ricercare o denunziare una ragione proprio insuccesso, è la più chiara riprova che l'Inghilterra vuole conservarsi intero appoggio della Francia, del quale sente oggi più che mai l'assoluta necessità. Rilevo che l'adozione di questa linea di condotta sembra aver fatto risorgere in quest'ultimi due giorni un maggior senso di fiducia.

(l) Vedt D. 643.

683

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 304. Washington, 1° giugno 1940, ore 9,30 (l) (per. giorno 2, ore 8,15).

Disastro militare degli alleati in Fiandra ha aumentato gravi preoccupazioni Stati Uniti circa esito conflitto e relative conseguenze per America. Profilasi inquietante visione di un'America rimasta sola contro una Europa e forse una Asia totalitarie, ed obbligata suo malgrado a ritirarsi in sè stessa e rinunziare allo spirito delle sue istituzioni e dei suoi sistemi di vita. Cominciasi ad affermare senza ambagi che destino democrazie europee è in grande parte destino America ed a riconoscersi che gli Stati Un'iti sono già in stato di «belligeranza morale». Crescono appelli perchè ogni possibile aiuto venga dato agli alleati. Mentre vitale interesse americano ad una vittoria franco-inglese viene dall'America apertamente affermato, possibilità e utilità intervento armato Stati Uniti sono considerati in funzione diretta del fattore tempo. Prossimi sviluppi militari Europa sono pertanto attesi come quelli che chiariranno svolta guerra e definitivo orientamento questo paese.

Tutti gli sguardi sono diretti sull'Italia. Sua entrata in guerra, si dice qui, sarebbe terribile e forse irreparabile colpo per le democrazie. Tensione spiriti e timori si sfogano intanto con attacchi Italia. La stampa con articoli e caricature riprende frustre odiosità dei tempi guerra Etiopia e Spagna con insinuazioni circa ingenerosità di lanciarsi su nemico menomato.

Si aggiungono timori di infiltrazioni totalitarie in seno alla compagine America Latina e soprattutto di mosse giapponesi nel Pacifico. Sensazione di non poter dominare attuale e prossimo corso avvenimenti sfavorevoli democrazie provoca esasperazione non disgiunta da disorientamento.

Ciò che si va affermando nettamente è direzione presa da Presidente Roosevelt verso un imponente riarmo cui paese aderisce superando i propri sentimenti pacifici, sotto impressione di un sovrastante pericolo da cui occorre premunirsi e al quale Presidente ha dato espressione con accenno in ultimo suo messaggio al Congresso a possibilità che guerra diventi mondiale.

684

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MADRID, ZOPPI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 195. Madrid, 1° giugno 1940, ore 12 (per. ore 23,40).

Mio telegramma 192 (2).

Tutta la stampa riprende oggi in coro motivo ritorno Gibilterra alla Spagna.

Manuel Aznar in un secondo articolo pubblicato su Arriba (vedasi radio bollettino stampa odierno) cerca dimostrare che valore militare della piazzaforte è ormai superato dai moderni mezzi bellici e che suo possesso è quindi

divenuto pressochè inutile per Gran BI"etagna dal punto di vista strategico. Stesso argomento espongono Alcazar e altri quotidiani sostenendo che gli spagnoli fondano la loro rivendicazione su Gibilterra su ragioni di onore e di ordine geografico e di 'integrità nazionale. Radio Nazionale spagnola ha ieri diffusamente trattato questione commentando articolo.

Dimostrazioni di studenti al grido di «Gibilterra alla Spagna » sono avvenute ieri e stamane a Madrid e in provincia.

(l) -Ora locale. (2) -Non pubblicato.
685

L'AMBASCIATORE A RIO DE JANEIRO, SOLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 70. Rio de Janeiro, 1° giugno 1940, ore 21 (per. giorno 2, ore 4,07). A mia richiesta Governo brasiliano ha ordinato già alle sue Rappresentanze Londra e Parigi tenersi pronte ad assumere protezione interessi italiani in caso inizio conflitto. Nostri Ambasciatori possono quindi fin da ora mettersi in contatto con colleghi brasiliani per gli accordi del caso. A mia domanda Governo brasiliano risposto non avrebbe difficoltà a che funzionario italiano venisse aggregato alle Ambasciate del Brasile Londra e Parigi per il disbrigo delle pratiche di interess'i italiani sempre che non vi fossero obiezioni da parte dei Governi locali. Questo Ministero Esteri mi fa osservare disporre Consolati carriera solo in Dakar per Africa Occidentale francese, Beirut per Siria, Montreal Canadà, Capetown Sud Africa e Calcutta per Indie inglesi. Negli altri Possedimenti, Do.. min'i, Colonie, Protettorati e territori sotto mandato, Brasile dispone soltanto

di Consoli onorari generalmente di nazionalità inglese o francese. Ho espresso a tale riguardo riserva di nostre ulteriori comunicazioni.

686

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO 465. Parigi, lo giugno 1940, ore 21,45 (pe1·. giorno 2, ore 1,20). Ho avuto conversazione autorevole parlamentare circa stato d'animo questi ambienti politici. Mi ha assicurato che malcontento contro Inghilterra aumenta e cosi pure pessimismo circa possibilità arrestare nuova imminente offensiva tedesca. Resta però impossibilità dal punto di vista patriottico, morale e politico separarsi dall'Inghilterra e cedere se non proprio quando tutte le forze difensive della Francia saranno esaurite o distrutte. Battaglia Fiandra è prova di questo atteggiamento il quale, se è vero che costituisce tendenza suicidio, ha certamente valore storico e spirituale. Insomma sebbene spiri più che mai tanto vento di fronda contro il Governo e si riconosca necessità far fronte situazione

con maggiore comprensione della realtà, nessun uomo politico e partito osa ancora fare una aperta opposizione e tanto meno prendere in considerazione

o parlare di possibilità di pace separata. Parola d'ordine «Resistere » non sarebbe

cambiata, secondo detto parlamentare, nè in caso di entrata in guerra dell'Italia nè in caso di occupazione militare Parigi da parte tedesca. In questo stato d'animo la Francia è anche quotidianamente mantenuta dai soliti esponenti rooseveltiani. Fino a quando perciò esercito francese sarà in condizione combattere esso andrà ritirandosi su successive linee di difesa nella speranza miracolosi aiuti. «La decisione di cessare guerra, concludeva mio interlocutore, non può venire ancora che da Londra ed è quindi sull'Inghilterra più che sulla Francia che dovrebbe portarsi massimo sforzo militare della Germania».

Tutto quanto precede dipende naturalmente dalla più o meno grande rapidità con cui tedeschi fossero in grado togliere all'esercito francese capacità reazione militare. Uomo che in tali condizioni potrebbe imporre pace al paese sarebbe Pétain.

687

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 122. Budapest, 1° giugno 1940, ore 22 (per. ore 23,45).

Dichiarazioni Teleki ai rappresentanti stampa estera cui fa riscontro articolo Csaky, e che riaffermano categorico schieramento Ungheria lato Italia e Germania nonchè volontà mantenere pace Balcani Danubio seguono immediatamente direttive comunicatemi con lettera V. E. in data 29 maggio s. (1).

688

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 169. Belgrado, Io giugno 1940, ore 23,15 (per. giorno 2, ore 3,20).

Mi riferisco al mio telegramma n. 166 (2) in data ieri. Vi è stata nuova dimostrazione -anche questa 'immediatamente dispersa da polizia --presso albergo ove alloggia Delegazione sovietica. Zona città presso l'albergo è militarmente presidiata. Scambio ratifiche ha dato luogo serie cerimonie (tra le quali ricevimento Ministro sovietico da parte del Principe Reggente) di cui riferisco con prossimo corriere. Va rilevato contegno riservatissimo della Delegazione sovietica di fronte ad ogni manifestazione e tentativo di conversazione da parte jugoslava.

Tale attitudine mi è stata confermata (non senza una evidente perplessità) anche da questo stesso Ministro Affari Esteri, H quale mi ha pure informato che contrariamente ad ogni aspettativa di questo Governo questione stabilimento completo normali relazioni non è stata neppure accennata dal Ministro sovietico. Per il momento secondo informazioni Cincar-Markovié nulla è stato quindi fatto per andare oltre stabilimento due Delegazioni commerciali come previsto da accordo. A mia domanda Ministro ha risposto che data stabilimento non era

stata ancora fissata, ma ha indicato che antica sede Legazione Russia in Belgrado era già stata fatta sgombrare da «Rappresentanza Emigrati, per tenerla a disposizione Delegazione Commerciale sovietica. Ministro sovietico riparte questa notte per Sofia.

(l) -Non rintracciata. (2) -Non pubblicato.
689

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 170. Belgra4o, Io giugno 1940, ore 23,15 (per. giorno 2> ore 3>20).

R. Console Sussak ha telegrafato 29 maggio gruppi studenti recandosi Veglia hanno organizzata dimostrazione contro l'Italia e contro quella nostra collettività. Ho immediatamente protestato in termini amichevoli ma altrettanto precisi presso Ministro Affari Esteri.

In pari tempo ho attirato seriamente sua attenzione su nuova manifestazione Lubiana ove è stato largamente e pubblicamente diffuso opuscolo irredentista astiosamente antitaliano della Società Sentinella Slovena. Opuscolo in seguito passo fatto espressamente R. Console presso Autorità locali è già stato tolto dalla circolazione.

Del pari ho menzionato al Ministro serie incidenti e manifestazioni minoranze antitaliane segnalatimi da Uffici dipendenti Sebenico Sussak Luhiana Skoplje e Bitolj. Cincar-Markovié ha opposto senza 'insistere alcune manifestazioni da parte nostra citando principalmente articolo del Secolo della sera. Per seri incidenti da me segnalati ha espresso rincrescimento assicurando che sarebbero state rinnovate precise istruzioni (anche per necessaria inchiesta) ad Autorità competenti.

Nel colloquio sempre 'in termini molto amichevoli Ministro ha nuovamente insistito su reciproco interesse evitare incidenti nocivi atmosfera tra i due Paesi e su fermo intendimento del Governo jugoslavo agire in conseguenza.

690

L'AMBASCIATORE A BRUSSELLE, PAULUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO PER CORRIERE 32. Brusselle, lo giugno 1940 (per. giorno 7). Sono stato oggi ricevuto da S. M. la Regina Elisabetta che è qui giunta il 30 maggio insieme con il Principe Carlo, dopo essere rimasta, durante tutto lo svolgersi delle successive fasi della battaglia delle Fiandre, a Bruges e a La Panne, nel nobile e coraggioso proposito di non abbandonare il Paese e i due Augusti figlioli in così tragiche circostanze. Benchè recasse nel volto visibili tracce di sofferenze e di fatica, la Regina mi si è rivelata d'animo fortissimo e sereno. Durante il colloquio, protrattosi per circa un paio d'ore, l'Augusta Signora mi ha dichiarato che i Ministri belgi avevano esercitato anche nei di Lei con

fronti forti, reiterate pressioni per indurla a varcare la frontiera e a trasferirsi in territorio francese od inglese, ma che Ella aveva categoricamente rifiutato

di aderire a tali sollecitazioni, intendendo pienamente condividere la sorte del figlio.

La Regina Elisabetta, essendo venuta a conoscenza dell'opera svolta da questa Ambasciata e da me personalmente sia nei riguardi di Sua Maestà il Re, sia per scongiurare, limitare o lenire i contraccolpi provocati dagli eventi o derivanti dall'ora grave attraversata dal Paese, ha tenuto ad esprimermi reiteratamente e con visibile, profonda emozione i suoi più vivi ringraziamenti. Ha inoltre voluto conoscere le mie impressioni sui più recenti avvenimenti considerati anche nel loro aspetto giuridico. A tale proposito ho riassunto e ripetuto alla Regina quanto avevo già esposto a Sua Maestà il Re Leopoldo e riferito a V. E. nel mio rapporto n. 2051/409 in data odierna (1). L'Augusta Signora mi ha poi chiesto notizie dell'Italia e degli eventuali nostri orientamenti nei confronti della situazione europea; mi sono limitato a risponderle che, data la situazione creata dagli avvenimenti belgi e la totale interruzione dei contatti fra l'Ambasciata e codesto R. Ministero, le uniche informazioni di cui fossi in possesso si limitavano alle notizie trasmesse dal giornale radio italiano. Ho aggiunto che da una di tali trasmissioni avevo appreso c~e S.A.R. la Principessa di Piemonte era testè rientrata alla Reggia di Napoli e che, in tale circostanza, era stata fatta oggetto da parte del popolo di manifestazioni di simpatia particolarmente calorose.

La conversazione è poi caduta sull'atteggiamento che la Corona potrebbe più opportunamente assumere, sovrattutto sul piano della politica interna e sociale, in previsione del domani. Ho detto a tal proposito che, considerato il totale, pietoso crollo del parlamentarismo democratico-massonico e le colpe e gli errori imperdonabili di cui esso è risultato responsabile di fronte a tutta la Nazione, questa avrebbe difficilmente tollerato un ritorno ai sistemi, al regime ·interno e alle persone che hanno sinora retta e dominata la vita politica belga e che i recenti avvenimenti hanno completamente squalificato; che, pertanto, occorrerebbe far appello ad uomini totalmente nuovi, da scegliersi tra i combattenti rimasti fedelmente stretti intorno al Sovrano, che non risultino compromessi nelle vicende politiche, parlamentari e di partito dell'ultimo ventennio e che .siano decisi a sostituire la nefasta formula della lotta di classe con quella della collaborazione a struttura corporativa, ispirata al principio e al desiderio di «andare verso il popolo». Riferendomi poi agli effetti deleteri e alle gravissime responsabilità in cui è incorsa la stampa belga, ho aggiunto che una delle riforme più necessarie e radicali da attuarsi, in un avvenire più o meno prossimo, avrebbe dovuto precisamente riguardare il regime giornalistico.

Nel congedarmi S. M. la Regina Elisabetta mi ha espresso il desiderio di

rivedermi e mi ha incaricato di trasmettere in Italia, ai Suoi Augusti Parenti

a complemento di quelle già comunicate per S. M. il Re Leopoldo, le notizie

riguardanti anche l'ottimo stato di salute Suo e di S. A. R. il Principe Carlo.

Aggiungo che tanto S. M. la Regina -che risiede come il Sovrano, nel

Castello di Laeken -quanto S. A. R. il Principe Carlo, godono di un regime

di completa libertà e possono muoversi a Loro piacimento.

(l) Vedi D. 692.

691

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

TELESPR. 42/17262/202. Roma, Jo giugno 1940.

Vostro 4980 del 26 corrente (l) e precedenti.

A seguito del mio telegramma per corriere n. 8667 del 13 aprile (2) Vi

invio un primo elenco (52 fogli in doppio esemplare) (3) di macchine commesse

in Germania e la cui consegna è ·indispensabile ed urgente per la nostra prepa

razione bellica. Tale elenco è stato redatto tenendo anche presente quanto vi

ha chiesto il Direttore ministeriale Wiehl, e cioè si sono indicati per ogni com

messa tutti i dati di cui al vostro 4547 dell'H maggio (4).

In esso ho fatto segnare con un asterisco blu il materiale di cui la lista

n. l allegata al vostro 4547 dell'H corrente, e con un asterisco rosso quello di cui la lista n. 2, facendo riserva di inviarvi al più presto i dati relativi all'altro materiale.

L'elenco delle macchine spedite in Italia allegato al vostro telespresso 1202

del 27 aprile (5) nonchè quello analogo annesso al telespresso cui rispondo, rap

presentano in verità una ben esigua parte dell'ingente quantità di macchine

da noi commesse in Germania in base ai contingenti fissati negli accordi com

merciali.

La cifra di 90 milioni di marchi che da parte tedesca si vorrebbe prendere ora come limite massimo per le esportazioni di detto materiale per l'anno 1940, non rispecchia il complesso degli impegni assunti dalla Germania. Sta di fatto che moltissime consegne mancate si riferiscono ai contingenti degli anni precedenti e in particolare al 1939 anno in cui il contingente globale (previsto dal protocollo 13 febbraio 1939 nella cifra dell'esportazioni avutesi nel 1938 maggiorata di 30 milioni di RM. cioè totalmente 90 milioni di RM.) non ha potuto essere utilizzato che per poco più di due terzi.

Pertanto tale residuo deve essere aggiunto al contigente 1940 che si avvicina

così ad un miliardo di lire.

Oltre agli argomenti già da me segnalati nel mio citato telegramma di cui potete giovarvi nella vostra azione preso 'il Maresciallo Goering per ottenere una rapida e soddisfacente soluzione della questione, faccio presente che l'argomentazione germanica di essere cioè nei primi mesi del 1940 perfettamente al corrente con le consegne -come quota parte del contingente annuale -non corrisponde alla realtà per le ragioni suddette, non è conforme al sistema seguito da parte italiana che per molti ed importanti contingenti d'esportazione verso la Germania non ha seguito la rigida ripartizione trimestrale e semestrale ma ha largamente antic'ipato già nei primi mesi di questo anno la concessione di esportazione dei contingenti interni.

i!: bene ricordare inoltre: 1) che noi eseguiamo puntualmente gli accordi commerciali e che quindi abbiamo n diritto di pretendere un eguale atteggia~ mento da parte germanica. Non devono ignorare i tedeschi che per la maggior parte dei contingenti di merci italiane fissati nel protocollo segreto del 24 febbraio c. a. (1) si è potuto venire incontro ai loro desideri unicamente in base ad un enorme nostro sacrificio; 2) che i contingenti importano l'inequivocabile obbligo per lo Stato fornitore di non ostacolare la libera esportazione delle merci stabilite; 3) che mentre le Autorità tedesche requisiscono liberamente presso le loro fabbriche le macchine pronte per essere consegnate ai committenti italiani, noi non abbiamo requisito neppure una sola macchina destinata in Germania. Ricordo un caso recentissimo: il Sottosegretario per le Fabbricazioni di guerra mi ha proposto il 15 corr. di requisire un'alesatrice presso la ditta di Malnate e destinata alla Rohewerke di DUsseldorf. A tale richiesta ho subito risposto con un «no», dato che voglio tener fede agli impegni presi.

(l) -Vedi D. 590. (2) -Vedi D. 65. (3) -Non pubblicato. (4) -Vedi D. 388. (5) -Non pubblicato.
692

L'AMBASCIATORE A BRUSSELLE, PAULUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. RISERVATO 2051/409. Bru.sseUe, 1<> giugno 1940 (per. gi01mo 14), La radio francese ha diffuso alle ore 19,30 del 28 corrente una dichiarazione del Presidente del Consiglio francese, sig. Reynaud, secondo la quale il Re dei Belgi aveva alle 4 del mattino deposto le armi. Poche ore dopo il Primo Ministro belga Pierlot -che durante la notte aveva comunicato per radio la deliberazione del Consiglio dei Ministri riunitosi all'Ambasciata belga a Parigi, secondo cui il Belgio si sarebbe battuto sino in fondo a fianco dell'Inghilterra e della Francia -dichiarava alla radio che l'operato di Re Leopoldo III era incostituzionale e contrario agli interessi del paese. Falsificando la realtà della situazione egli intonava il suo discorso a quello, partigiano e menzognero, del Presidente Reynaud. La notizia e soprattutto la fraseologia adoperata dal Capo del governo fran-' cese contro la decisione presa da S. M. Leopoldo III ha riempito di enorme amarezza, di viva indignazione e di profondo turbamento l'animo del popolo· belga e di quanti assistono alla tragedia di questo nobile paese. Qui si afferma che se tradimento c'è stato, questo è venuto proprio da parte· degli alleati che dopo avere offerto da varii mesi, quotidianamente, aiuto e pro-' tezione al Belgio, non hanno inviato che poche divisioni, per una rapida passeggiata di andata e ritorno, pochi aeroplani e pochissimi carri armati pesanti.: Tradimento e viltà ha pure dimostrato il governo belga, che è venuto meno al suo dovere di restare sul territorio nazionale, di affiancare l'azione del suo Re, e che non avendo avuto il coraggio di affrontare pericoli e disagi accanto al Sovrano è fuggito prima a Londra, poi a Parigi.

L'esercito belga, dal 10 maggio, sotto il comando del suo Re, ha combattuto validamente per contrastare al nemico il passaggio attraverso il suo territorio;·

38 - Documenti dipl<>matici -Serie IX • Vol. IV.

Soverchiato da forze infinitamente superiori, compresso ed accerchiato nell'estre

mo limite di terra ancora in suo possesso, circondato da centinaia di migliaia

di fuggiaschi civili, donne, vecchi, bambini, Sua Maestà, dopo tutto tentato per

assolvere il suo compito, ha voluto evitare un inutile terribile massacro, depo

nendo le armi.

La massima parte della popolazione, specie fra le classi meno abbienti,

ha subito approvato la decisione Sovrana ed ha accolto con gioia i primi soldati

che tornavano dall'estremo lembo di terra di Fiandra. Ma negli ambienti della

borghesia e dell'aristocrazia e specialmente nelle sfere massoniche e dell'alta

finanza, influenzate dalle parentele dei fuorusciti politici, si è manifestata una

certa corrente di incertezza o di ostilità, fac'ilitata dalla campagna condotta

alla radio parigina da personalità belghe e francesi, non sufficientemente qui

controbattuta da altre fonti in grado di dare una versione esatta ed equanime

degli avvenimenti.

Presso alcune persone la riprovazione della decisione Sovrana è anche

spiegabile se si pensa che questo popolo vive da 25 anni in un'atmosfera di

autoesaltazione per i ricordi della guerra 1914-18, nel culto di un eroismo non

aderente all'indole di un popolo di laboriosi industriali e commercianti, che

hanno ciecamente creduto nelle leggende in gran parte create dalla propaganda

alleata.

La tradizionale soggezione culturale nei riguardi della Francia e la rasse

gnata soggezione economica verso l'Inghilterra hanno completato l'opera in

questi ultimi 25 anni ed hanno creato una classe dirigente quasi interamente

infeudata, spesso in buona fede, alla Francia e all'Inghilterra: in molti casi

incapace di vedere l'avvenire del Belgio altrimenti che legato alla sorte dei

franco-inglesi.

Dall'attento esame della situazione creatasi nell'opinione pubblica belga, dopo

la decisione del Re di cedere le armi, ho tratto la convinzione della opportunità

di svolgere nel paese una sollecita azione per esporre e chiarire i motivi di

tale decisione, controbattere la propaganda tendenziosa e le menzognere affer

mazioni della radio francese e persuadere gli incerti, i dubbiosi o gli ostili a

schierarsi apertamente a fianco del Re per il supremo interesse della patria

belga. Le autorità tedesche hanno cercato di svolgere una azione attraverso la

radio germanica e coll'unico giornale locale La Nation BeLge. Ma la propaganda

fatta da autorità occupanti desta molta diffidenza e raggiunge spesso effetti

contrari.

Tale azione dovrebbe essere svolta in modo particolare da belgi o da neutri fra personalità della classe dirigente rimaste nel Belgio e sulle quali bisogna, almeno in un primo tempo, fare assegnamento per la ricostruzione dei varii organi politici e amministrativi, completamente disorganizzati, al centro ed alla periferia, dalla fuga verso la Francia di quasi tutti i dirigenti e di quasi tutto il personale. Forse non esiste alcun precedente di un crollo così rapido e completo di un'impalcatura parlamentare democratico-massonica. Si sono scoperte fughe di borgomastri socialisti persino su carri funebri. Si sono lasciate intere città senza acqua, senza gas, senza luce, senza polizia, senza infermieri, senza pompieri, con l'ingenua scusa o folle teoria di fare il vuoto davanti al nemico.

Sentito il parere del Nunzio, Monsignor Micara, che nel corso di questi eventi ha mostrato un chiaro ed illuminato spirito di comprensione, uno spiccato senso di responsabilità e un vivo sentimento di italianità, ho pensato che sarebbe stato opportuno indurre l'influentissimo Primate del Belgio, Cardinale van Roey, ad indirizzare un appello ai cattolici per spiegare, approvandolo esplicitamente, l'atteggiamento del Re ed 'invitare il popolo a stringersi, nel pericolo, attorno alla Dinastia come alla sola speranza di salvezza.

Contemporaneamente a tale azione, ho pensato che sarebbe stato opportuno promuovere da parte di esponenti dell'esercito, dell'aristocrazia e della borghesia, manifestazioni di simpatia e di lealismo verso il Re, facendo inviare il massimo numero possibile d'indirizzi di omaggio e di fedeltà al Sovrano.

Per raggiungere tale scopo era necessario che le autorità militari germaniche autorizzassero il Cardinale van Roey a prendere contatto col Re.

Fin dal giorno 28, avuta notizia della prigionia del Re avevo creduto opportuno chiedere alle autorità ger~aniche di mettermi in grado, appena fosse possibile, di visitare Sua Maestà, anche per poter trasmettere le notizie richiestemi da V. E. con telegramma n. 56 dell'll maggio scorso .(l).

Mi si rispose che occorreva un permesso da Berlino e che per quanto le comunicazioni col Reich fossero difficili pure si sarebbe tentata una richiesta telefonica.

Nella mattinata del 29 corrente ho inviato l'addetto militare tenente colonnello Bonelli a conferire col dott. Werkmeister, Consigliere diplomatico del gen. von Bock, comandante del gruppo di armate che operano nel Belgio.

II dott. Werkmeister ha dichiarato di concordare perfettamente sulle mie vedute, ma che il gen. von Bock non poteva occuparsi che delle operazioni belliche, e che, d'altra parte, non vi era modo di mettersi in contatto con Berlino per chiedere istruzioni, data l'estrema difficoltà delle comunicazioni.

Secondo la concezione delle autorità militari tedesche di Brusselle, il Re sarebbe un prigioniero di guerra, da trattarsi con tutti i riguardi dovuti alla Sua persona e al Suo rango, ma col quale non potrebbe essere consentito prendere contatti.

Non ho però desistito davanti a queste prime difficoltà e ho deciso di conferire di persona col dott. Werkmeister per convincerlo dell'urgenza delle questioni prospettate e dell'interesse che esse potevano presentare per il governo germanico.

Contemporaneamente ho pregato il gen. Blanpain, incaricato della custodia dei Palazzi Reali e col quale ero in rapporti per salvaguardare le proprietà della Famiglia Reale, di recarsi al Castello di Laeken per cercare di vedere il Re e di sentire se gradiva avere un colloquio con me.

Il dott. Werkmeister si è presentato subito a questa Ambasciata e ha conferito con me e con il Nunzio, che era casualmente nel mio studio. Ha confermato la sua personale completa adesione alle considerazioni prospettategli, ha promesso il suo interessamento a Berlino, ma ha ripetuto che H gen. von Bock non riteneva potere assumere la responsabilità di consentire il colloquio.

Verso le ore 15,30 il gen. Blanpain è venuto a riferirmi di aver parlato col Re, che Sua Maestà desiderava vivamente vedermi al p'iù presto e che avrebbe fatto, appena possibile, la relativa richiesta alla autorità militare germanica con la quale era in contatto.

Hd deciso allora di recarmi senz'altro dal Re, facendomi accompagnare dall'addetto militare. Siamo entrati rapidamente nel Castello salutati dal presentat-arm delle numerose sentinelle tedesche, senza che nessuno del personale di @ardia chiedesse là menoma spiegazione. A cura del gen. van Overstraeten, Aiutante di campo del Re, sono stato immediatamente introdotto presso il Sovrano.

Il" Re mi è apparso come la personificazione della forza d'animo, e della serena coscienza.del dovere interamente compiuto.

Mi ha dichiarato di essere lietissimo di vedermi e che desiderava vivamente eD:trare in contatto con me; lia aggiunto che sperava di poter continuare in avvènire di ricevermi e che avrebbe chiesto di farlo. L'ho assicurato che mi sarei anch'io interessato per ottenere tale autorizzazione.

Mi ha ripetutamente ringraziato con la più grande effusione per quanto avevo fatto a favore del Belgio, per l'aiuto e la protezione date dall'Ambasciata a pérsone è beni di belgi, e per avere impedito l'occupazione di edifici e proprietà della Famiglia Reale.

Sua Maestà ha dichiarato essere Sua ferma convinzione che la soluzione scelta era la' sola che, risparmiando al suo esercito, ormai senza risorse, un'inutile strage, poteva ancora consentire la salvezza del Belgio. La resa che Egli aveva concordato era quella di un comandante di esercito di fronte a un nemico enormemente preponderante e vittorioso. Cioè si riferiva solo al campo militare: nessun atto giuridico o politico impegnava la situazione del Belgio nè di fronte ai franco-ingleSi, nè di fronte alla Germania.

Il Re aveva obbedito alle più fondamentali leggi di umanità, era rimasto fedele al suo popolo e alla costituzione ed aveva seguito, anche ore tragiche, la politica «di neutralità e di indipendenza» iniziata col suo discorso del 14 ottobre 1936 e che aveva avuto l'approvazione del Parlamento belga e di tutto il Suo popolo.

Tale politica era stata ripetutamente ribadita dai Ministri belgi in molteplici dichiarazioni pubbliche e parlamentari. Pierlot, Spaak e molti altri uomini politici responsabili avevano infatti affermato sia l'unilateralità della garanzia concessa al Belgio sia l'inopportunità e l'impossibilità per il paese di inviare « oltre il territorio un solo uomo ed un solo cannone ». Il Pierlot stesso inoltre aveva dichiarato testualmente davanti al Parlamento, in uno dei suoi più importanti discorsi: «Respingiamo sin d'ora l'idea di servire una politica che non sia esclusivamente belga e rinunciamo ad impegnarci in un qualunque legame di al:beanza :..

L'esercito belga doveva difendere la neutralità del paese e opporsi alla

violazione del territorio, da qualunque parte venisse. Aveva lottato ner assol

vere tale compito, contrastando il terreno all'avversario, e serrato ed accerchiato

nell'estremo lembo del suolo di Fiandra, tra il fiume Lys, il canale Deynze

ed il mare, in situazione strategica insostenibile, senza aiuti degli alleati, con

centinaia di migliaia di civili fuggiaschi mescolati ai reparti in linea, in condizioni precarie: senza ripari, senza vitto, senza acqua non aveva avuto niù nè modo, nè scopo per continuare una resistenza che avrebbe condotto solo all'irrimediabile strage di tutte le migliori forze del paese, condannando qu~sto alla sterilità per un lungo periodo avvenire e forse al crollo definitivo.

La sera del 27 maggio, il fronte veniva spezzato in varii punti. L'eserc'ito aveva esaurito munizioni e riserve. Il comando supremo constatava di non poter più resistere neppure per un'altra giornata senza determinare lo sconquasso totale e uno sterminio inutile. La decisione di arrendersi non era stata però fulminea. Sin da quando le divisioni corazzate tedesche avevano, coll'occupazione di Abbeville, raggiunto la costa, il Re stesso aveva informato ripetutamente i membri del suo governo, che Egli aveva trattenuto, quasi a viva forza, nel Belgio, della possibilità di una inevitabile capitolazione.

Tali informazioni venivano da lui date anche alle autorità militari e governative inglesi ed alle autorità militari di collegamento francesi. Non aveva avuto la possibilità di mettersi in comunicazione telefonica col governo francese, perchè i cavi erano stati spezzati. Ma i .ministri belgi, partiti per Parigi avevano avuto l'incarico di farlo. Invitato da varii giorni a lasciare il Belgio, egli si rifiutava di abbandonare i suoi soldati e di sfuggire alle responsabilità di capo dell'esercito. Ai parlamentari inviati la sera del 27 maggio alle autorità germaniche veniva affidato unicamente il compito di informarsi delle condizioni per la cessazione delle ostilità. La richiesta di deporre le armi senza condizioni veniva accettata alle 4 del mattino del 28 maggio. Nessun negoziato veniva discusso: nessun documento era da lui firmato. Era rimasto fedele alla Costituzione, nonchè al codice militare.

La continuazione della lotta non avrebbe potuto più essere fatta in nome degli interessi del Belgio, ma soltanto per gli interessi dei franco-inglesi, verso i quali il Belgio non aveva invece nessun obbligo all'infuori di quello -non scritto ma morale -di difendere il proprio territorio e che il Belgio aveva d'altra parte già assolto con ferma determinazione e con alto spirito di .sacrificio.

Sua Maestà riteneva per il momento preferibile che la Sua persona rimanesse in certo modo appartata, per evitare che qualcuno potesse rivolgerGli l'accusa di essere d'accordo con i tedeschi e perchè temeva di poter essere costretto, qualora riprendesse l'esercizio effettivo delle Sue funzioni, a concludere una pace separata con la Germania, cosa che Egli intenderebbe evitare anche per tener fede alla promessa che avrebbe fatta al Re d'Inghilterra.

In relazione a tale concetto, Sua Maestà aveva l'intenzione di lasciare la residenza di Laeken e ritirarsi in un Castello più modesto o meno conosciuto. Ha chiesto in proposito il mio parere. Ho creduto dover far presente al Re che l'abbandono del Castello di Laeken avrebbe forse dato agio agli avversari dell'estero e dell'interno di far credere che Egli stesso rinunziava volontariamente ai Suoi diritti e si nascondeva al Suo popolo. Sua Maestà ha condiviso tale parere e ha dichiarato che resterà a Laeken tanto più che le autorità germaniche sembra desiderino che Egli resti in tale residenza.

Il Re mi chiedeva poi le mie impressioni su quanto era accaduto nonchè le ripercussioni all'interno ed all'estero. Gli esprimevo la mia ammirazione per il coraggio, la risolutezza e la chiara visione con cui aveva affrontato la grave situazione. Secondo me Egli aveva

salvato il paese da una peggiore catastrofe. Lo informavo che la radio e la stampa italiana nonchè la germanica e la ungherese, approvavano incondizionatamente l'opera Sua ed esaltavano lo sforzo sostenuto valentemente dall'esercito belga. Gli davo poi le impressioni ·interne e Gli esponevo quanto avevo creduto promuovere, d'accordo col Nunzio. L'idea di fare agire il Primate del Belgio Gli è sembrata ottima. Mi ha ringraziato calorosamente, e mi ha detto che Egli stesso avrebbe cercato di fare autorizzare dai tedeschi la visita del Cardinale van Roey. Avrebbe cercato di vedere anche il Nunzio.

Mi ha chiesto poi se avevo sentito altre notizie della radio francese. Gli ho comunicato le dichiarazioni di Maeterlinck ed il contenuto di una nota Havas sulle Sue tendenze politiche e sui Suoi rapporti col governo belga. Dopo un istante di turbamento, Sua Maestà mi esprimeva la Sua amarezza per l'inspiegabile condotta del suo governo. Egli aveva fatto di tutto per farlo restare al Suo fianco: ma non c'era -riuscito. Aveva potuto trattenere quattro Ministri, Pierlot, Spaak, il gen. Denis ed il ministro dell'Interno, per alcuni giorni in più ma alla. fine erano scappati anch'essi in Francia.

Sua Maestà ha chiesto poi la mia opinione sull'opportunità di chiarire la realtà delle cose in un Suo messaggio che avrebbe potuto datare da Bruges, e che avrebbe potuto indirizzare ad un paio di grandi personalità, per esempio al Papa ed a Roosevelt. Gli ho risposto che l'idea mi sembrava ottima e che poteva farli trasmettere dall'Ambasciata d'America e dal Nunzio, dato che Egli voleva evitare il tramite delle autorità germaniche, per non dare l'impressione di averlo concordato con esse.

Questa sera mi ha fatto comunicare dal Suo capo di Gabinetto, Conte Capelle (1), il testo, da me già trasmesso a V. E. con telegramma n. 154 (2). Tale messaggio è stato consegnato a S. E. Mons. Micara, ed a S. E. Cudahy, al quale lo ha consegnato personalmente oggi Sua Maestà (3).

Gli ho dato poi notizie sull'atteggiamento delle truppe anglo-francesi, sui saccheggi da esse fatti a danno di cittadini belgi e stranieri, sulle fucilazioni di operai italiani accusati ingiustamente di spionaggio, sulle distruzioni, sui bombardamenti senza necessità belliche a Brusselle, a Namur, a Liegi, a Charleroi, ecc. L'ho informato della reazione del popolo belga contro gli anglo-francesi e del notevole mutamento dei suoi sentimenti verso i tedeschi.

L'esercito germanico, per la sua prestanza, per la sua potenza, per la sua correttezza e per la generosità da esso usate, in questo paese, aveva suscitato quasi ovunque, non amore, ma stima e talvolta anche ammirazione.

Sua Maestà mi ha chiesto poi se avessi notizia sulle intenzioni del governo tedesco verso il Belgio. Egli le ignorava completamente. Gli ho risposto che nulla sapevo in merito. Secondo il mio modesto avviso la Germania aveva interesse di lasciare l'indipendenza ad un Belgio amico: l'atteggiamento dell'eserC'ito, la riannessione al Reich del solo territorio di Eupen e Malmedy, l'atteggiamento del Fiihrer, della radio, della stampa tedesca verso il Monarca, il riconosci

netto era tenuta da M. Frédéricq.

mento delle immunità (compatibili con lo stato di guerra) al corpo diplomatico rimasto a Brusselle, mi confermavano nella mia opinione.

Essendo stato informato dell'azione da me svolta per far restare a Brusselle un certo numero di Capi Missione, me ne ha chiesto i nomi ed ha voluto conoscere qualche particolare sulla fuga della maggioranza dei colleghi qui accreditati.

Il Re pensa che la guerra finirà presto. Ritiene possibile una rivoluzione in Francia.

Mi ha domandato poi che cosa farà l'Italia. Gli ho risposto essere certo, anche secondo le recenti dichiarazioni fatte da V. E. a Milano, che il Duce non sarebbe rimasto estraneo alla soluzione del presente conflitto ed al regolamento delle sorti dell'Europa, sia nell'interesse dell'Italia, sia nell'interesse di un sano equilibrio mondiale.

Mi ha chiesto infine se conoscevo l'Ambasciatore d'America a Parigi, sig. Bullitt. Gli ho risposto negativamente. Pare che abbia messo a Sua disposizione un yacht per trasportare in Portogallo i figli di Sua Maestà, attualmente in Francia. Ho creduto opportuno di consigliarGli di farlo al più presto.

Congedatomi dal Re, il gen. van Overstraeten mi ha informato che l'Ufficiale germanico di guardia al Castello gli aveva comunicato che il Fiihrer aveva autorizzato per telefono la mia visita al Re Leopoldo ed aveva disposto che !l colloquio avesse luogo senza testimoni.

Contemporaneamente il gen. von Bock inviava il suo capo di stato maggiore presso questa Ambasciata per comunicarmi la stessa notizia.

Considerata la durata del colloquio avuta col Re, che si è protratto per oltre un'ora e mezzo, ho ritenuto conveniente, onde evitare ingistificate supposiz·loni dell'autorità germanica di Brusselle, di parlare ieri mattina col Consigliere Werkmeister e con un ufficiale superiore del gen. von Bock, dando loro opportune notizie sull'amichevole colloquio (1).

Dopo la visita al Re, la sera stessa, in compagnia del Nunzio, ho giudicato conveniente entrare direttamente in rapporto col Cardinale van Roey per comunicargli il piacere di Sua Maestà di riceverlo e per assicurarmi che egli fosse effettivamente favorevole alla causa del Re e disposto ad agire indirizzando un messaggio a tutti i cattolici del Belgio per mettere in luce gli avvenimenti, le cause vere e profonde della decisione reale e indurre l'opinione pubblica, e specialmente i titubanti, a sostenere all'interno la posizione del Belgio quale l'aveva vista e determinata il Re.

Il Cardinale, che desiderava da tempo conoscermi, mi ha accolto con estrema cordialità, mi ha ripetutamente ringraziato per l'opera svolta dall'Ambasciata d'Italia e mi ha esplicitamente dichiarato che è suo vivo desiderio di vedere il Re e di agire secondo quanto gli avevo suggerito.

Oggi infatti il Primate è stato ricevuto da Sua Maestà e Gli ho sottoposto il testo della pastorale che sarà letta domani in tutte le chiese del Belgio. Ne ho già trasmesso questa sera il contenuto a V. E. col mio telegramma

n. 154 (2).

(l) Vedi D.D.I., Serie IX, vol. III, Appendice II.

(l) Non pubblicato.

(l) Il conte Capelle era il segretario privato di Leopoldo III; la carica di capo di Gabi

(2) -Non rintracciato. (3) -Vedi Foreign Rel.ations of United States, 1940, vol. I., cit., pp. 211-212.

(l) Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. IX, cit., D. 358.

(2) Il presente documento reca il visto di Mussolini.

693

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

L. 7/00058/7. Roma, lo giugno 1940.

Con separato telespresso (l) ti trasmetto un primo elenco di macchine

commissionate in Germania e di cui abbiamo estrema urgenza ai fini della

nostra preparazione bellica.

Detto elenco è stato redatto con le indicazioni richieste dalle autortà

tedesche.

È inutile che ti dica come la consegna delle macchine da parte della Germa

nia sia cosa che mi interessi in sommo grado specie in questi momenti.

Confido quindi nella tua attività per una rapida e radicale risoluzione della

questione.

694

IL CAPO DI STATO MAGGIORE GENERALE, BADOGLIO, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

L. 5526 (2). Roma, 1° giugno 1940.

Ho molto meditato sulla situazione e sono venuto alle conclusioni seguenti:

l) Gli anglo-francesi hanno dalla Siria, dal Marocco e dall'Algeria tra

sportato in Francia circa 5 divisioni.

Per contro, hanno rinforzato la Tunisia di aviazione e concentrato a

Briançon carri armati e rinforzato con l reggimento la Corsica.

Dunque il nostro stato di minacciosa non belligeranza ha sortito in pieno

l'effetto che ci proponevamo: più di l milioni di uomini è trattenuto da noi.

2) I tedeschi, secondo le informazioni dateci da loro stessi contano fra

pochi giorni di scatenare l'offensiva in Francia. Prevedono che in 6 o 7 settimane

metteranno a terra la Francia. Dopo si rivolgeranno contro l'Inghilterra.

3) La previsione tedesca sull'azione in Belgio è stata errata: la completa

riduzione delle sacche richiede un tempo doppio del previsto e gli uomini di circa

4 divisioni, fino ad ora sono riusciti ad imbarcarsi e a sfuggire alla cattura.

Potrebbe, quindi, anche darsi che, avendo i Francesi avuto il tempo di

riprendersi, come del resto lo ha dimostrato la valorosa resistenza 'in Belgio,

il tempo previsto dai Tedeschi per l'annientamento della Francia si prolunghi

di qualche settimana.

4) Abbiamo, quindi, davanti a noi tempo disponibile per intervenire senza

fare la figura di corvi.

5) Secondo l'esposizione di Balbo, prima di avere in Libia a piè d'opera

i materiali indispensabili per una onorevole resistenza, occorre tutto il mese

di giugno.

6) Sono in viaggio preziose materie per le industrie belliche: in giugno

esse giungeranno e ci daranno un apporto grandissimo.

7) Entrando prematuramente 'in azione noi potremo, forse, ottenere qual

che successo coi nostri sommergibili ma, per contro, offriremo la possibilità agli

anglo-francesi di ottenere successi in Libia, che sarebbero contro producenti

per noi.

8) Secondo il mio convincimento dobbiamo cercare, ad ogni costo, di ·

guadagnare tutto il mese di giugno. Così avremo anche norma dai successi più

o meno rapidi che i Tedeschi otterranno in Francia.

(l) -Vedi D. 691. (2) -Documento proveniente dall'Archivio Centrale di Stato, Fondo • Segreteria particolare del Duce •.
695

IL CAPO DELL'UFFICIO COORDINAMENTO GERMANIA, DEL BALZO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, lo giugno 1940.

Il giorno 31 maggio il gen. von Biilow, addetto aeronautico a Roma, ha

presentato al capo di gabinetto del Ministero Aereonautica il gen. di brigata

aerea von Pohl, già capo Ufficio operazioni aeree del Reich, attualmente Capo

di S. M. della III flotta aerea e della difesa antiaerea di Monaco. Il suo arrivo

era stato annunciato in data 10 maggio dal nostro addetto aereonautico in Ber

lino e la sua permanenza in Italia era stata giustificata da motivi di salute.

Contrariamente alla versione ufficiale, il giorno 17 maggio per un disguido postale, perveniva al Gabinetto del Ministero Aereonautica il seguente telegramma diretto all'addetto Aereonautico tedesco:

«Il Maggiore Generale von Pohl deve essere comandato a Roma presso l'addetto Aeronautico. Scopo dell'ordine: Incarichi speciali e direttive per conferenze presso· l'Aereonautica Italiana. Direzioni Italiane sono già al corrente. Informate ambasciatore ed il nostro comando che entrata in funzione di von Pohl avverrà tra breve. Dettagli per iscritto all'addetto Aereonautico. Addetto al Gruppo Disciplina».

696

L'AMBASCIATORE DI GRAN BRETAGNA A ROMA, LORAINE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

NOTA VERBALE S. N. Roma, 1° giugno 1940.

L'Ambasciatore di Sua Maestà ha informato il Governo Britannico della dichiarazione fattagli ufficialmente il 28 maggio dal Ministro italiano degli Affari Esteri nel senso che, per ordine personale del Capo del Governo italiano, tutti i negoziati pendenti tra i due Governi circa la semplificazione -in risposta alle osservazioni italiane e a vantaggio dell'Italia -dell'amministrazione del controllo del contrabbando e su altre questioni economiche di reciproco interesse, sono stati rotti a partire dalla data anzidetta (1).

Sir Percy Loraine ha l'onore, su istruzioni del Primo Segretario di Stato di Sua Maestà per gli Affari Esteri, di informare l'Eccellenza il Conte Ciano

che il Governo di Sua Maestà ha preso atto di questa decisione ed ha richiamato a Londra i negoziatori che aveva inviato a Roma nell'intesa che la loro missione era gradita ed accetta al Governo italiano.

Sir Percy Loraine deve aggiungere che il Governo di Sua Maestà si ritiene liberato, dalla decisione del Capo del Governo italiano, di ogni responsabilità per qualunque peggioramento possa risultarne nelle relazioni economiche e commerciali tra i due paesi. Ciò nondimeno, è attuale intenzione del Governo di Sua Maestà di aderire alle linee generali di condotta, circa il controllo del contrabbando, che sono state esposte nella dichiarazione fatta dal Master of the Rolls al Comitato Misto Permanente anglo-italiano il 23 maggio.

(l) 'Vedi GALEAZZO CIANO, Diario (1939-1943), vol. I, cit., p, 271 e Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. IX, cit., D. 342.

697

IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 171. Bucarest, 2 giugno 1940, ore 0,50 (per. ore 13).

Oggi Sovrano ha accolto dimissioni Gafencu sostituendolo al Ministero degli Affari Esteri con Ministro delle Comunicazioni Gigurtu.

Dimissioni Gafencu vengono motivate ragioni di salute. Da tempo, come ho più volte riferito, si era parlato mutamento titolare Ministero Affari Esteri. Esso non era peraltro atteso per oggi e decisione Sovrano è giunta improvvisa anche ambienti vicini al Re.

Nuovo Ministro proviene da gruppo seguaci di Goga ed ha fatto parte del breve Governo del defunto uomo politico.

Gigurtu gode fama di essere favorevole ad una politica di riavvicinamento

all'Italia e alla Germania; ha a suo tempo assunto atteggiamento contrario alle

sanzioni contro l'Italia ed ha di recente visitato la capitale del Reich con mis

sione ufficiosa affidatagli dal Re.

Ufficialmente si afferma che cambiamento ministeriale non porterà alcun mutamento nella politica romena, negli ambienti ufficiosi si mostra tuttavia ritenere che nomina Gigurtu significhi maggiore orientamento verso Asse.

La realtà politica estera come interna continua come in passato ad essere

personalmente diretta dal Re.

698

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO

T. 115/49 R. Roma, 2 giugno 1940, ore 3. Vostro 81 (1). Per Vostra norma informo che in un recente colloquio con questo Ministro

di Jugoslavia (2) gli ho detto che l'Italia, mentre si prepara ad adempiere i suoi impegni militari con la Germania, non ha nessuna intenzione aggressiva nei

riguardi d€lla Jugoslavia, e che nostro atteggiamento verso di essa dipenderà dall'atteggiamento che la Jugoslavia terrà verso di noi durante il conflitto. Ho comunque confermato che Italia intende evitare ogni complicazione nei Balcani.

(l) Non pubblicato.

(2) Vedi GALEAZZO CIANO, Diario (1939-1943), vol. l, cit., pp. 271-272.

699

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA

T. 14761/381 P. R. Roma, 2 giugno 1940, ore 3.

Seguito telegramma minist€riale n. 359 (1).

Regio Ambasciatore Rio telegrafa che quel Ministro Affari Esteri lo ha informato dopo avere preso ordini Presidente Repubblica che Brasile acC€tta assumere protezione interessi 'italiani in Francia € territori sotto controllo francese (ad €ccezione Protettorato Tunisi) nell'eventualità partecipazione Italia conflitto.

In relazione al Vostro 447 (2), comunicasi che è stato provveduto informare telegraficamente RR. Consolati Bastia e nei territori sotto controllo francese.

700

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI

T. 14762/786 P. R. Roma, 2 giugno 1940, ore 3.

Telegramma ministeriale n. 751 (3).

Regio Ambasciatore Rio Janeiro telegrafa che quel Ministro Affari Esteri lo ha informato, dopo avere preso ordini Presidente Repubblica, che Brasile accetta assum€re protezione interessi italiani in Gran Bretagna, Dominii e colonie nell'eventualità partecipazione Italia conflitto.

701

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 92. Ankara, 2 giugno 1940, ore 4,22 (per. ore 9).

A quanto si dice in questa Ambasciata di Germania, la Turchia decreterebbe la mobilitazione g€nerale il giorno in cui l'Italia entrasse in guerra. Questa misura sarebbe seguita dalla rottura delle relazioni diplomatiche prima con l'Italia poi con la Germania. L'Ambasciata di Germania vorrebbe ad ogni modo €vitare tale rottura, perciò mentre insiste perchè non siano lesinate da parte nostra assicurazioni e suggerimenti alla Turchia si sforza di fare comprendere ai Turchi che gli obblighi di assistenza che essi hanno con gli Alleati

diventano unilaterali, non essendo Inghilterra e Francia in grado di assistere la Turchia.

Von Papen sarà ricevuto lunedì prossimo dal Presidente della Repubblica. A quanto mi risulta i Turchi sarebbero alla ricerca di una formula che permetta di conciliare gli impegni assunti col vivissimo desiderio di non essere coinvolti nel conflitto. Tale formula potrebbe essere desunta dal comma numero 2 del Trattato tripartito in virtù del quale c gli impegni assunti non possono forzare la Turchia ad una azione avente per effetto o per conseguenza di trascinarla in conflitto con l'U.R.S.S. ~

(l) -Vedi D. 629. nota 2. (2) -Non pubblicato. (3) -Vedi D. 629.
702

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

T. 116/378 R. Roma, 2 giugno 1940, ore 9,15. Sembrerebbe opportuno nella presente situazione che la stampa giapponese assuma un atteggiamento di decisa ostilità contro Stati Uniti. Parlatene alla prima favorevole occasione con Ribbentrop dicendogli che si potrebbe d'accordo agire a Tokio in questo senso attraverso le rispettive rappresentanze diploma

tiche. Riferite circa azione svolta al riguardo.

703

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO PER TELESCRIVENTE 612. Berlino, 2 giugno 1940, ore 14. Ministro della Propaganda mi ha detto essere stato subito informato dal Fiihrer della decisione del Duce allo scopo di preparare per il momento opportuna illustrazione ed esaltazione sulla stampa tedesca del grande evento storico. Stesso Ministro si è mostrato particolarmente entusiasta ed ha collegato la deci

sione col memorabile discorso pronunciato dal Duce al popolo tedesco nel Campo di maggio {1).

704

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 94. Ankara, 2 giugno 1940, ore 14,30 (per. giorno 2, ore 20,15). Iersera sono intervenuto ad un pranzo offerto da questo Presidente del Con

siglio ad alcune personalità fra cui Ambasciatore di Germania e Ambasriatore dell'U.R.S.S.

Dalle conversazioni avute si desume che il punto di vista ufficiale della Turchia è oggi il seguente: in caso di intervento dell'Italia nel conflitto armato -dovunque tale intervento si verifichi -la Turchia, a meno che sia compromessa la sua zona di sicurezza, si asterrebbe dal prendere iniziative belliche e cercherebbe di limitare gli obblighi di assistenza agli Alleati ad atti più formali che sostanziali.

Ambasciatore dell'U.R.S.S. afferma che egli insiste nella sua azione intesa

a mantenere la Turchia al di fuori del conflitto anche se questo si estendesse

al bacino del Mediterraneo.

Ambasciatore di Germania intensifica i suoi sforzi tendenti a convincere

i turchi che la rottura delle relazioni diplomatiche equivarrebbe alla guerra.

Conversando con me Presidente del Consiglio pur dimostrandosi cordialis

simo ha evitato ogni accenno politica.

(l) Il presente documento reca il visto di Mussolini.

705

IL MINISTRO A DUBLINO, BERARDIS, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 26. Dublino, 2 giugno 1940, ore 20,,52 (per. giorno 4, ore 7,15).

Malgrado unità morale interna vantata da questo Governo (miei telegrammi Stefani) timore che forze tedesche preparino spedizioni in Irlanda potrebbe da un momento all'altro dividere paese in due correnti fra cui De Valera potrebbe trovarsi stretto come da una morsa.

Nota fluidità e incontrollabilità ambienti irlandesi non permettono previ

sioni sicure; tuttavia appare sintomatico che questo Governo se ne mostri già

preoccupato, facendo sapere in sordina .che dopo tutto da qualsiasi parte venga

unità territoriale è sempre una giustizia che si compie. In sostanza nulla di

nuovo in tutto ciò in quanto era già stato accennato dal Cardinale Mac Room

in una sua allocuzione (miei telegrammi Stefani).

706

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, AL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER

(Pubb. Hitler e Mussolini: Lettere e Documenti, cit., pp. 48-49) (l)

MESSAGGIO TELEGRAFICO (2). [Roma, 2 giugno 1940].

Vi ringrazio cordialmente del messaggio (3) che mi avete mandato in

risposta al mio (4) consegnatovi dall'Ambasciatore Alfieri. La vittoriosa eonclusione della gigantesca battaglia delle Fiandre ha sollevato, insieme al mio, l'entusiasmo di tutto il popolo italiano. Circa la data intervento Italia mi rendo

n. -380 (il numero di procollo generale non è stato rintracciato) il 2 giugno 1940, alle ore 22,15 con istruzioni per l'ambasciatore di consegnarlo subito personalmente al FU.hrer.

perfettamente conto sulla opportunità di procrastinarla onde permettere alla

vostra aviazione di identificare e distruggere le forze aeree francesi. Questo

breve ritardo permette anche a me di perfezionare la mia preparazione in tutti

i settori metropolitani e di oltre mare. Mio programma è il seguente: lunedì

10 giugno dichiarazione di guerra e discorso al popolo italiano e al giorno 11

mattina inizio ostilità. Quanto al nostro incontro vi ringrazio di averlo pro

spettato ma ritengo più opportuno che avvenga dopo l'entrata in guerra del

l'Italia. Nel discorso che pronuncerò poche ore dopo la dichiarazione di guerra,

dirò che l'Italia conformemente alla sua politica non intende allargare l'area

della guerra e citerò i paesi danubiano-balcanici compresa la Grecia e la Tur

chia. Ora Vi esprimo il mio desiderio di vedere almeno una rappresentanza del

l'esercito italiano combattere insieme coi vostri soldati per suggellare sul campo

la fraternità delle armi e il cameratismo delle nostre Rivoluzioni. Se voi accet

tate questa mia offerta vi manderò subito alcuni reggimenti di bersaglieri che

sono soldati valorosi e resistenti.

Vi mando il mio più cordiale saluto insieme con l'augurio più fervido per

i futuri successi delle vostre forze armate (1).

(l) -Il testo ivi pubblicato presenta piccole varianti rispetto a quello, autografo, quiriprodotto. (2) -li presente messaggio è stato trasmesso da Ciano ad Alfieri con T. per telescrivente (3) -Vedi D. 680. (4) -Vedi D. 646.
707

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO AD ATENE, E. GRAZZI

T. 119/119 R. Roma, 2 giugno 1940, ore 23,45.

Conviene adoperarsi in ogni modo per favorire miglioramento relazioni greco-bulgare incoraggiando al tempo stesso frizione determinatasi nei rapporti turco-greci da Voi segnalata con telegramma n. 124 (2). Riferite telegraficamente.

708

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI

T. 120/132 R. Roma, 2 giugno 1940, ore 23,45.

R. Ambasciata Ankara riferisce di avere appreso da quell'Ambasciata di Germania che caso entrata guerra Italia, Turchia decreterebbe mobilitazione generale. Senza farne oggetto di un passo, appurate quale potrebbe essere atteggiamento Bulgaria di fronte eventuale mobilitazione turca e quale in genere contegno codesto Governo di fronte situazione che potrà determinarsi nei Balcani in seguito possibile attuazione predette misure militari da parte Turchia.

Riferite telegraficamente.

(l) -Vedi Documents on German Foreign Poticy 1918-1945, Series D, vol IX, cit., DD. 373, 370, 371 e 372. (2) -Non pubblicato; sullo stesso argomento vedi D. 676.
709

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 240. Mosca, 2 giugno 1940, ore 23,55 (per. giorno 3, ore 6,20).

Riferisco qui di seguito quanto mi ha detto stamane questo Ambasciatore Germania:

Ministro Clodius ha telefonato ieri da Berlino a questo Ambasc'iatore Germania informandolo che erano in corso importanti negoziati commerciali italo-tedeschi e che Italia era pronta concedere Germania alcune navi cisterna, trovandosi nel Mar Nero purchè Italia avesse potuto ottenere importanti quantitativi di petrolio da U.R.S.S.

Clodius aveva da tempo interessato Ambasciatore dell'U.R.S.S. a Berlino e pregava Ambasciata di Germania a Mosca appoggiare questa richiesta.

Ambasciatore di Germania ha telegrafato subito dicendo essere anzitutto necessario attendere risultati dei negoziati politici in corso per normalizzare le relazioni italo-russe.

Clodius ha nuovamente telefonato sera insistendo perchè Ambasciata facesse passi richiesti. Ambasciatore di Germania ha invitato oggi Consigliere Commerciale presso Commissariato Commercio Estero per sondare terreno.

Ambasciatore di Germania depreca che simile comunicazione anche se urgente si fosse fatta per telefono mi ha fatto presente che suddette richieste prsentate in modo così strano alle Autorità sovietiche le avrebbero certamente rese ancora più sospettose dell'ordinario rischiando di toglierle qualsiasi valore politico al passo da lui fatto presso Molotov per la normalizzazione delle relazioni diplomatiche italo-russe (mio telegramma n. 235) (1).

710

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 241. Mosca, 2 giugno 1940, ore 23,56 (1J€r. giorno 3, ore 6,30).

Da indagini svolte in questi circoli notizia di cui al telegramma n. 47 (2) è risultata infondata. Questo Ambasciatore di Germania mi ha detto che nel suo penultimo colloquio, Molotov ha affermato « che Turchia farà bene mostrarsi sempre più prudente » e ha dichiarato che relazioni turco-sovietiche erano stazionarie dal mese novembre. D'altra parte Ministro di Bulgaria Kristov sin dal 15 maggio era stato 'informato dal suo Governo della notizia che Governo sovietico in caso di attacco italiano alla Turchia avrebbe dato assicurazione di rispettare trattato di amiciz'ia turco-sovietico del 1921. Ministro di Bulgaria parlando con Vice Commissario Dekanosov avrebbe combattuto assoluta infonda

tezza informazione. Relazioni turco-sovietiche rimangono per ora 'immutate ciò nondimeno sono caratterizzate da senso grande diffidenza da parte dell'U.R.S.S. verso Turchia.

Confermo sempre maggiore interessamento sovietico per i Balcani.

(l) -Vedi D. 649. (2) -Non pubblicato: contiene la ritrasmissione del T. 572 da Berlino, vedi D. 613.
711

IL COMANDANTE SUPREMO DELL'AVIAZIONE GERMANICA, GORING, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

L. s. N. Berlino, 2 giugno 1940. Mi rivolgo fiducioso direttamente oggi a Voi, Duce, per una questione di armamento che ha grande importanza per la mia arma aerea. Coll'occupazione della Norvegia ho potuto avere a disposizione importanti stabilimenti per la produzione dell'alluminio. È essenziale però, poter alimentare tali stabil:imenti colla necessaria materia prima. Da un maturo esame di tutte le possibilità è risultato non rimanere altro che provvedersi del materiale in Italia. L'eccedenza di produzione delle fabbriche di bauxite Sava e Sime che si trovano in mani svizzere, e le scorte colà esistenti renderebbero possibile un gettito mensile di 4.000 tonnellate. Tale eccedenza veniva finora trasportata in gran parte in Svizzera, e di là -dopo essere stata trasformata in alluminio -passava nei Paesi nemici. Essendo riuscito, coll'impegnare fino al massimo la mia arma aerea, a distruggere quasi completamente quella francese, in modo che di essa non è da fare più conto e a danneggiare sensibilmente quella inglese ritengo sia ormai indispensabile che venga impedito ai Paesi nemici di procurare ulteriormente dell'alluminio, col quale costruire nuovi apparecchi aerei. Mi rivolgo perciò ora a Voi, Duce colla preghiera di prestarmi il Vostro aiuto. Nelle conversazioni ufficiali fra le autorità interessate ci è stata soltanto concessa dal lo luglio una fornitura di 500 tonnellate mensili. Ciò non ci aiuterebbe in nessun modo, uoichè la capacità della Norvegia è molto più grande e finora ha ricevuto la bauxite per via mare. Vi prego di scusarmi se io mi rivolgo personalmente a V. E., ma io credo che ciò sia la miglior via. Voi, Eccellenza, comprenderete come io sia felice e superbo dei compiti

dell'arma aerea ed io sono convinto che questa volta i nostri comuni nemici saranno definitivamente schiacciati.

712

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T, 108. Shanghai, 3 giugno 1940, ore 10 (per. giorno 4, ore 2,10). Da recenti contatti ambienti responsabili Chung King Rosset Desandrè ha tratto alcune notizie e impressioni connesse con gli sviluppi situazione europea, che riassumo ad ogni buon fine.

Detti ambienti pensano che alla fine della guerra europea, ritenuta prossima per peso decisivo del previsto intervento italiano, sarebbe realizzabile una soluzione del conflitto Cina-Giappone attraverso una mediazione russo-tedesca e sulle basi del ritorno allo status quo del 1937 prima dell'apertura delle ostilità. Chiang Kai-shek sarebbe stato già segretamente interpellato al riguardo. Frattanto simpatia a favore dell'Inghilterra, cui tentativi di riavvicinamento col Giappone sono visti con irritata preoccupazione, e della Francia vanno scemando mentre vanno sviluppandosi sentimenti pro-tedeschi.

713

IL CONSOLE GENERALE A BARCELLONA, BERRI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 196/75. Barcellona, 3 giugno 1940, ore 14,01 (per. ore 17,15). Stamane ore 11, 800 studenti con cartelli inneggianti a Gibilterra spagnola si sono diretti a questi Consolati Francia e Inghilterra dove hanno fatto manifestazione con grida di abbasso gli alleati. Dimostrazione cui prese parte anche popolo sostò piazza Catalogna cantando inni e inneggiando quindi Germania e

Italia. Polizia non è intervenuta contentandosi proteggere suddetti consolati.

714

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 478. Parigi, 3 giugno 1940, ore 16 (per. ore 18,30). Mio telegramma n. 465 (1). In seguito a parziali evacuazioni truppe francoinglesi addossate in Fiandra, ritardo ripresa offensiva tedesca verso Parigi che dicesi determinato dalle ingenti perdite fanteria ed aviazione tedesca, fiducia ricostituzione di una difesa organizzata sulla Somme (per quanto impari alle necessità che deriverebbero da un attacco tedesco se cosi efficace come quello sulla Mosa), notasi oggi in questa cosi mutevole opinione pubblica una maggiore euforia. Il Governo si adopera a fare ritornare fiducia e specialmente minimizzare nel pubblico conseguenze di un eventuale attacco italiano. In alcuni ambienti si afferma che questo è stato ritardato da inaspettata resistenza anglo-francese nelle Fiandre che hanno costretto Germania rinviare di qualche tempo marcia su Parigi. Città come sempre tranquillissima. Sistemazione profughi procede in ordine. Atmosfera generale in questo momento non (dico non) è affatto pro

pizia eventuale tentativo germanico pace separata e malgrado ogni malcontento, influenze·inglesi hanno ripreso il sopravvento.

39 - Documenti diplomatici • Serie IX -Vol. IV.

(l) Non pubblicato.

715

IL MINISTRO A BERNA, TAMARO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 97. Berna, 3 giugno 1940, ore 18,56 (per. ore 23,45).

Su invito del Pilet Golaz, ex consigliere federale Schulthess ha avuto un colloquio col Ministro di Germania Kocher per dirgli che presente momento era opportuno per pensare a un miglioramento delle relazioni tra Germania e Svizzera. Kocher gli ha risposto: <È ora tardi per una tale azione», ma che comunque qualche cosa si sarebbe potuto raggiungere con energici provvedimenti da parte del Governo federale. Ha chiesto quindi: soppressione di giornali ostili irrimediabilmente nemici alla Germania, severe sanzioni per articoli ostili od offensivi per il Reich, ristabilimento del giornale Neue Basler Zeitung che era l'unico che si interessava con simpatia della Germania e che appunto fu soppresso. Schulthess si è riservato di riferire.

716

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 243. Mosca, 3 giugno 1940, ore 20,35 (per. giorno 4, ore 2,05).

Ho veduto stamane Consigliere Commerciale tedesco Hilger. Egli mi ha

detto che ieri d'accordo con Ambasciatore di Germania aveva sospeso suo inter

vento presso Commissariato Commercio Estero perchè riteneva non poter fare

passi così seri sulla scorta di vaghe notizie trasmesse per telefono (1). Ambasciata

di Germania ha quindi chiesto precisazioni che sono giunte per telegrafo iersera

alle 23.

Telegramma conferma che su precise richieste del Governo Italiano Ambasciatore Ritter tre o quattro.......... (2) ha fatto passi presso Ambasciatore dell'U.R.S.S. a Berlino per chiedere forniture nafta all'Italia senza precisare quantitativo e per informare che navi cisterne debbono partire dall'Italia 1° corrente; tali navi potevano essere adibite anche al trasporto nafta per Germania; si chiedeva all'Ambasciata di Mosca di appoggiare tali richieste. Post scriptum riservatissimo informa poi che navi erano partite.

In seguito tale dispaccio Hillger ha deciso inviare oggi suo sostituto oresso

un funzionario del Commissariato Commercio Estero per appoggiare richieste

Ritter.

Non ritiene però poter avere qualche reazione sostanziale prima di qualche

giorno. Hillger ha osservato po'i che in ogni caso era necessario precisare quan

titativi e qualità petrolio poichè questione viene oggi soprattutto complicata

da esistenza o meno di disponibilità. Egli mi ha chiesto se si poteva fornire

qualche maggiore dettaglio. Ha concluso che suo funzionario avrebbe fatto oggi

primo sondaggio manifestando interesse germanico in generale, riservandosi,

in un secondo tempo, qualora in possesso precise informazioni, di parlare con

Mikoyan o farne parlare dall'Ambasciatore di Germania con Molotov.

Hillger però non mi ha nascosto serissime difficoltà che incontrerà nego

ziato nell'attuale stato delle relazioni politiche italo-russe.

(l) -Vedi D. 709. (2) -Nota dell'Ufficio Cifra: c Manca •.
717

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MADRID, ZOPPI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 196. Madrid, 3 giugno 1940, ore 21,50 (per. giorno 4, ore 3,35).

Mio 195 (1).

Stampa di ieri e di oggi continua occuparsi questione Gibilterra. Notizie relative sgombero popolazione civile da quella piazzaforte e notizia circa eco avuta nei giornali italiani da articoli Aznar sono riportate in grassetto. Grande rilievo è pure dato dalla stampa alle fotografie delle dimostrazioni svoltesi a Madrid nei giorni scorsi ed alle notizie di nuove dimostrazioni verificatesi stamane a Barcellona, Malaga e Salamanca. Tutti i giornali pomeridiani riportano oggi, in esteso o in larghi riassunti, articolo di ieri di Gayda su Gibilterra che è stato anche ampiamente diffuso dalla radio nazionale. Frattanto Aznar in un terzo articolo sul giornale della Falange Arriba scrive che senza il ritorno di Gibilterra alla Spagna non potrà esservi fra Spagna e Gran Bretagna amicizia ma solo una finzione di amicizia. In Madrid sono apparsi stamane affissi con scritto c: Gibilterra » « Rio Tinto » (miniere Andalusia che sono in mano di gruppi inglesi e francesi).

Questa Ambasciata d'Inghilterra è vigilata da forti nuclei polizia ed il nuovo Ambasciatore è vigilato da poliziotti anche sui campi del golf e del tennis.

718

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 483. Parigi, 3 giugno 1940, ore 22 (2).

Questo Ambasciatore del Brasile ha ricevuto dal suo Governo istruzioni di cui al telegramma di V. E. n. 381 (3). Ci siamo perciò riuniti stamane per prendere opportuni accordi di dettaglio consegna a suo tempo proprietà demaniale ecc. Ho attirato particolare attenzione dell'Ambasciatore sull'importanza compito affidatogli stante enorme numero italiani che saranno posti sotto la sua tutela, prevedibili reazioni di queste masse popolari, zelo autorità francesi specie subalterne nelle diverse provincie, e violenze elementi antifascisti.

(l) -Vedi D. 684. (2) -Manca l'indicazione dell'ora d'arrivo. (3) -Vedi D. 699.
719

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 620. Berlino, 3 giugno 1940, ore 23,46 (per. giorno 4, ore 5).

Durante odierno colloquio anche Ribbentrop su mia richiesta ha detto tenersi disposizione per impostare preparazione e sviluppi sulla stampa tedesca all'intervento dell'Italia secondo desiderio del Duce. Prego darmi istruzioni al riguardo.

720

IL MINISTRO AD ATENE, E. GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 81. Atene, 3 giugno 1940 (per. giorno 5).

Giornali odierni pubblicano con grande rilievo seguenti smentite, che sono state anche diramate all'estero a mezzo dell'Agenzia di Atene:

l) «Nelle colonne di un giornale straniero hanno visto in auesti giorni la luce notizie assurde secondo le quali gli Alleati preparavano un preteso sbarco a Salonicco; del pari che la Stazione radiofonica turca attaccava la Grecia, che è stata proibita la circolazione dei giornali turchi in Grecia, che porti e ferrovie greche si trovavano sotto il controllo inglese ed altre simili voci maligne e fantastiche. Siamo autorizzati a smentire categoricamente tutto quanto precede:..

2) « Siamo autorizzati a smentire nel modo più categorico le voci che hanno trovato risonanza nelle colonne di un giornale straniero e sono state trasmesse da una grande Agenzia straniera, secondo le quali il Governo turco avrebbe chiesto il permesso del Governo ellenico di sbarcare truppe nelle Isole greche dell'Egeo. Queste voci sono del tutto prodotto di fantasia».

721

IL MINISTRO A BERNA, TAMARO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATISSIMO PER CORRIERE 34. Berna, 3 giugno 1940 (per. giorno 7).

Questo Ministro di Germania, Kticher, mi ha detto essere sua opinione che quando l'Italia entrerà in guerra il suo governo domanderà libero passaggio attraverso la Svizzera per munizioni e truppe. Egli sa che il passaggio di truppe sarà rifiutato, ma crede che comunque insisteranno per un largo uso, anche per materiali di guerra, dei transiti svizzeri. Non ho potuto sapere se questa è una sua idea personale, o se risponde a direttive impartite.

722

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. SEGRETO 3578/1661. Parigi, 3 giugno 1940 (1).

Riferisco più dettagliatamente a V. E. circa le comunicazioni fattemi· da

questo Governo nel giorno 30 maggio scorso, di cui ai miei telegrammi 444,

449, 452, 453, 454, 455, 456 (2).

Il 29 maggio il Ministro Ybarnégaray mi fece sapere a mezzo di un suo

segretario che avrebbe desiderato una mia visita. Gli risposi che io non avevo

nulla da dirgli e che se egli invece aveva qualche cosa da comunicarmi era logico

che fosse venuto lui da me.

Ybarnégaray venne infatti l'indomani mattina all'Ambasciata e mi disse quanto formò oggetto del mio telegramma n. 444.

Nel pomeriggio il Ministro de Monzie mi fece sapere ciò che Vi comunicai col mio telegramma n. 449 e mi pregò di non allontanarmi dall'Ambasciata perchè Daladier mi avrebbe telefonato in serata. Infatti alle ore 20 Daladier mi telefonò pregandomi di andare da lui e mi consegnò il documento di cui ai miei successivi telegrammi.

Naturalmente mi limitai a rispondergli che lo avrei immediatamente trasmesso a V. E., ma, dopo averlo letto, gli dissi in via del tutto personale che, dopo quanto mi era stato detto in giornata dai Ministri Ybarnégaray e de Monzie circa proposte « concrete » che il Governo francese intendeva fare all'Italia, dovevo constatare che di tali proposte non vi era cenno nel documento, il quale, così come era, rassomigliava molto alla nota lettera di Paul Reynaud al Duce.

Daladier mi rispose che non si erano fatte proposte concrete proprio per suggerimento di de Monzie, H quale credeva che così come era il documento sarebbe stato meglio accolto a Roma.

Questo mi fu ripetuto da de Monzie (mio telegramma 455) il quale telefonò in serata a Daladier per dirgli che sarebbe stato bene che questi mi avesse autorizzato a dirVi che le «proposte concrete» realmente c'erano. Daladier gli rispose che non poteva fare ciò senza consultarsi con gli altri membri del Governo e l'indomani 31 maggio mi telefonò che in realtà le proposte c'erano ma desiderava che io non dicessi che questo me lo aveva detto lui. Potevo assicurarvelo in base ad informazioni sicure. Perciò io telegrafai col mio 456 in tale forma.

Il Ministro Pomaret ha detto poi a persona di mia fiduc'ia:

l) che la redazione del documento consegnatomi aveva dato luogo ad un'aspra discussione in seno al Consiglio dei Ministri e che la decisione di ri'mettermelo era stata presa con piccola maggioranza di voti;

2) che le più vive opposizioni erano state fatte da parte inglese (Churchill, Eden, Duff Cooper ecc.) ad eccezione di Lord Halifax il quale si era invece espresso in senso favorevole ad un accordo con l'Italia. Che pure avendo finito per accettare il passo francese verso l'Italia, il Governo inglese aveva voluto

che fosse fatto in termini generali e si era assolutamente opposto a che ci fossero

comunicate delle proposte concrete. Che però queste in realtà c'erano ed erano

state discusse con gli inglesi.

Quanto precede servirà a dimostrare ancora una volta quale è in realtà la

rispettiva situazione dei due alleati (1).

(l) -Manca l'indicazione della data d'arrivo. (2) -Vedi rispettivamente DD. 644, 652, 657, 659, 661, 664 e 665.
723

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATO 2507/1098. Budapest, 3 giugno 1940 (per. giorno 7).

A telegramma per corriere di V. E. n. 13644/C del 26 maggio u. s. (2).

Come segnalavo all'E. V. per ultimo con mio telecorriere n. 0104 del 25

scorso (3), la valutazione fatta da questo Stato Maggiore delle forze sovietiche

alla frontiera romena è, non di novanta, ma di quarantaquattro divisioni.

Nuove informazioni giunte a questo Stato Maggiore indicherebbero, salvo

ricontrollo, un aumento massimo probabile di quattro divisioni, ciò che ne por

terebbe il totale a quarantotto.

Nella regione alla frontiera ungherese, sempre secondo le risultanze di

questo Stato Maggiore, le divisioni sovietiche scaglionate per una notevole pro

fondità nell'ampio tratto che intercorre da Leopoli a Cernauti, si aggirerebbero

sulla diecina, ciò che qui non si stima una forza eccessiva dato la vastità e l'im

portanza della regione, come il carattere di fiancheggiamento e di riserva che

avrebbero le forze stesse. Riterrei debba intendersi in questo senso la decom

pressione militare sovietica alle frontiere ungheresi, accennatami dal Conte

Csaky, come dal mio telecorriere surriferito.

Circa l'evidente e sintomatica insistenza ungherese nel porre in rilievo la

situazione militare sovietica alle frontiere sudoccidentali dell'U.R.S.S., ho già

riferito a V. E.

724

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 2508/1099. Budapest, 3 giugno 1940 (per. giorno 6).

Mio telegramma n. 122 del 1° giugno (4).

Tanto il Conte Csaky nel suo articolo diramato dall'Agenzia Telegrafica

ungherese il 30 maggio, che il Conte Teleki nel discorso tenuto nel corridoio

della Camera il giorno susseguente ai rappresentanti della stampa estera hanno

tenuto a marcare con parole quasi identiche la amicizia e la comunità di interessi

che legano l'Ungheria all'Italia e alla Germania. L'inequivocabile posizione

presa al fianco delle potenze dell'Asse è, secondo loro, il pegno magg:ore della

pace nella zona danubiana e balcanica. Ambedue hanno 'insistito sul profondo senso di responsabilità europea che ispira la politica ungherese la quale si è mostrata pronta a sacrificare aspirazioni nazionali e interessi vitali. Il Conte Teleki ha accennato inoltre agli oneri che gravano anche sull'Ungheria in seguito al blocco alleato.

Le dichiarazioni dei due uomini di stato dimostrano l'intendimento del Governo ungherese di seguire le direttive tracciate nella lettera a me diretta dall'E. V. il 29 maggio u. s. (1).

(l) -Il presente documento reca il vista di Mussolini. (2) -Non pubblicato. (3) -Vedi D. 577. (4) -Vedi D. 687.
725

IL MINISTRO A TALLINN, CICCONARDI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 623/207. TaUinn, 3 giugno 1940 (per. giorno 12).

Dopo la conchiusione del Patto di mutua assistenza del 26 settembre u. s. la stampa sovietica aveva dimostrato, in generale, un atteggiamento amichevole e benevolo nei riguardi dell'Estonia. Ha destato, perciò, profonda impressione un articolo, pubblicato recentemente dal giornale Pravda dal titolo: c Gli umori politici in Estonia», nel quale si deplorano pretese manifestazioni ostili in questo Paese verso la Germania e l'U.R.S.S.

L'eco suscitata da quell'articolo si spiega col fatto che esso è stato pubblicato dal giornale più importante del regime comunista e col fatto che esso potrebbe anche rappresentare il sintomo di un nuovo orientamento della politica sovietica nei riguardi dei Paesi baltici. Già, la Pravda recava, ai primi di maggio, un articolo, in cui si formulavano critiche a carico della Finlandia per l'esecuzione degli accordi con l'U.R.S.S., in particolare per la distruzione di importanti stabilimenti industriali nella zona di frontiera ceduta. Successivamente, in questi giorni, è stata divulgata la notizia di una nota del commissariato degli Esteri al Governo lituano, in cui si accusano quelle Autorità di un atteggiamento provocatorio per il trattamento usato alle truppe russe di occupazione. Solo la Lettonia è risparmiata dai recenti attacchi della stampa bolscevica. Ma, ciò si spiega da parte estone col fatto che il Comandante in Capo dell'esercito lettone si trova attualmente a Mosca per trattative con quelle Autorità militari.

Come ho già riferito a V. E., dopo l'occupazione della Danimarca e le ope

razioni belliche tedesche in Norvegia si era temuta una reazione da parte del

l'U.R.S.S. per controbilanciare nel Baltico orientale l'accresciuta posizione della

Germania nel Baltico occidentale. Ora che la Germania trovasi maggiormente

impegnata, sembra delinearsi il momento di quella reazione.

Le Autorità estoni, come quelle lituane, si mostrano del tutto remis!)'ive e

concilianti. La preoccupazione costante del Governo estone è di evitare di for

nire un pretesto qualsiasi ad un colpo di mano sovietico.

In sostanza, il Governo estone viene accusato di favorire un atteggiamento

anglofilo nell'opinione pubblica, di deplorare la soggezione economica, in cui

il Paese si è venuto a trovare nei riguardi della Germania e dell'U.R.S.S., e le

difficoltà, che ne derivano nelle relazioni commerc'iali con l'Inghilterra. Viene

citata la pubblicazione di un supplemento del giornale ufficioso estone, l'Uus

Eesti, nel quale era stata messa in rilievo l'inferiorità delle merci tedesche in

confronto di quelle inglesi. Si lamenta l'attività propagandistica inglese nel

centro universitario di Tartu. Si lamenta l'esistenza di elementi antirussi nella

redazione di un altro importante giornale, il Paewaleht, e nella stessa Camera

di Commercio esto-russa. Il Governo si sarebbe astenuto dal pubblicare 'i dati

sugli scambi commerciali con l'U.R.S.S., che costituiscono una prova irrefutabile

del fatto che, senza l'assistenza russa, la vita economica estone sarebbe stata

profondamente turbata. Si sarebbe mancato di far capire all'opinione pubblica

che, grazie alla moderazione russa, si è potuto evitare la guerra in Estonia. Sus

sisterebbe, insomma, qui, la preoccupazione di nascondere all'Inghilterra le

buone relazioni con l'U.R.S.S.

È notevole che la Pravda, quasi a controbattere ogni accusa o sospetto che

la politica russa nel Baltico sia determinata dalla volontà di premunirsi contro

possibili ritorni offensivi della Germania, inizia la sua pubblicazione col deplo

rare un preteso atteggiamento antitedesco nell'Estonia, citando le opinioni delle

cosiddette classi 'intellettuali ostili alla Germania. Queste non nasconderebbero

di considerare come un atto di aggressione e di oppressione di piccoli Stati la

sua penetrazione nei Paesi scandinavi, nell'Olanda, nel Belgio. L'organo sovie

tico cita, ancora, le voci messe in giro di una breve durata dei buoni rapporti

russo-tedeschi.

In un comunicato, riportato dalla stampa locale, secondo schiarimenti for

niti dai « circoli competenti » si risponde agli addebiti, mossi dalla Prav:da,

affermando che, ripetutamente, H Governo ha messo in rilievo il grande signi

ficato del Patto di mutua assistenza e che, per esso, è stato possibile di evitare

la guerra. Si riconosce il contributo, fornito dall'U.R.S.S. per lo sviluppo della

vita economica del Paese e si osserva che le relazioni tanto con l'U.R.S.S., quanto

col Reich si svolgono favorevolmente. Si giustificano in base allo stato di neu

tralità le corrette relazioni con altri Stati. Si conchiude, dicendo che l'intero

popolo estone condivide tale modo di vedere e che, se eccezioni si sono veri

ficate, esse sono da identificarsi in elementi irresponsabili e non degni di con

siderazione.

La pressione sovietica si va esercitando sull'Estonia, già da tempo, soprat

tutto dal punto di vista militare. L'U.R.S.S. ha chiesto ed ottenuto che anche le

clausole del Patto di mutua assistenza fossero modificate per rafforzare le sue

posizioni strategiche. Il caso più importante di tali modificazioni è rappresentato

dall'accordo del 15 maggio u. s., col quale l'Estonia ha dovuto, come ho già

riferito in un precedente rapporto, cedere un'altra isola all'U.R.S.S. (Osmus

saare) tra il porto di Paldiski in Estonia e quello di Rango in Finlandia in modo

da poter sbarrare la rotta nel Baltico orientale. A mascherare il rafforzamento

del contingente militare di occupazione l'U.R.S.S. ha chiesto ed ottenuto di

importare mano d'opera per i lavori di costruzione e di fortificazione delle basi

militari, giustificandola con la deficienza degli operai locali.

Il Governo estone spera di potere ancora resistere a questa pressione, sal

vando tutto ciò che è possibile salvare dell'indipendenza del Paese. Esso vor

rebbe evitare una soluzione definitiva ed irreparabile prima che termini la

guerra. Se un equilibrio di forza tra Germania ed U.R.S.S. sussisterà dopo la guerra, sarà, forse, possibile mantenere in vita i piccoli Stati baltici, restituendo loro quella sovranità, che è stata così duramente manomessa dall'U.R.S.S. con l'occupazione militare.

Non si possono prevedere gli ulteriori svolgimenti della guerra, ma, se la Russia venisse a trovarsi impegnata nel Sud est europeo, è certo che si avrebbe un rallentamento della sua pressione in questo settore. Si ritiene, infatti, che l'U.R.S.S. abbia voluto por fine alla guerra con la Finlandia per liberare le sue forze, impegnate colà (sia pure non rilevanti, ma composte di truppe scelte), ed un importante materiale bellico.

D'altra parte, il Governo estone, conformemente alla sua politica di favorire, per quanto possibile, un equilibrio di forze e di influenze tedesche e russe nel Paese, vede di buon occhio l'attività tedesca, diretta a mantenere le sue posizioni nel campo economico e culturale dopo la partenza dei tedeschi-baltici, che vengono sostituiti in quel campo da nuovi elementi ed agenti del Reich. Nell'espatrio dei tedeschi-baltici è stato introdotto un criterio di discriminazione qualitativo, esonerando, cioè, dalla partenza quelli, che sono utili sul posto.

Di fronte al pericolo la maggioranza della popolazione non nasconde che, se fosse impossibile salvare la loro indipendenza, sarebbe meglio che essa fosse sacrificata alla Germania, anzi che all'U.R.S.S. Le classi abbienti e colte nutrono veri sentimenti di orrore per il comunismo. Non è svanito il ricordo del loro soggiorno in Russia durante i primi anni della rivoluzione, prima di poter ritornare in Estonia. Su loro non ha presa la propaganda, perchè, in generale, sono buoni conoscitori di quanto succede e si pratica nell'U.R.S.S.

L'ammonimento, fatto per mezzo della Pravda, potrebbe produrre, perciò, le sue conseguenze anche nei riguardi della Germania, anche se questo non è stato lo scopo, che l'U.R.S.S. si era. proposto di raggiungere. E, le simpatie per i franco-inglesi, cui si era lasciato, finora soverchia libertà di manifestarsi, verranno sostituite da un maggior senso di realismo in rapporto alla gravità della situazione. Si parla nuovamente di concentramenti di truppe russe alle frontiere estone e lettone. Ma, s'i tratta di voci, che è difficile controllare.

(l) Non rintracciata.

726

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. s. N. Berlino, 3 giugno 1940 (1).

Arrivato alle ore 10 all'aeroporto di Bonn, pochi minuti dopo vi sono stato raggiunto in volo con un piccolo apparecchio Cicogna, dal capo degli aiutanti del Ministro Ribbentrop, il quale mi ha confermato che il Fiihrer si trovava in visita presso alcuni reparti di truppa e che gli riusciva quindi, suo malgrado, impossibile di vedermi. Lo stesso ufficiale aveva !"incarico di portargli subito la lettera del Duce (2) in relazione alla quale egli poi mi avrebbe telefonato presso il treno di Ribbentrop.

Così infatti è avvenuto.

Dopo un'ora di percorso in automobile sono giunto al treno del Ministro

Ribbentrop, sito presso la piccola stazione di Lafen, a circa cento chilometri

da Bonn, dove egli mi ha ripetuto quanto era già a mia conoscenza.

Avendo io già precedentemente fatto presente con insistenza che avevo l'ordine di consegnare il messaggio personalmente al Fiihrer, non ho creduto di dover esercitare ulteriori pressioni, anche perchè mi sono reso conto che sarebbe stato inutile e che il Fiihrer, non ricevendomi personalmente, voleva avere più tempo di meditare la risposta. Nè è servita l'argomentazione che alla lettera del Duce sarebbe stata sufficiente una breve risposta affermativa da cui risultasse essere il Fiihrer d'accordo.

Il Ministro von Ribbentrop ha letto per due volte di seguito con molta

attenzione la lettera del Duce, ha dichiarato di trovarla anche questa volta

molto interessante, ma ha subito aggiunto che naturalmente non poteva d1re

niente senza che prima il Fiihrer gli avesse telefonicamente parlato.

Dopo circa un'ora Ribbentrop è stato chiamato al telefono dal Fiihrer, che

lo ha incaricato di ripetermi le sue espressioni di rammarico per non potermi

vedere; che la lettera del Duce gli era stata recapitata mentre egli si trovava

in una riunione con dei generali; che non avrebbe potuto interrompere il suo

giro di ispezione fra le truppe se non due ore più tardi; e che pertanto si riser

vava di farmi avere in giornata una risposta scritta.

Ho cercato di sapere da Ribbentrop se, sia pure in linea di massima, vi

era una risposta adesiva da parte del Fiihrer; ma egli si è tenuto molto sulle

generali.

Ribbentrop mi ha vivamente invitato di rimanere con lui ed abbiamo fatto

una lunga conversazione che è durata circa tre ore. La conversazione è stata

varia e vasta e non ha evidentemente avuto uno svolgimento metodico e rego

lare. Pertanto la riassumo negli argomenti principali.

Con un lungo discorso Ribbentrop ha tenuto a dimostrarmi come, nel momento stesso che egli si è convito della ineluttabilità di muovere guerra, allinghilterra ed alla Francia, abbia fatto opera di persuasione, se pure ve ne fosse stata necessità, presso il Fiihrer, affinchè fra Italia e Germania si stabilissero i più stretti rapporti. L'amicizia e l'alleanza itala-tedesche costituivano un elemento di garanzia per un rapido successo, in quanto, se anche le forze militari alleate e quelle militari dell'Asse eventualmente si equivalessero, le forze dell'Asse dovevano essere valutate il doppio della loro potenza numerica, essendo comandate dai due condottieri.

Su questo argomento Ribbentrop ha conversato con evidente compiacimento, volendomi dimostrare che le sue previsioni si sono praticamente avverate.

Poichè mi cadeva opportuna l'occasione, ho dichiarato, riprendendo con lui un discorso che avevo già impostato l'altro giorno col Fiihrer, che la solidità dell'Asse porterà come conseguenza che anche tutto il lavoro di regolamento della situazione europea dopo guerra dovrà naturalmente avvenire in istretto accordo tra i due Capi.

Ribbentrop mi ha annunciato poi che, chiusa trionfalmente la prima fase della guerra, sull'andamento della quale si è dilungato, oggi stesso l'aviazione tedesca ha incominciato a bombardare tutti gli aeroporti di Parigi, iniziando cosi la seconda fase dell'offensiva che, dopo un'azione aerea durante alcuni giorni, dovrà evolversi in operazioni terrestri che si concluderanno anch'esse rapidamente e con successo.

A tale convinzione Ribbentrop è portato dalla considerazione che l'accerchiamento delle truppe inglesi e francesi ha tolto alla Francia il maggiore e migliore quantitativo di materiale umano e di armamenti di guerra. Inoltre egli ritiene che la situazione interna in Francia, e soprattutto a Parigi, maturerà rapidamente portando a disordini ed a sommosse che faciliteranno il disgregamento di ogni possibile resistenza; ed in ciò sarà decisiva l'entrata in guerra dell'Italia.

Di fronte a questa che per lui è una certezza, Ribbentrop si è chiesto se la Francia non sarà costretta a domandare la pace ed a concludere in tali ipotesi eventualmente una pace separata.

Legato a ciò, è venuto l'esame della situazione dell'Inghilterra, nei confronti della quale Ribbentrop nutre l'opinione che sarà costretta anch'essa a capitolare: in primo luogo perchè quelle poche truppe inglesi che sono riuscite a rimpatriare costituiranno il migliore elemento di propaganda contro la guerra dato lo stato di logoramento fisico e di annientamento morale in cui si trovano; in secondo luogo perchè praticamente l'America non potrà fare nulla di concreto e di efficace in utile coincidenza con la situazione attuale.

Ribbentrop ha vivamente polemizzato contro l'Inghilterra, sostenendo ancora una volta che essa è la vera responsabile di tutto quanto sta accadendo in in Europa e dichiarando, ciò che per noi fascisti è diventata una norma di vita, che Francia ed Inghilterra pagano il fio del loro infrollimento e della loro vigliaccheria, in quanto la vita dei popoli deve essere animata e sostenuta, come quella degli individui, da una decisa volontà di tutto osare. Non mi sono naturalmente lasciato sfuggire l'occasione per dimostrargli che, sull'esempio del Duce, il fascismo si è sempre ispirato a questo principio; il principio della volontà e dell'audacia, che ha dato la sua più luminosa e convincente prova durante l'impresa etiopica. Devo dire a questo proposito che Ribbentrop ha aderito con calore e con convinzione all'esaltazione della fermezza e della temerità con cui il Duce ha affrontato e dominato la situazione internazionale imponendo e vincendo una guerra cosi difficile.

Aggiungo che, parlando del fatale tramonto della potenza imperiale, Ribbentrop ha riconosciuto che il primo colpo mortale le è stato inferto dal Duce nel 1936.

Questo ed altri argomenti di minore rilievo sono stati oggetto di conversazione durante la colazione alla quale Ribbentrop ha invitato con cortese insistenza me ed anche il Consigliere Zamboni. La colazione si è svolta in una delle solite vetture ristorante; vi hanno partec'ipato in altri tavolini tutti i più vicini collaboratori del Ministro. Atmosfera di cordialità e di amicizia.

Ribbentrop ha lungamente parlato dei rapporti fra la Germania e il Vaticano, confermando la sua opinione che durante la guerra sia conveniente mantenere una situazione di buone relazioni; ed ha aggiunto che la sua visita al Papa ha avuto questo preciso scopo.

Ha nuovamente avuto vivaci battute polemiche contro gli uomini di governo di Francia e di Inghilterra; ed un suo accenno alla nuova situazione europea che si andrà a creare, mi ha offerto l'occasione di intrattenere i suoi collaboratori, vicini di tavolo, sull'importante compito della nuova sistemazione europea che spetterà all'Asse dopo il conseguimento della comune vittoria. Devo dire che anch'essi hanno convenuto su questo compito comune.

* • *

Sul finire della colazione Ribbentrop ha indicato attraverso il finestrino un

piccolo aeroplano Cicogna che volava a bassa quota attorno al treno; ed ha

subito riconosciuto il suo collaboratore von Hewel. Il pilota ha fatto due brevi

giri di ricognizione per scegliere il punto di atterraggio; e in un minuto, fra

l'ammirato stupore di tutti i presenti, l'apparecchio è atterrato a cento metri

dal treno in uno spazio di terreno che aveva al massimo una lunghezza di

50 metri.

Von Hewel, entrato nella vettura ristorante, come se ne avesse avuto l'inca

rico dal Ftihrer, mi ha riferito le ultime impressioni sulle condizioni morali

delle truppe avversarie e sull'importanza del materiale bellico conquistato, così

come egli le aveva avute da ufficiali e soldati che ritornavano dall'offensiva.

Successivamente è arrivato un ufficiale del gabinetto di Ribbentrop che

funge da collegamento tra lui e il Ftihrer; e Ribbentrop ha desiderato che

anch'io fossi subito messo al corrente delle ultime fortunate azioni navali, che

al giungere di questo mio rapporto a Roma, saranno già rese note dai giornali.

Dopo la colazione, di cui devo mettere in rilievo il carattere cordialmente

cameratesco e tale per cui eravamo considerati come di casa, Ribbentrop ha

voluto intrattenersi ancora un momento con me da solo. Ne ho approfittato

per riprendere, occasionalmente e senza apparente insistenza, il tema dell'oppor

tunità dei contatti tra gli Stati Maggiori, così come gli ho illustrato il significato

ed il valore che avrebbe di fronte al mondo la circostanza che reggimenti di

bersaglieri potessero combattere a fianco ed insieme ai soldati tedeschi. Ho

aggiunto che ciò avrebbe costituito per l'Asse il cemento p'iù solido ed indi

struttibile.

Ribbentrop, che durante la prima fase della conversazione non aveva voluto

raccogliere un mio accenno intenzionale, mi è sembrato convinto; e mi ha detto

che avrebbe cercato di mettersi subito in comunicazione col Ftihrer.

Sono rientrato a Berlino alle ore 19,30; ed ho avuto subito un colloquio

con Weizsacker, col quale tengo uno stretto collegamento.

• • *

A proposito di contatti fra Stati Maggiori, faccio presente che l'addetto aeronautico col. Teucci si recherà domani -su richiesta di Goring -presso quel Comando (l) (2).

(l) -Manca l'indicazione della data d'arrivo. (2) -Vedi D. 706. (l) -Quest'ultima frase è un'aggiunta manoscritta di Alfieri. (2) -Il presente documento reca il visto di Mussolini.
727

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO DELL'INTERNO SPAGNOLO, SERRANO SUSER

(Pubbl. GALEAzzo CIANO, L'Europa verso la catastrofe, cit., pp. 558-559)

L. 1/3555. Roma, 3 giugno 1940.

Molto gradita mi è giunta la Vostra lettera del 24 maggio (l) e desidero assicurarVi che terrò presente il sig. Gimenez Arnau per le eventualità da Voi prospettate.

Desidero anche dirVi che seguo con vivo interesse l'azione che vengono svolgendo la Vostra stampa ed i Vostri ambienti intellettuali per la rivendicazione di Gibilterra. L'ora storica che l'Europa attraversa ed i grandi avvenimenti che maturano non possono non aver profonda ripercussione nel Vostro Paese che è cosi profondamente partecipe dell'attuale e del futuro assetto del Mediterraneo.

Mi permetto inoltre di esprimerVi un consiglio: che cioè convenga al Vostro Paese, anche ai fini interni, di intensificare sempre più la campagna 'irredentistica. È solo attraverso la impostazione ed il potenziamento di obiettivi di politica estera che si forma e si rafforza l'unità morale di un popolo e la Spagna, sorta a nuova vita dalla sua grande lotta di liberazione, consoliderà intorno all'obbiettivo di Gibilterra, come intorno ad una bandiera, le sue forze ed i suoi impulsi migliori.

728

L'AMBASCIATORE DI FRANCIA A ROMA, FRANçOIS-PONCET, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. s. N. Roma, 3 giugno 1940.

On me rapporte un bruit selon lequel les Alliés songeraient à prendre l'initiative d'une attaque brusquée contre les territoires italiens.

Bien entendu, cette rumeur est dénuée de tout fondement.

Je suis autorisé par mon Gouvernement à vous en donner l'assurance de la maniére la plus formelle.

729

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 3 giugno 1940.

L'Ambasciatore Alfieri ha telegrafato questa notte alle ore 24 per informarVi, Eccellenza, che essendosi messo subito in contatto con Ribbentroo per stabilire la consegna del messaggio del Duce al Fiihrer (2), gli è stato fatto presente che vi sarebbero state forse delle difficoltà a che il messaggio fosse

consegnato al Fiihrer personalmente dall'Ambasciatore, dato che Hitler si trova in questo momento al fronte spostandosi frequentemente da una località all'altra.

L'Ambasciatore Alfieri è partito comunque questa mattina con un aeroplano messo a sua disposizione per il Quartiere Generale del Fiihrer dove cercherà in ogni possibile modo di effettuare la consegna personalmente. Prevede di essere di ritorno a Berlino fra le 16 e le 17.

(l) -Non rintracciata. (2) -Vedi D. 706.
730

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AGLI AMBASCIATORI A PARIGI, GUARIGLIA, ED A LONDRA, BASTIANINI

T. 125 R. (1). Roma, 4 giugno 1940, ore 2,15.

Riferimento: 377 Parigi 780 Londra (2).

Ho avvertito autorità Albania e colonie del trattamento che ho disposto per evacuazione da Italia di Consoli e personale in caso di conflitto affinchè si attengano agli stessi criteri nei riguardi del personale consolare della loro giurisdizione.

Ho aggiunto che ove per motivi d'ordine pratico e per mancanza di mezzi di trasporto vi fosse assoluta impossibilità o ritardo di evacuazione si dovrà disporre che personale consolare pur essendo vigilato e messo impossibilità corrispondere direttamente con propri governi possa fruire ogni possibile comodità di vita sino alla partenza.

Comunicate a codesto Ministero Esteri per assicurazione analogo trattamento ai nostri.

731

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 310. Washington, 4 giugno 1940, ore 11,56 (per. giorno 5, ore 9,10).

In ambienti governativi politici e nella stampa manifestasi palese slittamento attuale neutralità verso < non belligeranza » giornali non esitano oramai condannare isolazionismo e neutralità come vecchie formule che non corrispondono più attuali esigenze dei tempi. Formula «non belligeranza » viene presentata come mezzo che meglio permetta dare agli alleati ogni aiuto materiale e finanziario. Difficile è tuttavia precisare se essa rappresenti un limite, o se sia invece espediente per preparare gradualmente e senza scosse opinione Paese a un futuro stato di guerra. Stampa invoca soprattutto invio aeroplani in maggior quantità possibile e persino quelli attualmente dotazione forze armate federali. Al Congresso e in riunione politiche si ventilano proposte per una forma di coscrizione obbligatoria.

Presidente ha chiesto Congresso facoltà chiamare in servizio guardia nazionale e ha fatto analoga richiesta territori confederazione e possedimenti coloniali. Nessuna deliberazione è stata tuttavia presa al riguardo.

Di fronte a tale indiscutibile tendenza verso «non belligeranza», notasi tuttavia in vari autorevoli editoriali di oggi la consapevolezza delle gravi responsabilità e la percezione dei rischi che da un atteggiamento più apertamente e attivamente partigiano per gli alleati potrebbero derivare a Stati Uniti in caso di temuta rapida vittoria dei paesi totalitari.

(l) -Il telegramma diretto a Parigi porta il numero di protocollo 399, quello diretto a Londra il numero 807. (2) -Non pubblicati.
732

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 244. Mosca, 4 giugno 1940, ore 13,50 (per. ore 16,30).

Mio telegramma n. 235 (1).

Stamane Ambasciatore di Germania mi ha informato aver visto ieri notte Molotov che gli ha comunicato che il Governo sovietico è pronto normalizzare sue relazioni con l'Italia con il ritorno ai rispettivi posti degli Ambasciatori Rosso e Gorelkin.

Molotov ha aggiunto che il Governo sovietico farà partire Gorelkin non appena Rosso avrà lasciato Roma. Ambasciatore di Germania ha quindi parlato a Molotov della nostra richiesta di petrolio (miei telegrammi nn. 240 e 243) (2); Molotov gli ha risposto che il Governo sovietico ha già inviato risposta negativa ad Ambasciatore dell'U.R.S.S. a Berlino. Molotov ha poi aggiunto che una volta normalizzate relazioni politiche Italia e U.R.S.S. potrebbe utilmente discutere questioni economiche (3).

733

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 245. Mosca, 4 giugno 1940, ore 15,35 (per. ore 16,30).

Seguito a miei telegrammi 244 (4) e 239 (5).

Molotov nel colloquio di ieri notte ha annunziato ad Ambasciatore di Germania che Governo sovietico ha dato gradimento nomina sig. Stafford Cripps quale Ambasciatore d'Inghilterra a Mosca.

Ambasciatore di Germania mi ha fatto presente necessità che Ambasciatore Rosso arrivi d'urgenza per via aerea a Mosca allo scopo di precedere Stafford Cripps.

Egli ha rilevato che era necessario che le nostre trattative economiche incominciassero prima di quelle inglesi che sono alla base dell'invio di Stafford Cripps.

(l) -Vedi D. 649. (2) -Vedi DD. 709 e 716.

(3) Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. IX, cit., D. 381.

(4) -Vedi D. 732. (5) -Non pubblicato.
734

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 96. Ankara, 4 giugno 1940, ore 16,35 (per. ore 22,15). Mio telegramma n. 92 (1). Von Papen mi ha riferito il colloquio da lui avuto ieri con il Presidente

della Repubblica (2). Pretesto del colloquio era, come di consueto, l'accordo commerciale, la Germania dichiarandosi disposta a fornire alla Turchia materiali e macchinari di cui essa ha assolutamente bisogno soltanto a condizione di ricevere il cromo che la Turchia non vuole o non può dare. La questione commerciale è stata peraltro la parte meno importante del colloquio.

Von Papen mi ha detto di avere trovato il Presidente Inonli in uno stato di vera inquietudine molto vicino alla paura. Alle domande avanzate da von Papen su quello che sarà in futuro l'atteggiamento della Turchia nei riguardi della Germania, Ismet Inonti per ben tre volte gli ha chiesto che cosa farà l'Italia, dandogli ad intendere che la futura condotta della Turchia dipenderà esclusivamente dalla direzione che prenderà l'intervento italiano.

A specifica domanda del Presidente della Repubblica riguardante le rivendicazioni italiane ed il futuro statuto dell'Egitto, von Papen ha risposto che per quanto è a sua conoscenza c'è accordo fra Italia e Germania di non implicare Balcani e Turchia nel conflitto e che, a suo avviso, si potrebbe addivenire ad una internazionalizzazione di Suez e di Gibilterra. Questa risposta di von Papen avrebbe soddisfatto il Presidente, H quale durante tutta la conversazione non ha fatto un solo accenno agli impegni assunti dalla Turchia con gli alleati limitandosi sempre a parlare in nome della Turchia e dei suoi interessi balcanici e mediterranei.

Von Papen ha fatto al Presidente una esposizione quanto mai realistica ed impressionante delle forze tedesche e dei risultati pratici.

Ismet Inonti gli ha chiesto se non sarebbe possibile addivenire ora ad una pace onorevole. Von Papen gli ha risposto che gli alleati non sembrano rendersi conto ancora che si tratta di creare una nuova Europa, poichè per bocca di Duff Cooper fanno sapere che al tavolo della pace non c'è posto per Hitler.

Al colloquio di von Papen col Presidente della Repubblica non assisteva Saracoglu il quale da qualche giorno si è dato malato.

735

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 97. Ankara, 4 giugno 1940, ore 16,35 (per. giorno 5, ore 1,30).

Da notizia recente di fonte francese risulterebbe che la Turchia appena l'Italia entrerà in conflitto dichiarerà mobilitazione generale. Per forzarla a partecipare alla guerra gli alleati attaccherebbero le Isole Italiane dell'Egeo, portando così il conflitto nel Mediterraneo Orientale.

(l) Vedi D. 701.

(2) Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. IX, cit., D. 375.

736

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 98. Ankara, 4 giugno 1940, ore 16,36 (per. giorno 5, ore 0,45).

Riferisco a titolo informativo una voce che qui è molto diffusa e cioè che nelle conversazioni attualmente in corso in Palestina e in Siria tra questo Sottocapo di S. M. e gli Stati Maggiori alleati -conversazioni cui partecipa il Ministro Plenipotenziario Acikalin specialista della questione Siria -si starebbe offrendo una nuova spartizione della Siria, Aleppo e l'Alto Gesireh andrebbero alla Turchia, il resto della Siria formerebbe parte del progettato Stato arabo.

737

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 99. Ankara, 4 giugno 1940, ore 16,57 (per. giorno 5, ore 0,45).

Telegramma di V. E. n. 47 (1). Risulta in questi circoli diplomatici che vi è un sensibile miglioramento di rapporti tra U.R.S.S. e Turchia. Notizie confidenziali giunte a questa Ambasciata Germania rivelano che non soltanto l'U.R.S.S. si sarebbe dichiarata disposta ad aiutare la Turchia se questa fosse attaccata dall'Italia nella zona degli Stretti, ma che già le starebbe inviando armi.

L'interesse che da qualche tempo a questa parte l'U.R.S.S. dimostra verso la penisola balcanica è qui unanimemente rilevato e sottolineato con compiacimento di cui la stampa si fa eco. Tale interesse è considerato una garanzia di fronte ad eventuali piani dell'Italia.

Questi Ambasciatori di Jugoslavia e di Grecia mentre ripetono di aver ricevuto soddisfacenti assicurazioni da parte dell'Italia, non nasconnono la loro viva preoccupazione che l'Italia divenuta padrona del Mediterraneo avanzi delle pretese nei riguardi dei loro Stati.

738

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 246. Mosca, 4 giugno 1940, ore 17,50 (per. ore 24).

Seguito telegramma n. 244 (2). Ambasciatore di Germania mi ha detto in via strettamente confidenziale che Molotov gli ha comunicato aver ricevuto telegramma da Helfand il quale ha riferito che l'Ambasciatore Mackensen in una recente conversazione gli avrebbe detto che Germania e Italia e U.R.S.S. avrebbero potuto amichevolmente discutere tutti i problemi balcanici e trovarsi d'accordo soluzione loro rispettivi interessi.

40 -Documenti diplomatici · Serie IX · Vol. IV.

Molotov molto interessato della cosa desiderava conoscere se quanto Mac

kensen aveva riferito rispecchi idea del Governo tedesco.

Ambasciatore di Germania ha comunicato quanto precede al suo Governo

chiedendo di essere posto in grado di dare una risposta a Molotov (1).

Ambasciatore di Germania mi ha pregato non telegrafare nulla di tutto

ciò a Roma perchè non sapendo ancora se Mackensen avesse espresso sue idee

personali o punto di vista ufficiale tedesco eventualmente anche concorde con

Governo italiano, non voleva che notizie spargendosi potessero danneggiare suo

collega.

Prego quindi vivamente voler considerare suddette informazioni come stret

tamente confidenziali e riservate.

(l) -Non pubblicato: contiene la ritrasmissione del T. 572 da Berlino, vedi D. 613. (2) -Vedi D. 732.
739

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 101. Ankara, 4 giugno 1940, ore 18,55 (per. giorno 5, ore 1,30).

Mio telegramma n. 96 (2).

Nel colloquio tra Presidente della Repubblica e von Papen, il primo, sem

pre a proposito dell'intervento dell'Italia, ha anche parlato della possibilità che

gli Stati Uniti d'America entrino in guerra a fianco degli Alleati.

Von Papen ha risposto che è già tardi e che eventuale apporto degli S.U.A.

non arriverebbe in tempo.

In relazione poi alla domanda del Presidente sulla possibilità di una pace onorevole, von Papen, oltre quanto ho riferito già col telegramma citato, ha soggiunto che un solo uomo potrebbe oggi prendere una iniziativa di pace: il Presidente Roosevelt.

Questi potrebbe infatti forzare la mano agli Alleati minacciandoli di sospendere ogni forma di assistenza e di collaborazione indiretta.

740

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 118. Budapest, 4 giugno 1940 (per. giorno 7).

Mio telegramma n. 122 (3).

Il riallineamento ungherese agli intendimenti del R. Governo, come del Governo del Reich, ha trovato anche dopo le già segnalate dichiarazioni di Teleki e di Csaky, nuova conferma nell'esposizione di politica estera fatta il 3 corrente sera dal Presidente del Consiglio al Partito di Governo.

Benchè non vi siano tuttora particolari sulla riunione in seno alla quale non sarebbero mancati anche taluni contrasti fra Teleki e Imrédy, le direttive

di politica estera del Governo avrebbero incontrato il sostanziale consenso dei rappresentanti delle varie tendenze, come sembrano del resto essere state comprese in questi ambienti politici e militari.

Occorre nondimeno rilevare un certo senso di delusione che, comprensibilmente, segue gli atteggiamenti presi, come riferito, a si breve distanza di tempo da questo Governo, prima per la questione slovacca, poi per quella transilvana in rapporto ad una asserita imminente minaccia sovietica alla Romania, atteggiamenti che avevano fatto supporre o sperare sollecite soluzioni delle aspirazioni ungheresi.

Di qui talune accuse che accade di udire nei riguardi della precedente condotta del Governo, stimandosi da alcuni che l'occasione di maggiori realizzazioni delle aspirazioni ungheresi sarebbe stata addirittura perduta per mancanza di preparazione e di energia al momento che sull'inizio dello scorso anno si delineava il processo risolutivo della situazione danubiana ormai cristallizzatasi, si dice, in funzione di diretti interessi germanici; da altri che la_indiscussa acquiescenza dimostrata quest'anno di fronte ad ogni esigenza del Reich in rapporto agli interessi balcanici e più propriamente romeni di esso, togliendo ogni valore autonomo alle posizioni ungheresi, avrebbe pregiudicato i titoli dell'Ungheria ad un rafforzamento delle proprie posizioni, che solo una più indipendente politica di collaborazione avrebbe potuto conferirle e conservarle.

Al di là del Governo ungherese tale delusione, come rileverà l'E. V., sembra pertanto rivolgersi, non senza ostilità, sostanzialmente verso la Germania, interpretandosi da molti che lo status quo potrebbe non essere ormai più in realtà solo circostanziale, ma definitivo 'in funzione degli interessi germanici nell'Europa danubiana e balcanica, che vieterebbero al Reich per ragioni politiche e strategiche in Slovacchia e per ragioni economiche in Romania, di deferire ulteriormente alle aspirazioni ungheresi.

Senonchè in taluni ambienti, non esclusi quelli militari, tali considerazioni sembrano produrre, come è dato rilevare, una specie di malcontenta rassegnazione che trova in taluni motivi altrimenti attualistici che non la dottrina della Santa Corona, cioè dello sviluppo della funzione europea dell'Ungheria, ragioni ad un forzato se pure impaziente consenso ad una ulteriore espansione della ·influenza germanica in questo Paese.

(l) Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. IX, cit., D. 382.

(2) -Vedi D. 734. (3) -Vedi D. 687.
741

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 119. Budapest, 4 giugno 1940 (per. giorno 7). È venuto trovarmi intrattenendomi lungamente sulla situazione questo Ministro di Jugoslavia. Mi ha detto che è probabile negoziati economici jugoslavo-sovietic'i conducano scambio rappresentanze, insistendo peraltro sul termine «missione » come ad escludere normali rappresentanze diplomatiche. Ha tenuto peraltro ripetermi presa contatto fra i due Governi non costituirebbe se non normalizzazione situa

zione in vista possibili sviluppi economici, e mi ha smentito diverse voci corse al riguardo.

Circa situazione jugoslava e sudorientale europea in generale mi ha fatto mostra massimo ottimismo. Cosi anche rispetto misure militari ungheresi che, come dettomi, gli sarebbero state preannunziate personalmente dal Reggente Horthy fino dal l o maggio.

Attraverso sue parole appariva tuttavia ansioso desiderio sincerarsi soprattutto intenzioni nostre e germaniche nei riflessi suo Paese. Mi sono naturalmente attenuto ad espressioni genericamente rassicuranti.

742

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE AEREO 83. Bucarest, 4 giugno 1940 (per. giorno 9). Il mutamento di titolare nel Ministero degli Affari Esteri non ha naturalmente mancato di suscitare in questi ambienti romeni e stranieri i più disparati commenti, dando origine alle voci più diverse. Tra i «si dice ~ che hanno trovato maggior credito vi è quello che il movimento sarebbe dovuto ad un'azione di questo Ministro di Germania, il quale sarebbe intervenuto presso il Sovrano per denunciare l'atteggiamento antitedesco della signora Gafencu che è di origine francese e per chiedere la sostituzione del di lei consorte col sig. G:gurtu, amico personale del sig. Fabricius e conosciuto per le sue tendenze filotedesche. In realtà, come ho potuto accertare in modo sicuro, la sostituzione del signor Gafenr..u è dovuta all'opera del Ministro di Corte Urdareanu il quale già da tempo si mostrava favorevole ad un mutamento del titolare del Dicastero degli Esteri e mi risulta altresì che tale mutamento era già stato in massima deciso in occasione del rimpasto ministeriale del 10 maggio u. s., ma che il Re, all'ultimo minuto, decise di soprassedervi. Non è poi da escludere che il Ministro di Corte si sia anche servito di qualche frase poco prudente pronunciata dalla signora Gafencu, per riuscire ad ottenere l'adesione del Sovrano che fin qui si era mostrato riluttante. Ma se il sig. Urdareanu è stato probabilmente mosso anche da motivi di ordine personale e dal suo desiderio che il Governo sia reclutato fra persone a lui devote od almeno ossequienti, è indubbio però che a tale suo atteggiamento hanno molto contribuito considerazioni di carattere politico. Il Ministro di Corte, che è il più convinto assertore di una politica « realistica ~ nei riguardi della Germania, riteneva infatti che il Ministro degli Esteri sia pur sostanzialmente attenendosi alle direttive dettategli dal Re nel senso sopra accennato, lo facesse :Peraltro con scarsa convinzione personale e lasciando soprattutto apparire troppo palesemente le reali tendenze del suo animo e, in questi ultimi tempi, il suo dolore per le sconfitte degli alleati. La sostituzione del sig. Gafencu col sig. Gigurtu, già membro del Governo nazionalista ed antisemita di Ottaviano Goga, già incaricato di missione ufficiosa in Germania, legato da rapporti cordiali con questi tedeschi e ritenuto amico ed

ammiratore del Reich, viene quindi ragionevolmente interpretata come un segno esteriore della volontà del Sovrano -sotto il salutare influsso delle vittorie germaniche, e nell'aspettativa dell'intervento italiano qui ritenuto ormai certo di accentuare vieppiù una linea di politica neutrale che tenga nel massimo conto la situazione geografica del Pae~e e le sue relazioni economiche con le potenze dell'Asse.

Tale interpretazione è del resto confermata dal breve discorso pronunciato ieri dal nuovo Ministro degli Esteri in occasione della sua presa di funzioni, discorso che ho riassunto col mio telegramma stampa odierno n. 141 e che di seguito integralmente trascrivo:

«L'attività del Ministro Gafencu è ben conosciuta. Egli ha condotto in tempi assai difficili questo Dicastero con tutto il tatto, il talento e con tutta l'intelligenza necessari, e nello stesso tempo con tutta l'energia, assicurandoci la tranquillità tanto desiderata e la buona intesa con tutti i vicini del Paese.

Prendo oggi dalle sue mani la direzione del Ministero degli Affari Esteri. Gli obbiettivi dell'azione che io perseguirò saranno gli obbiettivi permanenti della nostra azione estera che si è svolta sotto l'illuminata guida di S. M. il Re e tante volte definita: la difesa cioè della pace, dell'indipendenza e delle frontiere del Paese, nel quadro di una politica di buona intesa con tutti gli Stati e specialmE:nte con i nostri vicini. Questa politica richiede spirito di comprensione e di adattamento che deve essere guidato soltanto dagli interessi geografici e dai loro sviluppi storici. Il ruolo che l'economia ha oggi in tutti i piani politici costituisce per me che ebbi una intensa attività in questo campo, un motivo di più per consacrarle tutta la dovuta attenzione.

Ai servizi di questa politica io metterò tutte le mie forze.

Sono felice che in questo posto al quale sono stato chiamato dalla fiducia del Sovrano trovi intorno a me collaboratori diligenti e provati sulla cui collaborazione faccio conto al pari del mio predecessore:..

Gli stessi concetti mi hanno del resto ripetuto tanto lo stesso sig. Gigurtu, in occasione della prima visita da me fattagli stamane al Ministero degli Esteri, durante la quale egli ha tenuto fra l'altro a riaffermare la politica di amicizia della Romania verso l'Italia, quanto il Ministro di Corte, che ho veduto questa sera.

Il sig. Urdareanu infatti, nell'attribuire alle simpatie ed ai legami del sig. Gafencu per le potenze democratiche i motivi che hanno indotto il Sovrano a sostituirlo con altro uomo politico più adatto ad interpretare la politica « realistica :. della Romania, mi ha assicurato che Re Caro! intende seguire una linea di condotta che tenga vieppiù conto della situazione geografica, economica e politica di questo paese, nonchè di quella che verrebbe a determinarsi con l'intervento armato dell'Italia, in seguito al quale tutte le comunicazioni della Romania con le Poienze occidentali sarebbero senz'altro interrotte.

Per quanto personalmente lo concerne, il sig. Gigurtu, ricco industriale che si è sempre occupato di questioni economiche, non ha nè una eminente posizione all'interno del Paese nè una particolare preparazione in materia di politica estera, e non sembra pertanto destinato ad avere soverchia influenza nei consigli di questo Governo.

Delle sue simpatie filo-germaniche e della sua amicizia con questi ambienti tedeschi ho detto più sopra: esse sono tuttavia in un certo modo temperate dalle sue relazioni d'affari con gruppi francesi e britannici nonchè dalla preoccupazione comune a tutti gli uomini politici di questo paese che una completa vittoria germanica determini la fine dell'indipendenza romena.

Per quanto riguarda l'Italia, il sig. Gigurtu, seguace e collaboratore di Ottaviano Goga, è naturalmente ritenuto favorevole al nostro Paese ed al Fascismo. Egli ha assunto nel 1935 atteggiamento contrario alle sanzioni contro l'Italia ed intrattiene da tempo le più cordiali relazioni con questa Legazione.

Il sig. Gigurtu passa invece per avere nei riguardi dell'Ungheria idee inspirate forse a maggiore intransigenza di quelle del suo predecessore ed è quindi anche in ciò più vicino al punto di vista del Ministro di Corte Urdareanu.

743

IL MINISTRO A BAGHDAD, GABBRIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

~

T. PER CORRIERE AEREO 34. Baghdad, 4 giugno 1940 (per. giorno 14).

Mio telespresso 264 in data 27 maggio scorso (1).

Tra i motiv'i che avrebbero determinata la sosta a Baghdad dello Sceikh Yassin vi sarebbe anche quello di rendersi conto personalmente della ripercussione sullo spirito delle masse irachene della notizia divulgata dal Cairo di una predica in quella moschea per la guerra santa contro la Germania.

Se egli giudicherà da osservatore imparziale non potrà fare a meno riferire al suo Sovrano sul diffuso sentimento pronazista degli elementi musulmani dell'Iraq e sul crescendo di ostilità anti-britannica che accompagna ogni annunzio di rapide e schiaccianti vittorie tedesche.

Egli avrà avuto pure notizia del recente arresto di alcune decine indigeni musulmani per propaganda 'in favore Germania, del lancio di pietre contro sede e automobile Ambasciatore Inghilterra.

Sceikh Yassin continuerà in questi giorni per il Libano.

744

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 2269/872. Belgrado, 4 giugno 1940 (2).

Mio telespresso n. 2214/641 del 31 maggio u. s. (3).

Il viaggio del Presidente del Consiglio a Zagabria e il suo colloquio con Macek, messi nel più grande rilievo dalla stampa di Belgrado hanno avvertito anche l'opinione pubblica meno informata che una crisi di Governo, anche se non necessariamente imminente, è alle viste.

Quali siano stati i motivi di questa singolare mossa di Cvetkovié che evidentemente non ha bisogno di andare sino a Zagabria per parlare con Macek,

(21 Manca l'indicazione della data d'arrivo.

non è difficile indovinare. Infatti l'idea di un Governo di concentrazione di tutti i partiti incontra notevoli difficoltà dovute principalmente allo stato di discordia e confusione politica esistente fra i partiti serbi. Il partito democratico, per bocca del suo capo, il sig. Milan Grol, ha fatto sapere che è assolutamente contrario ad una simile iniziativa. Ed egualmente ostili, e per le stesse ragioni, sono tutti gli altri partiti aderenti al blocco delle opposizioni, i quali non vogliono accettare come base della loro collaborazione politica l'accordo serbo-croato quale è stato concepito e viene attualmente applicato.

Da parte croata invece si manifesta, sebbene cautamente e indirettamente, un certo favore per la creazione di un Governo di concentrazione; sia con la speranza di poter attirare in tale Gabinetto i partiti dell'opposizione inducendoli al riconoscimento dell'accordo serbo-croato, sia, più semplicemente, nella fiducia di poter approfittare di un rimpasto ministeriale fatto sotto l'etichetta di una concentrazione nazionale, per allargare ancora la partecipazione croata al potere.

Il Ministro Budisavljevié, esponente del partito dei democratici indipendenti, si è espresso cosi nettamente a favore di un Governo di concentrazione. E poichè tale partito, come è noto, fa parte della coalizione democratico-croata della quale è capo Macek, tali dichiarazioni sono state 'interpretate come una presa di posizione del medesimo. Cvetkovié, con l'istinto della manovra democratico-parlamentare che mai lo abbandona, ha intuito che il problema posto in questi termini, avrebbe rappresentato un pericolo grave per la sua permanenza al potere. Egli evidentemente teme di non essere riconosciuto come capo del nuovo Governo dai partiti di opposizione, anche qualora questi fossero disposti a rinunciare alla loro pregiudiziale anti-croata e di non ottenere il consenso del Principe e soprattutto dell'opinione pubblica serba, ad un ulteriore allargamento della partecipazione croata.

Sapendo che il suo più sicuro appoggio è costituito dalla tolleranza, se non dall'attiva collaborazione, di Macek, ha giudicato opportuno fare un gesto dimostrativo che forzasse una riaffermazione del suo intimo accordo con il Capo croato ed escludesse pubblicamente la possibilità di un dissenso. In realtà non è riuscito che in parte in questo suo tentativo perchè, mentre Macek ha mantenuto il più assoluto mutismo, egli soltanto ha potuto dichiarare alla stampa, prima di lasciare Zagabria, che la più completa armonia regna fra lui e il capo croato.

Inoltre, in relazione alle recenti elezioni amministrative in Croazia, il Presidente ha espresso la sua soddisfazione per i risultati ottenuti dal J.R.Z. e ha affermato che l'attività del partito governativo seguiterà a basarsi anche per il futuro sulla politica dell'accordo con i croati. Alludendo quindi alle dichiarazioni fatte dal Ministro della Previdenza Sociale, Budisavljevié, Cvetkovié ha detto che egli cercherà anche di raggiungere la collaborazione fra l'J.R.Z. e il partito democratico indipendente, ma ha aggiunto anche che ciò non dipende tanto da lui quanto da capi di tale partito. Per quanto riguarda le voci di rimpasto ministeriale, Cvetkovié, ha detto che per il momento non è il caso di parlare di una vasta ricostruzione dell'attuale Gabinetto.

Infine interrogato dai giornalisti, ha fatto anche alcuni brevi accenni alla politica estera affermando: «Noi seguiamo una politica di stretta neutralità, e

ciò per molte ragioni. I nostri rapporti con tutti i nostri vicini sono buoni t:>

quando tali rapporti sono buoni non vi possono essere motivi di preoccupa

zione'>.

Alludendo ai recenti accordi commerciali con la Russia, il Presidente ha

concluso col dire: « Le nostre relazioni con la Russia sono dirette verso il con

solidamento dei legami di amicizia reciproca fra 1 due Paesi». Sorvolando

sul fatto che, come ho riferito con il mio telegramma n. 169 in data l cor

rente (1), il Ministro Lavrientiev e la Delegazione sovietica hanno mostrato.

per il momento, il più grande riserbo.

(l) -Non pubblicato. (3) -Non pubblicato.
745

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. s. N. (2). Mosca, 4 giugno 1940.

Il Ministro della Guerra di Lettonia, comandante in capo dell'esercito let

tone, gen. Berkis, è giunto il 2 corr. a Mosca accompagnato da due colonnelli

e da un reparto di soldati lettoni in armi. È stato ricevuto alla stazione dal vice

co~missario alla Difesa maresciallo Kilik e da alti ufficiali e funzionari sovietici

nonchè dai diplomatici di queste Legazioni baltiche.

In gen. Berkis ha fatto visita al maresciallo Timos henko, Commissario alla

Difesa ed a Molotov, Presidente del Consiglio. Il Commissario alla Difesa ha

dato un pranzo in onore dell'ospite durante il quale sono stati scambiati brindisi

improntati a molta cordialità. Al pranzo hanno partecipato il Commissario alla

Marina da Guerra, Kusnetzov, il vicecommissario agli Esteri, Dekanozov, il Capo

di S. M. Generale, tre vicecommissari alla Difesa e diversi ufficiali superiori

dell'Esercito e della Marina.

Questa Legazione di Lettonia sottolinea in tutti i modi l'atmosfera cordiale

in cui si svolgono i contatti con le autorità militari sovietiche riaffermando che

la visita ha un carattere strettamente protocollare.

Il Ministro della Guerra lettone lascierà Mosca il 7 corrente.

Secondo informazioni confidenziali di questa Ambasciata del Giappone, che

riferisco per debito d'ufficio, la visita del gen. Berkis sarebbe invece in

relazione a nuove pretese sovietiche nei riguardi della Lettonia che si concre

terebbero nel raddoppiamento delle guarnigioni sovietiche; nello acquartiera

mento di truppe russe in caserme già esistenti presso la foce della Dvina. La stes

sa fonte assicura che le pretese sovietiche verrebbero estese all'Estonia ed alla

Lituania e rifletterebbero le intenzioni russe di consolidare al più presto la posi

zione strategica dell'U.R.S.S. nel Baltico. A tale scopo, sempre secondo il mio

informatore, i sovietici avrebbero concentrato tutti i loro sforzi nella costruzione

e nell'attrezzatura bellica dei tre porti baltici di Baltijsk (Estonia), Libava (Let

tonia) e Rango (Finlandia) mostrando poco interesse per le altri basi e località

ottenute dagli Stati Baltici con i trattati dell'ottobre scorso. Nei tre porti in parola i sovietici avrebbero già trasportato enormi quantità di materiali da costruzione ed armamenti e svolgerebbero nel più grande segreto una febbrile attività innalzando opere difensive ed offensive assai importanti.

Ho ragione di credere che le informazioni fornitemi da questa Ambasciata nipponica siano dedotte dal materiale raccolto dall'Ambasciatore Togo nel suo recente viaggio circolare nelle capitali dei Paesi Baltici ed a Helsinki.

(l) -Vedi D. 688. (2) -L'originale del presente documento, ritrasmesso per conoscenza ad alcune nostre rappresentanze all'estero con Telespr. da Roma 11/18313/C del 19 giugno, non è stato rin. tracciato.
746

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. 2699. Sofia, 4 giugno 1940 (per. giorno 10).

Mi riferisco al Vostro telegramma n. 132 del 3 corrente (l) ed al mio telegramma odierno n. 209 (2).

Non ho mancato di compiere nuovi opportuni accertamenti, sia a mezzo di una lunga conversazione avuta stamane con questo Ministro degli Affari Esteri, Popov, sia a mezzo di contatti con elementi dirigenti di questo Ministero della Guerra, per conoscere quali reazioni avrebbe effettivamente in Bulgaria una eventuale mobUitazione dell'esercito turco a seguito di una azione italiana contro la Francia e contro l'Inghilterra.

Nel mio telegramma suindicato ho riassunto le impressioni e le informazioni raccolte. Ora mi sembra utile riferire con maggiore ampiezza allo scopo di fornirVi, Eccellenza, tutti gli elementi atti ad illuminare la situazione alquanto complessa costituita dallo stato attuale dei rapporti turco-bulgari.

Premetto che ai miei interlocutori ho finito per porre in forma alquanto chiara ed inequivoca la domanda intesa a conoscere « se una mobilitazione turca provocherebbe una mobilitazione bulgara ~ e se essa avrebbe altre ripercussioni nei Balcani.

Mi è stato risposto nei termini seguenti, che, anche se un po' involuti, mi sembrano riprodurre effettivamente con esattezza lo stato d'animo e gli 'intendimenti di questi ambienti politici dirigenti:

l) Le noti.zie ed informazioni che giungono in questi giorni da Ankara farebbero supporre che la Turchia si sia già prospettata un imminente ingresso dell'Italia nel conflitto a fianco della Germania. Ora le impressioni che è stato dato colà raccogliere farebbero supporre che il Governo di Ankara, in parte perchè impressionato· dai successi militari tedeschi in Belgio ed in Francia, in parte, sopratutto, perchè una guerra turco-italiana presenterebbe oltre che poche poss:bilità di pratiche realizzazioni belliche, anche pochi van.taggi di carattere pratico per la Turchia, stia facendo un po' macchina indietro nel campo dell'alleanza franco-inglese-turca. Ad Ankara si insiste sul principio difensivo di quella alleanza e si fa comprendere come in fondo la Turchia, qualora non venisse attaccata e qualora vedesse rispettati i suoi diritti, non sarebbe aliena

dal considerare la possibilità di rimanere fuori del conflitto mediterraneo. Una conferma di questo stato d'animo si è avuta del resto nel discorso tenuto l'altro ieri dal Presidente del Consiglio Saydam, il quale si è ben guardato dal riaffermare la fede della Turchia, a qualunque costo ed in qualsiasi circostanza, agli impegni assunti ed ha invece insistito sulla decisione turca di tenersi pronta alla « difesa ».

Ora è vero che i preparativi militari turchi continuano e che anche recentemente risultano essere giunti in Tracia materiali da guerra franco-inglesi, partiti però dalla Francia e dall'Inghilterra in periodo molto antecedente all'inizio dell'offensiva germanica, ma è anche vero che le forze turche, per quanto già ammontanti colà a circa 200.000 uomini, non appaiono aver raggiunto quel grado di preparazione necessaria per loro permettere una qualche spedizione in grande stile.

Tutto ciò fa supporre che qualora l'azione italiana nel Mediterraneo si svolgesse unicamente contro i franco-inglesi fuori dell'orbita dell'influenza turca, non poche sarebbero le probabilità di vedere la Turchia tenersi sostanzialmente fuori del conflitto. Si è detto «sostanzialmente», perchè potrebbe avvenire che Ankara, per dare una qualche soddisfazione a Parigi e a Londra che, per i tanti aiuti ad essa forniti, hanno indubbiamente dei crediti nei suoi confronti, fosse portata ad un qualche atto di adesione morale nei confronti degli Alleati. Questo atto potrebbe anche essere costituito da un qualche nuovo richiamo sotto le armi il quale praticamente non significherebbe grande cosa dato che già fin da oggi in Turchia, come del resto 'in quasi tutti i Paesi dell'Europa danubiana e balcanica, la mobilitazione è da tempo in atto (mi si è fatto in proposito notare che la Jugoslavia ha già sotto le armi 600.000 uomini, dei quali al massimo

80.000 sono stati inviati ora in congedo provvisorio, e che la sua forza mobilltabile in totale non potrebbe sorpassare i 750.000 uomini; che la Romania, con i suoi attuali 1.400.000 uomini, ha già mobilitato tutte le forze disponibili; che la Turchia stessa ha già sotto le armi i contingenti migliori e che al massimo potrebbe inviare in Tracia altri 50.000 uomini in aggiunta ai 200.000 colà già oggi dislocati; che oggi i richiami si fanno ovunque con misure che non comportano una « moblitazione generale » nell'antico senso della parola).

2) La situazione cambierebbe con probabilità qualora l'Italia, entrando nel conflitto, attaccasse la Jugoslavia e la Grecia. Sulla Turchia e sul suo atteggiamento peserebbero allora oltre gli impegni dell'Alleanza con i franco-Inglesi anche quelli provenienti dal Patto dell'Intesa balcanica in modo che un suo intervento effettivo contro l'Italia sarebbe quasi sicuro. Si dice «quasi» perchè non tutte le informazioni sono concordi nel far ritenere veramente attivo e immediato un intervento turco a fianco di Belgrado e di Atene. Così, ad esempio, secondo un telegramma pervenuto a questo Ministero degli Affari Esteri dal Ministro di Bulgaria a Parigi, questi, nel riferire una conversazione avuta con l'Ambasciatore di Turchia residente nella capitale francese, informa che quel Diplomatico, nell'esaminare la possibilità di un intervento armato di Ankara, ha posto dei dubbi circa l'opportunità per la Turchia di prendere la difesa attiva di Belgrado e di Atene.

Ad ogni modo, nel caso di un attacco italiano sulla Jugoslavia e sulla Grecia le probabilità per un intervento turco e per un conseguente incendio balcanico,

dato che la Turchia non potrebbe agire che sping·endo le sue truppe verso Occi· dente, sarebbero molte. 3) Passiamo ora all'atteggiamento della Bulgaria nei confronti delle due ipotesi.

La prima, quella cioè di una azione italiana diretta unicamente contro franco-inglesi e fuori dei Balcani, risponde alla segreta speranza di Sofia in quanto che questa, per i motivi più volte esposti, si augura vivamente che la tempesta europea possa passare e terminare al più presto senza esserne tocca. In questo caso, si ripete, le probabilità per una inazione turca sono molte e Sofia quindi potrebbe guardare con ottimismo la situazione senza prendere misure od iniziative.

La seconda è molto più grave. Ora Sofia parte da un principio che è del resto frutto di una sicura coscienza creata da storia e da tradizioni: che cioè mai e per nessun motivo essa potrebbe permettere alle truppe turche di transitare per il suo territorio. Una misura militare, 9-uindi, della Turchia che desse veramente l'impressione di segnare l'inizio di una qualche operazione militare turca nei Balcani sarebbe subito seguita da un rinforzamento alle frontiere di Tracia e praticamente tutto l'esercito bulgaro, dato che sulla Romania si è qui oggi abbastanza tranquilli e quas'i altrettanto si può dire su atteggiamenti offensivi di Belgrado, graviterebbe in quella zona per sbarrare la strada alle divisioni turche.

Ciò, si aggiunge, non vuole però dire che la Bulgaria nutra concetti offensivi nei riguardi della Turchia, dato che la sua azione sarebbe unicamente protettiva. Concetto questo che farebbe in certo modo supporre che qualora le forze turche, lasciando tranquilla la Bulgaria, scivolassero in Grecia, ad esempio, attraverso la frontiera comune greco-turca, molto difficilmente la Bulgaria prenderebbe iniziativa di carattere offensivo e rimarrebbe almeno in un primo momento in forze ma con le armi al piede tanto nei confronti dei Turchi che dei Greci e degli Jugoslavi.

Questa mia supposizione è avvalorata da due battute della conversazione che ho oggi avuta con il sig. Popov. Nella prima egli ha in chiare parole attirato la mia attenzione sulla sostanziale differenza che esiste tra Ungheria e Bulgaria, ambedue Paesi che nutrono molte simpatie per la politica di Roma e di Berlino e che appartengono al campo revisionista. L'Ungheria si trova a contatto immediato della Germania e a non grande distanza dall'Italia e può quindi, in caso di minaccia jugoslava o romena, essere immediatamente, e con sicurezza di successo, spalleggiata e soccorsa. La Bulgaria invece, circondata da ben quattro Stati, tutti tendenzialmente avversari, è assolutamente sola, e, nella sua grande inferiorità numerica, correrebbe grandi rischi prima di ottenere efficaci soccorsi. Essa quindi deve manovrare a differenza forse di Budapest, con una grande circospezione ed evitare le iniziative.

La seconda battuta è stata un accenno che lo stesso Popov mi ha fatto ad un telegramma del Min'istro degli Esteri di Turchia mostratogli l'altro ieri dal Ministro di Turchia qui residente. In questo telegramma Saracoglu informa il Ministro di aver ricevuto dal rappresentante jugoslavo ad Ankara notizie circa le assicurazioni date dal R. Ministro in Belgrado al Governo jugoslavo nei riguardi della non intenzione dell'Italia di attaccare la sua vicina orientale.

Il R. Ministro avrebbe però aggiunto che Belgrado da parte sua dovrebbe rimanere ben tranquilla perchè altrimenti, in caso di sue iniziative offensive. verrebbe subito attaccata da Italia, Germania, Ungheria e Bulgaria, congiuntamente.

Ora Popov, al quale evidentemente il mio collega turco deve aver chiesto su quali affidamenti ed impegni bulgari si poggiasse questa dichiarazione del

R. Ministro in Belgrado nei riguardi di una eventuale azione bulgara ai danni della Jugoslavia, si è mostrato, nel riferirmi la cosa, alquanto imbarazzato ed ha finito per conchiudere che tutto ciò non può essere che un « intrigo » del sig. Saracoglu per accusare, al solito, la Bulgaria di intrattenere segreti rapporti ai danni della Intesa balcanica.

4) In tutto ciò non si tiene conto di un importantissimo elemento, il cui atteggiamento sia nei confronti della Turchia sia in quelli dell'Italia può avere grande peso non soltanto in Bulgaria ma in tutti i Balcani, cioè della Russia. In altre parole la Russia, qualora divenisse elemento attivo, potrebbe influenzare non poco in un senso o in·un altro, le decisioni di Sofia.

Ciò spiega come grande attenzione sia stata qui in questi giorni prestata tanto al viaggio a Belgrado del Ministro sovietico Lavrentiev quanto all'atteggiamento alquanto intransigente di Mosca nei riguardi del progettato invio in Russia di Sir Stafford Cripps, attenzione ed impressioni sulle quali riferisco con telegramma per corriere a parte. Qui basti dire che in quei due avvenimenti si è cercato a Sofia di riconoscere sintomi utili a precisare il vero atteggiamento sovietico nei confronti degli sviluppi attuali della situazione, e particolarmente nei riguardi di una eventuale prossima azione militare italiana ai danni degli anglo-francesi. Quanto alla Germania, infine, altro grande Paese del quale la Bulgaria sente senza dubbio l'influenza, è inutile che io aggiunga come essa abbia sempre e fin dall'inizio del conflitto suggerito e suggerisca ancora oggi a Sofia di armarsi ma di non prendere mai alcuna iniz!ativa atta a turbare quella tranquillità balcanica ritenuta assolutamente necessaria per il normale andamento dei traffici economici destinati a facilitare i rifornimenti del Reich.

(l) -Vedi D. 708. (2) -Non pubblicato.
747

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A. I. A TOKIO, P. CORTESE

T. 14921/116 P. R. Roma, 5 giugno 1940, ore 0,30. Vostro 304 (1). Ringraziate a mio nome codesto Vice Ministro Affari Esteri per cortese comunicazione. Potrete aggiungere che anche a noi Governo thai comunicò a suo tempo che patti in gestazione con Gran Bretagna e Francia non avranno alcun signi

ficato di avvicinamento alle democrazie e non muteranno in alcun modo atteggiamento stretta neutralità siamese.

(l) Vedi D. 520.

748

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 501. Parigi, 5 giugno 1940, ore l (per. ore 4).

Quest'Ambasciatore di Spagna è venuto a vedermi stasera per dirmi che personalità francese di cui non poteva rivelare nome era stata oggi da lui per fargli conoscere che documento consegnatomi 30 maggio scorso da Daladier doveva interpretarsi non solo come offerta accordi con l'Italia ma come suggerimento al Duce di farsi iniziatore di pace mediante regolamento generale su nuove basi della situazione europea.

Ambasciatore di Spagna aveva voluto sincerarsi di ciò interpellando personalmente Daladier il quale glielo aveva confermato. Ambasciatore però non aveva potuto fare a meno di richiamare attenzione dello stesso Daladier sull'atteggiamento stampa francese contrastante con detta tesi giacchè tutti i giornali locali prevedendo «offensiva di pace italo-tedesca » l'avevano già sdegnosamente respinta.

Ho creduto utile mettere al corrente per sommi capi Ambasciatore di Spagna di quanto Vi ho riferito in data 30 maggio scorso allo scopo fargli constatare come in realtà interpretazione che ora Daladier voleva dare al noto documento era assai estensiva. Se tale fosse stato pensiero Governo francese questo non aveva che a dirmelo chiaramente o a farlo dire a V. E. da codes~o Ambasciatore di Francia illustrando documento consegnatomi. Si trattava invece solito sistema rancido diplomazia, del dire e non dire, mandare terze persone per poter poi sconfessarle, cercare insomma di attribuire sempre agli altri responsabilità propria indecisione e incomprensione. Altra dimostrazione di ciò è data da quanto ho riferito a V. E. col mio rapporto odierno n. 3578/1661 (1). Francia in realtà vorrebbe pace ma non osa dirlo e soprattutto non osa muoversi senza permesso Londra. Che l'Inghilterra per suo conto non sia affatto disposta ad una soluz:one pacifica lo dimostra odierno « superbo » discorso Churchill. Ho detto all'Ambasciatore di Spagna che era preferibile non correre dietro a queste tortuose manovre francesi. Fin quando la guerra non era stata guerreggiata si poteva discutere sull'utilità di giungere o meno ad un rego~amen!o transattivo delle questioni europee. Ma ormai, data situazione militare creatasi dopo nove maggio, era carta europea che si stava cambiando. Italia non poteva non partecipare con tutte sue energie a questo momento storico per hnporre soluzione più completa dei suoi vitali problemi di grande Potenza. Se nel 1915 avevano respinto il « parecchio » austriaco, a maggior ragione Italia fascista non poteva accettare oggi il « parecchio » francese.

Sui termini dell'attuale situazione era anche interesse Spagna di riflettere seriamente.

(l) Non pubblicato.

749

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, BASTIANINI, A PARIGI, GUARIGLIA

T. 14249/5 P. R. (1). Roma, 5 giugno 1940, ore 2,15.

Seguito telegramma n. 751 per Londra n. 359 per Parigi (2).

R. Ambasciatore Rio telegrafa che quel Governo ha già ordinato codesta sua Rappresentanza diplomatica tenersi pronta assumere protezione interessi italiani in caso conflitto, per eventuali accordi del caso che voi credeste di prendere fin d'ora con Vostro collega brasiliano.

R. Ambasciatore Rio aggiunge che a sua domanda Governo brasiliano ha risposto che non avrebbe difficoltà a che funzionario 'italiano venisse aggregato a codesta Ambasciata Brasile per disbrigo pratiche interessi italiani, sempre che non vi fossero obiezioni da parte di codesto Governo.

Al riguardo prego telegrafare proposte.

750

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO AL MINISTRO AL CAIRO, S. MAZZOLINI

T. 14251/145 P. R. Roma, 5 giugno 1940 ore 2,15.

Vostro 343 (3). Prego telegrafare se esiste costà Rappresentanza diplomatica Brasile. In caso negativo prego indicare a quale altra Rappresentanza diplomatica

di Stato neutro, alternativamente alla Legazione di Svizzera, proporreste affidare tutela interessi italiani a codesto Stato, in caso di necessità.

751

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO ALL'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA

T. 14925/48 P. R. Roma, 5 giugno 1940, ore 2,15.

R. Ministro Teheran telegrafa che in quegli ambienti circolano voci sulla presentazione al Governo Iraniano da parte dell'Ambasciatore dell'U.R.S.S. di sette richieste fra cui l'occupazione di alcuni punti strategici e degli aerodromi da Tabriz a Meshhed; nonchè l'esclusività sulle concessioni petrolifere della zona del Mar Caspio. In cambio l'U.R.S.S. avrebbe offerto la propria protezione politica ed economica.

S. M. lo Scià avrebbe accettato sole tre fra le sette richieste e l'Ambasciatore russo s'i sarebbe riservato di riferire al proprio Governo.

Il Ministro tedesco a Teheran pur non essendo a conoscenza del passo predetto avrebbe confermato le intenzioni sovietiche di trovare un pretesto per entrare in Persia applicando l'art. 6 del Trattato 1921.

Prego controllare e riferire.

(l) -Il telegramma d1re•to a Londra porta il numero di protocollo 815, quello diretto a Parigi il n. 412. (2) -Vedi D. 6'29. (3) -Non pubblicato.
752

IL MINISTRO AD ASUNCION, TONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 35. Asunci6n, 5 giugno 1940, ore 8,01 (per. ore 17,30). Seguito a mio telegramma n. 32 del 18 maggio u. s. (1). Dato il successivo disinteresse mostrato dal mio collega argentino, questo Governo non ·ha più preso in esame il ventilato progetto sulla revisione della neutralità americana. Il raffreddamento da parte argentina verrebbe qui attribuito a divergenze in merito tra il Presidente Ortiz ed il Ministro degli Affari Esteri Cantilo. Il nuovo stato di cose sarebbe determinato dalle rinnovate vittorie tedesche e dal

l'esagerato atteggiamento dell'Uruguay che, sino a pochi giorni addietro, si riteneva fosse fomentato dallo stesso presidente argentino.

753

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 636. Berlino, 5 giugno 1940, ore 14,40. Iersera alle ore 22,05, Ministro dell'Agricoltura Darrè è partito in visita ufficiale per Italia. Egli è stato salutato alla stazione dal consigliere Zamboni e dal consigliere commerciale N o tarangeli. Ministero dell'Agricoltura mi ha fatto conoscere suo desiderio che Italia invii un tecnico del Ministero dell'Agricoltura in qualità di addetto per l'Agricoltura come da tempo Germania ha fatto presso sua Ambasciata a Roma. Ministro Darrè ha tenuto a mettere in evidenza l'importanza di tale collegamento che permetterebbe di studiare direttamente i vari problemi relativi alla collaborazione italo-tedesca nel settore agrario ed ha detto che egli avrebbe direttamente intrattenuto su tale questione Ministro Tassinari. Esprimerei parere favorevole alla attuazione di tale progetto e prego voler

scegliere per l'incarico un elemento particolarmente idoneo, che possibilmente conosca il tedesco e sia in grado tenere utili contatti sociali.

754

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 637. Berlino, 5 giugno 1940, ore 15. Circa nomina Gigurtu in Romania Wilhelmstrasse comunica che alcune settimane or sono, in occasione dei mutamenti avvenuti nel Governo romeno,

il Re aveva mostrato intenzione di nominare un elemento filo-francese come Ministro degli Affari Esteri. Ministro di Germania a Bucarest fece allora presente

che tale nomina avrebbe destato cattiva impressione in Germania. In seguito a ciò il Re non procedette allora alla sostituzione di Gafencu.

Il ritardo avvenuto nel mutamento e il fatto che la scelta sia caduta su persona diversa da quella cui da prima H Re aveva pensato, fanno interpretc.re a Berlino l'avvenimento in senso favorevole all'Asse.

(l) Vedi D. 472.

755

L'AMBASCIATORE A RIO DE JANEIRO, SOLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 75. Rio de Janeiro, 5 giugno 1940, ore 17 (per. giorno 6, ore 3). Governo brasiliano mi comunica aver nostro Ambasciatore Londra fatto presente ad Ambasciatore Brasile che protezione interessi itarani in Canadà potrebbe essere assunta dal Giappone che è rappresentato Ottawa da una Legazione mentre Brasile non dispone che di Consolato Generale Montreal. Questo Governo aveva già inviato istruzioni al suo Rappresentante Montreal, ho compreso che non gradirebbe annullarle. Prego V. E. far presente quanto precede Bastianini e telegrafarmi d'urgenza

se posso confermare al Governo brasiliano che resta ad esso affidata protezione nostri interessi nel Canadà.

756

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 104. Ankara, 5 giugno 1940, ore 20,25 (per. giorno 6, ore 5,30). Generale Mitlhauser, nuovo Comandante armata Francia in Levante. è arrivato ad Ankara lunedì tre corrente da Beirut ed è ripartito martedì 4 corrente per Beirut 'in volo. È stato ricevuto qui dal Presidente della Repubb1ica. Dicesi che sua precipitosa visita ad Ankara, appena assunto comando lasciato da Weygand, non abbia soltanto scopo presentazione ma anche qu('llo di possibilmente accelerare e risolvere conversazioni in corso fra gli Stati Mag

giori anglo-franco-turchi in vista attribuire all'esercito turco compito generico di protezione dei paesi limitrofi secondo necessità.

757

IL MINISTRO A STOCCOLMA, FRANSONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 114. Stoccolma, 5 giugno 1940, ore 21,10 (per. giorno 6, ore 2). Miei telegrammi n. 110 e 113 (1).

Dopo lunga attesa, e verosimilmente in conseguenza della situazione determinatasi sul fronte occidentale, Londra, che in un primo tempo aveva ostentato

disinteressamento per le proposte ricevute da Stoccolma ed anzi aveva intensificato azione contro Narvik dando impressione di voler seguire ben altra via (mio telegramma n. 113) ha testé risposto accettando in pieno compromesso suggerito da questo Governo (mio telegramma n. 110). Come già ho riferito, si tratterebbe di neutralizzare Narvik e zone adiacenti che si stenderebbero fino al confine Svezia comprendendovi ferrovia dal ferro, dopo che truppe alleate e tedesche venissero ritirate da detto territorio. Neutralità zona verrebbe garantita da una guarnigione svedese.

Questi i punti essenziali dell'accordo che, ripeto, Londra ha accettato. Gunther nel farmene parte oggi confidenzialmente, con espressa preghiera di assoluta riservatezza circa lo stato odierno delle trattative, mi ha detto che è ora in attesa della risposta di Berlino che vivissimamente si augura favorevole.

(l) Vedi DD. 560 e 650.

758

IL MINISTRO A BERNA, TAMARO, AL MINISTRO DEGLl ESTERI, CIANO

'

T. CONFIDENZIALE 98. Berna, 5 giugno 1940, ore 21,27 (per. ore 23,20). L'Ambasciatore Coulondre, parlando oggi col Nunzio Apostolico, ha dichiarato che, a persona autorevolissima che 'glielo ha riferito, Goering ha detto che il Fiihrer, quando sarà finita seconda fase dell'offensiva in Francia farà proposte di pace che «non saranno dure »; avrebbe voluto farle già in questi giorni ma poi ha rimandato a dopo la sperata presa di Parigi. Chiestogli come risponderà la Francia, Coulondre ha replicato che se le proposte saranno rivolte soltanto a lei le respingerà, ma che se saranno destinate anche all'Inghilterra verranno esaminate e discusse. Persona· di cui sopra, aspettando di potersi muovere liberamente in Franc'ia

ed in Germania, ha detto ancora a Coulondre, sarebbe incaricato dal Governo tedesco di sondare opinione pubblica francese.

759

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI

T. 15191/65 P. R. Roma, 5 giugno 1940, ore 22,15. Vostro 70 (1). Questa Segreteria di Stato assicura di provvedere 'immediatamente perchè, a mezzo codeste Autorità Ecclesiastiche, venga opportunamente chiarita posi

zione assoluta imparzialità che Santa Sede intende mantenere nel conflitto cinogiapponese.

4I - Do.cumenti diplomatici -Serie IX -Vol. IV.

(l) Vedi D. 34.

760

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 314. Washington, 5 giugno 1940, DTe 23,20 (per. giorno 6, ore 16).

I Presidenti delle Commissioni Parlamentari della Camera e del Senato hanno presentato ieri il progetto di una dichiarazione concernente la politic~ di difesa continentale degl'i Stati Uniti.

Tale dichiarazione comprende due punti:

l) Gli S.U.A. non consentiranno mai che i territori geograficamente appartenenti al Continente americano politicamente soggetti alla sovranità di Paesi non americani siano trasferiti ad altri Paesi non americani.

2) Se questa eventualità si presentasse, S.U.A. si consulteranno con altre Repubbliche americane sulle misure da prendere per salvaguardare i loro comuni interessi.

Hull ha avallato contenuto dichiarazione che è stata evidentemente ispirata dallo stesso Dipartimento di Stato ed ha dichiarato esser disposto raccomandarla alla benevola attenzione del Congresso; ora si attende venga presa in esame.

761

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO A LISBONA, BOVA SCOPPA, AL CONSOLE GENERALE A RABAT, CALISSE, ED AL CONSOLE A CASABLANCA, DE FRANCHIS

T. 15209 P. R./C. Roma, 5 giugno 1940, ore 23,30.

(Per tutti meno Lisbona). Ho telegrafato R. Legazione Lisbona quanto

segue:

(Per tutti). In caso eventuale conflitto tutela interessi italiani in Francia

e paesi dipendenti verrà affidata a Rappresentanze diplomatiche e Consolari bra

siliane.

Non esistendo nel Protettorato francese del Marocco Consolati del Brasile

di carriera, intenderemmo affidare tutela interessi italiani nel Marocco francese

a Consolato Generale di Portogallo a Rabat.

Prego svolgere pratiche d'urgenza con codesto Governo e telegrafare.

762

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MADRID, ZOPPI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 32. Madrid, 5 giugno 1940 (per. giorno 7).

Ho chiesto a Beigbeder se da parte inglese si fosse in qualche modo reagito, ed eventualmente come, alla campagna per rivendicazione Gibilterra di cui ai miei telegrammi n. 192 (1), 195, 196 (2).

Ministro Esteri mi ha risposto che nulla è stato detto 'in proposito nè a lui qui nè all'Ambasciatore spagnolo a Londra. Ha aggiunto che, pur mantenendo viva questione, campagna non verrà pel momento continuata (salvo che circostanze consigliassero altrimenti) nella forma datale in questi ultimi giorni la quale, a detta del Ministro, ha già raggiunto suo scopo, quello cioè di sollevare il problema sia all'interno sia nei confronti dell'estero.

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi DD. 684 e 717.
763

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 127. Sofia, 5 giugno 1940 (per. giorno 8). Da parte bulgara atteggiamento di Mosca nelle attuali circostanze è molto osservato. Così questo Ministro degli Esteri mi ha ora detto che ha qui suscitato vivo interesse, perchè ritenuto sintomo di non lieve significato, l'Intransigenza di cui Mosca ha dato prova nella questione dell'invio nella capitale sovietica di Sir Stafford Cripps. Egli ha aggiunto in proposito risultargli che anche da parte francese si va pensando di inviare a Mosca un proprio speciale rappresentante nella persona di Pierre Cot che, per esser uomo di sinistra e per avere in passato intrattenuto rapporti diretti e personali con dirigenti sovietici, era ritenuto uomo ben accetto al Governo del Cremlino. La Russia viceversa avrebbe fatto conoscere a Parigi come un tale invio non sarebbe affatto gradito. Si conclude in Bulgaria che Mosca in sostanza è tuttora in un atteggiamento favorevole nei confronti di Berlino dato che tutta questa intransigenza appare essere inspirata dal desiderio di non dare ai tedeschi l'impressione che i Sovieti

intrattengano relazioni più o meno chiare con Londra e con Parigi. Nel complesso tutto ciò non dispiace a Sofia.

764

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER coRRIERE 85. Bucarest, 5 giugno 1940 (per. giorno 9). Mio telegramma n. 151 del 15 maggio u. s. (1). Riferendosi ad una sua recente conversazione, circa la quale ho riferito col mio telegramma in riferimento, questo Ministro di Corte mi ha detto ieri che, nell'eventualità dell'entrata in guerra dell'Italia, la Romania, mentre naturalmente spera che ciò non comporti complicazioni di ordine militare nel sud-est europeo, è tuttavia decisa, per quanto in suo potere, a conservare, anche ove tale ipotesi doves~e verificarsi, la sua linea di condotta neutrale, improntata ad amichevoli relazioni con l'Italia e con la Germania. Venendo quindi a parlare della Turchia, il sig. Urdareanu mi ha comuni

cato che, secondo le informazioni in suo possesso, i recenti avvenimenti sul teatro della guerra, avrebbero indotto il Governo turco a consigli di molta pru

denza e mi ha confidenzialmente informato che il Governo romeno stava svol

gendo azione presso quello di Ankara per indurlo a svincolarsi dagli 'impegni

assunti con l'accordo tripartito, e contribuire così al mantenimento della pace

nell'Europa sud-orientale.

A sua volta il Sottosegretario di Stato per gli Affari Esteri che ho visto

nella stessa giornata di ieri mi ha detto che, secondo le sue informazioni ed

impressioni, il Governo turco starebbe orientandosi verso una politica di non

intervento o per lo meno verrebbe limitando sempre di più il settore al quale

dovrebbero eventualmente applicarsi i suoi obblighi di intervenire militarmente

a fianco degli Alleati.

(l) Vedi D. 427.

765

IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 86. Bucarest, 5 giugno 1940 (per. giorno 9). Le rigorosissime misure prese da questo Governo per quanto concerne l'ingresso e il transito nelle zone petrolifere, e circa le quali ho riferito con telespresso n. 2237/962 del 29 maggio u. s. (l) costituiscono, a quanto mi ha detto anche questo Ministro di Corte, una nuova manifestazione di un più deciso orientamento « realistico » del Governo romeno. Fino dall'inizio delle ostilità è stata infatti costante preoccupazione di questi ambienti tedeschi, della quale si è reso ripetutamente interprete il mio collega di Germania, l'eventualità di un colpo di mano britannico sui pozzi e sulle raffinerie di petrolio. I provvedimenti in questione mirano pertanto a dare, in maggior misura, soddisfazione alle preoccupazioni e alle richieste germaniche circa tale argomento. Nello stesso ordine di 'idee vanno registrate le rigorose misure che continuano ad essere adottate per quanto concerne la navigazione danubiana. È cosi che ancora pochi giorni or sono le autorità di polizia, procedendo ad una per

quisizione a bordo di una maona francese proveniente da Istanbul, hanno scoperto e sequestrato due mitragliatrici ed un ingente quantità di munizioni.

766

L'AMBASCIATORE A BRUSSELLE, PAULUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATO 2100/417. Brusselle, 5 giugno 1940 (per. giorno 14).

S. M. il Re Leopoldo III, ha ieri l'altro ricevuto in udienza, al Castello di Laeken, il senatore cattolico P. Tschoffen che fu più volte ministro nei vari Gabinetti belgi succedutisi sino al 1935.

Durante tale colloquio il Sovrano ha fatto al sen. Tschoffen alcune dichiarazioni circa la posizione di fatto e di diritto in cui Egli considera trovarsi e circa l'atteggiamento che intenderebbe adottare nelle attuali circostanze.

Siccome il sen. Tschoffen mi ha riassunto per iscritto -essendone stato autorizzato dal Sovrano -tali dichiarazioni, ritengo ad ogni buon fine utile trasmettere a V. E. copia di tale lettera. Sembrami per altro che H sen. Tschoffen -dato anche il suo passato politico di campione della democrazia cattolica germanofoba -abbia riassunto il pensiero del Sovrano in modo imperfetto, interpretandolo molto probabilmente attraverso la sua propria sensibilità e i suoi sentimenti personali.

Mi consterebbe, 'infatti, che il Sovrano non nutrirebbe intenzioni e propositi tanto rigidi e che non intenderebbe allontanarsi da una linea di condotta ispirata alla più completa neutralità, e, di conseguenza, alquanto distante da quella forma di intransigenza cui sembrerebbe accennare il resoconto del sen. Tschoffen.

.ALLEGATO.

IL SENATORE TSCHOFFE:N, ALL'AMBASCIATORE A BRUSSELLE, PAULUCCI

L. s. N. BrusseUe, 4 giugno 1940. J'ai l'honneur de vous transmettre le teneur des déclarations quel le Roi m'a faites, au cours d'une audience qu'il a bien voulu m'accorder hier. Le Roi m'a autorisé à les répéter. Sans pouvoir certifier l'exactitude absolue des termes employés par Sa Majesté, je puis vous donner l'assurance que le sens de Ses paroles est scrupuleusement respecté. Ces déclaration sont les suivantes: l) Le Roi, prisonnier avec son armée, se trouve dans l'impossibilité d'exercer librement les fonctions de chef de l'Etat. Aussi longtemps que cette situation de fait perdurera, il s'interdira d'une façon absolue d'exercer ces fonctions. Provisoircment, le Roi ne • régne • pas. 2) La Belgique a rempli cosciencieusement ses obligations envers ses garants. Il reste à accomplir un devoir: pendant que durera l'occupation, la Belgique doit s'abstenir de rien faire qui, sur le pian militare, diplomatique ou économique puisse nuire à la cause des alliés. 3) Si la dernière phrase du message royal à l'armée annonce que la Belgique, qui est toujours en guerre, va se • remettre au travail •, cela ne signifie pas que le Roi conseille ou admette que les Belges travatllent pour l'ennemi. Cette phrose doit s'entendre dans ce sens que doivent etre repris les travaux propres à assurer la vie du peuple beige. Dans, le cas où les travaux entrepris dans ce but serviraient aussi les intéréts de l'occupant, il appartiendra de rechercher, en chaque espèce particulière, dans quelle mesure le travail envisagé est nécessaire pour pourvoir aux besoins de la population beige et dans quelle mesure l'occupant peut en tirer profit.

On se décidera ou non à poursuivre ce travail en s'inspirant de l'intérét de la collectivité beige et de sa position dans le conflit.

(l) Non pubblicato.

767

IL MINISTRO AL CAIRO, S. MAZZOLINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 369. Il Cairo, 6 giugno 1940, ore 1,30 (per. ore 11). Mie i telegrammi 286 (l) e 339 (2). Presidente del Consiglio ha tenuto ripetermi oggi sua fervida speranza che

l'Italia non attacchi Egitto anche entrando in guerra a fianco della Germania.

Ha insistito sull'articolo 7 del trattato che impone all'Egitto porre a disposizione degli alleati basi e mezzi di trasporto ma non intervenire armata manu finchè territorio egiziano non sia direttamente attaccato: come segnalato Agenzia Stefani tale punto è particolarmente segnalato da giornali locali, non astante controllo inglese. Presidente del Consiglio ha aggiunto che suo Governo si opporrebbe ad ogni proposito inglese aggredire Libia dal territorio egiziano, e che di tale sua decisione avrebbe dato notizia al Foreign Of]ice.

Ha voluto inoltre con accresciuto calore farsi parte del suo risentimento contro gli inglesi che fanno di tutto per intorbidire buoni rapporti itala-egiziani; ha definito criminali traditori della patria firmatari del trattato; ha espresso voto vedere presto liberato paese eserciti stranieri; mi ha confidato che è tuttora in corso discussione fra le autorità inglesi ed egiziane desiderio egiziano Cairo sia se necessario evacuata truppe e comandi in modo da poter essere dichiarata città aperta; mi ha detto infine che inglesi male lo sopportano per resistenze da lui opposte ogni loro richiesta.

Mi viene riferito che autorità britanniche avrebbero in animo, nel caso situazione si aggravasse, procedere addirittura arresto del Presidente del Consiglio come pure di Aziz el Masari noto ex Capo dello Stato Maggiore.

Anche con quest'ultimo continuo essere in contatto, con cautele necessarie, per ogni eventualità.

(l) -Vedi D. 501. (2) -Non pubblicato.
768

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A. I. A TOKIO, P. CORTESE, E AL MINISTRO A BAGHDAD, GABBRIELLI

T. 15207 P. R. (1). Roma, 6 giugno 1940, ore 2.

(Solo per Baghdad). Ho telegrafato R. Ambasciata Tokio quanto segue:

(Per tutti). Nel caso di eventuale conflitto o di interruzione di rapporti diplomatici con Iraq, intederemmo affidare tutela interessi italiani in detto Stato a Legazione del Giappone a Baghdad.

Prego svolgere urgenza pratiche con codesto Governo e telegrafare.

769

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI COMMERCIALI, GIANNINI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MADRID, ZOPPI

T. 15199/202 P. R. Roma, 6 giugno 1940, ore 3.

Vostro n. 026 del 14 maggio u. s. (2).

Ministero Scambi e Valute rileva opportunità insistere presso codesto Governo restituzione noti 150.000 quintali frumento. Qualora restituzione incontrasse difficoltà insistete che codesto Governo metta nostra disposizione valuta necessaria per acquisto eguale partita su altri mercati.

Pregavi riscontrare urgenza.

(l) -Il telegramma diretto a Tokio porta il numero di protocollo 117, quello diretto a Baghdad il numero 18. (2) -Vedi D. 416.
770

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO A BERNA, TAMARO, E AL CONSOLE GENERALE A TUNISI, SILIMBANI

T. 15206 P. R./c. Roma, 6 giugno 1940, ore 4,40. (Solo per Parigi e Tunisi). Ho telegrafato R. Legazione Berna quanto segue: (Per tutti). Per il caso di eventuale conflitto, tutela interessi italiani in Francia e territori dipendenti verrà affidata a Rappresentanze diplomatiche e consolari brasiliane. Non esistendo in Tunisia consolati del Brasile, intederemmo affidare tutela

interessi italiani nel Protettorato a quel Console di Svizzera. Prego svolgere urgenti pratiche con codesto Governo e telegrafare.

771

L'AMBASCIATORE A SANTIAGO, BOSCARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 66. Santiago, 6 giugno 1940, o:re 4,55 (per. ore 21,30). Nei telegrammi stampa da Washington che accennano a conversazione che Sumner Welles ha avuto coi rappresentanti Argentina Brasile e Uruguay oer organizzazione difesa americana contro eventuali attacchi esterni, Cile non è menzionato. Tanto a me quanto ad un mio collega americano che gli chiedeva notizie al riguardo questo Ministro degli Affari Esteri ha detto non essere al corrente e di avere telegrafato ad Ambasciatore del Cile a Washington per chiedere notizie. Il Direttore Generale Affari Politici al Ministero Affari Esteri in una conversazione sullo stesso argomento mi ha detto: l) che -secondo lui -gli Stati Uniti America, desiderando provocare una nuova conferenza dei Ministri Esteri di tutti i Paesi americani per « rivedere» la loro neutralità in senso favorevole ai franco-inglesi, si sono rivolti a quei Paesi dell'America Latina che finora si sono mostrati più ostili alla Germania per cercare di concertare .con essi alcuni principi fondamentali che potrebbero in seguito essere comunicati agli altri Governi per invitarli alla conferenza. Cile non era stato presentito perchè ritenuto più restio a modificare sua neutralità; 2) che a suo modo di vedere la « revisione » delia neutralità tenderebbe nell'idea del Governo di Washington a trasformare neutralità stessa in uno stato di « pre-belligeranza »; 3) che gli Stati Uniti America offrono aiuti militari e tecnici agli altri Stati e propongono di mettere in comune basi navali ed aeree per la difesa del continente ma che trovano resistenza da parte di quest'ultimi i quali temono la grande preponderanza dei primi e che in ogni caso non lasceranno facilmente e senza garanzia le loro basi aeree e navali in mano degli S.U.A.;

4) che il Brasile esiterebbe anche in considerazione delle reazioni della numerosa colonia tedesca residente suo territorio.

772.

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MADRID, ZOPPI, AL CONSOLE GENERALE A GERUSALEMME, Q. MAZZOLINI

T. 15211 P. R./C. Roma, 6 giugno 1940, ore 5,30. (Solo per Londra). Telegramma per corriere del R. Consolato Gen. a Gerusalemme n. 2708 del lo corrente (1). (Per tutti meno Madrid). Ho telegrafato R. Ambasciata Madrid quanto segue: (Per tutti). Per il caso di eventuale conflitto tutela interessi italiani in Gran Bretagna e territori dipendenti verrà affidata a Rappresentanze diplomatiche e Consolari brasiliane. Non esistendo un Consolato del Brasile a Gerusalemme, intenderemmo affidare tutela interessi italiani per la Palestina e Transgiordania al Console di

Spagna a Gerusalemme. Prego svolgere urgenti pratiche con codesto Governo e telegrafare.

773.

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, ALL'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MADRID, ZOPPI, AL CONSOLE GENERALE AD ALGERI, ARRIVABENE

T. 15210 P. R./C. Roma, 6 giugno 1940, ore 8. (Per tutti meno Madrid). Ho telegrafato R. Ambasciata Madrid quanto segue: (Per tutti). In caso eventuale conflitto tutela interessi italiani in Francia e paesi dipendenti verrà affidata a Rappresentanze diplomatiche e consolari brasiliane. Console brasiliano ad Algeri essendo onorario e cittadino francese, intende

remmo affidare tutela interessi italiani in Algeria a Console di Spagna ad Algeri. Prego svolgere pratiche d'urgenza con codesto Governo a telegrafare.

774.

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 510. Parigi, 6 giugno 1940, ore 14,25 (per. ore 17). Significativa improvvisa crisi ministeriale di stanotte sembra essere continuazione di quella politica voluta dall'Inghilterra, che potrà fra qualche giorno -secondo le idee espresse da Churchill -indurre governanti inglesi e francesi

a trasferirsi persino in America. Con Daladier, Reynaud ha voluto condannare, oltre che condotta militare Gamelin, forse anche tendenza politica di accordi

con l'Italia, verificatasi bensì soltanto dopo settembre 1939, ma rimasta indecisa e vaga soprattutto per diffidenze inglesi. Con de Monzie e Marcel Héraud escono dal Governo due provati amici dell'Italia. Frossard che nel Gabinetto difendeva idee di de Monzie cede Ministero Propaganda a Prouvost Direttore Paris Soir sulla cui personalità commenti sono superflui. Resta Baudouin, il quale sembra aver legato sue sorti al carro di Reynaud. Lavai fu chiamato ieri a conferire dal Presidente della Repubblica e si credette per un momento possibi lità sua entrata nel Governo, ma sembra che egli rifiutò perchè troppo tardi. Crisi ministeriale cambiò quindi subito carattere e indirizzo.

(l) Non rintracciato.

775

IL MINISTRO AD ATENE, E. GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

. T. 137. Atene, 6 giugno 1940, ore 15 (per. ore 20,40) .

Telegramma di V. E. n. 119 (1).

Ho detto a Mavroudis che avevo notato con soddisfazione recenti manifestazioni dei giornali cordialità Grecia-Bulgaria farebbero ritenere continuità distens·ione nei rapporti fra i due paesi. Mavroudis ha ammesso che atmosfera Grecia-Bulgaria è alquanto migliorata. Vi sono tuttavia due punti oscuri. Governo greco non nasconde sua preoccupazione per influenza russa a Sofia. Rafforzando (2) tale influenza e conseguente aumento potenza slavismo nei Balcani costituisce pericolo per la Grecia, per la Turchia ed anche, ha detto Mavroudis, per l'Italia. In secondo luogo Governo greco ritiene che sarebbe ormai tempo di liquidare definitivamente sulla base del colpo di spugna reciproco tutte le pendenze finanziarie che si trascinano da anni fra Grecia e Bulgaria in conseguenza specialmente quelle derivanti da notissimo accordo Kafandaries-Molotov. Qualche tempo fa sembra che Kiosseivanov fosse disposto accettare suggeri• mento greco per colpo di spugna, ma improvvisamente forse in vista delle elezioni politiche imminenti Governo bulgaro cambiò atteggiamento. Grecia è tuttora disposta chiarire definitivamente tali vertenze, ciò che permetterebbe stipulazione accordo di commercio e convenzione di stabilimento e rappresenterebbe grande progresso nelle relazioni fra i due Paesi.

Sarebbe forse possibile e opportuno sondare disposizioni Governo bulgaro in merito liquidazione accordo Kiosseivanov-Molotov.

776

IL MINISTRO AD ATENE, E. GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 138. Atene, 6 giugno 1940, ore 15 (per. ore 20).

Mavroudis mi ha detto che Governo greco vede ormai un solo fattore che possa mettere in pericolo pace Balcani e neutralità greca e cioè fattore sovietico.

Concentramenti russi frontiera romena che secondo informazioni questo Governo ascenderebbero 48 divisioni fanteria e 13 divisioni cavalleria sono assai preoccupanti. Grecia potrebbe rimanere inattiva di fronte occupazione russa della Bessarabia ma potrebbe difficilmente rimanere neutrale ove Bulgaria approfittasse occasione per assalire a sua volta Romania. All'infuori pericolo russo Mavroudis non (ripeto non) vede alcun motivo per il quale Grecia possa essere trascinata nel conflitto.

(l) Vedi D. 707.

(2) Sic.

777

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 251. Mosca, 6 giugno 1940, ore 16,20 (per. ore 19).

Mio telegramma n. 244 (1). Apprendo da questo Ambasciatore di Germania

che Ambasciatore Rosso ha avuto ordine partire 6 o 7 corrente.

Ambasciatore di Germania mi ha informato inoltre del progetto di comunicato proposto all'Ambasciatore von Mackensen. Ambasciatore di Germania vedrà Molotov domani ma non crede poter farlo accettare; egli propone quindi seguente comunicato da pubblicarsi contemporaneamente dalla stampa italiana e sovietica dopo partenza di Gorelkin da Mosca.

« Sig. Rosso Ambasciatore d'Italia a Mosca ha lasciato Roma e sig. Gorelkin Ambasciatore dell'U.R.S.S. presso Quirinale è partito da Mosca. Due Ambasciatori raggiungeranno immediatamente loro posti rispettivi».

Prego V. E. voler telegrafare d'urgenza se concorda con versione suddetta informandomi al contempo della partenza effettiva Ambasciatore Rosso per poter comunicare a questo Ambasciatore Germania.

778

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 615. Londra, 6 giugno 1940, ore 18 (per. ore 20,40).

Mio telegramma 572 (2).

Viene oggi annunziata nomina ufficiale Stafford Cripps Ambasciatore britannico Mosca e proseguimento suo viaggio già interrotto a seguito note difficoltà sollevate da quel Governo. Al riguardo rilevasi che malgrado non ancora qui pervenuta attesa risposta a Governo sovietico, interpretasi come gradimento proposta nomina nota Agenzia Tass radiodiffusa ieri. Inizio missione neoAmbasciatore -cui fa riscontro nomina Ambasciatore francese Labonne

è qui accompagnata da aperte espressioni desiderio veder conclusi accordi

commerciali e migliorati in genere rapporti tra due Paesi.

(l) -Vedi D. 732. (2) -Non pubblicato.
779

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 515. Parigi, 6 giugno 1940, ore 19,30 (per. ore 21,05).

Salvo Vostre contrarie istruzioni se Governo francese premuto da avanzata tedesca evacuerà Parigi prima rottura delle relazioni diplomatiche fra l'Italia e la Francia, non (dico non) manderò alcun funzionario al suo seguito in considerazione che detta rottura potrebbe sopravvenire a breve distanza di tempo.

780

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 213. Sofia, 6 giugno 1940, ore 19,30 (per. ore 23,50). Mio telegramma n. 209 (1). Ho visto ora questo Ministro Guerra cui impressioni e informazioni possono così riassumersi: l) Al momento ingresso dell'Italia nel conflitto quasi certo Turchia mobiliterà.

2) Se l'Italia non attaccherà Jugoslavia o Grecia e se quindi conflitto non si estenderà ai Balcani, Turchia, anche dopo mobilitazione, molto difficilmente si muoverà.

3) Allorchè Turchia mobiliterà, Bulgaria prenderà alla frontiera turcobulgara opportune misure protettive precauzionali.

4) Non si prevede che altri Stati balcanici, cui desiderio generale è di rimanere fuori del conflitto, dichiareranno mobilitazione generale, a meno che, Italia non inizi azione ad Oriente.

5) Atteggiamento russo fa prevedere che Mosca desidera almeno per ora concorrere a mantenimento pace nei Balcani.

6) Si nota un certo spostamento truppe greche da frontiera greco-bulgara a quella turco-greca, cosa che potrebbe persino far supporre che Grecia, nel sua grande desiderio di non essere coinvolta in conflitto si prepara a declinare eventuali offerte di Ankara per una collaborazione militare.

Aggiungo che questo Ministro della Guerra ha avuto ieri conversazione addetto militare britannico residente Angora, gen. Arnould, qui giunto per confermare ancora una volta ai bulgari solite assicurazioni circa volontà turca di non attaccare Bulgaria.

781

IL MINISTRO A CITTA DEL MESSICO, MARCHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T.41. Città deL Messico, 6 giugno 1940, ore 19,50 (per. giorno 7, ore 8).

Anche in vista delle disposizioni che il R. Governo avesse a prendere per nostro naviglio informo mia fondata impressione che Messico rimarrà strettamente neutrale, come si è mantenuto finora anche nel caso della nostra entrata in guerra.

(l) Non pubblicato: sullo stesso argomento, vedi D. 746.

782

IL MINISTRO A DUBLINO, BERARDIS, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 32. Dublino, 6 giugno 1940, ore 21,10 (per. giorno 7, ore 5,30).

Mio telegramma n. 17 del 27 maggio (1).

Governo irlandese mi ha comunicato aver incaricato suo Ministro costà di confermare dichiarazione fatta a questa Legazione che nel caso in cui Italia si trovasse in conflitto con Inghilterra, esso tiene a far risultare pacifica posizione di neutralità assunta sino settembre scorso.

In proposito Segretario Generale degli Affari Esteri ha voluto aggiungere che circa rimesse e fondi per le rispettive Legazioni potrebbesi stabilire una specie clearing.

783

IL MINISTRO A STOCCOLMA, FRANSONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 115. Stoccolma, 6 giugno 1940, ore 21,15 (per. giorno 7, ore 2,10).

In relazione a voci che hanno circolato in questi circoli politic'i e giornalistici, questo Ministro degli Affari Esteri mi ha dichiarato:

l) Non è vero che le isole Aland siano state o stiano per essere armate dalla Russia col consenso della Finlandia e della Svezia. È esatto però che la Finlandia, data l'attuale situazione di fatto, ha provveduto alla difesa delle isole collocandovi qualche batteria antiaerea e apprestando qualche opera leggera allo stesso scopo. Al riguardo è stata anche presentata una interpellanza alla prima Camera, alla quale Ministro degli Affari Esteri si propone di non rispondere o rispondere evasivamente. La Svezia da parte sua "intende per ora continuare ad attenersi all'accordo del 1921, pur proponendosi non appena possibile ed opportuno di sollecitare una revisione di quell'atto internazionale.

2) È infondata la voce che l'Inghilterra abbia chiesto alla Svezia accordare uso di basi aeree contro la Germania che, in varie circostanze e per quanto noi avessimo ragione di temere complicazioni di ogni genere dal corso avvenimenti, ha asserito il Ministro Gunther, l'Inghilterra ha dichiarato semore di voler rispettare la nostra neutralità. Richesta di cui sopra sarebbe stata dunque inconcepibile da parte inglese, mentre da parte nostra superfluo ripetere decisa determinazione a stretta neutralità.

Nel corso della conversazione Ministro degli Affari Esteri ha tenuto ha sot

tolineare (e ben si intende in. questo momento) che nessuna tendenza o tanto

meno azione nel campo della politica svedese ha (2) o potrebbe prestarsi ad

essere interpretata di carattere antigermanic. Gunther si riferiva specialmente

alle relazioni anglo-svedesi 'e russe-svedesi. Ha ancora una volta lamentato la

condotta di certa stampa svedese, anche rilevata da Berlino, affermando che non

rappresenta opinione nè del Governo nè del Paese.

M'inistro Gunther impressionato disastro subito dagli alleati. Ansiosissima in ogni ambiente l'attesa di notizie dall'Italia e tale ansia non mi ha nascosta lo stesso Ministro degli Affari Esteri.

(l) Vedi D. 602.

(2) Sic.

784

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 178. Belgrado, 6 giugno 1940, ore 22 (per. giorno 7, ore 2).

Comunicazione da me fatta prime ore stamane a questo Ministero degli Affari Esteri in base alle istruzioni impartite circa misure di sicurezza acque nazionali, per quanto già resa sommariamente nota da radio e da giornali mattino è stata accolta con ansia evidente non lontana costernazione interpretandola come segno preciso imminente entrata in guerra Italia.

Ministro Aggiunto Affari Esteri che l'ha ricevuta non mi ha nascosto sua grande preoccupazione per situazione Stati balcanici e particolarmente Jugoslavia che con entrata in guerra Italia ritiene diverrà gravissima, anche se potrà sfuggire diretto conflitto. Ha anche espresso opinione che entrata in guerra Italia segntrà conflitto generale e quasi immediatamente entrata in campo Stati Uniti e probabile Giappone e U.R.S.S.

Va rilevato che su prossima partecipazione conflitto Stati Uniti si viene qui negli ultimi giorni insistendo tenacemente. Notizie sono naturalmente in gran parte ravvivate da propaganda franco-inglese. Ma vengono raccolte e rilevate sia in contrapposto (e come una specie di consolazione) per successo armi tedesche, sia nel tentativo di controbilanciare impressione entrata in guerra, ritenuta ormai imminente, dell'Italia.

785

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO PER CORRIERE 100. Belgrado, 6 giugno 1940, (per. giorno 8).

Vostro telegramma per corriere in data 2 corrente n. 14774 P. R. (1).

Rapporti R. Legazione n. 2214/841 in data 31 maggio u. s. (2) e n. 2269/872

in data 4 corrente (3).

Candidatura Bozidar Maximovié (attuale Ministro dell'Istruzione) a Presi

dente Consiglio è apertamente sostenuta da questo Ministro Germania.

In conversazione ieri sera mi ha detto che Cvetkovié non può riuscire a

formare Gabinetto concentraz·ione e che elemento più adatto sarebbe appunto

Bozidar Maximovié. Come Ministro degli Affari Esteri indicava senz'altro Stoja

dinovié. Aggiungeva che Cincar-Markovié potrebbe tornare a Berlino e l'attuale

Ministro jugoslavo a Berlino Andrié riprendere il suo posto di Ministro Aggiunto degli Affari Esteri.

Qualunque sia la parte personale che von Heeren (che è qui da sei anni e che ha seguito attivamente le vicende della politica interna jugoslava) può aver posto in queste previsioni o desideri, è certamente interessante registrare un nuovo elemento di riprova dell'orientamento tedesco nella crisi del Governo jugoslavo che ormai è poco meno che pubblicamente aperta.

(l) -Non pubblicato. (2) -Non pubblicato. (3) -Vedi D. 744.
786

IL MINISTRO A LISBONA, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 169/06. Lisbona, 6 giugno 1940 (per. giorno 10). Seguito mio telespresso n. 2072/810 del 5 corrente (1). Questo Ambasciatore di Spagna Franco accennandomi all'offensiva diplomatica inglese nei confronti del suo paese mi ha detto che Sir Samuel Hoare durante il suo breve soggiorno a Lisbona era stato con lui cordialissimo. Hoare gli aveva esplicitamente dichiarato che partiva per Madrid animato dal sincero proposito di stabilire le relazioni anglo-spagnole su basi molto fiduciose. Hoare aveva precisato che egli «non aveva diviso affatto le idee del sig. Eden nei confronti della questione spagnuola » e che sperava perciò di trovare a Madrid un terreno fertile pel suo lavoro. Franco ha osservato non senza arguzia che anche se Hoare non aveva le stesse idee di Eden stava però il fatto ,che Eden era al potere e impersonava ,sempre una politica che la Spagna non poteva dimenticare. L'Ambasciatore spagnuolo mi ha poi detto di avere avuto recentemente una conversazione con Salazar. Il Capo del Governo portoghese gli aveva assicurato che in caso di complicazioni nel Mediterraneo il Portogallo avrebbe fatto di tutto per restare neutrale. L'alleanza che lo lega all'Inghilterra è infatti puramente difenS'iva e quindi anche dal punto di vista giuridico (dato che era stata l'Inghilterra a dichiarare la guerra alla Germania) l'atteggiamento portoghese era da considerarsi ineccepibile. Salazar ha poi aggiunto che tutto quello che poteva fare il Portogallo era di mantenere un'attitudine di «neutralità benevola » nei confronti dell'Inghilterra, se il conflitto si fosse esteso al sud « ma niente di più». Salazar ha concluso dicendo che «erano da temersi più degli inglesi gli anglofili del suo paese ». Queste dichiarazioni confermano quanto ho già avuto l'onore di esporre in precedenti mie comunicazioni sull'atteggiamento di questo Governo. Il problema vero sarà di sapere: l) se l'Inghilterra si contenterà in caso di complicazioni di una neutralità benevola e non esigerà l'uso di basi navali e di aeroporti; 2) se nel

caso in cui Salazar resistesse a tali pretese non vi sarebbe da temere seriamente l'azione degli anglofili interni cui il Presidente ha esplicitamente fatto allusione.

(l) Non pubblicato.

787

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 120. Budapest, 6 giugno 1940 (per. giorno 10).

Mio telecorriere 0119 (1).

Conte Csaky mi ha detto che questo Ministro di Jugoslavia aveva parlato apertamente con lui preoccupazioni suo Governo per sviluppi atteggiamento Italia nei confronti jugoslavi.

Questo Ministro degli Affari Esteri avrebbegli risposto che senza voler comunque interferire rapporti Grandi Potenze con Jugoslavia, osservava nondimeno che certa attività jugoslava verso Sovieti, quale che fosse intento in cui veniva svolta, più che preoccupare l'Italia avrebbe potuto provocarne reazione. Sconsigliava pertanto seguire attitudine stessa.

Mi ha soggiunto risultargli questo Ministro di Jugoslavia erasi espresso stesso senso proprio Governo.

788

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 121. Budapest, 6 giugno 1940 (per. giorno 10).

Mio telecorriere n. 0118 (2).

Conte Csaky in occasione conversazione ha tenuto richiamare mia attenzione pronto allineamento Ungheria intendimenti nostri e germanici, riferendosi particolarmente già segnalata pubblicazione sue dichiarazioni.

Mi ha nondimeno parlato intrighi sovietici Slovacchia, Jugoslavia ed anche Bulgaria, ove risulterebbegli Mosca avrebbe crescenti contatti ed avrebbe accennato « possibilità elementi di concrete intese » fra i due Governi.

In complesso però, secondo dettomi, sembra ritenere fase attività sovietica limiterebbesi attualmente cauti avvicinamenti e sondaggi, per cui in concreto tranquillità germanica al riguardo parrebbe per ora giustificata. Mi ha anzi soggiunto che rapporti tedesco sovietici potrebbero in realtà essere anche migliori di quanto supponesi, e che avrebbe qualche ragione credere che stessa soluzione questione romena sarebbe già stata contemplata fra Mosca e Berlino.

Stima che Germania, tenuto conto passate attitudini romene verso Alleati, possa bensì proporsi un certo indebolimento della Romania, atto privarla possibilità pericolose iniziative politiche, ciò però non oltre limite difesa concreti interessi tedeschi ivi sviluppatisi.

Non diverse, secondo Conte Csaky, sarebbero in sostanza disposizioni ungheresi, giacchè, come dettomi da Ministro Affari Esteri, « ungheresi e romeni non sono nè tedeschi nè slavi». Di qui, soggiungevami moderazione aspirazioni minime ungheresi in Transilvania, sottoposte V. E. ultimo incontro Venezia.

(l) -Vedi D. 741. (2) -Vedi D. 740.
789

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 6 giugno 1940.

Ha telefonato il Principe di Bismarck per informare di avere ricevuto 'in questo momento comunicazione da Berlino che l'Ambasciatore del Reich a Mosca non ha potuto ancora interessarsi della questione del ritorno dell'Ambasciatore Rosso, poichè oggi è giornata festiva in Russia e Molotov sarebbe irraggiungibile.

L'Ambasciatore del Reich tratterà la questione con il Commissario per gli Affari Esteri Sovietico domattina e Berlino si riserva di dare notiza del passo compiuto nel pomeriggio di domani.

790

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MADRID, ZOPPI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 206. Madrid, 7 giugno 1940, ore 17,05 (per. giorno 8, ore 2,45).

In via di conversazione, ho chiesto tanto Beigbeder quanto a Serrano Sufier quale attitudine avrebbe assunto questo Governo nell'eventualità gli venisse notificato dagli alleati di trovarsi ·in stato di guerra con l'Italia.

Come è noto in seguito analoga notifica da parte degli alleati nel settembre

u. s. e da parte Olanda e Belgio recentemente di trovarsi in guerra con la Germania questo Governo proclamò propria neutralità.

L'uno e l'altro opinano che, per quanto a loro conoscenza, Caudillo non avrebbe ancora considerato tale questione. Come loro opinione personale mi hanno espresso avviso che, dato anche rapido evolversi situazione militare, converrebbe alla Spagna, almeno in un primo tempo, astenersi da dichiarazioni neutralità in attesa di eventi.

Nello stesso senso Beigbeder si è espresso con questo Ambasciatore di Germania.

791

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELEFONO 125. Budapest, 7 giugno 1940, ore 17,15.

Csaky dicemi aver preso conoscenza telegramma codesto Ministro Romania suo Governo che riferisce aver appreso da « alta personalità » italiana che il nostro attacco Francia avrebbe luogo fra Nizza e Marsiglia. Poichè a quanto afferma questo Ministro Affari Esteri attacco stesso sarebbe stato atteso fronte Alpi, nel dubbio che indicazione possa essere stata passata ai francesi, pregami telegrafarlo V. E.

792

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI,· CIANO

T. 323. Washington, 7 giugno 1940, ore 18,02 (per. giorno 8, ore 2,45).

Casa Bianca reso noto che durante la guerra americani a Londra e Parigi hanno trasmesso telefonicamente appelli Governi francesi ed inglese per immediate nuove forniture armi.

Mentre, secondo dichiarazioni Ministro del Tesoro, commissione interalleata compera materiale bellico avrebbe già preparato programma acquisti di aeroplani valore circa un milione dollari e starebbe studiandone un secondo, si presenta ora, data gravità situazione militare alleati, problema cedere immediatamente materiale bellico in dotazione forze armate americane. Per eludere leggi sulla neutralità, a tale scopo Dipartimento della Giustizia ha riesaminato una legge dell'anno 1919 autorizzante H Governo vendere residuati guerra e, per altre categorie di materiale, ha escogitato esrediente cessione a ditte private costruttrici che a loro volta venderebbero materiale stesso ai Governi alleati.

Si tratterebbe per il momento di un paio milioni fucili e qualche migliaia cannoni epoca guerra mondiale, nonchè 50 aeroplani della Marina da Guerra.

Stamane a Conferenza Stampa Roosevelt ha detto che chiede a Congresso pronto aggiornamento legislazione che consenta cessioni armi e materiale di guerra moderno attualmente in dotazione forze armate.

793

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 669. Berlino, 7 giugno 1940, ore 20,1G.

Telegramma di V. E. n. 378 (1).

Assicuro V. E. che ho interessato subito Ribbentrop nel senso indicato.

Data speciale organizzazione stampa giapponese si è qui ritenuto opportuno, prima di disporre precisa azione diplomatica, richiedere rapporto telegrafico all'Ambasciata tedesca a Tokio. Risposta è attesa entro brevissimo tempo e mi riservo riferire immediatamente quanto mi sarà poi comunicato.

794

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO 219. Sofia, 7 giugno 1940, ore 20,48 (per. giorno 8, ore 14).

Mio telegramma n. 213 (2). Addetto Militare Britannico Angora è stato ricevuto anche da Re Boris. Di tale udienza non è stato dato fino ad ora annunzio ufficiale.

42 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. IV.

Mi risulta da fonte molto attendibile che egli ha chiesto al Sovrano se Bulgaria intendesse entrare nel conflitto. Ricevuta risposta negativa a ripetute solite formali assicurazioni·da parte Turchia che Angora non intende p·er alcun motivo ed in nessun caso iniziare operazioni militari contro Bulgaria.

(l) -Vedi D. 702. (2) -Vedi D. 780.
795

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 123. Budapest, 7 giugno 1940 (per. giorno 10).

Mio telecorriere n. 0121 (1).

Stamane Conte Csaky mi si è manifestato assai più tranquillo che non per il passato nei riguardi atteggiamento sovietico, ciò che è forse possibile porre anche in relazione presumibili assicurazioni tedesche. Mi ha detto comunque risultargli da fonte certa che Molotov avrebbe espresso intendimento subordinare per ora ogni altro problema a rafforzamento posizioni sovietiche nel Baltico, ciò che, osservava Conte Csaky, potrebbe poi presentare maggiori difficoltà quando Germania trovassesi disimpegnata Occidente.

Non crede pertanto che Sovieti prenderebbero iniziative sud-oriente, sempre che situazioni nuove non minacciassero sconvolgere attuale equilibrio balcanico nel cui quadro Mosca ravviserebbe esistenza propri « interessi ».

Circa situazione romena, mi ha detto ritenere Governo Bucarest stia cercando creare impressione sia a Mosca che, forse attraverso Mosca, a Sofia future possibili transazioni anche territoriali: peraltro nei riguardi ungheresi primi contatti con Gigurtu ne avrebbero messo in luce intransigenza assai maggiore che non quella Gafencu.

Circa Turchia, pure rilevando non mancherebbero indizi in contrario, continua dubitare sua volontà effettiva partecipazione eventuale conflitto, anche se Governo Ankara dovesse trovarsi condizioni dover procedere taluni atti come rottura rapporti diplomatici o dichiarazione stato allarme. Mi ha soggiunto Turchia non potrebbe aver dubbi su consistenza blocco propri avversari giacchè Governo tedesco le avrebbe chiaramente fatto ·intendere che caso impegnamento contro Italia Mediterraneo Orientale, Germania sarebbe solidale con noi.

Mi ha detto nondimeno risulterebbegli Console Generale turco Praga aveva avuto ordine distruggere archivi e tenersi pronto partire.

Non aveva notizie raffreddamento greco-turco.

Mi ha informato infine che visita di cui mio rapporto 9 maggio i.lltimo 2092/918 (2), potrebbe ancora aver luogo entro questa prima quindicina giugno.

(l) -Vedi D. 788. (2) -Vedi D. 349.
796

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 133. Sofia, 7 giugno 1940 (per. giorno 11). Mio collega sovietico Lavrentiev si è recato, prima della sua nuova partenza per la capitale a vedere questo Ministro degli Esteri, Popov, al quale ha detto che tra i motivi principali della sua nuova assenza da Sofia è la necessità di rivedere la moglie che attende un figlio a Mosca. Interpellato circa impressioni riportare durante il suo soggiorno a Belgrado, ha risposto di avere notato come colà non sembri oggi persistere alcuna profonda animosità nei confronti della Bulgaria e come sia stato in certo modo colpito dalle molte, per non dire troppe, cortesie usategli e manifestazioni colà organizzate per il Principe Paolo, del quale ha ammirato la perfetta padronanza della lingua russa. Aggiungo che questo Ministro ungherese ha a sua volta ricevuto un telegramma del suo collega residente a Belgrado nel quale si pone in rilievo quello

sbracciamento jugoslavo verso l'ospite sovietico già notato, come ho precedentemente riferito, da parte bulgara.

797

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, .CIANO

T. PER CORRIERE 134. Sofia, 7 giugno 1940 (per. giorno 11). Mentre Francia continua, anche dopo l'avvenuto cambiamento del suo rappresentante diplomatico qui accreditato, a tenere nei confronti della Bulgaria un contegno riservato, se non addirittura inerte, l'Inghilterra intensifica le sue iniziative ed i suoi contatti a Sofia. Cosi abbiamo qui in questi giorni il nuovo Ambasciatore britannico a Mosca, Sir Stafford Cripps, e l'Addetto Militare britannico ad Ankara, gen. Arnould, i quali ambedue hanno chiesto per iniziativa dell'agitato Ministro di Gran Bretagna qui residente, di essere ricevuti dai principali uomini della politica bulgara. Tutto ciò ormai, e particolarmente in un periodo di clamorosi successi tedeschi in Francia, finisce per piacere fino ad un certo punto a Sofia. Lo stesso Ministro degli Esteri, Popov, parlandomi stamane di tutti questi insistenti contatti, mi diceva che oramai comincia qui a farsi strada l'opinione che essi stano

soprattutto destinati a cercare di «compromettere» in qualche modo Sofia dinanzi agli occhi di Roma e di Berlino.

798

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 135. Sofia, 7 giugno 1940 (per. giorno 11).

Mentre si intensificano notizie e voci relative ad un imminente ingresso dell'Italia nel conflitto e mentre si ripetono qui affermazioni di speranza di vedere i Balcani ancora risparmiati dalla guerra, si nota in taluni ambienti bulgari un indubbio maggiore interesse nei riguardi dell'atteggiamento della Russia Sovietica. Di esso da più giorni si fa eco la stessa stampa di cui parte finisce per registrare con compiacenza come Mosca abbia dato nuova prova, con l'episodio della nomina di Cripps, della sua assoluta indipendenza, per non dire intransigenza, nei confronti di Londra, e parte vede in essa un elemento importantissimo di equilibrio per salvaguardare la pace balcanica.

799

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 87. Bucarest, 7 giugno 1940 (per. giorno 14).

Tre circostanze mantengono, come è ovvio, maggiormente sospeso l'animo

dei dirigenti romeni: le vittorie germaniche, l'atteggiamento italiano, l'incognita

sovietica.

Le prime, scrollando violentemente una fiducia cosi radicata, che era quasi

una certezza, hanno ormai ingenerato la convinzione di una completa vittoria

finale tedesca. E benchè il destino che incombe sulla Francia (l'Inghilterra è qui

moto meno amata) addolori profondamente i più fra i componenti di questa classe

dirigente, abituata a considerarsi quasi più francese che romena, tuttavia sta na

scendo fra gli uomini di Governo la persuasione che sia ormai necessario pensare

soltanto alla Romania e virando completamente di bordo fare i conti con la imma

nente realtà.

'

D'altro canto la persuasione generale che l'entrata in guerra dell'Italia sia

ormai vicinissima, rende attuali per questo paese nuovi gravi problemi di ordine

politico ed economico.

Sono fra questi: quello dei rifornimenti, per i quali la Romania verrà -in

tale eventualità -a dipendere quasi esclusivamente dalle Potenze dell'Asse;

quello delle possibili complicazioni di ordine miitare nel Sud Est europeo; quello

infine delle ripercussioni che l'intervento italiano potrebbe avere sull'atteggia

mento della Russia sovietica.

In tali circostanze e fermo restando che il pericolo sovietico è considerato

il più minaccioso e deprecabile, sia perchè creduto di più probabile realizzazione,

sia perchè di se stesso gravido di irrimediabili conseguenze sociali, vi è già taluno

che vede i soli elementi di salvezza in un ulteriore risoluto riavvicinamento ed

anche in una relativa volontaria subordinazione al Reich germanico, basandosi

sull'interesse economico di quest'ultimo per la conservazione dell'integrità terri

toriale romena, sulle assicurazioni da esso ricevute relativamente all'atteggia

mento sovietico, sulla scarsa simpatia costantemente dimostrata da questa Lega

zione tedesca nei riguardi delle rivendicazioni magiare.

Ma fra le potenze nelle mani delle quali l'eclissi delle democrazie occidentali lascia le sorti de Sud-Est europeo, è verso l'Italia, malgrado i timori ·che suscita il nostro eventuale appoggio alle rivendicazioni territoriali ungheresi, che rivolgono le più vive speranze se non di totale salvezza almeno di mali minori 'in

quanto per varie ben note considerazioni, l'egemonia italiana sarebbe qui com;t

derata come la meno grave e la meno sgradita.

E se non mancano persone autorevoli che auspicano addirittura una specie di protezione italiana, come il noto sig. Moruzov, capo del servizio segreto romeno e uomo di fiducia del Re, che è giunto con interlocutod italiani a preconizzare l'occupazione 'italiana della Jugoslavia per avere attraverso la frontiera romena il nostro appoggio e la nostra difesa, certamente anche coloro che sono nell'attuale momento maggiormente disposti o piuttosto rassegnati ad un deciso riavvicinamento alla Germania, desiderano tuttavia la massima influenza italiana nel settore balcanico, per temperarvi la strapotente egemonia politica ed economica del Reich vittorioso.

Non manca, in realtà, taluno, più chiaroveggente o più sincero a se stesso ed agli altri, che vede chiaramente come la Romania, non diversamente dagli altri piccoli Stati, stia incamminandosi a divenir piuttosto un oggetto delle altrui decisioni che un soggetto di azione politica. Ma il temperamento levantino e balcanico, la memoria di un passato eccessivamente fortunato che ha registrato per questo Paese soltanto successi politici e ingrandimenti territoriali, l'eventualità che il disaccordo o la mancanza di accordo fra le Grandi Potenze interessate cònsenta ancora una volta ai Paesi balcanici di salvaguardare una parte almeno della propria indipendenza, mantengono vive tuttora le speranze, i desideri e i progetti di azione diplomatica e di manovra politica, che tutti -ripeto -si rivolgono oltre che alla Germania anche e talora soprattutto all'Italia, considerata protettrice eventuale o almeno «comprotettrice » più lontana e meno opprimente, più affine nella cultura e nel temperamento dei popoli, più accetta come regime ed organizzazione interna, come forma e concezioné di vita e di civiltà.

In tale senso si sono meco in questi giorni sostanzialmente espressi questo Ministro di Corte e questo Presidente del Consiglio, affermando che la Romania intende uniformare ormai la sua politica a quella dell'Asse e intensificare la sua collaborazione economica con la Germania e con l'Italia, ma aggiungendo la loro speranza che l'Italia eserciterà una funzione equilibratrice attraverso un'azione diretta ad aumentare la sua influenza in questo settore, azione alla quale il Governo romeno si dichiara pronto a dare tutto il suo concorso appena conosca le idee ed i progetti del Governo fascista a tale riguardo.

800

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MADRID, ZOPPI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. 3494/1061. 1'/Iadrid, 7 giugno 1940 (per. giorno 11). Questa R. Ambasciata non ha mancato di tenere informato codesto R. Ministero circa l'atteggiamento e le reazioni del Governo e dell'opinione pubblica in Spagna, di fronte al successivo evolversi del conflitto europeo, e alle varie fasi attraveso le quali tale conflitto è passato dal settembre scorso sino ad oggi. Come noto all'inizio della guerra il Caudillo aveva proclamato la neutralità della Spagna. Avevano influito nel determinare tale attitudine l'assenza di qual

siasi impegno da parte di questo Paese verso l'uno o l'altro dei belligeranti, la ben nota situazione economica ·e politica interna, la deficiente preparazione militare pure ben nota, la speranza che il conflitto potesse rimanere localizzato; ma soprattutto aveva influito sulla decisone adottata dal Caudillo l'atteggiamento di non belligeranza assunto dall'Italia, atteggiamento che escludeva, per il momento, la possibilità di una estensione del conflitto al Mediterraneo.

In tale situazione, la neutralità della Spagna rispondeva, oltre che a esigenze imprescindibili di ordine interno, al bene 'inteso interesse di questo Paese, e veniva unanimamente approvata dall'intera Nazione appena uscita da una lunga e rovinosa guerra civile.

Tuttavia, affinità di regime, rancori verso le potenze democratiche e simpatia verso le potenze dell'Asse, soprattutto verso l'Italia (chè nei riguardi della Germania sussiste un vago senso di diffidenza e di timore), nonchè la sensazione che le rivendicazioni nazionali spagnuole possono realizzarsi soltanto con la sconfitta dei due maggiori imperi coloniali, resero fin dal primo momento tale neutralità più benevola nei confronti dell'Asse che non degli Alleati, e di tale stato d'animo si fece eco già dai primi giorni del conflitto la stampa, concedendo ampio spazio e rilievo alle notizie delle vittorie tedesche in Polonia e associandosi apertamente al punto di vista espresso e affermato dalla stampa italiana e germanica sulle responsabilità franco-inglesi nello scoppio della guerra e sull'errore di prolungare inutilmente il conflitto dopo la fine della campagna polacca. Tale atteggiamento la stampa spagnuola ha poi sempre mantenuto, con la sola eccezione del periodo russo-finlandese della guerra, durante il quale l'intervento attivo dei Sovieti nel conflitto aveva qui suscitato notevoli apprensioni.

Entrata la guerra in una fase più attiva con le improvvise operazioni in Danimarca e in Norvegia, e mentre la stampa ·internazionale riprendeva ad accennare alla possibilità che l'Italia abbandonasse la non belligeranza, questo Paese, di fronte al progressivo estendersi dell'area d'incendio anche a Stati neutrali, ebbe per la prima volta la sensazione effettiva, direi fisica, che la sua neutralità avrebbe potuto non essere mantenibile per tutta la durata della guerra: da ciò la vivace reazione dell'opinione pubblica e della stampa contro la politica franco-inglese in Scandinavia, che aveva determinato l'intervento germanico, da ciò l'improvviso risveglio e il rapido impulso dato dal Governo ai preparativi militari alle Balea;i, ai Pirenei, alla Sierra Carbonera e al Marocco, preparativi sui quali questa R. Ambasciata ha a suo tempo dettagliatamente riferito; da ciò infine l'attento interesse con cui da parte di tutte le classi sociali si segue qui l'evolversi dell'atteggiamento italiano, registrando ogni minimo indizio di tensione o di distensione nel Mediterraneo. Tale interesse è venuto sempre più crescendo, sino a divenire addirittura spasmodico in queste ultime settimane dopo i successi germanici in Olanda, Belgio e Francia.

Gli spiriti più avvertiti, ·e le stesse masse, più vagamente sebbene con non

minor·e sensibilità, sentono infatti che l'entrata in guerra dell'Italia non potrà

non influire sull'ulteriore atteggiamento della Spagna di fronte al conflitto, anche

se, posto che non ne sia costretta da iniziative altrui, essa potrà astenersi, in

un primo tempo almeno, dal parteciparvi direttamente e militarmente. Contri

buiscono a creare tale stato d'animo la sensazione che l'estensione del conflitto

al Mediterraneo solleverebbe automaticamente problemi che la Spagna considera

di interesse vitale e alla cui soluzione non potrebbe mantenersi estranea, e comunque il timore di non poter riuscire a mantenere, data la situazione geografica della Spagna, una effettiva neutralità di fronte a belligeranti ad essa così prossimi. Appare perciò di qualche interesse esaminare come questo Paese consideri l'eventualità di una estensione della guerra al Mediterraneo e l'eventualità di dover partecipare in modo attivo alla soluzione di quei problemi internazionali che presentano interesse anche per la Spagna.

Tendenzialmente orientata verso un intervento a lato dell'Italia e della

Germania è in genere la Falange, soprattutto l'elemento più nazionalista della

Falange, sia per ragioni 'ideologiche, sia perchè, come già accennato, considera

che le rivendicazioni spagnuole, le quali hanno carattere irredentista e colo

naie, possono realizzarsi solo unitamente alle Potenze dell'Asse e con la disfatta

degli Alleati.

Nello stesso senso opinano nella loro grande maggioranza, sia le alte gerarchie che i quadri minori delle forze armate. Queste sono però conscie della de,ficiente preparazione e dell<i impossibilità nella quale si trovano di assumere iniziative di carattere militare.

Tra le classi più elevate, l'aristocrazia rimane incorreggibilmente anglofila, e così l'alta industria e l'alta banca, mentre nella media borghesia è diffusa la sensazione che estendendosi il conflitto al Mediterraneo, la Spagna finirebbe per esserne coinvolta a più o meno lunga scadenza, a fianco dell'Italia.

Le masse lavoratrici, stanche per la lotta civile che ha devastato i loro campi e le loro officine, e immiserite le loro case, colpite più di ogni altra categoria di persone dalla insoluta crisi economica che travaglia il paese, ancora troppo arretrate per sentire e comprendere problemi internazionali di complessa portata, aspirano profondamente alla pace. Su di esse, valendosi di elementi rossi emigrati in Francia, come del resto anche sull'aristocrazia e sull'alta borghesia attraverso i molteplici addentellati che queste hanno a Parigi e a Londra, lavora la propaganda degli Alleati, nella speranza di creare situazioni politiche interne che possono pesare, a momento opportuno, sulle decisioni di questo Governo.

Difficile è poter dire se e sino a qual punto tale propaganda potrebbe avere successo: devo in ogni modo osservare che, pm: aspirando al mantenimento della pace, larghi strati delle masse lavoratrici spagnuole, anche ex rosse, e anche quando si lamentano del regime interno spagnuolo, sono ben lungi dal desiderare un trionfo delle democrazie, e non nascondono le loro simpatie soprattutto per l'Italia e per il Duce consapevoli ormai, dopo il fallito ·esperimento marxista, del contenuto rivoluzionario e sociale del Fascismo che rimproverano alla Falange di non sapere sufficientemente imitare.

Di questa complessa situazione, che egli governa ma nçm domina, il Caudillo è naturalmente costretto a tener conto; anche egli comprende che quanto più il conflitto viene estendendosi, avvicinandosi alla Spagna e involvendo interessi spagnuoli, di tanto diminuiscono per lui le possibilità di mantenere il Paese lontano e fuori della guerra. D'altra parte egli sa pure quali sono le condizioni della Spagna ed è perfettamente al corrente delle molte difficoltà che gli impediscono di intraprendere una guerra. In tali condizioni risponde esattamente all'intimo pensiero del Caudillo, condiviso dal suo Governo e dagli uomini più rappresentativi della Falange, quanto egli disse all'Eccellenza Gam

bara (v. telegramma per corriere di questa R. Ambasciata n. 020) (l) lo scorso

aprile e cioè: l'Italia conosce le condizioni criticissime della Spagna, per le

difficoltà di nutrimento, trasporti, mancanza assoluta di scorte benzina, deficiente

armamento e munizionamento ecc. Per questo è nostro desiderio che la guerra

ci venga risparmiata. Però se a questa saremo trascinati la Spagna farà il proprio

dovere.

Il Caudillo seguirà pertanto sin che potrà la linea di condotta così tracciata,

anche quando l'Italia avrà abbandonato la non belligeranza, continuando tut

tavia a preparare il Paese, nei limiti delle sue risorse (che sono peraltro attual

mente assai scarse) per l'eventualità in cui la Spagna dovesse venire coinvolta

nel conflitto. Le circostanze potranno essere mature per un diverso e più risoluto

atteggiamento quando la evoluzione politico-militare del conflitto fosse giunta

ad un limite oltre il quaLe il rimanervi estranea importerebbe la rinuncia alla

tutela anche dei più elementari interessi spagnuoli. Nel frattempo il Governo,

attraverso articoli di stampa e dimostrazioni popolari, viene ponendo sul tap

peto sia all'interno, sia nei confronti dell'estero le rivendicazioni della Spagna

che si appuntano su Gibilterra e, per ora più timidamente verso il Marocco.

801

IL MINISTRO A RIGA, ROGERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 23. Riga, 8 giugno 1940, ore 13,11 (per. ore 20,15).

Nonostante silenzio o dinieghi ufficiali s'ia da parte lettone che sovietica,

va diffondendosi qui opinione che attuali colloqui Mosca uomini politici baltici

(Ministro della Guerra lettone è costretto a prolungarvi suo soggiorno fino a

settimana prossima) avranno per risultato aumento ed estensione guarnigioni

sovietiche nonchè ingerenza diretta U.R.S.S., Comando forze armate, polizia e

forse anche affari esteri di questi tre Stati baltici.

Tale nuovo forzato sviluppo relazioni baltico-russe viene interpretato in

funzione antigermanica.

802

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 255. Mosca, 8 giugno 1940, ore 14,40 (per. ore 19,20).

Mio telegramma n. 251 (2)

Questo Ambasciatore di Germania ha visto Molotov iersera ed ha tentato

far aggiungere a progetto di comunicato di cui al mio telegramma sopracitato

parole « stesso giorno » ma senza successo. Molotov ha approvato progetto sot

toposto modificando soltanto parola «immediatamente» in «direttamente».

Egli ha aggiunto che attende comunicazione giorno fissato per la partenza

Ambasciatore Rosso per far partire Gorelkin nelle 24 ore.

Nuovo Ambasciatore d'Inghilterra arriva a Mosca 11 giugno.

(l) -Vedi D. 71. (2) -Vedi D. 777.
803

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATISSIMO 256. Mosca, 8 giugno 1940, ore 14,40 (per. ore 22).

Mio telegramma n. 246 (1).

Molotov ha nuovamente chiesto a questo Ambasciatore di Germania se avesse ricevuto 'informazioni da Berlino sul contenuto della conversazione con Helfand. Ambasciatore di Germania ha risposto negativamente.

È sintomatica insistenza di Molotov sulla questione.

804

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 257. Mosca, 8 giugno 1940, ore 14,42 (per. ore 18,30).

Telegramma di V. E. n. 48 (2).

Molotov ha dichiarato iersera a Ambasciatore di Germania che in voci raccolte a Teheran circa richiesta sovietica a Iran «non c'è parola di vero». Questa Ambasciata Iran ignora completamente la cosa.

805

IL CONSOLE GENERALE A COLONIA, ARMAO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 22. Colonia, 8 giugno 1940, ore 15,45 (per. ore 20).

Trasmetto seguente telegramma R. Ambasciatore a Brusselle:

« 164 Riservatissimo personale. Decifri Ella stessa. 6 giugno ore 23,30. Hitler è passato da Bruxelles primo corrente ed ha cercato fare concordare con Re Leopoldo possibile prossimo incontro. Colloquio non è ancora avvenuto ma avrà luogo fra non molto in località diversa da teatro delle operazioni affinchè resti segreta. Sua Maestà teme che gli venga proposto di riassumere subito sue funzioni e di essere spinto accettare nuova sistemazione territoriale Belgio. Sovrano è invece fermamente deciso tenere fede giuramento prestato davanti a Dio ed alla sua coscienza di mantenere e di difendere ad ogni costo l'integrità e l'indipendenza del Paese e desidera, fintanto che durerà occupazione militare, non riprendere funzioni di Capo dello Stato. Data tale situazione riuscirebbe qui particolarmente gradito se V. E. potesse trovare il modo, senza scoprire suddetta preoccupazione, di predisporre con opportuna azione l'animo del Fi.ihrer in modo favorevole ai desideri del Sovrano onde facilitare e rendere possibile accordo delle parti. Paulucci de' Calboli ».

(l) -Vedi D. 738. (2) -Vedi D. 751.
806

IL CONSOLE GENERALE A COLONIA, ARMAO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. URGENTISSIMO 23. Colonia, 8 giugno 1940, ore 15,45 (per. ore 19,30). Trasmetto seguente telegramma R. Ambasciatore Brusselle: « 165 Segreto. 7 giugno ore 2. Continua manifestarsi azione autorità germanica tendente sfruttare scissione fra fiamminghi e valloni differenziando trattamento accordato ai militari dei due gruppi etnici. Tale attività potrà diventare particolarmente efficace perchè, secondo notizie datemi da alti ufficiali tedeschi, sarebbe sostenuta da elementi estremisti attivi fiamminghi che attualmente operano a Berlino. Azione svolta in tal senso che forse avrebbe potuto essere in qualche modo utile ai tedeschi fino dall'inizio della guerra non ha più oggi lo stesso significato e scopo perchè maggioranza elementi valloni dopo tre settimane ostilità ha profondamente modificato suoi sentimenti e si mostra decisamente avversa ai francesi ed inglesi e favorevolmente disposta verso i tedeschi. Tale atteggiamento cadrebbe immediatamente ove il Governo germanico si mostrasse disposto realizzare aspirazione autonomia fiamminga. Persone vicine a Sua Maestà nonchè le stesse autorità militari germaniche attualmente a Brusselle mi hanno espresso tale opinione ed il timore di vedere compromessi risultati ottenuti in pochi giorni da truppe tedesche con loro corretto comportamento. Queste Autorità non potendo far pr.esente a Berlino tale avviso perchè loro compito deve limitarsi problemi militari e organizzazione amministrativa territori, mi hanno ·incoraggiato a prospettare riservatamente tale situazione a V. E. perchè, ove lo rit-enga conveniente, possa a sua volta pre

mere nel modo che giudicherà più opportuno sul Governo del Reich. Paulucci de' Calboli».

807

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A TOKIO, P. CORTESE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 334. Tokio, 8 giugno 1940, ore 18 (per. ore 19). Non era compito della Missione cinese condurre negoziati nè credo l'abbia fatto ma ritengo che scambio di idee avuto da suo Capo con elementi direttivi politica giapponese influirà favorevolmente su trattative fra Wang Ching-wei e Abe in quanto è servito dissipare sospetti che secondo quanto mi è stato riferito da buona fonte erano sorti in questi ultimi tempi nell'animo dei Governanti di Nanchino non so se a causa propaganda Giappone o della propaganda di Chung King. Stessa presenza Missione ha ricondotto discussione problemi cinesi in primo piano questa opinione pubblica. In verità molto vi ha contribuito coincidenza arrivo ospiti con grandi succ·essi tedeschi nelle Fiandre che fanno qui giustamente temere che guerra europea finisca prima dell'incidente cinese; molti si sono domandati perchè mai Governo giapponese non abbia ancora precisato suoi desideri a Nanchino. Il fatto poi che dopo due mesi di soggiorno in quella

Capitale gen. Abe non abbia ancora iniziato trattative ufficiali, ha dato luogo alle più svariate dicerie per frenare le quali questo Governo ha dichiarato ripetute volte nello spazio di pochi giorni che sua politica verso Wang Ching-wei non ha subito alcun mutamento. Origine voci è stata naturalmente attribuita a mene di Chung King interessato a discreditare nuovo Governo Nazionale.

Inoltre mentre Missione cinese -era ancora in Giappone si è riunita Commissione speciale per la Cina scopo fissare istruzioni definitive da 'impartire gen. Abe per concludere negoziati. Per soddisfare opinione pubblica si è subito detto che tali istruzioni dovranno essere parzialmente note dopo approvazione governativa.

Secondo quanto ha dichiarato lo stesso Primo Ministro Governo giapponese, eventuale riconoscimento formale Governo cinese avverrebbe quanto prima possibile. Egli ha inoltre detto che considera il momento della firma del Trattato fondamentale tra Giappone e Cina come quello adatto per il formale riconoscimento del regime di Wang Ching-wei. A giudicare da queste manifestazioni governative si deve riconoscere che le offerte e richieste del sig. Chen hanno avuto un immediato e favorevole seguito. Come già detto buona parte del merito va tuttavia attribuito agli sviluppi della situazione bellica europea. Al Ministero degli Affari Esteri si sostiene nel modo più assoluto soddisfazione andamento cose e si trova naturale che gen. Abe abbia sinora tenuto solo conversazioni private dedicandosi specialmente a contatti utili indispensabili per la formazione ambiente favorevole per negoziati ufficiali. Si aggiunge che Wang si afferma lentamente ma sicuramente tra 1e masse cinesi e si ha fiducia che le trattative che stanno per esser.e 'iniziate saranno portate a felice compimento entro un paio di mesi. Trattato con nuovo Governo Nazionale dovrebbe regolare attività anti-comunista, cooperazione economica sulla base della parità, graduale ritiro truppe giapponesi.

Secondo militari inveoe la situazione sarebbe tutt'altro che promettente.

Wang avrebbe chiesto che cooperazione economica fra la Cina e il Giappone si concreti in forma di partecipazione 49 per cento capitali giapponesi, 51 per cento capitali cinesi e inoltre che commercio esportazioni giapponesi in Cina non si serva agenti giapponesi ma di elementi locali. Giappone accetterebbe parte richieste ma respinge possibile pericolo ritorno vecchia situazione attraverso ....... (l) stranieri.

In quanto al ritiro truppe vi sarebbe completa discordia vedute.

Comunicato Shanghai.

808

L'INCARICATO D'AFFARI A. l. A TOKIO, P. CORTESE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 338. Tokio, 8 giugno 1940, ore 19 (per. ore 22,15).

Mio telegramma n. 259 (2).

Come segnalato da Stefani speciale giornali hanno pubblicato notizie qui

pervenute prossima firma accordi per Tien tsin e portavoce Ministero degli Affari

Esteri ha confermato.

Vice Ministro Esteri mi ha comunicato con preghiera tenerlo segreto che accordo non sarà firmato ma solo parafato da Ambasciatore Inghiltena e da lui quale rappresentante autorità militari giapponesi Nord Cina.

Ciò avverrà settimana entrante. Subito dopo sarà tolto blocco Concessione. Relative operazioni richiederanno una settimana. Accordo con Francia seguirà breve distanza. Circa contenuto accordi confermo mio telegramma suddetto. Stampa non si mostra soddisfatta.

(l) -Nota dell'Ufficio Cifra: • Manca •· (2) -Vedi D. 305.
809

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 670. Berlino, 8 giugno 1940, ore 20,10 (1).

Lettera di V. E. 7/58 del l<> giugno (2).

Assicuro aver personalmente consegnato a Segretario di Stato Weizsacker elenco macchine necessarie nostre industrte di guerra commissionate in Germania.

Ho lasciato inoltre a Weizsacker una Nota per riassumere i termini della questione e mettere opportunamente in luce argomenti esposti nel telespresso di V. E. 42/17262/202 del l<> giugno (3).

Weizsacker, che si è reso conto dell'importanza che assume il problema specialmente in questo momento, mi ha assicurato che si sar,ebbe interessato "immediatamente e con ogni premura alla questione e mi ha promesso di informarmi con la maggiore urgenza al riguardo.

Pertanto mi riservo fare ulteriori comunicazioni non appena possibile.

810

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 221. Sofia, 8 giugno 1940, ore 20,40 (per. giorno 9, ore 1,20).

Come comunicato via Stefani giornali bulgari hanno riprodotto oggi una dichiarazione definita sensazionale che Molotov avrebbe fatto "ieri alla radio di Mosca circa punto di vista dell'U.R.S.S. sui Balcani.

Secondo uno di questi giornali nel testo della dichiarazione sarebbe contenuta seguente frase: « Piena indipendenza di alcuni Stati balcanici è necessità assoluta per

U.R.S.S. Italia farà bene di prenderne a tempo buona nota».

Pubblicazione è qui molto commentata. Prego quindi eventualmente telegrafarmi se testo dichiarazione sia realmente esatto. Aggiungo che questa Agenzia telegrafica bulgara informa non aver in proposito ricevuto alcun comunicato

Tass.

(l) -Manca l'indicazione dell'ora d'arrivo. (2) -Vedi D. 693. (3) -Vedi D. 691.
811

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 259. Mosca, 8 giugno 1940, ore 21,23 (per. ore 4,30). Mio rapporto n. 1748 (1). Questo Ambasciatore de'l Giappone firmerà stasera o domani con questa autorità accordo per la delimitazione confine settore mongolo che fu teatro delle operazioni belliche anno scorso. Accordo si limita esclusivamente a settore ove avvennero combattimenti lasciando alla commissione mista cura continuare lavoro per il resto della frontiera mongolo-mancese.

Accordo è stato raggiunto ponendo questione sul piano politico e adottando linea media fra le rispettive rivendicazioni.

812

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 534. Parigi, 8 giugno 1940, ore 21,10 (per. giorno. 9, ore 5). Baudouin mi ha pregato di recarmi oggi al Quai d'Orsay per dirmi da parte di Reynaud: l) che questi desiderava attirare ancora una volta attenzione sulle dichiarazioni da lui fatte avantieri s'era alla radio circa volontà della Francia giungere ad accordi per regolare questioni italiane; 2) che modifiche suo Gabinetto non dovevano essere da noi interpretate nel senso di una manifestazione di sentimenti anti-italiani, smentendo specialmente a questo proposito una voce che gli sarebbe giunta da Roma circa significato antitaliano che si sarebbe attribuito da alcuni alla nomina di Delbos. Ho ripetuto ancora una volta a Baudouin varie ragioni per le quali Italia non può accettare conversazioni con Francia: ragioni tanto di onore per la sua alleanza con la Germania quanto di interesse nel momento in cui si apre nuovo capitolo storia Europea. Baudouin si è mostrato molto comprensivo nostro atteggiamento politico in questo grave momento e mi ha detto che appunto perchè Governo francese si rende conto della nostra situazione non ha voluto precisare il 30 maggio scorso delle proposte concrete all'Italia. Gli ho fatto ad ogni modo osservar,e che le nostre grandi rivendicazioni nazionali e le posizioni che per lo sviluppo degli avvenimenti non solo «potremo» ma forse «dovremo» prendere nel Mediterraneo sono di tanta importanza che non sarebbe facile alla

Francia di accettarle per via di negoziati diplomatici. Baudouin !imitatosi dire che ciò poteva essere «non del tutto esatto». Ad ogni modo egli teneva a dirmi

perchè Ve lo facessi sapere che fra una pace britannica « che la Francia non

vuoLe » ed una pace germanica che « all'Italia nemmeno potrà convenire » vi

dovrà essere nell'avvenire un'altra pace: quella in cui Italia e Francia potranno

finalmente trovare mediante ogni necessario sacrificio una giusta e durevole

armonia dei loro inter,essi, dei loro sentimenti e del loro pensiero.

E perciò se si è scavato un fosso tra i due Paesi e se prossimi avvenimenti

dovessero ancora approfondirlo, era comune interesse di «comportarsi in modo

da non renderlo addirittura insuperabile nel futuro ».

Gli ho risposto a titolo personale che anche il Duce aveva pensato sempre

alla necessità della ricostruzione Europa e tanti sforzi aveva fatto perchè vi si

potesse addivenire mediante una giusta ed intelligente politica evolutiva. Se

però, malgrado tutti questi sforzi continuati fino al tre settembre, occorreva ora

per la grande legge della rivoluzione che governa il mondo, arrivare agli stessi

risultati attraverso la via della guerra, ero sicuro che 'il Duce saoeva guardare

sempre più lontano di quanto non sapessimo noi stessi.

(l) Non rintracciato.

813

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 537. Parigi, 8 giugno 1940, ore 21,30 (per. giorno 9, ore 5).

Prendendo occasione dalle considerazidni sull'avvenire fattemi oggi da Baudouin, gli ho detto che Governo francese poteva per parte sua contribuire a facilitare questo « avvenire » con la condotta che in caso di conflitto itala-francese avrebbe tenuto verso gli italiani che sarebbero rimasti in Francia. Baudouin mi ha assicurato che si rende conto perllettamente di questo problema altrettanto grave per l'Italia come per la Francia e che porrebbe ogni cura perchè esso fosse affrontato in modo da pesare il meno possibile sui futuri rapporti italo-francesi.

814

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 538. Parigi, 8 giugno 1940, ore 21,30 (per. giorno 9, ore 5).

Baudouin mi ha detto con una certa amarezza che ormai «la Francia combatte da sola» giacchè su suolo francese non c'è che una (dico una) divisione inglese. Malgrado ciò la Francia continuerà a combattere finchè avrà un solo battaglione ed un solo cannone. Non è questione di intransigenza politica ma di onore. È salvando l'onore che si possono anche salvare nel miglior modo possibile gli interessi del Paese. Fino a questo momento nessuna decisione sarebbe stata presa nè circa trasferimento del Governo, nè circa difesa o meno della Capitale.

815

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 104. Belgrado, 8 giugno 1940 (per. giorno 11).

Mio telegramma n. 178 in data 6 corrente (1). Vreme odierno ha pubblicato con titolo su intera testata « recentissime ~ notizie sensazionali radio Mosca circa chiamata Lavrentiev a Mosca e decisione

U.R.S.S. mantenere a tutti i costi pace e status quo nei Balcani. Politika dal canto suo ha comunicato che Lavrentiev porta seco precise proposte jugoslave per avvicinamento politico con U.R.S.S.

In conversazione odierna Ministro Aggiunto Affari Esteri ha deplorato vivacemente pubblicazione due giornali, spiegando che essa è sfuggita sorveglianza censura la quale ha ordine impedire qualsiasi notizia di questo genere che non emani da fonti ufficiali.

Circa situazione tra Jugoslavia e U.R.S.S. ha confermato che non vi è nulla di mutato dopo partenza Lavrentiev e che questo Governo attende comunicazioni di quello sovietico circa data stabilimento Delegazioni commerciali.

Relativamente chiamata Lavrentiev a Mosca mi ha detto che scarsamente essa può essere spiegata con suo recente soggiorno a Belgrado, confermando ancora una volta che vi è stato soltanto previsto scambio ratifiche conversazioni rimanendo in un ambito molto generale, con già menzionata e spiccata riservatezza da parte sovietica. A meno di iniziativa sovietica in altro senso, situazione rimarrà pertanto immutata, procedendosi a previsto scambio Delegazioni commerciali.

Riferendosi notizia da lui segnalatami tempo fa circa motivi precedente viaggio Lavrentiev a Mosca assieme ad Addetto Militare sovietico a Sofia (mio telegramma per corriere n. 072 in data 18 maggio u. s.) (2). Smilianié mi ha detto che esiste altra versione e cioè che chiamata a Mosca fosse dovuta a serio dissidio scoppiato tra Ministro e Addetto Militare. Questo Ministero Esteri ha successivamente ricevuto due notizie, ma non ha altri elementi per giudicare se alcuna di esse risponda a verità o se abbia nulla a che fare con nuovo viaggio Lavrentiev a Mosca.

816

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER coRRIERE 70. Berlino, 8 giugno 1940 (per. giorno 11).

Telecorriere di codesto R. Ministero n. 15019 P. R./C. del 4 corrente (3).

In relazione al citato telegramma per corriere, informo avermi stamane Auswèirtiges Amt riferito che Molotov, in una conversazione avuta ieri con l'Ambasciatore di Germania a Mosca, ha di sua iniziativa comunicato a quest'ultimo

che le voci di concentramenti di trupp-e sovietiche alla frontiera del Caucaso, sono destituite di qualsiasi fondamento.

Soggiungo che tale smentita è stata accolta con riserva dall'Auswiirtiges Amt, il quale oltretutto ha trovato alquanto peculiare il fatto che Molotov abbia ritenuto di fare, non sollecitato, una dichiarazione d-el genere.

(l) -Vedi D. 784. (2) -Vedi D. 482. (3) -Non pubblicato: contiene la ritrasmissione del T. 86 da Teheran, vedi D. 670.
817

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO TELESPR. 5507/1558. Berlino, 8 giugno 1940 (per. giorno 11).

Nella stampa internazionale sono comparse in questi giorni numerose informazioni, provenienti in parte anche dai corrispondenti di giornali stranieri residenti a B-erlino, in cui, trattandosi del problema degli scopi di guerra della Germania, si sostiene la possibilità che il Reich sia disposto a concludere una pace separata con la Francia. Negli ambienti tedeschi bene informati si fa ril-evare che queste considerazioni non corrispondono affatto al punto di vista della Germania. Questa, si afferma in tali ambienti, ha per ora un solo scopo, cioè quello di vincer,e la guerra contro l'Inghilterra e contro la Francia, e non intende in nessun modo esaminare la possibilità di una pace separata con ciascuno di questi due paesi. La condotta della guerra tedesca è libera da qualsiasi elemento patetico, e questa circostanza costituisce la garanzia che di scopi di pace si possa parlare soltanto quando la guerra sarà stata portata alla sua vittoriosa conclusione. Fino a quell'epoca è assolutamente inutile e vano abbandonarsi a speculazioni su quelli che possono essere gli scopi di guerra della Germania.

818

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATO 5517/1566. Berlino, 8 giugno 1940 (per. giorno 11).

Mio telegramma n. 638 del 5 giugno (1).

Informo ad ogni buon fine che nel corso di una conversazione con un fun

zionario di questo R. Ufficio, questo Ambasciatore del Giappone ha manifestato una certa perplessità per la comunicazione ufficiale fattagli dal Capo del Protocollo presso I'Auswartiges Amt, Ministro Dèirnberg, nel senso che le questioni politiche e di importanza generale relative alla Olanda avrebbero dovuto d'ora innanzi essere trattate a Berlino.

Poichè oltretutto tale decisione era stata motivata giuridicamente col fatto che la Germania non riconosce l'esistenza attuale di alcun Governo olandese, Kurusu era portato a interpretare la predetta comunicazione come un primo passo verso una futura probabile richiesta di ritirare le rappresentanze diplo

matiche estere tuttora all'Aja, se non addirittura come un larvato sintomo di intenzioni radicali da parte della Germania nei riguardi del futuro assetto politico dei Paesi Bassi. Egli aveva pertanto ritenuto opportuno richiedere a questo riguardo conferma che tale decisione non implicasse alcun mutamento nella precedente assicurazione data dal Governo del Reich a quello giapponese nel s·enso che la Germania si disinteressa delle sorti delle Indie Olandesi. Avendo al riguardo ricevuto una risposta affermativa Kurusu aveva inoltre ritenuto opportuno fare un'altra riserva. Egli aveva cioè prospettato a Dornberg l'ipotesi che -ad esempio in relazione a qualche azione da parte degli alleati o degli

S. U. nei riguardi delle Indie Olandesi -il Governo di Tokio si trovasse in <:ondizione di dover fare una comunicazione alle competenti Autorità olandesi. Era evidente-aveva osservato Kurusu-che in tal caso il Governo Giapponese non potesse rivolgersi a Berlino, tanto più che la Germania non aveva forze dislocate nel Pacifico, ma dovesse dirigere la sua comunicazione o al Governo olandese in Londra, o al Governo locale in Giava.

Dornberg avrebbe risposto di non poter entrare in merito a tale questione, ma che « da un punto di vista teorico » doveva mantenere il punto di vista del Governo germanico, e cioè non esistere attualmente alcun legittimo governo olandese.

Se ritengo non inutile riferire quanto precede, è anche perchè questo atteggiamento quasi sospettoso nei confronti della Germania, trova conferma in qualche altro accenno fatto da Kurusu nella stessa occasione alla non perfettamente rettilinea politica seguita da Berlino nel conflitto cino-giapponese, nonchè alla firma del patto russo-tedesco del 22 agosto che «nonostante tutte le laboriose spiegazioni appariva difficilmente conciliabile con il patto anti-comintern ». In conclusione -ha lasciato comprendere Kurusu -l'attuale fase dei rapporti nippo-tedeschi non avrebbe quello stesso carattere di fiduciosa ·e ·intima cordialità che contraddistingue invece le relazioni tra Tokio-Roma.

(l) Non pubblicato.

819

IL RE DEI BELGI, LEOPOLDO III, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

L. s. N. CasteHo di Laeken, 8 giugno 1940. J'apprends la démarche que vous avez entreprise. Vostre geste chevaleresque en faveur du peuple beige, durement éprouvé par l'adv·ersité, me touche profondément. Fidèle à ses engagements, mon pays n'a pas hésité un instant à prendre les armes pour défendre sa neutralité et son indépendance. Son armée a vaillament combattu; elle a lutté jusqu'aux extremes limites de la résistance. Elle a fait tout son devoir; son honneur est sauf et je suis fier de mes soldats. Je ne doute pas que la loyauté ·et le courage dont la Belgique a fait preuve

vous ont, autant que ses malheurs, incité à une intervention dont j'apprécie pleinement toute l'humanité.

43-Doc11menti diplomatici · Serie IX -Vol. IV.

En terminant, je tiens à vous dire le prix que j'attache au dévouement et au zèle du Marquis Paulucc'i de' Calboli qui, en toutes occasions, se montre l'ami fidèle de mon Pays.

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IL CAPO DELL'UFFICIO GUERRA ECONOMICA, PIETROMARCHI, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

APPUNTO S. N. Roma, 8 giugno 1940.

La relazione presentata 1'11 maggio (l) segnalava 'i danni arrecati all'eco

nomia della nazione dal controllo alleato sui traffici marittimi. Le repliche mosse

a tale esposizione circostanziate dei sistemi applicati e delle conseguenze subite

non hanno potuto infirmarne la portata, giacchè non era possibile contestare

l'esattezza dei fatti citati.

L'affermazione, ad esempio, che gli alleati, !ungi dal far del blocco uno

strumento di egemonia commerciale, non hanno nemmeno preteso valersi di

tutti i diritti loro spettanti quali Potenze belligeranti, ha per il popolo italiano

il sapore di un amaro sarcasmo. Lo stesso dicasi quando si pretende far tabula

rasa delle prove addotte sull'intollerabilità del controllo con lo specioso argo

mento che, anzichè essere soffocata dal blocco, l'economia italiana ha avuto, nel

corso degli ultimi mesi, un considerevole sviluppo, quasi ~che al popolo italiano

non resti che ringraziare le autorità di controllo dei,benefici del blocco.

Ugualmente destituita di fondamento è l'asserzione che i fermi e 'i dirottamenti di navi risalgano quasi tutti ai primi mesi della guerra o che riguardino solo piroscafi di minor conto. È vero, al contrario, ~che una recrudescenza di dirottamenti, ,soprattutto nel Mediterraneo orientale, si è verificata nel mese di aprile. In tale mese sono stati fermati o dirottati 69 piroscafi, il numero delle giornate di sosta è stato di 337; quello dei giorni perduti in dirottamenti 45 con un totale complessivo di 382 giorni perduti. Dal 1° al 25 maggio i piroscafi fermati sono stati 33 con un totale di 105 giornate di sosta. Complessivamente i fermi e i dirottamenti di navi nazionali sono giunti alla cifra di 1347 alla data del 25 maggio.

E non soltanto i piroscafi mercantili o quelli di minor tonnellaggio sono stati sottoposti ai fermi e ai dirottamenti; anche i transatlantici di lusso addetti alle linee celeri con le Americhe sono stati costretti a subire ritardi tali da portare grave pregiudizio all'esercizio delle linee stesse e agli interessi dei passeggeri. È evidente che per tali transatlantici anche poche ore di ritardo in uno scalo non previsto siano sufficienti a provocare il ritardo di un giorno nell'arrivo determinando un notevole perturbamento degli itinerari predisposti e delle corrispondenze con le altre linee, oltre a causare perdite finanziarie sempre gravi alle compagnie armatrici.

Così il transatlantico Rex, addetto alla linea celere di granlusso con il Nord America, è stato trattenuto dodici ore a Gibilterra il 5 maggio; il tran

satlantico Conte di Savoia è stato, il 4 maggio, trattenuto a Gibilterra sei ore; il Vulcania è stato trattenuto a Gibilterra il 6 maggio nove ore.

Tutte queste conseguenze di un duro sistema di controllo erano state chiaramente prevedute dal Governo fascista, che non attese l'aggravarsi della situazione per agire con la sua abituale risolutezza. La sua presa di posizione fu netta. Esso pretese, fino dall'inizio, che le misure relative al controllo rimanessero nei limiti ben circoscritti del diritto internazionale, nè mancò di formulare le più recis·e proteste contro le disposizioni illegali, delle quali si rifiutò di riconoscere l'applicazione.

Desideroso d'altro canto che le proteste non restassero sterili e schivo di ogni comoda posizione di agnosticismo, esso scese immediatamente sul teatro delle realizzazioni pratiche, col presentare alle autorità di controllo delle proposte precise, dirette a ricondurre il sistema da esse adottato sul terreno della legalità e a promuovere, di comune accordo, una procedura semplice, pratica e sufficientemente elastica.

Viceversa la situazione venne costantemente ad aggravarsi. Il 28 novembre i Governi britannico e francese proibirono tutti i trasporti marittimi di merci di origine germanica d,ai porti dei paesi non belligeranti.

Per effetto di tale divieto, tutte le misure del controllo, gravanti fino allora sulle sole importazioni, vennero ipso facto estese alle esportazioni. In un « avviso » delle autorità di controllo, gli armatori dei paesi non belligeranti furono ammoniti di dare istruzioni ai capitani delle proprie navi di fare scalo nelle basi alleate giacchè, ove non vi avessero fatto scalo volontariamente, le navi predette avrebbero potuto esservi dirottate per l'esame del carico.

Il controllo, esteso così alla totalità delle importazioni e delle esportazioni, costituiva una forma larvata di blocco ai danni dei paesi non belligeranti e in particolare dell'Italia. Delle misure urgentissime di difesa necessarie. In conformità alle istruzioni ·impartite in tali contingenze, venne attuato uno stretto coordinamento tra le amministrazioni più direttamente interessate, e l'unità d'azione per controbattere il blocco fu accentrata nell'Ufficio della Guerra Economica appositamente costituito.

L'Ufficio riprese immediatamente le trattative in seno al Comitato Permanente itala-britannico, patrocinando i seguenti punti:

l) abolizione del dirottamento delle navi;

2) estensione del sistema dei navicert;

3) esclusione del controllo sulle esportazioni, con far accompagnare le merci esportate da un certificato d'origine delle autorità corporative italiane; 4) abolizione del controllo sulle comunicazioni tra l'Italia, l'Albania, il Dodecanneso, la Libia e l'Africa Orientale italiana.

Un promemoria, contenente precise proposte in tal senso, venne presentato alla delegazione nella riunione dell'll dicembre 1939 (1). In attesa che le misure proposte venissero prese in considerazione, il Governo fascista segnalò a Londra la situazione estremamente grave che si era venuta creando a danno dei traffici

nazionali, in conseguenza dei sequestri e dei vincoli, sempre più numerosi, di

merci italiane.

Non solo le banchine dei porti di controllo erano ingombre di merci, ma

gli stessi porti italiani erano congestionati a un punto ·inverosimile dalle partite

vincolate dalle autorità di controllo. Non essendo più sufficienti le banchine,

si era anche ricorso al sistema di trattenere le mer.ci a bordo delle navi, così

che queste ultime erano diventate dei depositi a disposizione delle autorità di

controllo, con la conseguente impossibilità di attendere al loro normale servizio.

Eravamo in presenza di una vera paralisi dei nostri commerci: i carichi si

deterioravano; i diritti di magazzinaggio salivano a cifre astronomiche; più di

uno stabilimento industriale era costretto, per il ritardo delle materie prime,

a sospendere o a ridurre la lavorazione.

Fu perciò preteso e ottenuto un colpo di spugna per tutte le merci vincolate.

Il 28 dicembre ebbe in·izio il decongestionamento dei porti. Il 5 gennaio le

proposte italiane di una nuova procedura per l'applicazione del controllo furono

discusse nel Comitato permanente italo-britannico.

Con quale spirito il Governo di Londra prendesse in considerazione le proposte 'italiane fu dimostrato da un promemoria, rimesso in data 9 gennaio dal presidente della Delegazione britannica (1), per far conoscere che un alleggerimento del controllo era bensì possibile, a condizione che l'Italia si sottomettesse ad una politica di «contingentamento». Al paragrafo 9 di detto memorandum era infatti proposto di « sostituire alle garanzie ·specifiche date ora dai privati italiani interessati delle garanzie globali, redatte secondo la stessa formula, per dei complessi di merci specialmente materie prime, di cui gli importatori interessati ritengono "di avere bisogno per dati periodi».

Nel paragrafo 10 era precisato che «gli accordi» circa tali garanzie sarebbero presi direttamente dal presidente o da un membro della delegazione inglese del Comitato italo-britannico nei riguardi dei quantitativi e dei periodi di tempo. Nei paragrafi successivi erano previste le modalità per modificare, ove fosse stato necessario, i contingenti stabiliti.

Era ben comprensibile che il Governo fascista si rifiutasse, come difatti si rifiutò, non solo di discutere, ma benanco di prendere in considerazione una proposta di tal genere, altamente lesiva della sovranità, della libertà e del prestigio dello Stato italiano.

È tuttavia da ritenere lo scopo della proposta britannica: di servirsi, cwe, del controllo, esercitato nel modo più rigido e totalitario, per obbligare l'Italia ad accettare una limitazione delle sue importazioni, metterla in tal modo nell'impossibilità di costituirsi delle riserve e di portare avanti a ritmo accelerato la sua preparazione bellica, e nello stesso tempo mettere a disposizione del Governo inglese dettagliate e complete informazioni sul nostro programma di rifornimenti .e sul fabbisogno della popolazione nazionale.

Il Governo italiano, nel respingere la proposta inglese, tornò ad insistere sul valore della garanzia che ·esso si era dichiarato disposto a concedere nel progetto d'accordo per il commercio ed i traffici.

Riferisco alcuni casi di fermo particolarmente ingiustificati verificatisi nel più recente periodo:

La nave Campidoglio, della Società Adriatica, fermata il 18 aprile nel viaggio in Istanbul-Salerno, è stata dirottata su Malta, benchè il comandante avesse offerto la garanzia hold back che gli ufficiali di controllo rifiutarono di

accettare. Peraltro dopo un giorno di sosta a Malta, dal 22 al 23 aprile la garanzia fu accettata e la nave potè riprendere il viaggio.

Il piroscafo San Pietro, nonostante avesse ricevuto l'autorizzazione a partire dalle autorità francesi a Marsiglia, ove la nave aveva lungamente sostato per scaricare i minerali di ferro imbarcati a Melilla, fu fermato a Gibilterra dal 24 al 25 aprile, benchè viaggiasse a vuoto. Il piroscafo Villarpe1·osa è stato trattenuto a Gibilterra cinque giorni, dal 21 al 25 aprile, per una piccola differenza di 350 tonnellate riscontrata tra il quantitativo di rottami di ferro indicato nel navicert e quello segnato nella polizza di carico. La nave-cisterna Alberto Fassio, recante 3500 tonnellate di petrolio da Costanza per Napoli a destinazione dell'Agip, è stata dirottata su Malta 1'11 maggio, malgrado che l'Agip avesse fornito da oltre venti giorni regolari garanzie alle autorità britanniche.

Speciale menzione merita H caso della motocisterna Nautilus fermata e sottoposta a visita di controllo da una unità da guerra britannica il 22 aprile, mentre navigava da Karavassai a Valona, vale a dire in pieno Adriatico, nonostante che il traffico tra l'Italia e l'Albania non abbia evidentemente alcuna rilevanza agli effetti del contrabbando.

Il piroscafo Alicantino, nel suo viaggio da Casablanca, a Genova, è stato fermato a Marsiglia il 10 aprile scorso ed ivi trattenuto fino al 15 dello stesso mese. Le autorità francesi del blocco hanno cioè impiegato ben cinque giorni per esercitare il controllo su meno di 150 tonnellate di merce delle quali è stato ordinato lo sbarco.

Il piroscafo Africana, in viaggio da Genova per gli Stati Uniti d'America, è stato fermato il 20 aprile da una cannoniera inglese al largo di Punta Europa e trattenuto a Gibilterra per le operazioni di controllo fino al 3 maggio, cioè quattordici giorni.

Il 5 maggio, il Vulcania è stato trattenuto dodici ore unicamente per il controllo postale. La lunga sosta obbligata è stata causata dalla lentezza delle operazioni di verifica, di sbarco ed imbarco dei sacchi di posta.

È noto che ritardi di tal genere sono dovuti a deficienze di personale di controllo e di mezzi appropriati.

Il piroscafo Perseo in navigazione da Melilla a Bagnoli, H giorno 10 maggio è stato fermato e dirottato a Biserta e solo il 12 è stato autorizzato a lasciare quel porto.

Anche nei riguardi del controllo sulla posta la situazione è peggiorata, come risulta dal seguente elenco di sacchi postali fatti sbarcare dai nostri piroscafi nei mesi di aprile e di maggio.

Mese di aprile: Leme 254 sacchi; Saturnia 308 sacchi; Duchessa d'Aosta 7 sacchi; Neptunia 561 sacchi; Oceania 857 sacchi; Brioni 82 sacchi; Conte Biancamano 1028 sacchi; Fella 9 sacchi; Recco 33 sacchi; Conte di Savoia 1096 sacchi; Rialto 36 sacchi; Augustus 222 sacchi; Conte Rosso 107 sacchi; Principessa Maria 291 sacchi; Adriatico 108 sacchi. Totale sacchi 5909.

6B

Mese di maggio: Roma 148 sacchi; Conte di Savoia 913 sacchi; Rex 1124 sacchi; Vulcania 1575 sacchi; Sistiana 51 sacchi Conte Grande 515 sacchi; Fella 224 sacchi; P1-incipessa Giovanna 40 sacchi; Principessa Maria 842 sacchi; Oceania 233 sacchi; Conte Grande 682 sacchi. Totale 6347 sacchi.

Oltre ai sacchi contenenti la corrispondenza da e per l'estero sono stati sottratti sacchi contenenti valori e pacchi. Nè è stata risparmiata la posta fra l'Italia e l'Impero.

In cifre complessive per il solo mese di aprile si hanno i seguenti totali di sacchi postali da e per l'Africa Orientale italiana sequestrati dal controllo britannico su piroscafi italiani.

Mese di aprile: Somalia, 5 sacchi; Adria, lO sacchi; Ramb 2°, 7 sacchi; Eritrea, 4 sacchi; Ramb 4°, 4 sacchi; Gerusalemme, 7 sacchi; Leonardo da Vinci, 7 sacchi. Totale: 44 sacchi.

Molti degli inconvenienti per fermi e sequestro di merci verificatisi nei mesi precedenti si sono ripetuti nel mese di maggio. Abbastanza frequenti sono stati i casi nei quali anche le merci coperte dal navicert sono state fermate e sequestrate.

Così una partita di generi alimentari inviata, si noti, dalla Croce Rossa americana per la popolazione civile polacca è stata recentemente trattenuta a Genova nonostante fosse accompagnata dal navicert.

Il piroscafo Mar Bianco ha sbarcato il 30 aprile a Genova carichi di carne regolarmente navicertati !provenienti (dall'Uruguay e destinati ad una ditta italiana. Lo svincolo è stato atteso sino all'll corrente; così pure 203 balle di lana spedite con regolare navicert da Durban al Lanificio Marzotto con 'il piroscafo Palestina sono state poste sotto sequestro a Venezia. Infine per sbarcare 5 casse di olio di ginepro navicertato il transatlantico Roma è rimasto un giorno e mezzo a Gibilterra dal 6 al 7 corrente.

I ritardi si prolungano quando hanno luogo interferenze fra i due controlli. Così l'intero carico del Cittd di Siviglia, giunto a Genova con diversi navicertati rilasciati da Consolati britann:ici, è stato colà posto sotto sequestro dal controllo francese.

Del resto il sistema del navicert, nonostante che sia stato introdotto dal dicembre 1939, non ha mai avuto una regolare applicazione. Avviene sovente che l'istanza per ottenere tale documento attenda inevasa per settimane e settimane col risultato che il caricatore si trova nell'alternativa o di spedire la merce senza navicert -il che comporta ulteriori ritardi e difficoltà per ottenere lo svincolo della merce -oppure lasciar la merce sulle banchine.

Non sono mancati, anche in quest'ultimo periodo, casi di merci trattenute nei porti di arrivo non meno di un mese prima di essere liberate. Altre merci, ancorchè di nessuna importanza per quanto riguarda la possibilità del loro impiego bellico, sono state capricciosamente fermate. Così 248 casse di acciughe salate, giunte dal Portogallo col vapore Sidamo, sono rimaste bloccate a Genova per oltre quarantacinque giorni tanto che il loro contenuto è in buona parte marcito. A Trieste sono state fermate 80 balle di sacchi vuoti giunti con il Vulcania per una ditta italiana. Persino dei campioni di penne stilografiche, spedite da Genova a Barcellona con il Franca Fassio, sono stati sequestrati dal blocco a Marsiglia.

16 fusti di acqua ragia giunti a Genova col piroscafo Gothia per la ditta Pozzo di Roma sono stati, senza alcun motivo, fatti rispedire a Marsiglia; 1384 quintali di colofonia sono stati venduti a Marsiglia senza nemmeno che la ditta interessata fosse informata.

La conseguenza di tali ritardi per alcune categorie di merci è disastrosa.

Un carico di orzo e grano, che il piroscafo Brenta scaricava ai primi di maggio, si è trovato, in seguito al lungo ritardo, in gran parte rovinato dagli insetti.

Assai più gravi per la facile deteriorabilità della merce sono i fermi di frutta fresca. Tale è stato il caso di un carico di 500 casse di pece per la Federazione italiana Consorzi agrari, giunte a Genova col Conte Grande, che non avevano alcun bisogno di completare la maturazione in quel porto in attesa del rilascio.

Si è già accennato che la natura pacifica dei carichi non li esenta dai rigori del controllo. Un esempio significativo è offerto dalla situazione del Porto di Trieste. Ecco alcuni dati relativi a partite di merci fermate o sequestrate in quel porto dal gennaio scorso:

Dai piroscafi Volpi, Fusijama, Cortellazzo, Himalaya, varie partite di tè per oltre 350 quintali. Dal piroscafo Lovcen 100 quintali di fichi. Dai piroscafi Vulcania, Neptunia, Oceania 850 quintali di cacao. Dal piroscafo Cortellazzo 158 quintali di cassia e 500 casse di salmone. Dai piroscafi Himalaya, Gomma, Saturnia, Oceania, Perla, Cortellazzo 2360 qiuntali di ·caffè. Dai piroscafi Himalaya, Vulcania, Perla, Moena, Cortellazzo, Christian Hygens varie partite di pepe per l'ammontare complessivo di 3640 quintali.

A Trieste vi sono commercianti che reclamano merci fermate sin dal mese di ottobre.

Da quali ragioni siano ispirate talune improvvise e sorprendenti deliberazioni degli organi centrali del controllo rimase quasi sempre un mistero. Così i114 maggio, per la prima volta, è stato fermato a Gibilterra un motopeschereccio della Genepesca, l'Amba Alagi, che rientrava al termine di una fruttuosa campagna.

Non era la prima volta che un nostro peschereccio passava sotto gli occhi del controllo. In media ne passa uno al mese. Ma nel periodo precedente, a nessuno era venuto l'assurdo sospetto che il pesce a bordo potesse essere merce di contrabbando. Ad un tratto l'ordine di fermare i pescherecci italiani venne impartito al Contraband Control di Gibilterra. Ma quali documenti chiedere a dei battelli che non toccano scali regolari, ma si .spostano là dove trovano zone più pescose nella sconfinata libertà del mare aperto? Fu dovuta perciò imbastire un'affrettata corrispondenza per strappare dalle unghie del controllo una merce facilissimamente deperibile e che era costata settimane e settimane di gravi e rischiose fatiche.

Ora è evidente che ogni ritardo sarebbe stato evitato se fosse venuto alla mente dei signori del controllo di chiedere anticipatamente delle garanzie, che, ancorchè superflue, nessuno avrebbe loro negato.

I rigori del controllo non sono un privilegio riservato alle sole merci italiane. Così il piroscafo Cervino ha dovuto sbarcare a Dakar, verso i primi di maggio, della merce svizzera diretta al Brasile, e cioè merce di ongme e destinazione neutrali, benchè accompagnata da certificati regolarmente vistati dai consoli dei paesi alleati.

N o n va taciuto a questo riguardo, che a più riprese le autorità di controllo hanno fatto presente che il trattamento riservato all'Italia era assai più favorevole di quello imposto ai paesi neutrali confinanti con la Germania, i quali hanno quasi tutti dovuto subire il principio del contingentamento.

Quando, tuttavia, si consideri la sfera delle responsabilità e degli interessi a raggio mondiale propria di una grande Potenza, come l'Italia, apparirà evidente che ogni confronto tra il trattamento fatto ad essa e quello riservato agli altri paesi non è possibile, data l'entità di gran lunga superiore degli interessi italiani, ma anche ammettendo che una preferenza di trattamento sia stata fatta all'Italia, ciò non attenua, ma anzi tanto più accentua, la intollerabilità della situazione denunciata dall'Italia.

Vi è una naturale solidarietà, tra paesi non belligeranti, basata sul comune diritto al rispetto della legge internazionale. L'Italia, per sua tradizione, per la sua comprensione degli interessi altrui, per la stessa interdipendenza dei traffici serviti dalla vasta trama delle sue linee di navigazione in tutti i porti del mondo, ha sempre tenuto presente, nel formulare le sue rimostranze, questo vivo e generale interesse dei neutri a vedere assicurata la libertà degli scambi.

Per quanto più particolarmente riguarda il popolo italiano, i dirottamenti, i fermi, i sequestri di merce, la censura postale, i divieti di esportazione gli hanno mostrato tangibilmente e inconfutabilmente che in una situazione come quella che esiste nel Mediterraneo, la sua libertà, il suo diritto di vivere, la stessa possibilità di lavorare e di svilupparsi possano essere da un momento all'altro annullati o gravemente messi in pericolo dalla volontà di una Potenza non mediterranea. Questo è il preciso insegnamento di nove mesi di « controllo » (1).

(l) Vedi D. 389.

(l) Non rintracciato.

(l) Non rintracciato.

821

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BRUSSELLE, PAULUCCI

T. PER CORRIERE 16054 P. R. Roma, 9 giugno 1940, o1·e 8.

Vostro 033 (2) e precedenti.

È opportuno che, specie nei riguardi contatti .con codesta Casa Regnante, Vostra azione sia improntata massimo riserbo e cautela onde evitare nelle autorità tedesche sospetti e interpretazioni erronee (3).

(l) -Il presente documento fu diramato alla stampa; per una sua pubblicazione integralevedi Relazioni Internazionali, anno IV, n. 24, del 15 giugno 1940, PP. 821-822. (2) -Non pubblicato. (3) -Il documento iniziava con la frase: • Apprezzo azione che svolgete. » e proseguiva: < È tuttavia opportuno... •. Nel firmare l'originale Ciano ne modificò il contenuto, cancellando detta frase.
822

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 330. Washington. 9 giugno 1940, ore 12,52 (l) (per. ore 12).

Quest'ultimi giorni si è verificata un'accentuazione, sia nell'opinione pubblica, sia negli ambienti politici e di Governo, della tesi che vitali interessi

S.U.A. sono legati sorte Inghilterra e Francia.

Avvenimenti militari in Belgio e Fiandra hanno subitamente scosso paese e creato vivo allarme Governo circa impreparazione per difesa nazionale. Dopo prime misure specialmente finanziarie prese per riarmo si va affermando concetto che forse unica difesa efficace America è quella che può essere esercitata subito e attiva a mezzo delle forze armate franco-inglesi.

Stato di neutralità evolve pertanto verso quello di non belligeranza. Sono così già in movimento azioni tendenti ottenere che venga dato senza ritardo agli alleati massimo aiuto di materiale bellico con quello in dotazione forze armate del paese.

In campo politica interna profilasi possibilità che riconferma Roosevelt per terzo termine non trovi più insormontabile opposizione nella coscienza nazionale.

Partito democratico che già aveva dimostrato prevalente atteggiamento isolazionista come motivo polemico per le prossime elezioni, sembra avere messo sordina a sue manifestazioni nella recente atmosfera di allarme. Dalla prossima «convenzione» del partito stesso che avrà luogo 22 corrente sarà dato giudicare sino a che punto attuale atmosfera internazionale abbia affievolito opposizioni a politica Roosevelt. Partito democratico dimostrasi ormai quasi concorde nell'accogliere tesi che interessi nazionali esigano rielezione presidente. Convenzione democratica fissata 15 luglio dirà se Roosevelt sarà presumibilmente rieletto novembre prossimo. In caso affermativo è da attendersi che per fine luglio 'il governo sia in grado di intensificare subito sua politica stretta solidarietà con Francia e Inghilterra. Qui già si chiedono risorse belliche senza attuali remore legge sulla neutralità. Ancora incerto è invece se il paese si getti risolutamente nella guerra, quale forma potrà allora prendere volontà americana favorevole che democrazie vincano guerra. È sicuro che sarà dato incondizionato contributo di ogni ampiezza, ma colpisce il ........ (2), di rapida recente maturazione, che grande maggioranza opinione pubblica già si prosnetta e comincia ad adeguarsi a tale estrema possibilità.

823

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MADRID, ZOPPI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 212. Madrid, 9 giugno 1940, ore 22,40 (per. giorno 10, ore 2,40).

Generale Vig6n Capo dello Stato Maggiore generale spagnolo si reca nei prossimi giorni in Germania latore onorificenza recentemente concessa a Ribbentrop e di una lettera felicitazioni di Franco a Hitler per vittoria tedesca.

Questo serv1z10 informazioni militari tedesco non (dico non) esclude che con l'occasione possa aver luogo scambio di vedute di carattere militare. Mi riservo controllare e riferire.

(l) -Ora locale. (2) -Nota dell'Ufficio Cifra: • Gruppo indecifrabile •·
824

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 106. Belgrado, 9 giugno 1940 (per. giorno 11).

Vostro telegramma per corriere n. 14494 P. R./C. in data 31 maggio u. s. (1).

A proposito accenno fatto da Conte Csaky è da rilevare che più di un passo vero e proprio di Smilianié presso Stoilov si è trattato, seeondo quanto lo stesso Stoilov ha detto al mio collega di Ungheria e a me, di una battuta di conversazione 'in uno dei primi scambi di idee avvenuti tra Ministro Aggiunto e nuovo Ministro di Bulgaria. Domanda è stata presso a poco questa: « Che cosa farebbe il vostro paese nel caso in cui Jugoslavia fosse aggredita? » Stoilov rispose che vi era un esempio pratico e recente: contegno della Romania in occasione dell'invasione della Polonia, rilevando che mentre la Romania era alleata della Polonia, nessun vincolo esiste tra Jugoslavia e Bulgaria. Di qui conseguenza diretta di una neutralità ancora più stretta da parte di quest'ultima.

È anche da rilevare che la domanda di Smilianié non ,si riferiva e scarsamente avrebbe potuto riferirsi al caso di una entrata attiva della Jugoslavia in conflitto. Quali che siano le velleità di alcuni elementi o gruppi non responsabili -e certo non mancano -la politica esterna jugoslava è, come è ben noto, imperniata in questo momento sul concetto della più stretta e della più ansiosa neutralità.

Piuttosto la ipotesi -detta o non detta -era di attacco contro la Jugoslavia congiuntamente o separatamente da parte dell'Italia e della Germania (con eventuale partecipazione dell'Ungheria anche passivamente nel senso di lasc'iar passar le truppe tedesche). Non soltanto era uno dei momenti di acuto allarmismo in tal senso, ma la riprova sta nella conclusione di quanto Stoilov mi ha detto. N o n ha precisato se l'abbia detto anche a Smilianié ma ha concluso: « Se l'esercito jugoslavo si trovasse nella condizione di dover sconfinare, battuto, nel nostro territorio, faremmo quello che ha fatto la Romania con l'esercito polacco: lo disarmeremmo e lo interneremmo».

825

IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 88. Bucarest, 9 giugno 1940 (per. giorno 14).

Mio telegramma per corriere n. 087 del 7 corr. (2). Ho visto questa sera questo Presidente del Consiglio il quale mi ha confermato le sue affermazioni da me riferite alla fine del telegramma per corriere

in riferimento svolgendo questa volta con maggiore ampiezza la sua tesi che qui di seguito riassumo.

Il sig. Tatarescu si è riportato anzitutto ai precedenti storic'i che, basati sulla realtà geogra.fica ed economica, avevano portato Italia e Romania a far parte della Triplice Alleanza, ed alle necessità nazionali che avevano quindi indotto i due Paesi al rovesc'iamento delle alleanze.

Oggi, ha proseguito il Presidente del Consiglio, che si è costituito il sistema politico dell'Asse Roma-Berlino, che corrisponde geograficamente alla Triplice Alleanza, la Romania deve ritornare a far parte di tale sistema. Il nemico della Romania è la Russia, sotto qualunque forma, ma pessimo naturalmente sotto quella bolscevica.

Alla Germania la Romania è legata dalla vicinanza geografica, dalla complementarietà delle economie. Ma la Romania pensa che l'Italia, che ha nei Balcani così importanti interessi economici e politici, possa avere qui un ruolo decisivo. La Romania, anche per ragioni sentimentali, di lingua e di razza che pur non essendo determinanti pesano tuttavia fortemente quando corrispondono agli interessi reali, vedrebbe col massimo piacere che l'Italia assumesse tale funzione. Essa, anzi, sciogliendosi da impegni passati, sarebbe pronta ad assecondare fin d'ora, nelle linee della organizzazione della pace di domani, gli intendimenti dell'Italia, esercitando anche per gli altri Stati balcanici la sua opera e la sua influenza nel senso che dal Governo fascista le fosse indicato. Non sta al Governo romeno prendere iniziative, ma esso è senz'altro pronto a ricevere dal Governo fascista indicazioni e direttive che lo portino ad entrare nell'orbita italiana, nella sfera della collaborazione con le Potenze dell'Asse.

Anche il Ministro di Corte, che ho visto nella medesima occasione, mi ha ripetuto che la Romania sarebbe stata lieta di conoscere le intenzioni e i desideri del Governo fascista per il presente e per l'avvenire circa que~to settore europeo, allo scopo di potersi uniformare alle direttive italiane.

(l) -Non pubblicato: contiene la ritrasmissione del T.p.c. 104 da Budapest, vedi D. 577. (2) -Vedi D. 799.
826

L'AMBASCIATORE A BRUSSELLE, PAULUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATISSIMO PER CORRIERE 167. BnLSselle, 9 giugno 1940 (per. giorno 17 ).

Le autorità militari germaniche preposte al Governo del Belgio hanno invitato le Autorità dviii belghe e precisamente i Segretari generali vecchi e nuovi messi a capo dei vari Ministeri, escluso quello degli Affari Esteri, ad assumere, per delega dell'occupante i poteri politico-amministrativi necessari per regolare tutte le attività del Paese. Secondo tale proposta le autorità belghe dovrebbero effettivamente esercitare -per delega degli occupanti -durante tutto il periodo della sospensione dei poteri del Re prigioniero, il potere esecutivo ed avrebbero quindi anche la facoltà di emanare decreti legge.

Avendo avuto sentore che le autorità belghe avevano manifestato l'intenzione di rifiutare l'offerta per il timore che ciò le impegnasse a dover eventuaL mente porre in atto misure politicamente pericolose o vessatorie nei riguardi

della popolazione civile; ed essendo invece convinto che la proposta era diretta a favorire il Belgio nel quadro dell'orientamento del Governo tedesco di cui al mio telegramma n. 130 del 17 maggio (1), ho creduto opportuno, parlando con uno dei più autorevoli esponenti belgi di indurlo ad accettare ed a fare accettare ai suoi colleghi l'offerta, consigliando di proporre alle Autorità germaniche una clausola aggiunta, dispensante per qualche tempo le Autorità civili belghe dall'obbligo di apporre il visto provvisorio anche alle esecuzioni di quelle misure coercitive di carattere eccezionale che dovrebbero eventualmente essere prese esclusivamente e direttamente dall'occupante.

La personalità con la quale ho parlato ha riconosciuto i gravi inconvenieati inerenti all'eventuale amministrazione del Paese per mezzo dei funzionari civili germanici nonchè le gravi conseguenze che avrebbero potuto avere politicamente il netto rifiuto dell'offerta delle autorità germaniche proprio mentre queste manifestano un atteggiamento favorevole al Belgio. Ritengo pertanto che i dirigenti belgi si atterranno al suggerimento dato.

827

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, AL CAPO DELLO STATO SPAGNOLO, FRANCO

L. CONFIDENZIALE S. N. Roma, 9 giugno 1940.

Quando leggerete questa lettera, l'Italia sarà scesa in campo a lato della Germania. Vi chiedo, compatibilmente colle linee della Vostra politica, una solidarietà di natura morale ed economica. Nella nuova sistemazione dell'area mediterranea che risulterà dalla guerra, Gibilterra tornerà in possesso della Spagna. Vi prego, caro Generalissimo, di accogliere i miei sempre amichevoli e camerateschi saluti (2).

828

IL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

L. s. N. (TRADUZIONE) (3). Quartiere Generale del Filhre1·, 9 giugno 1940.

Mi permetto di ringraziarVi ancora per questo tramite per il Vostro ultimo rapporto (4). Vi ho già fatto trasmettere il mio consenso in merito a tutto quanto avete proposto (5). Con questo messaggio non intendo .solamente farVi una breve relazione sulla situazione, ma esprimerVi nel contempo il mio vivo compiacimento per l'occasione che mi sarà data di poter salutare al nostro fronte dei ca

merati italiani. lo so che i reggimenti di bersaglieri sono precisamente soldati di grande valore. Io vorrei ora, Duce, a prova del cameratismo delle nostre Armi, darVi egualmente alcuni reggimenti germanici, anzi pensavo darVi degli alpini, se giudicate di poterli impegnare sul Vostro fronte contro la Francia. Alcuni di questi hanno già dato prova del loro grande valore in Norvegia, gli altri combattono sul fronte occidentale. Anche su quest'ultimo fronte essi si sono distinti egregiamente. Sarei quindi molto lieto, Duce, se riteneste possibile poterli impegnare sul Vostro fronte delle Alpi, e se accettaste la mia proposta, quale testimonianza del nostro cameratismo.

Non sapendo se Vi sarebbe stato possibile, per motivi militari, di urocrastinare le Vostre operazioni avevo cercato di rimandare di a·lcuni giorni le operazioni nostre. E ci è riuscito. Gli attacchi aerei sui grandi campi di aviazione nella zona che cinge Parigi e sulle fabbriche in cui si trovano le macchine quasi pronte, hanno riportato un grandissimo successo. L'arma aerea francese non si mostra ora quasi più, astrazion fatta di pochi apparecchi nelle ore notturne.

Il grande attacco, inteso a determinare anzitutto una concentrazione di riserve francesi, ha raggiunto il suo scopo. Ci è riuscito di sfruttare talmente i successi iniziali, che io potevo dare l'ordine si completassero le operazioni, sferrando un nuovo attacco ancor più vasto. Da stamattina si combatte su un fronte della lunghezza di 300 chilometri in cifra tonda. Mentre scrivo la presente lettera non mi son pervenute ancora le informazioni sul risultato di questo nuovo attacco; la nostra pressione è, però, talmente forte, che in pochi giorni tutto quanto il fronte francese crollerà. È questo già il caso nel primo settore. Le nostre unità si trovano a pochi chilometri da Rouen ed è probabilissimo che già nel corso della giornata raggiungano la Senna inferiore.

L'azione militare in Norvegia sembra giunta definitivamente alla sua conclusione. Il Re e il suo Governo hanno lasciato la Norvegia e non si sa dove siano andati. Il comandante in capo delle forze armate norvegesi nella zona di Narvik ha chiesto l'armistizio e ha dato ordine alle sue formazioni di cessare il combattimento. Da due giorni il piccolo gruppo dei miei eroi è passato lassù ancora una volta all'offensiva, e, ad onta della sua inferiorità numerica, ha ricacciato l'avversario. La nostra arma aerea ha danneggiato di nuovo un incrociatore. Una parte della nostra flotta si è spinta fino alle Lofoti, incontrando in questa sua avanzata la nave-portaerei inglese G~orious; questa fu immediatamente colata a picco insieme ad un cacciatorpediniere, un antisommergibile, una navetrasporto di 22.000 tonnellate ed una nave-cisterna di 9.500 tonnellate.

Quando sarà concluso questo combattimento di Narvik, si potrà parlare di una vittoria rara nella storia militare, riportata da una piccola schiera di uomini bravissimi che sta agli ordini di un eroico ufficiale che io conosco da molti anni. Questi uomini sono ammirevoli non solo per il loro coraggio personale, ma anche per la maniera superba con cui superano la miseria, la fame, il gelo e tutte le altre sofferenze. In certi periodi questo gruppo si trovava a quasi mille chilometri dalla prossima unità germanica, con la quale entrava in collegamento unicamente per via aerea. Mentre sto scrivendo questo, l'avanguardia delle truppe fresche destinate a sostituire le altre, la quale avanza sotto raffiche di neve in un terreno difficilmente praticabile per qualsiasi singolo alpinista, si trova 'in linea retta a un po' meno di cento chilometri da Narvik. Veramente, Duce, sono solamente lo spirito e la volontà che formano l'uomo e che sono, in pari tempo, le armi più potenti di esso (1).

(l) -Non pubblicato. (2) -Una postilla a matita dice: • Portata a Madrid dal sig. Ymenez Arnau >. (3) -L'originale tedesco non è stato rintracciato. (4) -Vedi D. 706.

(5) Vedi Documents on German Foreign PoUcy 1918-1945, Series D, vol. IX, cit., D. 374.

829

IL SOTTOSEGRETARIO DI STATO PER LE FABBRICAZIONI DI GUERRA, FAVAGROSSA, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

PRoM. 5820/s. P. Roma, 9 giugno 1940. Nell'imminenza di un nostro intervento nel conflitto ritengo doveroso, Duce, confermarvi quanto già vi espressi nelle ultime udienze.

La difesa anvaerea travasi in condizioni tali da non potervi fare troppo assegnamento come è risultato dalla riunione da Voi presiedut& il 7 corrente. E ciò sia per la limitata disponibilità di armi moderne quanto per l'esigua consistenza del munizionamento ridotto a 1000 colpi per pezzo che a mio parere consentirà di far fronte soltanto a 15 o 20 incursioni aeree nemiche.

Ne consegue che la nostra produzione di guerra potrd subire notevoli decurtazioni dovute ai danni che il nemico tenterd di arrecare ai nostri impianti ed anche alle interruzioni di lavoro determinate dagli allarmi aerei.

In considerazione inoltre che le scorte di già molto ridotte per le materie prime e quasi nulle per i prodotti finiti non potranno compensare la riduzione nelle produzioni di guerra, già tanto inferiori per deficenza di impianti al fabbisogno, ho iniziato intese con l'ambasciata di Germania per accertare la possibilità, da parte del Reich, di alimentarsi di materie prime e di prodotti finiti durante la guerra.

L'ambasciata ha richiesto dati al suo Governo. Riterrei però indispensabile il vostro personale 'intervento onde assicurare alle trattative quell'esito sul quale l'Italia deve contare per il conflitto.

Fra il materiale d'armamento potrebbe essere vantaggiosa la cessione da parte della Germania, del cannoncino o mitragliera francese da 25 antiaerea dato che la B.P.D. è in condizioni di iniziare subito la produzione di munizioni per tale calibro. Dette armi sembra che abbino una gittata di circa 5.000 metri.

E ciò a prescindere dalla necessità di approvvigionarci pure 'in Germania, e con la massima urgenza, di un forte numero di pezzi antiaerei tedeschi, o bottino di guerra, senza dei quali ripeto, possiamo contare in tempo di guerra soltanto su una produzione nazionale fortemente ridotta di armi e più ancora di munizioni.

E poichè parlando con personale dell'ambasciata tedesca ho avuto l'impressione che ess'i pensino che la Svizzera potrebbe ostacolare, dopo la nostra entrata in guerra, almeno in parte, il traffico ferroviario sul suo territorio, rappresento l'opportunità di assicurarci la possibilità di continuare come è stato fino ad ora fatto, i trasporti attraverso la Svizzera prendendo gli opportuni accordi con le Autorità Federali.

e 408.

(l) Vedi Documents on German Foreign Poticy 1918-1945, Series D, vol. IX, cit., DD. 406

830

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 9 giugno 1940.

L'Ambasciatore Alfieri ha telefonato alle ore 14 incaricandomi di riferire a V. E. che fervono a Berlino grandi preparativi per la giornata di domani.

Il Ministro von Ribbentrop tornerà appositamente dal fronte e, dopo avere riunito la stampa internazionale, alla quale farà delle dichiarazioni, si recherà all'Ambasciata d'Italia in visita ufficiale all'Ambasciatore. In tale occasione avrà luogo una grande manifestazione popolare dinanzi all'Ambasciata ed è stato fatto presente all'Ambasciatore l'opportunità che egli pronunci alcune parole.

Da parte tedesca si insiste inoltre per conoscere il testo del discorso del Duce, o quanto meno un riassunto e la sua durata. L'Ambasciatore Alfieri ha fatto presente di ritenere improbabile che si possa comunicare in precedenza sia il testo che il riassunto del discorso ed ha soltanto creduto di anticipare che il discorso durerà verosimilmente, comprese le interruzioni e le pause abituali, circa 40-45 minuti.

L'Ambasciatore Alfieri prega inoltre V. E. di volergli far sapere con precisione a che ora italiana viene pronunciato il discorso e a che ora avrà luogo la consegna delle note.

A questo riguardo egli fa presente di avere avuto informazioni confidenziali da parte di Pavolini, ma tali notizie non coinciderebbero con quelle pervenute al Governo tedesco tramite Mackensen. E poichè l'Ambasciatore deve organizzare con un sufficiente anticipo di tempo le manifestazioni che avranno luogo presso tutte le collettività italiane in occasione del discorso, egli desidera essere informato di quanto sopra non oltre le 10 di domani mattina.

831

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 9 giugno 1940.

L'Ambasciata di Germania informa che alle ore 19 arriverà un aereo tedesco proveniente dal Quartier Generale del Fiihrer e si ritiene ch'esso porti un corriere straordinario latore di una lettera per il Duce (1).

In relazione a quanto precede, l'Ambasciatore di Germania Vi prega, Eccellenza, di volerlo ricevere in serata, possibilmente tra le 19,30 e le 20.30.

(l) Vedi D. 828.

832

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AI MINISTRI A BERNA, TAMARO, E AL CAIRO, S. MAZZOLINI

T. 15632 P. R. (1). Roma, 10 giugno 1940, ore 3,15.

(Solo per Cairo). Ho telegrafato alla R. Legazione a Berna quanto segue:

(Per tutti). Per il caso di eventuale conflitto o di interruzione di rapporti diplomatici con l'Egitto ·intenderemmo affidare tutela interessi italiani in detto Stato alla Legazione di Svizzera al Cairo.

Prego svolgere urgenti pratiche e telegrafare.

833

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, BASTIANINI, A PARIGI, GUARIGLIA

T. 16129 P. R. (2). Roma, 10 giugno 1940, ore 10,20.

Vi informo che oggi lunedì 10 giugno alle ore 16,30 l'Italia dichiarerà guerra alla Francia ed all'Inghilterra.

834

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATISSIMO 222. Sofia, 10 giugno 1940, ore 12,30 (per. ore 17).

Mio telegramma n. 221 (3). Da informazioni assunte mi risulta che notizie relative a pretesa dichiarazione di Molotov circa intangibilità dei Balcani, qui apparse come provenienti da Zurigo, sarebbero di fabbricazione britannica.

Nel complesso qui la propaganda degli alleati cerca ora di far apparire Mosca come avvicinantesi a poco a poco a Parigi e Londra e come decisa a dare cortese altolà all'Italia nel campo balcanico.

In tali condizioni mi sarebbe di grande utilità conosc·ere quale evoluzione abbiano effettivamente subito in questi ultimi tempi i rapporti italo-russi.

835

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 263. Mosca, 10 giugno 1940, ore 13,35 (pe1· ore 16).

Mio telegramma n. 257 (4).

Ambasciatore Gorelkin parte stamane per Sofia in aereo. Tutti i giornali di questa mattina pubblicano in ultima pagina comunicato di cui al telegramma 262 (5).

Percorso scelto da Gorelkin per rientrare a Roma conferma interesse sem· pre crescente di questo Governo per situazione nei Balcani.

(l) -Il telegramma diretto a Berna porta il numero di protocollo 110, quello diretto al Cairo porta il numero 153. (2) -Il telegramma diretto a Londra porta il numero di protocollo 876, quello diretto a Parigi il numero 463. (3) -Vedi D. 810. (4) -Vedi D. 804. (5) -Vedi D. 837.
836

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 224. Sofia, 10 giugno 1940, ore 13,40 (per. ore 19). A seguito telegramma n. 221 (1). Anche questa Legazione Sovietica mi dice di non essere al corrente di

dichiarazione di Molotov alla radio nel senso pubblicato da questo giornale di sabato scorso. Essa mi conferma invece ripresa normali relazioni diplomatiche, a mezzo del ritorno in sede dei due Ambasciatori, tra Roma e Mosca. Segue rapporto.

837

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 262. Mosca, 10 giugno 1940, ore 14,02 (per. ore 16,30). Giornali stamane pubblicano seguente comunicato: «Ambasciatore Italiano nella U.R.S.S. sig. Rosso è partito da Roma per

Mosca. Ambasciatore dell'U.R.S.S., in Italia compagno Gorelkin è partito da Mosca per Roma. Ambasciatore italiano della U.R.S.S. e Ambasciatore della

U.R.S.S. in Italia appena arrivati procederanno senza ritardo alla esecuzione delle loro fu.nzioni >>.

838

IL MINISTRO A RIGA, ROGERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 24. Riga, 10 giugno 1940, ore 17 (per. ore 20,35). Munters mi ha detto oggi non escludere che improvvisa chiamata Mosca Ministro Affari Esteri Lituania possa preludere a qualche nuova esigenza come per esempio aumento guarnigioni sovietiche. Ciò non significherebbe necessariamente identico trattamento per Lettonia, cui finora nessuna nuova richiesta è stata fatta. Pur attenuando in parte opinione espressami ultima volta nei riguardi rapporti russo-lettoni, Munters ritiene ,che Mosca sia soprattutto preoccupata mantenere pace nei Balcani onde evitare complicazioni in cui potrebbe essere

coinvolta U.R.S.S. Cosl potrebbero spiegarsi anche certe manifestazioni sovietiche nei riguardi dell'Italia.

4~ - Documenti diplomatici • Serie IX · Vol. IV.

(l) Vedi D. 810.

839

IL MINISTRO AD OSLO, LODI FÈ, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 115. Oslo, 10 giugno 1940, ore 19,30 (per. ore 24). Ancora in questi ultimi giorni venivano esercitate pressioni sul Re anche da parte suoi amici residenti territorio occupato affinchè ponesse fine condizioni difficili in cui i suoi sudditi in tale territoro venivano a trovarsi per il persistere delle ostilità; ciò malgrado soltanto ad esigenze indole militare egli ha creduto dover cedere. Proclama Re Haakon che fa cessare conflitto Norvegia data necessità truppe alleate abbandonarla per combattere su altri fronti ha provocato favorevole reazione nell'opinione pubblica e soltanto cosi viene evitato ulteriore spargimento di sangue. Qui è constatata parimenti inutilità per gli interessi nazionali atteggiamento tuttora inconciliante Sovrano e Governo nominale a rimorchio carro britannico; ciò nonostante si crede che Re Haakon non muterà sua linea di condotta e finirà per recarsi S.U.A. per trovare e sfruttare consensi anche fra quelle importanti collettività scandinave. Stampa commenta parcamente notizie predette, insitendo solo su necessità iniziare opera ricostruzione nazionale ora che il Paese è di nuovo unito e riconoscendo da una parte carenza aiuti franco-inglesi e dall'altra «enormi risorse

delle forze tedesche », sino ad oggi sottovalutate, che però popolo norvegese ha potuto pienamente constatare.

840

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MADRID, ZOPPI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 217. Madrid, 10 giugno 1940, ore 23,40 (per. giorno 11, ore 4). Mio telegramma n. 212 (1). Generale Vig6n partito oggi per la Germania via aerea Svizzera. Al colonnello romeno, capo di questa Missione Militare, ha detto che si recherà anche a Roma e che nelle due capitali intende esporre attuale situazione militare e

possibilità della Spagna in relazione eventualità questo Paese dovesse essere coinvolto nel conflitto.

841

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 265. Mosca, 10 giugno 1940, 23,50 (per. giorno 11, ore 4).

Apprendo da fonte bene informata che questo Ambasciatore di Turchia ha fatto passi presso Molotov per informazioni e par·ere sull'atteggiamento della

Turchia nei riguardi patto anglo-franco-turco in caso di ostilità nel Mediterraneo.

Ambasciatore di Turchia avrebbe dichiarato a Molotov che Governo turco si asterrà dal partecipare ad un eventuale conflitto nel Mediterraneo sin quando suoi interessi nel c: Mediterraneo Orientale » non saranno minacciati dall'Italia.

È commentato fatto che quest'Ambasciatore abbia comunicato a questo Governo interpretazione restrittiva c: Mediterraneo Orientale » patto anglofranco-turco allorquanto testo questo ultimo parla di Zona Mediterraneo.

(l) Vedi D. 823.

842

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, A TUTTE LE RAPPRESENTANZE DIPLOMATICHE ALL'ESTERO (l)

T. IN CHIARO 129 R./C. Roma, 10 giugno 1940, ore 24.

Presentate codesto Governo, d'ordine R. Governo, seguente comunicazione:

c Oggi 10 giugno alle ore 16,30 il Ministro degli Affari Esteri Conte Ciano ha ricevuto a Palazzo Chigi l'Ambasciatore di Francia e gli ha fatto la seguente comunicazione: " Sua Maestà il Re e Imperatore dichiara che l'Italia si considera in stato di guerra con la Francia a partire da domani 11 giugno". Alle ore 16,45 il Conte Ciano ha convocato l'Ambasciatore di Gran Bretagna».

843

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, A TUTTE LE RAPPRESENTANZE DIPLOMATICHE ALL'ESTERO (2)

T. 16213/P. R. Roma, 10 giugno 1940, ore 24.

Comunicate subito codesto Governo d'ordine R. Governo quanto segue: Con R. Decreto di cui si trasmetterà il testo, R. Governo ha dichiarato contrabbando di guerra le seguenti cose:

« Contrabbando assoluto: l) le navi da guerra; 2) gli aeromobili completi e smontati; 3) i carri armati e blindati e i treni armati; 4) le armi e le munizioni da guerra di qualsiasi specie; 5) gl'i esplosivi nonchè i materiali e i prodotti per la guerra chimica battereologica; 6) gli effetti di vestiario e di equipaggiamento e i finimenti per uso militare; 7) i combustibili e i lubrificanti; 8) i mezzi di trasporto per terra per acqua e nell'aria e gli animali da trazione da soma o da sella; 9) i mezzi di comunicazione di qualunque specie; 10) gli attrezzi gli utensili gli strumenti gli equipaggiamenti le carte geografiche e carte atti alla condotta di operazioni ostili; 11) l'oro l'argento e la moneta metallica e la carta moneta i mezzi di pagamento i titoli di credito; 12) le parti staccate delle cose suddette le macchine gli attrezzi i congegni gli utensili i materiali e i prodotti atti alla fabbricazione alla riparazione o all'impiego delle cose indicate nei precedenti numeri nonchè le cose atte alla produzione o all'impiego delle mac

chine, degli attrezzi, dei congegni, degli utensili, dei materiali e dei prodotti su indicati. Contrabbando condizionale: i viveri, le derrate destinate all'alimentazione umana e animale, i foraggi, gli effetti di vestiario, nonchè le cose e i materiali impiegati per la loro produzione». Una notificazione in tal senso è già stata fatta ai naviganti per radio.

(l) -Più dott. Passera in Sanaa, meno Ambasciate Londra, Parigi, Brusselle, Legazionil'Aja, Oslo, Pretoria e Consolato Generale Lussemburgo. (2) -Meno Ambasciate Berlino, Londra, Parigi, Santa Sede, Brusselle, Legazioni l'Aja, Osio e Consolato Generale Lussemburgo.
844

IL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

T. s. N. Quartiere Generale del Fiihrer, 10 giugno 1940. La storica decisione che Voi oggi avete proclamata mi commuove profondamente. L'intero popolo tedesco rivolge in questo momento il suo pensiero a Voi e al Vostro Paese; l'esercito germanico è lieto di trovarsi a fianco dei camerati italiani. Nel settembre scorso i governanti inglesi e francesi dichiararono la guerra alla Germania senza ragione, respinsero ogni proposta di soluzione paCifica; anche la Vostra proposta di mediazione, Duce, fu allora accolta con un secco rifiuto. II crescente disconoscimento dei vitali diritti dell'Italia da parte dei governanti di Londra e Parigi ha ora definitivamente riuniti nella grande lotta per la libertà e il futuro dei nostri popoli Noi, che già eravamo profondamente solidali nel pensiero per le nostre due Rivoluzioni e nella politica per i

nostri trattati. Duce dell'Italia fascista, accettate l'assicurazione dell'indissolubile solidarietà di guerra del popolo germanico con quello italiano (1).

845

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 93. Bucarest, 10 giugno 1940 (per. giorno 14). Onoromi comunicare che persona di fiducia di questa R. Legazione ha testè avuto un colloquio di un certo interesse con una personalità molto vicina al Sovrano. Secondo quest'ultima, l'U.R.S.S. avrebbe fatto un passo presso "il Governo romeno subito dopo la nomina di Gigurtu a Ministro degli Affari Esteri per un timore di un eccessivo avvicinamento della Romania all'Asse e soprattutto a Roma, la Russia avrebbe proposto di iniziare trattative commerciali le quali avrebbero potuto in seguito avere anche sviluppi politici. Da parte romena si sarebbe risposto di essere pronti a discutere. La Romania, sempre secondo la stessa fonte, sarebbe certa che l'Ungheria

ha mobilitato e sarebbe preoccupata, non conoscendo esattamente 'il fine di detta mobilitazione. A tale riguardo, avrebbe avuto luogo la sera del 5 corr. una riu

nione tra il Presidente del Consiglio Tatarescu ed il Capo di Stato Maggiore Generale nella quale si pervenne alla conclusione che l'Ungheria mirasse alla Slovacchia, alla Transilvania ed alla parte settentrionale della Jugoslavia; sembra che ungheresi vogliano realizzare, prima che la guerra finisca, almeno una di dette rivendicazioni.

La Romania sarebbe stata convinta, fino a dieci o quindici giorni addietro, che l'Italia, l'Ungheria e forse anche la Germania avrebbero attaccato la Jugoslavia. Quest'ultima sarebbe corsa ai ripari, chiedendo aiuto all'U.R.S.S. che avrebbe dichiarato a Berlino di considerare un attacco ai Balcani alla stessa stregua di un attacco contro la Russia, Berlino avrebbe allora agito su Roma e su Budapest e l'idea dell'attacco sarebbe caduta; conseguetemente la Jugoslavia avrebbe smobilitato.

Sopravvenne poi la mobilitazione ungherese e le misure prebelliche italiane, Mosca avrebbe nuovamente influito su Belgrado, inducendola a mobilitare. Tale mobilitazione sarebbe ultimata alla frontiera macedone-albanese, congiunta alla frontiera italiana ed in corso di ultimazione al centro del Paese.

La summenzionata personalità vicina al Sovrano ha concluso affermando che, quanto accadeva fuori delle sue frontiere, non interessava la Romania la quale ha oggi, come unico programma, la difesa dei suoi confini. La romania poi, mentre sarebbe sempre pronta ad aiutare chiunque combatte gli slavi, si sentirebbe disposta a concedere rettifiche di frontiera all'Ungheria, poichè desiàererebbe giungere ad un accordo con detto Paese, la cui esistenza è necessaria alla Romania, desiderando quest'ultima di avere con la Germania una frontiera per quanto possibile ridotta.

(l) Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. IX, cit., D. 410.

846

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATO 2650/1137. Bu,dapest, 10 giugno 1940 (per. giorno 13). Mio telecorriere n. 123 (1). Come a confermare i giudizi tranquillizzanti sull'atteggiamento sovietico verso l'Europa sudorientale, qui manifestati da parte tedesca, ed ancora ultimamente ripetutimi da questo Ministro di Germania, la stampa ripubblica i riassunti diramati ieri dall'Agenzia Telegrafica Ungherese, degli articoli della Berliner Borsenzeitung e soprattutto della Frankfurter Zeitung, sull'argomento. Nondimeno un certo turbamento sembrano produrre le notizie principalmente di fonte jugoslava e turca sulla possibilità di nuovi sviluppi della politica sovietica, la ripresa di attività diplomatica degli Alleati verso Mosca, il passaggio da Sofia dell'Ambasciatore Labonne, e le voci di possibili accordi bulgarosovietici relativi alle rivendicazioni antiromene di entrambe quelle Potenze. Quanto a tali ultime voci, ini consta che esse sono registrate anche da questo Stato Maggiore, presso il quale mi è risultata altresì la notizia di affermazioni decisamente favorevoli alle revendicazioni dobrugiane della Bulgaria, che sarebbero testè state fatte dal Commissario sovietico agli Affari Esteri. Sempre allo

Stato Maggiore ungherese si soggiunge essere in corso spostamenti di truppe sovietiche che dalla regione confinaria con l'Ungheria verrebbero raccolte intorno a Snijatyn, sul confine della Romania, mentre lenti e progressivi spostamenti in avanti, sulle proprie linee difensive, avverrebbero da parte di forze romene. In Galizia risulterebbero sospesi tutti i lavori.

Il Servizio Informazioni Militari inoltre, nel registrare talune diffidenze che si propagherebbero in Jugoslavia, specie negli ambienti militari, per il timore di un risveglio generale delle rivendicazioni bulgare, ha elementi per ritenere ivi raggiunto il 60 % circa degli effettivi di guerra. Una maggior attività da parte alleata risulterebbe a Belgrado, e sarebbe segnalata a Lubiana e Delnice la presenza probabile di ufficiali e personale subalterno del Genio Militare francese; in abito civile.

(l) Vedi D. 795.

847

IL CAPO DELLO STATO SPAGNOLO, FRANCO, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

L. CONFIDENZIALE S. N. Madrid, 10 giugno 1940.

Recibo con emocion vuestra carta (l) momentos despues de la declaracion de guerra y de haber escuchado vuestro discurso.

Nuestra solidariedad moral os acompanara fervorosamente en vuestra empresa y en cuanto a la economica tened la seguridad que en la medida de nuestras fuerzas (pues bien conoceis nuestra situacion) os la prestaremos de buen grado.

Ya conoceis las razones de nuestra posicion actual; no obstante al entrar vuestra Nacion en la guerra he decidido alterar los terminos anteriores en el sentido de sustituir la actual declaracion de neutralidad, por la de « no beligerancia ».

Muy agradecido a la dispocision de Italia en cuanto a Gibraltar, cuyo rescate indispensable al Honor de Espafia es una de las justas aspiraciones nacionales que aumentaran las posibilidades de Espafia en provecho de nuestro comun futuro en Europa.

Os reitero la cordialidad con que aprovecharemos todas las ocasiones para ayudaros en cuanto estén a nuestro alcance. Con mis mejores votos el exito de vuestras armas os envio el mas afectuoso • saludo (2).

La nostra solidarietà morale Vi accompagnerà fervidamente nella Vostra impresa e, in quanto a quella economica, abbiate la certezza che nella misura delle nostre forze (conoscetebene la nostra situazione) Ve la daremo volentieri.

Conoscete certo le ragioni della nostra posizione attuale; ciò nonostante, all'entrata della Vostra Nazione in guerra ho deciso di cambiare i termini precedenti nel senso di sostituire l'attuale dichiarazione di neutralità con quella di c non belligeranza •.

Sono molto grato per le disposizioni prese dall'Italia in merito a Gibilterra, il cui riscatto, indispensabile all'onore della Spagna, è una delle giuste aspirazioni nazionali, che aumenteranno le possibilità della Spagna a vantaggio del nostro comune avvenire in Europa.

Cordialmente Vi confermo che coglieremo tutte le occasioni per aiutarVi per quanto sarà

in nostro potere. Coi migliori voti per U successo delle Voste armi Vi invio il mio affettuoso saluto.

(l) -Vedi D. 827. (2) -Nell'originale mancano gli accenti che sono stati omessi anche nella trascrizione. È stata rinvenuta agli atti la seguente traduzione: Ricevo con emozione la Vostra lettera subito dopo la dichiarazione di guerra e dopo avere ascoltato il Vostro discorso.
848

IL COMITATO NAZIONALE CROATO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPELLO. Zagabria, 10 giugno 1940.

I sottoscritti membri del Comitato Nazionale Croato per la Redenzione ed il Ripristinamento dello Stato Indipendente Croato in veste di delegati della organizzazione nazionale croata, si rivolgono all'E. V. col seguente Appello:

Nell'anno 1918 il popolo croato è stato con violenza incluso nel sedicente Stato iugoslavo, senza la sua adesione, vieppiù contro il desiderio manifestato ripetutamente, di essere indipendente ed autonomo.

La nazione croata è conscia della sua millenaria individualità statale e nazionale poichè la sua indipendenza statale risale sin al VII secolo. Tale sua individualità nazionale ed indipendenza statale ha essa custodito per tutti i secoli, in forma più o meno delineata, fino alla fine della guerra mondiale. Nell'anno 1918 la Serbia, con l'aiuto delle democrazie occidentali ha completamente soffocato qualsiasi individualità nazionale e statale annettendosi il nostro territorio e tenendo la nazione croata sotto la egemonia belgradese.

Dall'anno 1918 in poi il popolo croato ha lottato con tutti i mezzi per scuotere il giogo straniero. Dopo le atroci violenze e persecuzioni note a tutto il mondo, commesse dal Governo di Belgrado a danno della nazione croata, i detentori del potere belgradese furono costretti a riconoscere ai croatì una tal qual autonomia, ma ciò sotto la pressione degli avvenimenti internazionali e la guerra minacciante.

Però tale autonomia è soltanto formale, perchè dopo un anno di vita essa non ha adempiuto ad alcuna promessa nè dato vita agli accordi statutari. Tale autonomia, sia pure soltanto formale, non ha neanche un carattere stabile, per chè i detentori del potere di Belgrado sono sempre pronti a revocarla non appena si cambiasse la situazione internazionale. Poi, tale parvenza di autonomia non comprende tutta la nazionale croata e tutto il territorio croato ma soltanto una parte. Infine, tale autonomia fallace non è quella ambita dal popolo croato, il quale invece chiede il ripristinamento più completo della sua indipendenza nazionale e statale.

Il popolo croato non è più disposto a sopportare tale stato di cose ma si è deciso a ripristinare la sovranità su di tutto il suo territorio storico ed etnico.

La nazione croata appartiene alla civiltà occidentale e deve tale progresso ai secolari contatti culturali, al suo orientamento verso la Penisola Appenninica ed alla Nazione Italiana con cui lega i propri destini, fisicamente tramite il Mare Adriatico e spiritualmente per la comunità della coltura, della civiltà e della religione.

Prima che tutte queste dovizie spirituali e materiali di cui il nostro Paese abbonda, vengano completamente distrutte, la nazione croata ha deciso di sciogliere ogni vincolo, con la Serbia e di staccarsi dalla sedicente Jugoslavia, la quale è null'altro che una più vasta Serbia, creata dal dettato di Versaglia.

In tale determinazione la nazione croata si rivolge al suo grande vicino, all'Italia fascista, e supplica aiuto nella lotta per la sua redenzione. Perciò noi

sottoscritti delegati della organizzazione nazionale croata di tutte le regioni croate, radunati nel Comitato Nazionale per la Redenzione e per il Ripristino dello Stato croato indipendentemente ci dirigiamo alla E. V. e Vi preghiamo di voler essere interprete presso il Duce della grande e gloriosa Italia fascista, alla quale appelliamo di volerei aiutare ed inviare il suo provato ed invincibile esercito alla difesa della sacra e giusta causa della nazione croata contro la barbarica intrusione della Serbia e dei suoi alleati, per poter ripristinare, auspice l'Italia, il millenario Stato croato indipendente, che era sempre e che sarà anche in avvenire un antimurale della cultura e della civiltà occidentale su questo territorio delle lotte eterne contro la barbarica penetrazione dell'oriente per ristabilire quì una equa pace e per assicurare la vita civile non solo alla nazione croata ma pure anche alle altre nazioni adiacenti che soffrono ugualmente su questo lembo di terra europea, dalla imposta situazione politica ingiusta ed artificiosa.

La nazione croata attende con la massima fiducia il grande gesto redentorio veramente degno soltanto del grande Duce della gloriosa e potente Nazione,· del Fascismo che per primo ha indicato alle Nazioni di tutto il mondo la nuova via alla giustizia e ad una nuova vita.

Obbedienti al nostro Capo e volenterosi a mettere in esecuzione i suoi ordini, sottoponiamo all'E. V. il presente Appello, esprimiamo al Duce ~ Voi e a tutta l'Italia fascista la nostra ammirazione e la nostra gratitudine (1)..

(l) Seguono. 66 firme dei Comitati di Zagabria città, Croazia superiore, Lika, Slavonia, Dalmazia e Bosnia-Erzegovina.

<
APPENDICI

APPENDICE I

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, AL RE VITTORIO EMANUELE III

L. s. n. Roma, 30 aprile 1940. Qui accluso ho l'onore di mandarVi:

a) copia della lettera di Sua Santità e copia della mia risposta (l); b) un elenco delle perdite delle marine belligeranti, dal quale risulta che quelle inglesi sono maggiori.

Circa le nostre armi portatili:

al lo aprile -!fucili e moschetti 2 milioni e 406 mila;

al 31 dicembre 1940 -fucili e moschetti 3 milioni 146.000.

Fucili mitragliatori:

al lo aprile -34 mila 743;

al 31 dicembre 1940 -42.193.

Mitragliatrici:

al lo aprile 1940 -39 mila 195;

al 31 dicembre 1940 -50 mila 178.

Munizioni per l'insieme di queste armi portatili:

al lo aprile un miliardo 617 milioni;

al 31 dicembre p. v. un miliardo 795 milioni.

Mi è grato mandare alla Maestà Vostra l'espressione del mio devoto ossequio.

(l) Vedi DD. 188 e 231.

ALLEGATO

NAVI DA GUERRA BRITANNICHE AFFONDATE PER AZIONI DI GUERRA O PER CAUSE DIPENDENTI DAL CONFLITTO DALL'INIZIO DELLE OSTILITÀ ALLA DATA DEL 29 APRILE 1940

Disloc. ,- DATA CAUSE

TIPO NOME

T o nn. (affondam.) DELL'AFFONDAMENTO

l

N.b. ROYAL OAK 29.150 15-10-1939 Silurata a Scapa Flow.

N.p.a. COURAGEOUS 22.500 17-9-1939 Silurata in Atlantico.

C.d.f. GRENVILLE 1.485 21-1-1940 Mina o siluro.

C.d.f. EXMOUTH 1.475 24-1-1940 Silurato da somg.

c.t. BLANCHE 1.260 14-11-1939 Urto contro mina.

C.t. DUCHESS 1.375 14-12-1939 Collisione con nave da guerra.

c.t. GJPSY 1.345 21-11-1939 Urto contro mina.

C.t. DARING 1.375 19-2-1940 Silurato.

C.d.f. HARDY (*) 1.505 10-4-1940 Combattimento navale.

C.t. -HUNTER (*) 1.340 10-4-1940 Combattimento navale. C.t. -GLOWWORM (*) 1.345 9-4-1940 Artiglierie e sperone. C.t. -GURKHA (*) 1.870 9-4-1940 Bombe aeree. C.t. -OXLEY 1.354 8-11-1939 Esplosione. C.t. -SEAHORSE 64(1 16-1-1940 Speronato a Helgoland.

Smg. STARFISH 640 16-1-1940 Bombe di profondità. UNDINE 540 16-1-1940 Speronato a Helgoland. STARFISH (tipo) 640 ? Bombe da getto di un c.t. in

glese in esercitazione.

THISTLE 1.100 ?-4-1940 Ignote. Incr.a. RAWALPINDI 16.697 23-11-1939 N.b. Deutschland. Incr.a. DORIC STAR 10.086 4-12-1939 N.b. Graf v. Spee.

Circa 30 piccole unità (trawlers, dragamine, ecc.) affondate per cause varie.

(*) Perdite avvenute durante la recente azione in Norvegia.

NAVI DA GUERRA BRITANNICHE DANNEGGIATE PER AZIONI DI GUERRA O PER CAUSE DIPENDENTI DAL CONFLITTO DALL'INIZIO DELLE OSTILITÀ ALLA DATA DEL 29 APRILE 1940

Disloc. CAUSE

TIPO NOME l DATAT onn. (danneggiam.)l DEL DANNEGGIAMENTO

N.b. NELSON 33.500 Dic. 1939 Urto contro mina. RODNEY (*) 33.500 9-4-1940 Bombe di arei. RENO (*) 32.000 11-4-1940 Art. corazzate tedesche. BARHAM 31.000 28-12-1939 Silurata.

. IRON DUTRE 21.500 17-10-1939 Bombe di arei.

Incr. LONDON (tipo) 10.000 ? Silurato. BELFAST 10.000 21-11-1939 Silurato. EXETER 8.300 13-12-1939 } Combattimento navale Rio

AJAX 8.360 13-12-1939 della Plata. GLASGOW (*) 9.000 Bombe di arei. YORK 8.250 13/14-IV-40 Bombe di arei. SUFFOLK (*) 10.000 16-4-1940 Bombe di aerei a poppa. PENELOPE (*) 5.270 Urto sul fondo. SOUTHAMPTON (*) 9.100 Bombe di arei. CURACOA (*) 4.290 17/20-IV-1940 Bombe di arei. MOHAWK 16-10-1939 Bombe di arei.

(l) COSSACK (*)

::;: l

1.870

1.370 9/12-IV-1940 Combattimento navale.

1.340 ESKIMO (") 1.850 . t. JERSEY 1.690 7-12-1939 Silurato. KEPPEL 1.480 12-1-1940 Cause sconosciute.

Cann. AUCKLAND (*) 1.200 Due bombe di aerei. PELJKAN (*) 1.200 17/20-IV-1940 Bombe di arei.

(*) Danneggiamenti avvenuti durante le recenti azioni in Norvegia.

(l) In questa parte l'originale è illegibile.

NAVI DA GUERRA FRANCESI AFFONDATE E DANNEGGIATE PER AZIONI DI GUERRA O PER CAUSE DIPENDENTI DAL CONFLITTO DALL'INIZIO DELLE OSTILITÀ ALLA DATA DEL 29 API!ILE 1940

CAUSEDisloc.

TIPO NOME DATA DEL DANNEGGIAMENTO

Tonn.

O AFFONDAMENTO

Unità affondate

Incr. psm. LA TOURS D'AU4.773 13-9-1939 Esplosione durante il oarico VERGNE (ex Pludelle mine a bordo. ton)

l

C.t. RAILLEUSE 1.378 23-3-1940 Esplosione. ALBATROS (*) 2.441 ?-4-1940

}Bombe aeree o siluro.

FORBIN (*) 1.378 ?-4-1940

l

(*) Secondo notizie di fonte tedesca non controllate.

Unità danneggiate

Incr. psm.. IEMILE BERTIN 5.886 l ?-4-1940 lBombe aerei.

NAVI DA GUERRA TEDESCHE AFFONDATE E DANNEGGIATE PER AZIONI DI GUERRA

O PER CAUSE DIPENDENTI DAL CONFLITTO DALL'INIZIO DELLE OSTILITÀ ALLA DATA DEL 29 APRILE 1940

CAUSEDisloc.

TIPO NOME DATA DEL DANNEGGIAMENTO

Tonn.

O AFFONDAMENTO

Unità affondate

N.b. GRAF SPEE 10.000 18-12-1939 Dall'equipaggio. Incr. BLUCHER ( *) 10.000 9-4-1940 Art. g. c. norvegese e 2 sii. bat.

l.s. norvegese. KARLSRUHE (*) 6.000 9-4-1940 Art. cost. norvegese. Cc.tt. o torp. 10 unità (*) dal 9 al 12-4 In massima artiglierie 2 silu

1940 rati. Smg. 3-4 unità (*) Cause varie.

Torp. GOT (tipo) 11-11-1939 Mina. Psm. M. 132 525 9-11-1940 Mina. N.patt. l 600 26-11-1939 Mina o artiglierie.

l 600 27-3-1940 Artiglierie o mina.

Un numero imprecisato di navi pattuglia per cannoneggiamento, mine o bombe di aerei durante le recenti azioni in Norvegia.

-i sommergibili tedeschi affondati a tutt'oggi secondo le notizie più attendibili ammon

a 20-30 unità.

Unità danneggiate

N.b. GNEISENAU (*) 26.000 Lievi danni da artiglierie della

n.b. Renown. LUTZOW 10.000 14-12-1939 Siluro o mina. KéiNIGSBERG (*) 6.000 Gravemente danneggiato da

bombe di aerei. Incr. EMDEN (*) 5.400 Lievi danni da parte di unità norvegese.

(*) Affondamenti e danneggiamenti avvenuti durante le recenti azioni in Norvegia.

APPENDICE II

AMBASCIATE E LEGAZIONI DEL REGNO D'ITALIA ALL'ESTERO

(Situazione al maggio 1940)

AFGHANISTAN

Kabul -QUARONI Pietro, ministro plenipotenziario; ANZILLOTTI Enrico, 1° segretario.

ARABO-SAUDIANO (Regno)

Gedda -SILLITTI Luigi, ministro plenipotenziario; CITTADINI CESI Giangaspare. 1o segretario.

ARGENTINA

Buenos Ayres -VINCI GIGLIUCCI S. E. Luigi Orazio, ambasciatore; SERENA DI LAPIGIO Ottavio, consigliere; BARBARICH Alberto, 1° segretario; TORRIANI Eugenio, capitano di fregata, addetto navale; LoNGO Ulisse, generale di brigata, addetto aeronautico.

BELGIO

Brusselle -PAULUCCI DÈ CALBOLI S. E. Giacomo, ambasciatore; DELLA PoRTA Francesco, consigliere; BoNELLI Aldo, tenente colonnello di S. M., addetto militare; NoMIS DI PoLLONE Amedeo, capitano di vascello, addetto navale; CAGLIANI Luigi, tenente colonnello, addetto aeronautico.

BOEMIA e MORAVIA (Protettorato di)

Praga -CARUso Casto, console generale.

BOLIVIA

La Paz -MARIANI Luigi, ministro plenipotenziario; LoNGo Ulisse, generale di brigata aerea, addetto aeronautico.

BRASILE

Rio de Janeiro -SoLA S. E. Ugo, ambasciatore; GRAZZI Umberto, consigliere; ANTINORI Orazio, 2o segretario; ToRRIANI Eugenio, capitano di fregata, addetto navale; LoNGo Ulisse, generale di brigata aerea, addetto aeronautico.

BULGARIA

Sofia -MAGISTRATI Massimo, ministro plenipotenziario; DANEO Silvio, l • segretario; TAssoNI EsTENSE Alessandro, 2° segretario; SovERA Tullio, tenente colonnello di S. M., addetto militare ed aeronautico; PoNTREMOLI Riccardo, capitano di vascello, addetto navale.

CILE

Santiago -BoscARELLI S. E. Raffaele, ambasciatore; ScAMMACCA Michele, consigliere; ToRRIANI Eugenio, capitano di fregata, addetto navale; LONGO Ulisse, generale di brigata aerea, addetto aeronautico.

CINA

Pechino -TALIANI DE MARCHIO S. E. Francesco Maria, ambasciatore; ALESSANDRINI Adolfo, consigliere; RossET DESANDRÈ Antonio, 1° segretario (l); PRINCIPINI Omero, tenente colonnello di S. M., addetto militare; RuTA Mario, tenente di vascello, addetto navale.

COLOMBIA

Bogotà -BERTELÈ Tommaso, ministro plenipotenziario; LONGO Ulisse generale di brigata aerea, addetto aeronautico.

COSTARICA

S. José -ScADUTo MENDOLA DI FoNTANA DEGLI ANGELI Gioacchino, ministro plenipotenziario (2); LoNGO Ulisse, generale di brigata aerea, addetto aeronautico.

CUBA

L'Avana -PERSICO Giovanni, ministro plenipotenziario; SPINELLI Pier Pasquale, l • segretario; LoNGo Ulisse, generale di brigata aerea, addetto aeronautico.

DANIMARCA

Copenaghen -SAPUPPO Giuseppe, ministro plenipotenziario; FERRETTI Raffaele, l" segretario; MARRAS Efisio, generale di brigata, addetto militare; PECORI GIRALDI Corso, capitano di fregata, addetto navale; GAGLIANI Luigi, tenente colonnello, addetto aeronautico.

DOMINICANA (Repubblica)

Ciudad Trujillo -PoRTA Mario, ministro plenipotenziario (3); LONGO Ulisse, generale di brigata aerea, addetto aeronautico.

(l) -Residente a Chung King. (2) -Fino al 17 maggio 1940; dal 7 giugno 1940 Enrico MENZINGER. (3) -Residente a Porto Principe.

EGITTO

Il Cairo -MAZZOLINI Serafino, ministro plenipotenziario; BALDONI MONTALTO Corrado, l o segretario.

EL SALVADOR (Repubblica di)

San Salvador -BoMBIERI Enrico, ministro plenipotenziario (l); LoNGO Uli:;;se, generale di brigata aerea, addetto aeronautico.

EQUATORE

Quito -AMADORI Giovanni, ministro plenipotenziario (2); LoNGO Ulisse, generale di brigata aerea, addetto aeronautico.

ESTONIA

Tallinn -CICCIONARDI Vincenzo, ministro plenipotenziario; RICCIO Luigi, l o segretario; RoERO DI CoRTANZE Giuseppe, tenente colonnello, addetto militare.

FINLANDIA

Helsinki -BONARELLI DI CASTELBOMPIANO Vittorio Emanuele, ministro plenipotenziario; CoPPINI Maurilio, l • segretario; RoERo DI CoRTANZE Giuseppe, tenente colonnello, addetto militare; TEucci Giuseppe, colonnello pilota, addetto aeronautico.

FRANCIA

Parigi -GuARIGLIA S. E. Raffaele, ambasciatore; CAPRANICA DEL GRILLO Giuliano, consigliere; CoNFALONIERI Giuseppe Vitaliano, l • segretario; DEL BoNo Giorgio, 2• segretario; THEODOLI Livio; 3° segretario; VISCONTI PRASCA Sebastiano, generale di divisione, addetto militare; RoSATI Ulisse, maggiore di artiglieria, addetto militare aggiunto; NoMIS DI PoLLIONE Amedeo, capitano di vascello, addetto navale; ERCOLE Ercole, colonnello addetto aeronautico.

GERMANIA

Berlino-ATTOLICO S. E. Bernardo, ambasciatore (3); ZAMBONI Guelfo, consigliere; D'AQUINO DI CARAMANICO Alfonso, 2• segretario; LANZA Michele, a· segretario; MARRAS Efisio, generale di brigata, addetto militare; BADINI Damiano, tenente colonnello, addetto militare aggiunto; PECORI GIRALDI Coll'so, capitano di vascello, addetto navale; PoNZA DI S. MARTINO Cesare, capitano AANN, addetto navale aggiunto; TEuccr Giuseppe, colonnello, addetto aeronautico; GASPERI Mario, capitano, addetto aeronautico aggiunto.

(l) -Residente a Guatemala. (2) -Fino al 20 aprile 1940: dal 29 maggio 1940 Gioacchino ScAnuro MENDOLA. (3) -Sostituito il 16 maggio 1940 da Dino ALFIERI,

GIAPPONE

Tokio -CoRTESE Paolo, incaricato d'affari a. i.; MACCHI DI CELLERE Pio, P segretario; BouNous Franco, 2• segretario; BERTONI Guido, colonnello, addetto militare; ScALISE Guglielmo, tenente colonnello, addetto navale; BRUNETTI Nerio, tenente colonnello, addetto aeronautico.

GRAN BRETAGNA

Londra -BASTIANINI S. E. Giuseppe, ambasciatore, FRACASSI Cristoforo, consigliere; AssETTATI Augusto, 1• segretario; ORTONA Egidio, 3• segretario; GENTILE Benedetto, 4• segretario; RuGGERI LADERCHI Cesare, tenente colonnello di S. M., addetto militare; CAPPONI Ferrante, capitano di vascello, addetto navale; TRENCHI Ernesto, maggiore G. N., addetto navale aggiunto; BIANI Vincenzo, colonnello, addetto aeronautico.

GRECIA

Atene -GRAZZI Emanuele, ministro plenipotenziario; FoRNARI Giovanni, l • segretario; MoNDINI Luigi, tenente colonnello, addetto navale ed aeronautico.

GUATEMALA

Guatemala -BoMBIERI Enrico, ministro plenipotenziario; Muzi FALCONI Filippo, l • segretario; LoNGO Ulisse, generale di brigata aerea, addetto aeronautico.

HAITI

Porto Principe -PoRTA Mario, ministro plenipotenziario; LoNGO Ulisse, generale di brigata aerea, addetto aeronautico.

HONDURAS

Tegucigalpa -BoMBIERI Enrico, ministro plenipotenziario (l); LoNGO Ulisse, generale di brigata aerea, addetto aeronautico.

IRAN

Teheran -PETRUCCI Luigi, ministro plenipotenziario; GIARDINI Renato, l" segretario; MoLÀ Luigi, capitano di corvetta, addetto navale.

IRAQ

Baghdad -GABBRIELLI Luigi, ministro plenipotenziario.

(l) Residente a Guatemala.

45 -Documenti diplomatici • Serie IX · Vol. IV.

IRLANDA

Dublino -BERARDIS Vincenzo, ministro plenipotenziario; MALASPINA Folchetto, 1° segretario; RuGGERI LADERCHI Cesare, tenente colonnello di S. M., addetto militare; CAPPONI Ferrante, capitano di vascello, addetto navale; BIANI Vincenzo, colonnello, addetto aeronautico.

JUGOSLAVIA

Belgrado -MAMELI Francesco Giorgio, ministro plenipotenziario; GUIDOTTI Gastone, l Q segretario; SCADUTO MENDOLA DI FONTANA DEGLI ANGELI Antonio, 2Q segretario; BoNFANTI Luigi, colonnello, addetto militare; ANGELINI Renato, capitano di fanteria, addetto militare aggiunto; MoRIN Sebastiano, capitano di vascello, addetto navale; PmoDDI Mario, addetto aeronautico.

LETTONIA

Riga -RoGERI DI VILLANOVA Delfino, ministro plenipotenziario; ARCHI Pia Antonio, l Q segretario; RoERO DI CoRTANZE, tentente colonnello, addetto militare

LITUANIA

Kaunas -CASSINIS Angelo, ministro plenipotenziario; CATTANI Attilio, l Q segretario; MARRAS Efisio, generale di brigata, addetto militare; TEucci Giuseppe, colonnello, addetto aeronautico.

LUSSEMBURGO

Lussemburgo -TAMBURINI Antonio, console generale.

MANCIUKUO

Hsin King -NEYRONE Luigi, ministro plenipotenziario; GuADAGNINI Piero, lo segretario.

MESSICO

Città del Messico -MARCHETTI DI MURIAGLIO Alberto, ministro plenipotenz'iario; RoBERTI Guerino, l Q segretario; LoNGO Ulisse, generale di brigata aerea, addetto aeronautico.

NICARAGUA

Managua -SCADUTO MENDOLA DI FONTANA DEGLI ANGELI Gioacchino, ministro plenipotenziario (l); LoNGO Ulisse, generale di brigata aerea, addetto aeronautico.

(l) Residente a S. José di Costarica.

NORVEGIA

Oslo -LODI FÈ Renato, ministro plenipotenziario; MoscATO Nicolò, l o segretario; PECORI GIRALDI Corso, capitano d!i fregata, addetto navale; GAGLIANI Luigi, tenente colonnello, addetto aeronautico.

PAESI BASSI

L'Aja -DIANA Pasquale, ministrò plenipotenziario; AMBROSETTI Gino, l o segretario; BoNELLI Aldo, tenente colonnello di S. M., addetto militare; PECORI GIRALDI Corso, capitano di fregata, addetto navale; GAGLIANI Luigi, tenente colonnello, addetto ae.ronautico.

PANAMA

Panamà -SILENZI Renato, ministro plenipotenziario; LONGO Ulisse, generale di brigata aerea, addetto aeronautico.

PARAGUAY

Asunci671: -ToNI Piero, ministro plenipotenziario; LoNGO Ulisse, generale di brigata aerea, addetto aeronautico.

PERU'

Lima -CAPANNI Italo, ministro plen·ipotenziario; GARBACCIO Livio, l o ·segretario; ToRRIANI Eugenio, capitano di fregata, addetto navale; LONGO Ulisse, generale di brigata aerea, addetto aeronautico.

PORTOGALLO

Lisbona -BovA ScoPPA Renato, ministro plenipotenziario; GERBORE Pietro, l o segretario; MoNICO Umberto, capitano di vascello, addetto navale; APPIGNANI Rocco, colonnello, addetto aeronautico e militare.

ROMANIA

Bucarest -GHIGI Pellegrino, ministro plenipotenziario; CAPECE GALEOTA DELLA REGINA Giuseppe, l o segretario; MIZZAN Ezio, 2° segretario; CoRRENTINI Giuseppe, tenente colonnello, addetto mHita.re ed aeronautico; PoNTREMOLI Riccardo, capitano di vas·cello, addetto navale.

SANTA SEDE

Roma -ALFIERI S. E. Dino, ambasciatore (l); SrLJ Francesco, l o segretario.

(l) Sostituito il 16 maggio da Bernardo ATTOLICO.

SLOVACCHIA

Bratislava -RoNCALLI Guido, ministro plenipotenziario.

SPAGNA

Madrid -GAMBARA S. E. generale Gastone, ambasciatore; ZoPPI Vittorio, consigliere; VENTURINI Antonio, l o segretario; CAVALLETTI Francesco, 2° segretario; AccoRRETTI Enrico, contrammiraglio, addetto navale; CALAMAI Marco, capitano di fregata, addetto navale aggiunto; APPIGNANI Rocco, tenente colonnello, addetto aeronautico.

STATI UNITI D'AMERICA

Washington -CoLONNA S. E. Ascanio, ambasciatore; NoNIS Alberto, consigl'iere; NICHETTI Carlo, 2° segretario; DELLA CHIESA Renato, 3o segretario; LAIS Alberto, ammiraglio di divisione, addetto navale; FILo DELLA ToRRE Ettore, capitano G. N., addetto navale aggiunto; CoPPOLA Vincenzo, colonnello, addetto aeronautico e militare.

SUD AFRICA

Pretoria -CosMELLI Giuseppe, ministro plenipotenziario; STRIGARI Vittorio, l o segretario.

SVEZIA

Stoccolma -FRANSONI Francesco, ministro plenipotenziario; SPALAZZI Giorgio, l o segretario; LoMBARDI, addetto militare; PECORI GIRALDI Corso, capitano di vascello, addetto navale; GAGLIANI Luigi, tenente colonnello, addetto aeronautico.

SVIZZERA

Berna -TAMARO Attilio, ministro plenipotenziario; CITTADINI Pier Adolfo, l o segretario; PESCATORI Federico, 2° segretario; BIANCHI Tancredi, colonnello di S. M., addetto militare; ERCOLE Ercole, colonnello, addetto aeronautico.

THAILANDIA

Bangkok -CROLLA Guido, ministro plenipotenziario, GIORGIS Gregorio, capitano di vascello, addetto navale.

TURCHIA

Ankara -DE PEPPO S. E. Ottavio, ambasciatore, BERlO Alberto, consigliere; CASTELLANI Vittorio, l o segretario; CARACCIOLO DI MELITO Filippo, 2° segretario; ZAVATTARI Edmondo, colonnello addetto militare; PoNTREMOLI Riccar· do, capitano di vascello, addetto navale.

UNGHERIA

Budapest -TALAMO ATENOLFI BRANCACCIO Giuseppe, ministro plenipotenziario; FoRMENTINI Omero, l o segretario; CLEMENTI Raffaele, 2° segretario; GARIGIOLI Arnaldo, tenente colonnello, addetto militare; MATTEI Simone Pietro, generale di brigata aerea, addetto aeronautico.

UNIONE DELLE REPUBBLICHE SOVIETICHE SOCIALISTE

Mosca -Rosso S. E. Augusto, ambasciatore (l); MASCIA Luciano, consigliere; MIGONE Bartolomeo, l o segretario; VALFRÈ DI BoNzo Corrado; tenente colonnello, addetto militare, navale ed aeronautico.

URUGUAY

Montevideo -BELLARDI RICCI Alberto, ministro plenipotenziario; SILVESTRELLI Luigi, l o segretario; LoNGO Ulisse, generale di brigata aerea, addetto aeronautico.

VENEZUELA

Caracas -DI GIURA Giovanni, ministro plenipotenziario; LONGo Ulisse, generale di brigata aerea, addetto aeronautico.

(l) Non in sede (vedi: DDJ., Serie IX, vol. II, D. 538) fino al giugno 1940.

APPENDICE III

UFFICIO DEL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI

(Situazione al maggio 1940)

MINISTRO SEGRETARIO DI STATO

CIANO DI CoRTELLAzzo S. E. conte Galeazzo, ambasciatore.

SOTTOSEGRETARIO DI STATO PER GLI AFFARI ALBANESI

BENINI S. E. Zenone, consigliere nazionale.

GABINETTO DI S. E. IL MINISTRO

Coordinamento generale -Affari confidenziali -Ricerche e studi in relazione al lavoro del Ministro -Rapporti con la Real Casa, con la Presidenza del Consiglio e col P.N.F. -Relazioni del Ministro col Senato, la Camera ,dei Fasci e delle Corporazioni e col Corpo Diplomatico Udienze -Tribuna diplomatica.

Capo di Gabinetto: ANFUSO Filippo, ministro plenipotenziario di l a classe.

Segretari: SETTI Giuseppe, console di 2" classe: LANZA n'AJETA Blasco, console di 2a classe; DE FERRARIS SALZANO Carlo, console di 2a classe; MAJOLI Mario, console di 3a classe; DE NovELLIS Gennaro, vice console di la classe; FARACE Alessandro, vice console di la classe; BoccHINI Marcello vice console di 2a classe; PoMPEI Gianfranco, addetto consolare.

UFFICIO GUERRA ECONOMICA

Capo ufficio: PrETROMARCHI Luca, ministro plenipotenziario di l a classe.

UFFICIO COORDINAMENTO GERMANIA

Capo ufficio: DEL BALZO Giulio, l o segretario di legazione di 2a classe.

SEGRETERIA PARTICOLARE DI S. E. IL MINISTRO

Capo della segreteria: NATALI Umberto, console generale di l a classe.

Segretari: BELLIA Franco, console di 2a classe; MARIENI Alessandro, vice console di 1a classe; MoRozzo DELLA RoccA Antonino, vice console di 2a classe; MoNDELLo Mario, addetto consolare.

SEGRETERIA PARTICOLARE DI S. E. IL SOTTOSEGRETARIO DI STATO

PER GLI AFFARI ALBANESI

Capo della segreteria: SoARDI Carlo Andrea, 1° segretario di legazione di 2a classe. Segretari: MACCAFERRI Franco, addetto consolare; BoRROMEO Giovanni Ludovico, volontario diplomatico-consolare. ·

UFFICIO DEL CERIMONIALE

Regole del cerimoniale -Lettere reali -Credenziali -Lettere di richiamo -Pieni poteri -Privilegi e,d immunità degli agenti diplomatici e consolari -Franchigie in materia doganale ai RR. agenti all'estero e agli agenti stranieri in Italia -Massimario -Visite e passaggi di Capi di Stato, Principi e autorità estere -Decorazioni nazionali ed estere.

Capo ufficio: GEISSER CELESIA DI VEGLIASCO Andrea, ministro plenipotenziario di 2a classe.

UFFICIO DI INTENDENZA

Archivio storico -Biblioteca -Pubblicazioni di carattere amministrativo

Capo ufficio: ToscANI Angelo, ministro plenipotenziario di la classe.

DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI D'EUROPA E DEL MEDITERRANEO

Direttore generale: BuTI S. E. Gino, ambasciatore. Vice Direttore generale: GuARNASCHELLI Giovanni Battista, ministro plenipotenziario di 2a classe.

UFFICIO I

Belgio -Danimarca -Francia -Germania -Gran Bretagna -Lussemburgo -Paesi Bassi -Polonia -Portogallo -Spagna -Stati Baltici Stati Scandinavi -Svizzera -Unione delle Repubbliche Sovietiche Socialiste.

Capo ufficio: CARISSIMO Agostino, consigliere di legazione.

UFFICIO II

Bulgaria -Grecia -Jugoslavia -Romania -Slovacchia -Turchia Ungheria -Affari conoernenti le Isole Italiane dell'Egeo.

Capo ufficio: ScAGLIONE Roberto l • segretario di legazione di 2a classe.

UFFICIO III

Mediterraneo -Paesi del Mediterraneo e del Mar Rosso -Africa Orientale Italiana.

Capo ufficio: GUARNASCHELLI Giovanni Battista, predetto.

UFFICIO IV

Affari con la Santa Sede.

Capo ufficio: GuGLIELMINETTI Giuseppe, consigliere di legazione.

DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI TRANSOCEANICI Direttore generale: PRUNAS Renato, ministro plenipotenziario di 2a classe.

UFFICIO I Africa (eccetto i Paesi di competenza di altri Uffici). Segretario: PASQUINELLI Cesare, volontario diplomatico-consolare.

UFFICIO II

Asia (.eccetto i Paesi di competenza di altri Uffici) -Oceania. Segretari: MACCHI DI CELLERE Francesco, console di 2a classe; MussA Paolo Emilio, volontario diplomatico-consolare.

UFFICIO III

America del Nord.

Capo ufficio: DE VERA D'ARAGONA D'ALVITO Carlo Alberto, P segretario di legazione di la classe.

UFFICIO IV

America Latina.

Capo ufficio: CoNFALONIERI Giuseppe Vitaliano. Segretario: BoccHINI Marcello, addetto consolare.

DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI GENERALI

Direttore generale: VITETTI Leonardo, ministro plenipotenziario di la classe. Vice Direttore generale: VIDAU Luigi, console generale di l a classe.

UFFICIO I

Istituzioni Internazionali -Conferenze e congressi internazionali -Coordinamento culturale.

Capo ufficio: DE AsTIS Giovanni, consigliere di legazione.

UFFICIO II Coordinamento militare, navale ed aeronautica -Missioni militari Commissione suprema di difesa -Materiali da guerra. Capo ufficio: GALLINA Vitale, console di 2a classe.

UFFICIO III Trattati e,d Atti.

Capo ufficio: LANZARA Giuseppe, console di la classe.

UFFICIO IV

Affari Riservati.

Capo ufficio: VIDAU Luigi, predetto.

UFFICIO V Ricerche e studi su materie storiche e questioni internazionaLi -Sche dari -Rub!riche -Pubblicazioni di carattere storlco-diiplomaiicO' Sezione geografica.

Capo ufficio: MoNAco Adriano, consigliere di legazione.

DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI COMMERCIALI

Direttore generale: GIANNINI S. E. Amedeo, ambasciatore, presidente di sezione del Consiglio di Stato, senatore del Regno. Vice Direttore generale: CANTONI MARCA Antonio ministro plenipotenziario di 2a classe.

UFFICIO I

Affari Generati -Comunicazioni aeree, terrestri e marittime -Fiere, Congressi, Esposizioni.

Capo ufficio: MoscA Bernardo, consigliere di legazione.

UFFICIO II Commercio coi Paesi di Europa e 1del Mediterraneo. Capo ufficio: LA TERZA Pierluigi, l • segretario di legazione di la classe.

UFFICIO III

Commercio transoceanico.

Capo ufficio: CANTONI MARCA Antonio, predetto.

DIREZIONE GENERALE DEGLI ITALIANI ALL'ESTERO

Direttore generale: DE Cxcco Attilio, ministro plenipotenziario di 2a classe, consigliere nazionale, segretario generale dei Fasci all'Estero.

UFFICIO I Case d'ItaLia -Dopolavoro all'Estero -Propaganda e Assistenza. Capo ufficio: MoRGANTI Loffredo, console di 2a ·classe.

UFFICIO II

Affari Privati.

Capo ufficio: MENZINGER DI PREISENTHAL Enrico, consigliere di legazione.

UFFICIO III Scuole aU'Estero -Attività culturali -Istituti di cultura. Capo ufficio. CAROSI Mario, console di la classe.

UFFICIO IV

Lavoro Italiano all'Estero.

Capo ufl'icio: GERBASI Francesco, ispettore generale capo dei servizi tecnici.

DIREZIONE GENERALE DEL PERSONALE

E DELL'AMMINISTRAZIONE INTERNA Direttore generale: LEQUIO Francesco, ministro plenipotenziario di l a classe. Vice Direttore generale: GRossARDI Antonio, console generale di la classe.

UFFICIO I Personale di gruppo A delle carriere dipendenti dal Ministero Affari Esteri -Personale consolare di seconda categoria -Uffici diplomatici e consolari all'estero -Ispezioni degli uffici all'estero -Questioni che si riferiscono alL'ordinamento del Ministero e delle carriere diplomatica, consolare e degli interpreti -Concorsi, nomine ed ammissioni commissioni ;di avanzamento, consigli, commissioni e comitati presso l'Amministrazione centrale -Addetti militari aeronautici, commerciali, per la stampa e loro uffici -Personale e uffici diplomatici e consolari esteri in Italia -BolLettini del personale -Passaporti diplomatici, di servizio e ordinari, libretti e richieste ferroviarie per il personale Rapporti con il P.N.F., la M.V.S.N. e le amministrazioni dello Stato per quanto riguarda il personale dipendente dal Ministero degli Affari Esteri.

Capo ufficio: CAPECE GALEOTA Giuseppe, 1° segretario di legazione di 1a classe.

UFFICIO II Personale dei gruppi B e C e personale subalterno ,delle carriere dipendenti dal ministero degli Affari Esteri, escluso il personale delLe scuole italiane all'estero. Concorsi, nomine ed ammissioni -Commissioni di avanzamento e Consigli del Ministero, ed in generale tutte le questioni relative alla carriera e all'ordinamento del personale suddetto -Bollettini che si riferiscono al personaLe stesso -Personale di ogni gruppo appartenente ad altre Amministrazioni e comandato presso il Ministero ;degli Affari Esteri -Personale avventizio in servizio presso l'amministrazione centrale e gli uffici dell'emigrazione nel Regno -Personale locale in servizio presso le RR. Rappresentanze diplomatiche e consolari.

Capo ufficio: FoNTANA Franco, console di la classe.

UFFICIO III Gestione di tutti gli stabiti e locali adibiti ad uso della Amministrazione centrate e dei RR. Uffici all'estero -Acquisto, vendite, affitto, permuta, manutenzione ordinaria e straordinaria, miglioramento e arredamento Assicurazione, inventari e contratti -Locazione di immobili e locali per uso dei RR. Uffici -Ufficio del consegnatario -Deposito e distribuzioni marche consolari e passaporti. Capo ufficio: AssERETO Tommaso, ministro plenipotenziario di 2a classe.

UFFICIO IV

Servizi Amministrativi.

Capo ufficio: MoNTESI Giuseppe, console generale di 2a classe.

UFFICIO V Corrispondenza e Archivi -Servizio Corrieri Diplomatici -Tipografia Riservata.

Capo ufficio: GROSSARDI Antonio, predetto.

UFFICIO VI

Cifra.

Capo ufficio: PERVAN Edoardo console generale di 2a classe.

SOTTOSEGRETARIATO DI STATO PER GLI AFFARI ALBANESI

UFFICIO I Affari generali, politici e miLitari. Capo ufficio: STRANEO Carlo Alberto, l o segretario di legazione di ra classe.

UFFICIO II Affari economici e finanziari. Capo ufficio: GIORGI Guido, delegato corporativo di ra classe del Ministero delle

Corporazioni. Segretario: DE CARDONA Roberto, volontario diplomatico-consolare.

UFFICIO III Cultura e turismo. Capo ufficio: CoRRIAS Angelino, console di 2a classe.

UFFICIO IV

Ispettorato Servizi Tecnici delle Opere Pubbliche.

Capo ufficio: ZAMBELLI Giuseppe, ispettore superiore del Genio Civile.

UFFICIO V Capo ufficio: BERTUCCIOLI Romolo, console di 2a classe.

APPENDICE IV

AMBASCIATE E LEGAZIONI ESTERE IN ITALIA

(Situazione al maggio 1940)

Afghanistan: Abdul SAMAD KHAN, ministro plenipotenzario. Arabo Saudiano (Regno): N.N. Argentina: S. E. Manuel E. MALBRAN, ambasciatore; Oscar ONETO AsTENGO,

consigliere. Belgio: S. E. André DE KERCHOVE DE DENTERGHEM, ambasciatore; F. Du CHASTEL DE LA HoWARDERIE, consigliere. Bolivia: Julio SANJINÉs, ministro plenipotenziario; don Guglielmo CÉSPEDES RIVIERA, l o segretario. Brasile: S. E. Pedro Leao VELLoso, ambasciatore; Luiz SPARANO, ministro consigliere; Adriano DE SouzA QUARTIN, consigliere. Bulgaria: Svétoslav POMENOV, ministro plenipotenziario; Anton KARANDJULOV, consigliere. Cile: S. E. Ram6n BRIONEs Luco, ambasciatore; Jorge BARRIGA ERRAzuRIZ, consigliere; Raul INFANTE, l o segretario. Cina: S. E. Lwu VoN-TAo, ambasciatore (l); Hsu DAU-LIN, consigliere, incaricato d'affari (a.i.). Colombia: Don Saturnino RESTREPO, incaricato d'affari. Cuba: Enrique ZAYAS Y RUIZ, ministro plenipotenziairo; Carlos TABERNILLA Y DoLz, consigliere. Danimarca: Otto WADSTED; ministro plenipotenziario; Tage BULL, consigliere. Dominicana (Repubblica): Telésforo R. CALDERON, ministro plenipotenziario. El Salvador (Repubblica di): N.N. Egitto: Mostafà EL-SADLEK Bey, ministro plenipotenziario; Ahmed FATHY ELAKKAD, l o segretario. Equatore: Luis Antonio PE:NA-HERRERA, ministro plenipotenziario. Estonia: Johan LEPPIK, ministro plenipotenziario; Davide JANSON, P segretario. Finlandia: Eero JARNEFELT, ministro plenipotenziario; Olavi SAIKKU, segretario.

(l) Non in sede.

Francia: S. E. André FRANçOis-PoNCET, ambasciatore; Hubert GuRik, l o consigliere; Je{m ToussAINT, generale di brigata, addetto militare; Robert DE LAROSIERE, capitano di fregata, addetto navale; Roger PouPoN colonnello, addetto aeronautico.

Germania: S. E. Georg von MAcKENSEN ambasciatore; Otto von BISMARCK ministro plenipotenziario; Johann von PLESSEN, ministro consigliere; Felix STRAUTZ, consigliere; Hilmar von BtiLow, generale dell'Arma Aeronautica, addetto aeronautico; Enno von RINTELEN, generale di brigata, addetto militare; Werner LtiWISCH, capitano di vascello, addetto navale.

Giappone: S. E. Eiji AMAU, ambasciatore; Tamao SAKAMOTO, consigliere; Syunitiro KAWAHARA, segretario; Moriaka SHIMIZU, ·colonnello di artiglieria, addetto militare ed aeronautico per l'esercito; Toyo MITUNOBU, capitano di fregata, addetto navale ed aeronautico per la marina.

Gran Bretagna: S. E. Sir Percy Lyham LoRAINE, ambasciatore; sir Noel CHARLES, ministro consigliere, ScRIVENER, l o segretario; sir Philip W. BowYER-SMYTH, capitano di vascello, addetto navale; M. B. BuRRows, colonnello, addetto militare; C.E.H. MEDHURST, colonnello, addetto aeronautico.

Grecia: Jean PoLITIS, ministro plen'ipotenziario; P. EcoNoMou-GouRAS, consigliere.

Guatemala: Generale Victor DURAN MoLLINEDo, ministro plenipotenziario; J. Ramiro DURÀN Y FIGUEROS, segretario.

Haiti: Enrico Alfonso LARAQUE, ministro plenipotenziario, Arpad PLESCH, consigliere.

Iran: Mostafa ADLE, ministro plenipotenziario; Gholam Alì SAMSAMI 1° segretario.

I~aq: Ata AMIN, incaricato d'affari; Abdul Kader SALIH, segretario.

Irlanda: Michael MAc WHITE, ministro plenipotenziario.

Jugoslavia: Bocko CHRISTié, ministro plen·ipotenziario; Paul BELJANSKI, consigliere; Bramirir PoPOVIé, l o segretario.

Lettonia: Arnold SPEKKE, ministro plenipotenziario; Janis RIEKSTINS, l o segretario.

Lituania: Stasys LoZORAITIS, ministro plenipotenziario; Juozas GAURILIUS, l" segretario. Manciukuò: Akio MISHIRO, consigliere, incaricato d'affari (a.i.).

Messico: Manuel MAPLES ARCE, consigliere, incaricato d'affari (a.i.); Francisco GoNZALES GuERRERo, 2• segretario. Monaco (Principato di): Fernando CouGET, ministro plenipotenziario. Nicaragua: Tomas Francisco MEDINA, ministro plenipotenziario. Norvegia: Ludig AuBERT, ministro plenipotenziario.

Paesi Bassi: Jean HuBRECHT, ministro plenipotenziario; Jonkheer DE VEEDE~ 1o segretario.

Panamà: Ernesto BRIN, ministro plenipotenziario; Rodrigo AROSEMENA, segretario.

Paraguay: Nuncio DE PAOLA, segretario, incaricato d'affari (a.i.). Perù: Diomedes ARIAS ScHREIBER, ministro plenipotenziario; Luis F. LANATA CouDY, l o segretario. Portogallo: José LoBo n'AVILA LIMA, ministro plenipotenziario; José Eduardo V'Az SARAFANA, l 0 segretario. Romania: Raoul Bossv, ministro plenipotenziario; Dumitrie BuzDUGAN, consigliere; Georges PETREscu, colonnello di S. M., addetto militare; Mihail STEFANESCU, tenente colonnello, addetto navale e aeronautico. Santa Sede: S. E. Francesco BoRGONGINI DucA, arcivescovo di Eraclea, nunzio apostolico; Giuseppe MISURACA, consigliere. Slovacchia: Miloslav J. ZuRSKOVEc, ministro plenipotenziario; Jean Kosovié, consigliere.

Spagna: S. E. Pedro GARCIA CoNDE, ambasciatore; Eduardo GROIZARD, ministro consigliere; Manuel VILLEGAS, tenente colonnello di S. M., addetto militare; Alvaro EsPINOSA DE Los MoNTERos, capitano di vascello, addetto navale; Luis NAVARRO, tenente colonnello di aviazione, addetto aeronautico.

Stati Uniti d'America: S. E. William PHILLIPS, ambasciatore; Edward L. REED, consigliere; George H. PAINE, colonnello di artiglieria, addetto militare e aeronautico; Thomas C. KINKAID, capitano di vascello, addetto navale e aeronau per la marina.

Sud Africa (Unione del): Albert HEYMANS, ministro plenipotenziario; H. M. SToKER, l o segretario. Svezia: Cari Einar Thure af WmsÉN, ministro plenipotenziario; conte STACKELBERG, l o segretario. Svizzera: Paul RuEGGER, ministro plenipotenziario; Louis H. MICHELI, consigliere; Charles DE WATTEVILLE, colonnello, addetto militare e aeronautico. Thailandia: Luang SIRI RAJMATRI, ministro plenipotenziario; Xem DIBAKOMUDA, segretario. Turchia: S. E. Hiiseyin RAGIP BAYDUR, ambasciatore; Uureddin PINAR, consigliere; Gork HAYDAR, P segretario.

Ungheria: Federico VILLANI, ministro plenipotenziario; Ladislao NAGY DE GALÀNTHA, consigliere; Vitèz Ladislao SZABÒ, colonnello di S. M., addetto militare e aeronautico.

Unione delle Repubbliche Sovietiche Socialiste: S. E. Nicola GoRELKIN, ambasciatore (l); Leon HELFAND, consigliere, incaricato d'affari (a.i.); Nikifor CERNAIEV, addetto militare e aeronautico.

Uruguay: Federico GRUNWALDT CuESTAS, ministro plenipotenziario; Gilberto Gaetano FABREGAT, segretario. Venezuela: Santiago KEY AvoLA, ministro plenipotenziario; J. M. CASABRICE:No, consigliere.

(l) Non in sede (vedi D.D.I., Serie IX, vol. II, DD. 741 e 766) fino al giugno 1940.